venerdì 30 ottobre 2015

In lettura: I MIEI MARTEDI' COL PROFESSORE di Mitch Albom



Libro in lettura da oggi.
Lo conoscete? Lo avete letto? Che ne pensate?

I MIEI MARTEDI' COL PROFESSORE
di Mitch Albom


Ed. Rizzoli
200 pp
7.90 euro
2000

Un giovane giornalista, cinico e rampante, e Morrie, suo vecchio professore, malato senza speranza, tornano a incontrarsi e parlarsi ogni martedì. Nei loro incontri settimanali parlano della famiglia, del perdono, della vecchiaia, della morte, ma soprattutto dell'amore.


«Un libro straordinario, una storia di sentimenti scritta con l'anima.» Los Angeles Times «Adoro questo libro. L'ho consigliato a tutti i miei amici. Una splendida storia vera, che irradia un incessante alone di luce.» Amy Tan 

«Questo libro è una miniera incredibile. Dal senso della propria mortalità scaturiscono insegnamenti e rivelazioni. L'insegnante che condivide questa esperienza cì regala una profonda saggezza. Ho riso, ho pianto e ho ordinato cinque copie per i miei figli.» Bernie Siegel 

«Un racconto toccante, di coraggio e saggezza, narrato attraverso gli occhi di un mentore impenitente che esplora gli aspetti multiformi della sua morte. C'è molto da imparare dalla sua ultima lezione.» Jon Kabat- Zinn 

«Un libro scritto splendidamente con grande chiarezza e saggezza. Coglie in modo incantevole la semplicità che si annida nelle complessità della vita.» M.Scott Peck

Recensione: GITA AL FARO di Virginia Woolf



Dalla narrativa di ieri sera passiamo a un classico psicologico che per me si è rivelato impegnativo da leggere (almeno nel primissimo approccio alla lettura):

GITA AL FARO
di Virginia Woolf

Ed. Einaudi
trad. A. Nadotti
216 pp
10 ero
Sinossi

1914. La signora Ramsay, serena e materna. Il signor Ramsay, brusco e severo. Insieme a loro, in vacanza sull'isola di Skye, ci sono gli otto figli e una nutrita schiera di amici.
Una sera programmano una gita al Faro.
Per James, il figlio piú piccolo, quel faro lontano rappresenta una meta magica e sconosciuta, un luogo a lungo sognato.
Ma trascorreranno dieci lunghi anni prima che i superstiti della famiglia Ramsay realizzino quel desiderio in una giornata che farà riaffiorare ricordi mai dimenticati e si trasformerà in un ultimo tentativo di riconciliazione.


Gita al faro è uno di quei libri per il quale ho dovuto imparare a sospendere il giudizio durante la lettura per darne uno soltanto una volta giunta all'ultima pagina.

E' uno di quei libri con i quali non sono entrata immediatamente in affinità, ma che pure ho continuato a leggere per una sorta di attrazione che lo stile di scrittura dell'Autrice ha esercitato su di me.

Gita al faro è un romanzo con una forte connotazione autobiografica diviso in tre parti: La finestra, Il tempo passa, il Faro.

Nella prima, facciamo la conoscenza della famiglia Ramsey e apprendiamo subito che c'è in casa il desiderio di andare a fare una gita al Faro.
Ma il progetto fallisce miseramente contro il volere del signor Ramsey che, autoritario e dispotico come sempre, scoraggia la moglie e il figlio James dicendo che il giorno dopo avrebbe fatto maltempo, quindi niente gita.
Questo episodio - apparentemente irrilevante - segnerà in un certo senso i rapporti tra il signore e la signora Ramsey, e del primo col figlio James, che maturerà quasi un sentimento di odio per il padre tirannico.

La seconda sezione, molto breve, ci rende note alcune cose che sono accadute nel tempo, durante il quale è scoppiata la Prima Guerra Mondaile.

E infine la terza parte, collocata diversi anni dopo, in cui rivediamo alcuni membri della famiglia Ramsey fare finalmente questa gita al faro e seguiamo i pensieri, i ricordi e le gli stati d'animo dell'amica di famiglia, la pittrice Lily Briscoe (incontrata a cena nella prima parte), che sta cercando di ultimare un suo quadro.

Il romanzo è narrato secondo la tecnica del flusso di coscienza, è molto introspettivo, psicologico, dà ampio spazio a stati d'animo e pensieri, a ricordi e immagini mentali della signora Ramsey prima e di Llly poi.
Seguire lo svolgersi degli eventi può essere "complicato" perchè la narrazione dei fatti si intreccia e "si perde" nel fiume di parole e pensieri; l'Autrice ci fa entrare nella mente dei personaggi, dandoci un quadro della loro personalità, delle virtù e delle loro debolezze.

Spicca la signora Ramsey, tanto bella, carismatica, dalla forte personalità, capace di sedurre e concentrare su di sè l'attenzione, quanto debole e remissiva col marito, col quale non riesce ad imporsi, consapevole di quanto lui se ne approfitti di questa cosa, pur amandola.

E poi c'è Lily, con le sue profonde insicurezze, la consapevolezza di essere quasi insignificante se paragonata alla signora Ramsey o ad altre conoscenti.

E' un romanzo in cui ti senti rapito dal potere suggestivo, evocativo delle parole, che ti passano davanti struggenti, con forza, capaci di creare immagini, suoni, profumi nella tua mente, e non riesci a non essere affascinato dalla loro poesia.

L'ultima parte è quella che ho preferito, l'ho trovata meno "confusa", ma in generale il romanzo mi è piaciuto perchè ha questa atmosfera evanescente, nebulosa, come eterea ed evanescente è la signora Ramsey, così colta, posata, affascinante, seduttiva, sensibile ma anche fragile.

Gita al faro è dunque un romanzo in cui non conta tanto la narrazione di fatti e vicende, quanto il mondo interiore che c'è dietro di essi, la tempesta di pensieri ed emozioni di chi  li vive.
Ci sono diversi passaggi molto belli e intensi; la narrazione è attraversata da una malinconia dolce e appassionata insieme, ammaliante (soprattutto nell'ultima parte), propria di chi resta ancorato a un passato felice che adesso non c'è più, ritornando ad esso con la memoria.

Consigliato a chi ha voglia di un romanzo molto "psicologico" e, in un certo senso, impegnativo.

giovedì 29 ottobre 2015

Cito e canto: Il mare d'inverno



Un passaggio preso dal classico in lettura della Woolf - Gita al faro - con annessa canzone.

Che ne pensate? Voi avreste scelto un'altra canzone?

Le notti sono ora piene di vento e distruzione; gli alberi si curvano e si piegano e le foglie volano alla rinfusa finché il prato ne è ricoperto e le fogne intasate e le grondaie soffocate e le strade umide disseminate. Anche il mare si agita e si scatena, e se una persona che dorme dovesse pensare di trovare sulla spiaggia una risposta ai suoi dubbi, qualcuno che divida la sua solitudine, dovesse buttar in aria le coperte e andare da sola sulla spiaggia, nessuna immagine con sembianze di aiuto e di sollecitudine divina gli verrebbe incontro per riportarepace alla notte e far sì che il mondo rifletta l’estensione dell’anima. Anzi, sembrerebbe inutile in tale confusione fare alla notte quelle domande circa il che cosa, e il perché e il dove, che assillano chi dorme perché si alzi e trovi una risposta.




IL MARE D'INVERNO
(L. Bertè)

Passerà il freddo
E la spiaggia lentamente
Si colorerà
La radio e I giornali
E una musica banale si diffonderà
Nuove avventure
Discoteche illuminate
Piene di bugie
Ma verso sera uno strano concerto
E un ombrellone che rimane aperto
Mi tuffo perplessa
Ai momenti vissuti di già

Mare mare
Qui non viene mai nessuno
A trascinarmi via
Mare mare
Qui non viene mai nessuno
A farci compagnia
Mare mare
Non ti posso guardare così
Perché questo vento
Agita anche me
Questo vento agita anche me

Recensione: LA NOTTE HA OCCHI CURIOSI di Gin Phillips



Ultimo romanzo terminato: una storia semplice, una famiglia con forti valori, un piccolo mistero da risolvere che porterà le giovani protagoniste a crescere e riflettere su tanti aspetti della vita.

LA NOTTE HA OCCHI CURIOSI
di Gin Phillips


Ed.Piemme
trad. L. Piussi
288 pp
10,50 euro
2011


Tess Moore è una ragazzina di nove anni, vivace, curiosa e intelligente, che vive negli Anni Trenta nella città mineraria di Carbon Hill, in Alabama

Una sera è seduta nei pressi del pozzo vicino casa, un luogo che ama perchè le dà tranquillità e le permette di farsi avvolgere dalla placidezza delle tranquille serate dopo cena, in cui a farle compagnia ci sono solo i rumori famigliari della notte.
Ma una sera, nell'ombra, vede la sagoma di una persona, presumibilmente una donna, dal portamento, che si avvicina quatta quatta al pozzo e, dopo qualche minuto, getta qualcosa nel pozzo.
Il tonfo che ne deriva scuote Tess, come un tuono in una notte serena.
E' un attimo e l'ombra è fuggita, senza che Tess l'abbia potuta vedere in viso.

Quale segreto ha accolto il pozzo nelle sue "viscere"?
La fioca luce della luna ha fatto sì che la bambina riuscisse a distinguere il fagotto: un bambino.
Tess è turbata ma convinta: una donna ha gettato un bambino nel loro pozzo.
Nessuno le crede: nè i genitori, i tranquilli e laboriosi Albert e Leta, nè la sorellina maggiore Virgie, nè il piccolo Jack.

Ma la mattina dopo tutti dovranno ricredersi: nel pozzo c'è davvero il corpicino senza vita di un bimbo molto piccolo.

La domanda sorge spontanea: chi ha buttato il piccolo in un pozzo? Il bimbo era già morto? Perchè la donna ha scelto proprio il pozzo dei Moore?


Anche se non vuole ammetterlo a se stessa e alla famiglia, Tess è turbata dall'oscura vicenda e la notte ha dei brutti incubi.
Anche Virgie, sensibile e buona, non è serena e, dietro consiglio della particolare zia Celia, decidono di indagare sull'identità della donna del pozzo.

La personale indagine delle sorelline Moore le porterà a conoscere a fondo e molto da vicino la realtà in cui vivono le famiglie della zona.
Famiglie che, da semplici cognomi menzionati da papà, diventano pian piano persone vere e concrete, con vere esigenze, con problemi veri.

Attraverso lo sguardo sensibile di Virgie e quello più vispo di Tess, l'Autrice ci fa conoscere lo stato di povertà delle famiglie di quegli anni, la cui vita stava risentendo degli effetti della Grande Depressione iniziata nel 1929.

Sono anni difficili per tante famiglie, il lavoro scarseggia (già allora...) e Carbon Hill basa tutto sul lavoro nelle miniere; chi ha la fortuna di lavorarci, deve tenersi stretto il proprio lavoro, essere disposto a fare straordinari senza lamentarsi, tornando a casa sfinito, sporco, ma con qualche dollaro in grado di sfamare la propria famiglia.

E' il tipo di vita di cui ci parla Albert, il padre di Tess, del quale seguiamo le giornate divise tra lavoro e casa, tra le preoccupazioni e la speranza di tirare avanti giorno per giorno, con l'aiuto del buon Dio.
Ma Albert non è di certo un tipo che si lamenta, e lui e la moglie Leta hanno tirato su i figli in modo da essere sempre grati delle cose che hanno, perchè ci sono bambini che hanno ancora meno.

Ma non solo Albert si spacca la schiena, anche la moglie a casa, che porta avanti ogni incombenza familiare con intelligenza, saggezza, oculatezza, risparmiando ma senza far mancare nulla a nessuno.

Sono gli anni in cui i "negri" vengono guardati con sospetto, disprezzo, discriminati e additati come buoni a nulla anche quando sono gran lavoratori.
Albert osserva e non condivide questo modo di fare: per lui tutti gli uomini sono creature di Dio, sono tutte uguali, e vuole che anche i suoi bambini crescano con questo principio.

E così, mentre assistiamo col sorriso ai corteggiamenti  all'indirizzo di Virgie e ai giochi di Tess e Jack,. ci passano davanti le condizioni di vita di quegli anni, la fatica del lavoro, la necessità di rammendare abiti e scarpe, l'arte di saper preparare piatti deliziosi con pochi e poveri ingredienti... e intanto il pensiero della donna del pozzo viene talvolta "oscurato" da problemi più concreti e reali, per poi ritornare, alla ricerca di una soluzione.

Riusciranno Tess e Virgie a scoprire il nome della donna che ha buttato il proprio piccolo nel pozzo e a capire perchè l'ha fatto?

Nonostante questa domanda sia un po' il leit motiv del romanzo - che parte con questa situazione misteriosa, mettendoci addosso l'iniziale curiosità di svelarla -, leggendo, il lettore comprende insieme alle due giovani fanciulle che l'intento dell'Autrice non è tanto quello di scoprire la verità, come se fossimo in presenza di un giallo, ma di partire da questo "input" per entrare nelle case e nelle vite delle persone semplici, conoscendone le problematiche, imparando a conoscerle nella loro umanità, le loro fatiche quotidiane.

Questa sarà la più grande lezione per Tess e Virgie, a prescindere dal fatto che poi arriveranno alla verità o meno.

La notte ha occhi curiosi è un romanzo dal ritmo molto placido, tranquillo, che non riserva forti emozioni o colpi di scena, ma che ti trasporta nelle giornate di lavoro o di spensieratezza di una famigliola americana degli Anni Trenta come tante, un po' stile "La casa nella prateria" (per chi se la ricorda, dipende in che anno siete nati ^_^), in cui si sente molto forte l'importanza di avere una morale, un'etica cristiana che guidi le azioni di tutti, dove ciò che conta è il modo in cui ci si comporta, seguendo ciò che  buono, giusto, rispettoso.

C'è molto calore familiare in questo romanzo, molta umanità e bontà, che spiccano soprattutto a fronte di una realtà sociale ed economica poco generosa e sicuramente non sempre giusta (che si tratti dei problemi economici su piccola e grande scala, che sia il razzismo...); certo è che la famiglia Moore è intrisa di positività e virtù e questo ce la rende inevitabilmente simpatica.

Ripeto, non è una lettura che offre grandi slanci emotivi, ma è senza dubbio piacevole; all'inizio non avevo molto apprezzato che l'Autrice cambiasse prospettiva a ogni pagina (seguiamo le vicende dal punto di vista di tutti e cinque i Moore), ma poi mi ci sono abituata e quantomeno ho trovato che questo desse modo di vedere le cose con gli occhi di tutti: adulti e bambini, maschio e femmina, cogliendo la sensibilità di ciascuno.
Ogni tanto la voce narrante raccontava i fatti come ormai lontani nel tempo, dunque in retrospettiva, il che ha dato una vena nostalgica e dolce alla storia.

Consigliato se si ha voglia di una lettura riflessiva e tranquilla.

Letture correlate:

Il buio oltre la siepe (H. Lee)

IL MURO INVISIBILE di H. Bernstein
LE CENERI DI ANGELA di F. McCourt
UN ALBERO CRESCE A BROOKLYN di Betty Smith

Frammenti di... Gita al faro



Piccoli frammenti di Virgina Woolf in Gita al faro.

Era un amore, pensò facendo finta di spostare le tele, distillato e filtrato; un amore che non tentava mai di ghermire il proprio oggetto; ma, come l'amore che i matematici provano verso i loro simboli, o i poeti nei confronti delle loro frasi, era destinato a diffondersi in tutto il mondo e a divenire parte del patrimonio umano. Era proprio così.

Quale artificio era necessario per diventare, come acque travasate in una stessa brocca, una sola cosa inestricabile con l‟oggetto di adorazione? Poteva il corpo raggiungere tale traguardo, o la mente, insinuandosi scaltra nei meandri intricati del cervello? oppure il cuore?





Strano, pensò, ma quando si era soli ci si appoggiava alle cose, alle cose inanimate; alberi, ruscelli, fiori; sentiva che essi la esprimevano; che divenivano simili a lei; che la conoscevano, nel senso che erano una cosa sola; sentiva così una tenerezza irrazionale (guardò quella luce lunga e fissa) come per se stessa.


Sempre, pensava la signora Ramsay, ci si tira fuori dalla solitudine con una certa riluttanza, aggrappandosi a qualche sciocchezza, a un rumore, a una certa visione.

mercoledì 28 ottobre 2015

Epigrafe (da "L'amante giapponese")



Ecco la citazione che introduce la storia narrata dall'autrice cilena Isabel Allende nel suo ultimo romanzo "L'amante giapponese" (INFO), edito da Feltrinelli e in libreria dalla metà di ottobre, che vorrei leggere a breve.


Rimani, ombra dell’amor mio schivo
figura dell’incanto che più adoro
bella illusione da cui la morte imploro
dolce fantasma in cui penando vivo.

Sor Juana Inés de la Cruz


Il significato del termine epigrafe al quale mi rifaccio è quello dato dalla Treccani.it
"Iscrizione in fronte a un libro o scritto qualsiasi, per dedica o ricordo; più particolarm.,
 citazione di un passo d’autore o di opera illustre che si pone in testa
a uno scritto per confermare con parole autorevoli quanto si sta per dire"

Viaggiare leggendo: "La notte ha occhi curiosi"



Sto leggendo il romanzo di Gin Phyllips "La notte ha occhi curiosi" (The Well and the Mine), ambientato negli Anni Trenta in America, più precisamente in Alabama, a Carbon Hill, città mineraria.





"Da casa nostra si sentiva il treno, anche se non arrivava l'odore del carbone che bruciava. Casa nostra era subito prima del cartello con la scritta "Benvenuti a Carbon Hill" (...) tutti i negozi erano allineati su Front Street. Di fianco a Front Street correva la ferrovia che passava in mezzo al paese e da cui si diramavano binar secondari e strade camionabili che conducevano alle miniere."


La famiglia delle due giovani protagoniste, Tess e Virgie Moore Moore, frequentano la Chiesta Battista; ma vi era anche quella metodista, frequentata da uno dei corteggiatori di Virgie.


welcome!
panorama Carbon Hill
Front St. 



locomotiva anni '30

Chiesa battista
chiesa metodista


 Per le foto in bianco e nero di Carbon Hill: QUI e QUI.

LE IMMAGINI SONO STATE PRESE PRINCIPALMENTE UTILIZZANDO GOOGLE MAPS E/O UNA SEMPLICE RICERCA SU GOOGLE, QUALORA AVESSI VIOLATO COPYRIGHT, SEGNALATEMELO E LE TOLGO.

THESE IMAGES HAVE BEEN TAKEN MAINLY USING GOOGLE MAPS AND / OR SIMPLE GOOGLE SEARCH, IF I HAD VIOLATED COPYRIGHT, please write me and I'll remove them.

Frammenti di "La notte ha occhi curiosi"



Le primissime pagine di "La notte ha occhi curiosi" di Gin Phyllips.

"Ce l'aveva buttato, il bambino, là dentro, ma nessuno voleva credermi. Eppure, quel tonfo nell'acqua continuavo a sentirmelo in testa.
(...) la donna non si accorse di me, o almeno credo. (...) Che fosse un bambino non lo capii subito, perchè lo teneva sotto la giacca. Ma poi tirò fuori un fagottino immobile, un bozzolo avvolto in una coperta, neanche fossimo a gennaio. 
Sarebbero bastati cinque o sei passi per raggiungerla, Se mi fossi mossa.
Per un attimo lo resse tra le braccia proprio come fosse un bambino, tenendoselo vicino al viso come per addormentarlo, tra sussurri e colpetti sulla schiena. La coperta gli scivolò dal capo, lasciandomi scorgere un bagliore di pelle. Fu allora che lo buttò dentro. Così, come se niente fosse. Subito dopo il tonfo - nient'altro che un lieve rumore, appena accennato - sollevò il coperchio da terra e lo rimise a posto, con gesti precisi e delicati. Per quanto pesante, allontanandosi non fece scricchiolare neanche un'asse.
Il tonfo non fu tanto il rumore del bimbo che entrava in acqua, quanto il guaito del mio pozzo: sembrava scosso, turbato, nel sapere che dentro di sè c'era qualcosa di atroce. 
Chiedeva il mio aiuto."


martedì 27 ottobre 2015

Stasera in tv "Miele" di Valeria Golino - su Rai 5



Questa sera su Rai 5 alle 21:15 danno un film che vi consiglio di vedere ^_-

E' tratto dal libro di Mauro Covacich, "A nome tuo" - recensione.
Mia  RECENSIONE. del film.

MIELE


2013
Regia: Valeria Golino

Con Jasmine Trinca, Carlo Cecchi, Libero De Rienzo, Vinicio Marchioni, Iaia Forte

Pur lavorando in incognito e con il nome in codice di Miele, la trentaduenne Irene (Jasmine Trinca) è abbastanza conosciuta negli ambienti ospedalieri per la sua propensione ad assistere persone in cerca d'aiuto. Irene, che vive da sola e all'apparenza è una ragazza come tante altre, da tre anni si dedica ad alleviare l'agonia dei malati terminali, stabilendo con loro un rapporto di empatia e aiutandoli a morire. Quando però la contatta Grimaldi (Carlo Cecchi), un settantenne in ottima salute ma stanco di vivere a causa di un male invisibile che gli tormenta l'anima, Irene si ritrova a dover prendere decisioni inaspettate e a cercar risposte che le sconvolgono l'esistenza. (fonte)





Un classico in uscita: SHIRLEY di Charlotte Bronte, dal 19 novembre (Fazi Editore)



Una interessantissima pubblicazione per gli amanti dei classici, da parte di Fazi Editore!

«Non so se hai mai letto libri in inglese. Se è così, allora posso raccomandarti calorosamente Shirley di Currer Bell, autore di un altro romanzo, Jane Eyre. È bello come i dipinti di Millais o Boughton o Herkomer. L’ho trovato a Princenhage e l’ho letto in tre giorni». (Lettera di Vincent Van Gogh al fratello Theo, 15 agosto 1881)


SHIRLEY
di Charlotte Bronte


Fazi Editore
272 pp
16.50 euro
in uscita:
19 NOVEMBRE 2015
Trama

Yorkshire, inizio Ottocento.
Shirley è una giovane donna ricca e caparbia, che si trasferisce nel villaggio in cui ha ereditato un vasto terreno, una casa e la comproprietà di una fabbrica. 
Presto fa amicizia con una ragazza orfana e nullatenente, Caroline, con cui ha davvero poco in comune.
Caroline è innamorata di Robert Moore, imprenditore pieno di debiti, spietato con i dipendenti e determinato a riportare in alto l’onore e la ricchezza della sua famiglia, minati da anni di cattiva gestione. 
Pur invaghito a sua volta della dolce Caroline, Robert sa che non può sposarla a causa delle condizioni di povertà di lei.
Così, mentre una sconsolata Caroline cerca di reprimere i suoi sentimenti per Robert – convinta che non sarà mai ricambiata –, Shirley e le sue terre solleticano le brame di tutti gli scapoli della zona.
Shirley si inserisce nel grande filone del romanzo sociale inglese di inizio Ottocento: i suoi personaggi vivono gli avvenimenti storici dell’epoca – le guerre napoleoniche e le lotte luddiste –, facendo i conti con le contraddizioni del progresso industriale e offrendo spunti di riflessione sul lavoro, sul matrimonio e sulla condizione della donna.
Dopo la riproposta di Villette, continuiamo la pubblicazione dell’opera di Charlotte Brontë con Shirley, capolavoro meno noto. Secondo romanzo dell’autrice dopo Jane Eyre, questo libro ha decretato il defini- tivo passaggio di Shirley da nome maschile a nome tipicamente femminile
.

«Leggiamo Charlotte Brontë non per la squisita osservazione del personaggio, non per la commedia, non per una visione filosofica della vita, ma per la poesia. Probabilmente accade con tutti gli scrittori che, come lei, hanno una personalità travolgente… loro devono solo aprire la porta per farsi sentire. In loro c’è una ferocia indomita perennemente in guerra con l’ordine accettato delle cose». Virginia Woolf

L'autrice.
Charlotte Brontë (Thornton, Yorkshire, 1816 – Haworth, Yorkshire, 1855) è una delle maggiori personalità della letteratura inglese dell’Ottocento. Sorella delle scrittrici Anne ed Emily Brontë, compì studi irregolari e si dedicò all’insegnamento. Il suoi romanzi, dal celebre Jane Eyre al più tardo Villette, ottennero un clamoroso successo che dura tuttora.
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