Eccomi con una recensione, che è poi il momento che amo di più, nel mio blogghetto.
Il libro letto e terminato ieri pomeriggio - e che mi ha strappato la lacrimuccia finale - è....
Un posto chiamato Qui è un romanzo che celebra il valore dell’amicizia, l’importanza di amare ed essere amati.
L'autrice.
Cecelia Ahern è nata a Dublino nel 1981 e ha scritto a soli ventun anni il suo primo romanzo,P.S. I love you (Sonzogno 2004), che ha ottenuto uno straordinario successo internazionale e da cui è stato tratto l’omonimo film con Hilary Swank. Da allora Cecelia non ha mai smesso di scrivere: i suoi romanzi successivi, tutti bestseller, sono disponibili nel catalogo Bur: Scrivimi ancora, Se tu mi vedessi ora, Un posto chiamato Qui e Grazie dei ricordi. Nel 2009 è uscito per Rizzoli Il dono.
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il mio pensiero |
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Un posto chiamato Qui" è un romanzo che mi ha suscitato diverse emozioni, forse per il soggetto principale in esso trattato, che è quello delle
persone scomparse, un tema che sento sempre molto e che mi tocca nel profondo (benchè non abbia avuto esperienze nè personali nè familiari legate alle sparizioni).
Ma non si parla solo di questa categoria di persone, nel libro; l'autrice vuol porre l'attenzione del lettore, in particolare, su chi resta, su chi vive giorni, settimane, mesi..., aspettando il proprio caro che si è "volatilizzato", su chi aspetta sentendosi abbandonato, svuotato, privo di quella vitalità che sembra essere andata via nel momento stesso in cui lo scomparso ha smesso di essere .... dove avrebbe dovuto, cioè con la sua famiglia, i suoi amici, la sua vita.
Protagonista della nostra storia è Sandy Shortt, una donna di 34 anni che ha lavorato per anni in polizia, per poi decidere di lasciare questa professione e dedicarsi anima e corpo alla ricerca di persone scomparse, ed aprendo un'agenzia investigativa a questo scopo.
Sandy è un tipo davvero particolare; la scelta di fare questo lavoro non certo semplice è da ricercare nella sua infanzia: un giorno, in una di quelle mattine assolutamente "normali", comuni, una bambina, sua coetanea, di 10 anni - Jenny May Butler - scompare improvvisamente, senza lasciare alcuna traccia di sè.
Lei è l'ultima ad averla vista e la sua sparizione segnerà la vita di Sandy, instillando in lei il fortissimo desiderio di cercare cose e persone scomparse.
Forse perchè Jenny-May era una cara amichetta per Sandy? Oh no, nonostante tutti gli adulti si ostinino a chiamarla "angelo biondo", Sandy dentro di sè sa che la ragazzina tutto era fuorché dolce e mite; anzi, le due non avevano per niente un bel rapporto....!
Nonostante tutto, da quel momento in poi, per la piccola Sandy inizia l'estenuante ricerca di tutto ciò che scompare, che siano calzini, spazzolini, orologi...; non importa se l'oggetto sia di valore o meno, ciò che la tormenta è il non poter sapere come e perchè le cose (e le persone!) scompaiano all'improvviso e senza lasciare indizi; ma soprattutto resta la domanda: dove vanno a finire??
Certo, non possono smaterializzarsi!!!
E allora dov'è Jenny-May? E tutti i calzini spaiati che, una volta usciti dalla lavatrice, non sono stati più ritrovati?
Sandy cresce senza darsi pace: non sopporta l'idea che una cosa prima sia accanto a te e un attimo dopo... pouf!, sparita!!
Così cerca di dare spiegazioni razionali a tutto; è una ragazza intelligente, fa un sacco di domande e desidera avere risposte, possibilmente sincere, precise, veritiere, soddisfacenti.
Di fronte a due genitori smarriti, confusi e preoccupati dinanzi al comportamento bizzarro della loro figlia adolescente, capace di mettere a soqquadro tutta la casa per cercare un calzino, l'unica soluzione sembra essere quella delle sedute psicoterapeutiche dal giovane e "sexy" dottor Gregory Burton.
Ma Sandy è troppo acuta, troppo avida di sapere e troppo insoddisfatta delle risposte banali e spesso puerili degli adulti per intrattenere con Gregory un vero e proprio rapporto medico-paziente, così i due, negli anni, impareranno a conoscersi e a sapere praticamente tutto l'uno dell'altro, valicando i confini imposti dalla distanza professionale.
Nulla riesce a dare "riposo" all'anima inquieta di Sandy, che crescendo, tra una storia e l'altra, tra un caso di scomparsa e l'altro, finisce per essere sola, vuota; una donna presa solo ed esclusivamente dal proprio lavoro, ossessionata dalla ricerca di cose e persone, completamente isolata dalla famiglia, dall'uomo che ama, dagli amici: l'obiettivo delle sue giornate è cercare indizi che l'aiutino a risolvere i propri casi; non solo, ma connesso a questo, c'è in lei una paura matta di sentirsi legata alle persone, la paura di lasciarsi amare e di amare.
Forse perchè la spaventa l'idea che quelle stesse persone potrebbero anch'esse scomparire? Per la serie: meglio non affezionarsi troppo, così evitiamo di soffrire!
O forse perchè è troppo presa dall'impegno di risolvere - dentro di sè, nella propria mente - "il caso irrisolto" di Jenny-May, mettendo a tacere la paura e l'angoscia del non sapere che fine fanno le persone che spariscono?
La vita di Sandy si intreccia con l'esperienza di tante vite, ossessionate dalla sua stessa angoscia; in particolare, conosceremo un certo Jack Ruttle, anch'egli inquieto e tormentato, anch'egli isolato nella mente e col corpo dai propri cari e dalle persone attorno a sè, perchè l'unica sua fissa è ritrovare il fratello minore scomparso un po' di tempo prima, Donal.
Come Sandy, anche Jack sopravvive, non vive; anche lui sembra aver perduto la gioia di vivere, il desiderio di amare ed essere amato; ma non perchè non ritenga che questo sia importante per lui, bensì perché nulla di bello può più aver posto per lui, finché il fratellino Donal non farà ritorno a casa.
La sua ultima ancora di salvezza sembra essere lei, Sandy; ma che fare se anche colei che deve cercare le persone scomparse..., scompare??
Eh sì, perchè l'autrice crea per il lettore una situazione che potremmo definire paradossale, con un tocco fiabesco: Sandy... si perde....!
Proprio lei, il cui pensiero fisso è stare attenta a non perdere nulla e a cercare con determinazione ciò che smette di essere al posto giusto...; proprio lei che nasconde dentro di sè la paura irrazionale di perdersi e di non essere cercata e ritrovata, vivrà l'incredibile esperienza di smarrirsi nel bosco, per finire in un luogo particolare, surreale: Qui.
Ci si arriva per caso, in questo villaggio pacifico e tranquillo, estraniato dal mondo.
Lì finiscono tutte le cose, i rumori, le persone, le voci, le risate, gli abiti... che si smarriscono, che perdono la via....; in questo villaggio, i suoi abitanti sembrano vivere in armonia e serenità; si trovano tutti talmente bene che a nessuno verrebbe in mente di abbandonarlo per tornare alla vecchia vita...!
A meno che.... qualcuno da fuori non sappia come fare per uscire e tornare alla vita di fuori; a meno che..., non sia possibile anche da Qui perdersi....!
Sandy conoscerà, in questo magico luogo, personaggi che da anni e per anni lei ha visto in foto, nei filmini di famiglia, negli schedari delle persone scomparse: Helena, Bobby (ma anche Joseph, Wanda, ....) sono solo alcuni dei "casi" di cui si è occupata, che l'hanno lasciata insonne tante notti, che l'hanno inchiodata dentro casa invece di andare a divertirsi con gli amici o a trascorrere un sereno week end con i genitori; finalmente se li ritrova davanti, in carne ed ossa, e tante volte ho palpato l'emozione di Sandy nel rendersi conto che l'oggetto delle proprie estenuanti ricerche era finalmente lì..., dinanzi ai propri occhi.
Sandy non riesce a crederci; allora non sono morti? E se c'è un posto così incredibile - spesso, insieme alla protagonista, il lettore si chiede: ma sogno o son desto? -, vuol dire che lì sono tutti coloro che sta cercando? C'è Donal..? C'è Jenny-May?
Ma Sandy non dovrà fare i conti solo con le vite degli altri, cui lei si sta aggrappando come una forsennata dimenticando di vivere la propria....! Sandy dovrà soprattutto ritrovare se stessa.
"...non avevo mai sentito di appartenere ad alcun luogo. Avevo passato la vita a prendere le distanze da chiunque volesse starmi vicino, ad allontanarmi da amici e amanti che non rispondevano mai alle mie domande e non tolleravano nè capivano le mie ricerche. Mi facevano sentire sbagliata e, benché non lo sapessero, forse anche un po' pazza. Eppure cercare era la mia passione. Trovare quel posto era la grande risposta alla domanda che mi perseguitava da una vita, in nome della quale avevo sacrificato ogni cosa".
La stessa sensazione provata da Jack rispetto al fratello Donal: due anime infelici e assetate di risposte, che presto o tardi dovranno giungere.
Non sarà un percorso semplice, scontato; richiederà la presa di coscienza di se stessi e a Sandy e a Jack la vita chiederà di fermarsi, di prendere un bel respiro e chiarire a se stessi chi stiano davvero cercando...
Sandy e Jack riceveranno le risposte che cercavano?
Riavranno i loro scomparsi?
L'Autrice non ci lascia brancolare nel buio e con il suo stile semplice ma profondo, introspettivo senza essere pesante o noioso (anzi, direi che la prospettiva è molto vivace, visto che si passa dalla narrazione in prima persona affidata a Sandy, alla terza persona quando si passa a Jack o ad altri punti di vista), ci lascerà entrare in molti cuori, alcuni tristi, altri rassegnati, altri fiduciosi, altri feriti, altri pieni di sensi di colpa..., e con ognuno di essi potremo decidere di immedesimarci; perchè ognuno di noi può aver perduto qualcosa, dal semplice orsacchiotto col quale dormivamo, ad una persona che amiamo.
"Un posto chiamato Qui" potrebbe sembrare un libro triste, intriso di malinconia, rimpianti, nostalgie, dolore, e forse un po' lo è...., ma io vi ho trovato anche moltissimi sentimenti positivi: l'amore (a tutti i livelli, dalla famiglia a quello tra uomo e donna....), l'amicizia, la pazienza, la forza interiore, la capacità di rinascere e reinventarsi; e poi la speranza, la fiducia, l'accettazione dei propri limiti e la forza per migliorarsi.
E' un libro che mi ha fatto molto riflettere, perchè mi ha fatto posare i riflettori sugli stati d'animo presenti in coloro che soffrono determinate mancanze: ci sono perdite che non ci scalfiscono, ma ce ne sono altre che inevitabilmente ci lasciano un segno, una ferita, che non sempre si rimargina a dovere.
Forse non tutto ciò che è andato fuori posto nella nostra vita potrà tornare esattamente dov'era prima, o al contrario qualcosa tornerà, ma non nel modo che avremmo voluto; però ciò che conterà alla fine sarà ritrovare almeno un pezzettino di sè che avevamo perso per via; ritrovare l'amore, la famiglia, il sorriso, la serenità, il sonno... che il demone della mancanza ci aveva tolto.
"Ogni tanto tutti ci perdiamo, che sia per scelta o a causa di forze che non possiamo controllare, ma quando impariamo ciò che la nostra anima ha bisogno di sapere, il sentiero si palesa davanti a noi. A volte, vediamo la via d’uscita, ma ci allontaniamo e ci inoltriamo ancora di più nostro malgrado, trattenuti dalla paura, dalla rabbia o dalla tristezza. A volte preferiamo essere dispersi e continuare a vagare, perchè è più facile. A volte,scopriamo la strada da noi. Comunque sia, veniamo sempre trovati."