martedì 27 ottobre 2015

“Tragicamente rosso”, la nuova silloge con monologo teatrale di Michela Zanarella (segnalazione)



Cari lettori, in questi momenti desidero porre la vostra attenzione su un'uscita che, diversamente da ciò che di solito presento qui sul blog, non è un romanzo, bensì un'opera teatrale.


ARTeMUSE presenta l’uscita ufficiale di “Tragicamente rosso”, la nuova silloge con monologo teatrale di Michela Zanarella. 

Dario Amadei che ha curato la prima prefazione ha definito  Tragicamente rosso un’opera in sei cantiche (Rosso donna, Rosso Shoah, Rosso mondo, Rosso natura, Rosso follia, Rosso guerra) con monologo teatrale finale. 

Poesia e teatro sono uniti in un progetto editoriale che raccoglie quarantadue poesie ed il testo integrale del monologo, la lirica ‘tragicamente rosso’ è tradotta in spagnolo, inglese, hindi e romeno, a voler rendere universale il dolore e la violenza, perché tutto ruota attorno alla violenza, non solo quella di genere, nel femminicidio purtroppo sempre attuale, ma in una dimensione più profonda, che coinvolge il mondo, la natura, la mente umana, la memoria e la storia. 
E’ una poesia che urla, una poesia di denuncia verso il male che dilaga nella società e continua ad assorbire vite e anime. Non c’è luce questa volta, non c’è spazio nemmeno per gioire. Le brutture del mondo non lo permettono. 

La seconda prefazione è a cura di Vittorio Pavoncello che con attenzione analizza le metamorfosi del colore rosso, associate ad una scrittura che non lascia di certo indifferente il lettore: “il rosso di cui parla la sinfonia di parole di Michela Zanarella, è un rosso che imbratta la vita, è un rosso che fuoriesce da tutte le parti e che dilaga insieme alla violenza che l’ha prodotto.” 

In copertina, da uno scatto di Michele Simolo, l’attrice del monologo Chiara Pavoni. 

“Appesa ad un silenzio
nel precipizio di un amore
tragicamente rosso
cedo e m'adeguo 
alle forme del dolore.
Urlano sensi violati
cellule straziate
invase e crocefisse
in un falso fiorire d'infinito.”


L'autrice.
Michela Zanarella è autrice di poesia, narrativa, testi teatrali, la sua poesia è tradotta in diverse lingue. Collabora con diverse testate giornalistiche e dirige la collana poesia ARTeMUSE.

Occhio al libro: BAGLIORI NEL BUIO di Maria Teresa Steri



Cari amici e lettori, buondì!

Questa mattina desidero segnalarvi il romanzo di una blogger, Maria Teresa di Anime di carta.


BAGLIORI NEL BUIO
di Maria Teresa Steri


Anno di pubblicazione: 2015
Pagine: 374
Prezzo: in promozione a 0,99 € su
amazon e kobo per tutto il mese di Ottobre.
Aveva tentato con tutte le forze di ricacciare in fondo alla coscienza i ricordi di quei due giorni, avvolgendoli in una nebbia indistinta. Con il tempo, le immagini e le parole avevano smesso di tormentarla, i fatti avevano assunto un aspetto sfumato e irreale, ma la consapevolezza di aver causato la morte di Rino continuava a stagliarsi davanti a qualsiasi altro pensiero o emozione. Il rimorso le era strisciato dentro, si era insediato nella sua anima e avvelenava ogni istante della sua vita.

Trama

Disoccupata e intrappolata in una relazione sentimentale senza futuro, Elena vive come sospesa tra passato e presente. 
Non passa giorno senza che i suoi pensieri vadano all’uomo conosciuto due anni prima su Internet, consumata dal senso di colpa per aver provocato la sua morte. Interessarsi di fenomeni paranormali sembrava solo un passatempo innocente, ma ora il terrore che la polizia venga ad arrestarla non le dà tregua. 
E per riappropriarsi della sua vita non le resta che tornare là dove tutto è iniziato, un quartiere che affaccia sulla spiaggia, e provare a far luce sull’accaduto.
Ma chi era davvero l’uomo che ha ucciso? Quale mistero nasconde il luogo della sua morte, il Pozzo del Corvo? E quanto sono fondate le voci che parlano di presenze soprannaturali sul promontorio?
Man mano che la verità viene a galla, un incubo ancora più grande si delinea all’orizzonte, costringendola a fare i conti con le sue paure e ad affrontare nemici che non sospettava di avere.

Versione e-book in vendita su:

Versione cartacea in vendita su:   Amazon.it   


L'autrice
Maria Teresa Steri è nata a Formia nel 1969 e cresciuta a Gaeta. Dopo la laurea in Lettere e Filosofia, si è trasferita a Roma, dove vive attualmente con mio marito. Ha collaborato come giornalista pubblicista presso la redazione di quotidiani e riviste per la scrittura di articoli, la revisione di testi e l'impaginazione.
Nel 2009 ha pubblicato con Deinotera Editrice il suo primo romanzo, I Custodi del Destino, un thriller esoterico.
Nel 2015 è uscito il secondo romanzo, Bagliori nel buio, un noir sovrannaturale.
Si interessa di scrittura creativa e antroposofia. E' un'appassionata di Hitchcock e i suoi autori di narrativa preferiti sono Ruth Rendell e Robert Sawyer.

lunedì 26 ottobre 2015

In lettura: GITA AL FARO di Virginia Woolf



Ho in lettura il romanzo di Gin Phyllips "La notte ha occhi curiosi", e dopo aver terminato il bel romanzo "L'ultima settimana di settembre" (RECENSIONE) inizierò...


GITA AL FARO
di Virginia Woolf


Ed. Einaudi
trad. A. Nadotti
216 pp
10 eero


«Girandosi, guardò al di là della baia, e laggiú, certo, scivolando a intervalli regolari sulle onde, prima due lampi veloci, poi uno lungo e durevole, c'era la luce del Faro. L'avevano acceso».

Sinossi

1914. La signora Ramsay, serena e materna. Il signor Ramsay, brusco e severo. Insieme a loro, in vacanza sull'isola di Skye, ci sono gli otto figli e una nutrita schiera di amici.
Una sera programmano una gita al Faro.
Per James, il figlio piú piccolo, quel faro lontano rappresenta una meta magica e sconosciuta, un luogo a lungo sognato.
Ma trascorreranno dieci lunghi anni prima che i superstiti della famiglia Ramsay realizzino quel desiderio in una giornata che farà riaffiorare ricordi mai dimenticati e si trasformerà in un ultimo tentativo di riconciliazione.
A partire da un episodio all'apparenza insignificante, Virginia Woolf costruisce un romanzo profondo e straordinario, un viaggio nel cuore di una famiglia, tra conflitti sotterranei, alleanze e tensioni che sopravvivono nel tempo. Un esperimento letterario, un'elegia ai fantasmi dell'infanzia, un caleidoscopio di punti di vista e pensieri che la nuova traduzione di Anna Nadotti restituisce in tutta la sua struggente poesia.

L'autrice.
Woolf, Virginia (nata Stephen). - Scrittrice inglese (n. Londra 1882 - m. suicida nel fiume Ouse 1941). Prestigiosa rappresentante del Bloomsbury Group, fu scrittrice, saggista e critica di forte personalità, che emerse anche nel suo impegno libertario e a volte fuori dagli schemi a favore dei diritti civili e della parità tra i sessi. Tra le sue opere Mrs. Dalloway e To the lighthouse sono forse i suoi capolavori.

Dal 4 novembre: L'UOMO CHE VENIVA DA MESSINA di Silvana Lo Spina (anteprima Giunti)



Un romanzo incentrato sul celebre pittore Antonello da Messina.
E' un genere che mi attira moltissimo; voi che ne pensate? ^_-


L'UOMO CHE VENIVA DA MESSINA
di Silvana Lo Spina


Giunti Editore
352 pp
18 euro
4 NOVEMBRE 2015
Trama

Messina, 1479. Antonello da Messina, il grande pittore siciliano, dopo aver vagato per mesi accompagnato da una bara con dentro una giovane donna, è appena tornato da una Venezia flagellata dalla peste. Sta morendo in casa sua e nel delirio finale, invoca il vecchio maestro Colantonio.
Quel delirio gli farà rivivere gli anni dell'infanzia poverissima e l'incontro con i misteriosi artisti del Trionfo della Morte; lo porterà da una Napoli dominata dai cortigiani, come il Panormita e la bella Lucrezia, alla Roma dei cardinali cialtroni e delle puttane; dalla Mantova del Mantegna, alla Arezzo di Piero della Francesca. 
Da Bruges, dove finalmente scoprirà l'amore e persino il segreto della pittura a olio, a una Venezia che gli darà fama e gloria e l'amicizia coi Bellini.

Il romanzo - scritto in una lingua ora lucida ora appassionata - è anche l'affresco dell'epoca, crudele, affamata di gloria, dove domina l'Angelo della Morte.
Tanti intervengono in questa vicenda, dai familiari meschini e sanguisughe alla nana Nannarella morta per amore nei vicoli di Napoli; dall'aristocratica Volatrice e forse erede al trono di Sicilia, al buffone Cicirello; dai viceré scaltri, ai fanatici frati Osservanti, che scatenano a Messina rivolte contro il malgoverno.

Ma in quei viaggi una sola luce per Antonello: Griet, la figlia bastarda di Van Eych.
E una sola ossessione: la pittura a olio dei fiamminghi.

Un romanzo storico? Un romanzo picaresco e sulfureo? Un romanzo sull'arte o un romanzo sull'amore estremo?
Forse solo un romanzo su un uomo, Antonello, che fece della sua ambizione un'arma, della fame di carne e di femmine un'ossessione, della pittura uno strumento per durare in eterno.

L'autrice.
Silvana La Spina è nata a Padova da madre veneta e padre siciliano. Ha pubblicato il volume di racconti Scirocco (La Tartaruga 1992, premio Chiara) e i romanzi: Morte a Palermo (La Tartaruga 1987, Baldini Castoldi 1999; premio Mondello),L'ultimo treno da Catania (Bompiani 1992),Quando Marte è in Capricorno (Bompiani 1994),Un inganno dei sensi malizioso (Mondadori 1995),L'amante del paradiso (Mondadori 1997),Penelope (La Tartaruga 1998), La creata Antonia (Mondadori 2001). Sempre per Mondadori sono usciti i tre romanzi dedicati alle indagini del commissario Maria Laura Gangemi: Uno sbirro femmina (2007), La bambina pericolosa (2008) e Un cadavere eccellente (2011)
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NON È UN VENTO AMICO di Vincenzo Zonno (segnalazione romanzo storico)



Come anticipato, proseguono le segnalazioni.
Dall'attualità si passa ad un genere che, chi mi segue e legge lo sa, amo molto: il romanzo storico.


NON È UN VENTO AMICO
di Vincenzo Zonno




Edizioni Vocifuoriscena
Anno: 2015
Pagine: 246
Prezzo: € 15,00



Fingendo di parlarci della Russia, della politica,
dello scontro tra tradizione e modernità,
Zonno ci ha mostrato un vivido spaccato dell’inferno
e l’amore quale unica via d’uscita.

(OLIVIERO CANETTI, Postfazione a 
Non è un vento amico)


Trama

Quando viene strappato dalla sua frivola esistenza sanpietroburghese e inviato in missione in Prussia per ordine dello zar, il tenente Georges Stroganov sa bene che un buono stipendio e la prospettiva di un avanzamento di carriera non riusciranno a togliergli di dosso l’inquietante sensazione che qualcuno stia cercando di manovrarlo per i suoi fini. 
È il 1854: lo zar Nicola è da tempo succeduto a suo fratello, il fanatico Alessandro Romanov, morto in circostanze poco chiare, e lo sterminato impero russo è conteso tra gli anacronistici privilegi dell’aristocrazia e il vento modernista che spira dall’Europa occidentale. 
È in questo delicato frangente che Georges giunge in qualità di console nell’exclave russo di Cypel Koszalin, e trova un ambiente immoto, sospettoso, schiacciato dall’ossessione per il peccato e dal peso dell’ortodossia. 
Una matassa che il tenente dovrà dipanare al più presto, se vuole evitare l’orribile fine del console suo predecessore, la cui carcassa dissanguata porta ben impressa, sulla pelle, l’impronta della mano dell’Angelo dell’Abisso.

L’Autore.
Vincenzo Zonno è un artista di versatile creatività che fa proprie le suggestioni di molteplici ambiti espressivi. Cantante rock negli anni Novanta in diverse band, è poi passato alla danza come interprete, regista, scenografo e curatore delle musiche per la compagnia Yankè Dance Studio. Ha sintetizzato le sue esperienze artistiche in una scrittura indisciplinata che, da un apparente verismo, sfocia in un inaspettato surrealismo. Dopo la sua prima raccolta di racconti Harpo, ha pubblicato altri titoli e Non è un vento amico è il suo primo romanzo storico
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Dal 21 novembre: CATTIVO INFINITO di Leandro Del Gaudio, con prefazione di Roberto Saviano (segnalazione)


Buongiorno! 
Ho un po' di segnalazioni editoriali da proporvi, quindi iniziamo la giornata!!
Lasciatemi sempre un vostro parere, se vi va!

Dal 21 novembre sarà in libreria il nuovo romanzo-verità su una delle pagine più tragiche della storia italiana.



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DALLA PREFAZIONE DI ROBERTO SAVIANO

«Cattivo infinito è la storia vera, anche se molti preferirebbero non lo fosse, dei tanti Caino cui non siamo disposti a dedicare tempo, che preferiremmo sapere dietro le sbarre, assicurati a una giustizia ingiusta che non riabilita, che non prevede alcun reinserimento, che dimentica. Cattivo infinito è la Napoli che crediamo dall’altra parte, che speriamo di poter escludere dalle nostre vite stringendo gli occhi e facendoli diventare fessure sottili. Cattivo infinito è il cammino dei protagonisti che la cronaca giudiziaria ha prestato alla letteratura. Cattivo infinito, se non ci decidiamo a guardare le cose come stanno, sarà per sempre anche il nostro cammino. Un cammino, come dice Del Gaudio, cattivo e infinito».


CATTIVO INFINITO
di Leandro Del Gaudio

David and Matthaus
Isbn 9788869840463
16.90€
 pp. 170
uscita:
21 NOVEMBRE 2015
«Mi chiamo Fabrizio, faccio il killer. Anzi, ho fatto il killer.Storia semplice, storia comune da queste parti, no? Il fatto è che la mia storia è vera e ve la racconto per un motivo: non possono farmi più niente, non mi possono ammazzare, né mi possono arrestare, non c’è nessun giudice a condannarmi, né in giro ci sono pentiti pronti a raccontare qualcosa del mio passato. In un certo senso li ho fottuti tutti, anzi, in modo più diretto: vi ho fottuti tutti. Sì, ci siete anche voi che leggete storie di mafia e serial killer, che vi riempite la bocca di giustizia e camorra, eroi e mafiosi. Sto qua a fumare una sigaretta, la cosa non mi diverte, ma mi è andata meglio di come è andata a quelli che ho incontrato sul mio cammino. Cammino cattivo e, come vedete, non ancora concluso: cammino cattivo e infinito». 

Napoli, 2013. Fabrizio rientra in Italia dopo una lunga latitanza in
Francia. Ha trascorso anni a fuggire dalla giustizia italiana, quando
scopre che non gli stanno dando più la caccia da tempo. 
Ma com’è possibile che un ex killer del clan Mariano, potente gruppo camorrista a capo della criminalità organizzata di Napoli, non sia più un ricercato?

Napoli, anni ’80. Fabrizio è un giovane attraente, ama le donne, il lusso, la bella vita. 
Uccide su comando di Ciro Mariano, in fondo la morte non lo ha mai spaventato, né la sua né quella degli altri. Vive la sua prima condanna per rapina a mano armata come un successo personale, da quel momento sa che il suo nome farà notizia. Da allora gli arresti, le fughe e la pena definitiva a 25 anni. 
È già a metà della condanna quando è convinto di avere chiuso i conti con la camorra e si sente pronto a una vita diversa: in carcere frequenta un corso di teatro e si innamora della sua professoressa. 

Ma non sa che i nemici di un tempo stanno tessendo una trama ben ordita alle sue spalle e sono pronti a ricordargli che un passato ingombrante come il suo non si può seppellire…

Con uno stile incalzante e a tratti ironico, proprio del giornalismo, in Cattivo infinito Leandro del Gaudio ricostruisce la vera storia di un ex killer dei Mariano, uno dei più potenti gruppi camorristici degli anni Ottanta. A fare da sfondo la città di Napoli, quella del calcio champagne e di Maradona, dei pizzini, del lotto clandestino, della faida tra clan e scissionisti per la conquista dei Quartieri Spagnoli, della malagiustizia italiana.

Raccontata in prima persona, la vicenda è ricostruita con perizia documentaria sulla base di lunghe interviste rilasciate dallo stesso protagonista all’autore, di atti giudiziari e sintesi giornalistiche. 
Un romanzo che coinvolge e sconvolge, in cui la trama emerge grazie all’alternanza delle voci dei tre protagonisti – oltre a Fabrizio, l’avvocato Omissis e il faccendiere legato alle coop di ex-detenuti Emanuele – e prende vita da dentro gli occhi di chi la vive, con azioni, impressioni ed emozioni che progressivamente si propongono, si richiamano e si attestano.

L'autore.
LEANDRO DEL GAUDIO (Napoli, classe 1970) è giornalista per Il Mattino, dove si occupa di cronaca giudiziaria e cronaca nera. È autore e conduttore del programma televisivo “Verità Imperfette”, dedicato
ai retroscena inediti di inchieste a Napoli, e conduce “Cold case”, rubrica sulla web tv del Mattino che indaga i rapporti tra politica e camorra e le zone d’ombra nelle indagini su delitti. Nel 2011 una giuria formata da esponenti del Consiglio Regionale, dai vertici campani dell’Ordine dei Giornalisti e dalla facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Napoli gli riconosce il Premio Giornalismo Anticamorra.
Dal 2014 è impegnato nel progetto di formazione nelle scuole di Napoli “Emergenza ambientale e etica della scrittura”, patrocinato dall’Assessorato alla Pubblica Istruzione e dal Consiglio dell’Ordine dei Giornalisti della Campania, con l’obiettivo di sensibilizzare le nuove generazioni a una maggiore responsabilità etica
e morale nei confronti dell’ambiente e della cittadinanza. Sempre nel 2014 pubblica insieme al collega Gerardo Ausiello il libro inchiesta Dentro la terra dei fuochi, distribuito in allegato con Il Mattino.
Cattivo Infinito è il suo primo romanzo. 

domenica 25 ottobre 2015

Anteprima libri: uscite del 3 - 5 -10 novembre



Diamo un'occhiata a qualche anteprima, tanto per orientare il nostro portafoglio ^_^


  • Un attimo prima della felicità: è un romanzo che racchiude emozioni in ogni pagina e parte da un'esperienza realmente vissuta da Agnès Ledig, ha vinto il Prix Maison de la Presse nel 2013 e ha avuto in Francia un grande successo di pubblico, con oltre centocinquantamila copie vendute.
  • Un esordio che ha conquistato l’America e ha scalato la classifica del “New York Times”, vendendo più di 100.000 copie nel primo mese, La ragazza più fortunata del mondo è un romanzo che trascina senza scampo e che lascia il lettore con il dubbio che la propria identità sia solo un sofisticato artificio della mente.
  • Chirù di Michela Murgia: la particolare relazione tra una donna 40enne e un giovane molto più piccolo, al quale l'Autrice ha pensato di dare un mese di vita virtuale - prima di ingabbiarlo tra le pagine del libro - creando una pagina su Facebook a nome di Chirù Casti (QUI).


QUALCOSA VI ATTIRA?

UN ATTIMO PRIMA DELLA FELICITA'
di Agnès Ledig


Ed. Mondadori
264 pp
uscita:
3 NOVEMBRE 2015 (?)
Trama

È da tanto che Julie non crede più alle fiabe. 
A vent'anni è cassiera in un supermercato e fa una vita di grandi sacrifici per poter mantenere da sola il suo bambino Lulu, che lei adora. 
Eppure, un giorno in cui è particolarmente demoralizzata, succede un fatto imprevisto e il destino le tende una mano. Paul, un cliente del negozio, la vede e, colpito dal suo sconforto e attratto dalla sua freschezza e dalla sua fragilità, decide generosamente di aiutarla e la invita a trascorrere qualche giorno di vacanza nella sua bella casa sul mare in Bretagna. Per Julie è un sogno che si realizza, poiché non si è mai allontanata dalla sua città, e per il piccolo adorabile Lulu la scoperta di un nuovo mondo… Ma sulla via del ritorno a casa le loro vite cambieranno per sempre.

Scritto con grande sensibilità, Un attimo prima della felicità è animato da una voce femminile sincera e autentica ed è un vero inno alla speranza e alla voglia di farcela contro le avversità della vita. "Ho scritto questo libro per fare del bene alla gente che ne ha bisogno" dice l'autrice, che ha la capacità di comunicare al lettore una straordinaria energia positiva, facendolo passare dalle lacrime al sorriso.

L'autrice.
Agnès Ledig, quarant'anni, ostetrica in Alsazia, scopre di avere il dono della scrittura quando nel 2005 inizia a scrivere una sorta di diario durante la malattia di suo figlio, morto di leucemia. Nel 2011 pubblica il suo primo romanzo, Marie d'en haut, per un piccolo editore e riceve il premio Coup De Coeur delle lettrici di "Femme Actuelle". Un attimo prima della felicità è il suo secondo romanzo
.


Recensione film: IO CHE AMO SOLO TE di Marco Ponti



L'avevo già detto dalla prima volta che ne avevo letto notizia in web: nel momento in cui "Io che amo solo te" (RECENSIONE) fosse stato al cinema, io sarei andata di certo a vederlo, perchè non solo il libro mi era piaciuto, ma anche il cast mi attirava moltissimo.

Ed infatti ieri sera sono stata a vedere il film di Marco Ponti tratto dall'omonimo romanzo di Luca Bianchini:

IO CHE AMO SOLO TE


ATTUALMENTE
IN PROGRAMMAZIONE


Il film racconta la storia di Ninella, cinquant'anni e un grande amore, don Mimì, con cui non si è potuta sposare. Ma il destino le fa un regalo inaspettato: sua figlia Chiara si fidanza proprio con Damiano, il figlio dell'uomo che ha sempre sognato, e i due ragazzi decidono di convolare a nozze.
Il matrimonio di Chiara e Damiano si trasforma così in un vero e proprio evento per Polignano a Mare, paese bianco e arroccato di uno degli angoli più magici della Puglia. 
Gli occhi dei 287 invitati non saranno puntati solo sugli sposi, ma sui loro genitori, la cui antica passione è un vulcano solo temporaneamente spento. 
A sorvegliare la situazione ci sarà comunque la futura suocera di Chiara, incaricata di gestire una festa di matrimonio preparata da mesi.


Chi si è sposato, ed ha avuto la difficile (seppur bella) incombenza di organizzare un matrimonio, lo sa: c'è sempre qualche ospite indesiderato che si intrufola all'ultimo momento. E che sei costretto ad accettare immancabilmente.

Al matrimonio di Damiamo (Riccardo Scamarcio) e Chiara (Laura Chiatti), una bella coppia di Polignano a Mare, il primo ospite non voluto si presenta il giorno prima delle nozze, mandando in crisi l'agitata sposina: il maestrale.
E io che mi sono spostata in un giorno in cui tirava un vento che pareva stesse per passare Patricia, ve lo confermo: il vento è fastidioso, eh, soprattutto per le foto e se organizzi qualcosa all'aperto *.

Come se non bastasse, a complicare le cose ci si mette un prete malaticcio (Uccio De Santis) e una cantante che, a causa di un'improvvisa laringite, dà forfait.
Credete che le complicazioni siano finite per Chiara?
Macchè, un altro ospite imprevisto si presenta: zio Franco (il fratello di mamma Ninella), uscito recentemente di galera.
Franco.., che fu in un certo qual modo la causa dell'infelicità per la povera Ninella (Maria Pia Calzone).

Eh sì perchè Ninella ha avuto un solo grande amore nella sua vita: Domenico Scagliusi, meglio conosciuto come don Mimì (Michele Placido) e il loro è stato un amore non vissuto completamente, ma troncato proprio quando sarebbe stato giusto e bello viverlo.

Sono passati ormai degli anni, tanto don Mimì quanto Ninella si sono rifatti una vita: il primo con l'altera e tutta d'un pezzo Matilde, con cui ha avuto due figli, Damiano e Orlando; la seconda si è anche lei sposata (attualmente vedova) ed è la mamma di Chiara e Nancy.

La fiamma del sentimento era così forte e ardente che non s'è ancora spenta, nonostante il tempo sia passato lasciando dietro di sè delusione, amarezza, qualche pizzico di infelicità e nostalgia, che però don Mimì e Ninella devono tenere ben lontani ancor di più adesso che i loro figli stanno per unirsi in matrimonio.

Il giorno prima del matrimonio è sempre uno stress assicurato, che non di rado si accompagna a dubbi, paure, tensioni, nervosismi, e Damiano e Chiara li vivranno tutti, insieme alle loro rispettive famiglie, che per ovvie ragioni non hanno un rapporto idilliaco.

A dar problemi è principalmente la cara Matilde, soprannominata simpaticamente First Lady, perfettina e prepotente, che ha da ridire su tutto, abito da sposa compreso.
Ma forse Matilde è solo una donna tristemente consapevole di essere sempre stata all'ombra di un'altra donna, l'unica davvero amata dal marito.

Il film dà spazio non soltanto alle vicende divertenti e a volte anche commoventi di queste due coppie - l'una che non ha coronato il proprio sogno d'amore e l'altra che sta per farlo - e delle persone coinvolte (dal parrucchiere estroso e isterico alla zia un po' petulante venuta da Pinerolo, alla vicina di casa impicciona che sa tutto quel che succede in casa tua), ma soprattutto a come vivono il grande giorno i personaggi, con particolare attenzione ai quattro protagonisti.

Ninella sospira al pensiero di ciò che sarebbe potuto essere e non è stato; don Mimì cerca di bruciare il passato senza riuscirci, anzi il rischio è che a bruciare sia lui (d'amore).

E mentre i genitori si lasciano andare ad una nostalgica malinconia, i promessi sposi vivono la vigilia con apprensione e in uno stato di "leggera" confusione.

Un po' fessacchiotto e molto insicuro, da tutti in paese considerato il classico figlio di papà (che si ritrova erede di una fortuna che non si è sudato), Damiano sembra non preoccuparsi degli aspetti pratici del matrimonio, quanto piuttosto di tutti quei pensieri che gli affollano la mente circa la necessità di sposarsi "per forza" (di "sistemarsi") con la fidanzata Chiara.

Chiara è più posata, tranquilla, sembrerebbe più convinta del fidanzato di convolare a nozze, eppure... anche lei vivrà il suo momento di insicurezza e dubbio.

Damiano e Chiara hanno più timori e perplessità di quanto non riescano a confessarsi, ed entrambi prenderanno degli scivoloni (più o meno "piccoli"...) che potrebbero rischiare di mandare all'aria tutto.
Ma tranquilli, il grande giorno arriva e tutti son pronti a partecipare al matrimonio dell'anno, al quale partecipano un  sacco di invitati, sindaco compreso.

Filerà tutto liscio e senza complicazioni?

Beh, proprio tutto liscio magari no, ma chissà che tutti i vari inconvenienti non siano più superabili di quanto sembrino...!

Tutta l'agitazione si concentra in questo giorno che dovrebbe essere meraviglioso per tutti, sposi in primis, e forse - nonostante qualche ballo romantico, strappalacrime e forse proprio per questo "audace", e qualche confessione compromettente - Damiano e Chiara prenderanno più consapevolezza dell'amore che li unisce e di quanto siano importanti l'uno per l'altra.

E don Mimì e Ninella? 
A questa domanda non rispondo, però vi dico che guardandoli, mi è balzata alla mente un passaggio della celebre e bella canzone di Antonello Venditti: "Certi amori non finiscono, fanno dei giri immensi e poi ritornano, amori indivisibili, indissolubili, inseparabili".

Una commedia brillante, vivace, molto piacevole, improntata in special modo sull'ironia, sui momenti spassosi - frutto degli equivoci e delle vicende simpatiche che vedono coinvolti tanti personaggi, con i loro caratteri così ben tratteggiati (in alcuni casi, volutamente "esagerati", come nel caso del simpatico parrucchiere Pascal), dell'uso della cadenza e del dialetto pugliese ** - ma non priva di momenti più profondi, come ad es. quelli relativi al rapporto padre-figlio (Damiano-don Mimì-Orlando) o alla coraggiosa decisione di andare contro i pregiudizi di una piccola realtà meridionale pur di sentirsi liberi di essere se stessi.

La location è caratteristica e splendida (non ci sarebbe neanche bisogno di dirlo ma, da pugliese, lo faccio ugualmente) e anche gli occhi vengono ripagati facendo un giro per le vie e sulle rive di una bellissima Polignano; credo non sia un mistero (e spero quindi di non incorrere nello spoiler ) la partecipazione di Alessandra Amoroso nelle sue vesti di cantante che interpreta, con l'intensità che le appartiene, la meravigliosa canzone di Sergio Endrigo "Io che amo solo te", la quale non solo dà il titolo al libro e al film, ma crea pathos ed emozione in quella che è la scena clou.

Un film, quello di Marco Ponti, che racconta l'amore, con una vena ironica e romantica insieme; la Chiatti sempre deliziosa, Maria Pia Calzone per me ha smesso di essere la tostissima donna Imma *** per diventare una donna sensuale e innamorata, e poi sempre bravissimi Placido e Scamarcio, con il loro essere assolutamente a proprio agio nei panni di pugliesi Doc quali sono.

Non so se si intuisce che ne consiglio la visione!!


* Chiara, hai la mia comprensione 
** grazie Placido per aver mantenuto la tua "foggianità" ("c t'agghia dic' "   )!!
*** per chi non lo sapesse: personaggio della serie Gomorra.  


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Recensione: L'ULTIMA SETTIMANA DI SETTEMBRE di Lorenzo Licalzi



Un romanzo che mi ha fatto sorridere e commuovere; un inno alla vita che vi conquisterà.


L'ULTIMA SETTIMANA DI SETTEMBRE
di Lorenzo Licalzi


Ed. Rizzoli
316 pp
18 euro
Agosto 2015
INFO
"Mi sono tirato su dal letto alle sette. Appena ho posato i piedi per terra il primo pensiero è stato: “Oggi è il giorno della mia morte”. È privilegio di pochi conoscerne la data, sarebbe stato meglio (o peggio) saperlo cinquant’anni fa, se non altro avrei saputo che mi restavano ancora cinquant’anni da vivere, ora è un po’ tardi. In ogni caso l’idea di morire l’ultima settimana di settembre mi piaceva, ha un non so che di nostalgico, direi quasi di letterario. E poi morire in autunno è troppo triste, in piena estate troppo caldo, in inverno troppo freddo, l’ideale sarebbe stata la primavera, ma sarebbe troppo faticoso arrivarci. È incredibile, ognivolta che facevo una cosa non potevo fare a meno di pensare: “È l’ultima volta che compio questo gesto”. È l’ultima volta che mi lavo i denti, la faccia, che mi faccio la barba (se si può, sempre farsi la barba prima di morire, è una questione di rispetto, e poi si evita che te la facciano da morto, che è una cosa tristissima, per chi la fa, ma anche per chi se la fa fare). Fare una cosa per l’ultima volta, sapendolo prima, ha un non so che di epico. Ogni gesto acquista un valore speciale."


E' così: l'ottantenne Pietro Rinaldi ha deciso di morire. Possibilmente prima che finisca il mese di settembre; del resto, cos'ha da aspettare ancora?

Pietro è uno scrittore ormai in pensione; i suoi romanzi - che rispecchiano appieno la sua personalità pessimista e un tantino asociale, il suo modo di parlare così caustico, senza filtri e spesso privo di sensibilità - hanno avuto un discreto successo, ma da tempo Pietro ha smesso di scrivere e ha mandato tutti a quel paese, molto gentilmente (fans, lettori, critici...).

E' un tipo molto intelligente, acuto, sarcastico, indisponente, scorbutico, insofferente a tutto e tutti, sboccato nell'esprimersi, poco socievole (anche con i familiari).
Ed è terribilmente solo.
Da quando è rimasto vedovo della sua amata Sara, i difetti caratteriali si sono accentuati; docile e mansueto non lo è mai stato, eh, e i suoi romanzi lo testimoniano: sempre così critico verso tutti, senza peli sulla lingua nel giudicare gli altri con pochi ma essenziali aggettivi, sempre pronto a mandare al paese di Pulcinella tutti quelli che gli "stanno sul..."  (e non sono mica pochi!): insomma, Pietro non si è mai distinto per la dolcezza di carattere e di parola, eppure sin dalle prime battute ci sentiamo terribilmente attratti da questo protagonista strambo, facilmente irritabile, capace di guardare e descrivere fatti e persone con uno humor "nero" irresistibile, con una tale onestà e lucidità, con una tale sicurezza nei giudizi (negativi e un po' pessimisti), da rendercelo simpatico.

Pietro, ma davvero vuoi farla finita?

Leonberger 
incrocio tra San Bernardo, Terranova 
e il Cane da Montagna dei Pirenei.
Il lettore legge col sorriso la disamina che l'aspirante suicida dà della propria vita attuale e, ancor di più, della difficile scelta del metodo giusto per andare ad incontrare il Creatore.
Beh, non che creda che esista un dio, ma dovesse esserci, minimo minimo lo manda all'inferno appena lo vede.

Pensa e ripensa a come morire, i giorni passano; vero è che, proprio quando si è deciso a optare per l'assunzione massiccia di una serie di pillole micidiali, in un mix che condurrebbe alla morte chiunque, ecco che suonano alla porta.
Sempre loro, i Testimoni di Geova, capaci di bussare alla porta nei momenti meno opportuni, pensa il nostro.
E invece no!! E' la sua cara ed unica figlia, Roberta, venuta dal padre per chiedergli un favore.

Roberta è una donna dolce, calma, paziente, bella, un'ottima moglie e madre, di certo anche una brava e premurosa figlia, che cerca come può di star dietro a quell'estroso e orso di padre che si ritrova, dal quale avrebbe forse desiderato più comprensione e meno disapprovazione (silenziosa, non espressa verbalmente ma... quanto contano e pesano gli sguardi, i silenzi, l'indifferenza!), ma così non è stato... e ormai è tardi per recriminare.

Però un favore glielo può fare, accidenti! Deve solo far compagnia al quasi sconosciuto nipotino 15enne, Diego, e badare al cane di famiglia, l'incrocio tra un terranova e un San Bernardo, Sid (il nome alla grossa belva glielo ha dato proprio Pietro, per scherzo, si capisce, perchè fosse per lui dovrebbero fare una legge in cui ai cani si deve mettere obbligatoriamente un unico nome: Fido), dall'aspetto e dalla taglia non proprio rassicuranti.

Per quanto tempo? Mah, pochi giorni, caro paparino. Pochi giorni in cui ti ritroverai finalmente a trascorrere un po' di tempo con tuo nipote, che non vedi da troppi anni, e col quale non hai mai scambiato delle illuminanti quattro chiacchiere.

Che dici, Pietro, si può fare?
Poco convinto ma rassegnato, il papà dice di sì, anche perchè Roberta e il marito Fabio devono per forza partire alla volta di Parigi per il funerale della mamma di lui.

Quando si ritrova dentro casa un adolescente taciturno e un po' smarrito, e un cagnone vivace e potenziale combinaguai, Pietro sente addosso un grande disagio ed imbarazzo nel gestire la situazione che di solito non appartiene a un tipo sveglio e pronto di parola come lui; per non parlare del fatto che ha dovuto rimandare il suicidio, il che proprio non gli va bene, ma ormai il danno è fatto.

Ma la sensazione di imbarazzo che prova non è davvero nulla in confronto al macigno di dolore che cadrà addosso a lui e Diego dopo poche ore.

Una telefonata... e il mondo crolla sulle spalle di un 80enne che in cuor suo aveva già smesso di vivere.
Ecco, forse il dolore costituisce la motivazione più efficace per tirare finalmente le cuoia.

Che fare? Roberta gli ha affidato Diego, non può certo abbandonarlo...

Il dolore che Pietro è costretto a vivere è di quelli per i quali la lingua umana non ha ancora neanche creato un termine per descriverne la condizione.

L'unica soluzione per dimostrare a se stesso di essere un vecchio ancora responsabile e in grado di prendersi cura del nipote è intraprendere con lui un viaggetto da Genova  fino a Roma, col quale sistemerà tutto il caos che s'è creato all'improvviso.

Ed è così, che "in groppa" alla Dea - una Citroën DS Pallas decapottabile su cui sembra di volare - i tre partono alla volta della capitale, dove Pietro potrà "risolvere" la situazione di Diego e Sid, e tornare alla propria non-vita, dove ad aspettarlo c'è sempre la mai abbandonata prospettiva del suicidio.

Ma il viaggio sulla Dea - la macchina della felicità, come la chiamava Sara - si rivelerà il più bello ed importante viaggio della vita di nonno e nipote. Beh, anche di Sid, già che c'è.

Un viaggio costellato da silenzi, qualche parole buttata giù ancora nell'imbarazzo di chi sta provando a conoscersi meglio; imbarazzo che adesso si è unito al peso di una sofferenza immensa, che li segnerà per sempre ma che potrebbe diventare anche l'occasione per unirli, dando loro l'opportunità di avvicinarsi, di apprezzarsi, di volersi bene e di dimostrarselo.

Diego è un adolescente intelligente come il nonno, ed ha la calma di Roberta, la capacità di vivere ed affrontare anche eventi terribili con una forza che il nonno non immaginava.
E dalla quale c'è solo da imparare.

Pietro non ha più voglia di vivere mentre Diego ha tutta una vita davanti; per entrambi nulla sarà più come prima perchè il dolore è entrato improvvisamente e con prepotenza nella loro vita, e c'è solo da decidere se girargli le spalle con rassegnazione e tristezza, o affrontarlo a muso duro.
Magari insieme, chè si è più forti. E poi c'è sempre Sid, pronto a saltarti addosso con pericoloso entusiasmo, e scusate se è poco.

Pietro, devi solo convincertene: da soli si muore.

Un'avventura on the road, di quelle capaci di cambiare la vita e la prospettiva ai propri protagonisti, ma in un certo senso anche al lettore, cui sembra di essere nella decappottabile insieme ai tre esilaranti viaggiatori, e insieme a lui si ritrova a vivere quest'esperienza indimenticabile, dalla quale i protagonisti usciranno "diversi", più consapevoli di cosa vogliono dalla vita.
Anche un 80enne può ancora scegliere cosa volere dai giorni che gli restano, e Pietro dovrà fare questa scelta, scoprendo la gioia di vivere grazie ad un nipote che sta attraversando il periodo peggiore della propria vita, in cui ha più bisogno di avere accanto chi gli vuol bene.

Un romanzo che diverte moltissimo per le tante gag presenti, a motivo del caratteraccio sfacciato e irritante di Pietro - il lupo perde il pelo ma non il vizio - e di quello più entusiasta ed educato di Diego, e anche a motivo delle marachelle di Sid; uno stile e un ritmo briosi, vivaci, una vena ironica e spassosa che prende il lettore, lo fa sorridere, ma non mancheranno i passaggi tristi e commoventi, in cui il carattere spigoloso e la lingua mordace del nostro vengono addolciti da un'onda di belle ed inaspettate emozioni, che potrebbero essere l'unico vero antidoto alla sua voglia di morire.

Davvero un bel libro, mi sono gustata la lettura pagina dopo pagina perchè l'autore riesce ad essere divertente e profondo, con momenti comici mescolati ad altri in cui si scava nel cuore di un personaggio che per temperamento ricorda Barney (quello della versione) ma che, rispetto a lui, onestamente io ho trovato di gran lunga più simpatico!

Lo consiglio assolutamente. Datevi l'opportunità di leggerlo, secondo me non ve ne pentirete!!!

sabato 24 ottobre 2015

Spazio Esordienti: Una scintilla nell'oscurità di Emanuela Riva



E anche oggi diamo spazio ad autori emergenti.

Una scintilla nell'oscurità
di Emanuela Riva


ISBN: 9788894068528
Genere: Urban Fantasy/ Romance
CASA EDITRICE: Trame Dei Sogni
DATA DI USCITA:
 16 SETTEMBRE 2015
COSTO: € 3,99
Sinossi

Emma Sullivan è una ragazza semplice, altruista e molto testarda, che vive con suo fratello maggiore a Baselga, un paesino nel Trentino. 
Insieme cercano di superare lo shock della perdita dei genitori, Amelia e Christopher, uccisi due anni prima da due rapinatori. 
In seguito alla loro morte, la ragazza inizia a fare incubi ricorrenti.
Un giorno Emma si reca al centro commerciale, insieme alle sue migliori amiche, e incontra Adam Cooper, un uomo arrogante e bellissimo, destinato a cambiarle per sempre la vita. 
Ma dietro quel volto bello e fiero si nasconde una creatura mitologica creata da Dio in epoche lontane. 
E ben presto per Emma le cose si metteranno male, soprattutto quando si imbatterà nel vescovo Francesco Doria e il suo aiutante don Carlos, finendo coinvolta nella più antica delle faide: la lotta tra il bene e il male
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