mercoledì 25 gennaio 2023

🌼 RECENSIONE 🌼. FIORI SOPRA L'INFERNO di Ilaria Tuti

 

Segui le tracce di sangue, Teresa, scendi giù nell'orrido aspro e selvaggio, tra i boschi e le pareti rocciose a strapiombo: c'è una mano assassina da fermare e tu ti sei sempre fidata delle tue intuizioni, della tua abilità di immaginare come pensa e agisce un serial killer.
La tua mente è sempre stata il tuo punto di forza ma, adesso, proprio lei ti sta tradendo, insieme al tuo corpo stanco, appesantito, e al tuo cuore lacerato da ferite passate eppure ancora pulsanti.
Continua a camminare, commissario, e non aver paura di camminare sopra l'inferno: è l'unico modo per vederne i fiori.


FIORI SOPRA L'INFERNO 
di Ilaria Tuti 


Longanesi Ed.
 366 pp

Il cadavere di un uomo viene rinvenuto lungo un sentiero che conduce a un paesino del nord Italia, chiamato Travenì *; è nudo e il suo volto è stato oggetto di una brutale aggressione.
La vittima era un ingegnere, un padre di famiglia, e si chiamava Roberto Valent.

Ad occuparsi del caso è il commissario Teresa Battaglia, supportata dagli agenti della sua squadra e da una new entry, ossia un giovane ispettore di nome Massimo Marini, la cui palese inesperienza sul campo diventa immediatamente un bersaglio da parte della ruvida Teresa, che non perde occasione per pungolarlo, provocarlo e fargli notare errori grossolani e non poche ingenuità.

Teresa è esperta nel tracciare i profili psicologici dei criminali di cui si mette alla ricerca e gode della stima di tutti, dal questore ai sottoposti; ogni pista ipotizzata, ogni indizio su cui lei pone attenzione, ogni ragionamento...vengono presi in considerazione con il massimo rispetto e Teresa sente su di sé tutta la responsabilità dei casi su cui lavora, come questo: c'è un assassino a piede libero che ha commesso un omicidio dalle caratteristiche particolari, specifiche, che sicuramente vogliono dire qualcosa, e Battaglia sa che deve cominciare a mettere insieme i pezzi di un puzzle che però, almeno all'inizio, è fumoso e incerto.

Parallelamente alle indagini, al lettore vengono presentati altri personaggi importanti.

Mathias, Diego (figlio di Valent), Lucia e Oliver sono quattro amichetti della stessa età che stanno sempre insieme; tra loro c'è un legame d'amicizia vero, fatto di lealtà assoluta e aiuto reciproco; essi vivono, all'interno delle proprie famiglie, una situazione che li fa soffrire, in cui patiscono la mancanza di cure e attenzioni affettuose da parte dei genitori.

Essi sono consapevoli che c'è qualcosa o qualcuno, di oscuro, che li spia nel buio; essi non lo vedono ma ne percepiscono fortemente l'ingombrante e costante presenza, come se fosse  un occhio sempre vigile che li guarda da lontano. 

Questa ombra si aggira per i boschi, nella valle, quando è ormai scesa la sera, ponendo trappole per le sue prede; è bravo a nascondersi, a non farsi vedere dagli abitanti del paese, eppure sa che i bambini "lo sentono".

Quando cominciano le indagini, Teresa entra nelle case di questi "cuccioli" un po' tristi, che però celano una forza e una maturità interiore che, troppo spesso, i loro stessi genitori non posseggono o non dimostrano. Interrogando tanto i piccoli quanto i grandi, la donna alza un velo su ciò che accade tra le mura di quelle case di montagna e comprende immediatamente che, dietro quelle esistenze apparentemente serene, quei visi di gente perbene, composta, riservata ma educata, molti sono i piccoli segreti, le ipocrisie, le mancanze, i silenzi.

Soprattutto, Teresa deve fare i conti con il muro di diffidenza innalzato dalla gente del posto, restia a fidarsi degli "stranieri", polizia compresa; questo atteggiamento - presente anche nella polizia del posto - non aiuta affatto il corso delle ricerche, tutt'altro, rischia di rallentarle, se non deviarle.

Grazie alla propria testarda determinazione, al proprio carattere duro e deciso, di chi non si fa mettere i piedi in testa da nessuno e sa fin dove può spingersi in virtù del proprio ruolo e capacità, Teresa Battaglia non esita a bacchettare chiunque non le sia di aiuto, che sia l'agente Knaus (originario di Travenì, ed avente verso il suo paese un atteggiamento eccessivamente "protettivo") o l'ispettore Marini, che sarà pure impacciato e poco esperto ma - Teresa glielo riconosce - sopporta le battutacce del commissario pur di dare il proprio contributo a quell'indagine che di giorno in giorno si fa più complessa.

Al primo omicidio, infatti, si aggiungono altri atti criminali e se il colpevole è sempre lo stesso - come pare, dal modus operandi - allora vuol dire che sono alla presenza di un assassino seriale, che però non è facile da etichettare, da far rientrare in categorie note così da inquadrarlo in modo preciso: l'assassino di Travenì è diverso da altri suoi "colleghi" descritti nei manuali di criminologia, agisce mosso da una "lucida follia" e - cosa davvero singolare - non è preoccupato di lasciare tracce del proprio DNA sulla scena del crimine. 

Il racconto del presente è interrotto, di tanto in tanto, da quello del passato; in particolare, il lettore viene condotto nel 1978, in Austria, all'interno di un ospedale chiamato "La Scuola"; Agnes Braun è un'infermiera che lavora proprio lì.
La donna è ligia ai propri doveri, rigida nell'osservanza delle regole e sa che chiunque varchi la soglia dell'istituto deve tenerne presente il motto: vedi, osserva, dimentica.
Cosa bisogna dimenticare? Cosa accade tra quelle mura in cui non vola una mosca e a malapena si avverte la presenza dei piccoli ed innocenti pazienti ricoverati?
In quei corridoi semibui e labirintici, avvengono cose segrete, che per nessuna ragione devono trapelare al di fuori...

Teresa è una protagonista particolare, che desta le simpatie del lettore per diverse ragioni.

È una sessantenne dal fisico non proprio in forma, poco curata esteticamente, con il suo inconfondibile caschetto di capelli rossi; ultimamente, poi, si è appesantita, il suo corpo è messo alla prova da più patologie e questo la manda nel pallone perché sa di non potersi permettere alcuna debolezza, né fisica né tanto meno psicologica, mentale: la sua mente, le sue capacità di ragionamento, sono fondamentali e imprescindibili per il suo lavoro! 

Cosa ne sarebbe del commissario Battaglia se venisse fuori che non è più quella di un tempo?

Il progressivo disfacimento delle sue forze fisiche è affiancato da tormenti di natura emotiva: Teresa è sola, si sente sola, bisognosa di qualcuno che l'accarezzi, che la faccia sentire amata.

Sincera, schietta, brusca e diretta, energica quando è al lavoro, è nei momenti in cui nessuno la vede che vediamo come sotto quella superficie di marmo convivano un grande dolore e una grande solitudine.

Ma la caratteristica principale di questo commissario burbero e scostante è l'empatia: per lei l'assassino cui dare la caccia non è un mostro, ma è prima di tutto una persona; nel caso specifico che sta seguendo, lei comprende, con l'avanzare dell'indagine, che quell'uomo, per diventare ciò che è, ha avuto un'infanzia traumatica, ha vissuto e attraversato il proprio personale inferno.

È stato un bambino anche lui e, per qualche incomprensibile ragione - che Teresa è intenzionata a scoprire - c'è qualcosa nei bambini - la loro innocenza, la loro genuina curiosità... - che lo attrae come una calamita.

È vero, il killer sembra agire spinto dal sadismo eppure, nel suo agire, egli sembra proteggere qualcuno. Ma chi e perché?

La scrittura della La Tuti è coinvolgente, sa come catturare per tutto il libro l'attenzione del lettore, guidandolo affinché faccia caso ai dettagli, a quelli più inquietanti - capaci di aumentare il livello di tensione -, e a quelli che lo spingono ad andare oltre le apparenze e che puntano la luce sul mondo emotivo dei personaggi, compresi quelli "cattivi".

Mi sono piaciuti molto: l'ambientazione - il paesino di montagna, una comunità chiusa che non sopporta ingerenze esterne e che, al suo interno, ha non pochi segreti; il ruolo giocato dai ragazzini, capaci di vedere ciò che invece i razionali adulti non colgono; le vicende del passato avvenute nell'ospedale, per le quali ci sono riferimento storici reali, e che creano attese e molta curiosità nel lettore; la protagonista, così umanamente fragile dietro quell'armatura che indossa ogni giorno quando veste i panni del rude commissario.

Avevo già avuto modo di leggere un romanzo di Ilaria Tuti (FIORE DI ROCCIA), che mi  aveva coinvolta tanto (oltre che avermi offerto un prezioso spunto per conoscere episodi della prima guerra mondiale che ignoravo) per storia, personaggi, contesto storico, e non posso che confermare la bravura di questa scrittrice anche in questo primo libro della serie su Teresa Battaglia.

Sono moooolto curiosa di guardare la serie tv con Elena Sofia Ricci nei panni della nostra burbera Teresa! E voi? 🙂

* nome fittizio


Alcune citazioni

"La solitudine era una coinquilina discreta, che non invadeva mai gli spazi e lasciava tutto com'era,  Non aveva odore, né colore. Era un assenza, un'entità che si definiva per contrapposizione, come il vuoto, ma esisteva (...). La solitudine avvolgeva Teresa come un abito troppo stretto (...), aveva imparato a curarla come faceva un antidoto con il veleno: la assorbiva a piccole dosi, ogni giorno".

"Vedono l'inferno che abbiamo sotto i piedi, mentre noi contempliamo i fiori che crescono sul terreno".

"Pensò alle paure che l'avevano angosciata negli ultimi giorni e d'un tratto non le apparvero così insuperabili. Poteva scegliere come vivere la vita che le si stava prospettando davanti e c'erano due modi per farlo: spegnendosi un poco alla volta o affrontandola con coraggio."


lunedì 23 gennaio 2023

°° RECENSIONE °° BUBULINA. UNA STORIA STRAORDINARIA di Giovanni Boschetti



Questa è una fiaba che narra quanto immenso può essere l'amore di una bimba per la sua mamma scomparsa nel darla alla luce.
Siamo in Russia e la bambina, cresciuta con la nonna materna nel piccolo villaggio di Palech, sviluppa un rapporto molto particolare con Gesù e sua Madre. Qualcosa di miracoloso l'aspetta.


BUBULINA. UNA STORIA STRAORDINARIA
di Giovanni Boschetti


Pavedizioni
Disegni: Maria Vorobieva
Archivio fotografico: 
MUSEUM di Academia Ikon Rus’
Traduzione dal russo: Maria Zavyalova
Cover graphics: Claus Tamburini
112 pp
18 euro
Nel villaggio di Palech, famoso centro per l’arte delle icone e
delle lacche, nasce Bubulina, una bellissima bambina bionda e con gli occhi color del cielo. Bubulina vuol dire bambolina, e in realtà il suo vero nome era Anna.
La piccola viene cresciuta da nonna Babushka in un clima d'amore e dolcezza, che rende la bimba allegra e serena.
Ella ama trascorrere del tempo giocando da sola ma anche con le amichette, quando non aiuta l'adorata nonna nelle piccole faccende di casa.
Il contatto con la natura è per lei importante, e ancor di più lo è andare in chiesa, fermarsi a pregare e ad osservare incantate l'iconostasi* e ascoltare le storie della nonna Gesù e i santi.

Ed è proprio la nonna ad insegnarle ad apprezzare le sacre icone russe che, lungi dall'essere delle semplici immagini, sono dei veri e propri "racconti", che mostrano tante verità di fede importantissime per i cristiani.
Ad attirarla in un modo speciale è l'icona che la nonna ha in casa e alla quale tiene moltissimo: essa rappresenta Maria e il Bambin Gesù.

Un giorno, accade l'inimmaginabile: l'icona le parla, o meglio, a conversare con lei è Maria di Nazareth, che le racconta la sua storia e il significato delle icone.
La piccola è stupefatta ma, com'è tipico dei piccoli e della loro anima curiosa e semplice, non si spaventa e non scappa via ma, semplicemente, "si fida" del suo cuore e di quel dolce volto che le parla con tenerezza.

Da quel fatidico momento, Bubulina entra, ogni volta che si accosta all'icona, in un mondo meraviglioso, non magico perché non è magia, bensì è fede, quella pura di una bambina dal cuore buono e dalla mente sveglia e ricettiva.
Con sua grande meraviglia, non sarà soltanto "la mamma di Gesù" a parlarle, ma anche lo stesso Signore Gesù, con il quale la piccola instaura un rapporto d'amicizia tenero e prezioso.

La tentazione di condividere il piccolo, grande segreto di queste "conversazioni speciali" con Gesù e la Sua mamma è fortissimo, ma Bubulina ha paura di svelarlo alla nonna...
E poi, dentro di sé, custodisce un desiderio tanto grande quanto difficile da realizzare: vedere la sua cara mamma Alyonushka, almeno per una volta.
Ogni bambino ama la sua mamma e chi più di Gesù, che ama la propria, non potrebbe aiutarla in questo suo desiderio?

Il libro di Giovanni Boschetti è una favola per bambini allietata da disegni colorati e piacevoli illustrazioni; i primi rappresentano i personaggi umani e le seconde raffigurano in modo realistico la visione di immagini Sacre, che da secoli e secoli accompagnano i devoti nella preghiera.

La favola è raccontata con un linguaggio semplice e adatto ai giovanissimi lettori, ma in realtà è alla portata di tutti, adulti compresi, ed è il suo messaggio ad essere universale.
La narrazione è contrassegnata da una piacevolezza e da uno stile tipico dei racconti antichi popolari, che pur raccontando di personaggi vissuti tempo fa, riescono a toccare e attrarre anche noi, oggi.

È un testo intriso di messaggi ed argomenti relativi alla fede cristiana (ortodossa) e spiega, con parole chiare e semplici, le ragioni per le quali la tradizione dell’arte delle Icone – che attraversa due millenni di storia –  è importante per i fedeli, che trovano pace e ristoro in presenza di queste immagini che rappresentano la Divinità.

Bubulina ha solo sei anni, è una bimba spensierata, felice e molto sensibile, pronta a incamminarsi in un viaggio incantevole e fantastico che la conduce sulla soglia di un mondo sovrannaturale e ricco di emozioni e fascino, mano nella mano con un amico davvero speciale: Gesù!

Personalmente, leggo sempre con vero piacere i racconti, le leggende, le fiabe tipiche di un popolo, e in particolare quelle a sfondo "religioso" attirano molto la mia attenzione; pur non condividendo - per ragioni legate alle mie convinzioni in materia di fede cristiana - il bisogno di impiegare delle immagini per accostarmi a Dio in preghiera, trovo sempre edificante che si scriva di argomenti relativi al Cristianesimo e ai suoi valori, ragion per cui il libro di Boschetti ha costituito una lettura lodevole e formativa, con spunti interessanti circa la forza della fede e, in generale, la sfera spirituale.

In tempi frettolosi come quello in cui viviamo - dove le immagini (quale strumento di comunicazione) hanno sicuramente un posto importante nel nostro quotidiano e, in senso più generale, in un tempo come questo in cui le tantissime informazioni e stimoli di ogni tipo viaggiano a grande velocità e in modo indiscriminato - è importante che si torni a dare centralità a quella parte spirituale che ogni uomo possiede e che non va trascurata, ma anzi "nutrita" e educata.



* un insieme di icone stabilite in un preciso ordine



Notizie sull'Autore.
Giovanni Boschetti, fra i primi studiosi in Italia dell’arte delle antiche Icone russe e delle opere del periodo delle Avanguardie, ha maturato la sua esperienza come divulgatore nel settore dell’antiquariato inteso come passione, ricerca, competenza e professionalità. Dal 1984 curatore di Academia Ikon Rus’, con sede a Montichiari (Brescia), oggi tra le Gallerie d’arte antica sacra, fra le più importanti e conosciute, non solo in ambito nazionale, per la qualità delle opere iconografiche proposte e scelte personalmente.
Autore di numerose pubblicazioni e collaboratore di alcuni testi relativi all’arte russa, Giovanni Boschetti organizza mostre culturali e didattiche in tutta Italia. Esperto in queste forme d’arte e divulgatore delle medesime.
Questo libro costituisce un ulteriore tassello nel costante impegno profuso a favore della divulgazione dell’arte iconografica presso il grande pubblico, ora rivolto al mondo dell’infanzia, dell’adolescenza e non soltanto.
In questi ultimi anni autore anche di romanzi di grande spessore.

sabato 21 gennaio 2023

// RECENSIONE // ZOMBIE di Joyce Carol Oates


Leggere questo libro vuol dire aprire la porta per entrare nella mente disturbata di un serial killer e seguirne (o provarci, perlomeno) i tortuosi e terrificanti pensieri, le deprecabili azioni, le menzogne, i folli progetti, e vedersi tutto questo sbattuto in faccia senza alcun filtro, ma con una crudezza e chiarezza disarmanti e spiazzanti.


ZOMBIE
di Joyce Carol Oates



Ed. Il Saggiatore
trad. M. Pensante
184 pp
16 euro
Quentin P_ è un trentenne che attualmente sta seguendo un  percorso terapeutico ed è sotto sorveglianza per aver molestato un minorenne (un dodicenne).
Su consiglio del'avvocato del padre, Q.P. si è dichiarato colpevole ed è, quindi, in regime di libertà vigilata.
Non è così male, per lui, visto che la sua vita va avanti come sempre e, soprattutto, come lui vuole.
E cosa vuole Q.P.?
Continuare ad essere il predatore sessuale che è: egli è ossessionato dalla continua ricerca della prossima vittima, che ovviamente sceglie con oculatezza, seguendola, facendo attenzione alle abitudini, agli spostamenti, così da avvicinarla e convincerla a fidarsi di lui.
Per poi attaccarla e farne ciò che desidera, ciò che lo eccita.

Che tipo di vittime preferisce Q.P.?
Beh, essendo gay, ovviamente uomini; e poi di colore, giovani, belli, possibilmente studenti, che vivono da soli e/o lontani dalla famiglia, ragazzi la cui improvvisa scomparsa non desterebbe subito sospetti né negli amici né nei famigliari lontani.

Eppure, a guardarlo, Q.P. sembra faccia progressi: i genitori - che già faticano a credere fino in fondo all'accusa di molestie sessuali; dopotutto, viene da un'ottima famiglia, suo padre è un docente universitario, sua sorella la preside di una scuola!! - lo vedono cambiato in meglio, ligio ai propri doveri (lavora, studia, va a lezione...); per la nonna è sempre il suo adoratissimo nipotino, un angioletto inoffensivo; la sorella maggiore stravede per lui; lo psicoterapeuta lo vede partecipe e tranquillo..., insomma tutto ok.

Ma Q.P. resta il "mostro" psicopatico più terrificante del Michigan, sempre col pensiero e con tutto il corpo orientato verso il sesso, sempre a pensare a come "costruirsi" il suo zombie, il suo oggetto del piacere, che gli sia sottomesso, silenzioso e devoto, riconoscendolo quale unico padrone e soddisfacendo i suoi bisogni (di essere amato? adorato? compiaciuto?).
C'è bisogno che dica esplicitamente in che modo gli piacerebbe realizzare il suo personale zombie?
Lo risparmio a me e a voi, ma vi dico solo (e lo faccio perché è riportato anche nella sinossi della C.E.) che il giovanotto un giorno, per caso, scopre la lobotomia, e d'un tratto le sue ossessioni prendono una forma concreta. 

Ad intensificare le manie e il turbinio di pensieri ossessivi e violenti di Quentin, ci pensano le varie sostanze che prende, la fissa per il porno, e non c'è momento della giornata in cui non dia sfogo in qualche modo alle sue infinite e oscene ossessioni.
Non c'è ragazzo che lo attragga e che non sia oggetto delle peggiori immaginazioni; non fa che pensare ed escogitare piani per aggredire, fare ciò che "deve" (= vuole) riversando sul malcapitato le più orride nefandezze e crudeltà, fingere di essere uno studente qualsiasi e intanto architettare soluzioni per nascondere le proprie malefatte, continuando a prendere in giro tutti.

Questo libro è breve ma resta impresso. Sempre che il lettore prosegua nella lettura e non lo abbandoni anzitempo.
Non vi nascondo che la tentazione l'ho avuta ma non l'ho fatto, spinta proprio dal numero di pagine.

Premessa: è scritto bene; di per sé la lettura scorre, è agile, frenetica nel ritmo (come frenetico ed euforico è il filo dei pensieri di Q.P.) ma il punto è il contenuto: non è per tutti, proprio no!
L'autrice è bravissima a farci entrare dentro la testa del narratore-protagonista; le sue turbe psichiche ci vengono sfacciatamente mostrate in tutta la loro (lucida) follia, con uno stile ed un linguaggio feroci, crudi e crudeli, espliciti, violenti; come è facile immaginare, Q.P. ha un modo di pensare (che si rifletterebbe nel modo di parlare se solo lui si sentisse libero di vivere e agire per ciò che è, alla luce del sole, ma non può perché altrimenti andrebbe in galera) "sporco", osceno, privo di vergogna, incentrato sul sesso estremo; in lui non vi sono rimorsi, empatia, ma solo indifferenza, lo sfogo dei propri impulsi, la razionalizzazione delle proprie azioni e il distacco emotivo da esse. 
Si prova angoscia durante la lettura e anche un po' di tensione nel "vederlo" organizzare i suoi crimini.

Questo diario personale di uno psicopatico, stupratore e assassino seriale è una lettura "forte", inquietante, che può provocare nel lettore disgusto, fastidio (ovviamente non si può  empatizzare con il protagonista, anzi, io personalmente l'ho detestato, mi ha "spaventata"), per cui - come dicevo - non la consiglio a tutti: ci vuole "stomaco" e magari è più adatta a chi predilige libri che trattino tematiche legate al lato oscuro della mente umana e a cui non dà fastidio uno stile di scrittura realistico fino ad essere brutale.

La Oates per il "suo" Q.P. si è ispirata al serial killer Jeffrey Dahmer, "il cannibale di Milwaukee".
E ho detto tutto. 

venerdì 20 gennaio 2023

Film tratti dai libri - in uscita nel 2023 -


Quali film ispirati o tratti da libri ci aspettano al cinema nel corso dell'anno?

Cominciamo a vederne alcuni!


Il romanzo FABBRICANTE DI LACRIME di Erin Doom (Adriano Salani Editore) è pronto per diventare un film.
Chi è il fabbricante di lacrime? La leggenda dice  che sia un misterioso artigiano dagli occhi chiari
come il vetro, colpevole di aver forgiato tutte le paure e le angosce che abitano il cuore degli uomini.  
Nica, che vive in un orfanotrofio, ne ha sentito parlare; ora che ha diciassette anni è giunto il momento di lasciarsi alle spalle le favole dell’infanzia, anche perché sta per essere adottata dai coniugi Milligan, pronti a donarle la famiglia che ha sempre desiderato. 
Nella nuova casa, però, Nica non è da sola; insieme a lei viene portato via dall'orfanotrofio Grave anche Rigel, un orfano inquieto e misterioso, l’ultima persona al mondo che Nica desidererebbe come fratello adottivo. 
Rigel è intelligente, scaltro, suona il pianoforte come un demone incantatore ed è dotato di una bellezza in grado di ammaliare, ma il suo aspetto angelico cela un’indole oscura. 
Anche se Nica e Rigel sono uniti da un passato comune di dolore e privazioni, la convivenza tra loro sembra impossibile. Soprattutto quando la leggenda torna a insinuarsi nelle loro vite e il fabbricante di lacrime si fa improvvisamente reale, sempre più vicino. 
Eppure Nica, dolce e coraggiosa, è disposta a tutto per difendere il suo sogno, perché solo se avrà il coraggio di affrontare gli incubi che la tormentano, potrà librarsi finalmente libera come la farfalla di cui porta il nome.

Oppenheimer
è un film scritto e diretto da Christopher Nolan e si basa sulla biografia American Prometheus di Kai Bird e Martin J. Sherwin, che racconta la vita del fisico statunitense Robert Oppenheimer (interpretato da Cillian Murphy),  manager del Los Alamos Laboratory durante il progetto Manhattan, che ha portato alla creazione della prima bomba atomica.
Nel cast: Emily Blunt, nel ruolo della biologa e botanica Katherine “Kitty” Oppenheimer, moglie dello scienziato, Matt Damon, Florence Pugh, Rami Malek, Kenneth Branagh, Gary Oldman, Robert Downey Jr.




A Haunting in Venice è il nuovo film di Kenneth Branagh, che veste i panni del famoso 
investigatore belga Hercule Poirot, protagonista di tanti gialli di Agatha Christie: la pellicola si rifà in particolare al romanzo Poirot e la strage degli innocenti (Hallowe’en Party).
Come si può dedurre dal titolo, siamo a Venezia, nel secondo dopoguerra, alla vigilia di Ognissanti; Hercule Poirot è in pensione e in esilio volontario nella bellissima città e si ritrova a partecipare con riluttanza a una seduta spiritica in un palazzo decadente e spettrale. 
Quando uno degli ospiti viene assassinato, il detective si ritrova in un mondo sinistro di ombre e segreti.

Nel cast oltre ad attori internazionali quali: Kyle Allen, Camille Cottin, Jude Hill, Kelly Reilly, Michelle Yeoh e il "nostro" Riccardo Scamarcio.

Il vangelo secondo Maria
, diretto da Paolo Zucca, vede nel cast Benedetta Porcaroli e Alessandro Gassmann, ed è tratto dall'omonimo romanzo di Barbara Alberti, che racconta la storia della giovanissima Maria di Nazareth, appassionata dei racconti della Bibbia. Vivendo in Palestina, alla giovane è proibito leggere e scrivere, eppure, Maria in sinagoga è entusiasta di come i profeti riescano ad avere un dialogo diretto, da pari a pari, con Dio.
La ragazza sogna la libertà, la possibilità di aver un'istruzione, nonché l'opportunità di fuggire e vivere un'impresa. È per questo che Maria si ribella a Dio, disobbedendogli. Accanto a lei c'è Giuseppe, maestro e al contempo complice della ragazza, un uomo forte e affascinante...


Bussano alla porta è il nuovo film del regista M. Night Shyamalan ed è
l'adattamento cinematografico del romanzo La casa alla fine del mondo di Paul Tremblay.
Mentre sono in vacanza in una baita isolata, una giovane ragazza e i suoi genitori vengono presi in ostaggio da quattro sconosciuti armati che chiedono alla famiglia di compiere una scelta impensabile per evitare l'apocalisse.
Nel cast: Dave Bautista, Jonathan Groff, Ben Aldridge, Nikki Amuka-Bird, Kristen Cui, Abby Quinn, Rupert Grint.
Dal 2 febbraio al cinema.



10 Minuti è un film diretto da Maria Sole Tognazzi e liberamente ispirato al romanzo 'Per 10 minuti' di Chiara Gamberale (Feltrinelli). 
Il cast include Barbara Ronchi, Fotinì Peluso, Margherita Buy, Alessandro Tedeschi.
Bastano dieci semplici minuti a cambiare totalmente il corso di un'intera giornata. Trascorrere questi pochi minuti a fare qualcosa del tutto nuovo e mai fatto nella vita, può davvero cambiare il corso di un'intera esistenza. È questo quello che Bianca imparerà durante una crisi esistenziale.
Fare nuove conoscenze, scoprire legami speciali e ascoltare chi da sempre le vuole bene sembra poco, ma può permettere a una persona, in questo caso Bianca, di ricominciare e di rinascere.

mercoledì 18 gennaio 2023

🏔️💙 RECENSIONE 🏔️💙 TUTTO IL BLU DEL CIELO di Mélissa Da Costa



Cosa faremmo se ci venisse detto che ci restano da vivere non più di due anni a causa di un male incurabile?
Ci rinchiuderemmo, afflitti e disperati, in un guscio di dolore? Soli, magari, o tutt'al più con accanto pochi intimi, disposti per amore a scendere con noi nel nostro personale inferno di sofferenza.
Tenteremmo il tutto e per tutto per combattere la malattia, tra interventi e terapie sperimentali?
O forse, chissà!, spinti dall'euforia di non sprecare i giorni che ci restano tra lacrime, ospedali e flebo, ci faremmo guidare da quella gioia di vivere che, per un'amara ironia, continua a scorrerci nelle vene fino all'ultimo giorno di lucidità, fino a quando il corpo e la mente non ci abbandoneranno del tutto, e che ci spinge a cercare di godere di ciò che ancora ci circonda finché ne abbiamo la possibilità.



TUTTO IL BLU DEL CIELO 
di Mélissa Da Costa


Ed. Rizzoli
Trad. E. Cappellini
624 pp
19.50 euro
2022
"Ragazzo di 26 anni, affetto da Alzheimer precoce, desidera partire per un ultimo viaggio. Cerca un/una compagno/a d’avventura per condividere quest’ultima esperienza.
Itinerario da definire insieme: Alpi, Alte Alpi, Pirenei? Viaggio in camper con tratti a piedi (zaino e tenda in spalla). Si richiedono condizioni fisiche adeguate.
Partenza: il prima possibile. Durata del viaggio: 2 anni al massimo (in base alle previsioni dei medici)."

Queste sono le prime parole dell’annuncio che il ventiseienne Émile pubblica online un giorno di fine giugno. 

Gli è stato da poco diagnosticata una forma di Alzheimer precoce, una malattia neurodegenerativa che causa la perdita progressiva e 
irreversibile della memoria. 
Col passare delle settimane e dei mesi, verrà colpito, e man mano distrutto, il tronco encefalico, responsabile delle funzioni vitali: battito del cuore, pressione arteriosa, respirazione…
Se è vero - e lo è, senza ombra di dubbio - che la morte arriva per tutti prima o poi, beh, a lui arriverà decisamente prima e alla svelta. Tra due anni al massimo. 

Che fare?

I suoi genitori e sua sorella Marjorie, addolorati e sopraffatti dalla terribile notizia, si aspettano che il giovane si ricoveri e si sottoponga ad una terapia sperimentale, che gli allunghi la vita, e - chi lo sa, la scienza fa passi da giganti!! - potrebbe scoprire una nuova e più efficace cura!

Ma Émile è più razionale e pratico, forse anche un tantino rassegnato: non guarirà. Il countdown è 
iniziato e nulla si interporrà tra lui e la Nera Mietitrice.
Non se ne starà in caso e poi su un letto ad aspettare di esalare l'ultimo respiro: vuole occupare il tempo che gli resta VIVENDO.
E poi non ha voglia di diventare un peso per i famigliari, riducendosi a un stato via via più grave di demenza senile. Preferisce godersela, in quei due anni che la scienza gli ha annunciato.

E così decide di organizzare un viaggio, anzi il viaggio, quello che ancora non ha mai fatto, che ha sempre rimandato: vuole partire per un'esperienza on the road, setacciare paesaggi vicini eppure mai esplorati, affondare occhi e naso là dove non c’è altro che natura e silenzio, senza data di ritorno. 

Confessa il suo proposito soltanto all'amico d'infanzia Renaud, che non lo ferma, seppur con il cuore sofferente e gli occhi rossi dal pianto.

Émile posta l'annuncio ma in realtà non si aspetta che qualcuno davvero risponda al suo appello.
E invece, qualche giorno dopo in una stazione di servizio, c'è la sua compagna di viaggio: si chiama Joanne, è una ragazza piccola, dal fisico minuto e dallo sguardo serissimo; protetta da un informe abito nero, con un cappello a tesa larga, sandali dorati ai piedi e zaino rosso in spalla, è pronta a partire con questo sconosciuto nel suo camper.

I due, silenziosi, intimiditi dai reciproci silenzi, un po' diffidenti e circospetti, si mettono in viaggio e attraverso boschi profumati, torrentelli rumorosi, sentieri e stradine che si snodano tra le vette dei Pirenei e certi bellissimi borghi dell’Occitania, s’incamminano per un'avventura su quattro ruote che inizia come qualcosa di strano, bizzarro: un giovanotto che di lì a qualche mese, o comunque nel giro di un anno, comincerà a ricordarsi a malapena il proprio nome, e una ragazza taciturna che di sé non dice nulla (almeno nei primi tempi). 

Entrambi si avvicinano l'uno all'altra cauti, discreti, non conoscendo la personalità e il carattere e non potendo prevedere reazioni, ma a poco a poco, con sensibilità e pazienza, qualcosa comincia a rompersi e vengono a galla le parole giuste per bucare, senza fare troppo male, ognuno il dolore acuto dell’altro.


Attraverso sia racconti personali che flashback, conosciamo gradualmente il passato di entrambi.

Di Émile, ad es., apprendiamo episodi legati all'infanzia, al rapporto coi genitori e con l'amata sorella maggiore, all'amicizia fraterna con Renaud e, soprattutto, alla relazione con Laura, la ragazza che avrebbe desiderato sposare, colei con cui sarebbe stato pronto a mettere su famiglia.
Desiderio che, però, gli è sorto troppo tardi, quando lei l'aveva già lasciato. 

Di Joanne, invece, tanto Émile quanto il lettore imparano a conoscere alcuni aspetti e fatti del suo passato un po' alla volta: la ragazza, infatti, è molto riservata, non parla di sé facilmente, tranne quando si tratta di raccontare di suo padre, Joseph, un uomo buono, acculturato, amante dei libri e delle citazioni profonde, della natura, un padre amorevole, comprensivo, la cui morte ha lasciato un buco enorme nel cuore della giovane figlia. Una perdita che l'ha segnata e che, ahilei, non è stata neppure la sola.

Ascoltando per caso una telefonata di Joanne,  Émile sente un nome: Lèon. Al telefono, con questo Lèon, la ragazza è dura, distante; pare che lui la preghi di tornare a casa ma che lei non sia ancora pronta e potrebbe non esserlo mai.

I due viaggiatori vivono insieme molte piccole e piacevoli avventure, conoscono luoghi suggestivi e meravigliosi, dove la natura li avvolge in una bolla di comfort e sicurezza che fa bene al corpo e allo spirito; incontrano sul loro cammino molte persone che diventeranno importanti e care: l'anziana Myrtille e sua figlia Annie, i volontari che li accolgono tra loro all'interno di comunità ben organizzate, tranquille, laboriose e in cui si respira aria di famiglia, in cui la solidarietà e l'altruismo sono componenti fondamentali.

Questo viaggio diventa un'esperienza che cambia la vita ad entrambi, stravolge il loro personale modo di vedere la vita, il senso che finora le hanno dato; tanto Émile quanto Joanne matureranno insieme, diventeranno adulti più consapevoli, più sensibili e rispettosi verso sé stessi e verso ciò che li circonda.


«Se ti sforzi di guardarti attorno con consapevolezza, anche solo per qualche istante durante la giornata, quegli istanti finiranno per tornare.»

 

Se Émile, grazie all'approccio intimistico e spirituale di Joanne, impara a riflettere e ad assaporare ogni piccola o grande esperienza con consapevolezza, gratitudine, dando spazio a sensazioni, emozioni, ricordi, vivendo in prima persona e con tutti i sensi ogni attimo, rendendolo importante, prezioso, la ragazza imparerà, grazie alla compagnia di Émile, a sorridere di più, ad osare, a far riemergere quel lato di sé protettivo e materno che la vita le stava soffocando.

Entrambi, quindi, li vediamo evolvere, migliorare, crescere insieme.

"Aveva preso la decisione di andarsene per sempre. Non poteva fare altro che godersi le ultime briciole di felicità che gli avrebbe offerto la vita, prima di scomparire. (...) Ma invece di partire da solo, aveva deciso di postare quello stupido annuncio… Aveva raccolto quella ragazza totalmente persa da una piazzola dell’autostrada, e al posto di lasciare andare la vita a poco a poco, ci si era aggrappato con più forza. Per colpa sua. Perché lei gli aveva mostrato la bellezza del mondo, la purezza dei sentimenti, la bontà che poteva emanare dagli esseri umani."


È un viaggio che dona a entrambi il mai scontato privilegio di viaggiare dentro sé stessi, di vedere le cose con altri occhi, di perdonarsi, se necessario. Non solo, ma avvicina i due viaggiatori talmente tanto da renderli in grado di prendere, ciascuno su di sé, il dolore altrui, di ascoltare ed empatizzare con le sofferenze fisiche ed emotive del proprio compagno di ventura.

Dietro un'espressione sempre impassibile, un'ostentata indifferenza e dietro quei pochi sorrisi di Joanne, Émile comprende che c'è un enorme dolore che aspettava di essere condiviso, buttato fuori, perché quel fardello dentro al cuore fosse un po' meno pesante e un po' più sopportabile: dividere la sofferenza, darla e riceverla come un dono prezioso, piangendo insieme e dire all'altro: so che soffri, non posso eliminare la tua angoscia, ma posso piangere con te e dirti che non sei più sola nel tuo dolore, perché da oggi ci sono anch'io.

Ma la sabbia nella clessidra continua a scendere, crudele e ineluttabile: Émile non ha molto tempo e sa che dovrà dire addio ai suoi cari (ai quali si premura di scrivere, per spiegare loro le sue scelte e le sue volontà), a tutto ciò che ha contato in passato e che ha imparato in ventisei anni di vita; dovrà dire addio anche alla sua piccola e dolce Joanne.

Con il passare di settimane e mesi, la malattia si fa sentire attraverso episodi - via via sempre più gravi - di amnesia e confusione, che lasceranno ogni volta smarrito e impaurito il povero Émile e preoccupata Joanne, che dovrà prendere decisioni importanti per mantenere fede al "patto" con il suo compagno di viaggio: un patto che la vede quale unica responsabile della vita e della salute di lui, che le ha chiesto di non portarlo dai suoi né in ospedale qualunque cosa accada. 

Non sarà facile affrontare il deperimento fisico e cognitivo di Émile, restare accanto a una persona che hai imparato a voler bene e sapere che, da lì a breve, la perderai; sarà una prova durissima per Joanne, che però dimostrerà di avere una tempra forte, un animo sincero, leale, una capacità di cura che solo una persona piena di amore e con un'anima bella e generosa possiede.


Il romanzo di Mélissa Da Costa è una storia di rinascita: dal dolore, dalla sofferenza, possono ancora sbocciare una gioia di vivere nuova, pura e irrefrenabile, e la voglia di guardare gli altri esseri umani e la natura con uno sguardo rinnovato, che ci permetta di vederne davvero tutta la bellezza e di goderne appieno, senza filtri e senza fretta.

Tra queste pagine si sorride, ci si intenerisce, ci si commuove (fino alle lacrime, per quanto mi riguarda, soprattutto verso la fine), si apprezza l'evoluzione psicologica ed emotiva dei protagonisti, si entra nelle loro storie, nelle loro piccole conquiste come nelle loro amarezze e pene.

Un libro davvero intenso, poetico, ricco di pensieri profondi, emozionante, delicato nello stile, nel suo mostrare con dolcezza e sensibilità l'animo dei personaggi, l'inesauribile fascino della natura, con un messaggio di speranza e una dolce esortazione a non lasciarci appesantire da un'esistenza piatta e monotona, che ci scorre tra le dita in modo quasi inconsapevole, ma a riconoscere e godere di ogni attimo che la vita ci dona, rendendolo speciale.

Consigliato... e preparate i fazzoletti!


ALCUNE CITAZIONI

«Se piangiamo perché il sole è tramontato, le lacrime ci impediranno di vedere le stelle».
Le ho detto che l’avevo capito grazie a lei, grazie al suo modo di volermi ancorare al presente. Le ho detto che ora, grazie a lei, vedevo le stelle.

«L’unico vero viaggio non consiste nell’andare verso nuovi paesaggi, ma nell’avere occhi nuovi». (M. Proust)

«Il più grande viaggiatore è colui che ha saputo fare almeno una volta il giro di se stesso.» (Confucio)

"Soffrire significa dare a qualcosa un’attenzione suprema." (Paul Valéry)



L'autrice
Mélissa Da Costa si occupa di comunicazione in ambito energetico e climatico. I quaderni botanici di Madame Lucie, pubblicato da Rizzoli nel 2021, è il suo primo romanzo tradotto in Italia. Il suo esordio letterario, Tutto il blu del cielo, è stato tra i dieci libri più venduti in Francia nel 2021.


lunedì 16 gennaio 2023

** NUOVI ARRIVI IN LIBRERIA ** FIGLI DELLA LIBERTÀ di Paullina Simons || MRS ENGLAND di Stacey Halls




Dall’autrice di Una valigia piena di sogni (RECENSIONE) e La casa delle foglie rosse (RECENSIONE), il prequel de Il cavaliere d'inverno (RECENSIONE): una storia di sulla forza dell’amore e della passione, popolato da personaggi indimenticabili in un’America che corre veloce verso il futuro.


FIGLI DELLA LIBERTÀ
di Paullina Simons 



Bur_rizzoli historiae
trad. R. Zuppet
Prezzo: 17.00 €
Pagine: 368
Dal 17 GENNAIO 2023
È una mattina del 1899, il porto di Boston è avvolto nella nebbia.
Un piroscafo partito da Napoli comincia le operazioni di attracco; a bordo c’è Gina, un’adolescente con il fuoco nelle vene che ha lasciato il suo paesino alle falde dell’Etna in cerca di un futuro migliore. 
Quando Gina mette piede nel nuovo mondo, l’America l’accoglie con i suoi spazi infiniti e le sue ciminiere, il melting pot di visi e lingue, il labirinto di strade e palazzoni: per Gina quel caleidoscopio di promesse e opportunità è una vera e propria folgorazione e non vede l’ora di gettarsi anima e corpo in quella nuova vita. 
Quasi fosse un segno del destino, la prima persona che incontra sul molo è Harry Barrington, un giovane timido e insicuro. 
I due non potrebbero essere più diversi – lei, un’immigrata senza un soldo; lui, rampollo di uno degli uomini d’affari più in vista di Boston –, eppure l’amore tra loro è immediato, inesorabile, e, come prevedibile quando si incontrano mondi tanto lontani, ostacolato dalle rispettive famiglie. 
È con queste premesse che Gina e Harry saranno chiamati a fare una scelta di campo, sofferta e radicale: seguire la strada che altri hanno tracciato per loro o disegnarne una propria, contro tutto e tutti, trovando un difficile equilibrio tra vecchio e nuovo, obblighi e desideri, aspettative e realtà. 


❤❤❤❤❤❤


Mrs England è il ritratto di un matrimonio inglese di inizio Novecento: un matrimonio che cova, sotto la cenere delle relazioni fallite, le braci dell’inganno e della brama di potere.


MRS ENGLAND
di Stacey Halls

Ed. Neri Pozza
trad. M. Ortelio
336 pp
19 euro
Dal 24 GENNAIO 2023

Riposta la graziosa divisa del Norland Institute, la prestigiosa scuola londinese di bambinaie qualificate in cui si è diplomata, e indossatigli abiti adatti a un faticoso viaggio in treno, in un giorno del 1904 Ruby May giunge nello Yorkshire per prendere servizio presso la famiglia di Mrs England. 
Ha accettato l’incarico senza batter ciglio. Benché è la direttrice dell’istituto le abbia detto che nessuna famiglia è perfetta, gli England, con i loro bambini, la nursery separata dal resto della casa, una fabbrica tessile di proprietà e una grande dimora di campagna, le sono sembrati davvero la famiglia perfetta per una giovane bambinaia alle prime armi. 
Ad accoglierla nella fitta oscurità della notte è Charles England in persona. Grandi baffi neri, panciotto verde e l’aria di un avvenente locandiere venuto a prendere una cliente, nell’aria densa e umida dello Yorkshire, Mr England la conduce in carrozza fino a una grande casa incastonata nel fianco di una collina, poi scompare lasciandola sola in una stanza al buio con un vago odore di muffa. 
Di lì a poco, Ruby si ritrova al cospetto di Mrs England, una giovane donna con la vestaglia aperta sopra la camicia da notte, i capelli lunghi fino alla vita, un naso aggraziato e grandi occhi scuri. Soprattutto, una donna così sorpresa e impaurita da quell’incontro che a Ruby viene il dubbio di aver sbagliato casa. 
Una sensazione che si accrescerà nei giorni seguenti nei quali, in quella dimora silenziosa come una tomba e cupa, cinta com’è da una fitta foresta, Lilian England, così misteriosamente indifferente alla cura con cui una madre dovrebbe trattare i suoi figli, la guarderà non più con occhi smarriti, ma con ferocia e risentimento allorchè Mr England si concederà un atteggiamento troppo confidenziale nei suoi confronti.

domenica 15 gennaio 2023

>> RECENSIONE << L'INVENZIONE DI NOI DUE di Matteo Bussola


Stare insieme per anni e poi, a un certo punto, non riconoscersi più, come se la persona che ci è accanto, che amiamo e che diceva di amarci, d'un tratto non fosse più quella che pensavamo di conoscere così bene e lei stessa non vedesse in noi ciò che l'aveva fatta innamorare.
Che si fa in questi casi? Si va avanti per inerzia, passivamente, coltivando la segreta e troppo discreta speranza che qualcosa cambi, che l'amore e la passione riesplodano all'improvviso? Oppure lasciarsi, accettando il comune fallimento?
E se invece provassimo a inventare una nuova versione di noi?


L'INVENZIONE DI NOI DUE
di Matteo Bussola



Ed. Einaudi
216 pp
11.50 euro
"Lo lessi una volta, da qualche parte: l’amore è un privilegio. Non è un elemento previsto dalla natura, ma un’invenzione umana. Pare che la natura viva benissimo senza. Il mondo vive, respira, lotta, muore e risorge ogni  giorno per necessità. Senz’amore.
Ma se alcuni amori fossero una forma di necessità?
La nostra storia era nata così: due poli che si erano attratti, inesorabili."

Milo è sposato con Nadia da quindici anni; il loro è un amore nato tra i banchi di scuola, in un modo particolare che ha reso speciale il loro incontro e poi la loro relazione.
L'espressione "sui banchi di scuola"va intesa letteralmente: si sono lasciati messaggi scritti sul banco per diverso tempo, e a partire dalla domanda più semplice e complicata che ci sia ("Chi sei tu?") hanno imparato a comunicare, a confidarsi, ad aprirsi l'uno all'altra, a conoscersi. A piacersi.
E tutto questo senza mai incontrarsi di persona, senza dare un volto a quelle parole scritte a matita e cancellate subito dopo averle lette.
La fine della scuola (era l'anno della maturità) mette anche la parola fine a quella corrispondenza speciale, allontanando i due ragazzi.
Ma evidentemente è un po' vero quel modo di dire "se due persone sono destinate a stare insieme, prima o poi si ritroveranno" e infatti succede proprio così: passa del tempo e Milo e Nadia si incontrano per caso, si "riconoscono" e si mettono insieme, fino a sposarsi.

L'amore c'è, anche la passione, la complicità, gli interessi comuni; ciò che li differenzia è una ricchezza e non li divide, tutt'altro.
Eppure, a distanza di tre lustri, qualcosa è cambiato per forza: Milo si è accorto che Nadia ha smesso di amarlo, di desiderarlo; non lo guarda più con gli occhi innamorati di un tempo, non lo ascolta, non condivide quasi nulla di sé e, anzi, certi tratti tipici del coniuge paiono irritarla enormemente. 
Sembra essersi spenta, e con lei la fiamma del loro amore che teneva in vita il matrimonio. 

Cosa ancor più triste - come non di rado capita nelle coppie -  lei non si decide a lasciarlo, ma resta con lui per inerzia, per dipendenza, per "comodità", o forse per paura.

"E avrei voluto che ci fosse qualcosa in grado di arrestare la nostra caduta, il nostro mulinare  con le braccia nel vuoto, qualcuno in grado di impedirci di andare in pezzi e farci tornare quel che eravamo stati."

Non sarà mica vero che il matrimonio è la tomba dell'amore, come dicono in tanti?

Ma Milo non è affatto disposto ad arrendersi con Nadia, che lui reputa essere l'amore della sua vita: l'ama come il primo giorno, nei suoi pregi e difetti, nei cambiamenti che l'età ha segnato sul suo viso e sul suo corpo; certo, negli anni ci sono state delle cose che hanno creato frizioni o disagi nel rapporto, come il fatto di non riuscire ad avere bambini o, ultimamente, il libro che Nadia sta scrivendo e che le ruba non solo tempo, ma anche qualcos'altro.
Questo progetto di scrittura sembra essere diventato una sorta d'amante, di terzo incomodo che li sta separando, che rende lei sempre impegnata, nervosa, sulle sue...

Cosa fare per recuperare il rapporto?
Cosa inventarsi per riavere indietro la sua Nadia - innamorata, curiosa, piena di vita?

"Cominciai a scrivere a mia moglie dopo che aveva del tutto smesso di amarmi". 

Visto che a lei piace scrivere, lui sceglie di avvicinarsi a lei proprio attraverso la scrittura, utilizzandola per aprirsi, per raccontarsi, per dire di sé qualcosa che faccia re-innamorare Nadia, che sicuramente non vede nel suo "Miles" l'uomo per cui aveva perso la testa.

Ed è così che Milo decide di scrivere un'email a sua moglie fingendo di essere un'altra persona e di averle scritto per errore...

I semi vengono gettati, ora bisogna aspettare e capire cosa accadrà e se nascerà qualcosa, di bello possibilmente.
E in effetti, inaspettatamente, lei gli risponde, dando inizio a una corrispondenza segreta.

I due si scrivono mentre intanto, dentro casa, si parlano a malapena; in queste lettere, sempre più fitte e intense, entrambi si raccontano, si confidano, rivelano parti di sé all'altro come mai forse avevano fatto prima.

Nadia è coinvolta da quest'uomo sbucato dal nulla e per caso, e Milo, da una parte ne è compiaciuto - perché questo suo "alter ego" piace a sua moglie, che lo trova interessante e si dilunga anche a parlare molto di sé e del proprio matrimonio, dello stesso Milo, di ciò che l'ha delusa, delle qualità e dei difetti di lui... -, dall'altra, egli è un po' geloso e capisce di essersi messo in trappola con le sue stesse mani. 

Come può cavarsi d'impaccio, lui che ha dato vita al proprio avversario?
Come far vedere a Nadia che quel tipo con cui lei conversa amabilmente in forma scritta non è altri che il Milo che ha sposato e con cui, ad oggi, non ha nulla da condividere?
Riusciranno Milo e Nadia a ritrovarsi? 

Matteo Bussola ci racconta un amore che è forte pur nel suo essere imperfetto, sciupato, stanco, incompreso; ci racconta di come un uomo che ama non accetta che il suo amore si stia tramutando in cenere e ci mostra come provi a farlo rinascere da quelle stesse ceneri: ci sarà rimasto qualcosa di loro due che valga la pena recuperare, salvare, rinvigorire?

Milo e Nadia non si riconoscono più, sono cambiati negli anni (come succede a tutti), ma se il primo non è spinto da questi cambiamenti a mettere in discussione i propri sentimenti e il matrimonio stesso, per Nadia non è così: quel Milo che le sta accanto oggi non è lo stesso di prima, è una versione di lui ingrigita, appiattita, annoiata e annoiante che a lei proprio non piace.

Milo aveva ambizioni da architetto ma sono anni che lavora come cuoco in un'osteria e questo suo abbandonare i propri sogni per cucinare è incomprensibile per Nadia.

Per la donna, Milo è l'esempio perfetto della staticità, mentre lei è l'opposto: ora è affabile e romantica, e l’attimo dopo malinconica e distante; cambia stato d’animo decine di volte al giorno. 

"Io sono pazzo, perché l’amavo pure per questo, ma era come amare il vento o un’onda dell’oceano: non è mai uguale. Il fatto è che il nostro cuore ama le cose difficili, essere sorpreso, mentre la nostra mente e le nostre ossa non amano la fatica. Cercano le situazioni facili, rassicuranti. Credo sia il motivo per il quale, alla fine, anche gli uomini più illuminati finiscono spesso per sposare delle geishe. Una relazione deve dare forza, la forza è garantita dalla stabilità, la miglior forma di stabilità è la prevedibilità. Quest’ultima è all’origine della monotonia."

Come si scacciano la prevedibilità e la monotonia? Come si reinventa un nuovo vocabolario per parlare d'amore e, ancor più, per viverlo e condividerlo in modo genuino e vero?

"..l'amore lavora sempre, sempre sulla trasformazione e sulla possibilità e i futuri migliori prendono spesso la rincorsa dai presenti senza speranza".

Milo è consapevole che a mancargli sono quelle che di solito chiamiamo "le piccole cose", che poi sono proprio quelle che diamo più per scontate e che ci sembrano sempre le stesse di sempre.
È proprio di esse che egli ha più nostalgia: il fare colazione insieme, il modo in cui vivevano l'intimità, il disordine dei fogli di Nadia sparsi ovunque, il loro linguaggio giocoso e affettuoso e, soprattutto, la fiducia di un futuro insieme e migliore.

Milo è caparbio e farà di tutto, rischierà anche grosso pur di ricucire quel loro amore che, più che un abito su misura, è diventato un cappotto della taglia sbagliata, un maglione troppo grande e informe; tutto affinché la sua Nadia torni a contemplare le loro vite non più come macerie, ma come possibilità.

Ho ascoltato questo libro direttamente dalla voce del suo autore e mi è piaciuto molto: la sua lettura appassionata, sentita, intensa ed espressiva mi ha guidata nell'immergermi nella storia di Milo e Nadia, in questo grande amore che a un certo punto è diventato una gabbia per entrambi, rendendoli prigionieri di una vita a due che, col passare degli anni, si è ingobbita, si è chiusa su sé stessa, come se avessero esaurito le cose da dirsi, i progetti da vivere insieme, gli interessi da condividere, i segreti da confidarsi, le paure e gli errori da confessare, i difetti da accettare.

Un romanzo coinvolgente, con molti passaggi belli, di quelli che trascrivi perché esprimono ciò che pensi/senti alla perfezione; un libro che parla dell'amore, della relazione di coppia con i suoi piccoli e grandi problemi, e lo fa con intensità e semplicità insieme, senza mai essere sdolcinato, anzi, con ironia e leggerezza.

L'esperienza letteraria col mio "primo Bussola" è positiva.


ALCUNE CITAZIONi

"...forse i prigionieri hanno a che fare con gli amanti piú di quanto si creda. Perché lo sguardo di chi amiamo ci accoglie, però anche ci racchiude."

"Pare che la bellezza di una perla sia la risposta organica a un dolore.
La perla cresce attorno alla ferita che un singolo granello di sabbia, penetrando nella conchiglia, provoca all’ostrica. È la risposta a un elemento imprevisto che riesce ad attraversare le sue difese.
L’amore non è diverso: è la reazione a qualcuno che è riuscito a superare tutti i nostri muri. La risposta accogliente a una potenziale minaccia che ha valicato il confine. L’accettazione di un rischio."

"Troppo tardi imparai che, per chiunque di noi, è impossibile  prendersi la responsabilità di un’altra vita, perché le crepe che si aprono nelle giunture dipendono dalla contiguità di due materiali differenti e le asperità, gli attriti, fanno parte della scommessa. Non possiamo che cercare di essere responsabili per noi stessi, e sperare che basti."

«Un buon piatto, – diceva, – è una maniera per prendersi cura di qualcuno. Il fatto che un alimento, quella singola pietanza, entri nel corpo della persona per cui l’hai cucinata, è un gesto di profonda intimità, un vero atto d’amore. Il risultato del tuo lavoro diventa letteralmente parte degli altri.»

"Mi definiscono una persona riservata, ed è abbastanza vero. Lo dicono quasi fosse un limite. Io, al contrario, ho sempre pensato alla riservatezza come a una specie di regalo. Riservare qualcosa ha a che fare col tenerlo in  serbo per qualcuno".

venerdì 13 gennaio 2023

"...ho sempre continuato a salire"

 

In questi giorni mi è tornata alla mente una poesia letta negli anni delle scuole elementari (penso fosse una versione adattata all'età di noi giovanissimi alunni) e che mi è rimasta nel cuore.

Sono certa che in tanti la conoscono e, forse, l'amano come me.


Madre al figlio 

Figlio, ti dirò che la mia vita
non è stata una scala di cristallo
ma una scala di legno tarlato
con dentro i chiodi e piena di schegge
e gradini smossi sconnessi
e luoghi squallidi
senza tappeti in terra.
Ma ho sempre continuato a salire,
ed ho raggiunto le porte
ed ho voltato gli angoli di strade,
e qualche volta mi sono trovato nel buio,
buio nero, dove mai è stata luce.
Così ti dico, ragazzo mio,
di non tornare indietro,
di non soffermarti sulla scala
perché penoso è il cammino,
di non cedere, ora.
Vedi io, continuo a salire...
E la mia vita,
non è stata una scala di cristallo.



giovedì 12 gennaio 2023

Due anteprime romance (contemporaneo - regency)

 

Buon pomeriggio, cari lettori!

In attesa di terminare di scrivere la seconda recensione dell'anno, vi segnalo un paio di pubblicazioni.

La prima è un racconto ispirato a "La Bella e la Bestia", e narra le vicende di una ragazza di nome Luna, costretta dalla madre a prostituirsi.
 

MALEDETTA LUNA
di Francesca de Angelis



Autopubblicato
Numero pagine: 15
Data di uscita: 14/11/2022
Genere: Romance/drammatico
Prezzo ebook: 3,99
disponibile anche in Kindle Unlimited



“Quando aveva quattordici anni, sua madre aveva portato a casa una bambina africana. Luna dormiva sul suo letto macchiato e fatto di stracci, quando la piccola era stata scaraventata nella sua stanza, ferita e terrorizzata; la ragazza si era alzata e aveva provato a consolarla, ma sua madre l’aveva minacciata di tagliarle la gola se solo ci avesse provato. La bambina, che dimostrava a stento dieci anni, si chiamava Rya, aveva anelli fra i riccioli color rame, trucco pesante e un abito oro, in netto contrasto con la pelle color mezzanotte, che le metteva in evidenza le forme ancora acerbe. I loro sguardi si erano incrociati per un brevissimo istante ed era stato come vedersi allo specchio, entrambe abusate, impaurite e afflitte da inesorabile impotenza. Rya si era rifiutata di toccare cibo e acqua per giorni, fino a che non era arrivato un
uomo dagli occhi color fango e dal ventre prominente che si era portato via la bambina, non prima di appestare casa con il suo odore rancido, essersi scambiato un’occhiata compiaciuta con sua madre e averle mormorato un: “Grazie di cuore, Alba” dalla porta di ingresso. Da quel giorno e per tutta la settimana successiva, Alba aveva avuto accesso a pane fresco e bistecche, lasciando banchettare anche sua figlia. Luna aveva attinto selvaggiamente a quell’abbondanza, sentendo la sua integrità venire meno. In seguito, aveva vomitato tutto, mentre lacrime di vergogna si mescolavano ai resti mortali di quell’anima innocente.”


Sinossi

Alessio Brandimarti è un giovane professore universitario dall’animo buono e generoso.
Una sera, tornato da una festa a casa di amici, nota sul ciglio della strada il corpo di una ragazza priva di sensi. Dopo qualche giorno di lotta fra la vita e la morte, la giovane, il cui nome è Luna, si risveglia e racconta ad Alessio la sua drammatica realtà; ella ha diciott’anni e viene costretta dalla madre a prostituirsi. In vita sua ha conosciuto solo stenti, percosse e violenza e rimane inevitabilmente stregata dalla bontà e dalla dolcezza di Alessio.

Una storia d’amicizia e d’amore che porterà Luna a iniziare un cammino verso una vita più umana e felice.

L'autrice.
Francesca De Angelis è nata a Roma nel 1991 e ha iniziato a leggere alla tenera età di tre anni. Passa il
50% del tempo a inventare storie, creare personaggi inquietanti, giocare ai videogiochi e imitare i quokka; il resto, a far disperare suo marito Alessio, sposato nel 2021. A lui è dedicato il suo terzo
romanzo “Maledetta Luna” che racconta la loro storia d’amore in chiave romanzata.

❤❤❤❤❤

Dal 1° febbraio uscirà il nuovo romance regency in italiano della serie “I figli segreti del duca” di Jess Michaels, in preordine a questo link.

È una storia di seconde possibilità, un protagonista rimasto parzialmente invalido dopo una ferita in guerra e una protagonista curvy che si ritrovano dopo essere stati separati dalle circostanze, e non solo.

Il problema di un marchese 
(The matter of a marquess)
di Jess Michaels 


Trad. Isabella Nanni
Editore: The Passionate Pen LLC
Genere: Romance storico
Prezzo ebook: € 3,99
disponibile anche in Kindle Unlimited
Prezzo cartaceo: € 14,55
Data 1° febbraio 2023
La Viscontessa Aurora Lovell è stata innamorata di un uomo per tutta la vita, ma il destino avverso non le ha mai permesso di stare con lui. 
Arrivata ad accettarlo, si è sposata per avere un titolo piuttosto che per amore. Ora è vedova e sta cercando di capire come gestire uno scandalo che sta per distruggere il suo mondo quando viene invitata a un ricevimento in campagna. 
Nel disperato tentativo di sfuggire alla triste realtà della sua vita, accetta. 

Nicholas Gillingham ha sempre vissuto a cavallo tra due mondi. Cresciuto da una serva, ma segretamente figlio illegittimo del famigerato Duca di Roseford, non ha mai sentito di appartenere a nessuno dei due. 
Dopo essere rimasto ferito per salvare altre persone, ora è un eroe di guerra e, contro ogni aspettativa, è in lizza per ricevere un titolo per il suo servizio. 
Un modo per non sentirsi mai così impotente come quando ha perso Aurora la prima volta. 
Ma per influenzare le persone giuste, ha bisogno dell’aiuto di suo fratello e si ritrova a un ricevimento in campagna. 
Il tempo e la distanza non significano nulla quando Aurora e Nicholas si incontrano di nuovo. 
Ma riusciranno a superare un passato intricato pieno di amari tradimenti, uno scandalo che potrebbe rovinare il futuro e un cane molto invadente per ritornare insieme? O l’amore sarà altrettanto doloroso la seconda volta? 

Grado di sensualità: Tenete pronti gli estintori


Estratto

"Aurora non riusciva a respirare. Era ferma davanti alla sua carrozza, con le ginocchia che tremavano, mentre Nicholas si allontanava da lei, e non riusciva a respirare. Anche dopo che se n’era andato, era rimasta lì a boccheggiare.
Come faceva a essere qui? E come faceva a essere ancora più bello di quanto fosse stato tanti anni prima? Allora era stato un ragazzo con il viso ancora imberbe. Ora era tutto angoli, tutto morbida barba rossiccia, tutto sguardo penetrante di un uomo che aveva visto il mondo. Era tutto ciò che lei aveva sognato, tutto ciò che aveva desiderato in quegli interminabili anni vuoti... e anche di più.
E ora lui era qui. In una casa dove lei aveva giurato a sé stessa che non lo avrebbe trovato. E l’aveva guardata con totale disprezzo prima di zoppicare via, ricordandole tutto quello che aveva quasi perso quando aveva coraggiosamente salvato altri uomini. Aveva sofferto enormemente negli ultimi anni dopo il suo infortunio. Vederla, ovviamente, aumentava il suo dolore.
«Io... dovrei... andarmene» riuscì a dire a nessuno e a tutti. Dio, gli occhi di tutta la famiglia la fissavano. Aveva lasciato Londra per evitare il biasimo. Avrebbe preferito affrontare la gente che la considerava caduta piuttosto che questo.
«No!» disse Katherine, precipitandosi in avanti per sostenerle il gomito. «Non capisco cosa stia succedendo, ma tu non andrai via. Robert...» Si voltò verso il duca, che dal gradino sopra sembrava incombere su Aurora, il suo sguardo scuro concentrato fin troppo intensamente su di lei. «Vai a parlare con tuo fratello. Selina, Derrick e Morgan, andate con lui. Sembra che abbia bisogno di tutti voi. E Aurora, tu vieni con me e Lizzie.»
I gruppi si separarono, e Aurora sentì di non avere altra scelta che fare come aveva suggerito Katherine. Inoltre, non aveva alcun interesse a risalire sulla carrozza dissestata per fare un viaggio di tre giorni per tornare a Londra. Aveva già esaurito i suoi fondi mensili con il viaggio.
Quindi era in trappola."

L'autrice.
Jess Michaels è un’autrice bestseller di USA Today. Sebbene abbia iniziato come autrice tradizionale pubblicata da Avon/HarperCollins, Pocket, Hachette e Samhain Publishing, e anche da Mondadori in Italia nella collana “I Romanzi Extra Passion”, nel 2015 è passata al self publishing e non si è mai guardata indietro! Ha la fortuna di essere sposata con la persona che ammira di più al mondo e di vivere nel cuore di Dallas.
Quando non controlla ossessivamente quanti passi ha fatto su Fitbit, o quando non prova tutti i nuovi gusti di yogurt greco, scrive romanzi d’amore storici con eroi super sexy ed eroine irriverenti che fanno di tutto per ottenere quello che vogliono senza stare ad aspettare.

Biografia traduttrice:

Isabella Nanni si è laureata in Lingue e Letterature Straniere Moderne ed è iscritta al Ruolo Periti ed Esperti per la categoria Traduttori e Interpreti. Le sue lingue di lavoro sono Inglese, Tedesco e Spagnolo, da cui traduce verso l’italiano, lingua madre. A gennaio 2019 è risultata vincitrice ex aequo del concorso di traduzione de “La Bottega Dei Traduttori”. Dopo un MBA da diversi anni è libera professionista e si occupa di traduzioni, sia editoriali che tecniche. È inoltre consulente commerciale per editori di testate trade.
È l’orgogliosa madre e di due splendide giovani dal sangue misto come Harry Potter, emiliano e campano. Coltiva rose di tutti i colori e con una vita di riserva studierebbe arabo, cinese e russo. Non potendo, si affida ai colleghi traduttori per allargare i suoi confini culturali.

martedì 10 gennaio 2023

☆★ RECENSIONE ☆★ I DONI DELLA VITA di Irène Némirovsky

 

Ambientato nel periodo che comprende le due guerre mondiali, questo romanzo della scrittrice ucraina ci racconta la storia di una famiglia, gli Hardelot, ci narra di matrimoni, nascite, morti, piccole e grandi gioie accompagnate da problemi e preoccupazioni, e soprattutto ci mostra, con grazia e decisione insieme, come la quotidianità delle esistenze venga scossa da quell'evento terribile che è la guerra, che inevitabilmente porta con sé sangue, bombardamenti, figli e mariti chiamati alle armi, donne che aspettano angosciate di ricevere notizie dal fronte, gruppi di sfollati e disperati. Macerie su cui bisognerà ricostruire.

Può la vita continuare ad andare avanti, a resistere, a mostrare i propri meravigliosi doni nonostante attorno ci siano morte, paura, desolazione?


I DONI DELLA VITA
di Irène Némirovsky


Adelphi Ed.
trad. L.Frausin Guarino
218 pp
18 euro
Pierre Hardelot è un giovanotto di buona famiglia, erede delle cartiere del burbero e severo nonno Julien; costituisce sicuramente "un buon partito" per le signorine di Saint'Elme in attesa di marito e ad averla spuntata è la paffutella Simone, anch'ella appartenente ad una ricca famiglia.
Peccato che Pierre non ne sia innamorato: il suo cuore batte solo per una donna di nome Agnès, una ragazza snella, carina, delicata, con cui il ragazzo è praticamente cresciuto assieme.
I due si amano e si incontrano di nascosto; se le rispettive famiglie sapessero dei loro tentativi di vedersi e stare insieme, ne verrebbe fuori uno scandalo e sui due si abbatterebbe l'ira funesta della madre di Pierre (Marthe) e della famiglia di Simone.

Pierre sta per acconsentire a un matrimonio combinato pur di non disubbidire a genitori e al nonno (che sarebbe capace di diseredarlo), consapevole che essi non darebbero mai il consenso al matrimonio con Agnès, che appartiene sì a una rispettata famiglia ma piccolo-borghese e priva dei mezzi per procurare una buona dote alla fanciulla. 

Che fare? I due innamorati riusciranno a far valere la forza del sentimento che li unisce e a combattere contro pregiudizi e divieti?

Mentre leggevo le prime pagine del romanzo, quasi mi sembrava di essere in un classico "alla Austen", in cui al centro vi sono questioni di amore, l'osservanza di etichette e convenzioni sociali, unioni matrimoniali che sanno più di contratti d'affari che di appassionate promesse al chiaro di luna.
Ma questa sensazione dura poco: sì, il lettore assiste alla vittoria dell'amore ma la gioia per una coppia innamorata, che può vivere in libertà il proprio sentimento, presto viene oscurata dall'ombra cupa e terribile della prima guerra mondiale.

Siamo nell'estate del 1914 e il mondo intero sembra "vacillare e franare da ogni parte come il fondale di un palcoscenico, e anche Saint-Elme ne era scossa. Erano gli ultimi giorni del luglio 1914. Non si voleva ancora credere alla guerra, ma se ne avvertiva il soffio ardente."

Pierre Hardelot è costretto ad arruolarsi per difendere il proprio Paese, insieme a tanti altri.
Con lui lontano, in casa cresce l'angoscia per quel figlio e giovane sposo che da un momento all'altro potrebbe essere ferito, morire, dato per disperso. L'attesa di notizie dal fronte diventa di giorno in giorno più snervante e carica di ansia e, come se non bastasse, il nemico a un certo punto penetra nel Nord della Francia e arriva nei pressi di Saint-Elme. 
Eppure, nonostante le voci di questa marcia giungano frenetiche e spaventosamente sempre più vicine, la gente sembra anestetizzata, incredula, impaurita ed immobile: che fare? Fare fagotto e scappare?

"...Saint-Elme non si muoveva. Adagiata nella sua ingannevole sicurezza, dormiva; metteva la testa sotto la sabbia e si credeva invisibile. Se qualcuno diceva: «Potrebbero combattere anche da queste parti...», veniva guardato con incredulità. A Saint-Elme? Ma via!"
Eh sì, non resta che quello, se si vuol tentare di salvare la pelle: fare armi e bagagli e mettersi in marcia, unirsi alla schiera di sfollati che lascia in fretta e furia le proprie case, i mobili, gli arredi, gli oggetti, i ricordi di una vita, per cercare rifugio, per provare a non morire sotto i colpi del nemico.

L'autrice descrive con parole semplici ma efficaci i sentimenti e gli stati d'animo che emergono in frangenti drammatici come quelli indotti dallo stato di guerra.

All'inizio di un conflitto, ci si dispera per tutti i caduti, si piange per tutti quelli che partono, per poi - purtroppo! - farci l'abitudine; il pensiero man mano si fa più "egoistico" e si pensa unicamente al proprio caro, ma prima di arrivare a quel momento, si condivide con gli altri una comune pena e i giovani caduti sono un po' figli di tutti.

La guerra arriva, distrugge, divide, uccide, impoverisce, costringe singole persone, famiglie, città, nazioni, a ricostruire ciò che è stato ridotto in macerie, a ricominciare a vivere dopo lo sconquasso.

Passa il 1918, le esistenze di tutti sembrano pian piano tornare alla normalità; è così anche per Pierre ed Agnès, che hanno due figli: Guy e Colette.
Guy cresce, diventa un giovanotto sfuggente, tormentato...; i suoi non riescono a capire cos'abbia, finché tutto diventa chiaro a seguito di un gesto drammatico da parte di Guy.
Ma non ci si ferma: la vita è affamata e prosegue e così, tra vecchi rancori fra genitori, il nonno sempre arcigno e testardo, tradimenti, figlie ribelli, sopraggiunge anche la seconda guerra mondiale.

"...questa guerra non sarà l'ultima, come abbiamo sempre creduto, ma la prima di una lunga serie di guerre più implacabili, più atroci. Guerre e rivoluzioni. Sangue e ancora sangue."

Dopo la fine del primo conflitto, il mondo si era rialzato a fatica per assomigliare "a un malato che si sveglia e geme, e si gira e rigira nel letto cercando invano di dimenticare i suoi dolori."

Ma è il ciclo della vita e della storia: ritorna, e nella sua forma peggiore e più temuta.

La gente si ritrova di nuovo ad aspettare la guerra, come l'uomo aspetta la morte: sa che non può sfuggirle, al massimo, può sperare che la sua ora sia solo rimandata di un altro po': ancora qualche mese di pace, ancora un anno, ancora una stagione dolce e spensierata... 

Ed ecco che la storia si ripete: giovani e meno giovani costretti ad imbracciare armi, a rischiare la vita per combattere contro un nemico che avanza pericoloso; donne - madri, fidanzate, mogli, sorelle... - che restano a casa ad aspettare, ancora una volta!, notizie, a sperare, a piangere in silenzio e di nascosto, a cercare di placare i palpiti del cuore al solo pensiero - terribile!! - che il proprio congiunto non torni più.

Le persone devono accettare la comune sventura, grande oltre ogni dire, e trarre da essa - volenti o nolenti - la forza per non cedere.

"I doni della vita" è un romanzo dalle tinte cupe, tristi, e non potrebbe essere diversamente, visti il periodo storico e l'ambientazione; la Némirovsky ha una penna delicata e decisa allo stesso tempo, ci dipinge il quadro di una società borghese persa nelle proprie abitudini, in certi suoi pregiudizi, impegnata a coltivare troppo spesso sentimenti di diffidenza, animosità, risentimenti, rancori, egoismi, facendo attenzione a proteggere il proprio "orticello" da pericoli e insidie di ogni tipo.

Fino al giorno in cui qualcosa di enorme si abbatte sulle loro vite, sulle case e sulle città, travolgendo tutto e tutti.
Leggendo, ci si sente un po' sfollati e smarriti tra le strade di questa Francia immersa in una straziante desolazione; si ha pietà per queste famiglie allo sbaraglio, per i reduci di guerra - che si portano dietro una fatica immensa, fisica, mentale, spirituale.

Avvertiamo la forza distruttiva della guerra: già soltanto il pensiero, l'idea che essa possa scoppiare basta a stritolare il cuore; i presagi di conflitti imminenti pervadono e si respirano in ogni momento, in ogni gesto e parola.

"...niente concedeva all'anima un attimo di tregua; tutto sembrava ripetere: «È la guerra... la guerra... la guerra...».

Ma non vorrei che passasse il messaggio che questo libro trasudi e trasmetta qualcosa di negativo, di opprimente, di triste nel suo senso più cupo e tragico: c'è in esso una grande forza che figlia della speranza.
I personaggi della Némirovsky hanno il loro bel carattere, anche coloro che, a prima vista, possono sembrarci dei deboli; Pierre, ad es.,può apparire, in alcune occasioni, come un uomo volubile, insofferente, tendente allo scoraggiamento e ad ad abbattersi, a differenza di Agnès (e, più tardi, di sua nuora Rose) che mantiene costantemente un temperamento vigoroso, una maggiore fermezza nel prendere decisioni. Ma anche Pierre maturerà e avrà modo di mostrare la propria forza interiore, il proprio valore, quando la Storia glielo chiederà.

Ci si affeziona a queste persone, si spera con tutto il cuore che non soccombano, che possano vedere sorgere l'alba di un nuovo giorno e poter dire: "C'è stata la guerra. Ma ora è finita e per noi, per i nostri figli, c'è ancora la vita ad attenderci, con i suoi doni."

«Nonostante le apparenze, è questo che conta. La guerra finirà, finiremo anche noi, ma questi piaceri semplici e innocenti ci saranno sempre: la freschezza, il sole, una mela rossa, il fuoco acceso in inverno, una donna, dei bambini, la vita di ogni giorno... Il fragore, il frastuono delle guerre si spegneranno. Il resto rimane... Per me o per qualcun altro?».


Un romanzo intenso per l'ambientazione, piacevole per la sua trama e fluido nello stile.

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