lunedì 7 marzo 2016

L'incipit di "Girl Runner" (C. Snyder)



'Sera, cari lettori!

Contavo di scrivere una recensione ma non ho fatto in tempo a terminare il romanzo in lettura perchè mia madre mi ha coinvolta nella preparazione della Torta Mimosa per domani, Festa della Donna ^^

Vi lascio allora con parte dell'incipit del romanzo di Carrie Snyder, "Girl Runner", che sto leggendo e che mi sta piacendo.

"Questa non è la canzone d’amore di Aganetha Smart. No, e non parlatemi di stanchezza e di meritato riposo. Per tutta la vita non ho fatto altro che andare da qualche parte, mirando un punto fisso all’orizzonte che sembrava non  avvicinarsi mai.  All’inizio l’ho inseguito con abbandono, con fiducia, poi con una certa frustrazione, con dolore, e ancora più avanti con la lucidità di un’artista della fuga. Ormai è troppo tardi per fermarmi, anche se corro solo nella mente, per abitudine. Fai quello che fai finché sei finito. Sei quello che sei finché  non ci sei più.  Mi chiamo Aganetha Smart e ho centoquattro anni.Non crediate che sia un vantaggio. Sono sopravvissuta a tutte le persone che ho amato, e a tutte quelle che mi hanno amato. Non sono nemmeno invecchiata bene. Basta guardarmi.(...)Quello che mi stupisce è quanto poco sia rimasto di me. Che prove restano? Una scatola da scarpe piena di medaglie ossidate, che nessuno verrà a prendere. Il mio nome in qualche libro dei record ormai dimenticato. Fiumi di parole, scritte appena in tempo per l’evento, stampate sui giornali e già scordate all’ora di cena. La mia conquista è stata aver vissuto abbastanza a lungo a vedere la mia vita svanire. Chi scriverà il mio necrologio? Non che me ne importi granché, sia chiaro. Però, ecco qua. È troppo tardi per cambiare tattica, per evitare i guai girandoci intorno, per conservare lo scatto di velocità prima del traguardo. Questa gara non si può rifare. Eppure corro. Corro, senza fermarmi, come se persino adesso ci fosse tempo, ci fosse uno scopo, come se finalmente potessi raggiungere – prima che la matassa del mio silenzio si srotoli del tutto – quello che ancora non conosco."

"Venuto al mondo": dal libro al film



Nel weekend ho visto in dvd un film che avrei voluto vedere già da un po', in quanto tratto da un romanzo che ho amato moltissimo: VENUTO AL MONDO, di Margaret Mazzantini (recensione libro).


2012
L'omonimo film è diretto da Sergio Castellitto, presente anche nel cast come attore.

Cast: Penélope Cruz (Gemma), Emile Hirsch (Diego), Sergio Castellitto (Giuliano), Adnan Hasković (Gojko), Pietro Castellitto (Pietro), Saadet Aksoy (Aska).
Carica di ricordi degli anni di guerra, Gemma si reca a Sarajevo con suo figlio Pietro per assistere a una mostra in memoria delle vittime dell'assedio, che include le fotografie del padre del ragazzo. 
Diciannove anni prima, Gemma lasciò la città in pieno conflitto con Pietro appena nato, lasciandosi alle spalle suo marito Diego, che non avrebbe mai più rivisto, e l'improvvisata famiglia sopravvissuta all'assedio: Gojko, l'irriverente poeta bosniaco, Aska, la ribelle ragazza musulmana e la piccola Sebina. 
L'intenso amore e la felicità tra Diego e Gemma non erano abbastanza per colmare l'impossibilità di Gemma a concepire figli. 
Nella Sarajevo distrutta dalla guerra, i due trovarono una possibile surrogata, Aska. 
Gemma spinse Diego tra le sue braccia per poi essere sopraffatta dal senso di colpa e dalla gelosia. 
Ora una verità attende Gemma a Sarajevo, che la costringe ad affrontare la profondità della sua perdita, il vero orrore della guerra e il potere di redenzione dell'amore. (ComingSoon)



Penelope Cruz è una Gemma affascinante - anche quando è "invecchiata" -, con un bel sorriso che però la vita spegnerà troppo presto; è una donna malinconica, cosciente che una parte del proprio cuore è sepolta sotto i cumuli di un passato che l'ha fatta soffrire.
Un passato che le ha tolto il suo grande amore Diego (che, a proposito, nel film è americano, mentre nel libro è genovese), pur lasciandole di lui un bellissimo dono: suo figlio Pietro, ormai adolescente.

Gemma ritorna dopo tanti anni in Bosnia, dietro invito dell'amico Gojko, e lo fa con la paura di ricalcare le orme di un passato che non può tornare, che non si può sistemare, e non ha la minima idea di come anche quell'unica certezza che aveva nel cuore potrebbe crollare davanti a una dolorosa ed inaspettata verità...

Come già il romanzo, anche il film mi ha suscitato le medesime e forti emozioni, perchè riprende a meraviglia l'amore fresco e genuino sbocciato immediatamente tra Diego e Gemma; tutti i tormenti della coppia per la questione dell'avere figli, in particolare la non rassegnazione da parte di lei e la consapevolezza che lui aveva di come questa infelicità di Gemma potesse ripercuotersi sul loro rapporto.
E ancora ho rivissuto l'orrore di una guerra crudele, che non guarda in faccia nessuno, che ha visto coinvolti anche Gemma e Diego, tornati a Sarajevo e poi costretti a restarvi imprigionati a causa della guerra stessa.
Una guerra dalla quale sarà difficile uscire indenni, dalla quale né lei né il suo amore Diego, né Gojko ne usciranno uguali, ma anzi profondamente cambiati.

E se anche in mezzo alle macerie, la paura e la disperazione più grandi provate da Gemma sono dovute all'idea di perdere il proprio uomo, in quest'ultimo vediamo invece un dolore diverso: quello di chi non si dà pace davanti allo strazio che c'è intorno a sè, e che a un certo punto sentirà così tanto il peso delle proprie fragilità e debolezze, della propria vigliaccheria in un momento in cui avrebbe potuto e dovuto fare qualcosa per fermare il male che avveniva sotto i suoi occhi, da prendere delle decisioni che potrebbero separarlo per sempre da Gemma.

La storia raccontata in Venuto al mondo è di quelle che fanno male, che riescono a trattare tanto un problema di coppia (quale l'infertilità e la sofferenza da essa derivante) quanto uno più grande, qual è una guerra, con realismo, lasciando trasparire ogni minimo dolore, ogni emozione, e toccando inevitabilmente il cuore dello spettatore.
E' un film molto bello e non posso che consigliarlo; non riuscirei a decidere se mi è piaciuto più il libro o il film perchè meritano entrambi allo stesso modo! 



"la poesia è Dio che ha nostalgia dell'uomo"

"La nuca è il destino, il fiume della vita…"

"Come fai a essere sempre così contento?" "Semplice: mi fa schifo la tristezza"

"Gli amori più assurdi sono i migliori"

sabato 5 marzo 2016

SVEGAN; Ricette d'amor vegano con una storia intorno, di Barbara Solinas



ultima pubblicazione by Emma books!

SVEGAN
Ricette d'amor vegano con una storia intorno
di Barbara Solinas

Ed. EmmaBooks
FORMATO: M
PREZZO: EUR 2,99


Disponibile su Bookrepublic, Amazon, Kobo, Apple e in tutte le librerie digitali


Cibo e amore vanno spesso di pari passo. Molte storie nascono a tavola o a tavola trovano il loro compimento. Cucinare è quindi un atto d’amore che può, in certi casi, diventare una vera e propria dichiarazione.
Ma cosa succede se invece è proprio il cibo a scavare un solco di incompatibilità tra due persone che si piacciono? Come si riconcilia una storia che doveva nascere su un brasato e invece sembra naufragare nel tofu? Cucinando, ovvio!
Nasce così il primo ricettario vegano con una storia d’amore intorno. Attraverso i sapori semplici della tradizione e quelli speziati tutti da scoprire, i due protagonisti impareranno a conoscersi, ad avere più cura di sé e a pensare al cibo in modo più consapevole.
Aiutata da un narratore serissimo e da sei menù originali, 

BARBARA SOLINAS ci regala un viaggio – con tanto di ricette gustosissime al seguito – tra diffidenze, pregiudizi, curiosità, passione e divertimento; un vademecum per orientarsi nell’imprevedibile mondo dei vegani radicali e di quelli semplici (Svegan, appunto); per imparare a gestire un ospite vegano e, perché no, per imparare ad amare.

venerdì 4 marzo 2016

Segnalazione: BATACLAN di Bonifacio Vincenzi



Cari lettori, sono qui per segnalarvi il nuovo libro di poesie di Bonifacio Vincenzi che si intitola:


BATACLAN
di Bonifacio Vincenzi


Ed. Lietocolle
13 euro


Bataclan è un nome venuto a tatuarsi proprio malgrado nella coscienza del mondo, un mondo che rischia però – per memoria corta ed eccesso di informazione – di dimenticare in fretta i fatti e le ragioni.
Bonifacio Vincenzi è qui a ricordarci – fuori dalla cronaca e dalla retorica dei coccodrilli – che una parte di noi è morta con i ragazzi del Bataclan, che una quota dei nostri giorni paga – che Bataclan resti o non resti coscientemente e consapevolmente presente nel pensiero – il debito di ciò che siamo diventati, di ciò che i morti di Parigi non hanno avuto modo di diventare.
Bonifacio ricorda senza paura di tremare, riportando le lancette dell’emozione al tempo dei corpi appesi alle finestre, delle armi inceppate che hanno graziato alcuni e delle armi che hanno cantato la morte di altri. Bonifacio ricorda storie collettive e individuali, riconducendo a verità i fatti non per ciò che sono stati, ma per quanto hanno simbolicamente rappresentato.


Bataclan è diviso in quattro sezioni: “Un attimo prima degli spari”; “Vittime”; “Il sorriso di Marie” 
l'autore
(questa sezione è interamente dedicata a Marie Lausch morta al Bataclan insieme al ragazzo); “L’abitudine della vita”.

E proprio dalla sezione “Il sorriso di Marie” vi lascio questa poesia molto bella:


Chi ti cerca sono le stelle cadenti
dei tuoi desideri, chi ti cerca è la strada
dove sei passata, le canzoni che nel cuore
hai cantato. Ora vai per albe
e gocce di rugiada, sbocci con i fiori
a primavera, sanno poco di te gli anni
che ti hanno strappato ma c’è,
in questa città, come una voce di gloria
nel vagito di ogni nuova vita, parla
di te e dell’orgoglio di nascere francesi.

Recensione: CIAOBANANA. La storia di Giulia di Giuliano Iovane



Cari lettori, buongiorno!

Eccomi con una recensione: si tratta di un giallo davvero avvincente il cui contenuto ruota intorno all'intolleranza, al pregiudizio, all'ignoranza e alla violenza, espresse in alcune delle loro forme.
Ringrazio la C.E. goWare per avermi inviato una copia del romanzo.

CIAOBANANA. La storia di Giulia
di Giuliano Iovane


CIAOBANANA. La storia di Giulia
goWare,
Febbraio 2016
 pp. 190
Edizione digitale € 4,99
Edizione a stampa € 11,99
Giulia

Giulia Benelli è una ginecologa che si trova in Questura, a Milano, al cospetto di un sostituto procuratore e di un funzionario di polizia, che la stanno interrogando a proposito di una serie di omicidi terribili, le cui vittime sono tutte bambine rom.
Giulia, per rispondere alle domande dei due uomini, decide di fare un salto indietro nel passato, nel proprio passato, e di raccontare la storia della propria vita.

Giulia non è stata sempre chiamata Giulia; c'è stato un periodo della sua vita in cui qualcuno l'ha chiamata con un altro nome: Zveza.
I ricordi di Giulia quand'era Zveza partono dal campo rom in cui è cresciuta con quelli che lei credeva essere i suoi genitori, i suoi fratelli, le sue sorelle, la sua gente.
Cresce respirando la cultura rom, con le sue regole interne, le sue tradizioni, i modi di concepire i ruoli maschili e femminili; cresce chiedendo l'elemosina.

Una bambina, Ciaobanana e i cartoni colorati

Chi di noi non ha mai visto un bambino fermo al semaforo, con la manina tesa per farsi dare qualche spicciolo?
Zveza conosce bene questa realtà, quello che lei chiama "lavoro", sin dall'età di sei anni, quando viene costretta dal padre a star ferma tutto il giorno a un semaforo in via Sempione a Milano, cercando di racimolare quanti più soldini può.
La piccola è così abituata a quella vita da non riuscire ad immaginarne un'altra: lei sa che ogni mattina deve prendere il suo cartone colorato e tendere le mani, accostandosi alle auto quando il semaforo è rosso e stando ferma quando è verde.
E quei suoi cartoni sono per lei una sorta di tappeto magico, che lei ama dipingere ed abbellire con i colori, così da renderli delle piccole opere d'arte, sperando che l'aiutino a fare più soldi, come si aspetta il padre, che ogni sera, davanti al fuoco attorno al quale la comunità del campo si riunisce per raccontare le esperienze della giornata, la rimprovera per gli scarsi guadagni.
E se i dipinti sui cartoni riescono un po' a rendere quel suo lavoro quotidiano meno grigio e triste, ad essi si aggiunge nel tempo anche un altro gioco divertente, quello di recarsi sempre dallo stesso fruttivendolo, salutarlo con un semplice "ciao" e intanto fissare un frutto - come la banana, ad es., - e ripetere ciao fino a quando l'uomo non si decide a darglielo.
Nasce così questo gioco del ciaobanana, che in un certo senso diverrà il leitmotiv che accompagnerà Zveza/Giulia per tutta la sua vita, anche nei momenti più difficili.
.
Zveza intanto cresce, guardando il mondo dal suo semaforo, presso il quale conosce un ragazzino di buona famiglia, un gagè (un non-zingaro), Federico, e con questi si instaura una bella amicizia, perchè lui, a differenza di altra gente, non disprezza e non ignora la bambina del semaforo.

Zveza è abituata all'indifferenza, alle scortesie, alle maleducazioni.. di tanti che si innervosiscono al solo vederla arrivare con la mano stesa; c'è anche qualche ragazzino che la minaccia o qualche adulto che la schiaffeggia con rabbia..., mai dimentica presto i maltrattamenti subiti.

Zveza non capisce perchè alcuni la odino tanto: cosa c'è di male in lei, e cosa fa di male nello stare al suo semaforo?

Purtroppo, col tempo la ragazzina imparerà a conoscere la forza negativa dei pregiudizi, e di quanto essi possano portare a conseguenze drammatiche se restano tali.

Bocconi amari...

All'età di 13 anni, per sfuggire al fidanzamento impostole dal padre, Zveza decide di scappare, portando con sè la foto dei genitori; ma qual è la sorpresa quando scopre, dietro il ritratto, un ritaglio di giornale che le svela un'amara verità: lei si chiama Giulia ed è una gagè, una bimba italiana, figlia di una coppia alla quale dei rom dieci anni prima hanno sottratto, rapito, una bimba di tre anni.

Questa scoperta sarà l'inizio di uno stravolgimento nella vita di Zveza, che - grazie all'aiuto di Federico - conoscerà la sua vera famiglia - i genitori Paolo e Anna - e si ritroverà, a 13 anni, catapultata in una realtà ben diversa da quella da cui proviene, e nella quale ha vissuto comunque per 10 anni.
Pur non essendo rom di nascita, Giulia lo è stata per tanto tempo per "acquisizione" culturale; lei è cresciuta in mezzo agli zingari, ormai ragiona come loro, vede il mondo come loro.., non sente di essere italiana, ma rom.
Sa che questo fa soffrire i suoi genitori veri, ma Giulia non riesce a staccarsi da quel mondo alla quale lei sente di appartenere indissolubilmente, e che in fondo ama, nonostante ci abbia trascorso dieci anni a causa di un rapimento.

L'ingresso nella vita "normale" (ma poi chi stabilisce che i gagè sono normali e i rom no?, si chiede la ragazza) non sarà affatto facile, ma Giulia è intelligente, determinata, e con l'aiuto di due amorevoli genitori e dell'amico Federico - col quale sboccerà l'amore - proverà in tutti i modi ad integrarsi, a studiare, a realizzarsi.

Nel corso degli anni, anche quando apparentemente i dieci anni da rom sembreranno un lontano ricordo, in Giulia non smetteranno di esserci due anime: quella gagè, consapevole di essere un'italiana che deve vivere da italiana, e quella zingara, che lei sente sua, incollata sulla propria pelle, un vestito dal quale non riesce a liberarsi.
Questo bisogno struggente e, se vogliamo, irrazionale (se guardato dall'esterno) di tornare sempre (e non solo con la mente e i ricordi...) a quel campo rom, a quella famiglia acquisita che l'ha cresciuta, a quel semaforo testimone di dieci anni della sua vita su una strada.., creeranno non pochi problemi a Giulia, che dovrà fare appello a tutta la forza interiore di cui è capace, oltre che a far suo l'aiuto di chi l'ama,  per non impazzire davanti a questa divisione dell'anima che sente dentro di sè.

Il racconto dettagliato, che è quasi una confessione intima e lucida che Giulia fa a se stessa - prima ancora che alla polizia -  della propria vita avventurosa e ricca di esperienze dolorose, che hanno del romanzesco, prende quindi le mosse da un presente che non cessa di essere complicato: Giulia deve rendere conto di un particolare che è stato ritrovato accanto ai corpi delle bambine uccise e che purtroppo la coinvolge (suo malgrado?) negli omicidi.

Cosa c'entra davvero Giulia con queste morti atroci?
E' possibile che lei sia un'assassina? Forse tutti i problemi vissuti a causa dell'esperienza traumatica (il rapimento) possono aver fatto scaturire in lei dei disturbi mentali sfociati poi in omicidi seriali?

Considerazioni.

Quando Giulia termina il proprio racconto, ritorniamo definitamente nel presente e veniamo immersi pian piano nel vero e proprio giallo che caratterizza questo romanzo.
L'Autore ci fa conoscere altri personaggi, dalla personalità complessa e che in qualche modo sono legati al passato di Zveza/Giulia, e attraverso essi, le loro parole, le loro azioni, veniamo totalmente immersi nel caso degli omicidi seriali delle bimbe rom.
Seguiremo le piste investigative, i vari ragionamenti che tutti i soggetti coinvolti fanno per dare ognuno il suo contributo alla risoluzione dell'intricato caso.
In particolare ci addentreremo in discorsi di natura criminologica interessanti e affascinanti anche nel loro essere (volutamente) strambi, che pretendono di tracciare e/o di smontare  (a seconda dei casi...) un identikit del serial killer ben preciso, così da poterlo inchiodare senza ombra di dubbio, soprattutto tenendo conto di quelle che sembrano delle prove schiaccianti...

Ma nulla è come sembra e ciò che in un certo momento e per determinate ragione sembra cristallino e inequivocabile, se lo si guarda bene, senza pregiudizi e con intelligenza, ci si rende conto che può crollare miseramente e rivelare una faccia della verità che mai avremmo immaginato.

Il romanzo è scritto ed è "costruito" davvero bene, perchè si parte da una storia nella storia - il passato della protagonista - che, non solo la polizia, ma il lettore stesso deve conoscere per capire il presente.
La storia di Giulia tocca tanti argomenti importanti, come già ho accennato: il pregiudizio verso chi è diverso, l'intolleranza e l'insofferenza verso di lui; la violenza nei confronti di chi è più debole, come appunto i bambini (il sequestro dei minori, ma anche l'abuso sessuale, l'accattonaggio...); la malattia mentale; la difficoltà di integrarsi in una società che si sente distante da sè, se non addirittura ostile...
E  poi c'è tutta la parte relativa all'identificazione della personalità dei serial killer, che esercita inevitabilmente la sua attrattiva, bombardati come siamo, ai nostri giorni, dai tanti casi di omicidi che diventano casi mediatici, di cui si parla e straparla nelle varie trasmissioni tv, con tanto di contributi da parte di esperti nel settore (avvocati, psichiatri, criminologi...).

E' un romanzo che si legge con molto interesse dalla prima all'ultima pagina, il ritmo è sempre serrato, sia nella narrazione in prima persona (da parte di Giulia, del proprio vissuto, delle proprie emozioni, paure, fragilità, punti di forza...) che in quella relativa al presente e quindi al mistero dei brutali assassini di bimbe rom innocenti.
Giulia colpisce il lettore e piace perchè è un personaggio ben caratterizzato, che ne vive di tutti i colori ma che a modo suo riesce sempre a cadere in piedi, perchè è una persona buona, capace di perdonare e di guardare avanti, che ha dovuto imparare a convivere con le piccole e grandi contraddizioni presenti dentro di sè, insegnando a chi le è vicino il valore del rispetto per chi vive secondo costumi e abitudini diversi dai propri.

Un bel romanzo, profondo per le tematiche affrontate e per il modo in cui sono presentate al lettore, non posso che consigliarlo!

giovedì 3 marzo 2016

Anteprima Nord Edizioni: NON TI DIRO' MAI ADDIO di Jessica Brockmole (dal 17 marzo)



"Una trascinante storia d'amore, che celebra il potere della speranza, il suo trionfo": queste sono le parole con cui Vanessa Diffenbaugh, l'Autrice de "Il linguaggio segreto dei fiori", ha definito l'ultimo romanzo di Jessica Brockmole, dal 17 marzo in libreria.


NON TI DIRO' MAI ADDIO
di Jessica Brockmole

Editrice Nord
382 pp
18 euro
in libreria:
17 MARZO 2016
Il destino li ha fatti incontrare
La guerra li ha divisi
Ma l’amore è una promessa che custodiscono nel cuore

Trama

Quando Clare Ross arriva in Francia, la prima cosa che pensa è che i colori siano tutti sbagliati. 
Non c'è traccia del rassicurante grigio della sua Scozia, ed è come se lei fosse stata catapultata in un mondo estraneo, troppo brillante. 
L'unico colore che fin da subito la fa sentire a casa è il castano profondo degli occhi di Luc Crèpet, il figlio degli amici di famiglia presso cui Clare è ospite. 
Grazie alla passione comune per l'arte e la pittura, durante una magica, intensa estate, tra Luc e Clare s'instaura un rapporto di tenera amicizia; giorno dopo giorno, Luc tinge la vita di Clare di una sfumatura nuova e vivace, mentre Clare tratteggia i contorni di un'emozione che Luc non aveva mai provato prima. 
Ancora non lo sanno, ma quella sarà l'ultima estate spensierata della loro giovinezza: è il 1914 e su entrambi incombe l'ombra della guerra, che ben presto porterà Luc a combattere in trincea, richiamando Claire a sicuro in Scozia.
Devastato dalla sua lontananza, Luc comincia a scrivere lettere a Claire, nonostante la guerra lo porti a spostarsi da un posto all'altro.
Anni dopo, Claire,  ormai un'artista, torna in Francia per contribuire a creare protesi facciali per i soldati feriti. Uno dei veterani che arriva nel suo studio le sembra familiare, e man mano che la sua maschera prende forma sotto le sue dita, riconosce Luc. 
Ma questo soldato, reso amaro dalla guerra, è ancora lo stesso ragazzo che ha scritto le sue lettere malinconiche da Parigi? Dopo la guerra e tanti anni di separazione, Claire e Luc saranno in grado riprendere il loro legame da dove si era interrotto?
Poco importa quanti anni siano trascorsi e quanto ostacoli ci saranno ancora da superare: Luc e Claire non smetteranno mai di sognare che il loro amore trionferà su tutto e che un giorno torneranno a dipingere insieme il loro futuro...

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Dando vita a due personaggi indimenticabili e restituendoci tutta la complessita del periodo storico in cui essi vivono, Jessica Brockmole ci mostra come l'amore e il perdono ci possano riscattare.

L'autrice.
Jessica Brockmole ha vissuto per diversi anni in Scozia, scoprendo quanto sia difficile mantenere un rapporto a distanza, proprio come la sua protagonista. Attualmente vive in Indiana col marito e collabora come critica letteraria per l'Historical Book Review. Con Editrice Nord ha già pubblicato "Novemila giorni e una sola notte" (titolo originale: "Letters from Skye", che si è imposto come fenomeno editoriale già prima della pubblicazione (2013).

Cover librose



Ecco qualche cover anche questo giovedì!
sono tutte e quattro copertine di libri che ruotano attorno ... ai libri! ;)

C'è qualcuna di esse che vi piace? ^_-


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