martedì 23 febbraio 2016

Recensione film: IL CASO SPOTLIGHT di Tom McCarthy




dal 18 febbraio 2016
al cinema
Il Caso Spotlight, presentato fuori concorso alla 72ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia, narra le vicende reali venute emerse dopo l'indagine del quotidiano The Boston Globe sull'arcivescovo Bernard Francis Law, accusato di aver coperto alcuni casi di pedofilia avvenuti in diverse parrocchie

Il 28 febbraio si terrà la celebrazione degli Oscar e queste sono le candidature del film:
  • Candidatura per il miglior film
  • Candidatura per la miglior regia a Tom McCarthy
  • Candidatura per il miglior attore non protagonista a Mark Ruffalo
  • Candidatura per la miglior attrice non protagonista a Rachel McAdams
  • Candidatura per la miglior sceneggiatura originale a Josh Singer e Tom McCarthy
  • Candidatura per il miglior montaggio a Tom McArdle

Regia: Thomas McCarthy

Cast: Mark Ruffalo, Michael Keaton, Rachel McAdams, Liev Schreiber, Stanley Tucci, Billy Crudup, John Slattery, Jamey Sheridan.




Nel 2001 il Boston Globe inizia un’indagine accurata su fatti che potrebbero dare uno scossone alla città di Boston e alla Chiesa Cattolica.
A lavorare all'indagine erano Marty Baron, Ben Bradlee jr. e i quattro membri della squadra investigativa del Globe (Walter Robinson, Mike Rezendes, Sacha Pfeiffer e Matt Carroll), che si voteranno anima e corpo a questo caso, tentandole tutte pur di portare alla luce gli abusi sessuali subiti da non pochi bambini, e perpetrati da parte di sacerdoti dell’Arcidiocesi di Boston; abusi che furono insabbiati a opera degli stessi vertici ecclesiastici.
Le voci delle infamie che avvenivano tra preti pedofili e le povere giovani vittime sono state ignorate per troppo tempo dalla società, dalla stampa, dalla polizia e dal sistema giuridico.
Chiuse nel silenzio della vergogna, consapevoli che nessuno li ascoltava e li aiutava a ottenere giustizia, molte vittime si sono suicidate, qualcuna è "sopravvissuta" ed è a loro che il Boston Globe si rivolgerà per raccogliere testimonianze dirette che inchiodino i colpevoli.

Il film mostra in modo accurato e realistico tutto il lavoro investigativo e giornalistico che c'è dietro il caso, l'impegno profuso dai professionisti coinvolti, la loro tenacia nel cercare di superare ogni ostacolo alla verità, ogni tentativo di soffocarla, da parte e degli esponenti del clero e di tanti avvocati che non hanno esitato a scendere a patti con i colpevoli, accettando che gli atti giudiziari, sebbene pubblici, venissero tenuti nascosti, sigillati, non consultabili.
Emerge la colpa della Chiesa nell'occultare i casi di pedofilia (e parliamo di decine di casi...) all'interno delle singole parrocchie, stando bene attenta a mantenere il silenzio e limitandosi ad allontanare i preti accusati trasferendoli altrove (!!!) o sospendendoli adducendo come causa un problema di salute.

E delle vittime, cosa si dice? Le indagini partono proprio dall'intervistare, con più tatto possibile, alcuni uomini disponibili a raccontare le terribili esperienze, e forse il portare a galla una cosa grande come questa incoraggerà altri abusati trovare finalmente il coraggio di raccontare cosa è successo loro.

Un film interessante, che tocca un tema fin troppo attuale, di cui si parla spesso ma attorno al quale c'è sempre una certa dose di tabù, perchè si parla di cose relative alla sessualità (e che coinvolgono minori!) e perchè hanno a che fare con il clero...; gli stessi giornalisti del Globe si son trovati davanti al "problema dei preti pedofili" già prima del 2001..: cosa hanno fatto in passato per scoperchiare il vaso di Pandora? Ben poco...
Forse è il timore di toccare "qualcosa di enorme", come è la Chiesa Cattolica, minandola dal suo interno, colpendo il sistema, ben sapendo non solo che essa è assolutamente in grado di difendersi, .ma che in tanti son disposti ad aiutarla in questo senso.

Le scene sono per lo più concentrate in uffici e biblioteche di tribunali, a leggere carte e fascicoli o a raccogliere testimonianze; l'aspetto emotivo non è messo in primo piano, a mio avviso, o comunque è secondario all'inchiesta in quanto tale, anche se ci sono un paio di momenti più intensi e ad impatto emotivo, da parte di chi - come Mike (M. Ruffalo) - non si dà pace all'idea che dei sacerdoti possano farla franca dopo aver fatto del male a dei ragazzini, cui hanno comunque rovinato la vita, o di chi - come la cattolica Sasha (R. McAdams) - comincia a sentire un certo allontanamento da quella fede sempre sostenuta, in seguito alle cose scoperte.

Sicuramente da vedere, e secondo il mio modestissimo parere, qualche statuetta se l'accalappia ^_-

lunedì 22 febbraio 2016

Recensione: IL BRIGANTE di Giuseppe Berto



Prosegue la mia Reading Challenge e questa volta in lettura c'era "un libro letto alle superiori".
La mia scelta è caduta su un romanzo che è stato il testo di narrativa al primo anno delle superiori, e del quale avevo un ottimo ricordo.

Pubblicato da Einaudi nel 1951, il romanzo suscitò un grande dibattito in Italia, e riscosse ammirazione incondizionata in America, dove fu acclamato come un capolavoro. Nel 1961 Renato Castellani ne trasse un fortunato film.


IL BRIGANTE
di Giuseppe Berto


r
Ed. Bur
333 pp
10 euro
2013

La storia

Siamo nell'aspra Calabria degli anni della seconda guerra mondiale, ed è sullo sfondo di questo paesaggio di montagna selvaggio e duro che si intreccia una vicenda che unisce avventura, amore e morte.

A narrarcela in prima persona, con lo slancio e la genuinità della sua età, è un ragazzino alle soglie dell'adolescenza, Nino Savaglio, che vive la propria esistenza tranquilla insieme alla madre, al padre e alla sorella maggiore Miliella (Emilia), tra lavori di campagna e capre da portare al pascolo.
Tranquilla fino al giorno in cui in paese non giunge un giovane uomo: Michele Rende, l'uomo che nessuno credeva sarebbe arrivato ma che, in fondo, tutti aspettavano.
Suo padre è morto da non molto e Michele decide di tornare al paese natio: perchè? Che intenzioni ha?
I rapporti con la sorella Lucia, che adesso vive con una zia, non sembrano idiliiaci, soprattutto perchè la ragazza da un po' di tempo sta suscitando pettegolezzi a causa della relazione con un uomo potente in paese, Natale Aprici.


Il brigante, il ragazzino e la giovane donna

Quando giunge in paese, avvolto nel suo mantello, con lo sguardo altero, quel modo di parlare arrogante, quell'atteggiamento di superiorità, tutti lo guardano con diffidenza e antipatia.
Il solo a restarne affascinato, nonostante ne riconosca i modi di fare scontrosi e poco socievoli, è Nino, che si sente legato a Michele dal primo momento, senza saperne il perché.

Michele è un uomo che ha in sè passionalità, orgoglio e il senso del rispetto delle leggi d'onore, caratteristiche della sua terra.

Sarà per questo che quando Aprici viene trovato morto, l'unico accusato è lui; Rende è forse la persona che tra tutti poteva avere un movente più forte per commettere l'assassinio, vale a dire la difesa dell'onore della sorella.

Nino è convinto che non sia stato lui, ed è così perchè ci sarebbe una persona che potrebbe fornirgli "l'alibi di ferro", ma quest'ultima - una giovane appartenente ad una famiglia ricca e molto in vista, con cui Rende aveva una relazione - per non compromettersi nega di essersi incontrata con l'imputato la notte dell'assassinio, così l'uomo viene incarcerato.

Da quel momento accadranno molti eventi tragici, che vedranno coinvolti Nino e la sua famiglia nelle vicende di Michele Rende.
A complicare tutto ci pensa la guerra, col suo carico di miseria e disordine; finito il conflitto, Michele torna, convinto che i servigi resi come soldato gli abbiano fatto guadagnare la grazia.

Ma non tutti son d'accordo con questa sua personale convinzione..

Considerazioni. 

Il racconto di Nino ci immerge totalmente nelle vicende narrate, dandoci il suo punto di vista e i suoi stati d'animo.
Nino è consapevole come in Michele Rende (che viene citato quasi sempre col nome e cognome, quasi a darne un che di solenne, come se il loro legame fosse attraversato da un inevitabile distacco al cospetto di questa figura nota eppure sfuggente) ci sia del buono, e l'uomo avrà anche l'occasione per dimostrarlo e per provare a riscattarsi un po' agli occhi del padre di Nino, che non smette di guardarlo con diffidenza.
Nino sente ammirazione per questo giovane così indipendente, forte, dal quale desidera ricevere rispetto e considerazione (e soffrendo quando invece ne riceve indifferenza e scontrosità), ma quando intuisce che tra lui e Miliella è nato un sentimento, comincia a nutrire sentimenti contrastanti.

Alla stima e all'affetto si affianca la gelosia per quell'amore tra il suo "idolo" e la sorella, poco più grande di lui, che per Nino è in fondo ancora una ragazzina, da sempre timida e riservata.

Ma la vita porterà fratello e sorella a tirar fuori lati del proprio carattere che forse neanche sapevano di avere, e la stessa Miliella mostrerà una nobiltà, un coraggio, una lealtà e un forza d'animo insospettabili.

Sono anni densi di confusione, dal punto di vista socio-politico, e di estrema povertà, dove la povera gente più che vivere sopravvive, dove è difficile raccattare un pezzo di pane..., e la disperazione non può che aumentare di giorno in giorno.
E Michele Rende, che è un uomo con le idee chiare, che ha girato il mondo, che ha capito come l'istruzione e l'essere informati su ciò che accade attorno a sè sia fondamentale per non essere schiavi di nessuno (come dice a Nino, "l'ignoranza è il primo male di questa povera gente"), proverà a dare il proprio concreto contributo per aiutare i compaesani a prendere coscienza delle proprie condizioni di vita e a ribellarsi, ma questo non farà che peggiorare la sua situazione, facendo di lui Michele Rende "il brigante".


"Io sono figlio di questa terra, c'è in me un istinto primitivo di violenza che non posso controllare, e allora agisco come avrebbe agitó uno della nostra gente cento o mille anni fa. Cosí son diventato un brigante, e non me ne importerebbe niente per me."

Un brigante perennemente braccato dai carabinieri, costretto a starsene in qualche posto sperduto tra le inospitali montagne, aspettando che le cose cambino e che possa arrivare anche per lui e per la sua amata il giorno in cui potranno essere felici.

Questa vicenda si basa su un fatto realmente accaduto e Giuseppe Berto ce la riporta con un linguaggio estremamente semplice e profondo insieme, dandole una straordinaria dimensione poetica, oltre che umana, offrendoci uno spaccato della vita contadina di montagna attraverso la voce di un ragazzino che ha dovuto ben presto lasciare i panni dell'infanzia per confrontarsi con il mondo degli adulti, spesso contrassegnato da follia e ingiustizia.

Rileggendo mi sono ritrovata a provare le stesse emozioni della prima volta, perchè è proprio lo stile dell'Autore che tocca, per la sua sensibilità, per l'immediatezza e la sua capacità di far entrare il lettore nel vivo dei fatti narrati, nei luoghi così ben descritti, nel periodo storico, e lo fa attraverso gli occhi di un ragazzino  spontaneo, sensibile, coraggioso, i cui sentimenti ci coinvolgono inevitabilmente.

Michele Rende è un personaggio che appare agli occhi di Nino e nostri come un eroe, un eroe comune, come ce ne sono stati tanti nel corso della storia, di quelli che hanno cercato di lottare per migliorare quell'angolo di mondo in cui son capitati, ma che spesso si sono dovuti arrendere davanti all'immutabilità e all'ottusità di certe realtà, perchè ad attenderli c'era  un finale tragico.

Non posso che consigliare la lettura di questo romanzo, che ha i suoi anni ma riesce a toccare anche il lettore contemporaneo; Giuseppe Berto è un autore che merita di essere letto e apprezzato.



7. Rilettura di un classico letto alle superiori

Frammenti di lettura (IL BRIGANTE di Giuseppe Berto)



Due frammenti tratti da IL BRIGANTE di Giuseppe Berto.


Ci sono azioni che si compiono così d'impulso, azioni qualsiasi, che però poi danno origine a un cambiamento nella nostra vita e nella vita di coloro che stanno con noi. E non so ancora se sia giusto vedere la nostra responsabilità in quelle azioni e sentirne il rimorso. Certo che se quel giorno io non avessi rincorso il soldato, probabilmente tanti fatti non sarebbero accaduti. 
Ma allora ne sarebbero accaduti degli altri, e delle cose non avvenute non si può mai dire se sarebbero state meglio o peggio.




Come possono le cose darci serenità se il nostro animo è incapace di riceverla? E se sono belle per sé stesse, e se noi abbiamo affidato loro una memoria, non fanno altro che farci sentire più acuta la mancanza
di ciò che ci manca, e ci si accorge di essere sperduti.

domenica 21 febbraio 2016

Recensione film: "CREED. Nato per combattere" di Ryan Coogler



E' attualmente in programmazione nelle sale cinematografiche italiane un film che è uno spin-off della celebre serie con protagonista il pugile italo-americano più famoso della storia del cinema a stelle e strisce: Rocky Balboa.
Ed infatti Rocky c'è e avrà l'arduo compito di formare un giovanotto il cui cognome è stato molto legato al suo, in passato: Creed.


CREED. Nato per combattere


Regia: Ryan Coogler
Cast: Sylvester StalloneGraham McTavishMichael B. JordanTessa ThompsonPhylicia RashadMark Rhino Smith.


Adonis "Donnie" Johnson (Michael B. Jordan), quando lo incontriamo la prima volta, è un ragazzino problematico, che vive in riformatorio dopo la morte prematura della madre, e spesso e volentieri si fa beccare nelle risse.
A dare una svolta alla sua vita è una donna, Mary Anne Creed (Phylicia Rashad*), la moglie del grande e indimenticabile boxeur Apollo Creed, prima avversario e poi grande amico di Balboa.

Donnie è il figlio illegittimo di Apollo (che non l'ha mai conosciuto) e Mary Anne decide di prendersene cura, di portarlo a casa con sè dandogli la possibilità di vivere in una bella casa, amato da una donna che gli farà da madre e che gli darà l'opportunità di studiare.

Ma Donnie è figlio a suo padre: è un Creed nel sangue e la voglia di combattere, di menare pugni, è intrinseca nella sua natura, quasi come un marchio indelebile.

Andando contro le aspettative della donna che l'ha cresciuto, Donnie decide di inseguire il proprio sogno: diventare un pugile affermato, apprezzato, e tenta di intraprendere questa strada senza sfruttare il cognome di quel padre mai conosciuto.

Adonis va a Philadelphia, luogo del leggendario incontro tra Apollo Creed e lo sfidante Rocky Balboa, e una volta arrivato in città, rintraccia Rocky e gli chiede di essere il suo allenatore. 

Rocky, ormai in là con gli anni, tranquillo proprietario del ristorantino che porta il nome dell'amata Adriana, pur essendo colpito da Donnie, dalla sua determinazione, pur riconoscendone il carattere e il temperamento del padre, inizialmente è molto reticente all'idea di allenarlo, perchè sa di essere fuori dal giro.

Ma le insistenze del giovanotto, che non molla, e l'amore per uno sport che non gli è mai uscito dal cuore, indurranno lo Stallone Italiano a dire sì e a prendere sotto la propria ala Donnie, che del resto da subito lo chiama affettuosamente "zio".

Che dire...?
E' un film "alla Rocky", in cui fa da leitmotiv la voglia di sfondare nel mondo della boxe; il protagonista è un ragazzo dal caratterino burrascoso - salvo poi addolcirsi al cospetto di una bella e dolce ragazza, come Bianca (T. Thompson) -, fumantino, ma anche molto caparbio e con le idee chiare.
Donnie sa dove vuole arrivare e chi vuol essere e sa che vuol riuscirci con le sue forze, crescendo con i consigli dell'amico di suo padre.
Chi meglio di Rocky Balboa può insegnargli i trucchi e le mosse giuste per non andare al tappeto (o rialzarsi se capita di andarci..)?
E Donnie è sincero quando dice di volerlo fare non all'ombra di un cognome pesante come quello del genitore: lui non vuole favoritismi e sconti, perchè sa di avere le carte giuste per sfondare.

A far da sottofondo alle sue gesta, agli allenamenti intensivi, c'è una contemporanea musica rap, ma tranquilli: un accenno della mitica e adrenalinica Gonne fly now c'è (poteva mancare??), al momento giusto, e riviviamo tutta  l'energia e la tensione di un incontro di boxe finale che si prospetta infinito, con tanto di sangue e occhi semichiusi (sempre "alla Rocky"), in cui il nostro Adonis dovrà far uscire la tigre che è in lui, ricordando - come gli ripete lo zio - che il primo avversario da affrontare e abbattere è "se stesso", con le sue paure.
I consigli umani, di vita, di zio Rocky vanno sempre a segno, colpiscono più forte e dritto di un gancio ben assestato, e Donnie sa di doverne fare tesoro se vuol farsi strada nella vita, prima come uomo e poi come pugile.
E il giovane pugile sarà a sua volta motivo di incoraggiamento per Rocky, alle prese con una difficile prova personale...

Fa tenerezza (e pure un po' impressione, dai) l'eroe del ring degli anni Ottanta, il cui viso provato un altro po' pare smontarsi se sorride, ma non fa niente: io a Sylvester perdono pure il botulino in disfacimento, perchè la sua serie è una di quelle che rivedo tutte le volte che la danno, fosse pure dieci volte all'anno, con la stessa ansia della prima volta ^_^

Se avete amato, come me, Balboa e avete tifato come invasati per lui tutte le volte che saliva sul ring (pur sapendo come finiva ogni volta), allora riassaporate la stessa adrenalina con Creed, che è sicuramente un bel film, fatto bene, che trasmette forza voglia di vincere, insieme a una tenera nostalgia.

* Claire de I Robinson!! *_*

Per leggere le recensioni altri film, cliccare sull'etichetta Cinema.

sabato 20 febbraio 2016

Dietro le pagine di: LA VITA SEGRETA E LA STRANA MORTE DELLA SIGNORINA MILNE di Andrew Nicoll.



Come potete vedere sbirciando sul blog, uno degli ultimi libri letti e recensiti è LA VITA SEGRETA E LA STRANA MORTE DELLA SIGNORINA MILNE di Andrew Nicoll.

Nelle note al libro, l'Autore precisa che l'omicidio al centro della storia sia un fatto realmente accaduto nel 1912 e che agli stessi personaggi citati egli non abbia neanche cambiato il nome, anzi di alcuni conosce pure i parenti.

Ho cercato di raccogliere qualche informazione sull'assassinio di Jean Milne googlando il suo nome, l'anno (1912), il luogo (Broughty Ferry, Scozia).

Ciò che trovato mi ha fatto apprezzare la minuziosità dello scrittore, il suo attenersi scrupolosamente ai fatti circa l'omicidio, i suoi particolari e le ipotesi investigative.

N.B.  INVITO QUANTI  NON ABBIANO LETTO IL ROMANZO MA PENSANO DI VOLERLO FARE, DI ASTENERSI DALLA LEGGERE IL POST PER GUSTARSI AL MEGLIO LA LETTURA DEL LIBRO! ^_-
Diciamo che queste informazioni di cronaca sono più adatte ai lettori curiosi che volessero avere qualche notizia in più, con ritagli dei giornali dell'epoca :=)


-
Ciò che leggiamo spesso è frutto della fantasia dell'Autore ma altre volte quest'ultimo trae ispirazione da storie/situazioni/persone reali, di cui ha avuto conoscenza diretta o indiretta.

La rubrica "Dietro le pagine" prende nome e idea da una presente nel blog "Itching for books" e cercherà di rispondere (cercherò di darle una cadenza settimanale, sempre in base alle piccole ricerchine che riuscirò a fare) a questa curiosità: Cosa si nasconde dietro le pagine di un libro? Qual è stata la fonte di ispirazione?
".


Jeannie Milne (7 maggio 1843 - 3 Novembre 1912) era una zitella ricca ed eccentrica, che amava fare lunghe vacanze nel Regno Unito e in generale nel continente europeo. 
E' stata brutalmente assassinata in casa propria, ad Elmgrove, Broughty Ferry, Dundee, Forfarshire, Scozia, a 69 anni. 

Il caso è stato ampiamente riportato a livello locale e nazionale. 
Anche se fu arrestato un uomo, accusato come colpevole inizialmente (nel libro si fa il suo nome, riportato anche dalle cronache del tempo), egli non fu mai processato e condannato per l'omicidio.

Il 2 novembre 1912, il postino del quartiere nota che Milne non aveva raccolto la sua posta per circa due settimane, e ne informa la polizia. 
La mattina seguente, alcuni ufficiali sono andati a Elmgrove per assicurarsi che fosse tutto ok. 
Dopo aver bussato  ripetutamente alla porta di casa senza ottenere risposta, sono entrati con la forza e si sono trovati davanti una scena da horror.
Il cadavere della Milne è stato trovato ai piedi delle scale, completamente vestito, ma parzialmente coperto da un lenzuolo. 
La sua testa era insanguinata a causa di diverse ferite, e le caviglie legate insieme con una corda della tenda. 
I fili del telefono erano stati tagliati. 
Il corridoio era in uno stato di disordine, segno della lotta feroce con il suo aggressore. 
Oltre a questo, però, la casa era in ordine e non mancava nulla, compresi i gioielli preziosi che la donna morta aveva iaddosso, il che ha escluso si potesse trattare di un furto ordinario. 

L'autopsia ha indicato che era morta da circa tre settimane. 

Era stata picchiata su tutto il corpo con un oggetto pesante; le ferite alla testa erano di per sé lievi, ma nel complesso erano state sufficienti ad ucciderla per mezzo di una emorragia cerebrale.

La polizia locale  chiese la consulenza del detective John Trench, considerato il miglior detective in Scozia.

Milne era stata vista l'ultima volta in vita il 15 ottobre, tuttavia ci fu la testimonianza di un uomo che disse di  essersi avvicinato alla casa il giorno 21 e di aver visto una donna in piedi alla finestra.
Quando aveva bussato alla porta, non vi era stata risposta, ma l'uomo aveva notato che il coperchio della serratura della porta d'ingresso era giù; nel tornare più tardi, vide che esso era tornato normale, come se qualcuno avesse di recente infilato una chiave nella porta.
Questa testimonianza è una delle tante stranezze inconciliabili sull'omicidio, insieme a tante altre (tutte ben menzionate nel romanzo).
Indagando, emergeva un fatto ovvio: Milne conosceva il suo assassino, e aveva, per così dire, lasciato che la morte entrasse nella sua casa.
Tutte le porte e finestre in Elmgrove erano chiuse, e non vi era alcun segno di effrazione, anzi furono trovati una teiera e una torta mangiata a metà su un tavolo e un mozzicone di sigaro nel camino, il che potrebbe far pensare ad un visitatore noto alla vittima.
Sembra che la signorina Milne avesse una sorta di doppia vita. 
Da un lato, era una zitella tutta casa e chiesa; dall'altra, pare viaggiasse regolarmente per incontrare uomini giovani, che spesso si portava a casa.Ma allora chi è stato l'amico presumibilmente responsabile della sua morte?
Milne non sembra che avesse detto a nessuno di lui, nemmeno il suo nome.
Un articolo di giornale di quel periodo aveva sostenuto che la corrispondenza trovata nella casa avesse dato qualche indicazione sulla sua identità, ma in realtà non fu di grande aiuto.

Ma cosa ha dichiarato lo scrittore Andrew Nicoll a proposito della scelta di scrivere un romanzo su questo terribile fatto di cronaca?

Spazio esordienti: L'AVVENTURA INUTILE DI ALFREDO PISTOCCHI di Alessandro Di Giuseppe




Cari amici e lettori, seppur a mezzogiorno, iniziamo la giornata sul blog con una segnalazione!

Alessandro Di Giuseppe è uno scrittore emergente che ha pubblicato due libri: "Metastasi" e "L’avventura inutile di Alfredo Pistocchi".


L'AVVENTURA INUTILE DI ALFREDO PISTOCCHI
di Alessandro Di Giuseppe


Eretica Edizioni
13 euro
Gennaio 2016

Trama

Forse Beatrice era una di quelle stazioni piccole, mai ristrutturate, con le obliteratrici rotte e le panchine di ferro arrugginito in cui doveva fermarsi almeno per un po’. 
Un po’ di più di uno scalo veloce, un po’ di meno di una permanenza fissa. Già, avrebbe dovuto provarci ma non l’aveva fatto. 
E adesso era troppo tardi. O forse no. Alla fine poteva ancora cercarla, trovarla, contattarla e rivederla. 
Doveva soltanto capire come fare e Facebook poteva aiutarlo. 
C’era solo da capire come sbrogliare la matassa…”

L'autore.
Alessandro Di Giuseppe nato il 26/08/1991. Nel 2005 arriva secondo al Premio letterario nazionale Raffaele Pellicciotta. Nel 2014 pubblica, con Miso Editore, “Metastasi”, il suo primo libro: un’antologia di racconti. “L’avventura inutile di Alfredo Pistocchi” è il suo primo romanzo dopo dieci anni di racconti brevi. Iscritto al DAMS di Roma 3, è uno dei fondatori e redattori del SynapsisBlog (synapsisblog.altervista.org)
.

Ed ecco invece il libro d'esordio:

METASTASI
di Alessandro Di Giuseppe


Miso Editore
216 pp
16.90 euro
2014
Sinossi

Un chirurgo al suo ultimo giorno in ospedale, un’avvocatessa che torna a lavorare dopo un lungo periodo di “riposo”, un professore universitario e il suo sogno di scrivere, un illusionista vittima di un “trucco” del suo passato, un vecchio prete senza fede e una strega. Questi i personaggi che vivono, si muovono, si confessano e muoiono nelle pagine di “Metastasi”. 

Cinque racconti. Cinque storie. Cinque discese all’interno dei personaggi, attraverso le gallerie chiuse, umide, poco illuminate del loro animo, nei pozzi scuri della loro psiche, alla ricerca delle paure, delle ansie, delle nevrosi, delle ossessioni e delle delusioni che li muovono, che covano dentro e che li consumano. 
Ma anche l’acquerello di una città, “Daisy’s Garden, che si fa specchio, metafora di una società, in cui non ci sono più né diavoli, né angeli, né paradisi, né inferni. 
Una città che diventa una specie di grande organo (forse uno stomaco, non di certo un cuore) butterato, appunto, dalle metastasi.

venerdì 19 febbraio 2016

Viaggiare leggendo... con "Una lettera dal passato"



Dove è ambientata la nostra storia dal sapore vintage narrata in "Una lettera dal passato"?

Il primo riferimento geografico ci viene proprio dall'incipit, che costituisce un po' il prologo della storia centrale:

L’uomo si chiamava Fred Elkins. Lavorava da venticinque anni sul treno postale della Long Island Railroad, sulla tratta di South Shore. Guadagnava  quattromilaottocento dollari l’anno, meno le imposte e indennità varie, e viveva in una squallida casa di St. Albans, zona vicinissima a Jamaica, appena all’interno della linea di New York.

testo alternativo
clicca due volte

St. Albans è una zona del quartiere Queens, a sud est di Jamaica e a nord di Springfield Gardens.

st albans

testo alternativo
clicca due volte


Le successive coordinate geografiche introducono il secondo momento chiave del libro - anch'esso con una funzione di prologo:

I due fratelli si chiamavano Donald ed Edward Pease. Avevano rispettivamente undici e nove anni, vivevano in una casa a schiera di mattoni a Springfield Gardens, a est di St. Albans.

springfield gardens


Si avvicina il momento della scoperta eclatante che sta alla base del dramma vissuto dalla coppia protagonista, i Radcliffe; momento che prende il via da un semplice ufficio postale.

Il luogo era l’anticamera della Posta Centrale sull’Ottava Avenue di New York, e la data era il 14 giugno. La storia riguardava un sacco postale abbandonato rinvenuto in un vecchio granaio, e le lettere erano vecchie anche di dieci anni, lettere il cui timbro recava la data del 23 dicembre 1945.

eight av.

E finalmente arriviamo all'incipit del cuore della storia narrata da Ehrilch:

Soundview Lane 3 era l’indirizzo, Radcliffe era il nome, e il 16 giugno era la data. Il luogo era Greenview Point, una zona residenziale di lusso di Norwalk, Connecticut.

una casa molto carina ^_-
un po' come la immagino io quella dei radcliffe

norwalk

Soundview av

La nostra protagonista femminile, Martha, viene dal Vermont, da Middlebury, come più volte viene precisato nel romanzo.
middlebury
(www.findyourspot.com)


middlebury
( www.newmarketpressvt.com)


Middlebury è una città degli Stati Uniti d'America, nella Contea di Addison, nello Stato del Vermont. Nella cittadina risiede il Middlebury College dove ogni estate si parla italiano alla scuola italiana.

Nel suo territorio scorre l'Otter Creek, un corso d'acqua immissario del Lago Champlain, che vi forma panoramiche cascate. (WIKIPEDIA)

Questi sono i luoghi principali del libro, ma nel corso della storia Martha andrà in lungo e in largo per altre vie e quartieri.

Non vi resta che leggere il romanzo per conoscere non tanto le vie fisicamente percorse, ma quelle più tortuose e angoscianti che la mente e il cuore di Martha hanno dovuto attraversare prima di giungere all'epilogo.
Spero di avervi messo un pizzico di curiosità! :=)

N.B.: LE IMMAGINI SONO STATE PRESE PRINCIPALMENTE UTILIZZANDO GOOGLE MAPS E/O UNA SEMPLICE RICERCA SU GOOGLE, QUALORA AVESSI VIOLATO COPYRIGHT, SEGNALATEMELO E LE TOLGO.

THESE IMAGES HAVE BEEN TAKEN MAINLY USING GOOGLE MAPS AND / OR SIMPLE GOOGLE SEARCH, IF I HAD VIOLATED COPYRIGHT, please write me and I'll remove them.

Recensione: HEY MONDO, ESISTO ANCHE IO di Viviana Rizzo



Cari lettori, sono qui a dirvi le mie considerazioni su un libro piccolo ma che contiene diversi spunti di riflessione.


HEY MONDO, ESISTO ANCHE IO
di Viviana Rizzo


Eretica Edizioni
30 pp
13 euro
2015



Ama spesso 

Combatti, sempre 
Sii l’eroe della tua storia.



"Hey mondo, esisto anche io” è il libro con cui la giovanissima Viviana Rizzo esordisce nel mondo letterario.
Esso contiene brevi pensieri che esprimono la sensibilità dell'Autrice, che si guarda intorno, lancia uno sguardo al mondo che la circonda e dalle riflessioni sullo stesso, sulla vita e sui valori che danno senso all'esistenza, scaturiscono diversi aforismi.

Il senso della vita, l'amore, il coraggio di osare, di combattere per le cose in cui si crede, la denuncia di tutto ciò che pregiudizio, che è ipocrita, superficiale, egoistico, l'importanza di avere delle idee e di esprimerle con convinzione, il desiderio di non arrendersi davanti al nulla che spesso ci circonda e ci vuole abbattere, la capacità di apprezzare, nonostante le lacrime e le delusioni, la meraviglia che è la vita, in se stessa, in quanto dono da vivere giorno per giorno per realizzare i propri sogni.

Questi sono alcuni dei temi affrontati dall'Autrice, il cui stile riflette la schiettezza e la sincerità proprie dei giovani, che si affacciano al mondo e che lo vedono per quello che è, un enorme caos che può spaventare ma che altresì nasconde in sè anche tante opportunità per crescere.

E scrivendo lei riesce a trovare un posto e un senso al proprio esistere perchè:

"Saper scrivere è la capacità di trovare la poesia anche nelle bruttezze della vita".

Non posso che ringraziare l'Autrice per l'opportunità di leggere il suo libro d'esordio, augurandole che sia solo "il suo inizio nella fine". 

giovedì 18 febbraio 2016

Una lettera dal passato (Ehrlich): citazioni



Altri due frammenti di "Una lettera dal passato" di Ehrilch (recensione).


Era sprofondata nella depressione, e il mondo esterno aveva cessato di esistere, era solo una confusione di strada e di pioggia e di auto che passavano. Il mondo esterno era una fantasia, perché quando c’è una depressione vera, il mondo esterno non lo vedi, non lo odi, non ne senti gli odori, non lo avverti. È un luogo in cui gli altri vivono e si muovono e funzionano, e geograficamente lo abiti, ma non ne fai parte, perché la tua è un’isola privata e buia, ed è tutta per te, e il suo nome è Dolore.




C’è sollievo nel parlare, può essere una specie di anestesia, e a volte addormenta il dolore. Se rovesci i tuoi guai in orecchie comprensive, è possibile liberarsi di alcuni, e ridurre la pressione, come la valvola di una caldaia a vapore, e dunque prevenire l’esplosione.

“Prossima fermata” di Gianfranco Virardi: in omaggio domani venerdi 19 febbraio 2016‏


Cari lettori, vi segnalo che domani, venerdì 19 febbraio, avrete l'opportunità di scaricare e leggere GRATUITAMENTE questo romanzo:


 “Prossima fermata” 
di Gianfranco Virardi


Formato: Formato Kindle
Dimensioni file: 442 KB
Lunghezza stampa: 166
Venduto da: Amazon Media EU S.à r.l.
Ecco il link di Amazon per scaricare l'ebook


Sinossi

Il romanzo è un thriller metropolitano, che vede come protagoniste persone comuni. 

Una mattina sulla metropolitana, cinque persone assistono all’omicidio di un suonatore di strada.
Prima di morire, l’uomo lancia il suo appello disperato di salvare una bambina col violino.
I protagonisti della vicenda si trovano così, legati dal caso, alla vita di una bambina dai poteri straordinari.
Un’avventura intensa che li porterà da Roma a Banja Luka, attraverso le fermate dei sentimenti più forti. Paura, violenza, disperazione, amicizia e amore all’ennesima potenza.

Un romanzo che si legge tutto di un fiato, scritto dall’autore di “Coperte di parole” e di “Nickname, morte in rete” (RECENSIONE). 
Un’idea nata dall’osservazione di minori sparsi agli angoli della città, spesso sfruttati dalle organizzazioni di trafficanti, le stesse che introducono clandestini e vendono donne alla prostituzione. 
Milioni di bambini nel mondo sono rapiti, venduti dagli stessi genitori, sfruttati, violentati, costretti all’accattonaggio, al borseggio, al lavoro forzato, alla prostituzione e alla guerra.

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