"Mi chiamo Czesława Kwoka, ho quattordici anni e sono nata nel paese di Wolka Zlojecka, di religione cattolica."
Czeslawa: Memoria di Auschwitz - Racconto sugli ultimi giorni di Czeslawa Kwoka è il breve e commovente racconto, scritto da Marco Costa, che ci fa
conoscere l'ultimo triste periodo della giovanissima vita di una ragazzina polacca morta nel campo di concentramento di Auschwitz, dove - solo lì - morirono un milione e mezzo di persone.Com'era la vita nei campi?
Czesława Kwoka fu una dei circa 230.000 bambini e ragazzi di età inferiore ai diciotto anni che furono deportati ad Auschwitz-Birkenau tra il 1940 e il 1945.
Più di 500.000 tedeschi si insediarono nella zona del Governatorato Generale; nel 1942–43, circa 100.000 civili polacchi - compresi 30.000 bambini - abitanti nella regione di Zamość, furono deportati; le famiglie vennero separate e inviate nei campi di concentramento o ai lavori forzati; in totale più di 20.000 furono i bambini spediti nel Reich perché considerati idonei alla "germanizzazione".
Dal 1939 al 1945 i tedeschi hanno ucciso tra 1,8 e 1,9 milioni di civili polacchi non Ebrei e almeno 3 milioni di cittadini polacchi Ebrei.*
Le giornate di Czeslawa e delle altre detenute erano contrassegnate da duro lavoro diviso in due turni, penuria di cibo (quell'odiosa, acquosa e disgustosa minestra di rape), freddo, stanchezza, la paura quotidiana nell'assistere ad esecuzioni sommarie da parte delle SS, che torturavano, picchiavano e uccidevano per divertimento, con una mostruosa leggerezza.
"...ci marchiano con un tatuaggio sul braccio, un numero che da quel momento in poi ci rappresenta e a cui dovremo rispondere. Un dolore che dura poco ma ti ustiona dentro. 26947 è il mio numero."
Czeslawa arriva ad Auschwitz con sua madre Katarzyna e mamma e figlia cercano, come possono, di trarre forza l'una dall'altra; la madre incoraggia la figlia a resistere, a cercare di non farsi notare da Kapò e soldati, a sopravvivere giorno dopo giorno.
Dovrà pur finire quest'inferno, no?
È un racconto corto ma, come potete immaginare, dolorosamente intenso, che riesce a trasportare, con l'immaginazione, il lettore in quel campo di lavoro: ci sembra di vedere quelle povere donne, magre, col volto scavato, mentre si stringono addosso gli stracci leggeri che coprono il loro corpo intirizzito; le vediamo farsi forza a vicenda, provare a sorridersi e a incoraggiarsi nonostante tutto.
Le ultime pagine stringono il cuore, come pure guardare le fotografie (fatte nel campo) che ritraggono Czeslawa e Katarzyna Kwoka, prigioniere innocenti e testimoni silenziose di una pagina della storia terribile e disumana.
I polacchi, considerati inferiori dai tedeschi, furono da essi perseguitati negli anni della seconda guerra mondiale.
L'obiettivo di Hitler era “germanizzare” la Polonia operando una pulizia etnica quindi sostituendo la popolazione polacca con coloni tedeschi.
Fatta eccezione per un numero limitato di polacchi da sfruttare come manodopera per i lavori fondamentali, il resto della popolazione doveva essere cacciato o eliminato.
Più di 500.000 tedeschi si insediarono nella zona del Governatorato Generale; nel 1942–43, circa 100.000 civili polacchi - compresi 30.000 bambini - abitanti nella regione di Zamość, furono deportati; le famiglie vennero separate e inviate nei campi di concentramento o ai lavori forzati; in totale più di 20.000 furono i bambini spediti nel Reich perché considerati idonei alla "germanizzazione".
Vedere questa foto è davvero atroce, quanta crudeltà! Il Male non è purtroppo svanito, ancor oggi alza la testa nei territori di guerra dove gravi emergenze umanitarie colpiscono la popolazione civile. Un abbraccio :)
RispondiEliminaè proprio così, purtroppo. Il cuore dell'uomo è pieno di voglia di fare il male :(
EliminaQuesta bambina, se è la medesima "incontrata" su un altro social è stata uccisa con una iniezione di acido di fenolo nel cuore. Aveva 14 anni ed è morta il 18 febbraio 1943.
RispondiEliminasinforosa
esattamente. E' lei <3
Elimina