venerdì 12 settembre 2014

Recensione 'IL CORPO' di Stephen King



Uno degli attori che ho amato follemente nella mia adolescenza - e che forse per questo mi è rimasto nel cuore, anche da adulta - è River Phoenix.
Sebbene non sia stato il primissimo film in cui ho potuto apprezzarlo, "Stand by me - Ricordo di un'estate" resterà però, per me, quello che preferisco su tutti.

E in virtù di questa mia passione per Rio, ho voluto leggere il racconto da cui è tratto il film di Rob Reiner.


IL CORPO
di Stephen King


.
Sinossi

Avevo dodici anni – quasi tredici – la prima volta che vidi un essere umano morto. Successe nel 1960, tanto tempo fa… anche se a volte non mi pare così lontano. Soprattutto la notte quando mi sveglio da quei sogni in cui la grandine cade nei suoi occhi aperti”.


Gordon è un tredicenne che vive a Castle Rock, una cittadina del Maine che i lettori del Re conosceranno sicuramente molto bene. Trascorre le sue giornate giocando con i suoi amici, Chris, Teddy e Vern. Sono inseparabili, e hanno persino costruito una casa su un grande olmo, che è diventata un po’ la loro seconda dimora.
Sono tutti dei ragazzi un po’ particolari: Gordon ha la passione della scrittura e dimostra di avere talento; Chris proviene da una famiglia con una pessima reputazione; il padre di Teddy è in prigione per avergli bruciato un orecchio contro una stufa a legna e lui non sembra avere tutte le rotelle a posto; Vern, infine, è un ragazzo sovrappeso e di un’ingenuità quasi intollerabile.
La storia si apre sul finire dell’estate 1960. Come al solito, Gordon, Chris e Teddy si trovano nella casa sull’olmo a giocare a carte. All’improvviso arriva Vern, ansimante per la corsa, con una notizia incredibile. Da alcune settimane era stata segnalata la scomparsa di un loro coetaneo, un certo Ray Brower. Per una fortunata coincidenza Vern, ascoltando di nascosto suo fratello parlare con degli amici, aveva scoperto dove si trovava il corpo senza vita del ragazzo.
I quattro decidono allora di recarsi fino a quel luogo, per vedere quello che è rimasto di Ray Brower.

il mio pensiero

Ho letto questo racconto con in mente i volti dei personaggi e immaginando quindi vividamente ogni scena, avendo visto il film migliaia di volte ed essendo, rispetto al libro, abbastanza fedele (fatta eccezione per alcuni particolari, che però a mio modesto avviso non credo siano troppo rilevanti; vedi qui).

La narrazione è affidata a Gordon Lachance che, ormai adulto e diventato scrittore, decide di raccontare la sua incredibile esperienza vissuta con i suoi tre amici della preadolescenza: solo un paio di giorni, ma ricchi di avventura ed emozione.
Qualcosa che mai più gli accadrà nel resto della vita; amici speciali che mai gli capiterà più di avere.

Non ho mai più avuto amici, in seguito, come quelli che avevo a dodici anni. Gesù, e voi?

Seguiamo le avventure di Gordie, Chris Chambers, Vern Tessio e Teddy Duchamp come se fossimo anche noi insieme a loro.
Ci sembra di sentirli, di averli accanto a noi, mentre parlano, urlano, giocano, scherzano, si insultano...
Gordie
Wil Wheaton
Alcune volte ci fanno sorridere per la loro spontaneità, per il loro modo di fare strampalato, incosciente... tipico dell'età; altre volte forse ci verrà da scuotere la testa per la caterva di parolacce sibilate, gridate, sghignazzate da questi quattro mocciosetti tanto diversi per carattere eppure così affiatati.
Tutti e quattro più soli di quanto non vogliano ammettere a loro stessi.

Gordie soffre per l'indifferenza che da sempre sente di ricevere dai genitori, i quali vivono nel dolore per aver perduto il proprio figlio prediletto (Denny). Il ragazzino vorrebbe che i suoi lo "vedessero", si accorgessero di lui, che smettessero di vivere come degli zombie ma che dedicassero le legittime attenzioni che spettano al figlio loro rimasto... Gordie è un ragazzo sensibile, osservatore, riflessivo, insicuro; ha tanta fantasia ed infatti sin da ragazzino comincia a scrivere storie e a creare mondi tutti suoi.

Chris
River Phoenix
Chris vive in una famiglia ai margini, con un padre ubriacone e fratellini minori di cui prendersi cura; è intelligente, vorrebbe non dover sottomettersi ad un destino che la società benpensante di Castle Rock ha deciso per lui (che per gli altri è solo il ragazzo deviante ed emarginato, un buonannulla) ma provare ad andare al college... e scrollarsi di dosso pregiudizi e miseria.


Vern
Jerry O'connell
Vern è un ragazzino cicciottello e fifone, non stupido ma neanche troppo intelligente; segue i suoi amici più per non restar solo ma in realtà è un tipo tranquillo, che all'avventura preferirebbe un bel panino da mangiare stravaccato in poltrona!

Teddy
Corey Fieldman

E poi c'è il bizzarro Teddy; anche lui non ha tutti venerdì al posto loro; è incosciente, temerario, arrogante, capriccioso all'inverosimile e molto permaloso circa il padre pazzo...

Quattro ragazzi con una situazione familiare non proprio delle migliori, che decidono di assecondare la curiosità di vedere il cadavere di un ragazzo, più o meno loro coetaneo, morto nei pressi della ferrovia.

E così comincia la loro avventura e ne vivranno di cotte e di crude, tirando fuori la loro personalità, le paure, gli incubi personali, i punti deboli, la simpatia, la sensibilità.

La loro amicizia si rafforzerà? O sarà solo l'avventura di un paio di giorni estivi, vissuti sull'onda della frenesia e dell'eccitazione all'idea di rinvenire un cadavere prima della polizia?

Emerge nel racconto il legame tra Gordie e Chris.
I due ragazzi si stimano e si vogliono bene; Gordie vede Chris come il leader del gruppetto, il duro della situazione; ma un duro capace di comprendere, ascoltarti, consolarti, di rivolgerti un sorriso dolce e luminoso che ti incoraggia.
E Chris vede Gordie come un amico in grado di accettare e rispettare proprio lui, un reietto della società, il figlio di un ubriacone; Chris sa che Gordie crede in lui e crede che può farcela, che può riuscire ad essere qualcuno nonostante lo squallore che lo circonda.

Leggo Il corpo con un pizzico di... nostalgia; saranno le malinconiche ed evocative note di Stand by me cantate dalla calda voce di Ben E. King...; sarà che il film mi ricorda la mia adolescenza...; sarà che penso alla scena finale (del libro come del film) e vedo Chris mentre saluta Gordie, andando verso il suo futuro incerto, eppure lo fa col sorriso..., quel sorriso dolce e carico di speranza, proprio degli adolescenti che, forse a motivo della giovanissima età, sono capaci di non abbattersi davanti alle difficoltà ma di vedere il positivo anche quando sembra non essercene...

E così Chris diventa davvero  River..., il River che morirà solo 7 anni dopo tragicamente a quasi 24 anni e che qui sembra salutarci, ignaro del proprio destino, poco generoso nella vita dell'attore, un po' come quel destino che King ha scelto di assegnare al personaggio (da River interpretato nel film), nel libro.

Un bel King, che mi ha coinvolta ed emozionata, trasportandomi indietro nel tempo e facendomi vivere  - seppure solo con l'immaginazione - un'avventura adolescenziale memorabile, di quelle che forse ciascuno di noi ha sognato/sogna di vivere almeno una volta nella propria esistenza, con le persone giuste, anche se poi la vita stessa ci allontanerà da esse..., ma che in quel preciso momento sono le sole che vorresti avere accanto per sentirti vivo.

2 commenti:

  1. Una splendida recensione, per uno splendido racconto! *___* La raccolta "Stagioni diverse", che lo contiene, rappresenta davvero uno dei massimi capolavori del Re!

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Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz

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