domenica 18 giugno 2023

# RECENSIONE # PANE COSE E CAPPUCCINO DAL FORNAIO DI ELMWOOD SPRINGS di Fannie Flagg



Il successo professionale è il fulcro dell'esistenza della bella Dena Nordstrom, regina del network, signora delle interviste e promettente giornalista televisiva. Eppure, dietro quel castello luccicante, fatto di fama, soldi, complimenti, fans, party e alcool, si nascondono infelicità, insoddisfazione, insicurezze, mancanza di affetti sinceri e stabili.
Dietro quella facciata dorata che tutti, da fuori, invidiano, c'è una donna che s'è smarrita, che non sa più come tornare a casa perché le sembra di non averla mai avuta davvero, una casa.
Solo il coraggio di andare indietro nel passato, conoscerlo affrontarlo, può darle l'occasione preziosa di ritrovarsi e, magari, di fermarsi proprio lì, in quella sonnolenta cittadina del Missouri in cui ha trascorso i primissimi anni della propria infanzia e in cui è stata felice.


PANE COSE E CAPPUCCINO 
DAL FORNAIO DI ELMWOOD SPRINGS 
di Fannie Flagg



Ed. Sonzogno
trad. O. Crosio
464 pp
Dena Nordstrom è una donna attorno ai trent'anni che - negli anni Settanta - è all'apice della propria carriera di giornalista televisiva in quel di New York; tutti la vogliono, la cercano e sono disposti a pagarla non poco per averla nella propria squadra.

Alta, bionda e bellissima, con un alto senso pratico, efficiente e professionale: Dena è quasi una divinità nel suo ambiente e addirittura il suo capo, il burbero e cinico Ira Wallace, non sempre riesce a dirle no e finisce per assecondarla pur di averla alle proprie dipendenze.

La realtà lavorativa in cui è immersa Dena è un oceano di squali che mangiano i pesci piccoli, c'è moltissima competizione, tra colleghi si respira rivalità e c'è sempre da stare attenti a qualcuno che "vuol farti le scarpe" e prendersi i riflettori tutti per sé.

Insomma, per resistere bisogna essere aggressivi e non mansueti, predatori e mai prede, lasciandosi guidare da quel pizzico di cinismo e sangue freddo necessari per accaparrarsi le news (oggi diremmo "il gossip") più appetitose, i segreti più piccanti, le interviste esclusive con i personaggi più quotati: non c'è posto per la mollezza, per i sentimentalismi, per l'empatia e la compassione!

E Dena rischia di farsi condizionare da un mondo così, pur di continuare a splendere: è davvero possibile restare integri e retti in una realtà lavorativa senza scrupoli o è necessario anche arrivare a calpestare qualcuno pur di ritagliarsi e conservare un posto tra le stelle del giornalismo?

Dena non è una cattiva persona; è vero, vive solo per il lavoro e questo la fa apparire superficiale verso i rapporti umani, ma ha una sua etica e mantiene una propria rettitudine, che non è disposta a svendere pur di compiacere Wallace, da cui non è affatto intimorita e al quale parla molto francamente, quando non condivide la sua linea di condotta e la sua assenza di morale.

Del resto, la fermezza di carattere e la dignità sono un retaggio di sua madre e ad essi la Nordstrom non vuol rinunciare.

Fatto sta che, però, il lavoro l'assorbe troppo, la sta comunque rendendo una persona vuota, senza legami famigliari, amicali, relazioni sentimentali vere e il suo corpo comincia a mandarle forti segnali di malessere: è sotto pressione, stressata, esaurita e questo le si riversa a livello fisico, attraverso forti mal di stomaco e altri problemi che sono dei campanelli d'allarme da non trascurare: Dena deve rallentare i ritmi se non vuole stare male davvero e definitivamente; deve fermarsi per un po'!

Testarda com'è, lei prova a tener duro ma un grave tracollo fisico finisce per costringerla a una vacanza  obbligata, che la riporta ad Elmwood Springs, la piccola e sonnolenta cittadina in cui è cresciuta. 




La storia del presente di Dena è intervallata dal racconto di altre vicende accadute in diversi momenti del passato e che vedono protagonista sia Dena stessa (da ragazzina o all'inizio della carriera) sia persone a lei vicine e/o imparentate.

Nei capitoli ambientati nel 1948, ad es., incontriamo Dorothy e il suo allegro programma radiofonico, così amato dagli abitanti della cittadina di Elmwood Springs, dove tutti si conoscono e si aiutano, e dove sembra di vivere in un luogo lontano dal caos e dalla frenesia del mondo e dei suoi cambiamenti: un angolo di paradiso, in cui regnano serenità e armonia, dalle cui case provengono deliziosi profumi di dolci casalinghi, canti cristiani e sermoni di chiesa.
Un posticino in cui il tempo sembra scorrere più lentamente e con più clemenza.

E qui vivono i parenti (paterni) di Dena, tra cui la simpaticissima coppia composta da Norma e Macky e la saggia e cara zia Elner.

Nel corso della narrazione, vediamo Dena cambiare atteggiamento verso questi famigliari di cui lei non ha alcuna memoria: dapprima li snobba, li considera dei sempliciotti un po' rumorosi e appiccicosi, ma i problemi di salute e tutto il turbinio di domande e insicurezze che essi innescheranno, l'aiuteranno a guardarli con occhi diversi, ad apprezzarli e amarli perché... sono la sua famiglia, ed essi le vogliono bene, si preoccupano per lei e si fanno in quattro per ospitarla e aiutarla a riprendersi!

Grazie (anche) a loro, Dena comincia a capire che c'è qualcosa di profondamente irrisolto nella sua vita perché ci sono informazioni che le mancano sulla propria madre e sulla storia della sua famiglia; Dena deve venire a patti con la verità circa sua madre per poter individuare l'origine reale dei suoi malesseri fisici, che sono l'esternazione di quelli emotivi di cui lei non è ancora a conoscenza.

Un altro contributo fondamentale per arrivare a riconoscere la causa di tutto arriva dalle sedute con la psichiatra che la prende "in cura" e le dà un suggerimento importante, a partire da una domanda di per sé semplice ma alla quale Dena non sa rispondere: chi sei, Dena Nordstrom? 

"Chi sei? Allora pensava di saperlo, ma adesso non ne aveva idea. Si era persa da qualche parte lungo la strada.
Si sentiva vuota come una casa abbandonata".

Dena ha problemi di identità personale, per lei è difficile pensarsi in relazione agli altri e reca nella propria anima i segni di un trauma da rifiuto legato all'infanzia e alla figura materna.
Durante l'infanzia e la preadolescenza, la mamma di Dena (Marion) ha trascinato la figlia di luogo in luogo, senza mai fermarsi troppo tempo in un posto; pur amando la figlia, Marion non è stata una madre capace di esternare il proprio affetto, è sempre stata sfuggente, quasi impaurita e la figlia si era convinta che ella nascondesse qualcosa..., forse un segreto.
Ma che genere di segreto? E perché non si è confidata con la figlia invece di abbandonarla il giorno di Natale di tanti anni prima?

Comincia per Dena il viaggio necessario verso un passato che la riguarda e che sembra nascondere qualcosa che potrebbe condizionare il suo futuro. 
Uno per volta, i segreti sulla sua famiglia sfuggono dallo scrigno in cui erano gelosamente custoditi rivelando un’insospettabile verità.

Se è vero che certi segreti, se svelati, possono uccidere, far del male, rovinare un'esistenza, è altrettanto vero che ce ne sono alcuni che vanno conosciuti per colmare delle lacune, dei vuoti dolorosi, così da poter comprendere meglio sé stessi.

Prenditi cura di te, Dena. Torna a casa.

È di questo che, alla fin fine, ha bisogno la protagonista: tornare a casa, donarsi del tempo per stare bene, per ritrovarsi, per mettere ordine tra le priorità della vita, fare pace col passato, con la propria storia personale e con quella di sua madre, segreti compresi.

I temi affrontati da Fanny Flagg in questo romanzo sono diversi: l'importanza dei legami familiari, l'identità personale, il legame con le proprie radici, la discriminazione razziale, l'amicizia, l'etica professionale, il rapporto con il lavoro e quanto esso diventa così centrale da fagocitarci; non mancano i riferimenti alla fede.

Come già mi è accaduto con gli altri due libri (IN PIEDI SULL'ARCOBALENO - POMODORI VERDI FRITTI al Caffè di Whistle Stop) di quest'autrice letti in passato, anche questo l'ho trovato delizioso, una coccola letteraria che fa bene al cuore, pregna di sentimenti buoni, che contrappone la frenesia di tempi sempre più veloci e stressanti a un tipo di esistenza semplice, rassicurante, confortante.
Dolcemente ironica, diretta, semplice nello stile ma profonda nei contenuti, Flagg per me fa centro anche stavolta con una storia che "fa bene" al cuore e accarezza l'anima del lettore.


".. Poveri piccoli esseri umani. Si ritrovano scaraventati in questo mondo senza sapere minimamente da dove arrivano e che cosa devono fare, o per quanto tempo dovranno restarci. O Dove andranno a finire dopo. Eppure che il cielo gli abbia in gloria La maggior parte di loro si sveglia al mattino e passa la giornata cercando di dare un senso a tutto questo. E allora non si può fare a meno di amarli. Non è così?"

venerdì 16 giugno 2023

RECENSIONE ❤ PER AMORE DI BENEDICT di Tess Thompson



Dopo Sensale si diventa - il prequel della serie Il sensale misterioso di Ella Pointe, in cui abbiamo conosciuto la famiglia Tutheridge e il dramma vissuto per anni a causa del capo-famiglia, il defunto Roland, pessimo marito e ancor peggio come padre - in questo primo volume della romantica serie dell'autrice Tess Thompson, conosciamo meglio il primogenito, Benedict, e colei che i sensali hanno pensato di mandare su Whale Island per "salvarlo".


PER AMORE DI BENEDICT
di Tess Thompson



Self publishing
vol. 2
trad. Isabella Nanni
320 pp
4.99 euro (ebook)
Gratis (Kindle Unlimited)

È una giornata di primavera del 1910 e la 23enne Amelia Young, di Boston, si appresta a vivere un'altra giornata di lavoro, come segretaria, alle dipendenze del terribile signor Pitts, che non fa che umiliarla e trattarla come un'inetta.
A causa di un errore sciocco, l'uomo la licenzia ma quella che potrebbe costituire una tragedia, si rivelerà essere una benedizione!
Proprio nel momento in cui sta lasciando l'ufficio di Pitts - con in mano lo stipendio dell'ultima settimana -, una irritata e sconfortata Amelia nota un'inserzione di lavoro riportata su un giornale: “Famiglia benestante ha bisogno di una segretaria a Whale Island. Deve avere amare i libri.” 

La ragazza non ci pensa neppure un secondo e risponde all'annuncio, nonostante l'occupazione (se dovessero assumerla) sia nello stato di Washington e, nello specifico, su un'isoletta.
Ma a lei non pesa la prospettiva di cambiare vita, anzi, trova sia un'occasione per lasciarsi alle spalle Boston e con esso tutta la povertà, la solitudine e la tristezza ad essa associate.
Dopotutto lei non ha nessuno lì: la sua dolce e affettuosa madre è morta e lei è praticamente sola al mondo (il padre non l'ha mai conosciuto), con uno stipendio da fame e una povertà che viene fuori in modo evidente dal suo cappotto liso, dagli abiti troppo semplici... e dallo stomaco che brontola continuamente!

Ed è così che varca la soglia dell'ufficio della bella e raffinata signora Mantle (l'indirizzo cui rivolgersi fa capo a lei) fiduciosa, seppure un po' intimidita.
Desidera quel posto e... lo ottiene!
Amelia è su di giri: non esita a mettere le sue poche cose in valigia e a partire per lo stato di Washington. Sa che dovrà fare da segretaria al giovane Benedict Tutheridge, figlio maggiore del signor Roland, morto da poco, e nominato responsabile della gestione dell'azienda di famiglia.
Purtroppo, il ragazzo ha qualche non meglio specificato problema (alla vista, forse?) che gli impedisce di leggere e scrivere correttamente, cosa che lo ha sempre fatto sembrare stupido e poco intelligente,  quando invece egli è un giovane sveglio, pratico, preciso e, soprattutto, con un buon cuore. Ama anche i libri ma, ahilui, non riesce a leggerli, motivo per cui tra i requisiti dell'eventuale segretaria figura anche l'amore per la lettura.

Ad Amelia sembra il lavoro perfetto; ciò che non sa - il lettore sì, ovviamente - è che quello tra lei e Benedict è un incontro organizzato dalla signora Tutheridge con l'aiuto del barista di Ella Pointe, Matthew - e la sensale di professione, Aubrey Mantle. 

Amelia viene, quindi, inviata sull'isola perché - almeno in teoria - ha le caratteristiche giuste per affiancare il buon Benedict!
Poi, se lavorando assieme, i due dovesse piacersi e addirittura innamorarsi, ben venga, la missione sarebbe stata compiuta in toto!

Per quanto riguarda Benedict Tutheridge, egli è consapevole di come in effetti abbia bisogno di aiuto nello svolgimento del proprio lavoro, ma non ha la minima idea di cosa stia architettando sua madre, altrimenti le si opporrebbe con tutte le sue forze.

Lui, il figlio maggiore di Roland Tutheridge - l'uomo assassinato che, sull'isola, nessuno piange e rimpiange - è sempre stato lo scemo di casa, il disadattato, colui che non riesce a leggere, scrivere e far di conto, neppure dopo anni di scuola, di aspri rimproveri, di sarcastiche e sprezzanti prese in giro e di botte e punizioni crudeli da parte di quel padre severo e perfido, che ha sempre tiranneggiato su di lui e su tutti i membri della famiglia.
  
Benedict è convinto di non meritare altro che biasimo e pietà; sarà capace di dirigere l'azienda, eredità paterna che lui mai e poi mai avrebbe voluto?
Tutto gli rema contro, fino a quando non si vede arrivare in casa una donnina minuta, bella, gentile e allegra, con una cascata di capelli rossi e un'adorabile spruzzata di lentiggini.
E questa donna è la sua segretaria (lui si era convinto che si trattasse di un uomo e sua madre s'è ben guardata dal precisarne l'identità)! La persona con cui lavorerà fianco a fianco nei prossimi giorni, settimane...

Entrambi restano affascinati l'un dall'altra: non conoscendosi,  la loro mente e il loro cuore sono sgombri da pregiudizi.

"Giuro che in quel momento le vidi l’anima. Tutta la magnificenza del suo carattere, la forza del suo cuore. Offerti a me! Poteva essere la medicina di cui avevo avuto bisogno per tutta la vita? Un faro in una notte di tempesta che mi avrebbe guidato fino a casa?"

Benedict è convinto di valere meno di niente perché è ciò che gli ha sempre detto e ripetuto suo padre e la sua maledetta voce ancora gli rimbomba in testa rammentandogli che per uno come lui non c'è posto per l'amore di una donna bella e in gamba come Amelia.

La donna, dal canto suo, sa di essere di bassa estrazione sociale, di essere sola in un contesto famigliare molto unito, al quale lei non appartiene.

"Benedict Tutheridge aveva cambiato ogni singolo aspetto della mia vita. Era diventato il mio sogno e il mio desiderio più profondo. Era tutto ciò che volevo ora. Mi avrebbe spezzato il cuore? Non potevo saperlo. In ogni caso, non ero una codarda. Se l’amore richiedeva coraggio, allora eccomi qua, ad alzarmi in piedi a chiedere ciò che volevo."


Eppure, Amelia e Benedict sono da subito in sintonia, si capiscono al volo, sentono le guance in fiamme e il cuore battere all'impazzata quando sono vicini, lavorano benissimo insieme e la presenza dell'uno fa bene all'altra e viceversa.
Diversi ma fortemente affini.

E la cosa bella è che i Tutheridge accolgono Amelia col sorriso e con calore!
La buona e malinconica madre è dolce e pacata, soddisfatta di come la propria idea si stia rivelando positiva e di beneficio per il suo primogenito; il fratello minore, Briggs (l'estroso artista, il giovanotto bello, seducente e rubacuori), è entusiasta e fa anche un po' il latin lover con la segretaria; l'unica sorella, Ella, è simpatica e accogliente; pure il maggiordomo (Dexter) è educatissimo e premuroso.
Certo, non mancano i "dissidenti": Bebe, la figlie seienne del secondogenito (Hudson), capricciosa e testarda, all'inizio si comporta male con Amelia, ma è pur vero che la bimba è ingestibile per tutti, zii e nonna compresi.
Per non parlare del padre: Hudson non sa che fare con quella figlia monella e viziata, che pretende, urla, scalcia come un animaletto selvatico, non ubbidisce..., insomma fa impazzire tutti! Molto dipende dal fatto che non ha una madre: la morte della povera Rosemary ha sconvolto tutti, soprattutto Hudson, che si è ritrovato senza di lei e con una bimba piccola da crescere.
Il dolore l'ha fatto chiudere in sé stesso e l'ha reso scontroso, burbero, solitario e poco cortese, e Amelia ne farà le spese...

Mentre Benedict e Amelia approfondiscono i rapporti, cullando l'acerbo sentimento che comincia a sorgere nei loro cuori affamati d'amore, il mistero dell'omicidio di Roland Tutheridge continua ad aleggiare su Whale Island e ad appassionare la stessa Amelia, che s'improvvisa Sherlock Holmes in gonnella.

Chi ha ucciso il capostipite? 
Le ragioni per essere odiato c'erano tanto in famiglia che tra i conoscenti, ma se è vero che tutti possono essere dei papabili sospettati, è altrettanto vero che fino a quel momento lo sceriffo non ha scoperto granché, quindi ogni pista è aperta.
Verso la fine del romanzo, un piccolo indizio viene fuori e getta un'ombra proprio sulla famiglia Tutheridge.

Questo historical romance ha la piacevolezza del prequel, con in più un'alta dose di sano romanticismo, di quello dolce, intriso di buoni sentimenti e che fa sognare un po' ad occhi aperti; mi è piaciuta molto l'attenzione posta all'aspetto caratteriale e psicologico dei personaggi, non solo di Benedict e Amelia (che sono i protagonisti), ma anche degli altri.
Al centro vi è una situazione famigliare disfunzionale, contrassegnata da anni di cattiverie, punizioni inaudite, violenza domestica, insomma tutti i membri della famiglia hanno le proprie tristi ferite, che siano emotive o fisiche (o entrambe). Esperienze di questo genere, alla mercé di un genitore incapace di amare, di infondere stima e fiducia, segnano, formano il carattere (o forse è più giusto dire che lo deformano), innescano spirali di disistima, rancori, rabbia, amarezza, scarsa fiducia in sé stessi e nel prossimo. Imparare a credere che sia possibile essere amati e felici non è semplice, è un percorso complesso che può essere affrontato con successo un po' con la forza di volontà e un po' grazie alla presenza di qualcuno che ci accetti e ci ami per come siamo.
Ed è ciò che accade tra Benedict e Amelia.

Un romanzo pieno di amore romantico, inserito in una cornice famigliare complicata e in una comunità piccola ma unita, con un pizzico di mistero che dà sale alla storia.

Consigliato alle lettrici romantiche!!

mercoledì 14 giugno 2023

# RECENSIONE # OMICIDIO FUORI STAGIONE di Arwin J. Seaman

 

Sull'isola di Liten (Svezia) non accade praticamente mai nulla di eccitante: la vita scorre fin troppo placida e sempre uguale, i bar e i luoghi di ritrovo è più facile che chiudano invece di aprire e i giovani non sanno cosa inventarsi per divertirsi (o almeno così credono gli adulti). 
Fino a quando non viene rinvenuto il cadavere di una ragazzina e, improvvisamente, la vita a Liten viene investita da una ventata di eccitazione mista a preoccupazione, tensione. E pericolo.
Su Liten funziona così: esisti davvero... se muori.



OMICIDIO FUORI STAGIONE
La prima indagine sull'isola di Liten
di Arwin J. Seaman



Piemme Ed.
483 pp
Un corpo nudo viene ritrovato nel lago di Okänd; le gambe e le braccia sono state legate a formare una sorta di stella e su di esso non ci sono tracce visibili di violenza.
A trovarlo è un uomo, un abitante dell’isola, Theo Andersson, che ha notato qualcosa che galleggiava sulle acque e ha dato l'allarme,  chiamando la polizia.

La vittima è una sedicenne di nome Erika Lundström e, quando la notizia del suo ritrovamento fa il giro dell'isola, tutti ne restano  ovviamente sconvolti.

Mai a Liten è successa una tragedia tale! E nessuno avrebbe mai creduto possibile che accadesse.
Ovunque ma non lì, su un'isola così bella e incantevole, dove tutti si conoscono, si vogliono bene, si aiutano, dove i ragazzi crescono come fratelli e sorelle...
Chi ha potuto fare una cosa del genere a una brava e tranquilla ragazza come Erika?
Perché è certo che si tratti di un brutale omicidio!

Owe Dahlberg è il capo della polizia di Liten e non saprebbe da dove partire per avviare un'indagine, così viene supportato da un aiuto esterno che giunge da Malmö, essendo a Liten piuttosto "sforniti" di personale competente, anche perché non c'è mai stato bisogno di chissà quale dispiegamento di forze di polizia.

Oltre alla professionale e seria presenza dell'agente Annelie Lidhal, sul caso lavora Henning Olsson, ispettore della scientifica di Malmö: determinato, pratico, intelligente e arguto, l'uomo sa dosare bene la sua razionalità con quel lato intuitivo che lo aiuta a notare particolari che nessuno nota, a seguire sempre nuove piste e a fare le domande giuste. 
Un elemento, quindi, più che valido e che può dare un forte contributo nella ricerca della verità; a fianco a lui c'è il suo giovanissimo assistente, il poliziotto Kaj, gran chiacchierone, curioso oltre ogni dire e bersaglio inevitabile, ahilui, delle sgridate e del brutto carattere del capo Olsson, che è di poche parole e mal tollera che qualcuno lo riempia di chiacchiere inutili.

Apprendiamo, attraverso flashback, come il giovane ispettore conoscesse già l'isola di Liten, in quanto per diverso tempo ha fatto su e giù da Malmö per frequentare l'allora fidanzata, Annelie.

I due si sono lasciati da un po' ma Henning non ha mai superato del tutto la loro separazione, soprattutto perché ritiene la ragazza responsabile della rottura: i problemi di coppia sono cominciati (o, per meglio dire, si sono palesati in modo chiaro) quando lei, di punto in bianco, ha deciso di lasciare Malmö (dando così un brutto colpo alla loro relazione e uno stop alla promettente carriera della donna) per andare a fare la poliziotta in quel pezzo sperduto e grigio di mondo, Liten, decisione che l'ha resa inspiegabilmente sempre più lontana da lui, il quale a un certo punto s'è stufato e di fare il pendolare e di tenere in vita un rapporto che si stava logorando sempre più sotto gli occhi di entrambi.

Insomma, rivedersi e sapere di dover lavorare spalla a spalla non fa fare i salti di gioia né a Henning né alla stessa Annelie.

Fortunatamente, per il burbero e scontroso ispettore c'è una presenza amica su quella maledetta isola: il medico legale Carola Norgren, con cui ha un sereno e filiale rapporto d'amicizia.

La donna cerca di fare da "ponte" tra l'efficiente ispettore e la comunità di Liten, in quanto la diffidenza è decisamente reciproca: Henning non stima per nulla Owe, lo ritiene un incompetente e un apatico privo della giusta adrenalina per fare quel mestiere (lo stesso vale per il di lui collega, Pälsson); inoltre, sin dai primi momenti, intuisce che l'intera comunità isolana gli è ostile, lo guarda come uno straniero saccente che vuol mettere il naso nelle tranquille esistenze di tutti gli abitanti per cercare l'assassino- nientemeno! che follia!! - nelle loro limpide e innocenti case.
E in effetti questa sensazione è vera: Liten non sopporta né Olsson né tutto quello che egli ha in mente  di mettere in pratica per cercare di gettare luce su ciò che è accaduto alla povera Erika.

Erika.
Non ci si può dimenticare della povera vittima di questa storia, colei che qualcuno - con premeditazione e crudeltà - ha ucciso, legato, buttato in acqua.

Che razza di omicidio è? Rituale, forse (considerando la posizione del corpo)? Erika è morta per mano di un assassino che l'ha scelta "a caso" o volutamente e per una ragione precisa?
C'è il rischio che l'assassino prenda di mira altre persone dell'isola? E con quale criterio, eventualmente?

Per cominciare a cercare risposte illuminanti, Olsson e Annelie sanno di dover scavare nelle vite di tutti, e non solo in quella di Erika e della sua famiglia.
Le persone coinvolte saranno tante e questo è inevitabile perché, come dicevamo, la comunità è quella e i membri si conoscono, hanno rapporti tra loro da sempre - fatta eccezione per un numeroso nucleo famigliare che vive un po' più isolato e per i fatti suoi (gli Andersson) -.

Forse bisogna cercare tra gli amici della giovanissima vittima?

Malin (figlia di Owe), Evelina, Meja, Jari...: i primi nomi spuntano fuori e, assieme ad essi, emerge quella che è la considerazione che gli adolescenti hanno di Liten, della gente e delle loro esistenze.

In particolare, ad offrire una strada da intraprendere per capirci qualcosa è la più "tosta" e intraprendente del gruppo di giovanissimi: Malin, una ragazza dal caratterino ribelle, che ama fare video in cui "sparla" dell'isola, denunciandone la "chiusura" su tutti i fronti, il fatto che la vita lì è un inferno perché non offre alternative, speranze, progetti...: niente.
Ci voleva la morte di Erika perché i riflettori puntassero finalmente su Liten!

Come il resto degli abitanti, anche Malin è ostile alle indagini, in particolare a Henning ed Annelie, che vede come degli stranieri incapaci di capire cosa voglia dire nascere, vivere e morire su quell'isola.

Andando in profondità e, purtroppo, dovendo gestire le conseguenze terribili di altri delitti - che di lì a poco sporcheranno di sangue il meraviglioso paesaggio isolano e innescheranno paura e agitazione tra gli abitanti (genitori in primis) -, l'ispettore (cui è stata formalmente affidata l'indagine) e Annelie dovranno fare i conti con una realtà umana complessa, fatta di adulti diffidenti, restii ad aprirsi e a fidarsi, e di ragazzi che fingono di farsi andar bene quella vita... ma che in realtà sono insofferenti e infelici.
Si tratta di adolescenti insoddisfatti alla ricerca di svago e trasgressione per dare movimento a un'esistenza altrimenti noiosa, piatta, immobile, sempre uguale a se stessa.

Olsson dovrà fare i conti con la realtà secondo cui

"Quella gente non voleva la soluzione del caso, voleva solo riaddormentarsi nella propria apatia e dimenticare."

Liten era tanto amata e difesa dalle persone che ci vivevano ma, a ben guardare, essa sembrava avere un effetto tossico sulla gente! 

O forse è vero il contrario: che era Liten a soffrire perché qualcuno stava cercando di danneggiarne l'immagine, calcandone i difetti e facendola apparire come un posto terribile?

Seguiamo passo passo le indagini, le "chiacchierate" tra la polizia e gli abitanti, le piste seguite, i tentativi di abbozzare ipotesi, di cercare indizi sul territorio, per poi però rendersi conto che la mente dietro gli omicidi è così furba da "preconfezionare" per loro degli indizi... per depistare chi indaga!

Tra piccoli e apparenti successi ed evidenti fallimenti, tra cadaveri, silenzi, lacrime e brutte sorprese, pian piano il quadro comincia a delinearsi e ogni nodo verrà drammaticamente sciolto.

È un giallo/thriller leggero (con una spruzzata di rosa qua e là) che ricorda, ad es., la Läckberg; si legge senza fretta, senza grosse palpitazioni in quanto non ha un ritmo serrato e incalzante, e non si respira suspense né si sta col fiato sospeso (se non verso la fine); pulito e scritto bene, induce il lettore a soffermarsi più sul contesto in cui maturano le morti che su queste.

Mi sono piaciuti: l'ambientazione dell'isola nordica, quale contesto chiuso, protettivo, immobile e (per assurdo, ma non troppo) pericoloso proprio per queste caratteristiche; le tematiche relative al disagio giovanile e alle difficoltà degli adolescenti nel vivere e sopravvivere in un luogo come l'isola, privo di svaghi e divertimenti adatti alla loro età e alle loro normalissime esigenze; il pericolo della trasgressione proprio in virtù di questa infelicità dovuta a un'esistenza isolana noiosa e piatta; l'importanza della comunità nel bene e nel male, il suo voler proteggere ogni membro e, al contempo, anche la reputazione dell'intera isola e, per contro, i pericoli insiti in questo atteggiamento di eccessiva chiusura e di difensiva verso chiunque venga da fuori, polizia compresa; la galleria di personaggi che vivono su Liten, quasi tutti così sempliciotti e genuini da essere i sospettati ideali; lo stile della scrittura molto accurato, preciso, lineare e chiaro. 

Non ho amato molto né il protagonista né la sua ex ed entrambi mi hanno dato i nervi più di una volta.

Lettura piacevole, grazie a una trama ben articolata e particolareggiata che, nel complesso, riesce a reggere il numero di pagine, nonostante un po' di  "lentezza" nel ritmo. 

domenica 11 giugno 2023

❌ RECENSIONE ❌ COME AGNELLI IN MEZZO AI LUPI di Diego Pitea



Un omicidio efferato si abbatte su Roma e chiama ad agire l'Unità Anti Crimini Violenti: quando il burbero commissario Marani si trova davanti ad una una scena del crimine agghiacciante e sinistra, intuisce che la nuova indagine cui dovrà dedicarsi sarà bella complicata; non gli resta che coinvolgere l'amico e psicologo Richard Dale, confidando nella sua perspicacia, nella sua mente contorta e intelligente, nel suo sesto senso e nella sua straordinaria capacità di vedere ciò che nessun altro vede e di scovare anche l'assassino più scaltro. 


COME AGNELLI IN MEZZO AI LUPI 
di Diego Pitea



AltreVoci Ed.
413 pp
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Il commissario Marani è di cattivo umore e questa non è una novità; non per nulla è stato soprannominato l'Orso per i suoi modi di fare non proprio affabili, ma da quando ha ricevuto una promozione - con destinazione Sicilia -, il malumore è aumentato, perché il commissario non ha alcuna voglia di lasciare Roma e cambiare vita; ad incupirlo ancora di più ci si mette la notizia del ritrovamento di un cadavere a Villa Borghese.
Marani non ha idea di che genere di scenario gli si sta per profilare davanti agli occhi.
E come questo si rivelerà essere soltanto l'inizio di un vero e proprio incubo.

La scena, di quello che è palesemente un atroce delitto, vede il corpo senza vita di un povero disgraziato che giace incastrato all’interno di un’anfora; sulla sua fronte sono stati incisi tre simboli. 

L'esperienza suggerisce immediatamente all'Orso come quello non sia un omicidio qualunque, idea che viene suffragata immediatamente dal fatto che all’UACV era giunto uno strano messaggio, purtroppo ignorato: un individuo che si fa chiamare Nemesis aveva mandato, infatti, pochi giorni prima un biglietto con su scritto che avrebbe ammazzato la sua prima vittima (Alfa), alla quale ne seguiranno altre: cinque vittime in cinque giorni.
A turbare il commissario, il fedele agente Adrian e tutta la squadra (della quale fa parte, anche se non ufficialmente, la profiler Doriana Guerrera), è la presenza di un dettaglio che, in teoria, avrebbe dovuto essere loro d'aiuto: c'è una foto allegata che ritrae un particolare del luogo scelto da Nemesis per il delitto. 
Che strano assassino: manda biglietti per preannunciare il suo prossimo omicidio e, con esso, un dettaglio del luogo del crimine.
Perché lo fa? Sarebbe ingenuo pensare che egli voglia dare realmente un aiutino alla polizia così da facilitarla nel catturarlo! O è vero, semmai, che l'assassino si sente così sicuro di sé, della propria intelligenza, da sfidare la polizia a trovarlo, fornendole degli indizi quasi a voler prendere in giro?

È il caso di chiamare il caro Richard Dale, il cui contributo nel risolvere il precedente caso dell'Escissore è stato determinante: Marani è affezionato allo psicologo, anche se si guarda bene dal dimostrarlo troppo palesemente, e sa che lui e Monica sono usciti devastati (più di tutti gli altri coinvolti) da quella bruttissima e atroce storia criminale.
Ma la necessità di acchiappare e fermare questo assassino, che potrebbe essere tanto un folle occasionale quanto un serial killer furbissimo, è troppo forte, per cui Dale viene chiamato a rapporto.

Egli è restio, da una parte, ad essere coinvolto, proprio a motivo di tutto il dolore e il pericolo passati l'ultima volta, ma dall'altra c'è una parte di lui che... non vede l'ora di tuffarsi in questa nuova "avventura"!!
Non c'è solo la voglia di fermare un assassino ma anche quella di raccogliere la sfida lanciata da Nemesis.

Quest'ultimo, infatti, sfida apertamente Dale e continua a mandare messaggi per annunciare gli altri quattro assassinii; lo schema è sempre lo stesso e ogni volta il bigliettino è corredato di una foto che riprende un dettaglio del posto in cui avverrà il delitto.

Ma purtroppo non è così semplice riconoscere il posto da un particolare al quale quasi sicuramente nessuno ha mai dato troppa attenzione; per indovinare il posto Richard ricorre a tutte le risorse che gli vengono in mente, come l'amico studioso, il professor Meunier (che ha una vasta biblioteca personale, una gran memoria e una notevole conoscenza) e addirittura il figlio, Samuele.

Samuele è un po' come il padre: è particolare, intelligente ma hai dei modi di fare che non di rado lasciano perplessi gli adulti che gli sono vicini, come per esempio il fatto di avere comportamenti estranianti, ripetitivi, ma è anche un bimbo curioso, fa un sacco di domande e, soprattutto, ha una formidabile memoria visiva, è una "macchina fotografica umana" capace di registrare, anche con una sola occhiata, i dettagli di un luogo e di ricordarli a distanza di tempo.
Caratteristica, questa, che in almeno un omicidio di Nemesis, risulterà utile a Dale.

Richard mette tutto sé stesso nella ricerca del killer, sfruttando al massimo saperi e conoscenze (non solo psicologiche, criminologiche, ma anche matematiche - ha un debole per i numeri e le formule), l'esperienza accumulata e la sua abilità nel fare ipotesi, ragionamenti, deduzioni... cercando di pensare come penserebbe il nemico; comprende di essere in presenza di un tipo particolare di edonista, cioè serial killer che "provano piacere nel compiere l’atto omicida e amano dimostrare, con i messaggi, la loro superiorità nei confronti della vittima e degli inquirenti. Si tratta di individui molto organizzati, con un quoziente intellettivo superiore alla media. I più pericolosi di tutti."

Per Dale, la sequenza di omicidi forma una sorta di quadro, di opera d’arte, che ha tutti gli elementi per affascinare e far riflettere ed egli è quasi rapito dalla mente del serial killer cui sta dando la caccia, perché nel suo comportamento vede intelligenza, lucidità; c'è un disegno ben preciso dietro quelle morti, e il modo in cui sono "organizzate", i luoghi scelti, le incisioni, gli indovinelli e gli indizi inviati alla polizia lo dimostrano: non è un pazzo che agisce in modo scriteriato e a caso, tutt'altro!
Nemesis sa benissimo cosa sta facendo, dove vuole arrivare, e le persone coinvolte - che egli uccide con voluta efferatezza - sono frutto di una scelta e di una volontà ben definite.

Forse, pensa Richard, il nocciolo della questione sta proprio nelle vittime: chi sono, cosa le lega? si conoscevano tra di loro? E Nemesis come le conosceva e perché ha interesse a farle fuori?
Rispondere a queste domande è la chiave di volta che permette di dare un senso ai messaggi criptati e, soprattutto, a tutto il sangue versato.

Purtroppo, nonostante l'entusiasmo e l'impegno da parte di tutti, la corsa verso la cattura del killer subisce i suoi rallentamenti a causa di alcuni imprevisti.

Succede, ad esempio, che a un certo punto viene meno il contributo di Doriana all'indagine, a causa di un brutto "incidente" che la vede coinvolta in prima persona; ma la ragazza ha un fibra forte e la voglia di aiutare il suo Orso buono e burbero, unita ai sentimenti che prova segretamente per Dale, faranno sì che possa dare un input in grado di accendere una lampadina nel turbine di pensieri di Richard.

Lo psicologo deve anche combattere contro il nervosismo (legittimo) della moglie Monica (che non gradisce il suo coinvolgimento in casi come questo) e contro le idee di Marani, che pare non vedere più in là del proprio naso e la cui frenesia di chiudere il caso rischia di fargli prendere un grosso abbaglio.

Dale deve sudare non poche camicie per far capire al commissario che Nemesis non è uno stupido né un matto psicopatico: lui ha un movente, anche perché non esistono omicidi senza movente, e per catturarlo è fondamentale prevedere le sue intenzioni.

Fortunatamente, accanto a loro due ci sono presenze preziose e utili, come l'agente Adrian (insospettabilmente sveglio e arguto) e Valeria Sabbatani, la responsabile del Sistema per l’Analisi della Scena del Crimine, che è una donna razionale, pratica e con molto sangue freddo.

L’indagine si fa via via sempre più ingarbugliata, complicata, arricchendosi di biglietti criptici e foto enigmatiche; la cosa che più innervosisce Dale è che questi omicidi non sono irrisolvibili in quanto essi hanno degli elementi su cui indagare: per assurdo, è proprio il ricercato a darglieli, a dire alla polizia come, dove, quando e, nonostante questo, ottenere risultati sembra un'illusione.

C'è qualcosa che sta facendo inceppare il meccanismo che impedisce a Dale di vedere, di assumere gli occhi dello scaltro Nemesis e carpirne il modo di ragionare, di arrivare al cuore del dilemma: perché sta uccidendo quelle persone? Cosa lo spinge?
 
Quella tra Richard e la mente geniale del killer è una vera e propria sfida intellettuale, che richiede da entrambi un incredibile sangue freddo, seppur per scopi diametralmente opposti: se Nemesis deve restare lucido per portare avanti la propria sanguinosa missione, Dale deve chiamare all'appello tutto il proprio intelletto e una buona dose di coraggio per infilarsi in più di un labirinto, da quelli "fisici" a quelli mentali: la soluzione del "caso Nemesis" passa per strade buie, che faranno venire a galla terribili verità e azioni deprecabili che hanno causato dolore; passa per un nome che contiene in sé già un dettaglio imprescindibile per capire: Nemesi, che nella mitologia greca era la dea della giustizia, della vendetta.


Anche questo thriller di Diego Pitea mi ha convinta appieno; oltre ad essere scritto molto bene, ha tutti i requisiti per appassionare i lettori: la trama ha una struttura complessa ma assolutamente coerente, in cui ogni dettaglio è ben inserito e collegato con gli altri, senza buchi o domande lasciate senza risposte; il lettore viene portato sulle scene dei crimini e segue passo passo le fasi dell'indagine, si pone gli interrogativi di Dale, ne rincorre i pensieri, i dubbi, le ipotesi, lo vede scoraggiarsi ma anche riprendere slancio e motivazione, cerca assieme a lui gli indizi che facciano capire l'identità del serial killer e i motivi che lo hanno spinto ad architettare quel tipo di omicidi, con enigmi annessi; la narrazione è sostenuta da un ritmo incalzante (trovare l'assassino è una corsa contro il tempo) e da un'accuratezza nel racconto - di ambienti, scene, dialoghi, personaggi - che permette di sentirsi coinvolti e immersi nella lettura.

Il protagonista è un soggetto particolare, consapevole della propria difficoltà nell'esternare emozioni ("mancanza" che ovviamente non è voluta, ma è riconducibile alla Sindrome di Asperger*, di cui è affetto) ma non per questo freddo o privo di sentimenti; lo si ammira e fa simpatia per la sua passione per la matematica e la logica, per la risoluzione di ogni tipo di rompicapo, per la sua risolutezza nel voler vincere le sfide con le proprie forze.

Un libro che consiglio agli amanti dei thriller perché merita di essere letto e apprezzato, come del resto anche gli altri romanzi dell'autore.




*  È una condizione inserita nel 1994 nel DSM IV (Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders) dell’American Psychiatric Association come sottocategoria dei Disturbi Pervasivi dello Sviluppo. Il DSM-5 non prevede più diagnosi di Sindrome di Asperger, in quanto essa (insieme al Disturbo Autistico e al Disturbo Pervasivo Non Altrimenti Specificato) rientrano all’interno di un’unica categoria diagnostica definita "Disturbi dello Spettro Autistico" (fonte).




ALTRI ROMANZI DI DIEGO PITEA RECENSITI SUL BLOG


LA STANZA DELLE ILLUSIONI
L'ULTIMO RINTOCCO (caso dell'Escissore)

 

sabato 10 giugno 2023

[[ SEGNALAZIONE ]] I LIBRI DELL'AUTRICE E BLOGGER MARIA CRISTINA BUOSO


Buon sabato, cari lettori!!
In attesa di riuscire a pubblicare la recensione dell'ultimo libro terminato (si tratta di un bel thriller), stamattina vi presento alcune pubblicazioni di un'autrice e blogger, Maria Cristina Buoso: come potrete vedere leggendo le trame, si tratta di gialli/thriller, tranne il primo, che è una raccolta di poesie.


SCHEGGE DI PAROLE


PlaceBook Pub.
54 pp
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Si muove in bilico recuperando stilemi ed atmosfere della poesia futurista, della poesia visiva, delle avanguardie e delle sperimentazioni letterarie che hanno caratterizzato i primi decenni del ‘900, la silloge poetica di Maria Cristina Buoso: “Schegge di parole”.

I versi si insinuano, si disgregano, prendono spesso possesso dell’intera superficie della pagina del libro, chiedono spazi e pause di volta in volta diversi; gli stessi segni di interpunzione, le onomatopee, i fonosimbolismi, il raddoppiamento delle consonanti (a creare neologismi), ad esempio, divengono protagonisti fondamentali delle varie liriche, creando così un nuovo rapporto tra lo scritto, l’immagine e di conseguenza il lettore.
Nonostante ciò, le poesie… “Non uccidono alcun chiaro di luna”, come invece tuonava Filippo Tommaso Marinetti nel manifesto programmatico del Futurismo, con lo specifico intento di rompere con la tradizione classica della poesia e della letteratura, esaltando negli scritti ben altri valori come il dinamismo, l’energia, la velocità, l’uso di determinate parole a scapito di altre.
Certamente, le poesie di Maria Cristina Buoso non si perdono in rivoli e descrizioni dettagliate ma conducono all’essenza, al vigore della parola, all’essenzialità anche di una sola parola che diviene verso isolato redatto in maiuscolo oppure in minuscolo rispetto magari al resto della composizione.


DELITTO AL CONDOMINIO MAGNOLIA
di Maria Cristina Buoso


Ed. PlaceBook Pub.
Collana: Città in Giallo – Padova 1
116 pp
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Un urlo sveglia il condominio.
Un uomo viene trovato morto. È stato ucciso con 14 coltellate.

Chi è la vittima e cosa nasconde?

Una indagine che sembra non portare da nessuna parte.
Il commissario capo Caterina Angeli in pensione da un paio di settimane e la collega commissario capo

Claudia Trini della squadra mobile della Questura di Padova indagano assieme.
La soluzione vi sorprenderà.



IL MISTERO DEI SEI TIRAMISU'


Ed. PlaceBook Pub.
Collana: Città in Giallo – Padova 1
156 pp
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Chi ha vandalizzato l’ambulatorio di Andrea Stella e sta distruggendo i tiramisù di Alice?
Sono collegati questi due fatti?

Caterina dovrà scoprirlo e come al solito Claudia l’aiuterà nell’impresa.

Ancora una volta il quartiere, con i suoi abitanti, sarà il protagonista di questa nuova avventura.






VERNISSAGE

Ed. PlaceBook Pub.
212 pp

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Livia Mexico, bellissima e famosa pittrice, compare a Treviso. Le sue opere emanano una forte sensualità. Colori brillanti e pregni di mistero, così come la sua vita.

Ginevra Lorenzi, giovane ispettore capo della questura di Treviso, è incaricata di occuparsi della sparizione di un noto gallerista della città.
Ma è davvero solo una sparizione? 
Il caso s’infittisce quando scompaiono altre persone e appaiono gli inquietanti quadri di Livia.
Arte, sesso e mistero sono il file rouge di questo appassionante thriller.



L'INCIDENTE


Ed. PlaceBook Pub.
232 pp

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Ispettore Capo Ginevra Lorenzi, dopo Vernissage ha un nuovo caso di cui occuparsi che metterà a dura prova la sua pazienza e la sua capacità investigativa.

Cosa hanno in comune un femminicidio e un incidente stradale?
Cosa c’entra il paranormale con l’indagine?

Un thriller coinvolgente, dinamico e a volte divertente che vi appassionerà e che vi permetterà di conoscere un po’ di più Ginevra e i suoi amici.








L'autrice.

MARIA CRISTINA BUOSO
Scrive da molti anni generi diversi ed è anche attiva nei social. Poesie e racconti sono inseriti in diverse antologie. I libri pubblicati recentemente sono: Anime (2017). Vernissage e Schegge di Parole (2021), L’incidente (2022), Il mistero dei sei tiramisù (2022).

CONTATTI

BLOG      INSTAGRAM

https://mariacristinabuoso.blogspot.com/


giovedì 8 giugno 2023

[ GIUGNO ] VACANZA IN UMBRIA, READING CHALLENGE E ACQUISTI IN LIBRERIA

 

Buon pomeriggio, lettori!!

La settimana scorsa sono stata in Umbria col mio consorte; abbiamo soggiornato in un residence a pochi chilometri da Perugia, dotato di molti comfort, tra cui piscina e vasca idromassaggio in camera, oltre che di un ristorantino annesso in cui abbiamo potuto gustare piatti davvero eccellenti.

Ovviamente, abbiamo colto l'occasione per visitare soprattutto Perugia e, l'ultimo giorno (domenica 4), Assisi.

Vi lascio qualche foto alla fine del post, ma intanto passiamo al contenuto libroso.

Ho fatto un salto alla Feltrinelli; mio marito ha acquistato un paio i vinili, io un paio di libri.

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Residenza per signore sole di Togawa Masako (Marsilio ed., 176 pp). Classico del noir giapponese, ricco di tensione e atmosfera.

Un edificio per sole donne a Tokyo, un segreto dietro ogni porta, una chiave in grado di liberarli tutti.

Malinverno di Domenico Dara (Feltrinelli, 336 pp). 
Un romanzo sul potere delle storie, dell'immaginazione e dell'amore, pieno di incanto verso i libri.




.

Come potete vedere, questo mese devo scegliere tra:

📖 CLASSICO: William Shakespeare, di cui però ho già letto qualcosa in passato, per cui... passo;
📖🇮🇹 CONTEMPORANEO ITALIANO: Ugo Riccarelli, di cui anni fa lessi IL DOLORE PERFETTO, molto bello; non è in cima alle preferenze per la RC, però;
📖🇺🇲 CONTEMPORANEO STRANIERO: Fannie Flagg. Anche di quest'autrice ho letto un paio di deliziosi romanzi e, a dirla tutta, ho già incominciato un altro suo libro: "Pane cose e cappuccino dal fornaio di Elmwood Springs";
💙📖 LIBRO SPECIAL: Le case del malcontento di Naspini, autore che mi piace e di cui pure ho letto un paio di libri.
Questo romanzo lo leggerò comunque, a prescindere dalla RC.



Ok, vi lascio con qualche fotina della mia breve ma piacevolissima vacanza umbra ^_-



Assisi

perugia

perugia

perugia

perugia

perugia

la pizza ci sta... sempre e ovunque!

torello alla perugina.
Ovviamente non è carne di toro ♉ 😆
 bensì di vitello, con sopra fegatini di pollo






mercoledì 7 giugno 2023

[[ MAGGIO 2023 ]] LETTURE E SERIE TV

 

Buongiorno, cari lettori!

Eccomi con il riepilogo del mio maggio!



READING CHALLENGE

1. Tra i presenti obiettivi di maggio della RC, ho scelto il classico: LA CHIESA DELLA SOLITUDINE del Premio Nobel Grazia Deledda, scrittrice sarda prolifica che merita di essere conosciuta e apprezzata.
Il romanzo in questione narra di una donna che ha scoperto di avere un male incurabile e che si è rassegnata ad una vita di solitudine, da trascorrere in tutta tranquillità nella casetta di famiglia, assieme all'anziana e premurosa madre, godendo della spiritualità del luogo, reso tale grazie alla presenza della chiesetta annessa alla casa.
Ma attorno alla bella satellitano diversi pretendenti, che renderanno le sue giornate tutt'altro che pacifiche e solitarie (4/5). CONSIGLIATO A CHI HA VOGLIA DI UN CLASSICO DELLA LETTERATURA ITALIANA.  



ALTRE LETTURE:


2. SOTTO IL CIELO DI ROMA di Sira Fonzi (RECENSIONE): Roma è lo sfondo per sette storie di vita, che raccontano di persone  comuni impegnate a vivere e a combattere, giorno per giorno, contro difficoltà di vario genere (4/5). CONSIGLIATO A CHI CERCA UNA LETTURA VELOCE MA PROFONDA.

3. SOLO DIO È INNOCENTE di Michele Navarra: legal thriller ambientato tra Roma e Sardegna e che racconta una storia scandita da dinamiche familiari complesse, in cui le colpe dei padri inevitabilmente ricadono sui figli (4,5/5). CONSIGLIATO A CHI AMA NOIR E LEGAL THRILLER.

4. IL SOGNATORE di Laini Taylor: dalla meravigliosa penna di un'abile narratrice, un fantasy con personaggi indimenticabili, in cui perdersi tra realtà e magia (5/5). SE AMI IL FANTASY, LEGGILO!

5. L'ANNUSATRICE DI LIBRI di Desy Icardi
: allegra e graziosa commedia ambientata nella Torino degli Anni Trenta e Cinquanta (4,5/5). CONSIGLIATO A CHI E' ALLA RICERCA DI UNA LETTURA LEGGERA E ORIGINALE.

6. GLI OCCHI DELLA NOTTE di Marina Visentin: giallo all'italiana ambientato a Milano, denso di riflessioni filosofiche e citazioni letterarie, con particolare attenzione ai personaggi e all'ambientazione (4/5). CONSIGLIATO A CHI VUOL CONCEDERSI UN GIALLO SENZA STARE TROPPO IN ANSIA E COL FIATO SOSPESO.


7. SETH (The Crimson Thrones #1) di Laura Fiamenghi: un dio dell'antico Egitto deve salvare la Terra da mostri distruttori; ad aiutarlo c'è una mortale con cui scatta la scintilla (4/5). CONSIGLIATO A CHI AMA URBAN FANTASY E PARANORMAL ROMANCE.

8. SENSALE SI DIVENTA. IL SENSALE MISTERIOSO DI ELLA POINTE di Tess Thompson: un uomo e una donna vengono ingaggiati come sensali e devono accasare alcuni fratelli dal vissuto famigliare difficile; prequel delizioso per stile e personaggi (4/5). CONSIGLIATO A CHI HA VOGLIA DI INIZIARE UNA SERIE HISTORICAL ROMANCE.



BRANOLIBRO

Women's Empowerment – 3in1 (RECENSIONE) è un audiolibro composto e interpretato da Arteiu Azizian e ruota attorno al tema dei diritti delle donne e del loro riscatto socioculturale.


CITAZIONE DEL MESE

"... potevo, attraverso la lettura, sopportare la realtà. Mi permetteva di estraniarmi ed entrare nella vita di qualcun altro, anche se per poco.
Le storie contenute nei libri mi scaldavano, le persone che dentro quelle pagine si muovevano e parlavano mi facevano compagnia anche dopo, quando quei libri li avevo richiusi e riposti."


SERIE TV
 
Vi avevo anticipato qualcosa su LES PAPILLONS NOIRS una miniserie francese noir creata da Olivier Abbou, Bruno Merle e con Nicolas Duvauchelle, Niels Arestrup, Axel Granberger.

La storia vede protagonista uno scrittore in cerca di ispirazione, Adrien, 40 anni, che scrive le biografie di illustri sconosciuti aspettando che gli vengano in mente soggetti più interessanti.
 
La svolta sta per arrivare ed ha il volto di un uomo anziano, tale Albert Desiderio, che lo ingaggia per raccontargli la propria vita e il suo grande amore, la rossa e bellissima Solange. I due si sono innamorati quando erano solo dei ragazzini e il loro legame è poi confluito in una relazione sentimentale importante, fatta di amore e molta passione, e soprattutto di controllo e possessività.
Albert racconta che una mattina di tantissimi anni prima, mentre la coppia era in spiaggia in compagnia di due amici (fratelli tra loro), accadde quello che è stato l'episodio da cui ha avuto origine il tutto, una sorta di spartiacque nell'esistenza di Solange e Albert: uno dei due fratelli (il maggiore) cercò di abusare della ragazza, la quale per difendersi lo ammazzò, colpendolo alla schiena. 

Quando Albert si rese conto dell'omicidio, non ci pensò due volte a far fuori colui che era, in quel momento, l'unico testimone del delitto, vale a dire il fratello minore dell'ormai defunto violentatore.

Questo drammatico e violento episodio, come dicevo, cambierà la vita della coppietta, che da questo momento diventa una coppia di criminali incalliti e astuti.

Chi ammazzano e perché?
C'è uno schema nei delitti, che vede sempre lo stesso incipit e lo stesso  epilogo: la sensuale e affascinante Solange e il suo aitante Albert se ne vanno in giro per l'Europa a fare la bella vita, incontrando diverse persone, molte delle quali uomini liberi (e libertini) che vedono Solange come una facile, disponibile, cui piace sedurre ed essere "adescata".
E in effetti, la donna fa la gatta morta con il belloccio di turno, se lo bacia e arriva a un passo dal concedersi, e generalmente sotto gli occhi di un nervosissimo Albert, il quale spesso filma tutta la scena...
Puntualmente, però, la bella Solange si ritrae e rifiuta i corteggiatori proprio prima di consumare... e da lì in poi c'è un'esplosione di follia, sesso e sangue.

Insomma, nel corso di non pochi anni la "crime couple" se ne va in lungo e in largo tra Francia e altri Paesi europei commettendo terribili crimini.
E sfuggendo sempre alla polizia, che capisce di essere al cospetto di una coppia di sordidi criminali, scaltri e pericolosissimi!!

La narrazione del presente, quindi, contiene lunghissimi flashback, che ci fanno saltare agli anni '70, dove assistiamo increduli a questo insensato e surreale fiume di sangue: Albert e Solange ammazzano per il puro piacere che dà loro affondare una lama nei corpi di decine di disgraziati.

Chiaramente Adrien è turbato dal racconto di Albert, che parla e parla come se niente fosse ed è per di più un uomo libero che non s'è fatto un giorno di galera; purtroppo, i colpevoli non sono mai stati presi e questi omicidi sono andati a riempire faldoni e fascicoli che, negli anni, sono diventati dei "casi irrisolti" su cui è caduto un sacco di polvere.

Mentre ci si chiede che fine abbia fatto Solange e mentre Adrien registra e riscrive, sotto forma di romanzo, l'inquietante racconto di Albert, qualcun altro è sulle tracce di quest'ultimo...

In questa serie compaiono altri personaggi legati ai protagonisti e ciascuno avrà il suo ruolo rilevante nello sviluppo - intricato - delle vicende: un poliziotto ossessionato da questi cold case degli anni '70 (per ragioni anche personali); la compagna di Adrien, con cui attraversa una fase di crisi e incomprensioni; la madre di Adrien, una donna un po' fredda e tutta d'un pezzo, che convince poco e sicuro nasconde qualcosa; un'artista con cui Adrien ha un breve flirt e che conosce molto (troppo?) bene Albert.

Insomma, si corre sul filo di un amore criminale che ha infettato più di due esistenze e, procedendo nella visione, si capisce perché, in che senso e in che modo e misura; quello tra Albert e Solange è OVVIAMENTE un rapporto che definire malato è poco: è tossico all'ennesima potenza, morboso, fatto di controllo, possessività, voglia di spingersi insieme oltre i limiti per provare brividi di eccitazione; i due si manipolano a vicenda o uno di loro è il più forte, il dominatore, che plagia e muove i fili della coppia?

La serie consta di una sola stagione di sei episodi e, se piace il genere, si guarda con interesse perché contiene a ogni puntata colpi di scena che svelano dinamiche, segreti, legami insospettabili, che fanno sempre capo a quel cruento periodo di omicidi da parte della coppia criminale; l'ultimo colpo di coda  ribalta quella che sembrava essere l'unica certezza dello spettatore.

Conturbante, nerissima, sufficientemente intrigante e capace di stuzzicare la voglia di andare avanti nella visione, questa serie potrebbe non piacere a tutti perché ruota attorno a un quantitativo di violenza folle e gratuita che, se non infastidisce, potrebbe far sorridere a motivo di una trama che ci vuol poco a definire fin troppo assurda  :-D 

lunedì 5 giugno 2023

** RECENSIONE ** ZANNUTA di Amneris Di Cesare



Questa è la storia di una donna che dalla vita ha ricevuto tanti schiaffi, calci, umiliazioni e insulti, ma a queste cattiverie ha sempre risposto con la forza e la determinazione di una persona semplice e dal cuore buono e pieno di amore, pronta a sacrificarsi per i propri figli e a sopportare ingiustizie e offese con dignità restando fedele a sé stessa.


ZANNUTA
di Amneris Di Cesare



self-publishing
142 pp
LINK AMAZON

"A’ zannuta: la dentona. Venivo chiamata così per via degli incisivi sporgenti che ho sul davanti, grandissimi. Si protendono ancora oggi con orgoglio fuori dalle labbra carnose."


Maria bella non lo è mai stata, e neppure particolarmente sveglia o intelligente: i suoi dentoni troppo sporgenti le hanno conferito, sin da bambina, un'aria da "ddurmuta", da ciòta, da una un po' scema che non capisce ciò che le viene detto.
Questo tratto caratteristico, poi, la fa assomigliare a una coniglia e, in effetti, mette al mondo tanti figli, proprio come ‘na cunigghjia, appunto.
E "li fa" tutti con uomini diversi.
Amanti di una notte o per brevi periodi; uomini che si divertono (con alcuni di loro, lei pure s'è divertita) e poi l'abbandonano, lasciandola di nuovo sola e con una reputazione sempre più rovinata.

Amanti e figli, nell'esistenza di Maria a' zannuta, non sono mai mancati, come anche le botte, le ingiurie, i pregiudizi e il disprezzo della gente del paesino calabrese in cui la donna ha sempre vissuto: paesani che l'hanno sempre additata come un'idiota e per di più brutta e "di facili costumi", sempre disposta ad accogliere nel proprio letto uomini con cui sollazzarsi e, disgraziata com'è, si fa mettere incinta e da queste povere e disgraziate creature non vuol neppure separarsi.

Lo sgradevole soprannome le è stata affibbiato da sua madre in persona quando Maria era soltanto una bimba di quattro anni, intenta a giocare davanti a casa con altri bambini: è stato l'inizio di una sequela di prese in giro relative alla sua (brutta) faccia e al suo essere considerata stupida.

Maria è cresciuta senza amore: non ne ha avuto dalla madre - troppo intenta a vergognarsi di quella figlia che nessun maschio avrebbe mai sposato - né tanto meno da quel padre rozzo e violento che non le ha mai risparmiato brutte parole e percosse, fino a farle il torto peggiore.
Quando ha soltanto quindici anni, Maria viene violentata, resta incinta ma purtroppo il piccolo le viene tolto: suo padre "baratta" l'indesiderato nipote - figlio del disonore - con un furgone (il bambino verrà dato al padre biologico).

Quel figlio  (Rosario) sottrattole con la forza non verrà mai dimenticato da Maria, che in cuor suo continuerà ad amarlo, augurandosi che sia felice, ovunque si trovi.

La vita di Maria è un susseguirsi di giorni contrassegnati dalla povertà, dalle ostilità della gente del paese, che la scaccia e che non vuol avere nulla a che fare con lei, una reietta, una svergognata; c'è qualcuno disposto a darle una mano, come il parroco (don Oreste) o Mariuzzo il barista, ma per lo più per la ragazza è un continuo sopportare la malignità delle donne e gli sguardi e le battute lascive dei maschi.
E se si fermassero ad occhiate e allusioni, sarebbe il male minore: il problema è che certi uomini depravati credono di poter fare di Maria ciò che meglio aggrada loro, di prenderla con la forza se lo vogliono, di riempirla di botte, di insultarla..., insomma non c'è pace per la povera cunigghjia, che nessuno difende, nessuno ama davvero ma tutti sfruttano, scacciano, scherniscono.

E lei, però, libera e coraggiosa, prosegue la propria vita solitaria e da rinnegata senza troppo curarsi dei pareri altrui, e se le va di accogliere un uomo in casa e di esserne l'amante, lo fa e basta.

Che sia un marinaio straniero, un turista, un avvocato...: Maria è affamata d'amore e va con chi le dimostra interesse, con chi la tiene tra le braccia e la fa sentire viva e desiderata, una donna come le altre, che ha diritto a un po' d'amore.
Certo, non tutti gli uomini che ha avuto l'hanno trattata bene, però qualcuno che l'ha rispettata c'è stato e, soprattutto, a riempirle l'esistenza - grama di relazioni umane sane - sono stati i figli, i suoi cari ragazzi, che lei ha tirato su con sacrifici, cercando di racimolare sempre qualcosa per mettere il cibo sulla tavola e per mandarli a scuola, ché le sue creature non dovevano fare la stessa sua fine - analfabeta ignorante - ma avere la possibilità di costruirsi un futuro dignitoso.

E per i suoi figli, la zannuta è sempre stata disposta a tutto, pronta a difenderli con le unghie e con i denti, ad aggredire chiunque volesse portarglieli via o far loro del male.

Tormentata, infelice, solitaria, disprezzata, usata e gettata come una bambola di pezza, sottoposta a ogni tipo di umiliazione: la vita per Maria è tutt'altro che semplice eppure, di anno in anno, qualcosa cambia in meglio, grazie all'aiuto di qualche uomo buono ma, in special modo, grazie a sé stessa e alla sua forza di volontà, al suo spirito indipendente e combattivo.

Maria è un personaggio femminile particolare, così vivo, viscerale e genuino da uscire dalle pagine del libro e prendere vita; la narrazione è in prima persona ed è la stessa zannuta, ormai sessantacinquenne, a raccontarci la sua storia, le amarezze, le discese e le risalite, la solitudine e l'andare e venire dei tanti amanti, i sacrifici, gli abusi e le violenze, le piccole soddisfazioni, le lacrime trattenute e mai versate e infine l'amore: tutto l'amore - imperfetto, momentaneo, carnale, sensuale e passionale e con radi, ma importanti, momenti di tenerezza - che lei è stata capace di dare e che l'hanno fatta sentire, nonostante le non poche difficoltà e sofferenze, viva e padrona, sempre e in ogni caso, del proprio destino, del proprio corpo, delle proprie scelte.

La scrittura dell'autrice è immersiva, coinvolgente, il lettore assume il punto di vista della protagonista-narratrice e ne segue da vicino le drammatiche e forti vicende, lasciandosi trasportare in questo paesino calabrese dalla mentalità chiusa, dove i pettegolezzi e le cattive parole possono segnare le singole esistenze, dove i mormorii e le maldicenze rovinano una reputazione, dove una fimmina sola, invece di essere aiutata e difesa, rischia di essere malmenata ed emarginata.
Maria è un personaggio che resta a lungo nei pensieri di chi la conosce perché è autentica, semplice e vera, senza artifici, senza ipocrisie, non fa sconti a sé stessa, alle proprie azioni o ai propri errori, non li nasconde, ne paga le conseguenze e guarda avanti, sempre, rialzando la testa nonostante le batoste.

Un romanzo che conquista il lettore per lo stile, il contesto e per la sua protagonista, alla cui esistenza piena e travagliata ci si appassiona; il coraggio di essere sé stessi e di conservare la propria libertà, la violenza (in tutte le sue forme - verbale, fisica, sessuale) da parte di certi cosiddetti uomini verso le donne, le ingiustizie e le discriminazioni verso chi è più debole, solo e  svantaggiato, il rapporto madre-figli, sono alcune delle tematiche presenti nel libro.

Non mi resta che consigliarvelo, merita tutta la vostra attenzione. 


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