mercoledì 8 gennaio 2025

LA TORRE D'AVORIO di Paola Barbato [ RECENSIONE ]



Cinque donne dalle personalità opposte l'una all'altra e legate da un affetto sincero, nato tra le mura di una struttura psichiatrica e cementato dalla consapevolezza che ad unirle è una triste sorte comune, contrassegnata dalla follia, dall'isolamento, dall'essere incomprese agli occhi del mondo e da esso stigmatizzate, etichettate come pazze.
Cinque amiche di diversa età che si ritrovano insieme per un'ultima volta per supportare una di loro che è finita nei guai senza aver fatto nulla di male.


LA TORRE D'AVORIO 
di Paola Barbato


Neri Pozza
416 pp
Ottobre 2024
"per tanti anni mi sono detta che avevo bisogno della Torre
ma la Torre è dentro di me, nella mia testa
la Torre sono io".


Sono tredici anni che Mara Paladini vive isolata in uno stabile dimenticato da tutti a Milano, in un appartamentino essenziale in cui a farle compagnia sono solo cataste di pesanti scatoloni che rischiano di caderle addosso e seppellirla.
Ma a lei non importa, anzi, le sta benissimo così.

È la pena da scontare per i suoi peccati, per le sue colpe.
Per i suoi crimini.

Anni prima, infatti, la donna - il cui vero nome è Mariele Pirovano -
è stata arrestata, processata per il tentato omicidio del marito e dei due figli (Andrea e Clara) e condannata a scontare la pena in una struttura psichiatrico-giudiziaria (REMS), dov'è rimasta per otto anni.

Da cinque è una donna praticamente libera, che ha pagato il proprio debito con la giustizia e le è stato concesso il diritto di rifarsi una vita lontana da quella famiglia che lei stessa ha messo in pericolo.
Ora ha una nuova identità e un nuovo indirizzo, che in pochi conoscono.

Si è costruita la sua "torre d'avorio" in cui si sente al sicuro, a centinaia di chilometri dal proprio passato, impossibilitata a contattare l'ex-marito Luca e quei figli che non vede da tredici anni e che adesso sono diventati due giovani adulti.
La sua quotidianità la tiene lontana dal mondo esterno, Mara sta bene attenta a non uscire di casa (se non di notte o comunque senza attirare mai l'attenzione) e tutto ciò che le serve è rinchiuso con lei in quella casa procuratale dai servizi sociali, che è diventata la sua prigione personale in cui seppellire per sempre la "cattiva" Mariele. 

Mariele: la moglie e la mamma sciagurata, affetta dalla sindrome di Münchhausen per procura – una patologia che porta a far ammalare le persone che si amano per poi curarle e prendersi il merito della loro guarigione – e che ha rischiato di ammazzare i propri famigliari...

Secondo la giustizia e gli psichiatri, gli anni trascorsi alla Rems sono serviti a guarirla.
È davvero così?
Mara non sa se davvero sia guarita o no, fatto sta che è meglio non correre rischi e restarsene per i fatti propri.

Ma un giorno la sua esistenza solitaria e quieta viene scombussolata da un evento drammatico e improvviso.

Tutto ha inizio da una piccola macchia di umidità sul soffitto, che la costringe ad andare al piano di sopra per avvertire il vicino, un elegante industriale di nome Eugenio Pirozzi. 
Quello che dovrebbe essere uno sciocco inconveniente sarà invece l'inizio di un'avventura a dir poco "drammaticamente esilarante" che vedrà Mara fuggire per non soccombere davanti ad accuse che fin troppo velocemente si ritroverebbe a dover respingere, da innocente.

Infatti, la scena che le si presenta sotto gli occhi è quella di un uomo morto stecchito; ma non è mica morto per esser caduto dalle scale o per infarto, no! Sul suo corpo sono palesi e inequivocabili i segni di avvelenamento da una sostanza che Mara conosce molto, troppo bene, in quanto è lo stesso veleno con cui ella ha quasi ucciso le tre persone che amava di più.

Pur sapendo, oltre ogni ragionevole dubbio, di non aver ucciso lei questo Pirozzi, Mara sa anche che la presenza di quel maledetto veleno fa di lei la sospettata numero uno, anzi la sospettata perfetta.
Tredici anni prima è stata condannata per aver usato quella sostanza tossica sui suoi cari e, anche se ha scontato la propria condanna, chi crederebbe che quella morte nel palazzo - in cui è stata adoperata la stessa "arma" - non sia opera sua?
Nessuno sarebbe disposto a crederle; né Luca, né i loro figli, né l'assistente sociale che la segue, né la psichiatra che l'ha avuta in cura né tanto meno la polizia o l'opinione pubblica.

Mara/Mariele sarebbe additata come la sola ed unica colpevole.

Ma "...per quanto da anni non facesse che punirsi e impedirsi di dimenticare le cose orribili che aveva fatto, non poteva accettare una colpa non sua. Le sue colpe le andavano benissimo, le aveva coltivate e nutrite amorevolmente per tredici anni, ma quella no."

Mara non è intenzionata a rassegnarsi a un destino che qualcuno - colui o coloro che hanno ucciso Pirozzi - sembra voler scrivere su di lei, per farle cadere addosso colpe che non ha, così decide di fuggire e cercare di capire chi e perché vuole incolparla e incastrarla in un omicidio che non ha commesso.

La fuga di Mara coinvolgerà man mano le sue amiche, conosciute alla Rems: la determinata e combattiva Moira, l'imprevedibile ed eccentrica Fiamma, l'impulsiva Maria Grazia, la dolce Beatrice, più alcuni personaggi maschili che si ritroveranno a fare "da spalla".

La narrazione delle vivaci e movimentate vicende del presente (ottobre 2024) sono interrotte da numerosi flashback che ci riportano indietro in diversi momenti e situazioni, riguardanti sia Mara (il giorno in cui ha quasi ammazzato la famiglia, il periodo nella struttura, ecc...), sia le sue amiche, di cui ci viene raccontata brevemente ma con chiarezza la malattia e il perché erano finite anch'esse alla Rems.

Ognuna della cinque donne ha il proprio particolare disturbo, che ne determina il comportamento, accentuandone le bizzarrie e le insicurezze; la loro malattia è la loro più grande debolezza e, al contempo, il motore che, eliminando ogni freno inibitorio, le induce a infilarsi in questa rocambolesca fuga assieme all'amica Mara, a viverla a 360°, in nome di quell'affetto tra sorelle accomunate non dallo stesso sangue ma da problemi e sbagli molto simili. 

"Noi siamo quattro donne instabili, un’assassina, un’avvelenatrice, una manipolatrice e la quarta parla con i morti."

Se Moira aiuta Mara a scappare di qua e di là per non farsi prendere dalla polizia e dai veri assassini, Fiamma trova un riparo temporaneo per tutte loro; Beatrice le raggiunge per dare il proprio contributo dolce e ingenuo, mentre Maria Grazia agisce in modo incisivo restando quasi nell'ombra.

E nell'ombra, intanto, a monitorare la fuga della disperata Mara - disposta a convivere con la propria reale colpa, con l'odio legittimo dei suoi cari, a passare la vita a pagare le proprie scelleratezze, tanto da essersi costruita di proposito una Torre per tormentarsi fino all'ultimo dei suoi giorni, ma assolutamente non disposta a vedersi accusata di qualcosa che non ha fatto - ci sono diverse persone, attente a seguirla passo passo, chi con nobili e chi con cattive intenzioni.

Man mano che le cinque folli ma fedeli amiche scappano, i problemi aumentano e così le probabilità che a Mara vengano addossate responsabilità criminali che non ha.

Per trovare il modo di discolparsi, Mara/Mariele deve individuare i veri colpevoli, che le sono alle calcagna e, una volta che le saranno di fronte, adottare la strategia più giusta per affrontarli.


"...diventa tutte loro!
imponiti come Moira
menti come Fiamma
agisci d’impulso come Maria Grazia
distaccati dalla realtà come Beatrice
impazzisci in quattro modi diversi
no, in cinque
richiama Mariele".


"La torre d'avorio" mi ha sorpresa positivamente, tanto da inserirlo tra i dieci libri più belli del 2024.
Appassionante, dinamico, con una trama originale e intrigante, che regala momenti leggeri, ironici, senza però mai dimenticare che quegli atteggiamenti dei personaggi femminili principali, che potrebbero farci sorridere in quanto sopra le righe, sono comunque frutto di disturbi psichiatrici, che hanno creato e creano sofferenze, disagi, stigma sociale, isolamento, sensi di colpa, solitudine, problemi con i famigliari.

Le storie delle cinque donne sono drammatiche, certo, ma il lettore non ne è sopraffatto emotivamente, non ne è appesantito, perché ciò che vede davanti a sé sono cinque amiche che, fronte contro fronte, si sostengono, bisticciano anche, ma alla fine si vogliono bene e sono pronte a mantener fede a quel legame che le tiene reciprocamente strette.

Più si procede nella lettura, più elementi si acquisiscono su Mara e le altre, più si vuol andare avanti, per scoprire chi ci sia dietro questa diabolica ragnatela volta a intrappolare Mara.

Un romanzo avvincente, esilarante, che per certi versi mi ha ricordato il film di Virzì La pazza gioia; non posso che consigliarvene la lettura: verrete travolti in un'avventura con personaggi che non dimenticherete facilmente.

lunedì 6 gennaio 2025

RECENSIONE - ELEGIA AMERICANA di J.D. Vance



L'autobiografia genuina e onesta del senatore e attualmente vice-presidente degli USA: la sua infanzia, la sua famiglia, l'educazione e i valori ricevuti, la formazione culturale, sociale e accademica, arricchita da un ritratto accurato e realistico del contesto politico e socio-economico relativo alla zona in cui egli è nato e cresciuto (Middletown, Ohio).



ELEGIA AMERICANA
di J.D. Vance



Garzanti
trad. R. Merlini
272 pp
"Quanta parte della nostra vita, buona o cattiva che sia, dovremmo attribuire alle nostre decisioni personali e quanta parte è solo il retaggio della nostra cultura, delle nostre famiglie e di genitori che hanno tradito i loro figli?"

James David "J.D." Vance è cresciuto in una povera città della Rust Belt, in una famiglia che definire vivace è un eufemismo.

I suoi amatissimi nonni erano poveri e innamorati quando emigrarono giovanissimi dalle regioni dei monti Appalachi verso l’Ohio nella speranza di una vita migliore. 

Il famoso "sogno americano", avete presente?

Ma tra sogno e realtà c'è spesso (sempre?) un abisso e le speranze di costruirsi un'esistenza di benessere e riscatto sociale viene solo sfiorato, perché la realtà in cui si ritrovano a vivere essi, e i figli i nipoti dopo di loro, è dura, complicata e tanto difficile.

Leggendo questo memoir veniamo trascinati in un contesto sociale e famigliare disfunzionale, disagiato, in cui fanno da padrone problemi gravi come la miseria, la violenza domestica, le discriminazioni, le dipendenze, e i traumi che ti segneranno a vita sono all'ordine del giorno.

Basta dire che la madre ha avuto sin da giovane problemi di tossicodipendenza, ha portato in casa una serie di compagni pigri e nullafacenti, che si sono susseguiti uno dopo l’altro caratterizzando l'infanzia dei figli Lindsay e James in termini di precarietà e instabilità emotiva e psicologica, oltre che finanziaria.

E con i vicini di casa non andava necessariamente meglio, visto che tanti di essi erano alcolisti impegnati unicamente a cercare di sopravvivere attraverso i sussidi, per poi passare il tempo a lamentarsi del governo per la disoccupazione dilagante e  per le scarsissime (se non nulle) opportunità scolastiche e lavorative offerte in quella parte di mondo miserabile.

Un disastro, insomma.
Eppure quella che J.D. Vance racconta senza applicare sconti ma, allo stesso tempo, con un amorevole orgoglio di appartenenza, è una storia non solo personale e famigliare, ma di un Paese intero, di quel proletariato bianco degli Stati Uniti che nelle recenti elezioni presidenziali ha espresso la sua frustrazione portando alla vittoria Donald Trump.

In Elegia americana il politico celebra un’America silenziosa popolata da famiglie e individui dimenticati (i "bianchi poveri") e dà voce. attraverso il racconto vivace e piacevole della propria storia personale, a questa classe operaia scontenta, frustrata, piena di difficoltà quotidiane per sbarcare il lunario, arrabbiata.

Le memorie personali sono mescolate all'analisi critica sociologica, economica e politica, e Vance approfondisce temi riguardanti povertà, dinamiche familiari complesse, dipendenze e disintegrazione delle comunità nell'America rurale; in questo modo il lettore è portato a riflettere insieme a lui sui valori della cultura in cui egli è cresciuto - lealtà, resilienza, orgoglio, forte senso di appartenenza alle proprie radici, amore per la famiglia, l'importanza di non adagiarsi rassegnati nel clima di incertezza e frustrazione che ci circonda, ma di investire su se stessi e sulle proprie capacità... - ma anche sui tanti e profondi meccanismi distruttivi di disfunzione e declino sociale che hanno colpito molte persone in quell'area.

J.D. non manca mai di sottolineare il ruolo fondamentale della sorella Lindsay (responsabile, equilibrata, premurosa, un pezzo insostituibile della sua vita) e dei nonni, in primis della nonna materna, un pilastro, una roccia, la vera madre che lo ha allevato e ha fortemente contribuito a renderlo l'uomo che è. E lui è un povero, nato e cresciuto in un ambiente che nulla di buono aveva da offrire, che invece ce l'ha fatta. Il sogno americano è stato per lui una realtà concreta.


Ammetto di aver scelto questo libro "a scatola chiusa": non mi sono minimamente preoccupata di sapere chi fosse l'autore ma l'ho iniziato volutamente senza cercare info prima, spinta dal titolo.
Quando mi sono resa conto che a narrare è uno che lavora nel governo Trump stavo per mollarlo ma poi ho deciso di godermi il libro pensando solo a ciò che è: l'autobiografia di uno sconosciuto, tra l'altro esposta con una prosa efficace, brillante, ironica, mai patetica e sorprendentemente piacevole.
Ho proseguito mettendo da parte eventuali pregiudizi (di natura politica) e mi sento di aver fatto bene, perché il libro mi è piaciuto e mi sentirei anche di consigliarlo.

(N.B.: libro terminato nel 2024)



sabato 4 gennaio 2025

LIBRI LETTI NEL 2024 - TOP TEN

 


Ed eccomi con il post in cui tiro le somme del mio 2024 in merito alle letture affrontate.


NARRATIVA CONTEMPORANEA


Ho letto un totale di 36 libri appartenenti genericamente alla narrativa contemporanea.



GIALLO/THRILLER/NOIR

Totale: 21 libri.

Oltre ai titoli che troverete in top ten, aggiungo LA CENA di M. Österdahl e STELLA DI MARE di Pulixi.



FANTASY


Totale: 7 libri.

In questo genere, sicuramente le mie preferenze vanno ai primi due volumi della saga Blackwater di M. McDowell (La piena, La diga), al terzo libro della saga Outlander della Gabaldon (Il ritorno), ma soprattutto al distopico L'unità di N. Holmqvist.


Totale libri appartenenti ad altri generi (romance, saggistica, narrativa per l'infanzia, poesia, biografia/memoir...): 25.


Da gennaio a dicembre 89 libri mi hanno fatto compagnia, cui si aggiungono diversi testi di letteratura cristiana (studi, saggistica) letti con mio marito. 



Ho letto 54 libri in formato digitale.
Ho ascoltato 22 audiolibri.
Ho letto 14 libri in formato cartaceo.


TOP TEN 2024


1. CAMBIARE L'ACQUA AI FIORI di V. Perrin 
2. LA TORRE D' AVORIO di P. Barbato
3. X (V. Mira)
4. IL MANOSCRITTO (F. Thilliez)
5.UN ANIMALE SELVAGGIO (J. Dicker)
6. L'UNITÀ (N. Holmqvist)
7. PER UN'ORA D'AMORE di P. Pulixi
8. LO SCIAMANO di S. Esposito
9. NINFA DORMIENTE di I. Tuti



SERIE TV

1. OUTLANDER (st. 7)
2. THE  8 SHOW
3. THE FIVE
4. THE GLORY
5. PYRAMID GAME

giovedì 2 gennaio 2025

LE LETTURE DI DICEMBRE 2024



Lettori carissimi, buon 2025!!

Vi auguro un anno ricco di sogni realizzati e nuovi entusiasmanti traguardi da raggiungere... e ovviamente auguro a me e a voi di godere di letture belle e indimenticabili *_*




Ma ciancio alle bande!

Eccomi con il recap del mese di dicembre; seguirà poi il post con il riassunto del mio 2024 libroso e la top ten delle mie letture più belle.
E poi devo scrivere e pubblicare le mie recensioni degli ultimi tre libri terminati l'anno scorso: La torre d'avorio, Elegia americana e La cena.


  1. LA TORRE D'AVORIO di P. Barbato: un giallo particolare e appassionante, che ruota attorno alle avventure di cinque donne accomunate da disturbi mentali più o meno gravi. Esilarante (5/5). SE HAI VISTO E AMATO "LA PAZZA GIOIA", LEGGILO! In realtà, leggilo ugualmente :-D
  2. ELEGIA AMERICANA di J.D. Vance: l'autobiografia genuina e onesta del senatore e attualmente vice-presidente degli USA - la sua infanzia, la sua famiglia, la sua formazione culturale, sociale, con annessa analisi socio-economica della zona in cui è nato e cresciuto (Middletown, Ohio). Più interessante di quanto mi aspettassi (4/5). SE HAI VOGLIA DI LEGGERE STORIE DI VITA VISSUTA, RACCONTATE CON REALISMO E IRONIA.
  3. LA CENA di M. Österdahl: domestic thriller ambientato a Capodanno in Svezia, in casa di una coppia che accoglie per cena i consuoceri. Non andrà benissimo (4/5). PER CHI DESIDERA UN THRILLER PSICOLOGICO IN CUI LA TENSIONE SALE AD OGNI PORTATA.
  4. PER UN'ORA D'AMORE di P. Pulixi: noir ambientato a Milano ma con un caso da risolvere che viene dalla Sardegna; a indagare il brillante Vito Strega con il suo team (4,5/5). SE CONOSCI GIA' STREGA-CROCE-RAIS, NON TE LO PERDERE.
  5. CAMBIARE L'ACQUA AI FIORI di V. Perrin: narrativa francese - un romanzo ricco di appassionanti storie intrecciate, in cui la vita e l'amore superano il dolore, il tempo che passa e la paura della morte (5/5). EMOZIONANTE.


READING CHALLENGE

Ho scelto l'obiettivo della graphic novel con 

6. CARAVAGGIO di M. Manara: graphic novel sul celeberrimo e talentuoso artista rinascimentale. Accuratissima e con disegni molto belli e realistici (4,5/5). 


Sul fronte serie tv e e film, ho iniziato soltanto Cruel summer e ho finito di vedere L'Amica geniale - Storia della bambina perduta.

sabato 28 dicembre 2024

Buoni propositi 2024: com'è andata quest'anno?

  

Buongiorno, lettori.

È da un po' che non mi affaccio sul blog ma sono settimane di fuoco e mi è difficile trovare il tempo non solo per preparare post ma anche per leggere.

Di questo me ne dispiaccio relativamente  perché la motivazione risiede nel fatto che il tempo tolto al blog è dedicato alla famiglia, e non posso che essere felice di stare con i miei cari.


Ad ogni buon conto, stavo spulciando sul blog e mi è balzato agli occhi il post di inizio anno sui buoni propositi per il 2024.


READING CHALLENGE 

Ho raggiunto per ogni mese un obiettivo,
per cui posso dire di aver completato la sfida letteraria.


GENNAIO: obiettivo LIBRO DOVE RELIGIONE/FEDE HA UN RUOLO IMPORTANTE. Chi ha peccato di A.  Bailey.
FEBBRAIO: obiettivo RACCOLTA DI POESIE. D come Davide. Storie di plurali al singolare di D. R. Colacrai.
MARZO: obiettivo LIBRO CON NOME PROPRIO NEL TITOLO. Sogno. Le due vite di Jean Louis di G. Boschetti.
APRILE: obiettivo AUTOBIOGRAFIA. Il successo di essere nessuno di A. Regis.
MAGGIO: SAGGIO BREVE. Israele e i Palestinesi di M. Travaglio.
GIUGNO: LIBRO SULLA MENSOLA DA OLTRE 5 ANNI. Il giardino degli incontri segreti di L. Riley.
LUGLIO: CLASSICO. Eva di G. Verga.
AGOSTO: LIBRO DI AUTORE DEL CUORE.  Mare al mattino di Mazzantini.
SETTEMBRE: obiettivo RILETTURA DI UN MITO. Moonshine in the darkness di Èclipse. 
OTTOBRE: obiettivo AUTRICE ITALIANA DEL '900. ILARIA TUTI, Ninfa dormiente.
NOVEMBRE: STORIA D'AMORE. Aqua e tera di F. Franceschini.
DICEMBRE: obiettivo GRAPHIC NOVEL. Caravaggio di M. Manara.


SAGHE/SERIE DA CONTINUARE

- Outlander: ho proseguito solo col terzo vol., IL RITORNO.
- I Cazalet: stessa situazione, ho letto il terzo (CONFUSIONE).

Purtroppo non ho proseguito con L'amica geniale, ma il proposito resta per l'anno nuovo.

Ho proseguito con:

- Teresa Battaglia, attraverso NINFA DORMIENTE di Ilaria Tuti.
- Vito Strega e la sua squadra, STELLA DI MARE - PER UN'ORA D'AMORE di Pulixi.



SAGHE INCOMINCIATE

- LA SAGA DI BLACKWATER di Michael McDowell, di cui ho all' attivo i primi due libri, LA PIENA - LA DIGA, che mi sono piaciuti molto per cui di certo proseguirò col terzo.

- LA VILLA DELLE STOFFE di Anne Jacobs. Sono al primo volume e penso proprio di andare avanti.

- LO SCIAMANO di Salvatore Esposito, primo romanzo della trilogia thriller con Christian Costa.



SCOPERTE LETTERARIE

- PAOLA BARBATO, con La torre d'avorio.
- ROMANA PETRI,con Tutto su di noi.
- FRANCK THILLIEZ, con Il manoscritto.


Mi hanno colpita positivamente due autori che principalmente non sono scrittori:

- DARIO FRANCESCHINI,  con Aqua e tera.
- SALVATORE ESPOSITO, con il già menzionato Lo Sciamano


A gennaio farò il recap delle mie letture del 2024 e stilerò la top ten.

A presto e colgo l'occasione per augurarvi un buon proseguimento di festività.

giovedì 19 dicembre 2024

KATIE di Michael McDowell - dal 14 gennaio in libreria




A gennaio in libreria arriva un romanzo di Michael McDowell, di cui ho iniziato a leggere la saga di Blackwater.



KATIE


Neri Pozza 
Trad. E. Cantoni
440 pp
14.90 €
USCITA 
14 GENNAIO 2025
«Katie contiene i miei omicidi più inquietanti ed è sicuramente il mio romanzo più crudele. Scriverlo è stato divertente. Da morire». - Michael McDowell


Quando Philomena Drax riceve una lettera dal nonno, caduto nelle grinfie della crudele famiglia Slape che mira ai suoi soldi, si precipita in suo aiuto. 
Ma non ha fatto i conti con Katie Slape, giovane selvaggia, ladra spietata, veggente assassina. 
Fra sedute spiritiche, incendi, spettacoli di cabaret e due colpi di martello, le due si rincorreranno come in una danza macabra nell’America della Gilded Age. 
Perché nessuno sfugge alla furia di Katie.

martedì 17 dicembre 2024

PER UN'ORA D'AMORE di Piergiorgio Pulixi [ RECENSIONE ]



Una donna, di origine sarda ma emigrata a Milano assieme al figlioletto di due anni, viene ritrovata cadavere in circostanze inquietanti, con indosso un abito da sposa.
Il caso viene preso a cuore da Bepi Pavan, che coinvolge il vicequestore Vito Strega e la preziosa poliziotta Eva Croce: i tre si buttano a capofitto in un'indagine che si rivela, sin dal primo momento, complicata e legata a feroci e sempre più frequenti episodi di violenza contro le donne; parallelamente, in Sardegna l'efficientissima Mara Rais - che non ha affatto mandato giù il comportamento poco corretto di Strega nel corso delle indagini sull'omicidio di Maria Stella Coga - dà il suo indispensabile contributo alla soluzione del caso.


PER UN'ORA D'AMORE 
di Piergiorgio Pulixi



Rizzoli
336 pp
Nessun genitore dovrebbe mai seppellire un figlio; è contro natura ed è uno strazio indicibile sopravvivere alla morte dei propri figli.

È così - straziato e lacerato - che si sente Italo, un anziano signore sardo che ha dovuto lasciare la propria terra per venire a stare nella grande e piovigginosa Milano per prendersi cura del nipotino di due anni, Filippo ("Pippo"), rimasto orfano da quando, otto mesi prima, è morta Maria Donata, figlia di Italo e mamma del piccolo.

La donna è stata uccisa, ritrovata con addosso un abito da sposa che non le apparteneva.
Chi è stato il mostro che le ha tolto la vita e perché l'ha fatto?

Italo non si può rassegnare alla morte così tragica e spaventosa della propria amata figliola ed è intenzionato a scoprire cosa possa esserle accaduto. 
Purtroppo, dopo otto mesi di indagini infruttuose, l’omicidio rischia di diventare uno dei tanti cold case che vengono archiviati e restano senza soluzione.

Ma Italo non si arrende e così decide di rivolgersi al brillante criminologo Vito Strega. 

La prima persona con cui Italo riesce a comunicare e a raccontargli dell'omicidio della figlia è Bepi Pavan, che sente verso quell'uomo anziano un'empatia speciale, cosa che lo induce immediatamente a prendere a cuore le indagini, sottoponendole all'attenzione di Strega, che a sua volta coinvolge Eva.

Cominciando a indagare e a raccogliere informazioni sulla vita privata di Maria Donata, i tre capiscono che per arrivare a individuare chi l'ha voluta morta e perché, non possono restare a Milano, ma devono allargare le ricerche fino in Sardegna, là dove Maria Donata è vissuta, dove ha avuto relazioni, legami d'amicizia e di lavoro, così da inquadrare meglio la sua vita e le persone con cui ha avuto a che fare.

In pratica, devono coinvolgere la burbera e incavolatissima Mara Rais perché faccia le proprie ricerche sull'isola e, come sempre, Mara riesce ad essere incisiva e a scoprire dettagli importantissimi sul passato della vittima.

Ma il caso di Maria Donata, purtroppo, non è qualcosa di isolato, nel senso che già dai primi accertamenti, Vito e la sua squadra devono fare i conti con una triste realtà: questo omicidio si inserisce in una serie di femminicidi e aggressioni alle donne che sta scuotendo la città già da un po'; un disegno criminale più ampio e oscuro, nel quale nessuna donna sembra essere al sicuro. 

Accanto alla storia della "sposa", ci sono altre storie di donne brutalmente aggredite da uomini che, evidentemente, le pedinano e le controllano per diverso tempo prima di passare vigliaccamente all'attacco.

E chissà come mai, i principali sospettati hanno sempre degli alibi incrollabili, perfetti. Troppo perfetti, tanto da sembrare costruiti ad hoc.

Il contesto criminale nel quale man mano Vito si trova a doversi muovere è "sommerso", difficile da individuare, afferrare, e coloro che sono invischiati in questi crimini sono furbi e ben organizzati, oltre che accomunati e motivati da una concezione bieca, violenta e maschilista della donna.


Sullo sfondo di una Milano crepuscolare, violenta e indifferente, spazzata dalla pioggia e dal vento, si consumano crimini legati alla violenza di genere, vendette di uomini frustrati e arrabbiati con le donne, incattiviti all'idea che esse siano libere, vincenti, che ricoprano ruoli di rilievo al lavoro, che possano rifarsi una vita dopo una storia finita.

Come sempre nei suoi noir, anche in questo Pulixi racconta una storia che non è "semplicemente" un caso di omicidio da risolvere, non ci sono solo assassini da acciuffare: è prima di tutto il tratteggio di diversi drammi umani, di tragedie famigliari, che richiedono, da parte di Strega, Croce e Pavan, una grande sensibilità e dolcezza.

Ognuno dei poliziotti ha il proprio vissuto, ha le proprie cicatrici, un passato denso di fantasmi da cui cercano di fuggire,e i casi che cercano di risolvere li mettono inevitabilmente faccia a faccia con ciò che sono e con ciò che li tormenta.

Eva Croce ha un matrimonio fallito alle spalle e un dolore immenso e inguaribile, che l'avvicina a Italo e al dolce Pippo.

Bepi rivede in quell'anziano minuto nel fisico, ma solido nell'animo e nel cuore, quel padre con cui non si è lasciato troppo bene, prima che questi morisse.

Rais ha le sue preoccupazioni con una figlia preadolescente che già si comporta come un'adolescente, e inoltre ha la sua bella dose di rancore e rabbia verso Strega, che ancora non riesce a smaltire.

Vito Strega ha quel continuo e disturbante "canto degli innocenti" che lo perseguita, che occupa la sua mente, che disturba i suoi sogni, che sempre più spesso non gli dà tregua.
Egli è consapevole di come sia necessario che nessuno - a parte il suo amico psichiatra, che lo conosce da quand'era un bambino impaurito e traumatizzato - debba mai venire a sapere di queste "voci", perché potrebbero costargli la carriera in polizia.

Eppure, Vito non può ignorare una cosa fondamentale: qualcun altro sa.
Qualcuno che lo sta controllando, che lo tiene sotto scacco, che forse è pronto a ricattarlo.
Una donna senza volto e senza nome, una stalker che lo odia.
Ma chi è? E perché ce l'ha con lui?

A questa domanda ci verrà data risposta proprio alla fine del romanzo che, come accade sempre con Pulixi, ci riserva sorprese e colpi di scena; il finale è aperto e si intuisce che ci sarà un seguito.

Apprezzo sempre la struttura del libro - il susseguirsi dei cambi di scena, luoghi e personaggi, che creano dinamicità e, essendo i capitoli relativamente brevi, non mettono in confusione il lettore, anzi, gli permettono di tenere sott'occhio i vari sviluppi delle vicende senza perdere di vista nessun intreccio e personaggio importante.
Mi piacciono le tematiche - femminicidio, violenza contro le donne, traumi personali e famigliari -, il tratteggio approfondito dei personaggi principali, che sono bravi nel loro lavoro non solo perché intelligenti, attenti, professionali, ma soprattutto perché profondamente umani, fragili, sensibili, capaci di mettersi nei panni dei parenti delle vittime e desiderosi di dar loro un minimo di giustizia.

Graditissimi i momenti intrisi di ironia e umorismo, legati in particolare alle scaramucce verbali tra la poliziotta col chiodo e Dr Martens (Eva Croce) e la collega con le Louboutin e gli abiti alla moda (Mara Rais), alla gigantessa Clara Pontecorvo, con le sue disavventure amorose, e a Bepi con la sua battaglia contro la propria ciccia (e forse ci siamo, stavolta).

Ho ascoltato Per un'ora d'amore dalla voce di Michele Maggiore e mi è piaciuto il suo modo di leggere e interpretare.
Un noir appassionante, con una trama molto ben costruita, che piacerà ai fan di Strega & co.


Romanzi della serie in cui compaiono Rais, Croce e Strega:

  1. L'ISOLA DELLE ANIME
  2. UN COLPO AL CUORE
  3. LA SETTIMA LUNA
  4. STELLA DI MARE

sabato 14 dicembre 2024

UN GIRO IN LIBRERIA


Stamattina sono andata in libreria per acquistare dei regali alle mie nipotine.

Ve li mostro 😍





Per la più grande delle bambine (11 anni e mezzo) ho pensato a ANNA FRANK - DIARIO in versione graphic novel (Einaudi).

Il 12 giugno 1942, per il suo tredicesimo compleanno, Anne Frank riceve in regalo un diario. In quelle pagine l'indicibile orrore della persecuzione e della deportazione del popolo ebraico assume una dimensione quotidiana e insieme universale attraverso lo sguardo di una tredicenne ironica, vivace e profonda, animata da una grande voglia di vivere.

 Oggi, grazie allo sceneggiatore e regista Ari Folman (vincitore del Golden Globe per Valzer con Bashir ) e all'illustratore David Polonsky, le parole di Anne si trasformano in una forma nuova che, però, ne mantiene intatto lo spirito. 
Anne da grande s'immaginava giornalista e scrittrice, e nel racconto per immagini emerge, con toccante chiarezza, la sua capacità di restituire la propria esistenza, ordinaria eppure straordinaria, grazie alla precisione dei dettagli: uno sguardo rubato tra i banchi di scuola, le piccole rivalità con una sorella apparentemente perfetta, il gesto amorevole di un padre in una notte in cui la paura toglie il sonno.


 Alla nipote di mezzo (9 anni) regalerò PICCOLE DONNE di Louise May Alcott (Gribaudo ed.).

Poco prima di Natale le quattro sorelle Meg, Jo, Beth ed Amy ricevono una lettera dal padre, impegnato al fronte per la guerra di secessione. Le ragazze si stringono intorno alla madre, preoccupata per la sorte del marito, e si impegnano a fare il possibile per avere la meglio sulle avversità, dovute anche alla povertà in cui si trova la famiglia. La riflessiva Meg, l'anticonformista Jo, la dolce Beth e la vanitosa Amy impareranno, così, ad affrontare la vita, superando situazioni difficili e prove dolorose. 
Ognuna di loro, con i propri pregi e difetti, vivrà la trasformazione da fanciulla a donna, in un affresco famigliare ricco di valori positivi quali la solidarietà, il coraggio, lo spirito di sacrificio, la generosità. 

La copertina pieghevole si trasforma nel poster del club delle amiche-sorelle.



Per la nipotina di 8 anni, ho pensato a IL PICCOLO PRINCIPE di Antoine de Saint-Exupéry. (Bompiani).

Una "panne" di motore — un aviatore scende dal cielo in pieno deserto: sabbia, solitudine, e, sopra il suo capo, le stelle... Ma, a un tratto, una voce: «Mi disegni, per favore, una pecora?» Di dove viene? Chi parla? Cosa significa quella strana domanda? È un minuscolo ragazzo, il Piccolo Principe, che vaga per gli spazi; è il più meraviglioso, impensato e umano compagno; la più deliziosa creatura che spirito di poeta abbia inventato. 
E chi narra la sua storia è il pilota poeta, il cantore delle nuove gesta dell’uomo nel cielo, che, con inimitabile grazia di poesia, ha, tra una guerra e l’altra, dato nei suoi libri alla Francia una serie di opere indimenticabili. 

«Il Piccolo Principe» è un capolavoro della letteratura infantile, che si rivolge a piccoli e a grandi, e sa trovare un linguaggio immortale. 
Volume di 128 pagine, illustrato con 10 tavole f.t. a colori.



Che ne pensate?

Spero che le bimbe saranno contente di ricevere un libro 🙏🏻❤️

lunedì 9 dicembre 2024

CAMBIARE L'ACQUA AI FIORI di Valérie Perrin [ RECENSIONE ]



Un romanzo intenso, ricco di storie dentro storie, di personaggi femminili e maschili che prendono vita tra queste pagine ed emozionano il lettore con le loro fragilità e i loro errori, con le loro passioni e con quella capacità di amare follemente che fa sentire vivi; pezzi di umanità raccolti tra le lacrime, tra i ricordi, ali rimpianti, le timide ma necessarie speranze.
Un inno alla vita, all'amore che supera il dolore e la paura della morte, alle cose semplici ed essenziali, al tempo che passa e all'amore che resta. 


CAMBIARE L'ACQUA AI FIORI
di Valérie Perrin



Ed. E/O
trad. V. Bracci Testasecca
480 pp
"Mi chiamo Violette Toussaint. Facevo la guardiana di passaggio a livello, ora faccio la guardiana di cimitero. Assaporo la vita, la bevo a piccoli sorsi, come un tè al gelsomino con un po’ di miele. E la sera, quando il cancello del cimitero è chiuso e la chiave appesa alla porta del bagno, sono in paradiso."


Con queste parole si presenta Violette Toussaint, protagonista di questo romanzo che, partendo da lei, dal suo presente, si arricchisce delle storie di altri personaggi che, in un modo o nell'altro, sono collegati alla stessa Violette. 

Orfana, cresciuta in un istituto per bambini come lei - abbandonati -. Violette Trenet si sposa giovanissima, a soli 18 anni, sperando di trovare rifugio, un amore, una casa, in un matrimonio che le regalerà più dolore, solitudine, umiliazioni, smarrimento.. che gioie.

Il marito è Philippe Toussaint, più grande di lei di dieci anni: biondo, riccio, bello, alto e aitante, di Philippe non ci si può non innamorare ed infatti l'uomo è pieno di donne che lo adorano, che lo desiderano e si concedono a lui con ardore e senza riserve.
La stessa Violette ama quel corpo dal quale prende quelle briciole di attenzioni di cui ha tanto bisogno; l'amore, quello no, è a senso unico.
Violette è innamorata del suo bellissimo e sfuggente marito, ma lo vede come lui la tratta e la guarda: per Philippe, la sua giovane mogliettina è una ragazzetta sciocchina, analfabeta, un corpo sinuoso che gli riscalda il letto, una mogliettina premurosa che cucina, lava, stira e, soprattutto, lavora al posto suo.

Sì, perché di Philippe è chiaro che gli piaccia andare a donne, ritrovarsi con gli amici a sbevazzare e a fare orge, giocare ore ai videogiochi.
Lavorare no, non ha mai lavorato un giorno nella sua vita.
Tanto c'è sempre stata la laboriosa Violette a farlo, quando alzavano e abbassavano la sbarra del passaggio a livello e dopo, nel cimitero di Brancion-en-Chalon, una cittadina della Borgogna, in qualità di guardiani di quel giardino in cui riposano coloro che non attraversano più le strade di questo nostro incasinato mondo.

La storia principale parte dal presente, collocato nel 2017, per poi tornare indietro costantemente in diversi anni, tutti cruciali nella narrazione e comprensione degli innumerevoli eventi che riguardano soprattutto Violette, ma non solo lei.


Nel 2017 la nostra Violette è una donna ancora molto bella e affascinante, con uno sguardo aperto e sincero, un modo di accogliere le persone sereno e generoso, una gentilezza squisita e attraente che la rende amabile agli occhi di chiunque varchi la soglia della sua casetta, trovando tra quelle mura un paio di orecchie pronte ad ascoltare e un caffè caldo o un cordiale.

Eppure Violette è sola perché suo marito l'ha abbandonata dieci anni prima, poco dopo essersi trasferiti al cimitero.
È morto? Gli è accaduto qualcosa?

Violette non ne ha idea; certo, Philippe era solito prendere la moto e andarsene via di casa per giorni, senza curarsi di dare notizie di sé e tornando all'improvviso, avvolto di indifferenza e aria da sufficienza, di chi non deve rendere conto di nulla e a nessuno.
Nel corso di dieci anni, Violette ha denunciato la sua scomparsa e ha cercato di scoprire che ne è stato del coniuge, ma niente: volatilizzato.

Ma un giorno tutto comincia a cambiare e una piccola crepa si crea nella fortezza nella quale Violette vive da anni in serenità, seguendo i ritmi di un'abitudinarietà confortante.

Un giorno un poliziotto di nome Julien Seul, arrivato da Marsiglia, si presenta con una strana richiesta: sua madre (Irène Fayolle), recentemente scomparsa, ha espresso la volontà di essere sepolta in quel lontano paesino nella tomba di uno sconosciuto signore del posto (un certo avvocato, Gabriel Prudent).

Da figlio, Julien trova tale richiesta assurda, immotivata e incomprensibile: chi è stato questo Gabriel per sua madre? L'amante? Perché ha voluto addirittura passare con lui l'eternità invece che con suo padre?

Conosceremo, quindi, la storia di Irène attraverso il suo diario, che Julien ritrova e che legge per poter conoscere davvero e intimamente quella mamma che ha custodito un segreto per anni.

Ma non porta con sé solo questo, Julien: attratto dalla bella guardiana del cimitero (che a sua volta non è insensibile al fascino del poliziotto), saputo che  ella è sposata ma che del marito non ci sono notizie da anni, decide autonomamente di indagare, di scoprire che ne è stato di Philippe Touissant.

E in poco tempo, e senza neanche incontrare grosse difficoltà, scopre dov'è.

Perché Philippe non è morto, affatto: vive in un paese non lontano da Brancion e, dal momento in cui Violette apprende, con stupore, questa triste verità (è stata semplicemente abbandonata, come una scarpa vecchia e inutilizzabile), le cose prenderanno una piega inattesa e il lettore conoscerà gradualmente il passato e il presente di tutti i personaggi coinvolti e dei loro legami con persone vive e morte.

Come vi dicevo, in questo romanzo non v'è solo un filone narrativo: 

  • c'è quello principale, che è costituito dalla vita di Violette, dal suo passato, quindi il rapporto con Philippe, con i suoceri, la sua personalità solare e la sua fame di imparare e migliorarsi soffocate da un uomo arido ed egoista; apprendiamo che c'è una figlia, Lèonine. E su di lei non aggiungo altro.
        Conosceremo persone che, nella vita di Violette, sono state un balsamo sulle ferite                 dell'anima, che l'hanno aiutata a non avvizzire dentro e a rinascere.

  • c'è la parte relativa a Irène, la madre di Julien; anche se le sue vicende sentimentali potrebbero sembrare collaterali ed estranee al vissuto di Violette, il racconto del suo amore proibito avrà la sua "utilità" per la protagonista.
  • c'è spazio per lo stesso Philippe.
L'uomo non "fa simpatia" per come tratta la moglie, per il suo maledetto narcisismo, che lo porta a mettersi sempre al centro e al di sopra di tutto e tutti, trascurando Violette, che l'ama sinceramente.
Ma anche dietro questo personaggio "negativo" c'è un vissuto: c'è un cuore, ci sono delle fragilità, una valanga di errori e di rimpianti, di scelte sbagliate, di paure, di tentativi di arrivare alla verità per cercare la causa di un dolore immenso, con la speranza di ottenere se non pace, almeno vendetta.

  • e ci sono altre piccole storie, che si soffermano su personaggi secondari ma che hanno la loro importanza nello sviluppo degli avvenimenti.

Cambiare l'acqua ai fiori è un romanzo denso, pieno di eventi, fatti, persone, relazioni, lacrime, dolore, tradimenti.
È un romanzo che viaggia sul doppio binario della vita e della morte, del passato e del presente, delle gioie e del dolore, della speranza e della disperazione, del tradimento e della fiducia.

Con una penna molto coinvolgente, incredibilmente scorrevole e intensa, evocativa, intrisa di pathos, capace di emozionare, di tenere il lettore incollato alle pagine, Perrin ha dato vita ad una trama ricca di sotto trame e ciascuna è appassionante, perché ci sfila sotto gli occhi una galleria di esseri umani piccoli, deboli, fallaci, egoisti, generosi, sprezzanti, umili, bugiardi, leali, pieni di amore, di passione, di risentimento, di paura, di cicatrici che non si chiuderanno mai. 
Qualcuno perderà la voglia e la motivazione a vivere, qualcun altro la conserverà o la ritroverà, e quale luogo più fortemente simbolico di un cimitero per riflettere su quanto la vita - imprevedibile, crudele, unica - possa togliere, donare, chiedere in cambio e restituire?

Il tratteggio dei personaggi (sia principali che secondari) è perfetto, esauriente e convincente; belle le citazioni che aprono ogni capitolo; i salti temporali e narrativi (da un personaggio all'altro) non solo non infastidiscono ma sono ciò che tiene viva l'attenzione del lettore, che beve e assimila avidamente ogni colpo di scena, che sente attaccata su di sé ogni emozione, che coltiva speranze e trattiene non poche lacrime.

Credo che dalle mie parole si capisca che ho amato questo romanzo, ascoltato dalla voce della brava Michela Cescon.

Consigliato a chi desidera una lettura emozionante e scritta molto bene.


Alcune citazioni

"Il mio presente è un dono del cielo. Me lo dico ogni mattina appena apro gli occhi.
Sono stata molto infelice, addirittura annientata, inesistente, svuotata. Sono stata come i miei vicini, ma in peggio. Le mie funzioni vitali continuavano, ma senza me dentro, senza la mia anima, che a quanto pare, a prescindere da che uno sia grasso o magro, alto o basso, giovane o vecchio, pesa ventuno grammi.
Ma siccome l’infelicità non mi è mai piaciuta ho deciso che non sarebbe durata. La sfortuna deve pur finire, prima o poi."

"È un lusso essere proprietari del proprio tempo, lo ritengo uno dei più grandi lussi che l’essere umano possa concedersi."

"C’è qualcosa di più forte della morte, ed è la presenza degli assenti nella memoria dei vivi."

"Perché si va verso certi libri come si va verso certe persone? Perché siamo attratti da determinate copertine come lo siamo da uno sguardo, da una voce che ci sembra conosciuta, già sentita, una voce che ci distoglie dal nostro percorso, ci fa alzare gli occhi, attira la nostra attenzione e cambierà forse il corso della nostra esistenza?"

"La mancanza, il dolore, l’impossibilità di sopportare possono far vivere e sentire cose che vanno al di là di ogni immaginazione. Quando qualcuno è andato, è andato. Tranne che nella mente di chi rimane, e la mente di un unico uomo è ben più grande dell’universo."

"Amore è conoscere qualcuno che ti dà notizie di te".

"In fondo i ricordi sono grandi vacanze, spiagge private."

"Perché il tempo che passa
Ci scruta e poi ci spezza
Perché non resti con me
Perché te ne vai
Perché la vita e le barche
Che vanno sull’acqua hanno le ali..."

«L’edera soffoca gli alberi, Violette, non dimenticare mai di tagliarla, mai. Appena i pensieri ti portano verso le tenebre prendi la cesoia e taglia via la tristezza».

"Sarai per sempre tutti i miei amori, il primo, il secondo, il decimo e l’ultimo. Sarai per sempre i miei ricordi più belli, le mie grandi speranze."

"Le foglie morte si raccolgono a palate, i ricordi e i rimpianti anche".

"Sento la tua voce in tutti i rumori del mondo".

"Se ogni volta che penso a te spuntasse un fiore, la terra sarebbe un immenso giardino".


domenica 8 dicembre 2024

CARAVAGGIO, TRA FILM E FUMETTO

 

Caravaggio è sicuramente uno degli artisti che più amo.

Tempo fa vidi il film con Scamarcio, L'ombra di Caravaggio, e lo apprezzai molto; ieri, invece, ho letto la bella graphic novel di Milo Manara, Caravaggio (Panini, 116 pp., LINK).


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Tanto il film quanto il fumetto ci raccontano di come Michelangelo Merisi, detto Caravaggio (1571-1610), fosse un genio dall'animo ribelle, e come questo suo essere fuori dal coro e dalle convenzioni si manifestasse nella vita e nella sua arte. 

Caravaggio era uno spirito inquieto, tormentato, e nelle sue meravigliose opere d'arte tirava fuori tanto i propri tormenti quanto la creatività esplosiva che lo caratterizzavano; egli amava dipingere scene, personaggi, azioni e sentimenti propri della vita reale, quotidiana, quella tipica della gente semplice - il popolo -, dei poveri, degli affamati, degli straccioni, delle prostitute e dei vagabondi.
E sceglieva questo tipo di persone come modelli da raffigurare, anche quando si trattava di soggetti sacri e di creare quadri ed opere grandiose su commissione da parte di figure religiose.

Chiaramente il suo modo di lavorare - sebbene gli venissero riconosciute da chiunque l'immensa bravura e l'unicità della sua arte - faceva storcere il naso a tanti, a cominciare dal papa, Paolo V; questi, nel film, ingaggia un agente segreto del Vaticano perché segua e controlli il pittore, denunciandone eventualmente la blasfemia.

Caravaggio era anche un uomo che si lasciava andare ai piaceri, alle bevute con gli amici, insomma, non conduceva un'esistenza morigerata, ma tutto questo non ha mai scalfito il suo genio, anzi, sembrava esserne, in un certo senso, il motore, l'anima.

Era anche una "testa calda", uno che non ci pensava due volte a farsi coinvolgere in litigi e baruffe, tanto da ritrovarsi spesso nei pasticci, restandone ferito, come quando si azzuffava con Ranuccio, un magnaccia violento e prepotente, dalle cui mani Michelangelo desiderava liberare la prostituta Anna (che gli fa da modella in diversi quadri).
Nel film, Scamarcio ben incarna questa personalità forte, questo modo di essere e di vivere "da
maledetto", da anima inquieta, sempre alla frenetica ricerca di stimoli e ispirazione, affascinante e scandalosa.

L'inclinazione a non tacere o essere indifferente davanti alle ingiustizie e il suo temperamento sanguigno lo portano a macchiarsi anche di omicidio, tanto da beccarsi una condanna a morte.

Se nel film ci si concentra (come il titolo stesso suggerisce) sull'investigatore - l’Ombra, interpretato da Louis Garrel - che lo segue ovunque, di nascosto, per coglierlo in fallo e poterlo far arrestare, Milo Manara, nei suoi splendidi disegni, ripercorre la vita e le opere di Michelangelo Merisi a partire dai suoi esordi fino alla sua rapida consacrazione come artista, per giungere alla sua tragica e prematura scomparsa. 

È evidente l'accuratissimo lavoro di ricerca, Milo Manara accompagna il lettore in una vera e propria visita guidata in cui possiamo ammirare moltissimi dei quadri di Caravaggio, che il fumettista ha riprodotto in modo magistrale, minuzioso: La vocazione di San Matteo, Morte della Vergine, Decollazione di San Giovanni Battista, David con la testa di Golia...

Leggere questa graphic novel è un emozionante viaggio attraverso le passioni, le pulsioni, i desideri e i demoni che hanno accompagnato la breve ma intensissima esistenza di un maestro del Rinascimento.

Consigliatissimo.

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