domenica 13 dicembre 2020

Recensione: LEGGERE LOLITA A TEHERAN di Azar Nafisi



Tra queste pagine la scrittrice ripercorre le discussioni avute con i suoi studenti su diverse opere letterarie, collegandone i temi ai ricordi della vita vissuta in Iran prima, durante e dopo la rivoluzione iraniana. Si analizzano autori come Nabokov, Austen, James... e si affrontano temi quali il potere della letteratura, la politica, la condizione della donna nella società musulmana, la religione.




LEGGERE LOLITA A TEHERAN 
di Azar Nafisi


Adelphi Ed. 
trad. R. Serrai
379 pp
I ricordi della professoressa Nafisi si riferiscono al periodo in cui ha insegnato all'Università di Teheran e all'Università Allameh Tabataba'i negli anni '70 e '80, fino alle sue dimissioni nel 1995 (lascerà il Paese per andare negli USA nel 1997); rimasta senza lavoro, la donna decise di organizzare a casa propria un corso segreto di letteratura occidentale, scegliendo sette studenti interessati al gruppo di studio.

Questo memoir è quindi suddiviso in quattro parti: nella prima, intitolata "Lolita", conosciamo gli studenti del gruppo di lettura e ci si concentra sulle restrizioni imposte alla vita delle donne, specialmente nelle scuole e nelle università. 

Nella seconda parte, "Gatsby", il romanzo di Fitzgerald è messo "sotto processo", in quanto ritenuto, nella società islamica, un libro che induce a peccare, inneggiando all'immoralità tipica dell'occidente imperialista.

Nella terza parte, "James", la professoressa Nafisi si sofferma sul periodo in cui l'Iran era in guerra con l'Iraq; nell'ultima sezione, "Austen", si torna agli anni '90, e quindi ai suoi studenti, all'amico e compagno di profonde conversazioni (chiamato il "mago") e alla sua decisione di lasciare, insieme al marito Bijan e ai figli, l'Iran per andare in America.

Il contesto di riferimento sono quindi i decenni successivi alla rivoluzione di Khomeini, anni caratterizzati da violenze e soprusi, perpetrati tanto per le strade quanto nei campus di Teheran.

La "missione" di Azar Nafisi diventa quella di spiegare a ragazzi e ragazze, esposti in misura crescente alla catechesi islamica, una delle più temibili incarnazioni dell’Occidente: la sua letteratura. 

Nell'introdurre le sue memorie, l'Autrice precisa di aver cambiato i nomi alle persone menzionate per proteggerle da possibili punizioni o imbarazzi.
E rivolgendosi al lettore, gli chiede:

"ho bisogno che anche tu, lettore, cerchi di pensare a noi, perché altrimenti non potremo esistere  davvero. Contro la tirannia del tempo e della politica, cerca di immaginarci come a volte neppure noi osavamo fare: nei momenti più intimi e riservati, nelle più straordinariamente normali circostanze della vita, mentre ascoltiamo un po' di musica, ci innamoriamo, camminiamo per strade ombrose, o leggiamo Lolita a Teheran. E prova a ripensare a noi dopo che quelle cose ci sono state confiscate diventando una volta per tutte un piacere proibito."

Chi sono le ragazze che partecipano al gruppo di discussione nel soggiorno di casa di Azar?
Sono giovani donne (tra i venti e trent'anni) le cui vite sono state in qualche modo plasmate dalla rivoluzione iraniana. 
C'è chi ha fatto l'esperienza della prigione in quanto membro di un'organizzazione religiosa dissidente e si è visto interdire l'accesso all'università per due anni dopo il suo rilascio.
C'è la ragazza fidanzata, che viene costantemente vessata dal fratello fondamentalista; c'è chi sogna di emigrare in Canada, chi ha subito molestie da uno zio e chi è stato sposato più volte.
Tutte loro sono accomunate da una condizione di "disagio", frutto della confisca, da parte del regime, dei loro momenti più intimi e dei loro desideri.

"Con i mullah al governo, la religione era diventata uno strumento di potere, un'ideologia, ed era proprio questo approccio ideologico alla fede che distingueva l'oligarchia dai milioni di cittadini comuni".


Riunirsi privatamente per metter su una sorta di "laboratorio letterario" è un modo per trovare un po 'di libertà in mezzo a troppe restrizioni.

I romanzi (e i loro autori) analizzati - da Lolita di Vladimir Nabokov ad Orgoglio e pregiudizio della "zia Jane", da Il Grande Gatsby  di F. Scott Fitzgerald a Gli Ambasciatori di Henry James - sono solitamente annoverati tra i classici della letteratura inglese e americana; queste (ed altre) opere, all'interno del regime repressivo della Repubblica islamica dell'Iran, erano considerati veleno, dei cattivissimi e pericolosi esempi di decadenza occidentale, per cui la loro lettura era assolutamente sconsigliata, in particolare per le giovani donne iraniane, che addirittura rischiavano di incorrere in un reato punibile; ergo, da un'insegnante come la Nafisi, ci si aspettava che, attraverso lo studio di tali subdole opere, ella insegnasse agli studenti iraniani a combattere l'immoralità americana.

Ma, al contrario, con le sue accese discussioni in aula, la docente desiderava offrire ai suoi studenti una sorta di "aiuto", di rifugio, per resistere alla repressione e alla paura - che, ci ricorda bene questo libro, possono danneggiare la vita delle persone, e che erano le armi privilegiate dal regime, privo di alcuna empatia - attraverso la finzione letteraria e l'immaginazione.

"La letteratura non era una panacea, ma ci offriva uno strumento critico per valutare e capire meglio il mondo - non solo il nostro, anche l'altro, l'oggetto dei nostri desideri."

"l'immaginazione è equiparata all'empatia, alla capacità di immedesimazione: non possiamo vivere ciò che hanno vissuto gli altri, però in letteratura siamo in grado di comprendere anche i personaggi più mostruosi. Un bel romanzo è quello che riesce a mostrarci la complessità degli individui, e fa sì che tutti i personaggi abbiano una voce; è allora che un romanzo si può definire democratico - non perché sostiene la democrazia, ma per la sua stessa natura. L'empatia è il cuore di Gatsby, come di molti altri grandi romanzi - non c'è niente di più riprovevole che restare ciechi di fronte ai problemi e ai dolori altrui. Non vederli significa negare la loro esistenza». 


Durante il corso della lettura, i lettori ottengono informazioni sia su Nafisi, sui suoi studenti, sulla sua famiglia e sui suoi amici, che sulla cultura della Teheran post-rivoluzionaria.

Confesso di essermi trascinata questo libro per diverse settimane; l'approccio iniziale è stato positivo, mi aveva coinvolta molto e trovavo oltremodo interessanti tutti i ragionamenti e le riflessioni su Lolita e Humbert; stesso interesse nel conoscere lo sfondo storico e politico, o ancora nell'osservare le studentesse nelle loro fragilità, contraddizioni,dubbi, il loro prendersi in giro, nel sarcasmo e nel fervore con cui interagivano tra loro su argomenti che, partendo dall'analisi letteraria delle opere, poi venivano calati nella loro vita di tutti i giorni, che fossero i rapporti con famiglia e fidanzato, o l'uso del chador, o le discriminazioni e i maltrattamenti cui erano soggette in quanto donne.
Però non posso non ammettere che, dalla metà in poi, il livello di attenzione è andato diminuendo, ho trovato che il ritmo narrativo rallentasse un po' e ho faticato a proseguire.

Nel complesso è comunque un libro interessante, che  ci fa conoscere la posizione della donna nella società islamica iraniana dopo la rivoluzione e lo fa mettendo al centro la letteratura e il potere che essa ha (attraverso la finzione, l'immaginazione) di farci sentire liberi anche - o soprattutto! - quando il contesto in cui siamo immersi vuol privarci di libertà fondamentali.


sabato 12 dicembre 2020

Oggi nasceva... GUSTAVE FLAUBERT



In questo giorno, 199 anni fa, nasceva a Rouen (Alta Normandia) Gustave Flaubert, romanziere famoso soprattutto per il suo romanzo d'esordio, Madame Bovary (1857).

Ha iniziato a scrivere molto presto, nell'età dell'adolescenza, vincendo anche un premio scrivendo un saggio sui funghi. Risale ai quindici anni il suo amore platonico per una donna sposata e più grande di lui, Elisa Schlésinger, che lui ricorderà sempre come un amore puro e immacolato.

fonte
Gustave ha studiato legge a Parigi (dove ha conosciuto Victor Hugo), per poi abbandonare gli studi in seguito all'insorgere dell'epilessia; si è dedicato, quindi, alla letteratura. 

Oggetto di interesse per Flaubert erano le persone comuni della classe media, le cui esistenze egli ha cercato di ritrarre con obiettività.
Dal punto di vista stilistico, era un perfezionista, sempre attento all'accuratezza psicologica dei suoi personaggi e molto meticoloso nel cercare e trovare la parola esatta per esprimere esattamente i significati che desiderava trasmettere. 
Lo stile di Flaubert ha influenzato molti scrittori a lui successivi, tra cui Émile Zola, Guy de Maupassant e i naturalisti americani.

Madame Bovary è stata la sua prima opera pubblicata; in essa, l'autore descrive la caduta morale di una donna che non riesce a vedere il mondo in modo realistico; proprio il suo disperato tentativo di farlo, la spinge a intraprendere una storia d'amore adulterina, che la porterà a un tragico epilogo.
Quando Madame Bovary fu pubblicato in serie su un giornale, il governo francese citò in giudizio l'autore e l'editore con l'accusa di immoralità, ma perse la causa.

Il secondo romanzo di Flaubert, il romanzo storico Salammbó (1862), era di tutt'altro genere ed era basato su ricerche approfondite e sul suo viaggio in Africa.

Ma ad essere considerata la sua migliore opera è L'Educazione sentimentale (1869), la storia di un giovane sentimentale (somigliante in molti tratti a Flaubert), la cui debolezza e l'idealismo confuso saranno la causa della rovina della sua vita.
Ha avuto una lunga relazione con la poetessa Louise Colet, con cui ha intrattenuto una corrispondenza epistolare (le lettere sono arrivate fino a noi). Non ha mai tenuto nascoste le sue relazioni occasioni con prostitute.

È morto a Croisset, in Francia, l'8 maggio 1880.


Fonti consultate: 

https://factspage.blogspot.com/
http://manoflabook.com/

mercoledì 9 dicembre 2020

Recensione: GLI ESSERI OSCURI di Fernando Camilleri



L'esistenza relativamente tranquilla di un undicenne si colloca all'interno di una cornice dai colori scuri e dall'atmosfera misteriosa, resa sinistra e surreale dalla comparsa di creature della notte, la cui presenza inquieta tanto il protagonista che il lettore: cosa possono mai volere questi esseri oscuri da un bambino fondamentalmente innocuo, solo ed emarginato?


GLI ESSERI OSCURI
di Fernando Camilleri


Delos digital
55 pp
Fur ha undici anni, anche se ne dimostra settanta a causa di una sindrome che inevitabilmente lo limita molto nelle attività fisiche e nelle relazioni sociali.

Le stranezze non sono circoscritte alla sua fisicità, ma si estendono anche alla famiglia; e no, non è solo colpa della spremuta di cappero da bere al mattino (che da sola, già basterebbe), ma anche per altri piccoli particolari: la mamma è sparita, la sorella s'è messa ai fornelli e prepara pietanze disgustose e intanto tiranneggia su di lui; l'apatico padre, se non sta a casa spiaggiato davanti alla TV, va in falegnameria, dove si taglia pezzetti di dito...

A dare un ulteriore tocco di inquietudine all'esistenza di questo undicenne ci pensa la comparsa di tre creature oscure, che si acquattano nel ripostiglio di casa.

Gli inspiegabili e sinistri esseri hanno l'aspetto di bambini della sua età, anche se al posto degli occhi hanno due buchi neri; ad ogni apparizione, aumentano di tre unità.

Non dicono una parola, si limitano a guardare il bambino e ad aiutarlo se è nei guai con la scorbutica sorella maggiore.

Inizialmente Fur è spaventato da queste creature: chi sono quegli strani bambini che lo osservano muti? Cosa vogliono da lui?

Con il passare delle notti comincia a pensare che essi non siano poi tanto pericolosi ma resta comunque il dubbio su chi siano e sul perché non se ne vadano.

Per sciogliere ogni domanda, chiede aiuto all'unico amico che ha, il custode del museo di Cefalù, Dario Lampa.
L'uomo si dimostra molto interessato (forse anche troppo?) a questi esserini che popolano la casa del suo giovane amico, e cerca di dargli qualche consiglio su come fare per capire chi essi siano e cosa vogliano da lui.

Queste creature sono presenze amiche o hanno intenti distruttivi?
Ad esse, intanto, si è aggiunto un altro essere, dall'aspetto decisamente mostruoso e spaventoso...

Cosa vogliono da Fur tutti questi mostri?
Il povero ragazzino lo scoprirà in una notte scura e drammatica, in cui rivedrà l'amata mamma e si compirà il proprio destino.

Questo racconto di Fernando Camilleri è horror , ma in un modo "soft": anche se non è messo davanti a situazioni e personaggi che provocano veri e propri brividi di paura e fiato sospeso,  il lettore è portato a immedesimarsi nel giovanissimo protagonista, che nella sua innocenza e semplicità è terrorizzato al cospetto di questi esseri sinistri, di queste creature del buio e della notte che appaiono e scompaiono all'improvviso e in maniera inspiegabile.

Fur è un ragazzino dolce, bravissimo a scuola, dove però non riesce a fare amicizia con nessuno: le ragazze rifiutano anche solo di parlargli e i ragazzi più grossi (e stupidi) lo bullizzano; purtroppo a casa non va molto meglio, tra i piatti bizzarri e poco invitanti cucinati dalla sorella Ele, la quale è fisicamente l'opposto suo (tanto è grassa e grossa lei, quanto è minuto e secco lui) e non fa che rimproverarlo, facendo sentire il fratellino sempre sbagliato; il padre è una presenza-assenza, un'ameba priva di vitalità.

Aleggia, tra le mura della casa di questa bislacca famiglia, il ricordo della madre, un esserino minuscolo misteriosamente sparito senza che nessuno sappia come e perché. Ma nessuna madre dimentica i suoi figli, e al momento opportuno potrebbe farsi viva per il bene del suo Fur.

Dal canto suo, il bambino ha una sola persona della quale si fida ciecamente, il già citato amico Lampa Dario: saprà davvero aiutare Fur a mandar via gli esseri oscuri?

Il finale è amaro e lascia di sasso il lettore, che inevitabilmente si trova a provare una sensazione di tristezza verso il dolce undicenne, che in un corpo malato e considerato sgraziato agli occhi del mondo, nasconde un cuore puro, buono, che non scorge il male ed è volto sempre verso il bene.

Anche in questo racconto ho trovato la penna di Camilleri ammaliante, capace di disegnare ambientazioni apparentemente comuni ma che poi nascondono qualcosa di oscuro, da cui sbucano personaggi fantastici che stuzzicano le paure più ancestrali di ogni uomo (chi di noi, da bambino, non ha mai immaginato di vedere delle ombre strane in cime alle scale che portano in soffitta o in un angolo della propria camera?).

Ve lo consiglio, è uno scrittore che non delude e sa catturare l'attenzione dei suoi lettori, dando vita a scenari e personaggi intriganti.



Biografia.
Fernando Camilleri è nato e vive a Cefalù, in Sicilia. La vista sul mare, il silenzio e la solitudine sono gli elementi indispensabili per la sua scrittura. Adora i granchi, i ragni e i sorrisi degli umani. I suoi generi letterari preferiti sono il weird, l'horror e la bizarro fiction.
Esordisce nel 2016 con il romanzo fantasy/horror Zucchero Filato Volante edito da Eretica Edizioni. Nel 2020 vince il Premio Gianfranco Viviani con il racconto fantasy Malattia da reflusso. Sempre nel 2020 pubblica il racconto weird/horror Gli esseri oscuri con Delos Digital.


Altri libri dell'Autore recensiti sul blog:

lunedì 7 dicembre 2020

Recensione: PENNY PORTAFORTUNA (Natale in città, vol 3) di Jill Barnett



A volte la vita mette a dura prova, e quando lo fa attraverso la perdita di persone care, può essere davvero molto difficile riprendersi dal dolore provocato dal lutto; e se lo è per gli adulti, figuriamoci per una bambina!
Ma proprio quando la confusione e lo smarrimento sembrano ormai far da padroni, ecco che irrompe l'Amore a scombinare piani e a portare una ventata di felicità e di speranza!


PENNY PORTAFORTUNA
(Natale in città, vol 3)
di Jill Barnett



trad. Isabella Nanni
89 pp
Come già "L'eroe di Eleanor", anche questa novella di Jill Barnett è ambientata a New York, verso la fine del 1800 e nel festoso periodo natalizio. 

Il protagonista è il giovane e famoso architetto Edward Lowell, i cui affari vanno a gonfie vele, ma non così la vita personale e famigliare: apprende, infatti, con dolore e sconcerto, della morte della sorella minore Josie, deceduta in un incidente in barca assieme al marito.
La coppia lascia una bambina di quattro anni, la dolce Penelope, di cui Ed diventa improvvisamente tutore.


La bimba arriva a New York, nella grande e sconosciuta casa dello zio, con un fardello e un carico di sofferenza troppo grande per le sue piccole e fragili spalle.
La sua vita è stata totalmente messa sottosopra; Penelope è comprensibilmente afflitta, disperata, addolorata; piange scossa da violenti e strazianti singhiozzi, davanti al quale lo zio si sente inadeguato, impreparato; soffre per la perdita della sorella ma anche per la nipotina, che lui teme di non riuscire a consolare come dovrebbe.

Eppure sente nascere e crescere per lei un affetto viscerale e sincero, tanto più perché la bambina gli si affeziona a sua volta e, benché si sia chiusa in una sorta di mutismo selettivo, si aggrappa allo zio - unico affetto rimastole e che le ricorda l'amata mamma - come un naufrago al suo pezzo di legno sbattuto qua e là dalle onde di un mare agitato e pericoloso. 

Edward è socio di uno studio ben avviato e ha molto lavoro da fare, ma sa di avere il dovere morale di occuparsi della piccola e di aiutarla a sbloccarsi, così decide di consultare un bravo psicologo; durante il percorso in carrozza che conduce lui e Penny dal dottore, la bimba resta incantata nello scorgere una bambola nella vetrina di un negozio: forse per la prima volta da quando è giunta negli USA, Ed scorge i primi segni di felicità e di entusiasmo negli occhi della nipotina. 

Purtroppo la bambola viene venduta prima che Edward possa comprarla e questo lascia Penny molto delusa, anche perchè la bambolina aveva un visino e dei capelli simili a quelli della sua adorata mamma defunta; non solo, ma come spiega loro il negoziante, la bambola si chiamava addirittura come la sorella di Ed (Josephine)!

Poter ottenere la bambolina diventa per Ed una missione vera e propria, per portare a termine la quale è disposto a girare tutti i negozi nei dintorni e a ingaggiare un investigatore privato!

Ma Cupido ha già deciso di scoccare le sue frecce e mette sulla strada di Ed una donna, la 25enne Idalie Everdeane: i due si incontrano, o meglio si "scontrano" casualmente, e sentono dal primo secondo in cui i loro occhi si incrociano e i loro corpi si sfiorano, un'attrazione irresistibile, che coinvolge il corpo ma anche la loro mente, visto che entrambi non possono smettere di pensare l'uno all'altra.

A creare un legame importante e prezioso tra i due ci pensa la piccola Penelope - che non a caso diventa, per lo zio, "Penny portafortuna" - con il suo desiderio di poter avere la bella bambola dai capelli biondi di nome Josephine: e la bella Idalie è infatti l'unica persona che potrebbe realizzare il sogno della bambina... e anche quello del giovane e affascinante zio, il cui cuore ha incominciato a battere per la donna.

La felicità sta facendo timidamente capolino nelle esistenze di tre anime smarrite, che hanno perso un affetto molto caro, la cui assenza si fa sentire tanto, disegnando nel loro cuore e nella loro vita inevitabili solitudini e tristezze.
Fa tenerezza la dolce Penny, così desiderosa di ricevere amore, protezione, cura da parte di qualcuno che non l'abbandoni più, come purtroppo hanno fatto i suoi sfortunati genitori.
Ed, pur non avendo alcuna pratica coi bambini, viene completamente rapito da questo scricciolo che gli ricorda l'amata sorella perduta; farebbe qualsiasi cosa per non deludere la nipotina e dimostrarle tutta la sua incondizionata devozione!

Dal canto suo, Idalie è una ragazza che ancora sente il doloroso peso della perdita di sua sorella, di cui l'è rimasto il gatto e qualche ricordo in soffitta; vive in un appartamentino che ha dovuto combattere per avere, fa un lavoro che adora e nel quale è brava, ma è fondamentalmente una persona sola, diffidente verso il "sesso forte", orgogliosa e, quando si sente fragile e indifesa - davanti ai propri sentimenti e ai segnali inequivocabili che le lancia il proprio corpo quando Edward Lowell è nei paraggi - tira fuori una lingua tagliente e sarcastica.

Ma è Natale..., la neve scende silenziosa e riveste di una coltre bianca e incredibilmente romantica la bella New York, e intanto una bimba di quattro anni, bisognosa di amore e di una famiglia, aspetta che la festa più attesa e suggestiva dell'anno porti finalmente con sé qualcosa di bello, e chissà... una bella bambola di nome Josephine sotto l'albero!!

Un racconto a tema natalizio, romantico e tenero, con una scrittura piacevolissima, ideale per chi ha voglia di una storia d'amore non impegnativa ma sicuramente molto dolce, da leggere in un pomeriggio di relax.

domenica 6 dicembre 2020

Recensione: LA VITA STRAORDINARIA DI SAM HELL di Robert Dugoni



Sam Hill è un bambino di sei anni, figlio di un farmacista e di una casalinga, cattolica devotissima, in procinto di essere iscritto in una famosa scuola privata di una cittadina della California.
Educato, simpatico, dolce e tranquillo: non c'è nulla che non vada in lui, se non per un dettaglio fisico.
Il suo "segno particolare", infatti, è l'avere gli occhi rossi, causati dall'albinismo oculare.
Se è vero che ognuno di noi è un individuo con caratteristiche proprie, uniche e irripetibili e questa unicità ci rende speciali, per Sam avere questa peculiarità è fonte, sin da piccolo, di tantissimi problemi, soprattutto nelle relazioni interpersonali.
Dovrà imparare ad accettare se stesso e quella particolarità che per gli altri è un'anomalia di cui vergognarsi, e a trasformare la propria vita, con la forza di volontà e grazie ai preziosi insegnamenti materni,  in qualcosa di straordinario.



LA VITA STRAORDINARIA DI SAM HELL 
di Robert Dugoni

Amazon Crossing
trad. R. Marasco
493 pp

"Crediamo di avere il controllo della nostra esistenza, soprattutto quando siamo giovani e apparentemente invulnerabili. Ci ripetono che possiamo ottenere tutto quello che ci mettiamo in testa, che il mondo è la nostra ostrica e non dobbiamo fare altro che aprire la conchiglia e staccare la carne saporita e nutriente all'interno. Adesso so che la conchiglia è molto più dura di quanto credessi e che non avrei mai potuto controllare o anche solo prevedere quello che mi sarebbe successo. Siamo convinti di poter decidere la strada che prenderemo davanti ai tanti bivi della vita (...). Ma non è così. La vita è una collisione gli eventi fortuiti con tante palle da biliardo che sbandano e si scontrano; o, se preferite, è un destino già scritto, quello che a mia madre piaceva  definire la volontà di Dio. E io desideravo con tutto me stesso che avesse ragione."


Il piccolo Samuel Hill ha sempre guardato il mondo con occhi diversi, perché in effetti essi sono diversi dagli occhi delle persone che lo circondano.
Sam è nato con le pupille rosse e inevitabilmente tutti - grandi e piccini - lo guardano con stupore e un pizzico di diffidenza.
Fin quando resta a casa con mamma e papà, l'esistenza del piccolo è beata e felice: i suoi genitori sono premurosi, attenti, ed amano il loro bambino immensamente.
Sua madre, in particolare, trasmette il proprio amore per il figlio soprattutto dandogli un'educazione cristiana, fatta di precetti e regole: dire le preghiere, avere un linguaggio e una condotta sempre appropriati e decorosi, andare a messa, rispettare i genitori, dire sempre la verità ecc...

L'educazione impartita dalla bella mamma Maddy è sì un po' severa e rigida, ma è attraversata anche dalla giusta dose di tenerezza e dall'acuto senso di protezione provato nei confronti di questo figlio diverso dagli altri, ma che ha il diritto di non essere trattato come se fosse un appestato o un "mostro".

Quando arriva il momento di iniziare le elementari, la donna va dritta alla scuola "Nostra Signora della Misericordia", un istituto privato gestito dalle suore, ma purtroppo le premesse, già dal primo incontro con la direttrice, suor Beatrice, sono pessime.
La suora, infatti, è assolutamente decisa a non accettare il bimbo dagli occhi rossi, adducendo come motivazione la concreta eventualità che la presenza di Samuel - con il suo "difetto" agli occhi - possa sconvolgere e turbare gli altri bimbi della scuola e, di conseguenza, danneggiare anche lui, favorendo episodi di emarginazione e isolamento.

Insomma, suor Beatrice  non vuole Sam Hill nella propria scuola, ma non ha fatto i conti con Maddy, che è una donna determinata, testarda e convinta di come suo figlio abbia tutti i diritti di frequentare qualsiasi scuola senza subire alcun tipo di discriminazione, tanto più se si tratta di una scuola cattolica, dove i principi evangelici dovrebbero essere alla  base di tutto!
Per evitare scandali e pettegolezzi, suor Beatrice accetta che Sam sia un alunno della scuola ma la vita del bimbo sarà molto difficile, all'interno dell'istituto.
Dal primo momento egli proverà sulla propria pelle cosa significhi essere volutamente ignorato, scacciato, essere oggetto di occhiatacce e commenti sprezzanti da parte dei bambini, che lo lasciano da solo e non accennano il minimo approccio di amicizia.
Se qualcuno gli dà retta, è per fargli i dispetti, cosa che fa un ragazzo grande, David Bateman, un bullo prepotente e molto violento che non si limita a prendere in giro Sam o a rifilargli qualche spintone, ma andrà molto oltre aggredendolo in maniera davvero grave.

Purtroppo Sam non trova molta solidarietà nè tra gli insegnanti (e la stessa suor Beatrice sarà, in un certo senso, la prima "nemica") né tra i compagni, che perfidamente lo chiamano “il bambino diabolico” o Sam “Hell”, come l’inferno. 

Sam cerca di convincersi che è tutto ok, e di non far trapelare davanti ai genitori quanto ogni giorno in quella scuola sia motivo di sofferenza; come spiegare a sua madre che quegli occhi rossi - che per lei sono straordinari, unici, e indicano come Dio abbia un piano speciale per il suo bambino -, lungi dall'essere un segno positivo siano anzi il motivo per cui tutti lo scansano, lo scherniscono o lo maltrattano?

Eppure, proprio la granitica e sincera fede materna (nonché la solida saggezza del padre) sarà il perno attorno a cui ruoterà tutta la vita di Sam Hill, la roccia alla quale si aggrapperà sempre, nei momenti più difficili e sin dall'infanzia, quando, con un'ingenuità semplice e tenera, farà di tutto per tenere duro e non soccombere davanti alle cattiverie gratuite degli stupidi.

Fortunatamente non è completamente solo a scuola: proprio la condizione di emarginazione e l'essere ritenuti diversi dalla massa, fa sì che Sam intrecci una solida amicizia con due compagni, che resteranno amici per la pelle anche negli anni a venire: Ernie Cantwell, l’unico afroamericano della scuola, che se da una parte è oggetto di scherno per il colore della pelle, dall'altra è apprezzato per il suo talento nello sport, e  Mickie Kennedy, una ragazzina con modi di fare da maschiaccio, sincera, tagliente, leale, che irrompe nelle giornate di Sam come un tornado.

Il racconto delle giornate movimentate di Sam a scuola (il rapporto complicato con i compagni e suor Beatrice, la prima cotta, la scoperta di avere un grande talento come cronista sportivo, le piccole gioie e le tante delusioni...) è intervallato da quello del presente (1989), in cui il protagonista ha quarant’anni ed è diventato un bravo oftalmologo.

Sam è un uomo, ormai, non è più il bimbetto sprovveduto, ingenuo e fragile di un tempo; e soprattutto, ha smesso da anni di credere che la sua vita sia straordinaria e che quegli "occhi diabolici" (che sono stata la sua "croce") siano un chiaro segno della imperscrutabile volontà di Dio...

È andato avanti con la sua vita, si è imbarcato in una relazione sentimentale poco gratificante, continua ad avere accanto il fedele e vivace Ernie e la sincera e caustica Mickie, e ancora sente forte la presenza rassicurante dei suoi genitori, in particolare della mamma, sempre così pia e devota.
Eppure, se dovesse fare un onesto bilancio della propria esistenza fino a quel momento, Sam dovrebbe ammettere che non solo non l'ha resa speciale né vissuta in modo straordinario, ma anzi, si è trasformato in un uomo apatico, senza grossi obiettivi e ambizioni, con poca personalità... e che si vergogna dei propri occhi rossi, tanto da indossare lenti a contatto marroni!

A cambiare tutto ci pensano una tragedia personale e la comparsa di una giovanissima paziente che rischia di perdere l'uso di un occhio a causa delle botte del padre, un uomo che sbuca prepotentemente dal passato di Sam e che comincerà a smuovere qualcosa in lui.
Ma non basterà: Sam continuerà a scappare, a voltare le spalle al dolore e ai sensi di colpa, ma proprio viaggiando per il mondo, imparerà a distinguere con chiarezza ciò che l’ha tanto spaventato, che l’ha cambiato e plasmato, e finalmente riuscirà a mettere a fuoco quel che conta davvero.

Sam è un ragazzo dalla personalità placida, remissiva, che tende più ad alzare le spalle e ad accettare il corso degli eventi e le decisioni altrui, che a dire la propria e a prendere decisioni.
Non ha una spiccata personalità, forse perché crede poco in se stesso pur riconoscendo di avere delle qualità; ma per fortuna, i suoi amici e la sua famiglia credono in lui e saranno per Sam una continua fonte di fiducia e stima.
Ad essere sempre presente - in prima linea durante l'infanzia, per poi restare sullo sfondo, ma senza mai perdere importanza ed influenza sul ragazzo - è lei, la madre, questa donna che, oltre a pregare tanto e con fervore per il figlio, è disposta a combattere con le unghie e con i denti pur di vederlo accettato dagli altri, perché convinta che quegli occhi rossi gli siano stati donati dal Cielo per un motivo ed uno scopo precisi: il suo cuore di mamma le dice che Sam è destinato a qualcosa di bello, di giusto, e non c'è nulla che possa farle cambiare idea e anzi, con la coerenza e la tenacia che la contraddistingueranno sempre, la donna saprà parlare al cuore di questo figlio scettico e aiutarlo, se non a maturare una vera e propria fede in Dio, quanto meno ad aprirsi all'opportunità che nella vita possono accadere tanti piccoli miracoli, alcuni più evidenti, altri meno, ma tutti ugualmente contribuiscono a fare della nostra vita un progetto straordinario ed unico.

E straordinario non vuol dire necessariamente che Sam diventerà chissà chi o farà chissà cosa: spesso, per essere felici ed appagati, basta guardarsi attorno e rendersi conto che gli affetti veri, quelli che contano, sono accanto a noi, e ci sono sempre stati.

Un romanzo che ho amato molto, si lascia leggere con molto interesse, per i personaggi (nettamente  distinti in "buoni" e gli emarginati, e "cattivi", arroganti e infelici) e le vicende che li vedono coinvolti, per le tematiche presenti, come il bullismo, la discriminazione razziale, la difficoltà nello sradicare pregiudizi e fermare maldicenze, i problemi famigliari, il rapporto genitori-figli, la ragione che si scontra con la fede, la forza dell'insegnamento ricevuto da bambini, che per il protagonista sarà come una luce che illuminerà il suo cammino, e lo farà con discrezione pur essendo costante in tutta la sua vita; forse, arrivati verso la fine e in presenza di un certo evento - legato proprio alla devozione della mamma di Sam alla Madonna - si  potrebbe  aver la sensazione che il racconto assuma toni melensi e "moraleggianti", ma credo altresì che quando si parla della dimensione spirituale, di convinzioni personali e di fede, si dovrebbe fare lo sforzo di "sospendere il giudizio" e rispettare ciò in cui ogni persona ripone la propria sincera fiducia e che la fa star bene.

Giunta al termine del romanzo, non ho potuto fare a meno di associare una stupenda poesia alla mamma di Sam; è di Giuseppe Ungaretti e credo la conosciate in tanti.


E il cuore quando d'un ultimo battito
avrà fatto cadere il muro d'ombra
per condurmi, Madre, sino al Signore,
come una volta mi darai la mano.

In ginocchio, decisa,
Sarai una statua davanti all'eterno,
come già ti vedeva
quando eri ancora in vita.

Alzerai tremante le vecchie braccia,
come quando spirasti
dicendo: Mio Dio, eccomi.

E solo quando m'avrà perdonato,
ti verrà desiderio di guardarmi.

Ricorderai d'avermi atteso tanto,
e avrai negli occhi un rapido sospiro.

mercoledì 2 dicembre 2020

Novità libri autopubblicati (giallo, distopico, letteratura di viaggio)

 

Buongiorno, cari lettori!

Oggi vi presento alcune pubblicazioni appartenenti a diversi generi letterari: il romanzo storico, il giallo distopico, l'horror, racconti di viaggio.

Mi auguro possiate trovarli interessanti! ^_-


  • Partiamo dai libri di Milka Gozzer.



Il gatto di Depero di Milka Gozzer (Self-publishing, 214 pp, romanzo storico, LINK)
.

“La forma di quel suo gatto evocava qualcosa di umano. Il soggetto non aveva una posa docile, al contrario. Non so se si può dire di un gatto... all’epoca sarebbe parso di certo inappropriato, ma ora oserei dire che aveva personalità.”

"No se buta via niente", questo potrebbe essere il leitmotiv del romanzo.
Non si butta via l’abilità con il tornio della famiglia Nicoluzzi, di cui Mario, il nostro narratore, è degno erede; non la si butta via neanche quando una terribile guerra, la Grande guerra, ha letteralmente polverizzato tutto ciò che avevi e sei costretto a ricominciare da zero.
Non si buttano via l’amore per la vita, la fiducia negli altri, la gentilezza e la bontà d’animo, anche quando quella stessa guerra ti ha svuotato di ogni entusiasmo, di ogni speranza; anche quando la cattiveria e l’odio sembrano l’unico linguaggio rimasto agli uomini, come ci ricorda la tenace Lucia.
Non si buttano via i sogni, il talento, quel fuoco che brucia dentro a ogni artista (ma forse, in maniera diversa, a ogni essere umano, se lo si sa riconoscere) e che bruciava anche dentro Fortunato Depero, il protagonista inconsapevole di questa storia.

A causa, o piuttosto grazie a uno dei tanti bozzetti dispersi di quel genio futurista che Depero è stato, e a tutti gli equivoci a cui il suo ritrovamento ha dato vita, riscopriamo riga dopo riga l’artista, ingiustamente bistrattato dalla critica, l’uomo, ma soprattutto la persona dietro quella firma con la “D” a forma di scatoletta, in un intrecciarsi di storie nella Rovereto del Novecento, che restituisce uno spaccato vibrante e senza filtri della vita e del vivere di quegli anni.



Racconti di viaggio, racconti di vita di Milka Gozzer (Self-publishing, 155 pp, racconti di viaggio, LINK).

Tra storia e reportage, autobiografia e cronaca di costume, racconto e avventura, Milka Gozzer ci conduce in un percorso epico dal deserto della Namibia alle metropoli di Tokio e di Seul, dalla Bolivia alla Cambogia, dalla dittatura birmana alle crociate contro i catari, dalla terra delle badanti alla tecnologia di Taiwan, dal Golfo del Tonchino a Parigi.
Con un continuo e appassionato dialogo con le persone che incontra nei luoghi che attraversa, l’autrice compone ritratti di gente comune, regine, missionari, giornalisti, ma anche di confini visibili e invisibili, di ingiustizie del passato e del presente.
In questo modo, l’incontro con il cucciolo di uno sciacallo, il ritrovamento nel bagno di un aeroporto di un paio di occhiali di una modella famosa, la ricerca di uno strumento musicale a Kyoto, le tracce di una crociata in Francia diventano spunti narrativi per raccontare la realtà che viviamo.
Un viaggio in cui conoscenza e avventura si mescolano per aprire un’originale finestra sul mondo reale.



MeL di Milka Gozzer (Self-publishing, 205 pp, giallo distopico, LINK).


2049. Vero Coretti si gode una vecchiaia privilegiata, fino a quando la nipote non la
trova incosciente sul pavimento della stanza da letto. La donna è in coma e a occuparsi del suo caso sarà MeL, un’intelligenza artificiale.
Le indagini si rivelano però tutt’altro che semplici. L’unico indizio è una macchia scura a forma di cerchio sul braccio della vittima. Nel frattempo, il dottor Red approfitta in segreto della paziente per portare avanti un esperimento sulla memoria, riuscendo così a viaggiare nei ricordi della donna e a tornare al 2001, prima che le tempeste di sabbia radioattiva costringessero l’umanità a cercare rifugio per sopravvivere.
Fra le vicende investigative del 2049 e i ricordi di Vero Coretti di inizio millennio, l’autrice conduce il lettore nella vita di una donna che lotta per le sue passioni e per condannare l’ipocrisia di una società meschina e moralista.



  • Proseguo con i racconti di Gianluca Ingaramo.


Nocturna – Storie dal buio di Gianluca Ingaramo (Self-publishing, 275 pp, fantascienza, horror, racconti, LINK).

La seconda morte di un dittatore e la maledizione di una scultrice. Il sacrificio di un cavaliere e il ritorno a casa in un inferno radioattivo. La cancellazione dei ricordi e un quadro che raffigura paesaggi di un altro mondo. 
Così si possono riassumere alcune tematiche delle trentadue “storie dal buio” dell’antologia, che spaziano dall'horror alla fantascienza, dal futuro al medioevo, senza trascurare la stravolta quotidianità del mondo contemporaneo. 
Elemento in comune dei racconti è il persistente senso d’ansia e mistero, che ricrea l’atmosfera “notturna” cupa e densa come melassa in cui si muovono demoni, alieni e persone in carne e ossa: essi dovranno affrontare una trasfigurazione delle nostre stesse paure, su cui tutti siamo chiamati a riflettere.


Ultima segnalazione: 

Love Death Zombie di Nat Gray (Self-publishing, 78 pp, horror, zombie, LINK).

Antonio è un professore in pensione disposto a qualsiasi cosa pur di salvare la moglie Loretta dalla malattia che la costringe a letto, legata, ormai da settimane. 
Quando un rapinatore si introduce nella villa per derubare la coppia, la situazione precipita e il loro segreto viene portato alla luce. 
In un susseguirsi di eventi che gli sfuggono di controllo, Antonio si ritroverà a fare i conti con il criminale che lo ha attaccato, con una spietata organizzazione di traffico di organi da cui non può fuggire, e con la pandemia zombie che ormai incombe su tutto il mondo. 
Il suo fine ultimo, però, resterà sempre quello: proteggere Loretta. A ogni costo.

martedì 1 dicembre 2020

Le mie letture di Novembre 2020

 

Buongiorno lettori!!

Ecco il riassunto delle mie letture del penultimo mese dell'anno.

Ci avviamo alla conclusione di questo anno a dir poco orribile e nefasto... Non ci restano che la speranza e la fiducia che il 2021 sia completamente diverso :)




  1. IN UN MILIONE DI PICCOLI PEZZI  di J. Frey: cosa pensano, sentono, vogliono, come soffrono e fanno soffrire gli altri, delle persone che fanno uso di sostanze stupefacenti e di alcool? Frey ha scritto un tipo di esperienza tremenda, brutta, dolorosa, e non poteva che raccontarla in modo tale che tutto questo dolore e questo marciume venissero fuori in modo esplicito.
  2. LA COSA VERAMENTE PEGGIORE  di T. L. Hayden: si sofferma con delicatezza (e senza fare psicologia spiccia) su un tema complesso e importante qual è quello dell' abbandono dei minori, degli 
  3. affidi e delle sofferenze emotive e psicologiche che insorgono in questi poveri bambini e adolescenti "senza famiglia".
  4. L'EROE DI ELEANOR di J. Barnett. A Natale manca poco meno di un mese, è vero, ma io ho avuto modo, attraverso il delizioso racconto che vi propongo oggi, di immergermi nella fredda, innevata e 
  5. frizzante atmosfera natalizia newyorchese, e di godermi momenti di dolcezza e romanticismo.
  6. LA CASA SULL'ARGINE  di D. Raimondi. Due secoli di storia sono quelli che ci scorrono davanti leggendo le vicende della famiglia Casadio, in cui il peso delle superstizioni e delle credenze popolari si fa sentire puntualmente ad ogni generazione, portando con sé più amarezze che gioie, più disgrazie che 
  7. belle notizie, tante nascite sì, ma anche tanti lutti.
  8. L'ULTIMA MOGLIE DI J.D. SALINGER di E. Deaglio: e se il celebre e, per certi versi, misterioso scrittore Jerome David Salinger - creatore del giovane Holden - divenisse oggetto di interesse di spie russe ed agenti federali, con tanto di coinvolgimento di Trump e Putin?
  9. UNA NOTA NEL CUORE (prequel) - "Marta e Joseph" - di I. Mossa. Joseph e Marta sono due adolescenti sulla soglia dell'età adulta: si conoscono, si frequentano e sentono nascere e crescere, di giorno in giorno, un sentimento puro e forte che regala loro emozioni intense, perchè l'amore che provano è travolgente, dà tanto ma pretende altrettanto, e la sua fiamma è destinata ad ardere nel loro cuore anche in mezzo alle prove e agli ostacoli che il destino porrà sul loro cammino.
  10. EFFETTI COLLATERALI  di R. Russo. Sei racconti ambientati in una Sicilia dei nostri giorni eppure antica, la quale, come una zingara misteriosa e dal fascino maliardo, sa incantare con il racconto di leggende e miti atavici, che superando l'oblio polveroso del tempo che passa, riemergono e pretendono attenzione, e lo fanno attraverso storie di sangue, passate e presenti.

Tra le letture di novembre, la mia preferita è stata la testimonianza (parzialmente vera) di James Frey circa il proprio passato di dipendenza da droga ed alcool.


Ho concluso novembre avendo in lettura: "Leggere Lolita a Teheran" (A. Nafisi), "La vita straordinaria di Sam Hell" (R. Dugoni) e "La donna del ritratto" (K. Morton).


Poesia del mese:


PER I RAGAZZI DELLA PALESTINA

Escono dai vasi e dai bassorilievi antichi
prendono il loro slancio e si lanciano
Un dolore lancinante li tiene svegli
nel pieno della notte e quando si assopiscono
sognano una vita in piena luce
Ma ogni alba porta il tradimento delle promesse

Può conquistarsi l’Eden con la spada ed il fuoco?
Nelle mani dei ragazzi le pietre della collera dicono il rifiuto

E se non restasse nessuna pietra
i ragazzi della Palestina soffierebbero
nelle loro mani fin quando i venti
del deserto si alzeranno e porteranno via
l’edificio costruito sul disprezzo
insanguinato.

 Olivia Elias (trad. di Giancarlo Cavallo >>> preso da QUI


CANZONE DEL MESE

Non posso non menzionare il singolo di Claudio Baglioni, IO NON SONO LÌ, che anticipa l'uscita dell'album "IN QUESTA STORIA CHE È LA MIAin uscita il 4 dicembre.


Io non sono lì dove fosti tu
Mentre una stella ci smarrì lungo il falsopiano
Che un inverno ci tradì sotto quella neve
Che i passi ci sbiadì
Nelle carezze e negli abbracci
Che il gelo intirizzì
Che stringo come se io fossi li






Citazione del mese:

"Non sono capace di dirti di non sentire. Senti, senti, ti dico, senti con tutta te stessa, foss'anche fin quasi a morirne, perché questo è il solo modo di vivere...". 

(frase di Henry James  riportata da Azar Nafisi in Leggere Lolita a Teheran)

domenica 29 novembre 2020

Giornata internazionale della solidarietà con il popolo palestinese - scrittrici palestinesi


Il 29 novembre è la Giornata internazionale della solidarietà con il popolo palestinese *; in questo post vorrei soffermarmi su alcune scrittrici palestinesi.


Susan Abulhawa, cittadina americana, è nata da una famiglia palestinese in fuga dopo la
Guerra dei Sei Giorni e ha vissuto i suoi primi anni in un orfanotrofio di Gerusalemme. In seguito ha abitato in diversi paesi, tra cui anche il Kuwait e la Giordania. Si laurea in scienze biomediche all'Università della South Carolina. Autrice di numerosi saggi, relatrice a diversi convegni e attivista in ambito umanitario, ha fondato l'associazione Playgrounds for Palestine, che si occupa soprattutto dei bambini dei Territori Occupati. Vive in Pennsylvania. I suoi articoli sulla situazione palestinese sono apparsi su numerose riviste (da IBS).


OGNI MATTINA A JENIN (IBS): racconta con sensibilità e pacatezza la storia di quattro generazioni di palestinesi costretti a lasciare la propria terra dopo la nascita dello stato di Israele e a vivere la triste condizione di "senza patria". In primo piano c'è la tragedia dell'esilio, la guerra, la perdita della terra e degli affetti, la vita nei campi profughi, come rifugiati, condannati a sopravvivere in attesa di una svolta. L'autrice non cerca i colpevoli tra gli israeliani, che anzi descrive con pietà, rispetto e consapevolezza, racconta invece la storia di tante vittime capaci di andare avanti solo grazie all'amore.

CONTRO UN MONDO SENZA AMORE (IBS): la storia di una donna rinchiusa nel Cubo, tre metri quadrati di cemento armato levigato, privata di tutto. Il mondo lì fuori chiama Nahr una terrorista e una puttana; altri una rivoluzionaria o un esempio. Ma la verità è che Narh è stata una ragazza che ha imparato, presto e dolorosamente, che quando sei un cittadino di seconda classe l'amore è un solo tipo di disperazione; ha imparato, sopra ogni cosa, a sopravvive.

NEL BLU TRA IL CIELO E IL MARE (IBS): la storia ha inizio a Beit Daras, sulla via che dalla Palestina conduce verso Il Cairo, dove vivono Umm Mamduh con le figlie Nazmiyeh e Mariam e il figlio Mamduh. Nel 1948, l'anno della Nakba, la famiglia è costretta dai bombardamenti israeliani a lasciare il paesino, e tra lutti e varie traversie. per i sopravvissuti comincia la dura vita da profughi...


SUAD AMIRY
: è una scrittrice e un architetto palestinese, fondatrice del Riwaq Centre for Architectural Conservation a Ramallah, dove risiede. Nata a Damasco, ha vissuto tra Amman, Damasco, Beirut e Il Cairo, ha studiato architettura all'American University di Beirut e all'University of Michigan, specializzandosi infine a Edimburgo. Attualmente si muove fra Ramallah, New York e l'Umbria. Suad Amiry ha scritto Sharon e mia suocera (2003), a cui hanno fatto seguito Se questa è vita (2005), Niente sesso in città (2007), Murad Murad (2009), Golda ha dormito qui (2013) e Damasco (2016), tutti pubblicati da Feltrinelli. Ha vinto il premio internazionale Viareggio Versilia nel 2004 e il premio Nonino Risit d'Aur nel 2014 
(da Mondadori).


STORIA DI UN ABITO INGLESE E DI UNA MUCCA EBREA (IBS): nel raccontare fatti realmente accaduti e di persone realmente esistite, Suad Amiry, con la grazia e l'ironia che le sono proprie, ci parla di amore, di dolore, di sopraffazioni, affidandosi alla forza dei ricordi di chi la Nakba (catastrofe) e la Shatat (diaspora) le ha vissute sulla propria pelle. (RECENSIONE).


SHARON E MIA SUOCERA (IBS): Una donna palestinese, colta, intelligente e spiritosa, tiene un "diario di guerra". Gli israeliani sparano ma, nella forzata reclusione fra le pareti domestiche, "spara" anche la madre del marito.

MURAD MURAD (IBS). Cambiare sesso. Suad Amiry sa benissimo che è questo l'unico modo per raccontare la paradossale condizione dei lavoratori palestinesi costretti a superare il confine con Israele per trovare lavoro. E così fa. Suad si traveste da uomo e raggiunge nottetempo un villaggio vicino a Ramallah da dove comincia il suo viaggio, lungo le strade costeggiate di olivi che conducono in Israele, insieme al fido Mohammad, a Murad e ai loro amici. Quando, dopo una marcia sulle colline e una serie di traversie, riescono infine a superare il muro e a mettere piede in Israele, è tardi: il lavoro non c'è più. Si confondono con i civili israeliani e salgono su un autobus per cominciare il viaggio di ritorno verso casa. Davanti a loro un paesaggio non ignoto ma visto forse per la prima volta con occhi diversi: tutto quello che era stato "palestinese" non c'è più, non c'è più memoria dell'architettura, delle coltivazioni, della vita quotidiana di un popolo che lì è vissuto per secoli.



OLIVIA ELIAS: originaria di Haifa, in seguito alla nascita dello Stato di Israele e alla Nakba, che
segnò la cacciata delle popolazioni non ebree che vivevano nelle aree israeliane nel 1948, fu costretta a seguire la famiglia in esilio in Libano; successivamente ha vissuto in Canada e infine a Parigi. Economista, poeta ed autrice di studi sulla colonizzazione della Palestina, sostiene i diritti del popolo palestinese attraverso il proprio blog e l’Association France Palestine Solidarité. Oltre ad occuparsi dell’aspetto economico dell’occupazione israeliana (Palestine occupée, la colonisation à marche forcée; Le dé-développement économique de la Palestine), ha pubblicato anche versi che testimoniano il legame più intimo che la unisce alla sua terra natìa (Je suis de cette bande de sable; L’espoir pour seule protection). << fonte 1 - fonte 2 >>



RULA JEBREAL: è nata ad Hajfa nel 1973. Palestinese con passaporto israeliano, in seguito
si è trasferita a Gerusalemme dove frequenta il corso di Laurea in Lingue straniere e Letteratura inglese. Nel 1993 si trasferisce in Italia, a Bologna, con una Borsa di Studio. Inizia a collaborare con «il Resto del Carlino» nel 1997, dove si occupa di cronaca cittadina e per lo stesso giornale, dal 1999, passa alla politica estera con una particolare attenzione alle questioni Medio Orientali. In quegli anni collabora anche con il quotidiano romano, «Il Messaggero», come analista dei conflitti tra il mondo arabo e l'Occidente. Nel 2002 arriva a LA7: prima come ospite di programmi di approfondimento e poi come giornalista per le rassegne stampa dei quotidiani e siti internet in lingua araba. Dal 2003 conduce l'edizione della notte del tg LA7 e in dicembre, il programma Altri Mondi. Frequentemente ospitata in tutte le trasmissioni di approfondimento politico, la Jebreal esordisce nell'editoria nel 2004 per la con Rizzoli con La strada dei fiori di Miral. Nel 2005 conduce su La7 Pianeta 7, il programma di approfondimento nato per raccontare quei paesi che stanno vivendo grandi cambiamenti e che sono protagonisti di una fase significativa della propria storia. Ha condotto nell'estate 2005 Omnibus estate e si è alternata ad Antonello Piroso nel dibattito sul Tema del giorno nella scorsa edizione di Omnibus.
(fonte: la7.it)


MIRAL (IBS): romanzo autobiografico nel quale la giornalista unisce tre generazioni di donne accomunate da un destino che è quello di un popolo e di un Paese. Il romanzo vero di una pluralità di vite, una scrittura capace di evocare un passato perduto e tutta la nostalgia per un futuro di pace che sembra destinato a non arrivare mai.


LA SPOSA DI ASSUAN (IBS): sullo sfondo di una regione del mondo dilaniata dai conflitti, la protagonista fa i conti con la disperazione di un popolo privato non solo della terra ma anche della sua identità. E, giorno dopo giorno, impara a resistere alla violenza costruendo intorno a sé una fitta rete di legami solidali.


(link)
SELMA DABBAGH
: scrittrice anglo-palestinese, avvocatessa, ha lavorato nell’ambito dei diritti umani e del diritto penale internazionale. Vive a Londra e il suo romanzo d'esordio ha vinto il Guardian Book of the Year nel 2011 e nel 2012
(fonte).

FUORI DA GAZA (IBS): ambientato tra Gaza, Londra e il Golfo, il libro ripercorre le recenti vicende del popolo palestinese attraverso le vite di Rashid e Iman nel loro tentativo di costruirsi un futuro nel bel mezzo dell'occupazione, il fondamentalismo religioso e le divisioni tra le varie fazioni palestinesi. 


 
SAHAR KHALIFA
: nata a Nablus, in Cisgiordania, nel 1941, scrive opere di impegno civile per la "causa palestinese" e di denuncia della condizione della donna nella società araba contemporanea
(fonte).

LA PORTA DELLA PIAZZA: Nello scenario dell’intifada palestinese, vicende umane e destini di donne s’intrecciano nella storia di un quartiere, simbolo di una terra occupata.

UNA PRIMAVERA DI FUOCO: nella primavera del 2002, al tempo della seconda Intifada, il libraio e giornalista Fadel al-Qassam vive con la famiglia nel campo profughi di Ein al-Murgian, vicino a Nablus. Devoto alla causa palestinese, l'uomo si scontra spesso con i due figli: il primogenito Magid che vive per la musica e sogna il successo all'estero, e Ahmad, un sensibile adolescente appassionato di pittura e fotografia. Una cotta per Mira, figlia di coloni in un insediamento israeliano, trascina Ahmad in una disavventura che lo porterà dapprima in carcere e poi su posizioni sempre più radicali, mentre Magid passa dapprima alla guerriglia e viene poi reclutato fra le guardie di Arafat. Culmine drammatico del romanzo è l'assedio alla Musqata'a, sede dell'Autorità palestinese a Ramallah, da parte dell'esercito israeliano, con la prigionia di Arafat e la costruzione del Muro fra territori palestinesi e colonie israeliane.



SALWA SALEM
: nata nel 1940 a Kafr Zibàd, un villaggio della Palestina a pochi chilometri da Yaffa, dove si trasferisce con la famiglia per qualche anno prima di dover abbandonare la propria casa a causa del conflitto arabo-israeliano del 1948 e doversi rifugiare nella città di Nablus in Cisgiordania. Qui trascorre parte della sua giovinezza, partecipando alle frequenti riunioni tenute dal fratello, arrestato più volte per il suo impegno politico in difesa dei diritti dei palestinesi. Nel 1970 si trasferisce in Italia; colpita da un cancro che la porta alla morte nel 1992, ha raccontato la propria  esperienza di palestinese esule in una lunga testimonianza, scritta in collaborazione con Laura Maritano, da cui è nato il libro "
CON IL VENTO NEI CAPELLI".

In esso Salwa Salem racconta la sua storia di palestinese nata in quella terra di aspri conflitti e costretta a un lungo esilio. Quando Salwa ha 8 anni la famiglia viene sradicata dalla sua terra in seguito all'esodo di massa di tre quarti della popolazione palestinese dovuto alla fondazione dello Stato di Israele, e si trasferisce a Nablus. A soli 15 anni Salwa entra nel partito Ba'ath, fa volantinaggio per la causa palestinese, discute con le compagne sui diritti delle donne. Negli anni successivi lotta per poter studiare, lavora come insegnante in Kuwait e riesce a iscriversi all'università di Damasco. Si sposa per amore, e col marito si trasferisce a Vienna e poi in Italia. In un intreccio di fattori storici ed economici, fedi politiche e religiose, scelte complesse fra emancipazione e tradizione, fra desiderio di pace e necessità di lotta, emerge l'originale personalità di una donna che ha voluto essere soprattutto se stessa (GIUNTI).





*  in questo giorno (dichiarato nel 1977 dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite) si vuole ricordare che ad oggi "il conflitto" che si consuma in Palestina non solo non ha visto ancora una soluzione, ma al popolo palestinese vengono negati i diritti fondamentali ed inalienabili che appartengono a ogni persona e a ogni popolo, che sia il diritto all’autodeterminazione senza alcuna interferenza esterna, all’indipendenza e alla sovranità nazionale, e il diritto di fare ritorno alle proprie abitazioni che hanno dovuto abbandonare.

Perché proprio questo giorno? Perchè il 29 Novembre 1947  fu approvata dall'assemblea generale la risoluzione 181 che prevedeva il piano di partizione della Palestina elaborato dall'Onu e che definiva l'istituzione di uno stato ebraico e di uno arabo in Palestina, ma solo il primo è stato creato. 

venerdì 27 novembre 2020

Prossimamente in libreria (dicembre - gennaio 2021)



Diamo un'occhiata a qualche pubblicazione futura?

Partiamo da un romanzo della fortunatissima serie I bastardi di Pizzofalcone.


FIORI
per i bastardi di Pizzofalcone
di Maurizio De Giovanni



Einaudi Ed.
272 pp
USCITA
1° DICEMBRE 2020
Savio Niola, proprietario di uno storico chiosco di fiori, è stato ammazzato. Un delitto che sconvolge Pizzofalcone, perché l'anziano era amato da tutti nel quartiere. 
Lo consideravano una specie di «nonno civico», che non avendo una famiglia propria si prodigava per quelle degli altri. Aiutava i giovani spingendoli a studiare, cercando di tenerli lontani da strade senza ritorno; chiunque si rivolgesse a lui poteva contare su una parola gentile, su un po' di attenzione, se necessario su un sostegno materiale. 
Eppure è stato letteralmente massacrato. 
Chi può avere tanto odio, tanta rabbia in corpo da compiere un gesto simile? 
Poco tempo prima l'uomo si era esposto contro il racket che taglieggia i commercianti della zona, ma la pista della criminalità organizzata non convince i Bastardi, ancora una volta alle prese con un caso difficile da cui, forse, dipendono le sorti del commissariato. 
Un commissariato che, per loro, è ormai molto piú di un luogo di lavoro. Come per Savio era il suo chiosco.






Il secondo libro racconta la saga di una famiglia che si dipana lungo tutto il Novecento, in un Paese diviso e segnato da carestie e guerre, dittature e rivoluzioni. Tre generazioni di donne forti, che affrontano la vita con coraggio e determinazione. 




QUANDO LE MONTAGNE CANTANO
di Phan Que Mai Nguyen



Editrice Nord
trad. F. Toticchi
USCITA
11 GENNAIO 2021
Dal loro rifugio sulle montagne, la piccola Hương e sua nonna Diệu Lan sentono il rombo dei bombardieri americani e scorgono il bagliore degli incendi che stanno devastando Hanoi. 
Tornate in città, scoprono che la loro casa è completamente distrutta, eppure non si scoraggiano e decidono di ricostruirla e, per infondere fiducia nella nipote, Diệu Lan inizia a raccontarle la storia della sua vita: degli anni sotto l'occupazione francese e durante le invasioni giapponesi; di come tutto fosse cambiato con l'avvento dei comunisti; della sua fuga disperata verso Hanoi senza cibo né denaro e della scelta di abbandonare i suoi cinque figli lungo il cammino, nella speranza che, prima o poi, si sarebbero ritrovati. 
E così era accaduto, perché lei non si era mai persa d'animo. Quando la nuova casa è pronta, la guerra è ormai conclusa. I reduci tornano dal fronte e anche Huong finalmente può riabbracciare la madre, Ngọc. 
Ma è una donna molto diversa da quella che lei ricordava. 
La guerra le ha rubato le parole e toccherà a Huong darle una voce, per aiutarla a liberarsi del fardello di troppi segreti...





Proseguo con un'autrice romance italiana di cui ho letto diversi romanzi appartenenti alla serie Roma Caput Mundi.


FIGLIA DI ROMA
di Adele Vieri Castellano


Amazon Crossing
USCITA 
12 GENNAIO 2021

È una donna, non più una bambina, e solo lui può aiutarla

Britannia, 61 d.C. Le orde di Boudicca hanno invaso la pianura. Animata da un devastante desiderio di vendetta, la regina guerriera ha realizzato l’impossibile: unire tutte le tribù britanniche contro l’invasore romano.
Ad assistere alla devastazione c’è un uomo. Osserva gli edifici in fiamme, aspira l’odore degli incendi, ascolta le grida disperate delle vittime. Impotente, solo, ha quasi dimenticato il suo vero nome ma non la missione che gli ha affidato l’imperatore cui deve fedeltà. Nessuno potrà fermarlo perché il destino di molti, forse anche quello dell’Impero, è nelle sue mani.
La sua determinazione è però destinata a scontrarsi con un’ombra dal passato che potrà mettere in discussione la sua stessa identità. La ricordava bambina ma adesso è una donna e ha bisogno della forza, della lealtà e del valore di un soldato romano. 
Valeria, la figlia di Marco Quinto Valerio Rufo, ha un nuovo, pericoloso incarico per lui.





giovedì 26 novembre 2020

Recensione: LA COSA VERAMENTE PEGGIORE di Torey L. Hayden



Ogni bambino ha il diritto di avere una famiglia che gli doni amore, cura, protezione..., e quando questo non si verifica, è inevitabile che il bambino che ne è privato cresca sentendosi poco amato, non voluto, insomma un oggetto, anzi un peso di cui gli adulti vogliono sbarazzarsi il prima possibile.
Non è questa una delle cose peggiori che possa capitare a un bambino?




LA COSA VERAMENTE PEGGIORE 
di Torey L. Hayden



Corbaccio Ed.
trad. L. Corradini Caspani
176 pp
David è un ragazzino di undici anni che sin da piccolino ha avuto un'infanzia davvero difficile, fatta di abbandoni, case famiglia e genitori affidatari che l'hanno mandato via all'insorgere dei primi problemi.

Il primo abbandono è stato quello della madre; il padre, poi, non lo ricorda neppure!
L'unico legame famigliare è costituito dalla sorella maggiore Lily, con cui però non ha un gran bel rapporto, perchè la ragazza è più problematica del fratello: è un'adolescente ribelle, ingestibile, ha tentato molte volte di fuggire dagli istituti e ha sempre dato del filo da torcere alle famiglie affidatarie e ai servizi sociali.
E poi Lily è poco carina e gentile con lui, lo tratta con sufficienza, quasi con disprezzo e chiamandolo "stupido" e "ritardato".

Ma David non è stupido ed è, anzi, molto consapevole dei propri "problemi" e limiti: parla con difficoltà (balbetta), tende ad avere reazioni violente quando si sente accusato, aggredito, non compreso, ed è un po' lento nell'apprendimento. 

La sua vita è tutt'altro che lieta, la sensazione che nessuno lo voglia e lo amerà mai, è forte e concreta.
In un'esistenza così frantumata, spezzata, il suo tentativo di mettervi ordine per capirci qualcosa, si traduce nello stilare (e aggiornare di volta in volta) una lista di cose brutte, per trovare ogni volta «la cosa veramente peggiore»; la scelta di "cose peggiori" è certamente vasta, dall'andare dal dentista all'essere picchiato dai compagni, al non avere nessuno che si preoccupa per lui. 

"Sapeva anche quale fosse la cosa veramente peggiore. Era il nulla. Quando non c'era nessuno a cui  importasse qualcosa di ciò che ti capitava. Era il non appartenere a nessun luogo e a nessuna creatura.
Ecco cosa c'era al Primo Posto nell'elenco delle Cose Veramente Peggiori. David lo sapeva, perché l'aveva provato."

Eppure, anche per uno sfortunato cronico come il nostro David, sono in arrivo alcune novità.
Anzitutto viene affidato ad una signora anziana, Mrs Granny, che si rivela da subito affettuosa, dolce, comprensiva; la donna lo tratta con rispetto e affetto, lo ascolta, gli parla con amore, mostrando un sincero interesse per questo ragazzino strano e solo.

Ma non è l'unica cosa positiva che gli capita: un giorno, in cui è molto arrabbiato, si ritrova a prendere a calci un nido di gufi, e la sua attenzione viene catturata da un uovo non ancora dischiuso.
David lo prende e decide di tenerlo con sé, sperando che si schiuda e dia alla luce un bel gufetto da allevare che possa diventare per lui un amico.
Ma il bambino non sa nulla di gufi e uova da custodire, e rischia di far morire l'uovo prima ancora che si rompa; per fortuna a scuola conosce una bambina particolare - o meglio, ritenuta dai coetanei strana, come lui -, Mab (Madeleine).

Mab è piccolina, minuta, ha otto anni ma, avendo un'intelligenza spiccata e fuori dal comune, è due anni avanti, a scuola.
Per questo suo essere piccola d'età e nel fisico, è oggetto di emarginazione e derisione da parte di ragazzi più grandi, che altro non sono che bulli stupidi e prepotenti, abituati a prendersela con i più deboli.
David compreso, che viene preso facilmente di mira dallo stesso gruppetto di ragazzi maleducati e strafottenti.

David non vuole ammetterlo, ma si sente attratto dalla piccola e vivace Mab perché c'è qualcosa che li accomuna; beh, lei è più fortunata di lui - ha mamma e papà, due fratellini, una casa, giochi, computer... -, ma è anch'ella sola, esclusa, costantemente presa in giro.

Tra i due, nonostante la diffidenza e i timori di un impacciatissimo David, nasce un rapporto di amicizia, che inizialmente ruota attorno al piccolo uovo di gufo; la ragazzina propone, infatti, a David di porre l'uovo in un'incubatrice collocata nel capanno appartenente alla famiglia di Mab.
In questo modo, i due ragazzini sono "costretti" a vedersi ogni giorno per controllare i progressi del gufo - che viene battezzato, prima della "nascita",  con il nome di "Re Artù"- e il legame dì amicizia tra due emarginati, ritenuti dagli altri "fenomeni da baraccone", cresce di giorno in giorno, diventando un punto di riferimento importante per entrambi.

"Ecco cos'è un fenomeno. È soltanto una persona diversa".

Ogni tanto spunta Lily, che con il suo modo di fare instabile e irruento, cerca di travolgere il fratellino nelle sue "pazze idee"; a scuola poi i dispetti perfidi dei bulli non accennano a smettere e la frustrazione provata da David nei confronti di questa situazione è tanta..., insomma, le cose non vanno benissimo, però, gli basta sentire il profumo delle prelibatezze cucinate amorevolmente da Granny, osservare i progressi di Re Artù e, perché no?, anche bisticciare con Mab, perché David si renda conto che forse - ma è bene dirlo a bassa voce e con cautela - qualcosa di buono sta per accadere anche a un tipo come lui.

David è un ragazzino che fa tenerezza perchè le sue fragilità, le lacune emotive, affettive, frutto del suo vissuto, sono tutte chiare ed evidenti; e come spesso capita, sembra che la sfortuna sia dietro ogni angolo, pronta a ricordargli la sua condizione di abbandonato, di bambino solo, sbattuto qua e là da una famiglia all'altra, con l'incubo dell'assistente sociale a riportarlo in orfanotrofio in attesa di "ricollocarlo" presso nuovi genitori adottivi (e con la speranza che siano finalmente "quelli giusti!).
Ma anche per un bimbo "sfortunato" come lui c'è uno spiraglio di nuove opportunità e David avrà modo di scoprire cosa voglia dire instaurare rapporti con persone che lo stimano, gli vogliono bene e che meritano, da parte sua, lealtà e affetto.

E soprattutto, finalmente potrà fare esperienza di cosa significhi appartenere a qualcuno, e questo infonderà in lui fiducia nelle persone e in se stesso: 

"appartenere (...) vuol dire prendersi cura l'uno dell'altro. Vuol dire prendersi a cuore il destino di qualcun altro. Prenderselo a cuore tanto da volere che non gli capiti niente di male, anche quando questo significa non poter avere ciò che si vorrebbe."

Un romanzo breve, che pur essendo essenziale e asciutto nello stile, si sofferma con delicatezza (e senza fare psicologia spiccia) su un tema complesso e importante qual è quello dell' abbandono dei minori, degli affidi e delle sofferenze emotive e psicologiche che insorgono in questi poveri bambini e adolescenti "senza famiglia".
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