Un altro dei 4 libri che ho scelto di leggere in occasione della Giornata della Memoria, anche se non tratta della tragedia dell'Olocausto, pur essendo ambientato negli anni della Seconda Guerra Mondiale.
ROSEL E LA STRANA FAMIGLIA DEL
SIGNOR KREUTZBERG
di Helga Schneider
Ed. Tea 210 pp 8 euro 2012 |
Capelli biondi e occhi azzurri, pelle bianca come porcellana e un viso bellissimo: questa è Rosel, una ragazzina di 12 anni tanto bella quanto vivace e dal temperamento un tantino ribelle.
Siamo nel 1939; Rosel vive a Berlino con sua madre Edeltraud, la quale lavora presso l’elegante, ricco e prepotente signor Eugen Kreutzberg.
L’uomo è un individuo pieno di sé, che pretende il massimo dai suoi lavoratori, dei quali non fa che lamentarsi.
Ma Edeltraud fa buon viso a cattivo gioco e sopporta soprusi e umiliazioni a lavoro pur di tenerselo, in quanto è l’unica forma di sostentamento; suo marito, infatti, è morto e la donna deve mantenere sé e la figlia.
Essendo Rosel un po’ imprevedibile, Edeltraud non si fida a lasciarla sola quando lei è a lavoro, così la lascia spesso da una vicina di casa; ma un giorno questa le dà buca e la mamma porta la figlia con sé a lavoro…
E questo sarà l’inizio di un vero e proprio incubo!
Eugen è un quarantenne scapolo, non brutto e abbastanza affascinante e la prima volta che i suoi occhi si posano sulla bella Rosel, egli ne resta folgorato: è così bella che non riesce a staccarle gli occhi di dosso!
Scatta in lui, verso Rosel, un sentimento morboso, di possesso e attaccamento verso la ragazzina, che in fondo potrebbe essere sua figlia..!
Ma la lascivia non ha limiti e l’uomo comincia da subito a maturare dentro di sè desideri non proprio sani verso la figlioletta della propria dipendente.
L’uomo, in modo supponente, arrogante e subdolo, cerca di far leva sul desiderio della ragazzina di avere una figura maschile adulta di riferimento e sulla sua vanità (insita in ogni donna, sin da giovanissime), così si intrufola nella casa e nella vita di Edeltraud e Rosel, circuendo quest’ultima, tentando addirittura di metterla contro la madre, e lo fa attraverso regali costosi e affettuosità apparentemente innocenti.
Nonostante, e a causa di Kreutzberg, Rosel non vada più molto d’accordo con la mamma (che, da adulta, ha ben compreso le losche intenzioni del datore verso la propria innocente figlioletta), quando quest’ultima le verrà tolta a causa di un errore giudiziario, la ragazza sentirà tantissimo la mancanza della mamma.
Mancanza che si farà più forte quando verrà forzatamente portata in un Centro per bambini/ragazzi soli e abbandonati.
Qui Rosel scoprirà cosa vogliono dire parole come obbedienza, disciplina…, e soprattutto si renderà conto di quanto sia folle e fanatica l’ideologia nazista.
E sì, perché in questo istituto il Fuhrer è adorato come un dio e l’arianizzazione dei bambini/giovani è un obiettivo perseguito con molta (troppa) sollecitudine…!
Tra fanatiche donne, il cui unico scopo è “spezzare” il carattere ribelle della loro giovanissima ospite, e ragazzi soli tristi e passivi, le uniche note positive del Centro saranno il buon cibo (che sembra tanto più squisito se si pensa che, a causa della guerra, scarseggia) e l’amicizia con una ragazza inizialmente aggressiva ma con cui poi legherà: Henricke… La nuova amica le confida un segreto: il suo nome non è davvero Henricke, ma Zyta e la sua storia (il perché è al Centro) è davvero incredibile.
Chi è Zyta e perché è lì?
E riuscirà Rosel ad andarsene da quella comunità che sembra una caserma?
La sua mamma è in carcere…, chi potrà salvarla?
Quando le cose sembrano più nere che mai, ecco arrivare un “salvatore”…: il signor Kreutzberg in persona, ancora più pieno di sé e più spavaldo, che si propone di prenderla in affido.
Eugen sembra gentile e ben intenzionato… eppure ha degli scatti d’ira che fanno paura.
Ma chi è davvero? E perché si preoccupa tanto per lei?
Tra dubbi e speranze, la bella Rosel conoscerà la moglie di Eugen (Guste), che è succube del marito, e il figlio adolescente di lei, Raul, che odia il patrigno di un odio smisurato.
Davvero una ben stramba famiglia, quella in cui è capitata la piccola Rosel che, da una parte è contenta di non essere più nel Centro-caserma, ma dall’altra comincia ad accorgersi che Eugen è un tipo strano, inquietante e zotico.
Forse Rosel è passata da un inferno a un altro?
Cosa penserebbe la mamma se sapesse che si trova in casa dell’uomo che lei detestava?
Tra litigi e baruffe in questa famiglia singolare e a tratti un po’ inquietante, a consolare Rosel c’è la presenza confortante dell’amico alato, il corvo Salamander, che la segue ovunque vada, come fanno i veri amici del resto, no?
In un’Europa segnata dalla guerra e dal nazismo, dal folle piano di un austriaco coi baffetti – ossessionato dalla purezza della razza, pur non essendo lui biondo e con gli occhi azzurri – di dominare su tanti popoli…, la Schneider ci racconta le avventure di una ragazzina non ancora adolescente, che si affaccia al mondo, in un periodo storico che è tra i più difficili di sempre.
Una ragazzina che si ritrova senza madre, sola in mezzo ad adulti fissati anch’essi con le idee naziste e con principi di obbedienza militaresca che sforano nell’esaltazione, e che a un certo punto dovrà cercare di distinguere tra il bene e il male, tra persone che hanno scopi nobili verso di lei, e chi invece non ne ha.
E a volte, a raddrizzare i sentieri di chi vive nell’egoismo e nella prepotenza, può arrivare inaspettato una sorta di “angelo custode” o di grillo parlante dal piumaggio nero e lucente e che comunica con i suoi craa craa…
Non ho mai letto nulla di quest’Autrice e ho scelto questo libro perché ho letto che la Schneider, in esso (e in tutte le sue opere) tratta tematiche importanti, come l’amicizia, la solitudine di ragazzi abbandonati, il comportamento perfido di uomini senza moralità… il tutto sullo sfondo della Germania degli Anni Quaranta e degli pseudoprincipi che hanno caratterizzato l’ideologia hitleriana (conseguenze annesse).
Ed è vero, in questo libro ci sono queste tematiche spinose, ma l’Autrice le affronta con leggerezza, con un linguaggio semplice, adatto ai giovanissimi, dando ai suoi personaggi e alle loro vicende un che di “singolare”, di insolito, che a volte si colora di tonalità e toni paradossali, e che è condito con un pizzico di “fiabesco” che fa risaltare in modo netto lo sfondo scuro e terribile in cui personaggi e storie sono collocati (guerra, dittatura).
Lo si legge in meno di un paio d’ore e la storia scorre con molta fluidità; restiamo in attesa di sapere cosa farà e vivrà la giovanissima e vivace protagonista, che vive la sua piccola evoluzione nel corso delle proprie avventure.
I momenti dedicati al fanatismo nazista fanno sorridere, ma dico questo perché, per quanto esso sia assolutamente tragico, in sé e nelle conseguenze (a livello individuale e collettivo) e su questo c’è poco da scherzare, i personaggi che aderiscono a questa ideologia risultano volutamente ridicoli, come se l’Autrice volesse evidenziare tutta l’assurdità del nazismo e di coloro che lo sostenevano.
C’è una caratterizzazione netta e semplice (anzi, forse per certi tratti semplicistica) dei vari personaggi, che sembrano davvero usciti da una favola moderna.
È un romanzo breve, adatto a lettori molto giovani, che permette di riflettere su temi importanti ma senza pesantezza; ammetto che m’aspettavo di più e che non mi ha entusiasmato, però può essere interessante guardare il nazismo dal punto di vista “interno”, dei tedeschi, in particolare di coloro che, pur avendo ricevuto un certo “indottrinamento”, non si sono fatti necessariamente manipolare.
Il giudizio complessivo? Mhm… carino, una lettura leggera e veloce, magari ideale da regalare a qualche rgiovanissimo lettore! ^_^
Ma Edeltraud fa buon viso a cattivo gioco e sopporta soprusi e umiliazioni a lavoro pur di tenerselo, in quanto è l’unica forma di sostentamento; suo marito, infatti, è morto e la donna deve mantenere sé e la figlia.
Essendo Rosel un po’ imprevedibile, Edeltraud non si fida a lasciarla sola quando lei è a lavoro, così la lascia spesso da una vicina di casa; ma un giorno questa le dà buca e la mamma porta la figlia con sé a lavoro…
E questo sarà l’inizio di un vero e proprio incubo!
Eugen è un quarantenne scapolo, non brutto e abbastanza affascinante e la prima volta che i suoi occhi si posano sulla bella Rosel, egli ne resta folgorato: è così bella che non riesce a staccarle gli occhi di dosso!
Scatta in lui, verso Rosel, un sentimento morboso, di possesso e attaccamento verso la ragazzina, che in fondo potrebbe essere sua figlia..!
Ma la lascivia non ha limiti e l’uomo comincia da subito a maturare dentro di sè desideri non proprio sani verso la figlioletta della propria dipendente.
L’uomo, in modo supponente, arrogante e subdolo, cerca di far leva sul desiderio della ragazzina di avere una figura maschile adulta di riferimento e sulla sua vanità (insita in ogni donna, sin da giovanissime), così si intrufola nella casa e nella vita di Edeltraud e Rosel, circuendo quest’ultima, tentando addirittura di metterla contro la madre, e lo fa attraverso regali costosi e affettuosità apparentemente innocenti.
Nonostante, e a causa di Kreutzberg, Rosel non vada più molto d’accordo con la mamma (che, da adulta, ha ben compreso le losche intenzioni del datore verso la propria innocente figlioletta), quando quest’ultima le verrà tolta a causa di un errore giudiziario, la ragazza sentirà tantissimo la mancanza della mamma.
Mancanza che si farà più forte quando verrà forzatamente portata in un Centro per bambini/ragazzi soli e abbandonati.
Qui Rosel scoprirà cosa vogliono dire parole come obbedienza, disciplina…, e soprattutto si renderà conto di quanto sia folle e fanatica l’ideologia nazista.
E sì, perché in questo istituto il Fuhrer è adorato come un dio e l’arianizzazione dei bambini/giovani è un obiettivo perseguito con molta (troppa) sollecitudine…!
Tra fanatiche donne, il cui unico scopo è “spezzare” il carattere ribelle della loro giovanissima ospite, e ragazzi soli tristi e passivi, le uniche note positive del Centro saranno il buon cibo (che sembra tanto più squisito se si pensa che, a causa della guerra, scarseggia) e l’amicizia con una ragazza inizialmente aggressiva ma con cui poi legherà: Henricke… La nuova amica le confida un segreto: il suo nome non è davvero Henricke, ma Zyta e la sua storia (il perché è al Centro) è davvero incredibile.
Chi è Zyta e perché è lì?
E riuscirà Rosel ad andarsene da quella comunità che sembra una caserma?
La sua mamma è in carcere…, chi potrà salvarla?
Quando le cose sembrano più nere che mai, ecco arrivare un “salvatore”…: il signor Kreutzberg in persona, ancora più pieno di sé e più spavaldo, che si propone di prenderla in affido.
Eugen sembra gentile e ben intenzionato… eppure ha degli scatti d’ira che fanno paura.
Ma chi è davvero? E perché si preoccupa tanto per lei?
Tra dubbi e speranze, la bella Rosel conoscerà la moglie di Eugen (Guste), che è succube del marito, e il figlio adolescente di lei, Raul, che odia il patrigno di un odio smisurato.
Davvero una ben stramba famiglia, quella in cui è capitata la piccola Rosel che, da una parte è contenta di non essere più nel Centro-caserma, ma dall’altra comincia ad accorgersi che Eugen è un tipo strano, inquietante e zotico.
Forse Rosel è passata da un inferno a un altro?
Cosa penserebbe la mamma se sapesse che si trova in casa dell’uomo che lei detestava?
Tra litigi e baruffe in questa famiglia singolare e a tratti un po’ inquietante, a consolare Rosel c’è la presenza confortante dell’amico alato, il corvo Salamander, che la segue ovunque vada, come fanno i veri amici del resto, no?
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In un’Europa segnata dalla guerra e dal nazismo, dal folle piano di un austriaco coi baffetti – ossessionato dalla purezza della razza, pur non essendo lui biondo e con gli occhi azzurri – di dominare su tanti popoli…, la Schneider ci racconta le avventure di una ragazzina non ancora adolescente, che si affaccia al mondo, in un periodo storico che è tra i più difficili di sempre.
Una ragazzina che si ritrova senza madre, sola in mezzo ad adulti fissati anch’essi con le idee naziste e con principi di obbedienza militaresca che sforano nell’esaltazione, e che a un certo punto dovrà cercare di distinguere tra il bene e il male, tra persone che hanno scopi nobili verso di lei, e chi invece non ne ha.
E a volte, a raddrizzare i sentieri di chi vive nell’egoismo e nella prepotenza, può arrivare inaspettato una sorta di “angelo custode” o di grillo parlante dal piumaggio nero e lucente e che comunica con i suoi craa craa…
Non ho mai letto nulla di quest’Autrice e ho scelto questo libro perché ho letto che la Schneider, in esso (e in tutte le sue opere) tratta tematiche importanti, come l’amicizia, la solitudine di ragazzi abbandonati, il comportamento perfido di uomini senza moralità… il tutto sullo sfondo della Germania degli Anni Quaranta e degli pseudoprincipi che hanno caratterizzato l’ideologia hitleriana (conseguenze annesse).
Ed è vero, in questo libro ci sono queste tematiche spinose, ma l’Autrice le affronta con leggerezza, con un linguaggio semplice, adatto ai giovanissimi, dando ai suoi personaggi e alle loro vicende un che di “singolare”, di insolito, che a volte si colora di tonalità e toni paradossali, e che è condito con un pizzico di “fiabesco” che fa risaltare in modo netto lo sfondo scuro e terribile in cui personaggi e storie sono collocati (guerra, dittatura).
Lo si legge in meno di un paio d’ore e la storia scorre con molta fluidità; restiamo in attesa di sapere cosa farà e vivrà la giovanissima e vivace protagonista, che vive la sua piccola evoluzione nel corso delle proprie avventure.
I momenti dedicati al fanatismo nazista fanno sorridere, ma dico questo perché, per quanto esso sia assolutamente tragico, in sé e nelle conseguenze (a livello individuale e collettivo) e su questo c’è poco da scherzare, i personaggi che aderiscono a questa ideologia risultano volutamente ridicoli, come se l’Autrice volesse evidenziare tutta l’assurdità del nazismo e di coloro che lo sostenevano.
C’è una caratterizzazione netta e semplice (anzi, forse per certi tratti semplicistica) dei vari personaggi, che sembrano davvero usciti da una favola moderna.
È un romanzo breve, adatto a lettori molto giovani, che permette di riflettere su temi importanti ma senza pesantezza; ammetto che m’aspettavo di più e che non mi ha entusiasmato, però può essere interessante guardare il nazismo dal punto di vista “interno”, dei tedeschi, in particolare di coloro che, pur avendo ricevuto un certo “indottrinamento”, non si sono fatti necessariamente manipolare.
Il giudizio complessivo? Mhm… carino, una lettura leggera e veloce, magari ideale da regalare a qualche rgiovanissimo lettore! ^_^