E siamo al secondo giallo firmato Agatha Christie!
ASSASSINIO SULL'ORIENT-EXPRESS
di Agatha Christie
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Hercule Poirot, il famoso, simpatico e intelligentissimo investigatore belga creato dalla penna dell'impareggiabile Agatha Christie, si trova a dover risolvere un complicato quanto assurdo caso d'omicidio.
Salito a bordo di un vagone di prima classe del celebre treno, partito da Istanbul e diretto a Calais, Poirot non potrà godersi il lungo viaggio in tranquillità, perchè il signor Bouc - amministratore della Compagnia dei vagoni-letto - e il dottor Costantine hanno bisogno del suo fiuto e della sua esperienza per acciuffare l'assassino di un certo signor Ratchett....
Tempo ce ne sarà a iosa per organizzare interrogatori, raccogliere testimonianze di ogni genere, fare valutazioni, ragionamenti, ipotesi, ricerche..., perchè l'Orient-Express è bloccato a causa della neve; proprio mentre è fermo... avviene l'efferato omicidio: 12 coltellate pongono fine alla vita di questo passeggero, un ricco americano dall'aspetto e dallo sguardo malvagio e infido, la cui morte creerà sì scompiglio ma non certo dispiacere negli altri passeggeri.
Esclusi Poirot e la vittima - e senza considerare il conduttore -, nel vagone ci sono 12 passeggeri, tutti diversi per professione, etnia, età, ceto sociale... e l'assassino deve essere per forza tra loro!
Ma di chi si tratta?
Forse l'austera principessa russa? O la timida cameriera tedesca? L'algida signorina inglese? La nobile coppia di conti? Il focoso italiano?
Dopo aver analizzato in modo accurato e preciso i fatti, rimuginando tra sè e ad alta voce insieme ai due "compagni d'indagine" (Bouc e Costantine), l'investigatore passa alla fase delle deposizioni di tutti i passeggeri, ognuno dei quali fornisce una testimonianza che sembra molto attendibile, soprattutto in termini di alibi.
Ma in particolare, quello che sembra scagionare ognuno dei probabili assassini è l'apparente assenza di un rapporto tra loro e il defunto Ratchitt.
Sempre che Ratchitt sia il suo vero nome..., perchè se Rachtitt non si chiama così ma è un'altra persona... e beh, le cose potrebbero cambiare!
Non solo... Ma l'uomo, prima di morire, aveva dichiarato (allo stesso Poirot) di sentirsi minacciato e temeva che qualcuno volesse farlo fuori.
Perchè? C'è qualcuno nei vari scompartimenti che conosce il vero Ratchitt e che può aiutare Poirot a capire l'identità dell'omicida e il movente?
C'è qualcuno, tra i 12 individui che può nascondere un motivo grave per desiderare "Ratchitt" morto?
E sempre i 12 testimoni...: mentono, nelle proprie deposizioni, o son sinceri?
Col suo fare e il suo modo di interrogare tanto dolce e persuasivo quanto severo e diretto, in base all'interrogato e alla sua personalità, Poirot conduce le proprie indagini in maniera originale, simpatica, a volte ironica altre volte dubbiosa e pensosa, dimostrando sempre una grande arguzia, un'invidiabile capacità d'osservazione, una necessaria conoscenza della psiche umana, un'attenzione ai gesti, ai toni di voce, agli sguardi, ai cambiamenti anche più impercettibili negli atteggiamenti...., una sagace capacità di ragionamento e di inventiva...: tutte qualità assolutamente indispensabili per il suo lavoro e, nello specifico, per risolvere l'assassinio sull'Orient-Express, che ha dell'incredibile, per le modalità e per le circostanze in cui è avvenuto.
E proprio quando la situazione si palesa al limite del concepibile e dell'irrealtà, Poirot sa di dover tirar fuori tutta il proprio acume e di accettare con prontezza la sfida che l'assassino - che deve necessariamente nascondersi trai presenti - gli ha lanciato.
Divertente, l'investigatore Poirot, per i suoi modi singolari di fare ipotesi e ricerche; simpatico con i suoi baffetti neri all'insù e la sua espressività facciale; il lettore segue le indagini e la raccolta delle informazioni utili come se fosse all'interno di un grande "gioco", in cui l'atmosfera non è affatto appesantita dal pensiero che c'è un cadavere in treno e un assassino a piede libero; seguiamo il corso delle deposizioni con interesse, cercando di capire da qualche particolare chi sta mentendo e chi invece possiamo escludere dall'essere il colpevole.
Qualche dubbio può venire già da un certo momento in poi, circa il "come finirà la ricerca dell'assassino", ma la soluzione scelta dall'Autrice può comunque soddisfare le curiosità del lettore, che chiaramente legge il giallo desideroso di mettere alla prova le proprie "capacità investigative" e di scoprire insieme a Poirot l'assassino.
La scelta del contesto non è dissimile da "Dieci piccoli indiani", nel senso che anche in questo caso la Christie sceglie di rinchiudere i propri sospettati all'interno di un luogo chiuso dal quale è difficile scappare e che rende tutti dei possibili colpevoli, per il semplice fatto che, come nella casa sull'isola del precedente romanzo, anche sul treno fermo nella neve non è possibile scendere o salire senza che nessuno se ne accorga; ragion per cui, il campo dei possibili colpevoli si restringe.
Questo aspetto in comune è la cosa che mi ha entusiasmato di meno, in quanto mi è sembrata "una scena già vista"..; per il resto, è un giallo che si legge bene, è piacevole, il protagonista è simpatico e la curiosità di andare in fondo c'è.
Chissà il terzo libro ("Un delitto avrà luogo") se avrà caratteristiche differenti dai primi due....