Come vi avevo anticipato pochi post fa, ad agosto ho avuto modo di guardare alcune serie, tutte aventi al centro teenager.
Le serie tv in questione sono IL GIOCO DELLA PIRAMIDE (coreana) e NI UNA MAS (spagnola); oggi vi parlo della prima.
Ne Il gioco della piramide ci troviamo in una scuola esclusiva, la Baekyeon Girls' High School di Seoul, dove la quindicenne Seong Su-ji si è appena trasferita, dopo aver cambiato diverse scuole a motivo del lavoro del padre (la madre non è pervenuta), un militare che viene spostato da una città all'altra molto spesso.
L'istituto è una sede staccata e lontana da quella principale e la nuova arrivata si rende conto da subito che in quella scuola le ragazze fanno il bello e il cattivo tempo e hanno un margine di libertà e autonomia piuttosto notevole, per essere in un liceo.
In pratica 'ste figliole sono in una continua ricreazione, il passaggio da una materia e da un prof all'altra/o sembra lunghissimo ed è proprio in questi (eterni) tempi di non studio, in cui in aula mancano gli adulti, che succedono le "peggio cose".
A dispetto di quello che sembra un ambiente allegro e accogliente (tra l'altro total white tipo ospedale o casa di cura), Seong Su-ji capisce subito che le ragazze della sua classe sono molto misteriose, che non danno molta confidenza alle new entry e, soprattutto, tra di loro vi sono gruppetti dai confini abbastanza netti.
Ovviamente, che in una classe si formino delle cricche è più che normale, ma a non esserlo sono le ragioni per cui si formano e il modo in cui si comportano le studentesse.
Su-ji apprende sin dai primissimi giorni che ogni mese, l'ultimo giovedì, in classe si verifica un gioco di gruppo denominato "il gioco della piramide".
Dovete sapere che queste studentesse hanno sempre il cellulare (ultramoderno, of course) a disposizione, lo consultano spasmodicamente e si lanciano messaggi in chat anche in presenza dell'insegnante di turno, senza che la cosa dia il benché minimo fastidio o che l'adulto prenda dei provvedimenti seri.
Ebbene, questo gioco è legato al telefonino, nel senso che per parteciparvi bisogna scaricare l'app creata appositamente (da un'alunna della classe?).
E così, quando Seo Do-ah - la secchiona con gli occhiali rotondi in stile manga, tutta linda e pinta, ricca, taciturna e schiva, che assolve al ruolo di capoclasse-rappresentante - chiede alla nuova compagna se desidera o no partecipare al gioco, scaricando l'app, un'ignara Su-ji accetta.
Sarà l'inizio di un incubo che durerà per tutto l'anno scolastico.
In cosa consiste il gioco: esso si basa su un sistema di voti, grazie ai quali le partecipanti esprimono ciascuna un massimo di cinque nominativi, dando un punto a cinque compagne diverse; non possono votare due volte la stessa persona né possono autovotarsi.
Ovviamente, chi riceve più voti va in cima alla "piramide", e man mano si scala sino ad arrivare alla base (in base ai tanti o pochi voti ricevuti dalle compagne); la piramide virtuale, infatti, è come divisa in quattro sezioni: A, B, C e D.
Chi si trova nella D ha in pratica ricevuto un solo voto e si è "salvato" per il rotto della cuffia.
Salvato da cosa?
Dall'essere una F.
Essere una F è l'incubo di ogni ragazza, quanto meno di tutte coloro che sanno di non rientrare tra quelle più popolari (che solitamente sono anche - guarda caso!!! - le più ricche, le "figlie di papà") e che quindi, ogni fine mese, sudano all'idea di non essere votate da nessuna o di essere tradite dalla compagna che aveva promesso un voto per riceverne almeno uno in cambio a sua volta.
Insomma, essere una F (fuori dalla piramide) significa non avere alcun diritto, alcuna protezione e finire in balia delle compagne delle sezioni più alte, che possono - a discrezione delle "A", le uniche a comandare - infliggere alle sfortunate umiliazioni fisiche, verbali, psicologiche, ogni giorno e quando e come vogliono; i momenti di ricreazione sono i peggiori, proprio perchè, non essendoci il docente, le bulle fanno ciò che vogliono alla compagna F.
Su-ji, in quanto nuova, non riceve alcun voto... per cui è destinata ad essere F almeno per un mese, sino alla prossima votazione.
La ragazza viene immediatamente presa di mira da due-tre B, che cominciano a bullizzarla pesantemente; ma Su-ji non è una codarda e si ribella a questi quotidiani e ingiusti soprusi, anche perché qui non si tratta di tagliare una ciocca di capelli o nascondere l'astuccio...: parliamo di obbligare il bersaglio del mese a ingoiare vermiciattoli schifosi vivi, ad essere umiliata davanti a tutti, picchiata e altre azioni deplorevoli che, solo a guardarle, mi facevano salire il sangue al cervello per il nervoso.
Ma in classe Su-ji non è l'unica F; ce n'è un'altra che lo è, praticamente, sempre: Myung Ja-Eun, che è anche la compagna di banco di Su-ji.
Ja-Eun è l'emarginata della classe, continuo oggetto di prese in giro, scherni e risate perfide, dispetti, e ovviamente percosse e atti di bullismo che sfociano in veri e propri reati contro la persona.
Come mai questa ragazza - sempre silenziosa, discriminata e allontanata come un'appestata, odiata da alcune delle A (tipo Baek Ha-Rin, proveniente da una famiglia agiata e con le mani in pasta ovunque) - non fa nulla per difendersi, per denunciare i soprusi quotidiani di cui è vittima?
Il problema è che le vittime non denunciano e le testimoni o si girano dall'altra parte (tirando un sospiro di sollievo al pensiero che non sono loro le F) o addirittura sono complici.
E gli adulti?, vi chiederete. Possibile che nessuno si accorga di nulla?
Sugli adulti ci sarebbe un capitolo a parte.
La maggior parte degli insegnanti chiude gli occhi davanti a quelle che vengono giudicate come ragazzate, giochetti innocui tra adolescenti; ma a indignare sono soprattutto i genitori delle ragazze A, cioè le più popolari e benestanti, la cui arroganza e sicumera è figlia della consapevolezza di essere intoccabili.
Ad ogni modo, la serie - composta dai dieci episodi della prima stagione - ruota attorno ai tentativi della protagonista di non essere una F, allontanando da sé lo spettro del bullismo pesante che le renderebbe la scuola un inferno.
Ma se all'inizio il suo è uno scopo egoistico (se riesce a farsi delle amiche per ricevere almeno un voto e diventare D, vuol dire che qualcun altro non verrà votata, divenendo la nuova F), per quanto giustificato e legittimo, pian piano diventa qualcosa di più: e se si provasse a far crollare la piramide?Chi ha stabilito che debbano esserci delle alunne che tiranneggiano sulle altre? Chi ha ideato questo pyramid game basato sul maltrattare i più deboli?La missione di Su-ji diventerà quella di scardinare i livelli della piramide minandola dalla base, fino ad arrivare in cima.Ce la farà?
Dovrà scontrarsi con l'omertà, la paura di ritorsioni, i tradimenti, i segreti, avvenimenti del passato che non conosce ancora bene, l'indifferenza di preside, insegnanti e genitori..., non sarà per niente facile ma lei è una tipa tosta, determinata, coraggiosa e andrà avanti per la propria strada, supportata via via da diversi alleati.
Sono molte le riflessioni che scaturiscono nel corso della visione: l'uso eccessivo e ossessivo del cellulare, senza il quale ste ragazze non possono vivere e dal quale dipende il loro benessere e successo a scuola; la presenza di comportamenti sociopatici in adolescenti viziati, abituati a non sentirsi mai dire di no o, al contrario, che vivono a casa situazioni di estrema violenza; la sofferenza che i comportamenti dei bulli - che si sentono forti nell'agire in gruppo, prendendosela con una persona sola - produce nella vittima, che si sente incapace di reagire, denunciare, ribellarsi; la forza del gruppo in senso positivo, quando ci si allea per difendersi, per aiutarsi, per combattere insieme contro i prepotenti.
È una serie che ho cominciato a scatola chiusa, senza averne mai sentito parlare, attratta dal discorso del gioco, che mi ha ricordato un po' la logica malefica di Squid Game.
Bullismo, rapporti di amicizia, discriminazioni sociali, ricchi vs poveri, i poteri forti che allungano i tentacoli dappertutto ricattando e facendo sentire tutto il peso della propria influenza, tendenze suicide, lassismo educativo, disturbi borderline, famiglie disfunzionali, le aspettative dei genitori sui figli, vendetta/perdono...: sono le tematiche che ritroviamo in questa produzione coreana, che io ho guardato con molto interesse e coinvolgimento.
I nomi coreani sono una croce, perché è tutto un cincin, ciucciuà, iangìn, iusul..., insomma su dieci puntate, otto se ne vanno per raccapezzarti coi nomi e associarli correttamente a volti bellini, pelle di porcellana e boccuccia rosa che, diciamolo, si somigliano spesso tra loro.
Non sarà una serie perfetta, i più esperti in materia troveranno sicuramente dei difetti, però io la consiglio ugualmente se vi piacciono i teen drama ambientati a scuola e, in particolare, i korean drama.
Ciao Angela, non conosco queste serie TV. Non sono molto aggiornata sull'argomento.
RispondiEliminaUn abbraccio 😘
Io ultimamente sto un po' in fissa con le serie coreane \(◎o◎)/
EliminaDevo confessare di non aver visto mai una serie coreana, ma dalla tua bella recensione si evince quanto siano intriganti affrontando temi attuali. Un abbraccio :)
RispondiEliminaesatto, sì, affrontano questioni sociali, educative..., io le trovo molto coinvolgenti!
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