mercoledì 24 ottobre 2018

Segnalazioni editoriali (Kimerik editore - Lettere Animate)



Cari lettori, ho alcune segnalazioni editoriali da condividere con voi!
Parto da un romanzo in cui tre esistenze, solo apparentemente distanti, si intrecciano ineludibilmente nell’ultimo romanzo dell’autore ligure, ma friulano d’adozione, Giovanni Margarone.



LE OMBRE DELLE VERITA' SVELATE
di Giovanni Margarone


kimerik Editore
416 pp
28 euro
Gianni è un pittore siciliano che vive le inquietudini della sua condizione di orfano. Tale stato di abbandono si protrae nei rapporti umani, che si susseguono in un intenso crescendo emozionale che vedrà presso uno studio notarile di Cuneo il suo epilogo. 
Luigi è un militare piemontese che durante la Seconda guerra mondiale combatte nella Sicilia occupata dagli Alleati e durante le vicissitudini belliche, a seguito di un ferimento, trova riparo da una famiglia nei pressi di Caltagirone. 
Dopo un travolgente, ma sotterraneo, rapporto passionale con Maria, Luigi torna nel suo Piemonte. 
In questa nuova vita emerge il suo reale carattere spregiudicato. 
Costanza è una donna friulana molto legata ai suoi genitori e in particolare al padre Ermete, ma all’improvviso il terremoto del 1976 cambierà la sua vita. 
Su tali esistenze si proietterà un’ombra inattesa densa di tensione emotiva e mistero.

L'autore.
Giovanni Margarone è nato nel 1965 ad Alessandria, da padre siciliano e madre ligure, ha vissuto in Liguria fino a ventun anni. Quando lascia la sua terra per andare in Friuli, per motivi di lavoro, è il 1986. È sempre stato un lettore assiduo, cultore altresì di filosofia e musica. La scrittura e la musica, in particolare, sono state, sin da quando era ragazzo, le sue vocazioni naturali; si nota nell’autore una spiccata attenzione verso la letteratura ottocentesca russa, francese e tedesca (in particolare Dostoevskij, Flaubert, Proust, Goethe, Gogol, Tolstoj, Bulgakov, Prévost, Balzac...); senza dimenticare i riferimenti al Novecento italiano, nelle figure, fra gli altri, di Pirandello, Svevo, Cassola, Calvino, Cesare Pavese e Umberto Eco. Nel 2011 aveva creato un blog dal quale aveva tratto spunti per il saggio Oltre l’orizzonte pubblicato nel 2013. Soddisfatto di quel lavoro, ha finora scritto e pubblicato quattro romanzi.




SEMPRE UN PASSO DIETRO A TE
di Monica Ongaro


Kimerik Editore
80 pp
12.60 euro
Una storia che dovrebbe essere d’esempio per tutte le donne che soffrono a causa delle scelte fatte a volte con troppa leggerezza; donne che si affidano, per amore, a uomini che non le rispettano fino in fondo. 
Una storia, quella di Patrizia, che purtroppo è oggi di grande attualità e che può essere uno strumento importante per prendere consapevolezza di un problema e trovarne la soluzione. 
Perché una donna, con le decisioni adeguate e le occasioni giuste, è capace di qualsiasi cosa. 
L’importante è avere il coraggio e la forza di andare oltre, nonostante tutto e tutti. 

L'autrice.
Monica Ongaro nasce il 10 gennaio 1968 a Sondrio, in Valtellina (Lombardia). Già in tenera età dimostra il suo lato estroso, partecipando a competizioni scolastiche di novelle e poesie; e disegnando e scrivendo nel tempo libero. Terminati gli studi inizia la sua carriera presso un istituto bancario che, dopo quindici anni, decide di abbandonare, trasferendosi nella vicina città di Morbegno, dove deciderà di dedicarsi ai due figli ed ai sette cani. Qui, libera da ogni impegno lavorativo e spronata dalla figlia Alessandra, riprende la sua antica passione, ricominciando a scrivere e concentrandosi sui racconti per bambini. L’Autrice ripercorre così il periodo in cui si inventava fiabe della buonanotte per allietare le sere dei giovani figli.


Il 24/10/2018, in occasione del quarto anniversario della sua prima uscita, Lettere Animate Editore pubblicherà la nuova edizione di “A un passo dalla vita”, il cupo noir con cui Thomas Melis esordì nel 2014.
Dopo la pubblicazione di “Nessuno è intoccabile”, seconda opera di Thomas Melis uscita per la Butterfly di Reggio Emilia, l’editore pugliese Lettere Animate ripropone ai lettori il romanzo con cui l’autore sardo si fece conoscere nell’ottobre del 2014.


A UN PASSO DALLA VITA
di Thomas Melis



Lettere Animate


L’opera di Melis è un noir/hard boiled dalle tinte fosche, ricco di colpi di scena, che ambisce a mettere in luce i drammi e le contraddizioni della cosiddetta “generazione perduta” attraverso la storia di un gruppo di giovani, nati negli anni ’80, decisi a scalare le gerarchie del mondo criminale di Firenze.
In una parabola incentrata sul narcotraffico e sul crimine organizzato, il romanzo racconta dei drammi di una generazione in balia delle proprie debolezze e dei propri vizi, imprigionata dentro un sistema socioeconomico che si è ribellato ai propri creatori, illusa dalle bugie attraverso cui una televisione grottesca l'ha cresciuta. 
Una storia di ingiustizie, tradimenti, amicizie e amori forti ma drammaticamente condannati.

L'autore.
Thomas Melis è nato a Tortolì, in Sardegna, nel 1980. Ha studiato presso le Università di Firenze e Bologna concludendo il suo percorso accademico nell’anno 2008. Nella vita si è occupato di progettazione su fondi comunitari e consulenza aziendale. Ha scritto per diverse riviste on line, dedicandosi ad analisi di politica interna e degli scenari internazionali. Attualmente gestisce un’attività commerciale, lavora come copywriter, crea contenuti per aziende attive sul web e, dal 2017, collabora con il sito di critica letteraria MilanoNera. La prima edizione di "A un passo dalla vita”, romanzo d'esordio, è stata pubblicata da Lettere Animate nel 2014, seguita l’anno successivo dallo spin off "Platino Blindato". Nell’aprile del 2018 è uscito “Nessuno è intoccabile”, il suo secondo romanzo, e a ottobre la nuova edizione di “A un passo dalla vita”.

martedì 23 ottobre 2018

Recensione: SO CHE UN GIORNO TORNERAI di Luca Bianchini



Sullo sfondo di una suggestiva Trieste, città di frontiera dove la bora soffia implacabile, conosciamo Angela ed Emma, una mamma e una figlia; due donne che dovranno, negli anni, imparare a conoscersi e a volersi bene, andando oltre gli errori, le scelte incomprensibili, gli amori sbagliati che però, forse, in fondo in fondo, non lo sono poi mai del tutto...



SO CHE UN GIORNO TORNERAI
di Luca Bianchini




Ed. Mondadori
260 pp
18 euro
2018
Tutto ha inizio una mattina di dicembre di fine Anni '60: in una stanza d'ospedale la giovanissima Angela è appena diventata mamma, ma quello che solitamente è un evento atteso con gioia, per lei è l'apoteosi dell'incertezza e della paura.
La felicità e il futuro suo e della creatura innocente appena nata dipendono dal sesso del nascituro: Angela è convinta che se sarà maschio, il padre del piccolo - l'uomo di cui lei è innamorata - lo riconoscerà; del resto, l'ha promesso: "Se è maschio, gli do il mio cognome".
E Pasquale è un uomo del sud, sicuramente manterrà la parola... O no? 
La ragazza non ne è poi tanto convinta, ma intanto spera, fino alla fine e con tutta se stessa, che non sia femmina...
E invece... è proprio una bella femminuccia!
Spiazzata, Angela non sa che nome darle, visto che lei aveva pensato solo al nome maschile (Giorgio); in suo aiuto giunge un'infermiera, che le propone il nome di Emma.
Ed Emma sia!
Angela Pipan è una ventenne per nulla pronta a diventare madre; la sua relazione con Pasquale è stata piena di passione, momenti felici, e lei era convinta che lui l'amasse..., fino a quando non ha scoperto che l'uomo era già sposato e non aveva alcuna intenzione di lasciare la moglie per stare con lei.
Con l'arrivo poi di una bambina, ogni speranza di ottenere un minimo di assunzione di responsabilità crolla miseramente.
Bionda, esuberante, capace di attirare gli sguardi di tutti su di sè, desiderosa di divertirsi insieme al fratello preferito - il bellissimo Riccardo, playboy incallito -, Angela si dimostra da subito insofferente ad adempiere il proprio ruolo di madre, e tutti nella sua numerosa e allegra famiglia se ne accorgono.

I Pipan sono capitanati da un simpaticissimo padre/nonno che rimpiange il dominio austriaco, da una mamma/nonna che prepara deliziose zuppe e dai quattro zii, tutti diversi gli uni dagli altri: il serio Primo, Riccardo lo sciupafemmine, e i due gemelli diversi che si alternano a fare da baby sitter a Emma (il Biondo e il Coccolo).
Ognuno cerca di dare alla neomamma il sostegno di cui ha bisogno, non giudicandola ma dimostrandole affetto e comprensione, e soprattutto circondando immediatamente la piccola Emma di ogni attenzione.
Purtroppo l'incapacità di Angela di prendersi cura di sua figlia, e la paura di farlo male, la spingono a fuggire da Trieste; a offrirle la palla al balzo ci pensa un giovanotto conosciuto una sera che è andata a ballare con Riccardo, Ferruccio, un bravo ragazzo, paziente, invaghito di Angela e ammaliato dalla sua bellezza e da quel modo di essere sfuggente, triste, malinconico..., come di chi guarda sempre al passato, rimpiangendo qualcosa che avrebbe desiderato ci fosse ma che non è accaduto...

E così, speranzosa di rifarsi una vita lontana da via della Bora (l'affollata casa dei Pipan), la confusa Angela segue Ferruccio a Bassano, andando a vivere con lui, sposandolo dopo un po', trovando lavoro e una sola amica (Gilda) e decidendo di stabilirsi lì.
Senza Emma.

Sì, perchè Angela proprio non ce la fa a far da mamma a quella piccolina che avrebbe dovuto chiamarsi Giorgio e fare da collante tra lei e il suo grande amore Pasquale, il commerciante di jeans proveniente dalla Calabria, che però - a dispetto delle belle parole d'amore dette nei momenti di intimità - si è rivelato un immaturo, incapace di prendersi le proprie responsabilità.

Emma le ricorda troppo quest'amore finito, e poi lei, Angela, non si sente in grado di amare sua figlia come dovrebbe....; "sicuramente starà meglio con i Pipan", si dice per convincersi che abbandonare la piccola sia la cosa migliore, ed infatti nonni e zii tirano su un'Emma coccolata e vezzeggiata..., che  viene su convinta che se diventerà maschio, sua madre tornerà da Bassano e l'amerà.

Negli anni, Angela si reca sporadicamente a trovare Emma come una comune parente in visita, senza riuscire più di tanto a instaurare un rapporto intimo con lei, restando, in un certo senso, sempre quell'adolescente smarrita di fronte a pesi troppo grandi da portare.
La nostalgia e il rimpianto di quello che per lei era il grande amore della sua vita la tormenterà per anni, impedendole di essere una madre presente per Emma e una moglie affettuosa per il buon Ferruccio.

E quel filo con Pasquale non si interromperà mai davvero, soprattutto grazie ad Emma stessa che, crescendo, deciderà di mettersi sulle tracce di suo padre, e per lui questa sarà l'occasione per rivedere Angela, che non ha mai dimenticato.

Si può ricucire un amore strappato dai venti impetuosi del tempo che passa inesorabile, o forse quello tra Pasquale ed Angela è un sentimento che può resistere agli anni, alla distanza, agli errori...?
A volte rischiamo di perdere il bello che è attorno a noi e che la vita ci dona e ci mette accanto, per inseguire chimere e sogni che vivono nella nostra testa ma che, a ben guardare, non hanno le basi per diventare realtà...

Intanto, oltre a seguire Angela a Bassano, seguiamo anche la bella Emma a Trieste, il suo rapporto meraviglioso con i nonni e gli zii (in primis zio Riccardo, che la capisce come nessun altro; d'altronde anche con Angela è così, fratello e sorella avranno sempre un legame speciale), quello conflittuale con una madre più assente che presente, una figura desiderata, sognata ma anche tanto sfuggente.

Emma cresce, diventa una signorina molto carina, vivace, atletica, schietta, che si fa voler bene con poco per la sua spontaneità; è un tipo forte, sa badare a se stessa ed è determinata:

"Lei era una guerriera che ce l'aveva sempre fatta da sola. Senza padre, senza madre (...). Aveva solo il suo cuore e due ali che chissà chi gliele aveva messe".

Anche lei farà le sue scelte (non sempre azzeccatissime), avrà i suoi amori un po' strambi, e la vedremo crescere, maturare e il suo carattere formarsi in fretta, tanto da dimostrarsi, in diverse circostanze, anche più saggia e razionale di sua madre, di quella madre biondissima e affascinante, rimasta in fondo al cuore un'eterna adolescente innamorata.

Angela ed Emma riusciranno, col tempo, a conoscersi davvero, a costruire un sincero rapporto madre-figlia, fatto di momenti  condivisi e indimenticabili, di confidenze, di comprensione e complicità?

"So che un giorno tornerai" ci parla di amori nati e mai finiti veramente, di innamorati che si perdono, si rincorrono per poi forse perdersi ancora o magari per ritrovarsi con nuove e differenti certezze; ci parla di donne alla ricerca di felicità, di verità, conquiste tutt'altro che semplici da ottenere; ci parla di quanto sia bello e prezioso avere una famiglia che ti sostiene ed è sempre pronta ad accoglierti, qualunque cosa tu decida di fare, anche se non ti fai vedere per anni e a un certo punto, senza avviso, decidi di tornare; ci parla di madri timorose e non perfette..., che sentono di dover prima crescere loro per poter adempiere al proprio ruolo come si deve; ci parla di figlie che la vita "costringe" a crescere in fretta, insegnando ad affrontare i venti e le tempeste a testa alta e con le spalle dritte. 

Luca Bianchini è tornato con un romanzo che sa di buono, che ti fa sorridere per i suoi personaggi buffi e particolari (come nonno Pipan - adorabile!), semplici e complessi allo stesso tempo, ti intenerisce e ti fa commuovere perchè al centro ci sono i sentimenti, le persone, con il loro cuore pieno di contraddizioni, di "vorrei ma non so se ce la faccio...", pieno di paure, di speranze, di cose non dette, di rimpianti...; ci sono uomini e donne che non sempre fanno le scelte giuste - quelle che "andrebbero fatte" -, eppure non c'è l'ombra del giudizio severo su di essi, e così anche il lettore è spinto a seguire lo sviluppo delle vicende e  le azioni di tutti senza moralismi, ma accettando il dato di fatto che fa parte della vita sbagliare, desiderare di tornare indietro e non poterlo fare, rincorrere (inutilmente?) un amore folle, non apprezzare chi diamo per scontato...

Questo libro mi ha convinta e mi ha conquistata perchè ancora una volta l'Autore dimostra sensibilità e delicatezza nel costruire protagoniste femminili che racchiudono una sorta di innocente purezza, di incredibile forza nonostante le tante mancanze, circondandole di personaggi simpatici, e ciascuno ha il suo perchè e il suo senso nella storia; mi è piaciuto, tra le altre cose, lo sfondo di questa Trieste che è come "una grande mamma", capace di abbracciarti e di consolarti.

Delicatamente ironico, fluido e scorrevole nello stile, dolcemente malinconico nell'atmosfera che lo pervade di pagina in pagina, l'ultimo romanzo di Bianchini per me è promosso a pieni voti, perchè è profondo nella sua semplicità e sa emozionare raccontando storie che spesso non sono poi così lontane da noi.


lunedì 22 ottobre 2018

Cover Reveal – La Strega della Fonte di Sabrina Guaragno



Cari lettori, oggi ho il piacere di parlarvi di un romanzo fantasy in uscita il 22 novembre e di svelarvene la cover, a breve avrà inizio il blogtour!




Sto parlando di...

LA STREGA DELLA FONTE
di Sabrina Guaragno



Casa Editrice: Nativi Digitali Edizioni
Genere: Fantasy
Data d’uscita: 
22 novembre 2018
SINOSSI

"Vedo le sue labbra incresparsi in un sorriso inquietante, e un brivido di freddo mi scende lungo la schiena. Capisco che sta per correre da come tende la schiena e le braccia davanti a sé, ed entrambe iniziamo la nostra reciproca corsa verso la vittoria".
Alaisa, una ragazza umile ma determinata, è pronta per partire per il viaggio più importante della sua vita, con l'obiettivo di raggiungere la dimora della famosa Strega della Fonte e diventare sua apprendista: il suo sogno fin da bambina!
Quello che Alaisa non sa, è che la magia conferisce grandi poteri, e per padroneggiarla al meglio è prima necessario fare i conti con le proprie aspirazioni e le proprie paure.
Il mondo segreto delle Streghe offre molte opportunità, ma anche molti rischi e ombre... tra tutti i nuovi intriganti personaggi che conoscerà, riuscirà a capire di chi potrà fidarsi, e da chi dovrà difendere tutto ciò che le è più caro?




Con "La strega della fonte" Sabrina Guaragno ci porta in un nuovo universo Fantasy intricato e affascinante, in cui le atmosfere romantiche si mischiano ad altre cupe e inquietanti. E dove il potere della magia permette a maghi e streghe di realizzare i loro sogni, ma anche il manifestarsi di veri e propri incubi...

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Se Alaisa e la sua storia vi hanno incuriosito, visitate il sito web della saga: 

Link di presentazione e acquisto

domenica 21 ottobre 2018

Novità giallo/noir (goWare Edizioni - Frilli Editori)



Buona domenica pomeriggio, amici lettori!

Oggi torno qui con voi presentandovi alcune uscite goWare Editori e Frilli Editori, tutte appartenenti al genere giallo-noir.


Un giallo dal ritmo serrato, ambientato in Cornovaglia e Bretagna, in cui l’indagine sull’omicidio di una bambina diventa un viaggio tra segreti, bugie, verità inconfessabili e pericoli.


La bambina che disegnava i draghi
di Paolo Moretti


goWare Ed.
212 pp
6.999 euro (ebook)
12.99 euro (cart.)
«Ma non furono le onde o il movimento del peschereccio a tradire la sua sicurezza da marinaio. Bensì ciò che vide tra quelli che sembravano stracci gettati nell’oceano: gli occhi sbarrati di una bambina.»

Un corpo trovato nelle acque della Manica. Un tubetto di vernice e un pennello come unici indizi per identificare la vittima. 
Un cronista curioso e fuori dagli schemi che, con l’amica fotografa, si appassiona al caso. 
Sono questi gli elementi del nuovo romanzo di Paolo Moretti, La bambina che disegnava i draghi, edito da goWare.

Protagonista dell’inchiesta Brando Modesti, giornalista in cerca di un giornale, sempre a caccia di storie da raccontare a bordo di un vecchio Westfalia e in compagnia dell’inseparabile cocker Picabo.
Tassello per tassello, articolo dopo articolo, Brando conduce la sua inchiesta, in parallelo a quella di Scotland Yard e della polizia francese, ponendo domande a chiunque pur di avere quell’unica risposta che conta: perché uccidere una bambina che amava dipingere i draghi?

L'autore.
Paolo Moretti nasce sotto il segno dei pesci nell’ultimo sabato di un lungo inverno di tanti, troppi, anni fa. Sognatore, scribacchino, babbo, prisoner of rock and roll. Giornalista per professione e scrittore per passione, il suo primo libro, La cicogna che sconfisse l’aviaria (Infinito Edizioni), racconta l’adozione della figlia. Con Stefano Ferrari ha pubblicato I 30 passi. La vera storia della strage di Erba (edizioni La Provincia) e con Francesco De Filippo Mafia padana (Editori Riuniti).
La bambina che disegnava i draghi è il secondo romanzo dopo Una crepa nel muro (goWare 2017).




Nuova indagine per l'investigatore privato Michele Astengo di Genova.
La morte del figlio di un noto imprenditore nel settore dei profumi è il caso che gli viene affidato. Morte naturale o delitto eseguito ad opera d'arte? Non sarà un'indagine semplice quella che si ritroverà tra le mani. Genova lo attende colorandosi via via di intense sfumature di paura...


L'ESSENZA DELLA COLPA
di  Andrea Novelli & Gianpaolo Zarini 



Fratelli Frilli Editori
224 pp
12.90 euro
Casi banali per l’investigatore privato genovese Michele Astengo. Piccole questioni di ricatto, tradimenti, controversie economiche. Calma piatta in una vita volutamente avulsa da inutili complicazioni, anche quelle di cuore. Ma una telefonata sta per dare una sterzata violenta alla sua pigra e svogliata esistenza. Arcangelo Argentero, il più grande produttore italiano di profumi, chiede il suo aiuto. 
Non un’indagine semplice, non ordinaria. 
Ciò che Argentero gli chiede è qualcosa di alquanto inusuale per un investigatore privato. 
Astengo all’inizio è riluttante. Ma poi, con il solito cinismo e distacco, accetta l’incarico e inizia l’indagine portando alla luce i segreti sopiti degli Astengo. 
Una famiglia che appone il suo nome a un’azienda florida e lungimirante, ma in balia di un qualcosa di estremamente pericoloso e radicato. Michele Astengo si trova proiettato in un gioco più grande di lui, al punto di rischiare la propria vita. 
Morti sospette, poteri forti, sotto la lente di una Genova che indaga insieme ad Astengo, che mette in gioco la sua apatia al servizio dell’investigatore. Una città che si colora delle sfumature intense della paura. 


Gli autori.
Andrea Novelli e Gianpaolo Zarini dopo Acque torbide e La superba illusione ritornano con il terzo episodio dedicato al detective Michele Astengo. Novelli&Zarini hanno scritto tre romanzi di grande successo per Marsilio: Soluzione finale (2005), Per esclusione (2008), pubblicato anche ne Il Giallo Mondadori e Il paziente zero (2011). Hanno pubblicato per Feltrinelli la trilogia Manticora (2015), per Araba Fenice l’antologia Gli insoliti casi del professor Augusto Salbertrand (2013), editata in Germania per Chichili. Molti i racconti per innumerevoli antologie tra cui: Anime nere reloaded - Oscar Mondadori, Medicina Oscura - Giallo Mondadori. Bad Prisma - Mondadori, Nero Liguria - Perrone, Ribelli - Robin, Genova criminale - Novecento, Una finestra sul noir - Fratelli Frilli Editori. Tra gli ultimi lavori, la partecipazione alla saga spin-off di The Tube (creata da Franco Forte), The tube Nomads ideata da Alan D. Altieri, considerata dagli appassionati del genere il The Walking Dead letterario in digitale, con l’episodio Shockwave, per Delos Books
.




Ritorna il commissario Botteghi di Livorno dopo il buon successo di vendite dei precedenti “LA BAMBOLA DEL CISTERNINO” (2015 - II edizione), “IL SEGRETO DEL VOLTONE” (2016 – II edizione) e "LA BAMBOLA DEL CISTERNINO" (2017).

Una nuova indagine per il commissario Botteghi di Livorno che si trova a che fare con il mondo dell'illusionismo. La morte di un notaio porta alla luce una lettera di un mago del secolo scorso conosciuto come Il Mago Wetryk. Una lettera che rivela di un favoloso trucco che mai purtroppo riuscì ad eseguire.



IL COMMISSARIO BOTTEGHI E IL MAGO
di Diego Collaveri



Fratelli Frilli Editori
240 pp
12.90 euro
Livorno. La morte di un notaio, in una villetta liberty sul viale Italia, sembra legata alla vendita dell’immobile e al suo originale proprietario Antonio Pastacaldi, conosciuto in tutto il mondo come Wetryk, illustre mago livornese del secolo scorso, oggi dimenticato, ritiratosi misteriosamente all’apice del successo. L’interesse degli acquirenti, appartenenti al settore illusionismo, verrebbe dal casuale ritrovamento di una lettera in cui il mago rivela di un favoloso trucco per il suo grande rientro, purtroppo mai avvenuto, ma l’apparizione di un fantomatico erede sta rischiando di scombinare i loro piani. 
Pur affascinato dal mistero di Wetryk, il commissario si mostrerà scettico, restando coi piedi per terra, fino a quando una scoperta eccezionale lo farà ricredere. 
Riscoprendo l’ascesa e la caduta nell’oblio del nome di Wetryk, riuscirà Botteghi a strappare il velo dell’illusione che nasconde la verità sul caso, restituendo al tempo stesso alla città il suo illustre concittadino, rivelandone l’antico segreto?

L'autore.
Diego Collaveri. Dal 1992 al 2000 lavora in campo musicale, collaborando con Emi Music come chitarrista, arrangiatore e paroliere. Nel 2000 comincia a scrivere narrativa e poesia, ottenendo premi e riconoscimenti. Nel 2001 vira verso la sceneggiatura, prima teatrale e poi per il cinema breve; l'anno successivo con la prima regia vince il concorso Minimusical indetto da La Repubblica e Fandango, con quest'ultima collaborerà come sceneggiatore per i successivi quattro anni. Intraprende un percorso didattico/formativo con vari registi italiani (tra cui Paolo Virzì, Davide Ferrario, Ruggero Deodato, Francesco Falaschi, Umberto Lenzi), studiando storia della cinematografia mentre lavora sui vari set. Nel 2003 fonda la Jolly Roger productions, etichetta indipendente per produzioni video(videoclip, backstage, live show, booktrailer). Nel 2006 viene invitato dall’Universtià di Pisa, dipartimento Cinema Musica Teatro, a intervenire nell’ambito del seminario “il cinema classico Hollywoodiano”. Nel 2009 viene inserito nell’Enciclopedia degli Scrittori Contemporanei. Nel 2013 alcuni suoi racconti noir sono apparsi sul settimanale Cronaca Vera. Dal 2014 collabora con LaTelaNera.com come critico cinematografico. Dal 2015 al 2017 è docente di sceneggiatura e storia del cinema presso Scuola di Scrittura Carver di Livorno.Nel 2018 è tra i docenti del corso Form.Ed – Tecnico della Gestione delle Fasi di Lavorazione Editoriale indetto da Provincia di Livorno e Regione Toscana.È tra gli ideatori di “Paura sotto la Pelle”, prima rassegna di incontri in Italia dedicata al genere mistery/crime e le sue trasposizioni tra narrativa, cinema e fumetto, tenutasi a Bologna a dicembre 2017, patron Pupi Avati.Finalista Premio Alberto Tedeschi – Il Giallo Mondadori 2015. Finalista Garfagnana in Giallo 2016 e 2017. Menzione speciale della giuria Festival Giallo Garda 2017 e 2018, Premio Best al premio letterario internazionale di Montefiore 2018. Oltre alla serie Anime Assassine, nel genere noir è autore per Fratelli Frilli Editori di L’Odore Salmastro dei Fossi, Il Segreto del Voltone, La Bambola del Cisternino(in concorso al Premio Scerbanenco 2017).


Il 5° episodio con protagonista la originale coppia formata dal commissario Sergio Crema e dall’amico e critico cinematografico Mario Bernardini.
Torino, un caso solo apparentemente già risolto prende una piega inaspettata trascinando i due protagonisti ad investigare e ad andare più a fondo nell'indagine.



IL CODICE BINARIO
di Rocco Ballacchino 

Fratelli Frilli Editori
224 pp
12.90 euro
Il commissario Crema e il critico cinematografico Bernardini sono di nuovo alle prese con un omicidio apparentemente già risolto. Gabriele Balestri, un amministratore di condominio, è stato assassinato, in un’afosa sera di luglio, all’interno del suo ufficio. Una vittima e un solo potenziale colpevole su cui investigare. Tutto troppo scontato anche per la vedova che non crede a una sentenza già scritta, in cui i pregiudizi si trasformano, anche a causa del magistrato Giulia Bonamico, in giudizi.
 I due investigatori scopriranno, invece, che tutti i protagonisti di quella vicenda hanno qualcosa da nascondere e si muoveranno tra Torino e Genova alla ricerca di una verità in grado di collegare i segreti del passato al sangue del presente. 
Entrambi ostaggi di un’esistenza governata da un codice binario dove ogni singola scelta può rivelarsi, nel bene o nel male, quella decisiva.

L'autore.
Rocco Ballacchino è laureato in Scienze della comunicazione. È autore dei gialli, editi da Il Punto - Piemonte in Bancarella, Crisantemi a Ferragosto (2009), Appello mortale (2010) e Favola Nera (2012), quest’ultimo scritto a quattro mani con il giornalista Andrea Monticone. Dopo Trappola a Porta Nuova, edito da Fratelli Frilli Editori, ha pubblicato Scena del crimine-Torino piazza Vittorio, Trama imperfetta-Torino piazza Carlo Alberto, Torino Obiettivo Finale e Tredici giorni a Natale in cui al centro della scena c’è il duo investigativo composto dal commissario Sergio Crema e dal critico cinematografico Mario Bernardini (Fratelli Frilli Editori 2013-2017). Dal 2018 è il curatore della collana di gialli per ragazzi I Frillini, per la quale ha pubblicato I gemelli Misteri e l’invasione zombie. È tra i fondatori del collettivo di scrittori ToriNoir.


sabato 20 ottobre 2018

Gente che viaggia, gente che legge (#2)



Come è mia abitudine, da lettrice curiosa, sbircio i titoli dei libri che i pendolari come me leggono sul pullman mentre si va a lavoro.


MESSAGGIO PER UN'AQUILA CHE SI CREDE UN POLLO
di Anthony De Mello


256 pp
1995
La lettura di queste pagine offre l'incontro con i concetti più alti della spiritualità attraverso storielle ed aneddoti, a volte autentiche barzellette.
 Il volume è quindi un libro di spiritualità, ma pensato e scritto in modo da essere per tutti, persone colte e meno colte, giovani ed adulti, credenti e non.



COME UNA FAMIGLIA
di Giampaolo Simi 

Sellerio ed.
432 pp
15 €
2018


Un affresco ambizioso e avvincente, di raffinato realismo e lancinante tensione. La storia di una famiglia scossa dal sospetto, costretta a guardarsi dentro per comprendere fino a che punto ci si può spingere per proteggere le persone che amiamo.

Luca Corbo è un ragazzo coccolato e protetto che vede davanti a sé, quando non ha ancora diciotto anni, la grande opportunità dI un futuro come calciatore.

A sostenerlo ci sono i genitori, Dario e Giulia.

Sono trascorsi alcuni anni dall’estate del caso Nora Beckford, quando Dario Corbo, ex giornalista scaltro e malinconico, ha cercato di riscattare l’immagine e il passato scellerato di un’assassina che proprio lui aveva contribuito a far condannare. Ora Dario lavora per lei, alla Fondazione che cura l’opera del padre artista, e in molti hanno da ridire.

La vita di Dario va in frantumi quando la polizia, un bel giorno, gli dice che suo figlio è accusato di aver stuprato e picchiato una ragazza...




Un noir drammatico ed emozionante, ma soprattutto una storia di individui che si riconoscono tra loro e cercano complicità e protezione nell’appartenenza, nella lealtà di gruppo, nel cemento dell’amicizia, nel nucleo tenace delle famiglie. Fin quando una famiglia non è costretta a guardarsi dentro, e a chiedersi quanta cieca fiducia, quanto amore inappellabile sono necessari per proteggere le persone che amiamo.

venerdì 19 ottobre 2018

Recensione: DAKAR di Maurizio Castellani



Simpatico, intuitivo, amante della buona cucina e delle belle donne, l'ex-commissario Vittorio Luschi, mentre soggiorna annoiato in quella che è la sua nuova "casa" - il Senegal -, viene coinvolto nella complessa soluzione di alcuni omicidi.


DAKAR 
di Maurizio Castellani



166 pp
13 euro
2018
Vittorio Luschi, detto Luvi, è un commissario in pensione che a un certo punto della propria vita sente di non aver più nulla e nessuno a trattenerlo nell'amata città di Firenze, così decide di trasferirsi a Dakar, in Senegal, dove, con quella che in Italia sarebbe una misera pensione, là gli permetterà di vivere agiatamente.

Non senza un pizzico di nostalgia e amarezza, fa i bagagli e parte; a Dakar trova ad attenderlo il collega locale (con cui in passato aveva avuto il piacere di lavorare in Italia) nonchè sincero amico, Amadou Diop.

Luvi trascorre i primi sei mesi nell'ozio e godendosi la pensione, andando in giro per la città e i luoghi circostanti, apprezzando i posti e la cultura che l'hanno accolto; ma adesso non ne può più di questa vita mogia e priva di stimoli!

Vittorio è sempre stato un tipo attivo, dinamico, tutto dedito a un lavoro amato e svolto con serietà (che lo aveva anche aiutato a superare i momenti difficili della sua vita, come la separazione dalla bella Giulia e la morte prematura del fratello) e questa esistenza da eterno pensionato proprio non gli si addice... La nostalgia per il proprio lavoro fa capolino nelle sue giornate fin troppo tranquille e la verità gli si palesa dinanzi: gli mancano le indagini, senza di esse si sente inutile.

Allora cosa fa Luschi?
S'inventa di sana pianta un vero e proprio omicidio, che la sua immaginazione colloca nel condominio in cui vive realmente: chi ha ucciso il portiere Joseph?, immagina di chiedersi l'ex-commissario. Bene, per scoprirlo non resta che condurre delle indagini, monitorando la situazione nello stabile, stando attento ai comportamenti e alle abitudini dei condomini...

La fantasia davvero non manca al nostro commissario, ma ciò che mai si sarebbe aspettato sta per realizzarsi: ben presto l'amico Amadou - commissario a sua volta - gli fa sapere che c'è uno strano caso di omicidio da risolvere ed è gradito l'intervento tempestivo e prezioso proprio di Luvi.

Quindi altro che fantasticare su morti fittizi, caro Vittorio! Qui ci sono morti reali che chiedono a gran voce che venga trovato l'assassino!

Rinvigorito e entusiasmato dall'opportunità di indagare su casi veri, Vittorio tira fuori tutta la sua determinazione, la grinta, l'intuizione, le fini capacità di ragionamento, per dare un contributo notevole alla polizia del posto.
Comincia a far domande, si avvale della collaborazione di un amico senegalese che gli fornisce le informazioni che gli servono, avanza ipotesi dialogando con il coscienzioso e bravo Amadou..., il tutto senza farsi mai e poi mai mancare diverse soste obbligate presso bar e ristoranti, gustando le prelibate pietanze del luogo e concedendosi passeggiate catartiche sulla spiaggia.

Affinchè la nuova vita nella vivace Dakar possa essere perfetta, Luvi sente che è arrivato il momento di aprire le porte del cuore a un sentimento che aveva messo in un cantuccio andando via dall'Italia: l'Amore.

Sì perchè il dolore e la delusione per l'abbandono di Giulia, giunto come una doccia fredda, ancora non lo lasciano del tutto, però la conoscenza di una condomina, la bella e sensuale - Alex, di origini francesi -, sembra portare una ventata di aria fresca nella piattezza sentimentale di Vittorio.

L'uomo è quasi incredulo nel constatare come verso questa donna, che conosce davvero molto poco, senta nascere una forte attrazione, che non è solo fisica, ma nasconde il desiderio di sentirsi amato, di provare quella sensazione di tenerezza e sicurezza che solo le braccia della persona amata sa donare.
Alex sembra la donna giusta: bella, raffinata, intelligente, ironica...: l'idillio tra i due è perfetto e Luvi non potrebbe sentirsi più gasato e felice.

Intanto, sul fronte delle indagini, le cose si complicano, perchè i morti aumentano inspiegabilmente, e se alcuni hanno degli elementi che li accomunano, altri no... Luvi ed Amadou si sentono spaesati e nelle prime settimane brancolano nel buio, cercando di capire se ci sia un'unica mente dietro gli assassinii, se ci siano moventi passionali o familiari..., insomma, vagliano svariate ipotesi ma la verità arriverà con il suo effetto sorpresa, soprattutto per il nostro Vittorio Luschi...

Luschi è uomo maturo, ultracinquantenne ma con lo spirito giovanile; ispira molta simpatia perchè si lascia andare a battute spiritose, sa essere un buon amico e un galante corteggiatore; tenace e perspicace, egli è un commissario nell'animo, non può fare a meno di indagare perchè è qualcosa che lo fa sentire vivo, in cui può esprimere se stesso, la sua creatività, la sua intelligenza, la capacità di trovare la menzogna lì dove sembra ci sia sincerità.

E proprio questa triste esperienza - fare i conti con dolorose bugie - porta all'epilogo del caso, non senza far riaffiorare nel protagonista delusione, sofferenza; ma la vita è imprevedibile, nel bene e nel male, e così come sembra togliere..., a volte si ricorda pure di dare.

La penna agile e fluida di Maurizio Castellani ho avuto modo di apprezzarla già nei precedenti gialli; mi è piaciuta la diversa ambientazione - non più la Toscana ma il Senegal - che però conserva una sensazione di familiarità, in quanto il protagonista - come Marco Vincenti negli altri due libri - è sempre in compagnia di ottimi amici per risolvere il giallo in questione; le vivaci discussioni avvengono sempre a tavola, e il buon cibo non manca mai; l'allegria fiorentina, l'aria scanzonata e la prontezza di spirito del commissario Luschi sono contagiose, ispirano fiducia e simpatia, e il lettore è invitato a seguire lo svolgersi degli eventi con interesse e godendosi la compagnia dei personaggi coinvolti.

I gialli di questo autore toscano mi piacciono perchè, pur essendoci inevitabilmente il morto (in questo caso, più di uno), hanno un'atmosfera "leggera", il commissario non è un tipo ombroso e asociale (e di solito questo tipo di personaggi lo sono ^_^), pur avendo le sue ombre (di dolore), che però non fanno di lui un uomo cupo, tutt'altro, è un tipo che sa trovare il modo di reagire, e il finale un po' amaro ma con un pizzico di dolce speranza, lo mette sicuramente alla prova.

Ringrazio l'Autore per avermi fatto dono di una copia di "Dakar", che consiglio perchè stata una lettura molto piacevole, che mi ha donato momenti di svago.

giovedì 18 ottobre 2018

Anteprime Sperling&Kupfer: LA DONNA DEL RITRATTO (Kate Morton) || ANDIAMO A VEDERE IL GIORNO (Sara Rattaro)



Ma davvero in libreria a fine ottobre torna lei, la "mia" Kate Morton???? *______*


LA DONNA DEL RITRATTO (The Clockmaker's Daughter) è una storia di omicidi, misteri e furti, di arte, amore e perdite.
Scorre come un fiume, attraverso la voce di una donna il cui nome è stato dimenticato dalla storia: Birdie Bell, la figlia dell'orologiaio.


LA DONNA DEL RITRATTO
di Kate Morton



Ed. Sperling&Kupfer
492 pp
19.90 euro
USCITA
30 OTTOBRE 2018
Il mio vero nome, nessuno lo ricorda.
La verità su quell'estate, nessuno la conosce.

Nell'estate del 1862, un gruppo di giovani artisti si riunisce a Birchwood Manor, una grande casa nella campagna dell'Oxfordshire, quasi protetta dentro un'ansa del Tamigi. 
A guidare il gruppo è Edward Radcliffe, il più appassionato e promettente di loro, un ragazzo di vent'anni, che non conosce limiti. 
A lui è venuta l'idea di immergersi nella natura per i successivi trenta giorni, lontano dai condizionamenti di Londra e dalla sua formalissima society, per dare libero sfogo alla creatività. 
E invece, alla fine di quel mese, la tragedia ha stravolto le loro esistenze: una donna è stata uccisa, un'altra è sparita nel nulla e un prezioso gioiello è scomparso. 

Più di centocinquanta anni dopo, Elodie Winslow, una giovane archivista di Londra, scopre per caso una borsa di cuoio nella quale si trovano due oggetti che la colpiscono profondamente: la fotografia sbiadita di una bellissima giovane donna in abiti vittoriani e l'album da disegno di un artista. Nel quale spicca lo schizzo di una grande casa protetta dall'ansa di un fiume, che a Elodie pare stranamente famigliare. Quali segreti nasconde Birchwood Manor? Chi è la ragazza? 
Per scoprirlo, Elodie dovrà seguire una voce fuori dal tempo, dimenticata dalla storia eppure testimone di tutto: Birdie Bell, la donna del ritratto.


Altro graditissimo ritorno è quello di Sara Rattaro:


ANDIAMO A VEDERE IL GIORNO
di Sara Rattaro



Ed. Sperling&Kupfer
204 pp
16.90 euro
USCITA
6 NOVEMBRE 2018
 Alice è stata una figlia modello e una perfetta sorella maggiore, quella che in famiglia cercava di tenere insieme tutti i pezzi mentre il padre stava per abbandonarli, quella che per prima ha trovato il modo di comunicare con il fratellino, nato privo di udito, e di farlo sentire «normale».
Ha pensato agli altri prima che a se stessa, ha seguito le regole prima che il cuore e adesso, di fronte a una passione che ha scardinato tutti i suoi schemi e le sue certezze, si ritrova a mentire, tradire, fuggire.
 Ma sua madre, Sandra, non ha alcuna intenzione di lasciarla sola. Su quel volo per Parigi c'è anche lei, e insieme iniziano un viaggio che è un guardarsi negli occhi e affrontare tutti i non detti, a partire da quel vuoto che ha rischiato di inghiottire la loro famiglia tanti anni prima.
 Alice si illude che, ritrovando la persona che si era insinuata nelle crepe della loro fragilità, possa dare una risposta a tutti i perché che si porta dentro, magari capire ciò che sta accadendo a lei ora, vendicare il passato e punire se stessa.
Le occorreranno chilometri e scoperte inattese, tuttavia, per comprendere che non è da quella ricerca che può trovare conforto.
Perché una sola è la verità: la perfezione non esiste, solo l'amore conta, solo l'amore resta.
E la sua famiglia, così complicata, così imperfetta, saprà dimostrarle ancora una volta il suo senso più profondo: essere presente, sempre e a ogni costo. Per continuare insieme il cammino, qualunque sia la destinazione.

mercoledì 17 ottobre 2018

"Ho messo le ali" di Maria Giovanna Farina - II edizione



La filosofa e scrittrice Maria Giovanna Farina - le cui precedenti opere sono state già presentate sul blog ha ripubblicato un suo libro di successo "Ho messo le ali", ed. Rupe Mutevole del 2013, giunto alla seconda edizione in virtù del notevole consenso ricevuto dal pubblico femminile e non solo.


LINK
È la storia vera di una donna che con ironia e spirito di osservazione mette in pratica gli insegnamenti di un filosofo, un maestro che le ha insegnato a rinascere. 
Dal rischio di sprofondare nell'anoressia si eleva, mettendo le ali, a filosofa lei stessa e nella frenesia di aiutare gli altri, si salva iniziando una nuova vita. Impara a non soccombere più alle prevaricazione e lo insegna a tutti quelli che incontra. Francesca, la protagonista, diventa il simbolo del riscatto femminile, una donna che non accetta più di auto-infliggersi punizioni ma rivendica il suo ruolo paritario accanto all'uomo.

Nella nuova edizione Maria Giovanna rinnova il testo mettendo in luce i ricattatori sessuali ai quali si può dire no seguendo il percorso del racconto, è, in ultima analisi un libro di prevenzione. 
L'autrice apre la seconda edizione con il racconto di un ricattatore seriale che viene messo in scacco con ironia: mettere le ali vuol dire anche sapersi difendere senza far soffrire il proprio corpo.

Ho messo le ali, I edizione, è stato inserito tra i “libri che curano” da Sellerio.com, è un testo scritto per le donne e utile anche agli uomini.


L'autrice.Maria Giovanna Farina si è laureata in Filosofia con indirizzo psicologico all’Università Statale di Milano. È filosofa, consulente filosofico, analista della comunicazione e autrice di libri per aiutare le persone a risolvere le difficoltà relazionali. Nei suoi testi divulgativi ha affrontato temi quali l'amore, la musica, la violenza di genere, la filosofia insegnata ai bambini e l'ottimismo in “Dialoghi con un ottimista, in salotto con Francesco Alberoni”. Per Rupe Mutevole è uscito nel 2013 “Ho messo le ali”, nel 2017 “La libertà di scegliere” e nel 2018 il romanzo “Catarina e la porta delle verità” scritto con Max Bonfanti. Pioniera nel campo delle pratiche filosofiche, nel 2002 fonda Heuristic Institution, dove si è dedicata anche alla ricerca di metodi e strategie da applicare alla risoluzione delle difficoltà esistenziali. Esperta di relazioni umane, è autrice di numerosi articoli e di interviste anche in video fatte ad alcuni tra i più noti personaggi della cultura e dello spettacolo. Creatrice della rivista filosofica on-line “L’accento di Socrate”, è attiva in rete come blogger dove sperimenta l’applicazione della filosofia alla vita quotidiana anche nella rivista diretta da Francesco Alberoni “L’amore e gli amori”. Cura per Rupe Mutevole la collana “Le relazioni”. Per conoscere nel dettaglio pubblicazioni e lavori: www.mariagiovannafarina.it

martedì 16 ottobre 2018

Recensione: FOLLIA di Patrick McGrath (RC2018)




Una passione morbosa, un amore impossibile è quello tra Stella e Edgar, lei moglie di uno psichiatra, lui un paziente "pazzo" che ha commesso un truce omicidio: cosa può scaturire da una relazione sbagliata e torbida? A raccontarcelo è lo psichiatra e narratore, il dottor Cleave.


FOLLIA
di Patrick McGrath



Adelphi Ed.
296 pp
12 euro
"Le storie d'amore catastrofiche contraddistinte da ossessione sessuale sono un mio interesse professionale ormai da molti anni. Si tratta di relazioni la cui durata e la cui intensità  differiscono sensibilmente, ma che tendono ad attraversare fasi molto simili: riconoscimento, identificazione, organizzazione, struttura, complicazione, e così via. La storia di Stella Raphael è una delle più tristi che io conosca."

Siamo in Inghilterra, nel 1959 e le vicende narrate hanno inizio all'interno di un manicomio criminale d massima sicurezza. 
A parlarcene è Peter Cleave, psichiatra criminale e testimone della grande e tragica storia di amore tra Stella Raphael, moglie di un altro psichiatra (nonchè vice-direttore dell'istituto e aspirante direttore), e Edgar Stark, artista detenuto per aver commesso un truce uxoricidio. 

Lo sguardo di Cleave - che diventa anche quello del lettore - è in retrospettiva, nel senso che i fatti narrati sono accaduti nel passato, per cui il narratore ha una conoscenza di tutto a 360°.

Stella, ci dice Peter, è una moglie infelice, frustrata, che ha sposato un uomo, Max, molto riservato, serioso, noioso...: insomma, il loro è un matrimonio mal riuscito, dal quale è comunque nato un bambino, Charlie, di dieci anni.
Quando gli occhi apatici e annoiati di Stella incrociano quelli enigmatici di Edgar Stark, restando ammaliata dal suo sorriso di affascinante mascalzone e dalla sua estrosa personalità di artista..., l'attrazione è inevitabile.
Edgar, scultore con seri problemi psichiatrici, con tendenze violente e omicide (il modo in cui ha ammazzato la moglie fa rabbrividire), è per la sola e malinconica Stella l'ideale di uomo bello, fascinoso, con carisma, creativo e soprattutto, focoso, passionale, tutto il contrario di Max.
Stella ne è soggiogata e i due iniziano una tresca amorosa; quando possono, si incontrano di nascosto e consumano la passione che li unisce; la probabilità di essere scoperti non solo non li spaventa, ma li eccita ancora di più; anzi, forse una parte di Stella vorrebbe proprio che quella mummia di marito che si ritrova la scoprisse a letto con un altro uomo!

Ma Edgar è davvero innamorato di Stella? O la sta usando per scopi egoistici perchè ha in mente un piano? 
Effettivamente Edgar riesce a scappare dall'istituto; la sua assenza getta l'amante nella disperazione, fino ad arrivare alla decisione di lasciare marito e figli e raggiungere il detenuto evaso a Londra.

Peter descrive questa relazione perversa e ossessiva tra i due in modo dettagliato, e impariamo a conoscere Stella attraverso le sue parole; notiamo la sua preoccupazione verso il futuro della donna, le conseguenze drammatiche delle sue azioni, la sua probabile isteria e la possibilità di entrare in depressione qualora le cose non dovessero andare come desidera lei...

Gli eventi prendono una piega sempre più drammatica, la fuga d'amore e l'idillio con l'amante artista non dureranno molto, Stella sarà costretta a tornare a casa, e inevitabilmente troverà ad accoglierlo un marito deluso e arrabbiato, un figlioletto spaesato, infelice e confuso, una suocera (quando c'è) che la disprezza...; solo Peter le resterà accanto, come amico e dottore.
Riuscirà Stella a "guarire" da questa ossessione per un uomo la cui grave patologia psichiatrica probabilmente lo rende incapace di amarla come lei vorrebbe?

Parto dicendovi cosa non mi è piaciuto tanto del libro.
Tanto per cominciare, lei.., Stella: non sono riuscita ad entrare in empatia con lei, credo perchè semplicemente non ho approvato molto suoi comportamenti.
Infelice, fragile, insoddisfatta, tendente alla depressione; la sua latente passionalità si scontra con la freddezza e l'eccessiva razionalità del marito; forse il loro matrimonio era finito ben prima del tradimento di lei?
Quando Stella si lascia sedurre dal conturbante Edgar Stark, non ne vede la "parte malata", inquietante, opportunista, pericolosa: per lei è soltanto l'innamorato, l'amante focoso che la fa sentire viva come mai si è sentita prima di allora.
Questo sentimento la travolge in tutti i sensi, non solo rendendola una moglie fedifraga ma anche una madre distratta e pronta a far scelte egoistiche, e forse questo aspetto me l'ha resa poco simpatica (è chiaro che quando ci sono malattie psichiatriche di mezzo, ogni giudizio deve tener conto di questa variabile fondamentale, ma io mi limito a valutare il personaggio).
La separazione da Edgar costituisce un punto di rottura, spezza quel già precario equilibrio mentale in suo possesso perchè subentra la consapevolezza che la sua ricerca della felicità e della libertà è andata in frantumi. Avrebbe preferito vivere in povertà col suo amore che tornare dall'algido marito, tra le comodità e gli agi, ma circondata dal freddo di una vita priva di amore e calore.

"Viveva in una specie di nebbia, e le persone intorno a lei erano solo buie figure spettrali, fantasmi privi di una vera sostanza. Nè lei sembrava averne ai loro occhi".

Benchè sia il marito tradito, neanche Max ha suscitato la mia solidarietà: troppo rigido, indifferente agli umori della moglie nonostante faccia lo psichiatra; marito distratto, troppo preoccupato di ottenere la carica di direttore del manicomio per cogliere i segnali di insofferenza della moglie; troppo succube dell'autoritaria mamma Brenda (che disprezza apertamente la nuora); in seguito al tradimento, Max è ferito non perchè ancora innamorato di Stella, ma perchè schiacciato dalla consapevolezza del proprio orgoglio ferito, della sua reputazione distrutta e del grande imbarazzo creato dalla condotta indecente della moglie.

Solo Charlie mi ha fatto tanta tenerezza, e mi spiace che sia stato poco approfondito, a maggior ragione se consideriamo che a un certo punto sarà protagonista di un evento culminante.

Per quanto riguarda il narratore, Peter Cleave è un uomo sfuggente, cerca di narrare i fatti con l'occhio clinico del medico psichiatra ma si percepisce che subisce il fascino di Stella; egli stesso è un personaggio in fondo poco esaminato, il che gli ha conferito, a mio avviso, poca "umanità", anche perchè non interagisce moltissimo nelle vicende, è più spettatore che attore (lo sarà un po' di più verso le ultime battute), essendo  troppo concentrato sulla cronaca dei fatti.
Nel suo insieme, il racconto l'ho trovato "emotivamente freddo", difetta di calore, forse perchè a guidarci è il punto di vista di un uomo di scienza che guarda le cose, le persone coinvolte e le loro azioni con l'occhio attento del dottore.
Ecco, avrei preferito ci fosse il punto di vista di Stella, magari l'avrei "capita" meglio e di più...

Cosa ti è piaciuto, allora?, mi chiederete voi?

Anzitutto, l'ambientazione: sono attratta dalle storie collocate in manicomi, mi affascinano gli abissi della mente umana e qui se ne parla a iosa; McGrath è bravissimo nel descrivere brevemente ma con efficacia il contesto naturale/paesaggistico e a mutarlo in base a ciò di cui sta parlando, nel senso che quindi diventa specchio dei turbamenti dei personaggi, nel nostro caso di Stella, come nel "Il morbo di Haggard" lo era dell'animo complesso e inquieto del protagonista.

Riconosco che l'Autore ha scritto un romanzo psicologico che ha al centro una storia interessante, inquietante, "perversamente affascinante"; egli scava sapientemente nella mente turbata di Stella (anche degli altri personaggi, seppur con meno attenzione) per cercare di capirne le motivazioni e le azioni, così da ricondurle ad una diagnosi specifica.
Si da sicuramente spazio all'interiorità..., si raccontano e si esaminano i sentimenti di Stella, i perchè delle sue scelte, i suoi turbamenti, le contraddizioni..., però il punto è sempre lo stesso: ho riscontrato una barriera tra me e la donna al centro delle vicende - che pure sono interessanti, ero molto curiosa di seguirne gli sviluppi - e questo mi ha impedito di apprezzarne l'intensità emotiva...

Consigliato a quanti amano i romanzi psicologici, in cui la vera protagonista è la complicatissima psiche umana.


Reading Challenge
obiettivo n.5. Un libro a scelta tra questi:

Ciò che inferno non è (A. D'Avenia) - Dovremmo essere tutti femministi (C.N. Adichie)
- Follia (P. McGrath) - Il porto proibito - La morte della Pizia (F. Durrenmat) -
 La signora delle camelie (A. Dumas) - Mio fratello rincorre i dinosauri (G. Mazzariol) -
Quando siete felici fateci caso (K. Vonnegut) - Soli e perduti (E. Nievo) -
 Una vita come tante (H. Yanagihara).

domenica 14 ottobre 2018

Recensioni film: "Valzer con Bashir" (Ari Folman) || "Sulla mia pelle" (A. Cremonini)



Massacro: questa è la parola che accomuna questi due film, diversissimi tra loro per stile, argomento... ma allo stesso tempo aventi in comune una triste realtà: l'annientamento dell'altro, della sua dignità, del suo diritto di vivere.



Il primo film è Valzer con Bashir ed è un film d'animazione del 2008 scritto e diretto da Ari Folman, che ha lo scopo di documentare, in modo romanzato - ma neanche troppo - e mescolando i tantissimi legami a fatti realmente accaduti ad altri, pochi, di fantasia, un tragico evento storico avvenuto nel settembre del 1982 in Libano: il massacro, appunto, di tanti innocenti palestinesi nei campi profughi di Sabra e Shatila.

La storia inizia con immagini che hanno un che di angoscioso e spaventoso: dei cani dall'aspetto davvero poco rassicurante e dallo sguardo famelico e aggressivo stanno inseguendo qualcosa o qualcuno...
Queste immagini è un amico del protagonista a raccontarle una sera,  seduto al tavolo di un bar insieme al regista Ari Folman: si tratta di un incubo ricorrente nel quale questo amico è inseguito da 26 cani furiosi. Ogni notte, lo stesso numero di cani.
"Come fai a sapere che sono proprio 26 e non 30?, gli chiede Ari incuriosito, e l'altro non ha alcuna esitazione a rispondergli che lui sa che sono 26 perchè è esattamente il numero di cani da lui uccisi durante un'operazione militare cui partecipò nel corso della guerra in Libano, ad inizio anni '80.

Questo ricordo condiviso porta Ari a riflettere su un aspetto importante legato alla missione di guerra dell'esercito israeliano (di cui anche lui ha fatto parte vent'anni prima) in Libano: non ricorda quasi nulla di quel periodo e questa improvvisa consapevolezza lo sorprende, tanto da convincerlo ad esplorare il mistero rintracciando e intervistando vecchi amici...

La prima cosa che fa è rivolgersi ad un amico esperto di psicologia, che gli fa capire come non di rado succeda che si costruiscano dei ricordi falsati per colmare dei "buchi" nella memoria; i flash e le confuse immagini che Ari ha di quella guerra potrebbero essere dei ricordi non reali, ma creati da lui stesso, inconsciamente.

"La memoria è dinamica, è viva. Se mancano dei particolari o ci sono dei buchi, la memoria riempie i vuoti fino a "ricordare" completamente qualcosa che non è mai successo".

A suffragare la spiegazione dell'amico ci sono vari esperimenti..., eppure Folman non ne è convinto, anche perchè lui in Libano c'è stato davvero!

Così decide bene di cercare ed incontrare alcuni suoi ex-commilitoni per chiarire i dubbi che ha in particolare su un episodio che lo tormenta: il genocidio all'interno dei campi profughi di Sabra e Shatila, evento che lui pare aver rimosso...

Non tutti gli ex-soldati rammentano il massacro, ma qualcuno sì ed è proprio mettendo insieme i propri e gli altrui flashback che Ari riuscirà a far riaffiorare in memoria i ricordi di quella terribile esperienza, compreso lo sterminio di quella parte del popolo libanese - la stima dei morti va da alcune centinaia ad alcune migliaia - ad opera dei falangisti libanesi e con l'aiuto dell'esercito israeliano.

Il titolo del film si riferisce alla "danza" di un soldato che spara all'impazzata con il suo mitra sotto un poster di Bashir Gemayel, politico libanese assassinato nel 1982, fatto che provocò, come ritorsione, l'eccidio che è al centro della pellicola, avvenuto tra il 16 e il 18 settembre.
Il film ha catturato tutta la mia attenzione, riuscendo a farmi vivere in modo vivido e drammatico i fatti narrati; Ari Folman, alla ricerca della verità seppellita nei propri ricordi rimossi, fa un lavoro su se stesso, di autoanalisi, raccoglie informazioni e testimonianze al pari di un giornalista, ma un giornalista non esterno, chiaramente, bensì strettamente coinvolto con ciò che ascolta, perchè egli è stato testimone oculare dei fatti tragici di cui ci racconta in questa sua opera, e deve fare i conti con il dato di fatto che ciò cui ha assistito da giovane lo ha talmente turbato che la sua memoria aveva scelto la strada dell'oblio.

Nonostante sia un film d'animazione, "Valzer con Bashir" riesce ad essere comunque un racconto realistico, intenso e coinvolgente, che mette in risalto l'orrenda e disumana realtà che è la guerra, come essa rechi solo distruzione, dolore, spargimenti di sangue, e non guardi in faccia nessuno...., uomini, donne bambini.
Mi è piaciuta l'idea di raccontare questo episodio orribile della Storia del Libano attraverso flashback che, come tessere di un mosaico, pian pian si va formando.

L'intensità e la vividezza delle immagini raggiunge il suo culmine negli ultimi minuti, dove il lettore viene messo davanti ad immagini reali, tratti da filmati d'archivio, che mostrano in modo ancora più forte e d'impatto tutto il dolore e la tragicità del massacro, le macerie e i cadaveri dei profughi barbaramente assassinati.
Mi sarebbe piaciuto leggere la graphic novel, ma per ora non sono riuscita a procurarmela, così ho ripiegato sul film, di cui vi consiglio assolutamente la visione; a me è servita..., ammetto infatti la mia ignoranza in merito a questo eccidio del popolo libanese, di cui non so se sarei venuta a conoscenza se non mi fossi accostata a quest'opera cinematografica, vincitrice del Golden globe per il Miglior Film Straniero nel 2009.



Il secondo film che voglio condividere con voi è il racconto sobrio, onesto ma comunque forte dell'ultima settimana di vita di Stefano Cucchi, un caso di cronaca di cui si sta parlando moltissimo da 9 anni e soprattutto in questi giorni per via delle svolte verificatesi in seguito alla confessione di uno dei carabinieri, testimone del pestaggio ad opera dei colleghi.

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Sulla mia pelle è un film diretto da Alessio Cremonini; è stato selezionato come film d'apertura della sezione "Orizzonti" alla 75ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia.  Stefano Cucchi è interpretato magistralmente da Alessandro Borghi;  a dare i volti ai genitori sono Milva Marigliano e Max Tortora; Ilaria Cucchi è interpretata da Jasmine Trinca.

Credo che ormai tanti di noi (per non dire tutti) conoscano i drammatici fatti che hanno preceduto la morte del giovane geometra romano Stefano Cucchi: fermato la sera del 15 ottobre 2009 dai carabinieri con l'accusa di possedere droga, viene in effetti trovato in possesso di varie confezioni di hashish e cocaina, pronte - dicono i carabinieri che lo fermano - per essere spacciate; gli trovano anche una pasticca di un medicinale per l'epilessia, patologia di cui soffriva.

Scatta immediatamente il fermo, Stefano viene messo in custodia cautelare; il giorno dopo è processato per direttissima e arriva davanti al giudice sì sulle proprie gambe ma in cattive condizioni: riporta, infatti, ematomi al viso e mostra difficoltà nel camminare e nel parlare.

Per decisione del giudice, Cucchi resta in custodia cautelare nel carcere di Regina Coeli, ma poichè le sue condizioni di salute peggiorano ulteriormente, viene visitato in ospedale dove sono messe a referto lesioni, fratture ed ematomi diffusi su tutto il corpo. 
In carcere le sue condizioni peggiorano ulteriormente e il 22 ottobre Stefano Cucchi muore nell'ospedale Sandro Pertini. 

Il film si sofferma quindi sugli ultimi sette giorni di vita del povero Stefano; l'ho apprezzato davvero molto per la sua onestà, nel senso che, prima di vederlo, uno potrebbe pensare che esso metta in risalto i maltrattamenti e le percosse subite in caserma, essendo un film denuncia; in realtà, non c'è alcuna ostentazione di violenza..., pur essendone visibili gli effetti, sul volto magrissimo, scavato, e sul corpo indolenzito e anoressico di Stefano...

Di Stefano non c'è alcuna santificazione, questo è evidente: era un ragazzo con un problema bello grosso, la tossicodipendenza, e la sua famiglia era preoccupata al pensiero di questo figlio/fratello "drogato"; i genitori sono amareggiati quando vengono a sapere - in seguito all'arresto - che Stefano non è affatto uscito dal tunnel, come invece loro credevano; la stessa Ilaria ne è delusa e forse un po' arrabbiata  perché il fratello non aveva chiuso con quel giro.

Il racconto di quest'ultima terribile settimana è essenziale ed asciutto e in pratica mostra Stefano steso su un letto, lasciato lì a morire d'inedia, privo di cure; prima di morire, egli viene a contatto con 140 persone fra carabinieri, giudici, agenti di polizia penitenziaria, medici, infermieri e in pochi, pochissimi, sembrano intuire che il giovane stesse lentamente consumandosi.

Nel film vediamo Borghi/Cucchi rifiutare ogni cura (l'unica cosa che chiede all'inizio sono i farmaci per l'epilessia) e, da parte loro, i dottori alzare la spalle e ordinare che si scriva che è l'assistito a non voler essere curato..., negligenza gravissima che sappiamo a cosa porterà.

Borghi è bravo sempre, e qui ne da un'ulteriore prova, conferendo grande intensità alla propria interpretazione, vestendo con efficacia e convinzione gli scomodi panni di Cucchi; "vedere" questo giovane morire a poco a poco, tra l'indifferenza di un personale sanitario che va e viene, sofferente, macilento, con la faccia livida, che non riesce neppure a parlare..., è straziante e non può che far scuotere il capo per l'indignazione e la rabbia; che sia possesso di droga o qualsiasi altro reato, nessuna persona - affidata allo Stato, come nel nostro caso - può essere lasciata a se stessa nè tanto meno pestata, e la consapevolezza che Stefano abbia ricevuto un trattamento ingiusto e inumano fa tanta rabbia, perchè se lo Stato - nella persona delle Forze dell'ordine - perde di vista questo obiettivo e su di esso non possiamo aver la certezza di contare per trovare giustizia..., e beh stiamo freschi.

Indigna ma addolora anche vedere come alla famiglia sia stato negato ogni contatto per vedere il ragazzo, che non ha potuto ricevere neanche mezza visita dai propri cari, che quindi non  hanno potuto rendersi conto di come stesse Stefano.
Un momento molto commovente - l'unico contatto tra Cucchi e il padre, prima di essere messo in custodia cautelare - è il breve abbraccio tra un addolorato e sgomento Tortora e lo spaesato Borghi, con questi che sussurra al papà "Abbracciame".

Come nella realtà, anche nel film i genitori di Stefano hanno un atteggiamento dignitoso, ed è con tanta preoccupazione e tanto dolore che cercano - insieme all'agguerrita Ilaria - di avere informazioni sul figlio, scontrandosi con cavilli vari che impediranno loro di 
vederlo vivo.

Al termine del triste resoconto, leggiamo che quando Stefano Cucchi muore nelle prime ore del 22 ottobre 2009, è il decesso in carcere numero 148. Al 31 dicembre dello stesso anno, la cifra raggiungerà l’incredibile quota di 176: in due mesi trenta morti in più. 

Personalmente, mi ha commosso molto; è vero che ho letto informazioni sul caso diverse volte, provando dispiacere e sdegno per una tale ingiustizia e crudeltà, ma vedere per immagini la ricostruzione delle sofferenze cui è andato incontro Stefano - nonchè quelle emotive della famiglia - mi ha toccato molto.
Non l'ho trovato polemico, e ripeto, non c'è in esso l'obiettivo di santificare nessuno, non si nasconde di certo che Cucchi fosse un tossico e che comunque possedesse droga (lui, l'unica volta che comparve davanti al giudice, dichiarò sì di possederla, ma per uso personale non per spaccio...), ma credo esponga in modo equilibrato i fatti.

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