il mio pensiero (perchè anche io ne ho uno ^_^) |
Ad ogni modo, il libro di cui adesso vi parlerò "a freddo", ve l'ho già presentato qualche giorno fa:
"Potevate anche dirmelo"
di Enrica Aragona
Sesat Edizioni Narrativa 1.99 euro TRAMA |
E se penso al libro adesso - e ci devo pensare per forza sennò che scrivo? - mi ritorna.
Il sorriso beota-beato.
"Potevate anche dirmelo" è un delizioso romanzo all'italiana, ambientato nella capitale e con una serie di personaggi caratteristici, simpatici o antipatici, ma che comunque tengono buona compagnia e ci fanno sorridere più di una volta.
Ma a restarci impressa è senza dubbio la protagonista, Elena Salvini.
Elena è una giovane donna trentenne, la cui vita non sembra corrispondere per nulla al "ritratto della felicità".
Lavora per un'azienda informatica, a lavoro va abbastanza d'accordo con i colleghi e con i superiori (del resto è una ragazza che non vuole avere problemi, si fa i fatti propri e soffoca i veri pensieri e gli istinti che la porterebbero ad urlare come una pazza per togliersi dalle scatole colleghe pettegole e sciocche, nonché "boss" boriosi e snob....) ma non mira assolutamente a fare carriera; le basta "guadagnarsi il pane", fare il proprio lavoro sopportando sorrisi falsi e discorsi inutili, e poi a fine giornata rintanarsi dentro casa, nel suo appartamentino in cui domina, dalla mattina alla sera, l'incessante e sgradevole puzza di broccoli/cavoli che cucina la "simpatica" e sorda vicina di casa.
Ma quando torna a casa, Elena si ritrova sola soletta, a guardare film (preferisce le commedie italiane) riempiendo la pancia di patatine al formaggio e pensando, tra un sentimento di rimpianto non ammesso per orgoglio e un vago senso di sollievo, che è meglio star da sole che con accanto un'ameba rammollita e patetica vagamente somigliante ad un esemplare dell'Homo sapiens (solo un sapiens, due son troppi), soprattutto se questa corrisponde al nome di... Paolo!
Paolo è il suo ex; i due si sono mollati (l'ha lasciato lei) perchè lui era (ed è) l'emblema dell'apatia, del "non far nulla" (al paese mio diciamo "l'arte dello sgrancalasso: mangia beve e va alla spasso"), dell'assenza di ambizioni, di interessi, in una parola: assenza di vita!
Dopo una convivenza di tre anni, fatta di gesti, parole (poche e sempre di Elena) e silenzi (pieni di nulla e sempre di Paolo), Elena prende la decisione di cacciare via di casa Paolo, senza considerare l'eventuale trauma da separazione che avrebbe causato all'unico frutto del loro amore: il cane Perry (che sarà poi oggetto di "battaglia legale"; eh, come cambiano i tempi!!!).
Sembra che ad Elena non interessi minimamente costruirsi la classica famiglia (possibilmente felice, tipo "pubblicità della Mulino bianco") fatta di marito fedele e premuroso e tanti bei figli a rallegrare casa...; eh no, è un desiderio che proprio non le viene, se pensa alla propria famiglia, la cui serenità è stata macchiata per sempre dalla morte improvvisa e drammatica della sorella maggiore Viola - fatto che ha allontanato Elena dai genitori e dall'odiato e squallido quartiere in cui è nata -; e men che mai se pensa alla migliore amica Alessia, mamma di due cuccioli pestiferi (che lei chiama "mostri") e legata ad un uomo che peggio non potrebbe essere: ex drogato, alcolizzato e violento...
Insomma, sposarsi non conviene!!Sarà forse questa concezione di vita a spingerla a non curare il proprio aspetto fisico e a sembrare "un maschio mancato", senza grazia e senza particolari da valorizzare e che la possano rendere bella e desiderabile agli occhi del sesso forte, che spesso di forte ha ben poco, visto che anche certe "parvenze di virilità" vanno a farsi friggere quando si scoprono altarini e gusti sessuali inimmaginabili....!
Possiamo ben dire, quindi, che la Salvini è davvero un'antieroina, una di quelle donne in cui, diciamocelo, non abbiamo proprio voglia di immedesimarci: senza vita sociale, senza ambizioni professionali, con una vita priva di gossip, trascorsa più in solitudine che in compagnia di amiche o di ragazzi, in preda a crisi premestruali che la fanno "sclerare", al limite della schizofrenia, visto che in lei alberga la battaglia delle sue due "anime": Elena 1.0, gentile e remissiva, contro Elena 2.0, più
Eh, no, direi che ci basta la nostra, di realtà quotidiana, complicata e problematica, senza doverci sorbire pure le paranoie di una trentenne frustrata e sola...!
Eppure, sono proprio personalità così a richiamare la nostra attenzione e a farci pensare che..., sì, forse è più facile riconoscere un po' di sè in una Elena, piuttosto che in una protagonista bellissima, dalle gambe lunghe e affusolate, i capelli morbidi, le gote rosa, la voce melodiosa e con accanto il Ken della situazione, alto e figo, professionalmente realizzato e che a letto fa faville....!
Ci sono tante cose di Elena che sono, a mio avviso, proprie di ciascuno di noi (parlo di donne, più che altro): insicurezze, paura di essere schernite da donne più e sempre perfettine, paura di non piacere a sufficienza, problemi di comunicazione con i familiari e col partner, desiderio di urlare e sbraitare all'occorrenza (senza doversi sempre trattenere per non sembrare folli o magari per evitare "grane"...), voglia di sfogarsi con un amico...
Ecco, almeno su questo Elena non sta messa male, perchè trova nel barese Nicola un amico leale e pronta ad ascoltarla.
Spero che ciò che ho scritto finora non vi abbia fatto pensare ad una protagonista infelice e "sfigata" le cui vicende sono tristi e grigie...
Eh no, il bello e la punta di forza del romando di Enrica Aragona stanno proprio nel modo di presentarci Elena e le vicende da lei vissute con formidabile ironia, acume (oltre che nella stessa disillusa Elena in quanto protagonista e voce narrante), con un linguaggio informale (parlato, con termini in dialetto romano, barese...), di quello che esce dalla nostra bocca quotidianamente, dialoghi realistici e vivaci, personaggi che riusciamo immediatamente ad inquadrare caratterialmente (alcuni ci faranno simpatia, altri proprio no), una serie di equivoci divertenti e "gustosi" che ci faranno trascorrere delle ore di lettura molto molto piacevoli.
E tutto questo affidato alla "voce" di Elena, che non ha peli sulla lingua e chiama cose e persone con il loro nome, senza girarci attorno e con un pizzico di cinismo e "sarcasmo amarognolo" che non fanno mai male, quando si vuole arrivare dritti a chi ci legge (o ascolta).
Il finale è "la botta finale", colpisce e riflette una volta di più - se mai ce ne fosse stato bisogno - l'originalità dell'autrice e il suo non essere mai banale.
Ah, però c'è un'altra cosa che mi è rimasta nel corazòn e che mi fa dare taaaaaaaanti punti ad Enrica Aragona: a un certo punto, nel romanzo, la povera Elena dà di matto cantando a squarciagola una canzone del mio adoratissimo Claudiuccio (non vi dico quale, leggetevi il libro, eh eh!!).
Ok, sono arrivata alla fine; come sempre, quando parlo di un libro che mi è piaciuto, tanti sono i pensieri che mi frullano nella testa ma spero di averli espressi, non dico tutti (poveri voi!) ma che almeno quelli che ho condiviso siano chiari e vi abbiano messo un po' la voglia di leggere POTEVATE ANCHE DIRMELO!.
Secondo me, non ve ne pentirete.
Ringrazio la Casa Editrice Sesat per la possibilità datami di leggere il libro in e-book!!