Mi eri ripromessa di leggere almeno un libro sull'Olocausto e oggi riesco a postarvi la recensione della testimonianza di una donna sopravvissuta ad Auschwitz, la sorellastra (postuma) di Anna Frank; in lettura ho "Se non ora, quando?" di Primo Levi.
SOPRAVVISSUTA AD AUSCHWITZ.
di Eva Schloss
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Ed. Newton Compton |
Una delle domande che spontaneamente sorge nella mia mente al pensiero di coloro che sono riusciti a
sopravvivere al dramma dell'Olocausto, è:
Come hanno fatto a ritornare alla vita di tutti i giorni, portando nel cuore e sulle "proprie spalle" un vissuto tanto tragico e di certo indimenticabile?
Beh, credo che la risposta stia proprio nel verbo... SOPRAVVIVERE.
Queste persone, che non sono morte nei terribili campi di sterminio, sono SOPRAVVISSUTE (con tutto ciò che questa parola porta con sè, nel bene e nel male), lasciando per sempre un pezzo di sè in quel maledetto campo.
Eva Geiringer nasce a Vienna nel 1929, in una famiglia ebraica; suo padre Eric (chiamato affettuosamente Pappy) è un piccolo imprenditore e il suo lavoro riesce a far vivere nell'agiatezza la sua famiglia, composta dalla moglie Fritzi ("Mutti") e dai due figli Heinz ed Eva.
La vita di Eva procede serena, tra pic nic in famiglia, visite ai nonni, scuola, amici, finchè non arrivano gli anni in cui il Partito Nazista, soprattutto nella persona di Adolf Hitler, va al potere.. E da questo momento in poi le cose non potranno che cambiare in peggio....!
Nonostante la famiglia Geiringer cerchi di proseguire la propria vita normalmente, soprattutto per il bene dei bambini, le cose attorno a loro cominciano a cambiare: nella loro adorata e finora libera Vienna, l'atteggiamento verso gli Ebrei muta pian piano; sempre più Ebrei iniziano a programmare la fuga in Paesi che non appoggiano l'ideologia nazista; molti perdono il lavoro, la stessa famiglia di Eva si troverà costretta, negli Anni Quaranta, a trasferirsi ad Amsterdam.
Intanto Eva cresce, diventa una signorinella e il suo carattere comincia a formarsi:
testarda, ribelle, determinata, pratica, poco incline allo studio (cosa che porterà i genitori ad "etichettarla" come poco intellettuale e più portata ad attività manuali, al contrario del fratello Heinz, l'artista di casa - che infatti ama leggere e dipingere-, etichetta che la piccola Eva accetterà suo malgrado... fino a quando, da adulta ormai, non se la scrollerà di dosso, prendendosi il diritto di essere capace di fare ben altro e di più di ciò che i suoi pensavano); nella sua preadolescenza fa amicizia con
Anne Frank, che abitava proprio di fronte a lei ad Amsterdam e il cui padre, Otto, costituirà, dopo Auschwitz, una presenza importante per lei e Mutti...
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eva |
Arriviamo al 1942: la situazione in Europa è drammatica e per gli Ebrei le cose sono davvero pessime, costretti come sono a cercar rifugio dove possono; i nonni di Eva trovano rifugio in Inghilterra mentre lei e Mutti son costrette a lasciare il delizioso appartamento in Mederwerplein e a cambiare identità, chiedendo ospitalità (clandestina) ad una famiglia cristiana che aiuta gli Ebrei.
E' la prima separazione dagli adorati Pappy ed Heinz ma è solo l'anticipo di una separazione ben più dolorosa.
Restano tutti nascosti per diverso tempo ma qualcuno li tradirà, così
la mattina dell'11 maggio 1944 verranno arrestati e portati ad Auschwitz.
Non desidero ovviamente togliere al lettore che mi legge il cuore della storia narrata da questa donna, e certo non mi metterò ad elencare le brutture che l'Autrice ha vissuto e ha deciso di condividere con i suoi lettori.
Auschwitz-Birkenau è stato il campo di concentramento più grande creato dai nazisti; donne e uomini venivano immediatamente separati; i bambini, gli anziani e le persone malate e troppo deboli, venivano mandate dritte dritte nelle camere a gas.
Teste rasate, braccia tatuate, corpi nudi e sempre più magri, pessime condizioni igieniche, cibo scarsissimo, freddo, umiliazioni, perdita della propria identità e dignità di essere umani....: cosa possiamo dire della vita in un lager che riesca davvero a rendere l'idea di cosa realmente essa sia stata?
Eva lo racconta, chiede a chi la legge di "fare un salto indietro nel tempo" con lei di 70 anni, di fare capolino nelle baracche fredde e puzzolenti di un lager, tra i tanti disseminati in Europa, di provare a capire come, quanto, cosa hanno subìto coloro che vi sono stati rinchiusi.
Parlare di libri come questo non è mai semplice, perchè mi rendo conto di essere tanto lontana dal comprendere cosa abbia significato non solo vivere in quegli anni pieni di confusione, ma soprattutto vivere esperienze orribili come quella di Eva e di milioni di esseri umani come lei.
Dolore, sofferenze, paure, terrore, solitudine, freddo...., morte: Eva ha toccato, sentito e provato tutto questo, eppure assieme a questi sentimenti, ce ne sono stati altri che si sono annidati tenacemente nel suo cuore impedendole di soccombere davanti alla ferocia nazista:
speranza, forza di volontà, caparbietà.
Attenzione: non sto affatto dicendo che per sopravvivere ad Auschwitz siano bastate queste virtù....!!!
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Heinz, Kitty, Eva - 1939 |
Indubbiamente per coloro che sono usciti vivi dall'inferno dei lager, diverse condizioni e variabili si sono unite per creare le occasioni favorevoli per riuscire a scampare alla morte; ora, ognuno potrà autonomamente attribuire il tutto al caso, al fato, alla Provvidenza.... , fatto sta che nel caso di Mutti ed Eva, che hanno vissuto per mesi e mesi gomito gomito, supportandosi a vicenda come meglio potevano, trovando in se stesse un qualsiasi "appiglio" per resistere e non lasciarsi sopraffare dalla paura e dalla disperazione (quanto sarebbe stato "logico", naturale...., UMANO....! abbandonarsi a quei sentimenti), qualcosa e qualcuno ha permesso loro di poter sfuggire alla morte.
Ripeto, probabilmente la sola "voglia di non morire" non sarebbe stata sufficiente se determinati fattori e, in particolare, una presenza amica, miracolosamente presente nello stesso lager, non avessero dato il proprio contributo per salvare Mutti ed Eva....., ma la realtà è che - GRAZIE A DIO - centinaia di persone sono sopravvissute ai lager e hanno potuto tramandare, al pari di Eva, tutto lo squallore e tutta la brutalità alla quale possono arrivare gli esseri umani nei confronti dei propri simili.
La storia è piena di eccidi, genocidi, persecuzioni, ma comprendo il fatto che Eva sostenga che probabilmente mai nella storia ci sia stato un tale accanimento, un tale odio verso un gruppo di persone (gli ebrei), tanto da desiderare di farle fuori tutte...., ovunque fossero e qualunque età avessero.
Come dicevo all'inizio, è lecito chiedersi
come si possa sopravvivere ad un'esperienza del genere.
Eva ci dice che si può..., che ogni essere umano può trovare e scoprire in se stesso la forza per continuare ad andare avanti, a guardare con rinnovata fiducia al futuro.
Ma ci dice anche che per farlo è necessario
tornare indietro, al passato, guardare negli occhi la se stessa che ha vissuto drammi del genere, e dirle: "Guarda, ce l'hai fatta...! Sei viva! Nonostante tutto... SEI VIVA!".
Certo, una parte di Eva è forse rimasta lì, lì dove la morte e la separazione dagli affetti hanno regnato sovrane, ma questo vale e varrà sempre per ciascuno di noi; il passato ci appartiene e non può essere cancellato, perchè ci ha formato e ci influenza, inevitabilmente.
Nel caso poi di tragedie umane di tale portata,
IL PASSATO NON DEVE ESSERE DIMENTICATO, motivo per cui è fondamentale che testimonianze come queste continuino ad essere lette.
Del resto, è la ragione che ha spinto Eva, nel tempo e gradualmente, facendo un gran lavoro su stessa, ad andare in giro per il mondo tenendo conferenze sull'Olocausto, parlando di sè, del brutto che ha sopportato ma anche del bello che il futuro può ancora riservare a chi ha sofferto.
La vita dopo Auschwitz (il titolo del libro in inglese è "After Auschwitz") è stata ricca e generosa per Eva; non è stato facile per lei e Mutti riappropriarsi di se stesse e della propria esistenza, ma ce l'hanno fatta; sono riuscite a non restare rintanate nel dolore e nella paura, sono riuscite ad amare, a gioire del bello che ancora la vita aveva da dar loro.
Nel libro Eva affronta varie problematiche, nate in seguito all'Olocausto: ad es., del rapporto con la mamma e della difficoltà di parlare e ri-condividere tra loro l'esperienza comune; la perdita di Pappy ed Heinz; Otto Frank e la sua importante presenza nella loro vita, quale marito di Mutti e patrigno di Eva, e quale promotore del Diario di Anne in quanto "strumento" di testimonianza innocente di quegli anni terribili.
E' una testimonianza ricca di ricordi belli e brutti, di sentimenti, di speranze, di progetti, la cui lettura io consiglio perché c'è sempre molto da imparare da coloro che sono riusciti ad andare oltre il dolore e la disperazione, protendendosi verso il domani, incamminandosi verso sentieri nuovi e più luminosi, senza mai dimenticare però che i propri piedi hanno anche attraversato "la valle dell'ombra della morte".
Alla domanda "Pensa che potrebbe succedere di nuovo tutto questo?", Eva non ha una risposta..., ma con e come lei ci auguriamo davvero di NO..., anche se in tante parti del mondo la dignità dell'uomo continua ad essere schiacciata e calpestata....
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