venerdì 27 settembre 2024

LA CLASSE di Christina Dalcher [ RECENSIONE ]



Immaginiamo una società in cui l'unica cosa che davvero conta sia il quoziente intellettivo, in base al quale viene deciso il tuo presente e, soprattutto, il tuo futuro.
In un mondo del genere, in cui l'obiettivo ultimo è la costruzione di famiglie perfette, cosa ne è delle cosiddette "mele marce"? Di coloro che sfuggono a tale modello di perfezione e che non riescono - per ragioni differenti - a raggiungere gli standard stabiliti dal governo?



LA CLASSE 
di Christina Dalcher



Nord Ed.
trad. B. Ronca
416 pp


Elena Fairchild è una donna che ha superato i 40 anni, madre dell'adolescente Anne e della novenne Freddie, e moglie di Malcom, vicesegretario nel Dipartimento di istruzione.

Siamo negli Stati Uniti, in un tempo non specificato ma, siamo portati a pensare, per nulla lontano dal nostro.

La scuola americana si sta sempre più dirigendo verso un sistema educativo che non prevede falle, che non accetta alunni mediocri né ammette disabilità fisiche o intellettive.
C'è posto solo per le menti brillanti, per coloro che si impegnano e raggiungono il massimo dei traguardi.

Una scuola in cui gli studenti migliori non vengono rallentati dalla presenza in classe di compagni meno bravi o, peggio ancora, di quelli che disturbano, magari con comportamenti da bulli. 

Adesso ciò che importa è solo il Q, un quoziente numerico calcolato sulla base di test e sulla condotta, che determina l'istituto da frequentare: gli alunni più intelligenti vengono ammessi nelle impegnative Scuole Argento, che assicurano l'ingresso ai college più esclusivi, mentre gli studenti normali rimangono nelle Scuole Verdi. 

Chi, invece, per sua sfortuna, è stupido o quasi, viene addirittura allontanato dalla famiglia e portato nelle Scuole Gialle, delle strutture isolate dove imparano le materie di base e la disciplina. 
E in cui se ne stanno per conto loro, a debita distanza dai "normali".

La scuola è altamente competitiva, non sono consentite battute d'arresto né gli studenti che hanno preso un voto eccellente all'ultima verifica possono permettersi il lusso di rallentare o adagiarsi sugli allori, anche perché le verifiche vengono ripetute ogni mese.

E per qualcuno può essere una tragedia rendersi conto di non aver dato il massimo e di rischiare di "retrocedere".

È il caso della piccola Freddie: la bambina odia il clima ansiogeno che si è creato in classe, la fa sentire troppo sotto pressione e lei non è emotivamente pronta a gestire quest'ansia crescente, che si rinnova ed aumenta ad ogni maledetta verifica.

Elena - insegnante di discipline scientifiche - ha partecipato alla creazione del sistema Q quando era convinta che potesse rivelarsi la chiave per una società più equa, più giusta, atta a valorizzare le capacità e le inclinazioni di tutti e di ciascuno.

Da docente e da mamma, ella comprende il malessere emotivo e psicologico della figlia ma le sue rassicurazioni servono a ben poco, soprattutto quando il Q della sua secondogenita si abbassa sotto una soglia che significa solo una cosa: scuola gialla.
E questo è un dramma perché, dopo alcuni anni come insegnante in una Scuola Argento, ha notato come dalle Scuole Gialle non si torni indietro...

Come mai? Possibile che gli alunni che "retrocedono" non abbiano modo di migliorare e avanzare nuovamente?

Elena non è indifferente a ciò che le accade intorno e vede bene come i genitori ormai temano quell'autobus che passa di casa in casa il giorno successivo all'esame e che, in base al colore, sancirà il destino dei loro figli. 

E ora che la sua bambina ha ottenuto un risultato troppo basso, Elena sa che le verrà portata via, che verrà trasferita in un istituto lontano centinaia di chilometri da lei e che potrà farle visita poche volte all'anno.

Suo marito sembra assolutamente impassibile a ciò cui sta per andare incontro la figlia minore; del resto, c'è la primogenita a dargli soddisfazione: Anne è tra le prime della classe, è competitiva, si impegna nello studio e non ammette fallimenti nel suo percorso scolastico.
In pratica, è sulla strada della perfezione come suo padre.

Elena, invece (crede Malcom), è sempre stata meno forte e determinata, in questo senso; in fondo in fondo, è solo una sentimentale e questo le porterà solo guai.

In effetti,  i guai cominciano ad arrivare quando la donna decide di seguire Freddie in Kansas: si fa bocciare al test Q per insegnanti e viene mandata nella stessa Scuola Gialla della figlia. 

Lì scopre che le persone  non sono che numeri e che del loro benessere e del loro ritorno in società non importa a nessuno.

"Abbiamo sempre fatto così, noi esseri umani. Dividiamo in categorie, facciamo confronti e troviamo modi per separarci in squadre, come fanno gli studenti durante l'ora di ginnastica. Io scelgo lei, diciamo. Ma non lui.
Qualcuno resta sempre indietro, sul fondo del barile, l'ultimo a essere scelto.
Ci si aspetterebbe che da adulti certe cose cambino."

A cosa servono realmente le scuole gialle?
Chi vi entra? Ci vanno davvero solo i ragazzi che falliscono nelle verifiche?
E se ci fossero altri inquietanti criteri di selezione, in base ai quali alcuni vengono giudicati "non idonei" e quindi mandati via, lontano dalle classi e dalle famiglie perfette, che tali devono restare?

Elena è risoluta a volersi riprendere Freddie e a scoprire cosa c'è dietro questo sistema d'istruzione, del quale suo marito fa parte e dal quale lei, invece, vuole uscire, avendo subodorato che qualcosa non quadra.

Grazie ai continui flashback, conosciamo meglio la protagonista, il suo presente e il suo passato, il modo in cui, quand'era giovanissima, è cambiata per non essere una perdente, per poter far parte della cerchia degli studenti popolari e non confondersi con i reietti e gli emarginati.
Apprendiamo delle scelte fatte in gioventù, che a quel tempo sembravano sensate e accorte, ma che con gli anni si sono rivelate deleterie per la sua stessa felicità (una fra tutte: sposare Malcom).

Attraverso il suo sguardo critico, vediamo come la società in cui vive pretenda di mostrare una "bellezza senza rughe "che non ha e che, soprattutto, si vorrebbe costruire sulle discriminazioni, sull'allontanamento (e quindi il rifiuto, la non accettazione) di chiunque sia "diverso" (o presunto tale), o "minorato" o "deviato", insomma non allineato ai nuovi dettami e regole sociali.

Grazie anche alle pressioni della propria famiglia d'origine (la nonna ha conosciuto l'orrore di cui l'uomo è stato capace durante gli anni del secondo conflitto mondiale), Elena apre sempre di più gli occhi ed è pronta a tutto - anche a mandare all'aria un matrimonio con un uomo divenuto sempre più cinico e senza scrupoli e che lei non ama più, anche a rischiare la propria incolumità - pur di salvare la propria bambina più fragile e pur di smascherare gli orrendi e amorali scopi che si prefiggono coloro che stanno lavorando per rendere la società priva di imperfezioni, in cui non ci sia più posto per gli individui bisognosi e deboli che sporcano l'immagine dell'americano perfetto e felice.


La classe è un distopico che definisco "soft", nel senso che per gran parte della trama non dona grossi sussulti e patemi d'animo, anzi procede a un ritmo abbastanza calmo, che si fa incalzante più che altro nei capitoli finali.
La lettura, per quanto mi riguarda, è andata avanti fluida grazie ai capitoli relativamente brevi, alla presenza di molti dialoghi e ai passaggi dall'oggi al prima che conferiscono movimento e dinamicità.

A me i distopici piacciono molto perché trovo sempre stimolante immaginare contesti sociali (futuri ma non troppo) in cui le cose vanno diversamente da oggi e in cui avvengono fatti inquietanti, misteriosi, ingiusti, distorti, che incutono il giusto mix di angoscia, suspense e curiosità.

Ecco, avrei voluto provare un po' più angoscia e tensione narrativa; ho comunque apprezzato il ritratto di questa società americana in cui le persone contano solo in base al successo scolastico e professionale.

Si toccano temi come la discriminazione verso coloro che sono ritenuti più vulnerabili e problematici, il loro allontanamento o, addirittura, l'ipotesi di "sopprimere" i diversi, i possibili devianti, relegandoli in luoghi isolati che possono tramutarsi presto da scuole a laboratori in cui avvengono sperimentazioni o soluzioni drastiche per "eliminare i problemi"; la collettività è più importante del singolo e questi è sacrificabile se non  trova posto nel tipo di modello sociale/famigliare/professionale/educativo immaginato e perseguito.

Ho trovato interessanti tutti i riferimenti a personaggi e fatti reali, come la  American Breeders' Association e la teoria malthusiana.

Nel complesso, l'ho gradito, non posso dire che mi abbia mai annoiato e sono arrivata sino alla fine senza intoppi; ripeto, mi ha fatta stare sulle spine meno di quanto mi aspettassi e ho preferito un po' di più "Vox".

mercoledì 25 settembre 2024

LA RONDINE E I NARCISI di Scarlett Douglas Scott [ RECENSIONE ]

 

Il romanzo di Scarlett Douglas Scott (nome d'arte di Solange Mela), "La Rondine e i Narcisi", raccoglie in un unico volume l'inedito "Quando torneranno le rondini" insieme a "La Stagione dei Narcisi" e "Quando i narcisi fioriranno a dicembre" ed è ambientato negli anni del Congresso di Vienna (1815-1919), quando in Italia fiorivano le azioni rivoluzionarie dei Carbonari e in Inghilterra si era nel pieno dell'epoca Regency.


LA RONDINE E I NARCISI
di Scarlett Douglas Scott


Self publishing Amazon
2,99 (ebook)
17,00 (cart.)
417 pp
Agosto 2024
Nella prima parte del romanzo (ambientato per lo più a Londra) Rodhry Dunford, figlio del Barone Brecon, è un giovane avvocato che vive col severo e burbero padre e la sorella minore (la 15enne Betrys), quando non è in giro ad assolvere le proprie mansioni di agente governativo del Reggente (il principe di Galles).
È il 1815 e il giovane è in procinto di essere mandato, insieme al suo migliore amico, il Conte Damian Mersey, in Francia per infiltrarsi tra la nobiltà delle ambasciate europee e scovare spie e assassini, ricercati dalla Corona Britannica.

Ma prima di partire si prende l'impegno di mettere al sicuro la propria amante, la bella pittrice dalla folta chioma rossa, Vera Martin, artista di talento ma con scarse risorse economiche, cui il bel Rodhry fa (anche) da protettore e mecenate.
Per garantirle ancora protezione in sua assenza, il giovane invita Vera a soggiornare temporaneamente a Brecon Castle con la motivazione di dover realizzare un ritratto per Betrys.

Seppur dubbiosa, Vera acconsente e ha modo di trovare nella giovanissima sorella del suo amante una complice e un'amica.
Purtroppo, però, a palesare - col piglio sgradevole, scortese ed arrogante che gli appartiene da sempre e che lo rende odioso praticamente a chiunque - tutta la propria disapprovazione all'idea di avere in casa questa presunta artista, è Brecon padre, che non manca di trattare Vera con maleducazione dai primi momenti.

Da sempre in conflitto con la detestabile figura paterna, Rodhry ha con essa vivaci scambi di opinioni e, nonostante gli aspri improperi del genitore, parte per svolgere il compito affidatogli, convinto che a Brecon Castle tanto Betrys quanto Vera saranno al sicuro, in attesa del suo ritorno.

Non immagina quanto si sbaglia.

Di lì a poco, Vera lascerà improvvisamente e in tutta fretta la dimora dei Dunford, senza neppure salutare Betrys, che ci resterà molto male, avendo visto nella giovane pittrice un'alleata e una solare compagna, a fronte della vita noiosa tra le mura del castello e con la sola compagnia di un padre che verso di lei non ha mai mostrato né interesse né tanto meno amore.

Cosa spinge Vera a fuggire, letteralmente, da quella elegante abitazione nella quale avrebbe dovuto vivere al sicuro, in attesa del ritorno del suo Rodhry?

Come se non bastasse, le cose si mettono male per lo stesso Rodhry, che rischia la vita nel corso della battaglia di Ligny pur di portare a termine la missione affidatagli.
Anche Mersey - ingaggiato dal Reggente in quanto "osservatore" di tutti gli eventuali intrighi politici che rallentano le operazioni del Congresso di Vienna - è lì ma non riesce a convincere l'amico a seguirlo, così perdono le tracce l'uno dell'altro.

I guai non sono finiti però: alla povera Betrys accadrà un brutto incidente che stravolgerà la sua vita...

La seconda parte si apre in Italia e siamo nel 1819.
La giovane Sofia Arisi, figlia di mercanti italiani della borghesia milanese e promettente pittrice, è fidanzata con Roberto Benassi, un giovanotto dalle idee rivoluzionarie e legato alla Carboneria; proprio a causa delle idee politiche di libertà ed emancipazione dal dominio austriaco che anche l'Arisi condivide, la giovine è costretta prima a nascondersi in un convento e poi a fuggire dall'Italia, insieme alla madre Maddalena. 
Considerata una sovversiva e accusata di partecipare ai moti rivoluzionari, la bella e temeraria Sofia è ricercata anch'ella dalla polizia austriaca ma, grazie a fidati amici, riesce a fuggire in Inghilterra con l'apprensiva genitrice, ed entrambe cambiano identità, assumendo i nomi rispettivamente di Sophie e Madeleine de Chevaux.

Rifugiatesi presso un religioso, mamma e figlia si sentono, al momento, un po' più al sicuro; in Inghilterra Sofia/Sophie incontra un'affascinante e brava artista, Vera Martin (proprio quella Vera!), con cui instaura un legame d'amicizia, oltre di intesa artistica.

Ma, ancora una volta, Vera sparisce all'improvviso e Sofia ha modo di conoscere il Barone Rodhry Brecon...

Quando apprende che anche Sofia è un'aspirante pittrice - e che lei e l'invadente madre navigano in difficoltà economiche - la invita a soggiornare nel suo castello in Galles per dipingere il ritratto della sorella Betrys. Le due donne accettano, sollevate per questo aiuto che è, nella loro condizione, una manna dal cielo.

E se per Sofia è un modo per mostrare le proprie abilità artistiche, con la possibilità di arrivare ad esporre le proprie opere e, chissà!, poter vivere di quello, per Maddalena è invece la via giusta e favorevole per sperare di rientrare nel mondo della gente che conta, quella benestante, tutta abiti e merletti, ventagli raffinati e festicciole cui partecipare.

Quando poi, in casa Brecon, conoscono anche il simpatico e avvenente conte di Mersey, a Maddalena non par vero: vuoi vedere che ci scappa anche un matrimonio per la sua Sofia?

Certo, il cuore di Sofia parrebbe essere legato ancora a quel facinoroso di Benassi..., ma quella in Italia è ormai un'altra vita: è tempo di sistemarsi, di approfittare della situazione, farsi furba e pragmatica e sposare un gentiluomo come Damian, che tra l'altro mostra interesse verso Sofia.

Ma la ragazza ha un modo di ragionare differente da quello materno: la madre è una donna forte, testarda e, all'occorrenza, opportunista, che non esita ad approfittare di qualcuno con falsi sorrisi e scaltre manipolazioni pur di ottenere dei vantaggi per sé, anche se questo può significare ignorare i desideri e i sentimenti della figlia, che finora ha saputo solo portarle guai (con le sue strambe idee sovversive); per Maddalena, Sofia deve obbedire ai suoi voleri senza fiatare, abbandonare sogni sciocchi e romantici ed essere pratica.
Che importa se c'è o no un sentimento tra lei e il suo pretendente, Mersey? Ciò che conta è sposarlo e mettersi così in una posizione di privilegio e di sicurezza sociale ed economica.

Sofia non è così, non vuol vivere come una parassita approfittando della generosità altrui; non vuol essere una "mantenuta" né desidera legarsi a vita ad un uomo per il quale, al massimo, prova una sincera amicizia.

E se dicesse la verità?
E se finalmente mettesse giù la maschera indossata fino a quel momento e confessasse al suo benefattore - Rodhry, verso il quale comincia a provare emozioni che credeva di aver lasciato in Italia - la vera identità sua e di sua madre?
 

"...abbiamo indossato maschere che ci hanno costretto a essere per molto tempo ciò che non siamo. Ma abbiamo avuto la fortuna di incontrarci e io non posso più fare a meno di voi, del vostro sorriso e delle vostre profonde conversazioni sull’esistenza."

 

È un rischio che potrebbe portarla a perdere tutto e l'arrivo di un losco e pericoloso figuro la metterà con le spalle al muro.

"La rondine e i narcisi" è un romanzo che mescola sapientemente le vicende dei personaggi principali - e le loro relazioni di amore, amicizia, famigliari - con gli avvenimenti storici in cui sono coinvolti in modi più o meno diretti.

Amando molto la Storia, ed in particolare proprio il periodo in oggetto, durante la lettura - e, anzi, sin dalle prime righe - sono rimasta impressionata dall'accuratezza con cui l'autrice costruisce il contesto storico, e non potrebbe essere diversamente vista la sua importanza nell'influenzare la piega degli eventi che coinvolgono Rodhry, Mersey e Sofia.

Mi sono piaciute le due giovani donne artiste, Vera e Sofia, che dimostrano entrambe un bel carattere e il desiderio di prendere in mano la propria vita; certo, per Sofia non è facile diventare indipendente a causa del rapporto molto stretto con una madre invadente e manipolatrice, che tende a voler comandare la figlia come fa un burattinaio col proprio pupazzo; Maddalena è sicuramente dotata di un forte senso pratico e, seppur sinceramente desiderosa di proteggere la figlia, finisce per usarla al fine di spianare la propria strada verso il successo e il benessere socio-economico; è pronta a calpestare i reali desideri della ragazza pur di raggiungere i propri scopi.

Non sarà semplice, ma il destino darà a Sofia la possibilità di sciogliere questo legame di dipendenza con la madre e aprirsi all'eventualità di un nuovo amore, maturando così il coraggio di ribellarsi alle convenzioni e di far emergere la propria forza interiore e la propria personalità.

I narcisi (il fiore è l'emblema nazionale del Galles) sono presenti in tutte e tre le sezioni che compongono il romanzo e Vera, Sofia e Betrys sono in qualche modo tutte ammaliate (e accomunate) dalla bellezza di questi fiori dorati.

Ho apprezzato le note storiche a fine libro, che danno al lettore delle chiavi per comprendere con maggiore chiarezza alcuni elementi e particolari della storia.

Il romanzo di Scarlett D. Scott è stata una sorprendente rivelazione, l'ho apprezzato moltissimo da tutti i punti di vista - trama, stile, ambientazione, caratterizzazione dei personaggi, dialoghi, colpi di scena... -, e l'ultima parte ("Quando i narcisi fioriranno a dicembre") ha un finale aperto, a mio avviso, che fa pensare ad un seguito.
Beh, quanto meno io ci spero! 

Non mi resta che consigliarvi questo bellissimo historical romance, in cui troverete amore, un pizzico di avventura, amicizia, legami famigliari e riferimenti a precisi avvenimenti storici.


Note biografiche.

Scarlett Douglas Scott è il nome d’arte di Solange Mela, autrice di lungo corso presente nel mondo editoriale da vent’anni. Le sue prime pubblicazioni si concentrano sul genere noir/paranormale con la saga di Savanne in tre volumi, pubblicata prima con Effedue Edizioni e successivamente con Edizioni Domino. Contemporaneamente esordisce con una raccolta di racconti storici ambientati nella provincia di Piacenza che accentrano l’attenzione sulla famiglia Scotti Douglas, opera che le avvale il Premo di Autore dell’anno 2008, medaglia d’argento e Laurea ad Honorem rilasciata dall’Accademia  Internazionale “Francesco Petrarca” di Viterbo.. Nel 2006 fonda la casa editrice Domino, pluripremiata dal Premio Cittadella e Premio Italia per le opere di genere Fantasy e fantascienza, attiva fino a dicembre 2013. Segue i corsi avanzati di scrittura creativa, sceneggiatura e storytelling condotti da Alessandro Forlani, e i corsi di diritto editoriale dell’Agenzia Letteraria Herzog. Da febbraio 2023 dirige la Collana Editoriale Milos per Pubme.

martedì 24 settembre 2024

RECENSIONE: MOONSHINE IN THE DARKNESS di Èclipse [ Review Party ]



Buongiorno, lettori!

La recensione di oggi costituisce la seconda tappa di un Review Party dedicato al romanzo Moonshine in the darkness di Èclipse, retelling del mito di Ade e Persefone, rivisitato in una chiave originale che mescola atmosfere leggendarie, dal sapore antico, a un passato più recente, contrassegnato da note esotiche.


Lunedì 23 settembre: Paper Purrr
Martedì 24 settembre: Chicchi di pensieri
Mercoledì 25 settembre: La libreria di Anna
Giovedì 26 settembre: Milioni di particelle
Venerdì 27 settembre: Lilith Hendrix
Lunedì 30 settembre: Buona Lettura






MOONSHINE IN THE DARKNESS
di Èclipse


"«...mio signore. Vi dipingono di nero, ma il vostro sangue è rosso come il loro. E avete il cuore più caldo di una fenice. Avrei solo voluto che durasse di più.»
«Se c’è una cosa che ho capito dai mortali, governando questo regno, è che la felicità è di breve durata. Sono attimi, ma di quei pochi momenti restano nella memoria della gente  come meravigliosi dipinti. Io conserverò quei ricordi come preziosi dipinti.»

L'amore si irrobustisce o si indebolisce davanti alle prove e alle tribolazioni della vita?
Sa resistere andando oltre i limiti del tempo, dello spazio, della morte stessa e dei continui e instancabili cicli cui è sottoposto il vivere e il morire di ogni essere umano, a fronte dell' eternità delle divinità?

L'amore che lega due anime destinate l'una all'altra, le cui vite hanno senso solo nel sentimento che le unisce reciprocamente, può essere incredibilmente solido e ostinato.
Imperituro.
Proprio come quello tra un essere immortale, qual è il dio degli Inferi, e la sua coraggiosa e tenace innamorata.

Nel suo riproporre la storia d'amore tra Ade e Persefone, l'autrice di questo romanzo non ci conduce sul Monte Olimpo, non ci presenta divinità greco-romane così come siamo abituati a conoscerle attraverso i racconti mitologici.

Conosciamo i due protagonisti, Yama e Bai Su (che incarnano, rispettivamente, Ade e Persefone) in vesti diverse eppure affini, in momenti e contesti lontani ma comunque sempre uniti dalla presenza di personaggi, situazioni e dettagli che si ripresentano e che vanno a caratterizzare, di volta in volta, il continuo ciclo di incontri tra i due amanti.

Bai Su è la ragazza dall'eterea bellezza che riesce abilmente ad introdursi nell'inaccessibile regno dell'Oltretomba e, quando i suoi occhi incontrano quelli del re degli Inferi, Yama, entrambi sentono scorrere tra loro una connessione che non nasce e non termina in quel momento ma che li unisce da sempre e per sempre.
Perché i due continueranno ad incontrarsi, a salvarsi, ad amarsi, a viversi, a piangere l'assenza l'uno dell'altra, infinite volte.

Bai Su è colei che, con la sua genuinità, il suo infantile entusiasmo, la sua purezza, ruba il cuore di un giovane dio, legandolo a sé per l'eternità, tanto da rendere ambedue disposti al sacrificio pur di salvare l'altro quando il pericolo incomberà su di loro.

Bai Su è la giovane studentessa Persefone che, nei primi anni del Novecento, è a Shangai con le compagne del liceo per ragioni di studio e lì incontra il giovane signore, Ade/Yama, e ancora una volta si riconosceranno perché ad accomunarli non è solo l'amore ma anche un passato fatto di lacrime, di madri egoiste, di solitudine, di esperienze che avrebbero potuto renderli glaciali, trasformarli in mostri, rendendoli creature destinate a sprofondare nel nulla, a vivere eternamente nell'oscurità di un cuore indurito dal dolore.

Ma non c'è inverno, per quanto gelido, cui non segua la primavera, e l'amore eterno è ciò che permetterà a entrambi di rinascere solo e unicamente per ritrovarsi e amarsi ancora, vivendo attimi di pura felicità scaldandosi al calore di un sentimento puro e inviolabile.

Nonostante la morte.
Nonostante ci sia chi si oppone con violenza a questo legame che sa di salvezza e di eternità.
Nonostante il sacro fiume continui a scorrere cancellando i ricordi.

«Non sei più solo oscurità, adesso.» Disse la voce dell’Abisso. «Un giorno riconoscerai il donatore di luce, dall’oscurità che pulsa nel suo cuore, perché è la tua. Ti è stato donato un frammento della sua luce e questa ti guiderà verso il suo possessore.»

Ma neanche il fiume Lete potrà tener lontani Bai Su e Yama perché l'una possiede il cuore dell'altro.



"Moonshine in the darkness" è un romanzo in cui vi convivono elementi fantasy, romance e young adult e, benché abbia trovato la scrittura ancora un po' acerba (ad es. nella costruzione dei dialoghi oppure nel narrare con chiarezza lo svolgimento di alcune scene, azioni e dinamiche), esso si legge piacevolmente in quanto l'autrice riesce a conferire al testo sfumature delicate, quasi impalpabili come se, ad ogni "cambio di scena" e di contesto, entrassimo in una dimensione onirica e inafferrabile in cui ritroviamo non solo Bai Su e Yama (le cui interiorità sono tratteggiate in tutta la loro ricchezza e profondità) ma anche altri personaggi (come la volpe, la dama Koi, il fratellastro di Yama - Dong Hua -, le tre Moire...), e tutti loro interagiscono con i protagonisti, che ciclicamente vivono la gioia e, insieme, il tormento, di incontrarsi, viversi, separarsi... pur non smettendo mai di cercarsi e amarsi.

Non ci sono cuori incapaci di amare o non degni di essere amati e questa storia romantica, malinconica e dolce ci ricorda che soltanto l'amore è quella luce che spezza l'oscurità, quel chiarore in grado di  salvare un'anima ferita dal buio della solitudine, della rabbia, del dolore.


Consiglio il romanzo di Èclipse, in particolare a quanti amano le storie d'amore romantiche e struggenti, le ambientazioni esotiche e i riferimenti a miti celebri e indimenticabili.
Non mi resta che rimandarvi alla prossima tappa del Review Party, che sarà ospitata domani dal blog "La libreria di Anna".

sabato 21 settembre 2024

PERSEFONE E ADE [ Retelling mitologico ]

 

Carissimi lettori, buona domenica pomeriggio.

Martedì 24 settembre sul blog ci sarà la recensione di un romanzo young adult che si ispira al celebre e affascinante mito di Ade e Persefone.

Personalmente, mi è sempre piaciuto leggere i racconti mitologici riguardanti i capricciosi dèi dell'Olimpo (sono cresciuta con l'allegra Pollon (⁠✷⁠‿⁠✷⁠)) e per questa ragione non disdegno di leggere eventualmente qualche romanzo che ripropone una versione originale dei famosi miti.

Proprio in vista della recensione di martedì, ho pensato di cercare altri romanzi che raccontano, ciascuno a modo suo, la storia d'amore tra la dea, figlia di Zeus e Demetra, e il re degli inferni.


Questi che segnalo sono sicuramente solo alcuni dei romanzi che rivisitano il mito, per cui se conoscete altri titoli che trattano il medesimo tema, scriveteli pure nei commenti (⁠ ⁠ꈍ⁠ᴗ⁠ꈍ⁠)



La regina degli inferi di Hannah Lynn (Newton Compton Ed. trad S.Decio, F. Gazzaniga, 384 pp).

Demetra, la potente dea della natura, vive
,

con la bellissima figlia Kore tra i mortali, a cui dona raccolti rigogliosi e campi fertili. 
Ogni giorno in suo onore si innalzano canti e si offrono tributi, e il mondo sembra destinato a un'eternità di abbondanza. Fino al momento in cui Kore sparisce nel nulla. 
A rapirla è stato Ade, il sovrano dell'Oltretomba, che l'ha condotta con sé sottoterra. 
Quando si rende conto che implorare Zeus è inutile, Demetra scatena la sua furia, facendo calare un inverno perenne: i raccolti avvizziscono, la terra diventa sterile e arida e così sarà fino a quandoalla dea non verrà restituita l'adorata figlia. 

Spaventati dalla sua fermezza, gli dèi provano a convincere Ade a liberare Kore. 
Ma nel regno dei morti vige una regola: nessuno può andarsene se ha assaggiato anche solo un frutto di quella terra. Sei chicchi di melograno, fatti inghiottire con l'inganno, segnano per sempre il destino di Kore: per sei mesi all'anno potrà fare ritorno da sua madre e la terra si riempirà di nuovo di fiori e frutti. Nei restanti sei mesi la terra tutta dovrà piangere la sua assenza. 
E lei sarà Persefone, la regina degli Inferi.

>>  RECENSIONE  <<


A touch of darkness: Amare il dio degli inferi è proibito di Scarlett St. Clair (Queen Ed., trad.V. Battistoni, 378 pp).


Persefone è la dea della primavera, ma solo di nome. La verità è che, sin da quando era bambina, i fiori si avvizziscono non appena lei li tocca.
Dopo essersi trasferita a Nuova Atene, la ragazza finge di essere una semplice giornalista mortale, in modo da poter vivere una vita senza troppe pretese.
Ade, il dio dei morti, ha costruito un impero del gioco d’azzardo nel mondo dei mortali, e si dice che le sue scommesse preferite siano quelle irrealizzabili.
Dopo un incontro con Ade, Persefone si ritrova a stringere un patto con lui, ma le sue condizioni sono impossibili: Persefone dovrà creare la vita negli Inferi o perderà per sempre la sua libertà.
Questa scommessa, tuttavia, non si limiterà soltanto a smascherare il fallimento di Persefone come dea. 
Infatti, mentre lei cerca di coltivare i semi che le ridaranno la libertà, sarà l’amore per il dio dei morti a crescere… 
Ed è proibito.



Io sono Persefone di Daniele Coluzzi (Rizzoli, 226 pp).
.

Il destino di Core, giovane dea, è quello di regnare sulla natura, assicurando terreno fertile e raccolti
abbondanti. E, soprattutto, non si innamorerà mai, rimanendo casta per sempre. 
È ciò che sua madre, Demetra, ha deciso per lei e che Core ha sempre creduto di desiderare. 
Ma il fato è imprevedibile, anche per una divinità dell'Olimpo. 
Durante una passeggiata tra i campi ai piedi dell'Etna, Core viene rapita: Ade, il sovrano degli Inferi ha scelto proprio lei come sua regina. 
Improvvisamente, la giovane dea si trova sola in un mondo tenebroso e sconosciuto, popolato da anime defunte e divinità mostruose: gli Inferi sono la sua nuova casa, e Persefone il suo nuovo nome. Fuggire, il suo unico obiettivo.
Ma gli opposti esistono solo nella nostra mente, o almeno è ciò di cui vuole convincerla l'oscuro signore degli Inferi. 
Nel regno della morte, le certezze di Core, dea della vita e della fertilità, cominciano a vacillare. 
Tocca soltanto a lei, ora, scrivere il proprio destino e scegliere: a quale mondo appartiene davvero? 

Persefone è una protagonista senza tempo, alla ricerca, come tutti noi, della propria voce, in un viaggio nelle profondità degli Inferi e dell'animo umano.


La sposa dell'Ade di Eleonora Fasolino (Newton Compton, 226 pp).

Lui è il signore delle ombre. Lei è il fiore della rinascita. Come potranno mai amarsi?
 
Ade, dio dell’Oltretomba, conduce un’esistenza placida, lontano dall’Olimpo e dai suoi intrighi. 
Il suo è un regno fatto di ombre, di spiriti, dove tutto finisce e fluisce. 
Eppure, da qualche tempo la sua serenità è turbata da una profezia: le Moire, signore del destino, sono state chiare: l’Oltretomba è destinato alla distruzione, a meno che il suo re non lasci entrare la vita negli inferi. Confuso, il potente signore delle ombre cerca risposte. 
Come si fa a portare la vita nel regno dei morti? 

Intanto Persefone, figlia della dea del raccolto Demetra, vive con sua madre e le sue ninfe tra i campi mai spogli di una terra nascosta ai mortali, anelando a scoprire cosa nasconda il mondo esterno. 
Quando Ade bussa alle porte della sua casa, Persefone non immagina che quella visita cambierà per sempre la sua vita. 
Il dio le offre la possibilità di lasciare la dimora materna, seguirlo nell’Averno... e diventarne la regina. E lei accetta. Che cosa la aspetta, nel regno degli inferi?



Il giudizio di Persefone di Giulia Calligola (Self-publ., 557 pp.).


Nata negli anni '90, studentessa universitaria, frequentatrice assidua di umani e più bassa di due metri e quindici: Persefone ha davvero un pessimo curriculum divino. I mortali non la venerano, gli Dei non la invitano ai loro eventi mondani, e a lei tutto sommato andrebbe bene così. 
O almeno crede.
Tutto cambia quando a una conferenza incontra Ade, Dio dei morti e gentiluomo d'altri tempi. 
Anche il suo è un bagaglio pesante: trecentomila anni in più sull'età, cinquanta centimetri in più sulla statura, almeno venti titoli in più sul nome. Ma è anche l'unico a capire la passione di Persefone per la giurisprudenza, nonché l'unico che sembri a disagio in mezzo agli altri Divini tanto quanto lei. Poteva forse non scattare la scintilla?
I due si ritrovano a intrecciare i loro destini e a lavorare insieme per emettere una sentenza controversa, collaborando a un processo ultraterreno nel tribunale degli Inferi. E così, a metà tra ironia e serietà, tra equità e rigore, tra vita e morte, si srotola la rivisitazione (semi) moderna di un mito che non ha mai smesso di venir raccontato.




giovedì 19 settembre 2024

AD OTTOBRE IN LIBRERIA [ Anteprima Libri ]




Buongiorno, cari lettori!
Oggi vi segnalo alcune prossime uscite che personalmente mi interessano molto; magari possono attirare anche voi!


Il primo libro è un breve ma, a mio avviso, importantissimo saggio dello storico israeliano Ilan Pappè sulla situazione in Palestina, una guida indispensabile per capire una pagina di storia controversa, oscurata da potenti interessi politici, e trovare una soluzione che dia giustizia e pari diritti a tutti coloro che vivono oggi nella Palestina storica.

BREVISSIMA STORIA DEL CONFLITTO TRA ISRAELE E PALESTINA


Fazi Ed.
trad. V. Nicoli
144 pp
15 euro
DAL 1° OTTOBRE 2024


L’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023 e gli orrori che ne sono seguiti hanno sconvolto il mondo. 
Ma il cosiddetto "conflitto israelo-palestinese" non è iniziato quel giorno. 
E neppure nel 1967, quando Israele ha occupato la Cisgiordania, o nel 1948, quando è stato proclamato lo Stato ebraico. 
È iniziato nel 1882, quando i primi coloni sionisti sono arrivati in quella che era la Palestina ottomana. 
Il celebre storico israeliano Ilan Pappé – autore del bestseller internazionale "La pulizia etnica della Palestina" – ricostruisce qui la vicenda di due popoli che ora condividono una sola terra. 
Dalle origini del sionismo come movimento coloniale alla pulizia etnica del 1948, dalla resistenza palestinese all’occupazione, al fallimento della soluzione dei due Stati, fino al 7 ottobre 2023 e alle politiche genocide nella Striscia di Gaza, Pappé fa luce con chiarezza e competenza sui principali eventi, personaggi e processi storici per spiegare come mai questo sanguinoso conflitto lungo oltre un secolo sia diventato tanto insolubile.




Cambiamo genere e approdiamo nell'inquietante universo dei thriller psicologici con Donato Carrisi e il suo ultimo romanzo con protagonista, ancora una volta, Pietro Gerber.

Libri con protagonista Gerber:

2. LA CASA SENZA RICORDI
3. LA CASA DELLE LUCI


LA CASA DEI SILENZI


Longanesi
416 pp
23 euro
Dal 23 OTTOBRE 2024
Ci sono storie capaci di tenerci svegli fino all'alba.

Mi chiamo Pietro Gerber ma qui a Firenze, dove vivo da quando sono nato, tutti mi conoscono come l’addormentatore di bambini. 

Sono un ipnotista, come lo era mio padre, e con l’ipnosi aiuto i bambini a elaborare traumi e a superare paure e fobie. 
Non sembrerebbe, ma il mio è un mestiere pericoloso. 
Perché la mente dei bambini è un labirinto ed è facile smarrirsi e non riuscire più a tornare. 
Forse è proprio questo che sta succedendo a Matias. Ha nove anni e da tempo ha un sogno ricorrente. 
Da troppo tempo. Ormai Matias ha paura di addormentarsi, perché in sogno gli fa visita qualcuno che non dovrebbe esistere: una donna dall’aria triste e vestita sempre di scuro e che non parla mai

La signora silenziosa abita i suoi sogni come uno spettro, come una presenza inquietante che tracima nella realtà. 
Non dovrebbe essere nient’altro che un sogno, ma allora… Allora perché sento che la signora silenziosa è reale? 
Allora perché sento nel silenzio il ronzio di un immenso sciame di insetti? 
Allora perché sento che perfino la mia casa, vuota e solitaria, è infestata da fantasmi? E se la storia della signora silenziosa fosse ancora tutta da scrivere… Come la mia?

Mi chiamo Pietro Gerber, sono l’addormentatore di bambini, e di colpo ho paura di dormire. 
E ho ancora più paura di stare sveglio.



La terza prossima uscita è un romanzo di cui mi hanno affascinata inizialmente il titolo e la copertina, e successivamente anche il sogno nel cassetto della protagonista, che poi è ciò che ho sempre desiderato fare io: aprire una libreria.


LIBRERIA HYUNAM-DONG. RIMEDI PER L'ANIMA
di Bo-reum Hwang 



Giunti Ed.
trad. M.L. Emberti Gialloreti
336 pp
15.90 euro
dal 2 OTTOBRE 2024
Per anni Yeongju ha vissuto un'esistenza "normale", facendo tutto quello che ci si aspettava da lei: andare all'università, sposare un brav'uomo e trovare un impiego rispettabile. 

Ma è da un po' che al mattino si sveglia con il terrore di recarsi in ufficio: “sindrome da burnout”?
Esaurita dallo stress e da un matrimonio insoddisfacente, Yeongju decide di abbandonare tutto per realizzare il suo sogno più grande:  aprire una libreria

“Hyu” in coreano vuol dire “riposo”, quindi non può che essere un segno del destino l'aver trovato un fondo nel quartiere di Hyunam-dong

Scaffale dopo scaffale, volume dopo volume, Yeongju avvia la sua nuova attività creando un luogo caldo e accogliente, dove i suoi clienti possano rifugiarsi.

C'è Minjun, il barista che cerca di dare senso alle sue giornate; Jeongseo che usa il lavoro a maglia per sfogare la rabbia; Mincheol, un giovane pieno di dubbi e domande sul suo futuro; e infine Seungu, blogger e scrittore, che sembra avere un interesse particolare nei confronti della bella proprietaria. 

Gestire una libreria non è però così semplice, e tra presentazioni, contenuti per i social e quotidiana amministrazione, il rischio è quello di perdere nuovamente l'equilibrio e farsi sopraffare, perciò è importante non perdere di vista l'obbiettivo: diventare una persona migliore. 

Un romanzo potente e curatissimo, in cui niente è lasciato al caso. 
Un balsamo per la vita di tutti i giorni.


Concludo con uno scrittore italiano che mi piace molto (La casa degli sguardi, Tutto chiede salvezza): Mencarelli, che nel suo ultimo libro ci offre il quadro appassionante, la tranche de vie, di un quartiere della periferia romana che potrebbe essere una qualsiasi periferia, concreta ed esistenziale, in cui il protagonista coltiva un desiderio di esprimersi che non si appaga mai, un bisogno di appartenenza che non sa come incarnarsi.



BRUCIA L'ORIGINE


Mondadori
192 pp
19 euro
Dal 15 OTTOBRE 2024
Da quattro anni Gabriele Bilancini non tornava a casa, cioè nel quartiere Tuscolano a Roma, dove è nato e vissuto insieme ai genitori, la sorella e una compagnia di amici inseparabili. 

Oggi Gabriele abita a Milano ed è tra i dieci designer emergenti più quotati al mondo. 
È uno che ce l'ha fatta: l'esempio perfetto di come si possa essere artefici della propria sorte. 
A credere in lui e a lanciarlo è stato Franco Zardi in persona, un guru del design mondiale, che ha riconosciuto in Gabriele la grazia del talento. 
Da quel momento, la sua vita si è trasformata, ha preso a correre a un ritmo frenetico alimentandosi di adrenalina e soddisfazioni, non ultima l'incontro e l'amore con Camilla, la figlia di Zardi. 
E ora, dopo quattro anni, torna a casa, dove tutto è rimasto identico, a partire dalla vita dei suoi amici, come se il tempo non fosse trascorso, stesse abitudini, stesse giornate - al posto della scuola il lavoro - che si concludono ai tavolini del bar del sor Antonio. 

L'abbraccio in cui lo avvolge il suo passato è la cosa più dolce e al contempo soffocante che potesse ricevere e lo costringe a prendere atto della frattura che lo abita. 
"Si vergogna della sua famiglia, della terra che lo ha allattato. Nel mondo che frequenta ora, quello dei ricchi, la nasconde come si nasconde un peccato. Da una parte le sue origini, dall'altra Milano e il suo presente di alto rango." 

Quella che ha spinto Gabriele a disegnare è una passione vera, bruciante, su cui lui ha puntato tutto, uscendone vincitore. Eppure, una volta realizzato, il sogno non dà la felicità attesa. 

Cura poetica della lingua e potenza dei sentimenti si distillano con stupefacente limpidezza in un romanzo dal ritmo velocissimo.

martedì 17 settembre 2024

LA PROMESSA. Requiem per il romanzo poliziesco, di Friedrich Dürrenmatt [ RECENSIONE ]


Una serie di efferati omicidi, che hanno come bersaglio bambine innocenti, terrorizza un'area della Svizzera negli anni '50.
Un commissario caparbio e irremovibile è deciso a mantenere la promessa fatta ai genitori di una delle vittime: arrestare l'assassino.
Il vero assassino, e non quello che più fa comodo alla polizia per risolvere il caso il prima possibile.



LA PROMESSA
- Requiem per il romanzo poliziesco -
di Friedrich Dürrenmatt


Adelphi
trad. D.Barra
162 pp
Il romanzo inizia con il presentarci uno scrittore di romanzi polizieschi che ha appena tenuto a Coira, in Svizzera, una conferenza proprio su questo genere narrativo; viene intercettato da un ex-comandante della polizia cantonale di Zurigo - il dottor H. - che, nell'esprimere il proprio disappunto sul modo di lavorare degli scrittori di gialli (in particolare sui meccanismi ingannevoli e poco realistici su cui viene costruita la trama), si ritrova a raccontargli un caso di omicidio vecchio di qualche anno e che ha visto coinvolto lui e uno dei suoi uomini migliori, il commissario Matthäi.

Quest'ultimo, a dire il vero, nel presente è tutto fuorché un brillante uomo di polizia: lavora presso un distributore di benzina, ha un'aria sciatta da barbone, sembra anche un po' "suonato" e balbetta sempre le solite frasi, apparentemente insensate.

Come ha potuto ridursi così, da commissario stimato qual era? Cosa gli è mai potuto succedere di tanto scioccante?

Ebbene, il dottor H. narra allo scrittore e a noi lettori le vicende che hanno visto Matthäi in prima linea nella soluzione dei casi di omicidio del cosiddetto "mostro di  Mägendorf".

 Matthäi un tempo era noto per essere un uomo acuto, tenace, geniale ma anche molto solitario e quasi glaciale nel suo modo di indagare e ricercare gli assassini.

Negli anni Cinquanta (quando Matthäi era nel fiore della propria carriera) a Mägendorf venne rinvenuto il corpo mutilato di una povera bambina, Gritli Moser, assassinata a colpi di rasoio; aveva un vestitino rosso e le treccine bionde.
A ritrovarlo accidentalmente (?) fu un venditore ambulante, tale von Gunten. 

Per una serie di circostanze indiziarie, tutti i sospetti ricaddero su di lui; l'uomo di professava innocente, non faceva che piangere e ripetere, sfinito, che lui la piccola Gritli non l'aveva mai vista in vita sua, non avrebbe mai potuto ucciderla né si era mai sognato di far del male a qualcuno.
Eppure, a suo carico c'era una vecchia storia legata a un reato sessuale, in cui era coinvolta una minorenne (adolescente); lui, poi, vendeva anche dei rasoi proprio come quello usato per ammazzare la piccola e che, tra l'altro, era anche l'arma del delitto presente in altri omicidi avvenuti anni prima e fino a quel momento irrisolti (sempre con bambine bionde e vestite di rosso in qualità di vittime).

Tutto giocava contro von Gunten e tanto il sostituto procuratore quanto gli altri uomini della polizia erano convinti della colpevolezza dell'uomo.
Ma lo erano perché non c'erano dubbi che fosse stato lui (oltre ogni ragionevole dubbio) o perché non c'erano altre piste da seguire?

Matthäi si andò convincendo, però, dell'innocenza di von Gunten ma nulla poteva contro i colleghi e gli indizi di colpevolezza che gravavano sull'ambulante, il quale a un certo punto confessò pure...

La confessione giunse dopo un interrogatorio di venti ore e in seguito l'uomo compì l'estremo e disperato gesto, portando con sé la verità: era davvero lui il colpevole?

Per tutti il caso era chiuso, ma non per Matthäi, soprattutto non dopo aver scoperto che Gritli aveva confidato a un’amichetta di avere incontrato nella foresta un gigante alto come una montagna, «pieno di piccoli porcospini».

Matthäi si convinse che altre bambine fossero in pericolo e che il gigante dei porcospini fosse ancora in giro, pronto a colpire, a maggior ragione con la guardia abbassata da parte della polizia e degli abitanti di Mägendorf. 

Prima che fosse arrestato e incriminato von Gunten,  Matthäi aveva promesso alla madre di Gritli che il mostro, che aveva strappato la vita alla loro bambina, sarebbe stato trovato.
E Matthäi aveva tanti difetti ma di certo non quello della vigliaccheria: era disposto a tutto pur di tener fede alla promessa, anche a rinunciare alla sua immagine di investigatore tutto d'un pezzo, alla sua implacabile logica, al suo posto di commissario; e fu proprio per portare avanti questa missione che aveva cambiato vita, vestendo i panni di benzinaio.

Perché proprio quel mestiere?
Cos'aveva in mente l'uomo per incastrare l'assassino di bambine?

I metodi utilizzati non erano stati convenzionali né eticamente o legalmente corretti, ma a  Matthäi non interessava più essere il commissario ligio alle regole, bensì solo un giustiziere disposto ad acquattarsi nel buio, ad attendere con pazienza che il "gigante" passasse proprio lì dov'era lui, pronto ad adescare la sua prossima innocente vittima.

E allora cosa è andato storto se di Matthäi resta ormai solo l'ombra del commissario perspicace che è stato un tempo?

Il commissario narratore non ci lascia senza risposte e ci racconta cosa è accaduto al buon Matthäi, ossessionato da quel caso tanto da perderci dignità, senno, carriera.

Von Gunten era davvero il mostro di Mägendorf? O forse il povero Matthäi ci aveva visto giusto? E in tal caso, la polizia è riuscita a scoprire il vero assassino?

La verità viene svelata ed è, a ben vedere, un amaro colpo di scena, o meglio

"...una scena finale tremendamente squallida (...) tanto (...) da essere inutilizzabile, non la si potrebbe inserire in un romanzo né in un film appena decenti. È così ridicola, stupida e banale che, se si volesse davvero scrivere questa storia, andrebbe senz'altro tralasciata".


"La promessa" è un giallo/poliziesco breve ma molto coinvolgente, che immerge totalmente il lettore nell'ambientazione elvetica e stuzzica la sua curiosità con questo racconto nel racconto; mi piace l'idea di base da cui si parte, che è quella di dimostrare come, al di là di tutti gli artifici narrativi a cui ricorrono gli scrittori di gialli per stupire i loro lettori e per restituire quel senso di giustizia che chiede sempre di essere soddisfatto, la realtà sia ben più imprevedibile e assurda; non di rado, la ricerca della verità sfugge alla logica e non sempre risiede in qualcosa di sconvolgente e di palesemente malvagio ma, anzi, può trovarsi in persone e situazioni banali, tanto banali da essere quasi irritanti.

Il ritmo si fa via via sempre più incalzante e si ha voglia di arrivare alla fine per capire quale sia la vera soluzione del caso; il personaggio di Matthäi ha la sua attrattiva perchè ricorda quegli uomini di legge che, a un certo punto della loro esistenza (e magari proprio quando sono a un passo dal fare un bel salto nella loro carriera) si imbattono nel "caso", quello più importante della loro vita professionale, capace di succhiare loro energie fisiche e mentali e per risolvere il quale sono disposti a rinunciare a tutto, anche a sé stessi, finendo risucchiati in un vortice folle e ossessivo.

Questo romanzo (pubblicato nel 1958) nasce come una sceneggiatura scritta da Dürrenmatt per il film Il mostro di Mägendorf di Ladislao Vajda (1958); vi sono altre due trasposizioni televisive: La promessa (miniserie televisiva, 1979) e La promessa (film del 2001 diretto da Sean Penn e con Jack Nicholson; leggendo la sinossi del film, però, mi pare che sia ispirato e non proprio fedele, sia nei nomi dei personaggi che nell'ambientazione).

Consigliato, è un giallo che si lascia davvero apprezzare.

domenica 15 settembre 2024

IL CUORE DEGLI UOMINI di Nickolas Butler [ RECENSIONE ]



Con la sua prosa sempre familiare, semplice ma autentica e coinvolgente, Butler ci porta ancora una volta nel Wisconsin e ci conduce lungo tre generazioni di uomini che, pur accomunati dai medesimi valori dello scoutismo, hanno preso strade differenti e vissuto le proprie vite guidati ognuno dai propri valori e principi.

IL CUORE DEGLI UOMINI
di Nickolas Butler


Marsilio Ed.
trad. C. Durastanti
416 pp
"Ho conosciuto codardi e ho conosciuto eroi. Gli eroi venivano sempre guidati dal cuore; i codardi dal cervello. Non dimenticarlo.Gli eroi non fanno calcoli e non ponderano. Fanno quello che è giusto".


Siamo nel 1962 e Nelson è un ragazzino di tredici anni che passa, per la quinta volta consecutiva, la sua estate al campo scout Chippewa.
Tra gli scout è conosciuto come il Trombettiere, proprio perché suona lo strumento (ereditato dal nonno, che è stato in guerra) al mattino, come sveglia per tutto il campo.

Nonostante sappia accendere il fuoco, abbia guadagnato medaglie per le sue tante abilità e sia un bravissimo ragazzo, Nelson passa la maggior parte del tempo in solitudine, come un "lupo senza branco che vaga libero, una solitaria creatura della foresta".

In pratica, non ha amici.
Non solo, ma più riceve encomi, apprezzamenti e lodi dagli adulti, meno i coetanei gli danno retta; se non gli stanno lontani, gli si avvicinano solo per prenderlo in giro, fargli dispetti, in una parola: per bullizzarlo.

Ed è proprio in occasione dell'ennesimo atto di bullismo (presentato dai bulli come una sorta di prova di coraggio con sadica punizione annessa per chi perde) che il buon Nelson saprà con certezza di chi può fidarsi e di chi no.

C'è un certo Jonathan Quick, ad es., che è l'unico ad essere gentile con lui; è anche il solo amico ad essere andato alla sua festa di compleanno e a portargli un regalo; ed è anche colui che, quando i prepotenti del campo vorrebbero vederlo annegare nella latrina, tenta a modo suo di aiutarlo.

Nonostante Jonathan abbia di sovente atteggiamenti che non convincono del tutto Nelson, i due stringono un legame d'amicizia che saprà superare le distanze, il tempo, l'opposta concezione del vivere che essi hanno.

"Nelson era fatto così. Era una stella recisa che vorticava nel vuoto, girando su se stessa senza mai sperare di guadagnare di nuovo una rotta."

Negli anni, Nelson farà esperienze umane davvero toste, pericolose, che lo formeranno come uomo e gli leveranno di dosso quell'aspetto bonaccione e da ingenuo per il quale veniva schernito o allontanato dai coetanei.
Il ragazzo, infatti, decide - una volta raggiunta la maggiore età - di arruolarsi, andando così in missione in vari Paesi, come ad esempio il Vietnam, che lo segnerà molto.

Scegliere volontariamente la strada dell'esercito non è una decisione presa a cuor leggero ma è, per il giovane, l'unica possibilità per sfuggire a una situazione personale e famigliare che gli sta stretta.

Quella di Nelson è una famiglia disgregata: suo padre è sempre stato un uomo instabile emotivamente, che aveva la terribile abitudine di alzare il gomito, di sperperare denaro e di picchiare moglie e figlio.
Fino al giorno in cui abbandona la famiglia per andarsene chissà dove, a rifarsi una vita con qualcun'altra e lasciando il ragazzino e la madre in balia dell'incertezza, senza soldi e senza alcun tipo di sostegno.
Ma l'aiuto arriva per mamma e figlio da parte di una persona morigerata e onesta, che Nelson ha ben conosciuto ai campi Chippewa e il cui sostegno (morale ed economico) farà sì che Nelson possa proseguire negli studi alla'Accademia Militare in vista dell'arruolamento.

Lo ritroviamo ormai uomo nel 1996 e con lui rivediamo anche Jonathan, che ha passato i cinquanta, ha un figlio adolescente di nome Trevor, ha un'amante fissa (la bella Deanna), vuol lasciare la moglie e deve trovare il modo di comunicare tutto questo all'imbronciato figliolo, che tra l'altro disapprova il modo di vivere (da farfallone fedifrago superficiale) del padre.

Trevor è più simile al Nelson sedicenne che al proprio genitore; il ragazzo, infatti, è uno scout convinto, anche nel cuore, e segue con determinazionebi valori di lealtà, giustizia, amicizia, fedeltà ecc... propri dello scoutismo; è innamorato della sua fidanzatina Rachel ed è convinto che ella sia la donna della sua vita nonostante siano entrambi molto giovani e nonostante le prese in giro del padre, che vorrebbe il figlio più leggero, più tendente a godersi la vita e a non ingabbiarla in schemi sociali limitanti e infelici.

In mezzo a loro c'è lui, il buono e saggio Nelson, che senza arroganza ma, anzi, con molta semplicità e umiltà, cerca di dare i propri consigli al padre e al figlio, così che possano imparare a comprendersi e a volersi bene nonostante le divergenze, gli equivoci, le incoerenze (dell'adulto) e le rigidità di pensiero (del giovanotto), i tradimenti e le sofferenze che recano in chi viene tradito.

Ma Butler non si ferma e arriveremo sino al 2019, per conoscere la generazione successiva: Thomas è il figlio di Trevor e anche lui segue (seppur malvolentieri) l'usanza di padre e nonno di frequentare il campo scout.
Come una presenza rassicurante, ritroveremo ancora il vecchio Nelson, che la fragilità senile non ha reso meno coraggioso, onesto, saggio, generoso e pronto a tutto pur di aiutare chi è in difficoltà.

"Il cuore degli uomini" è uno di quei romanzi capaci di trasmettermi una profonda sensazione di pace e tranquillità; c'è qualcosa di confortevole, caldo e buono in questo filo che unisce il racconto delle tre generazioni di padri e figli e che è rappresentato dai campi scout e dalla possibilità che essi offrono di immergersi nella natura primitiva e magnifica, il cui contatto non può che far bene al corpo, all'anima, alla mente.

"...gli scout, come qualsiasi altro codice depositario di moralità, sono solo un insieme antiquato di tavolette di pietra. Le loro parole si fondono nell'oscurità, lavate dalle piogge acide e pronte a dissolversi in sabbia finché non sono solo microscopiche particelle di terreno che scivolano sotto i piedi per l'eternità."

Un contatto che, in un certo senso, riesce a far emergere anche la natura degli uomini, quello che c'è nei loro cuori: il bene e il male, il giusto e l'ingiusto, le bugie e la verità, l'integrità morale e la disonestà, la trasparenza e l'ambiguità, il coraggio e la vigliaccheria, la lealtà e l'ipocrisia.
Gli uomini di Butler sono stati dei ragazzini con poche o tante insicurezze, popolari o emarginati, con un codice morale sin da giovanissimi o, al contrario, giocherelloni e poco seri, disposti al sacrificio o desiderosi di godere dei piaceri della vita; sono adulti che, crescendo, hanno portato con loro il bagaglio delle proprie fragilità e capacità, della propria coerenza etica o meno e che non smettono, negli anni, di essere semplicemente persone con dei difetti, delle mancanze, delle paure, delle speranze.
Uomini imperfetti e che ci coinvolgono nelle loro vicissitudini proprio per questo.

Se c'è una cosa che apprezzo tanto di questo scrittore statunitense è proprio il suo focalizzarsi sulla sfaccettata e complessa umanità dei suoi personaggi, sulle relazioni tra le persone, sui legami di amicizia, amore, famigliari e sui relativi (e inevitabili) conflitti interpersonali. 

Mi piacciono le descrizioni dei luoghi, delle situazioni quotidiane, delle personalità dei personaggi attraverso le loro azioni, oltre che i loro pensieri; la scrittura di Butler è diretta, colloquiale, senza fronzoli ma tanto evocativa, sensibile e, a tratti, poetica; le atmosfere che pervadono questo (e non solo) romanzo sono dolcemente malinconiche e infondono nel lettore quel pizzico di nostalgia per un codice di valori, per un modo di vivere (pensiamo ad es. che i campi scout degli anni Sessanta e, in parte, degli anni Novanta, non avevano il "problema" di distogliere gli adolescenti dal desiderio/bisogno della connessione a internet, dall'uso smodato e compulsivo dei cellulari e dei social, cosa che già emerge nel 2019) più semplice, "rurale", autentico, più vicino alla natura.

Consigliato. Butler è una carezza all'anima e a me trasmette delle emozioni positive di serenità e di nostalgia per un modo di stare al mondo più puro e vero.

mercoledì 11 settembre 2024

IL GIOCO DELLA PIRAMIDE - PYRAMID GAME [RECENSIONE Serie Tv ]



Come vi avevo anticipato pochi post fa, ad agosto ho avuto modo di guardare alcune serie, tutte aventi al centro teenager.

Le serie tv in questione sono IL GIOCO DELLA PIRAMIDE (coreana) e NI UNA MAS (spagnola); oggi vi parlo della prima.


Ne Il gioco della piramide ci troviamo in una scuola esclusiva, la Baekyeon Girls' High School di Seoul, dove la quindicenne Seong Su-ji si è appena trasferita, dopo aver cambiato diverse scuole a motivo del lavoro del padre (la madre non è pervenuta), un militare che viene spostato da una città all'altra molto spesso.

L'istituto è una sede staccata e lontana da quella principale e la nuova arrivata si rende conto da subito che in quella scuola le ragazze fanno il bello e il cattivo tempo e hanno un margine di libertà e autonomia piuttosto notevole, per essere in un liceo.

    In pratica 'ste figliole sono in una continua ricreazione, il passaggio da una materia e da un prof all'altra/o sembra lunghissimo ed è proprio in questi (eterni) tempi di non studio, in cui in aula mancano gli adulti, che succedono le "peggio cose".

A dispetto di quello che sembra un ambiente allegro e accogliente (tra l'altro total white tipo ospedale o casa di cura), Seong Su-ji capisce subito che le ragazze della sua classe sono molto misteriose, che non danno molta confidenza alle new entry e, soprattutto, tra di loro vi sono gruppetti dai confini abbastanza netti.

Ovviamente, che in una classe si formino delle cricche è più che normale, ma a non esserlo sono le ragioni per cui si formano e il modo in cui si comportano le studentesse.

Su-ji apprende sin dai primissimi giorni che ogni mese, l'ultimo giovedì, in classe si verifica un gioco di gruppo denominato "il gioco della piramide".

Dovete sapere che queste studentesse hanno sempre il cellulare (ultramoderno, of course) a disposizione, lo consultano spasmodicamente e si lanciano messaggi in chat anche in presenza dell'insegnante di turno, senza che la cosa dia il benché minimo fastidio o che l'adulto prenda dei provvedimenti seri.

Ebbene, questo gioco è legato al telefonino, nel senso che per parteciparvi bisogna scaricare l'app creata appositamente (da un'alunna della classe?).
E così, quando Seo Do-ah - la secchiona con gli occhiali rotondi in stile manga, tutta linda e pinta, ricca, taciturna e schiva, che assolve al ruolo di capoclasse-rappresentante - chiede alla nuova compagna se desidera o no partecipare al gioco, scaricando l'app, un'ignara Su-ji accetta.

Sarà l'inizio di un incubo che durerà per tutto l'anno scolastico.

In  cosa consiste il gioco: esso si basa su un sistema di voti, grazie ai quali le partecipanti esprimono ciascuna un massimo di cinque nominativi, dando un punto a cinque compagne diverse; non possono votare due volte la stessa persona né possono autovotarsi.
Ovviamente, chi riceve più voti va in cima alla "piramide", e man mano si scala sino ad arrivare alla base (in base ai tanti o pochi voti ricevuti dalle compagne); la piramide virtuale, infatti, è come divisa in quattro sezioni: A, B, C e D.
Chi si trova nella D ha in pratica ricevuto un solo voto e si è "salvato" per il rotto della cuffia.

Salvato da cosa?
Dall'essere una F.

Essere una F è l'incubo di ogni ragazza, quanto meno di tutte coloro che sanno di non rientrare tra quelle più popolari (che solitamente sono anche - guarda caso!!! - le più ricche, le "figlie di papà") e che quindi, ogni fine mese, sudano all'idea di non essere votate da nessuna o di essere tradite dalla compagna che aveva promesso un voto per riceverne almeno uno in cambio a sua volta.

Insomma, essere una F (fuori dalla piramide) significa non avere alcun diritto, alcuna protezione e finire in balia delle compagne delle sezioni più alte, che possono - a discrezione delle "A", le uniche a comandare - infliggere alle sfortunate umiliazioni fisiche, verbali, psicologiche, ogni giorno e quando e come vogliono; i momenti di ricreazione sono i peggiori, proprio perchè, non essendoci il docente, le bulle fanno ciò che vogliono alla compagna F.

Su-ji, in quanto nuova, non riceve alcun voto... per cui è destinata ad essere F almeno per un mese, sino alla prossima votazione.
La ragazza viene immediatamente presa di mira da due-tre B, che cominciano a bullizzarla pesantemente; ma Su-ji non è una codarda e si  ribella a questi quotidiani e ingiusti soprusi, anche perché qui non si tratta di tagliare una ciocca di capelli o nascondere l'astuccio...: parliamo di obbligare il bersaglio del mese a ingoiare vermiciattoli schifosi vivi, ad essere umiliata davanti a tutti, picchiata e altre azioni deplorevoli che, solo a guardarle, mi facevano salire il sangue al cervello per il nervoso.

Ma in classe Su-ji non è l'unica F; ce n'è un'altra che lo è, praticamente, sempre: Myung Ja-Eun, che è anche la compagna di banco di Su-ji.
Ja-Eun è l'emarginata della classe, continuo oggetto di prese in giro, scherni e risate perfide, dispetti, e ovviamente percosse e atti di bullismo che sfociano in veri e propri reati contro la persona. 
Come mai questa ragazza - sempre silenziosa, discriminata e allontanata come un'appestata, odiata da alcune delle A (tipo Baek Ha-Rin, proveniente da una famiglia agiata e con le mani in pasta ovunque) - non fa nulla per difendersi, per denunciare i soprusi quotidiani di cui è vittima?

Il problema è che le vittime non denunciano e le testimoni o si girano dall'altra parte (tirando un sospiro di sollievo al pensiero che non sono loro le F) o addirittura sono complici.

E gli adulti?, vi chiederete. Possibile che nessuno si accorga di nulla?

Sugli adulti ci sarebbe un capitolo a parte.
La maggior parte degli insegnanti chiude gli occhi davanti a quelle che vengono giudicate come ragazzate, giochetti innocui tra adolescenti; ma a indignare sono soprattutto i genitori delle ragazze A, cioè le più popolari e benestanti, la cui arroganza e sicumera è figlia della consapevolezza di essere intoccabili.

Ad ogni modo, la serie - composta dai dieci episodi della prima stagione - ruota attorno ai tentativi della protagonista di non essere una F, allontanando da sé lo spettro del bullismo pesante che le renderebbe la scuola un inferno.

Ma se all'inizio il suo è uno scopo egoistico (se riesce a farsi delle amiche per ricevere almeno un voto e diventare D, vuol dire che qualcun altro non verrà votata, divenendo la nuova F), per quanto giustificato e legittimo, pian piano diventa qualcosa di più: e se si provasse a far crollare la piramide?
Chi ha stabilito che debbano esserci delle alunne che tiranneggiano sulle altre? Chi ha ideato questo pyramid game basato sul maltrattare i più deboli?

La missione di Su-ji diventerà quella di scardinare i livelli della piramide minandola dalla base, fino ad arrivare in cima.
Ce la farà?
Dovrà scontrarsi con l'omertà, la paura di ritorsioni, i tradimenti, i segreti, avvenimenti del passato che non conosce ancora bene, l'indifferenza di preside, insegnanti e genitori..., non sarà per niente facile ma lei è una tipa tosta, determinata, coraggiosa e andrà avanti per la propria strada, supportata via via da diversi alleati.

Sono molte le riflessioni che scaturiscono nel corso della visione: l'uso eccessivo e ossessivo del cellulare, senza il quale ste ragazze non possono vivere e dal quale dipende il loro benessere e successo a scuola; la presenza di comportamenti sociopatici in adolescenti viziati, abituati a non sentirsi mai dire di no o, al contrario, che vivono a casa situazioni di estrema violenza; la sofferenza che i comportamenti dei bulli - che si sentono forti nell'agire in gruppo, prendendosela con una persona sola - produce nella vittima, che si sente incapace di reagire, denunciare, ribellarsi; la forza del gruppo in senso positivo, quando ci si allea per difendersi, per aiutarsi, per combattere insieme contro i prepotenti.


È una serie che ho cominciato a scatola chiusa, senza averne mai sentito parlare, attratta dal discorso del gioco, che mi ha ricordato un po' la logica malefica di Squid Game.

Bullismo, rapporti di amicizia, discriminazioni sociali, ricchi vs poveri, i poteri forti che allungano i tentacoli dappertutto ricattando e facendo sentire tutto il peso della propria influenza, tendenze suicide, lassismo educativo, disturbi borderline, famiglie disfunzionali, le aspettative dei genitori sui figli, vendetta/perdono...: sono le tematiche che ritroviamo in questa produzione coreana, che io ho guardato con molto interesse e coinvolgimento.

I nomi coreani sono una croce, perché è tutto un cincin, ciucciuà, iangìn, iusul..., insomma su dieci puntate, otto se ne vanno per raccapezzarti coi nomi e associarli correttamente a volti bellini, pelle di porcellana e boccuccia rosa che, diciamolo, si somigliano spesso tra loro.

Non sarà una serie perfetta, i più esperti in materia troveranno sicuramente dei difetti, però io la consiglio ugualmente se vi piacciono i teen drama ambientati a scuola e, in particolare, i korean drama.




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