sabato 15 luglio 2017

Recensione: FORE MORRA di Diego Di Dio (RC2017)



Accattivante per stile di scrittura e storia, ricco di tensione, crudo, spiazzante, e un ritmo vivace che ti prende dalla prima all'ultima pagina, immergendoti in una realtà complessa, feroce, dove, se redimersi è quasi impossibile, combattere con tutte le forze, sperando almeno di sopravvivere, diventa necessario.


FORE MORRA
di Diego Di Dio



315  pp
Fanucci Ed.
LINK PER ACQUISTO

"Siamo uguali, Buba. Siamo due universi divisi a metà. La luce e il buio trovano lo stesso spazio dentro di noi. Combattono, si odiano. Si amano".

Alisa e Buba sono due sicari professionisti che svolgono benissimo il proprio lavoro e sono per questo molto noti nell’ambiente criminale.
Li conosciamo proprio il giorno in cui vengono assoldati per un lavoretto: devono ammazzare un piccolo boss che sta dando fastidio ad un altro più potente; i due killer si preparano per la missione in modo minuzioso ma scoprono, giunti sul posto, che è una trappola…

In realtà c’è qualcuno che sta dando loro la caccia da un po’ di tempo, più precisamente da quando cinque anni prima Buba e Alisa hanno fatto fuori un commercialista, tale Vito Pastore, che lavorava per un camorrista.
Ebbene, ad aver ordito la trappola contro i due killer è il fratello di Pastore, che vuol vendicare il parente.

Buba e Alisa hanno la pelle dura, non improvvisano nulla e sono allenati come soldati ad affrontare anche gli imprevisti, così con la calma razionale e fredda che appartiene a Buba, e l’agilità di Alisa, riescono a sfuggire a chi li vuol morti.

Ma i guai non sono finiti: c’è un pesce molto più grosso che sta col fiato sul collo ai due, o meglio ad Alisa: un boss potente, di cui loro non conoscono ancora l’identità, che è intenzionato a prendere Alisa viva, perché contro di lei sta organizzando un’atroce vendetta.

Di chi si tratta e perché ce l’ha a morte con la donna?

Alisa e Buba sanno di dover stare sul chi va là e che sono davvero poche le persone di cui possono fidarsi; una sola cosa è certa per loro: la consapevolezza di poter contare l’uno sull’altro sempre, perché ad unirli c'è un legame di affetto e stima molto forte che nulla può spezzare.

Oggi entrambi sono degli assassini spietati e impassibili ma tanto diversi per carattere e storia personale; sia Buba che Alisa hanno attraversato esperienze che li hanno formati e resi ciò che sono ora, lasciando però enormi cicatrici (sul corpo e nel loro cuore).

Buba è un uomo alto e atletico, dal fisico possente, è preciso e maniacale (è anche amante della letteratura), ma soprattutto è una macchina di morte cinica ed efficiente dal passato oscuro, che neanche la sua compagna di lavoro conosce.

Quest’ultima è una ragazza che è sopravvissuta ad esperienze terribili, passando attraverso un’infanzia di povertà, soprusi, botte e maltrattamenti da parte anzitutto di un padre che non l’ha mai amata e che ha riversato sull’unica figlia rabbia e dolore.
Alisa porta lo stesso nome della mamma, morta dandola alla luce; la donna era molto amata dal marito, Carmine, che quindi addossa la colpa della morte della compagna alla bambina.

La piccola Alisa cresce circondata dall’indifferenza di un padre che dovrebbe proteggerla e prendersi cura di lei ed invece la tratta come uno straccio; Alisa non ricorda un gesto d’affetto da parte sua, una carezza, un sorriso….

Al contrario: da Carmine riceve schiaffi, calci, insulti, ghigni che non fanno presagire nulla di buono e infatti quest’uomo sarà capace di commettere atti abietti nei confronti della figlia.

Alisa cresce senza amore, all’ombra di un padre che la guarda con odio e che la fa sentire in colpa per la morte della moglie; le uniche due persone che le danno momenti di serenità sono la vicina di casa, la buona signora Romeo (che purtroppo muore quando Alisa ha tanto bisogno di lei) e il cugino Tony, che però venera Carmine e lo ama come un padre, desiderando un giorno entrare anch’egli nella vita malavitosa e fare affari insieme a lui…

Sono anni terribili quelli vissuti nella casa paterna; è un incubo essere la figlia di un uomo così, che arriva a legarti ad una sedia durante il giorno mentre lui va a “lavorare”.

Un giorno la giovanissima Alisa trova il coraggio di disobbedirgli e scappare per ore dalle grinfie di Carmine, gustando il sapore della libertà: la libertà dalla paura, dalle sensazioni costanti di terrore, dalla crudeltà imprevedibile di un padre senza amore:

“So solo che per un istante assaporai la gioia di essere una cosa sola con la libertà. La respiravo, la sentivo scorrere in me. Ma quella libertà non era solo il grido di felicità di un prigioniero evaso. Mi sentii libera non dal dolore, ma dalla paura. I tormenti fisici c’entravano poco: gli schiaffi, i pugni, i calci lasciavano lividi che sarebbero spariti col tempo. Il vero strazio era il terrore, che mi soffocava le parole in gola, che mi stringeva lo stomaco in una morsa implacabile. Era questo il tranello ultimo di Carmine: la paura dell’imprevedibilità. Qualunque cosa, anche il gesto più insignificante, poteva scatenare la sua rabbia”.

Ed infatti quest’atto di ribellione le costerà una carissima punizione, che le procurerà molto dolore e le scaverà solchi di sofferenze e traumi che la segneranno per sempre.

Eppure quella giornata in libertà porta con sé qualcosa di buono: conosce infatti un gay, che ama travestirsi da donna e andare in giro per metrò a raccogliere qualche spicciolo sciorinando buffe rime e divertenti filastrocche. Si fa chiamare Pavella e, non troppo più tardi da quel primo incontro, Alisa incrocerà di nuovo il proprio cammino con quello di lui.

La narrazione procede, di capitolo in capitolo, passando dal presente al passato, ed infatti le vicende di Alisa adulta si intervallano con quelle di lei bambina e ragazza.

La donna di oggi si guarda indietro, fa un tuffo doloroso nel passato e comprendiamo come è arrivata a conoscere Buba e quali tristi vicende ha dovuto vivere e sopportare.
I suoi ricordi sembrano foglietti sparsi senza un ordine logico nella sua mente, e alcuni di essi sono più sbiaditi di altri, ma tra questi momenti confusi che formano il suo passato c’è un dolore che è il più vivido di tutti, capace non solo di crearle lacerazioni dentro e fuori, ma anche di innescare una serie di eventi ed incontri che daranno un determinato corso alla vita di Alisa, la quale a soli sedici anni vivrà un’esperienza traumatica, di tradimento, abuso, umiliazione…

Questo viaggio tra i ricordi è necessario tanto al lettore per capire gli avvenimenti del presente, quanto alla stessa Alisa, per la medesima ragione: il potente boss che le sta dando la caccia con insistenza, ammazzando chiunque incroci sulla via che porta a lei, chi è e da quale antro oscuro del suo passato viene fuori? A chi Alisa ha fatto un torto così grave da meritare un tale accanimento?

Proprio andando a ritroso nella memoria, riesplorando le violenze subite, la solitudine provata, la paura, la consapevolezza che la morte le è sempre in qualche modo passata accanto più di una volta, la donna potrà cercare di capire chi c’è dietro la intricata macchinazione organizzata contro di lei e, di riflesso, contro il fedele compagno Buba.


Insieme, i due devono guardarsi le spalle reciprocamente, addentrarsi per le vie di una Napoli pericolosa e in quelle, ancora più minacciose, di una mente umana devastata da odio e rancore, e in grado, per questo, di provocare spirali di violenze e morti, molte delle quali innocenti.

Considerazioni.

“Fore morra” è un thriller dal ritmo incalzante, che lascia senza respiro il lettore, coinvolgendolo nelle vicende di Alisa ragazzina e poi Alisa donna, la cui esistenza è costellata da pericoli, da poche persone che le vogliono bene e desiderano aiutarla e troppe che, al contrario, le faranno del male. La parte relativa alla sua infanzia è “tremenda” dal punto di vista emotivo, perché mostra in modo concreto e senza mezze misure quanto sia difficile nascere e vivere in un contesto malavitoso, in quei quartieri dove la criminalità organizzata comanda tutto e tutti, e se non trovi la forza per andartene vieni risucchiato in meccanismi perversi e molto pericolosi.

La parte di Napoli (le vicende, per un breve tempo, si spostano a Castel Volturno) che fa da sfondo alle vicende camorristiche è ritratta con pennellate vivide e realistiche, tanto che ci sembra di essere insieme alla protagonista mentre cammina per le strade e i quartieri, caratterizzati da determinati suoni - gli schiamazzi dei bambini, le voci delle donne e degli uomini… - e odori, che sia il profumo del cibo cucinato, del sapone dei panni stesi o della puzza delle fognature. È la Napoli, quella di “Fore morra”, degli spacciatori di droga, del traffico della prostituzione, delle lotte tra piccoli o grandi mafiosi che si contendono le piazze di spaccio o il contrabbando.

Le scene descritte si susseguono come delle sequenze cinematografiche ricche di suspense, la scrittura è dettagliata e asciutta ma allo stesso tempo, non si perde in eccessive descrizioni ma tutto è funzionale alle vicende narrate, che inevitabilmente sono molto dinamiche e i personaggi che intervengono a creare movimento sono come delle schegge impazzite che colpiscono in pieno petto.

C’è però anche spazio per la caratterizzazione psicologica dei personaggi, in special modo della protagonista e del suo amico e collega, Buba; verso di loro ho provato, nel corso della lettura, sentimenti contrastanti: da una parte non posso non scuotere la testa davanti alla loro fredda spietatezza nell’ammazzare le vittime designate e, ancor più, nel torturare persone alle quali bisogna estorcere informazioni; dall’altra, però, è inevitabile desiderare di scorgere quel guizzo di umanità che evidentemente in loro è ancora presente, e che li rende ben più che delle macchine da guerra senza emozioni.

Con Alisa non riesco a non “simpatizzare” (pur disapprovandone le scelte di vita) perché, se è vero che da adulta è un’assassina, è altrettanto vero che ne ha passate di tutti i colori (non che questo sia una giustificazione a diventare un killer, ovvio) ed è cresciuta in un contesto di violenza che l’ha segnata e comunque ha contribuito a renderla quella che è; Buba è un personaggio più enigmatico, ambiguo, sembra indossare perennemente una maschera di imperturbabilità che lo protegge da qualsiasi scalfittura, ma durante il racconto comprendiamo che anche dietro il suo comportamento si nasconde un dolore che non è riuscito a superare e che lo logora dentro.

Diego Di Dio scrive davvero bene, è coinvolgente, ti fa appassionare alla storia e ai personaggi coinvolti e leggi un capitolo desiderando andare oltre, perché non riesci a staccarti dalle pagine; è un po’ come quando guardi una puntata della tua serie preferita (ehm… tipo Gomorra?) e fremi all’idea che dovrai aspettare una settimana per vedere la prossima…! Fortunatamente, per un romanzo non devi soffrire, perché ti basta semplicemente proseguire con la lettura e soddisfare ogni curiosità.

Bramosia di potere, avidità insaziabile di far soldi, di svestire i panni del “pesce piccolo” per diventare un camorrista temuto a cui tutti obbediscono senza fiatare; patti e alleanze violati senza pensarci due volte, tutti sono pronti a tradire tutti…: la realtà raccontata dall’Autore è intrisa di sangue e violenza, è una tormentata denuncia di un modo di vivere fuori dalle regole, dal quale è difficilissimo uscire. Eppure, fino alla fine, tu lettore ti ritrovi a sperare (a me quantomeno è accaduto questo) che per Alisa e Buba ci sia “un altro finale” che li riscatti da tutto il marcio che hanno respirato da quando son nati.


Non so se si capisce che lo consiglio ^_^


READING CHALLENGE
Obiettivo n.29 -
Un libro ambientato a Napoli

Frammenti di "Io non mi chiamo Miriam"



Un passaggio del libro "Io non mi chiamo Miriam", che mi ha fatto pensare ad una nota poesia...


"Al di là del filo spinato c'era qualcosa che avrebbe potuto essere un prato, se non fosse stato così intriso d'acqua, e dietro c'era un muro grigio. Sì, in effetti, sembrava quasi un vero prato con solo qualche pozza qui e là e qualche chiazza di terra nuda, ma per il resto grandi alberi con rami grigi e zolle di erba verde. E fiori. Fiorellini gialli. Una farfalla si sollevò da un fiore e si avvicinò ignara alla recinzione dietro la baracca. Miriam trattenne il fiato. Sarebbe morta? No. Non voleva davvero che la farfallina morisse. Per un paio di secondi, quando si avvicinò al filo spinato, sembrò che dovesse accadere il peggio, ma poi, a una ventina di centimetri dalla corrente, frenò e riprese a svolazzare sul verde fino ad atterrare su un fiore distante, fermandosi lì per un po'. Infine si alzò in volo e sparì al di là del muro.Era salva."



LA FARFALLA


L’ultima, proprio l’ultima,
link
di un giallo così intenso, così
assolutamente giallo,
come una lacrima di sole quando cade
sopra una roccia bianca
così gialla, così gialla!
l’ultima,
volava in alto leggera,
aleggiava sicura
per baciare il suo ultimo mondo.
Tra qualche giorno
sarà già la mia settima settimana
di ghetto:
i miei mi hanno ritrovato qui
e qui mi chiamano i fiori di ruta
e il bianco candeliere di castagno
nel cortile.
Ma qui non ho rivisto nessuna farfalla.
Quella dell’altra volta fu l’ultima:
le farfalle non vivono nel ghetto.

(Pavel Friedman, Praga 1921 – Auschwitz 1944)

venerdì 14 luglio 2017

RITORNO ALLA BRUGHIERA di Thomas Hardy // TRISTANA di Benito Pérez Galdòs (mini-recensioni)



Qualche anno fa mio fratello pensò bene di acquistare la collana dei "Romanzi dell'Ottocento", composta da una sessantina di volumi, se non vado errata, e in vendita come allegati del giornale "La Repubblica".
Ricordo che lessi parecchi romanzi della suddetta collana, e che al tempo mi appuntai qualche riflessione in merito ad alcuni di essi.


Oggi vi parlerò di due classici dell'Ottocento, uno inglese, l'altro spagnolo.


RITORNO ALLA BRUGHIERA
di Thomas Hardy



“Ho detto addio alla pena, e credevo di averla lasciata dietro, lontana; ma lei, allegra, allegra, teneramente m’ama; e m’è così devota, è così buona. Potrei ingannarla, e abbandonarla, ma ah!, è così devota, è così buona”.


illustrazione di Arthur Hopkins
(Wikipedia)
Questo romanzo fu pubblicato nel 1878 e in italiano è anche noto come Il ritorno del nativo o La brughiera.

Il protagonista è Clym Yeobright, che fa ritorno al paese nativo per ritrovare in un certo se stesso, le proprie radici, oltre che il senso di una missione.
Clym ha vissuto lungo tempo a Parigi, commerciando diamanti, e ha conosciuto il mondo moderno, fatto di lussi e piaceri effimeri e finti, da cui è quindi fuggito per tornare alla casa materna, con lo scopo di rendere migliore la gente semplice della brughiera, costretta all'ignoranza dall'ingiustizia sociale.

Clym si innamora dell'irrequieta Eustacia Vye, che finisce per idealizzare, ma la donna non è come lui, anzi è il suo opposto: è capricciosa, appassionata, odia la brughiera, la noia, la fatica e lo squallore della vita di campagna e sogna di poter vivere “altrove”, tipo Parigi, e spera che Clym la porti lì dopo il matrimonio. 
Instabile nei sentimenti, ostinata ed egoista, Eustacia sogna cose decisamente diverse da quelle cui ambisce il marito e con lui, infatti, ha in comune ben poco...
Il loro matrimonio infelice provoca danni nella vita di quanti sono loro vicini, in particolare  Damon Wildeve, l'ex amante di Eustacia, la madre di Clym e la cugina Thomasin.

Il rapporto, ad es., con la suocera è davvero disastroso: la signora Yeobright non fa che discutere con il figlio e la nuora, arrivando ad architettare sotterfugi pur di tenere stretto a sè Clym e riconciliarsi con lui, andando incontro anche ad un drammatico destino...
Un altro personaggio che gravita attorno al filone principale è Diggory Venn, l’uomo dell’ocra tutto tinto di rosso che si aggira per la brughiera, malato d'amore per la giovane Thomasin, infelice sposa di Damon Wildeve.

Tutti i personaggi sono coinvolti nel ciclo degli eventi, a cominciare dal protagonista, che è così preso dalle proprie ambizioni da non accorgersi della realtà, e del resto la malattia agli occhi che lo colpisce in un certo senso rappresenta il male oscuro della sua anima.

A muovere le carte di tutti coloro che vivono nella brughiera è il destino, il quale sembra giocare con le esistenze di ciascuno di essi, di questi uomini e donne che amano, lottano, soffrono, vivono aspettando la fine del loro viaggio.

Siamo nel sud ovest dell'Inghilterra, nel Wessex, in particolare a Egdon Heath, una brulla e desolata distesa di terra, percossa dai venti, caratterizzata da primavere brevi, calde estati, lunghi inverni di neve e di buio.
Proprio questa aspra brughiera semideserta dà voce e forza, facendo da sfondo, alle vicende di due uomini e due donne in particolare - i cui destini si incrociano tra loro -, e di tali vicende diventa spettatrice e al contempo con esse sembra interagire.
Edgon Heath è in fondo la vera protagonista del racconto grazie al minuzioso ritratto che ce ne dà l'Autore e che simboleggia un vero e proprio paesaggio dell'anima.

Questo classico illustra quanto può essere tragica un'illusione romantica e come i suoi protagonisti non riescano a riconoscere le proprie opportunità per controllare i propri destini.

Ricordo che, pur non essendo un'amante delle sequenze descrittive, la narrazione non mi venne a noia perchè percepii l'importanza dell'ambiente naturale nella storia e ne fui affascinata, storia che tra l'altro si rivelò interessante; certo, la narrazione non ha un ritmo incalzante ma ho un ricordo positivo di questo romanzo.



Il secondo classico di cui vorrei parlarvi brevemente è...


TRISTANA
di Benito Pérez Galdòs 



Anno di pubblicazione: 1892.

Tristana è uno dei più brevi romanzi di Galdos; esso è una storia di amore e profonda perversione che inevitabilmente portano alla rovina.

Tristana, la protagonista di questo libro, è una giovane piena di passione, che cerca di ribellarsi a quelle circostanze familiari e sociali che le impediscono di raggiungere l'indipendenza e la felicità. 

La sua esistenza è legata a quella del gentiluomo Don Lope, un don Giovanni invecchiato, un aristocratico accantonato dal corso dei tempi, un padre adottivo che sottomette a sè Tristana, finendo però per confondere il ruolo di padre adottivo... con quello di amante.

Tra loro si frappone il pittore Horacio, che si innamora di Tristana e tenta invano di sottrarla a don Lope, diventando piuttosto una pedina nel vizioso gioco fra l’anziano gentiluomo e la giovane Tristana. 

Devo dire che, a differenza del precedente romanzo, questo non mi è rimasto granchè impresso, anche se rammento di averlo trovato abbastanza scorrevole, piacevole, tra l'altro è breve quindi si legge velocemente, e ben illustra il contrasto tra questo donnaiolo, Don Lope, ormai giunto al crepuscolo della propria vita da latin lover seduttore, che però distrugge l'innocenza della giovane, e quest'ultima, sognatrice e idealista, i cui tentativi di emancipazione da una società sordida e repressiva incontrano non pochi ostacoli.


giovedì 13 luglio 2017

Libro in lettura: IO NON MI CHIAMO MIRIAM di Majgull Axelsson



Carissimi, due giorni fa ho ricevuto quattro libri - in quanto giurata del Gran Premio delle Lettrici di Elle - e sono immersa nella lettura del primo.
Tutti e quattro devo recensirli entro il 1° agosto, quindi mi dedicherò a questi quattro bei romanzi, intanto vi lascio la trama di quello che ho in lettura, cioè IO NON MI CHIAMO MIRIAM di Majgull Axelsson; come vedete voi stessi, leggendola, affronta temi importanti.




«Io non mi chiamo Miriam», dice di colpo un’elegante signora svedese il giorno del suo ottantacinquesimo compleanno, di fronte al bracciale con il nome inciso che le regala la famiglia.
Quello che le sfugge è una verità tenuta nascosta per settant’anni, ma che ora sente il bisogno e il dovere di confessare alla sua giovane nipote: la storia di una ragazzina rom di nome Malika che sopravvisse ai campi di concentramento fingendosi ebrea, infilando i vestiti di una coetanea morta durante il viaggio da Auschwitz a Ravensbrück. 
Così Malika diventò Miriam, e per paura di essere esclusa, abbandonata a se stessa, o per un disperato desiderio di appartenenza continuò sempre a mentire, anche quando fu accolta calorosamente nella Svezia del dopoguerra, dove i rom, malgrado tutto, erano ancora perseguitati. Dando voce e corpo a una donna non ebrea che ha vissuto sulla propria pelle l’Olocausto, Majgull Axelsson affronta con rara delicatezza e profonda empatia uno dei capitoli più dolorosi della storia d’Europa e il destino poco noto del fiero popolo rom, che osò ribellarsi con ogni mezzo alle SS di Auschwitz. 
"Io non mi chiamo Miriam" parla ai nostri giorni di crescente sospetto verso l’«altro» interrogandosi sull’identità – etnica, culturale, ma soprattutto personale – e riuscendo a trasmettere la paura e la forza di una persona sola al mondo, costretta nel lager come per il resto della vita a tacere, fingere e stare all’erta, a soppesare ogni sguardo senza mai potersi fidare di nessuno, a soffocare i ricordi, i rimorsi, il dolore per gli affetti perduti: «Non si può dire tutto! Non se si è della razza sbagliata e si ha vissuto sulla propria pelle l’intero secolo.»


AVETE LETTO LETTO QUESTO LIBRO?

martedì 11 luglio 2017

Recensione: FLOX SORRIDE IN AUTUNNO di Elisabetta Gnone



Il terzo mistero di Fairy Oak, narratoci dalla dolce fatina Felì, ruota attorno all'amicizia, un valore importantissimo, vitale e di certo molto presente tra gli abitanti del villaggio e, in particolare, tra i membri della vivace Banda capeggiata dal bel Grisam.

FLOX SORRIDE IN AUTUNNO
di Elisabetta Gnone



LINK AMAZON
Età di lettura:
Da 8 anni 
A Fairy Oak sta per entrare l'autunno, con i suoi venti impetuosi che fanno alzare le foglie secche, e come ogni anno ecco che di punto in bianco, un giorno di settembre, qualcuno commette una stranezza più strana delle solite e la normalità sembra sparire per far posto alla "danza delle follie di stagione""

In quei giorni ciascuno sembra dare davvero il meglio di sé quanto a fantasia, forza, abilità e... stravaganza. 
Anche gli alberi non scherzano, l'intera Valle sembra stregata. 

Tanto per dirne una: il vecchio brontolone Meum McDale s'è appollaiato sul tetto di casa, dove c'è un nido di cicogna, con un cannocchiale in mano, e si ostina a non voler scendere giù, nonostante le insistenze della moglie Campanula e di altri abitanti del villaggio.
Che gli sarà preso al vecchio mago?
Tutti son curiosi, adulti, ragazzi e bambini, e tutti cercano di parlargli e di capire cosa ci faccia sul tetto e quanto tempo ha deciso di restarci.
Meum è scontroso, non bisogna insistere troppo con le domande, i ragazzini della Banda lo sanno bene, ma la loro curiosità è irrefrenabile comunque...!

Ma non c'è soltanto Meum a incuriosirli, bensì un altro mistero ben più intrigante: pare che ci sia qualcuno che si diverte a uscire e entrare dai sotterranei della scuola... 
Di chi si tratta e perchè se ne va in giro furtivo, nascosto da un mantello e con una lanterna in mano, cercando di non farsi beccare?

Il guardiano della scuola, Joe, dice che son tutte sciocchezze e che lui non ha visto nessuno, ma Vaniglia, Pervinca, Flox, Grisam e tutti gli altri della combriccola, sentono puzza di bruciato e sono intenzionati a sciogliere il mistero.

Del resto, curiosoni e vivaci come sono, chi riuscirebbe mai a farli desistere dalla loro impresa?

Al centro di questo terzo mistero, comunque, non c'è solo la "misteriosa figura" che gironzola nei sotterranei, ma soprattutto c'è lei, la dolce Flox,  la ragazza arcobaleno, l'amica del cuore di Vi e Babù, colei che ama i colori, la natura e che si veste in modo unico e particolare.
E proprio Flox ha tutta una sua teoria sul perchè accadono cose strane e un po' matte alla gente del villaggio quando fa capolino l'autunno: dipende tutto dal tripudio di splendidi colori che inonda la Valle...! 

Ma il giovane lettore scoprirà meglio la sua simpatica teoria avventurandosi tra le pagine di questo terzo appuntamento con i misteri di Fairy Oak, in cui si viene immersi nelle magiche e sognanti atmosfere che avvolgono le tante avventure di Vì, Babù e dei loro inseparabili amichetti, che non sono soltanto pimpanti e sempre alla ricerca del brivido, ma anche leali, affettuosi, comprensivi.
Sono dei veri amici gli uni per gli altri, e quando uno di loro è preoccupato o c'è qualcosa che non va, gli restano accanto e non smettono di parlare di tutto pur di distrarlo o di dargli rassicuranti pacche sulle spalle, perchè

"... questa era l'amicizia a Fairy Oak, ovunque ti giravi, te la ritrovavi davanti e qualche volta era così impetuosa che ti lasciava i lividi. E non solo sulla pelle.".


Il lettore ritrova i giovanissimi personaggi già incontrati nei volumi precedenti, le streghette e i maghetti del Buio e della Luce, ciascuno con la propria personalità, il proprio modo caratteristico di parlare, vestirsi...; ritrova la saggia strega Tomelilla, che sa sempre tutto ma a volte fa finta di non sapere nulla; l'antipatica smorfiosetta Scarlet Pimpernel, che la frizzante Pervinca si diverte a trasformare in qualche buffo animaletto; e ci sono i tanti e bizzarri uomini e donne di Fairy Oak, ognuno con le proprie stranezze, anch'essi spesso bisognosi di aiuto, solidarietà e di riassaporare il bello di avere degli amici.

Tra le marachelle magiche di Vì e Flox a scuola, tra i ragionamenti profondi della dolcissima Babù, tra i giri di perlustrazione al buio nei sotterranei, alla scoperta di nuovi eccitanti misteri, tra querce distratte e lettere romantiche..., Elisabetta Gnone ci regala un altro magico capitolo di questa deliziosa saga, ambientata in un posto senza tempo, che fa sognare per i suoi colori caldi e accesi, i suoi profumi buonissimi, la sua natura rigogliosa e viva, i suoi simpatici e stravaganti abitanti, e conquista ancora i suoi lettori con una scrittura semplice, ultra scorrevole ma anche attenta ai particolari, con descrizioni efficaci che stimolano l'immaginazione di chi legge... e intanto sogna ad occhi aperti!
Anche il presente volume è corredato di incantevoli illustrazioni, un'esplosione molto suggestiva di colori e immagini.

Dedicato ... "a chi sa colorare il vento"!!


Recensioni dei libri precedenti:

- NEWS - Film tratti dai libri in arrivo al cinema (luglio - agosto - settembre - ottobre)



Cari lettori e amanti del cinema, diamo un'occhiata ad alcuni dei diversi film tratti dai libri che troverete al cinema a breve, e anticipiamo anche qualcosa che vedremo più in là, dopo l'estate.

Vi ricordo che c'è il post di riferimento che cerco di tenere aggiornato ^_-






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Allora, partiamo da Cane mangia cane, adattamento dell'omonimo romanzo di Edward Bunker, diretto e cosceneggiato da Paul Schrader e intepretato da Nicolas Cage e Willem Dafoe.


DATA USCITA: 13 luglio 2017
GENERE: Azione, Drammatico, Thriller

Troy, Mad Dog e Diesel sono tre ex galeotti che lottano quotidianamente per cercare di reinserirsi nella vita civile, senza tuttavia ottenere i risultati sperati. Quando un potente boss offre loro la possibilità di compiere un ultimo crimine, grazie al quale potrebbero sistemarsi per il resto della loro vita, i tre decidono di accettare senza troppe esitazioni.


PRIMA DI DOMANI è invece tratto da "Before I fall" di Lauren Olivier, già pubblicato in Italia da Piemme (2010) col titolo E FINALMENTE TI DIRO' ADDIO (recensione)


DATA USCITA: 19 luglio 2017
GENERE: Drammatico
REGIA: Ry Russo-Young
ATTORI: Zoey Deutch, Halston Sage, Logan Miller, Elena Kampourish, Kian Lawley, Medalion Rahimi, Cynthy Wu, Erica Tremblay.

Sam (Zoey Dutch) rimane intrappolata in un ripetitivo vortice temporale, che la costringe a rivivere la stessa giornata fino al momento della sua morte. Nessun altro sembra accorgersi della preoccupante ripetizione di eventi, non il suo ragazzo perfetto, né le due migliori amiche. 
Per uscire dal loop temporale Sam dovrà indagare sul fenomeno per conto suo, capire quale parte della giornata modificare, quali comportamenti correggere e soprattutto a quali persone dedicare il tempo ridotto. 
Il tragico incidente potrebbe in fondo rivelarsi un'occasione preziosa per rimediare agli errori del passato e rimandare indietro l'orologio, o piuttosto mandarlo avanti.


Il mese prossimo ci attende La Torre Nera (The Dark Tower) di Stephen King: sarà al cinema dal 18 agosto diretto da Nikolaj Arcel 
Il pistolero Roland Deschain si aggira in un paesaggio simile a quello del vecchio West alla ricerca della Torre Nera, nella speranza che raggiungendola possa preservare il suo mondo morente.
Nel cast Matthew McConaughey, Idris Elba, Katheryn Winnick.

A settembre:

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L'inganno (The Beguiled) è un film scritto e diretto da Sofia Coppola, con protagonisti Colin Farrell, Nicole Kidman, Kirsten Dunst e Elle Fanning; è l'adattamento cinematografico del romanzo A Painted Devil (1966) scritto da Thomas P. Cullinan.

DATA DI USCITA: 21 SETTEMBRE 2017.

Si svolge in un collegio femminile nello stato della Virginia, durante la Guerra di Secessione americana. Protette dalle spesse pareti del Farnsworth Seminary, le studentesse della scuola diretta da Miss Martha (Nicole Kidman) conducono una vita fortemente ritualizzata, scandita dai pasti, dalla preghiera e dalle lezioni di francese, con qualche attesa e confortante parentesi musicale. Lontane dal conflitto, si sforzano di mantenere nella quotidianità quell'atteggiamento fiero e compassato che si addice alle signorine della loro età. Ma la gabbia dorata che l'istitutrice ha costruito intorno a loro è destinata a crollare, quando la guerra bussa alla porta nella forma di un soldato ferito e bisognoso di cure, John McBurney (Colin Farrell). All'uomo vengono offerti rifugio e ospitalità, e solo più tardi le ragazze si accorgono di come una presenza maschile abbia scatenando egoismi e rivalità senza precedenti. Alicia (Elle Fanning) comincia a portare i capelli sciolti e ad allentare il corsetto, rubando le attenzioni del soldato all'innocente Edwina (Kirsten Dunst). 
L'etichetta sociale viene infranta e gli ultimi residui di formalità ostentata diventano cornice di un thriller psicologico e d'atmosfera.

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A settembre arriva NOI SIAMO TUTTO, tratto da Everything, Everything di Nicola Yoon, che racconta la storia di una ragazza allergica praticamente a tutto che si innamora del "ragazzo della porta accanto", che diventa il più grosso rischio che le poteva capitare...

DATA USCITA: 21 settembre 2017
GENERE: Drammatico
REGIA: Stella Meghie
ATTORI: Amandla Stenberg, Nick Robinson, Ana de la Reguera, Anika Noni Rose, Taylor Hickson, Danube Hermosillo, Dan Payne,


A causa di una grave malattia che non le permette di uscire fuori di casa, Maddy (Amandla Stenberg) ha raggiunto la maggiore età senza vivere nemmeno una delle piccole esperienze sperimentate dai suoi coetanei. 
Cresciuta in una gabbia dorata con la sola compagnia della madre e dell'infermiera Carla (Ana de la Reguera), non ha mai ricevuto il primo bacio, né visto da vicino l'oceano e la spiaggia, se non in fotografia. 
Le uniche avventure concesse sono contenute nella pila di volumi letti sugli scaffali, quelle future nei libri che non ha ancora sfogliato. 
Così si è rassegnata a condurre un'esistenza di emozioni surrogato, priva di legami affettivi e relegata tra le pareti domestiche. Il cambiamento arriva con il rombo di un camion dei traslochi che imbocca il vialetto. I Bright, trasferitisi nella casa accanto, spediscono il figlio Olly (Nick Robinson) a presentarsi secondo le regole del buon vicinato, con in mano un invitante ciambellone appena sfornato. Olly nota Maddy nonostante lei cerchi di nascondersi in camera sua, e da allora prova a comunicare con la ragazza in tutti i modi possibili, attraverso vetri, finestre, sms e bigliettini di carta. Tra i due nasce una tenera amicizia, destinata a sfociare in un legame profondo e indissolubile che non potrà essere arginato da una semplice porta chiusa a chiave.


L'uomo di neve (The Snowman), tratto dall'omonimo thriller di Jo Nesbo, incentrato sulla serie su Harry Hole, è in arrivo ad ottobre.


DATA USCITA: 12 ottobre 2017
GENERE: Thriller
REGIA: Tomas Alfredson
ATTORI: Michael Fassbender, Rebecca Ferguson, Charlotte Gainsbourg, Val Kilmer, J.K. Simmons, Chloë Sevigny.

Nella città di Oslo quando i primi fiocchi cadono, alcune donne spariscono nel nulla e misteriosi pupazzi di neve compaiono a sorvegliare le strade.
L'uomo di neve segue le indagini del detective Harry Hole (Michael Fassbender), a capo di una squadra speciale della polizia di Oslo incaricata di investigare su una serie di omicidi locali. 
Dopo l'ennesima sparizione, avvenuta durante la prima nevicata dell'anno, Hole scopre interessanti collegamenti con alcuni casi irrisolti vecchi di vent'anni: la cornice invernale, la vittima designata, il pupazzo di neve sulla scena del crimine, tutti elementi che richiamano i metodi di un elusivo serial killer. 
Con l’aiuto di una giovane e brillante recluta, il poliziotto dovrà unire i puntini per svelare il disegno nascosto dietro le frequenti sparizioni, prima che la neve torni a imbiancare le strade e cancelli ogni traccia dell'assassino.

lunedì 10 luglio 2017

Anteprime flower-ed: una biografia su Elizabeth von Arnim - "Vita e avventure di Jack Engle" di Walt Whitman



Cari lettori, oggi vi presento due libri straordinari, due opere introvabili prima d’ora in italiano e che contribuiscono ad arricchire la nostra conoscenza dei classici della letteratura.
Si tratta della biografia di una scrittrice molto amata, Elizabeth von Arnim, e di un romanzo americano tradotto da flower-ed per la prima volta in italiano.


Chiamatemi Elizabeth. 
Vita e opere di Elizabeth von Arnim
di Carmela Giustiniani



flower-ed 
coll. Windy Moors, vol. 11
Ebook e cartaceo.
In uscita il 14 luglio 2017
L'Autrice, blogger, appassionata di classici e membro della Elizabeth von Arnim Society, desidera promuovere la figura della scrittrice e portarla all’attenzione dei lettori italiani. 
Nonostante il successo dei suoi romanzi, infatti, non troviamo biografie e saggi su di lei in lingua italiana.
Questo volume rompe finalmente il silenzio e ci racconta la vita di questa autrice “piccola e bionda” che “aveva una grande vitalità e un’innata gentilezza venata d’ironia”.



Vita e avventure di Jack Engle
di Walt Whitman

 
flower-ed
trad. Riccardo Mainetti,
coll. Five Yards vol. 6
Ebook e cartaceo
In uscita il 20 luglio 2017
O capitano! Mio capitano! 
Chi non conosce e non ha amato questi celeberrimi versi di Walt Whitman, anche solo per averli ascoltati nel travolgente film L’attimo fuggente con l'indimenticabile Robin Williams?
Quello che vi presento ora è il romanzo, tradotto da Riccardo Mainetti, grazie al quale quei versi nacquero.

Pubblicato in forma anonima nel 1852, cadde nell’oblio fino ad alcuni mesi fa, quando Zachary Turpin, ricercatore della University of Houston, a seguito di alcune ricerche d’archivio e seguendo gli indizi forniti dai giornali dell’epoca, si è imbattuto nell’unica copia cartacea esistente e – era il febbraio del 2017 – ne ha dato notizia al mondo. 
Ambientato a New York, è un romanzo dalle atmosfere dickensiane, in cui le vicende di un avvocato corrotto, una giovane indifesa e l’orfano Jack Engle si intrecciano tra ingiustizie sociali e soprusi sui più deboli.

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