venerdì 2 novembre 2018

Recensione: PERSUASIONE di Jane Austen (RC2018)



Una protagonista femminile che racchiude in sè dolcezza, mansuetudine, rispetto per il prossimo, senza essere scevra di forza morale, carattere e coerenza. Può non esserci un lieto fine per una donna così?

Con Persuasione si conclude il mio ciclo Jane Austen, che ha compreso la lettura dei suoi romanzi più importanti.



PERSUASIONE
di Jane Austen



Ed. Newton Compton
4.90 euro
224 pp
O. De Zordo (a cura)
trad. F. Fantaccini
La ventisettenne Anne Elliot è la protagonista di questo classico di Jane Austen del 1818, scritto poco prima dell'aggravarsi della malattia che la portò alla morte (fu pubblicato postumo dal fratello dell'autrice), in cui ancora una volta l'Autrice inglese ci lascia un ritratto della società a lei contemporanea tanto fedele quanto ironico e non privo di una buona dose di polemica antiaristocratica.

Anne è una giovane donna appartenente ad una ricca famiglia; suo padre, sir Walter Elliot, è un baronetto vanitoso e superbo, convinto del prestigio del proprio buon nome e tendente a guardare gli altri dall'alto in basso.
Ma, ahilui, il casato di per sè non è sufficiente a garantire un'esistenza agiata, e nell'anno 1814 le sorti della famiglia non navigano in buone acque, anzi: a causa di problemi finanziari, sir Walter si vede costretto ad affittare la propria dimora di famiglia al gentile e socievole ammiraglio Croft.
Ciò che desterà stupore e inquietudine nella dolce Anne è apprendere che la moglie dell'ammiraglio altri non è che la sorella di Frederick Wentworth.
Mai nome fu più in grado di provocare capriole incredibili nel cuore della nostra Miss Elliot!

Sì perchè Frederick non è uno sconosciuto: otto anni prima i due sono stati fidanzati, ma a quel tempo la giovanissima e appena diciannovenne Anne si era lasciata persuadere dai familiari e, ancor di più, dalla cara e stimata amica di famiglia Lady Russell, a rompere il fidanzamento col giovane
ufficiale di marina, ritenuto sì caro e gentile ma... non sufficientemente ricco e quindi degno di sposare una Elliot.

Sono dunque trascorsi diversi anni e, nel rivederlo, Anne deve ammettere a se stessa due cose: anzitutto che lui non riesce ad esserle indifferente e rivederlo, ascoltarne la voce, i discorsi, scorgere in volto quelle espressioni che lei conosce benissimo e che ha tanto amato, fa saltare un battito al suo agitato cuore; in secondo luogo, Anne si rende conto che troppa acqua è passata sotto i ponti di quell'amore giovanile e per il quale ella non ha avuto, a quel tempo, il coraggio e la forza di combattere, contrapponendosi all'autorità paterna e alla disapprovazione di colei che considera quasi una seconda mamma (le sorelle Elliot sono infatti orfane di madre, e la perdita della genitrice ha influito molto sulla formazione del carattere di Anne, che vorrebbe tanto poterle somigliare anche solo un po'). 

Ha senso emozionarsi tanto alla vista di Frederick?
No, non ne ha, ed Anne lo sa bene, anche perchè, nelle diverse occasioni in cui i due si ritrovano insieme (in compagnia di altra gente), lui pare volerla ignorare di proposito e, quando si sente in dovere di rivolgerle la parola, lo fa con distacco.

Possibile che per il giovane capitano - che in mare ha fatto fortuna, tanto da diventare ricco e stimato - ciò che c'è stato tra loro anni prima - e in nome del quale avrebbero voluto sposarsi... - non conti nulla?
Anne cerca di controllarsi e di razionalizzare: a lei va addebitata la responsabilità della fine della loro relazione, ragion per cui è comprensibile che lui non abbia un ricordo bellissimo di lei  e che ora si senta pronto a cercar moglie... Cosa potrebbe mai rinfacciargli Anne?

Anne non è una sciocca; ella è saggia, mite, dolce, paziente con tutti... e ne deve avere di pazienza con il borioso padre, la snob sorella maggiore (anch'ella nubile e per questo alla disperata ricerca di un buon partito) e la sciocchina sorella minore, Mary, l'unica ad essersi maritata.
Anne è circondata da persone per lo più  frivole, vanesie e vanitose; da uomini impegnati nelle attività tipicamente maschili (caccia, conversazioni riguardanti  la carriera...) e donne occupate in ricevimenti, balli. visite di cortesia e, perchè no?, pettegolezzi.

Anne è una silenziosa ed acuta osservatrice, che partecipa a questa vita il minimo indispensabile senza assimilarne lo spirito lezioso, i modi affettati e non sempre sinceri, i pregiudizi verso chi appartiene a una categoria sociale ritenuta inferiore, "non all'altezza", il pensiero fisso di accaparrarsi un buon fidanzato; sensibile, desiderosa di capire ciò che si cela dietro i comportamenti altrui, empatica e comprensiva, sembra non appartenere davvero al mondo da cui pure proviene e che,  attraverso i suoi occhi tranquilli, non possiamo non guardare con quella chiave ironica che è l'Autrice stessa a fornirci, ma senza mai invitarci a condannarlo aspramente.


"...Anne, con la sua raffinata intelligenza e la sua dolcezza, virtù che avrebbero dovuto collocarla molto più in alto nella stima di chiunque fosse dotato di giudizio, non era nessuno né per il padre né per la sorella. La sua parola non aveva alcun valore, le sue esigenze erano sempre considerate poco importanti; era soltanto Anne".

La povera Anne non è apprezzata dai suoi cari  (fa eccezione la saggia Lady Russell per la quale è come una figlia), è vista più come una presenza grigia e ininfluente, della cui disponibilità è lecito approfittare quando se ne ha bisogno, e lei stessa non ci tiene ad essere al centro dell'attenzione; del resto, dopo la rottura del fidanzamento con l'amato di allora, si è lasciata un po' trascurare e da fanciulla graziosa e piacente, è diventata una donna adulta non più al colpo del proprio splendore.

Ma come sempre accade nei romanzi della "zia Jane", anche qui il destino ha in mente qualche novità e, attraverso fraintendimenti, gite in comitiva, coppie di fidanzati vere o presunte, Anne potrebbe ritrovarsi a fare nuovamente i conti con i propri sentimenti, che non sono mai morti, per il capitano Wenthworth.
Ma egli..., prova ancora del rancore verso Anne? O, peggio ancora, lei non conta assolutamente più nulla per lui?
Attenta, signorina Elliot, le vivaci donzelle, pronte ad accalappiarsi il giovanotto venuto dal mare, non mancano mai, e forse questa potrebbe essere l'ultima vera occasione per seguire il cuore e provare ad essere felice!

Piacevole, sufficientemente scorrevole, Persuasione ci dà sì un ritratto vivace della società inglese di inizio Ottocento, ma non lo fa con pesantezza, esagerando con passaggi troppo descrittivi, lenti e che quindi potrebbero risultare noiosi; tutt'altro, l'ho letto gustandomi ogni momento, ogni scena descritta, i dialoghi, l'ingresso di volta in volta dei vari personaggi, lo sviluppo delle vicende - che sembrano prendere una piega ma poi... - e la stessa protagonista, che è sì dolce, mite, colta e accondiscendente ma senza essere una "smidollata" priva di personalità. Diciamo che Anne Elliot sa aspettare il momento giusto per agire!

Confesso che nella mia personalissima top ten delle eroine austeniame, Emma Woodhouse stravince, perchè è la più frizzante e la più imperfetta; si piazza bene anche Lizzie Bennett per la sua schiettezza e perspicacia, mentre all'ultimo scalino collocherei Fanny Price, che è la miss che mi ha convinta meno.

Consigliato a chi ama i classici della letteratura inglese e, in generale, a chi ama tuffarsi in un mondo distante da noi  nel tempo e nei costumi, che ci strappa qualche sorriso, fa sognare le lettrici più romantiche mentre fantasticano di balli, schermaglie amorose, equivoci che poi si risolvono per il meglio, il tutto sorseggiando una tazza di the fumante e apprezzando quella  penna leggera e intelligente propria della Austen, che ha saputo descriverci con efficacia e acume gli uomini e le donne del proprio tempo... che, a ben guardare, non sono poi così differenti da ciascuno di noi oggi nei sentimenti, nelle contraddizioni e nei desideri.




Reading Challenge
Obiettivo n.1
Un libro scritto più di 100 anni fa



Classici austeniani recensiti sul blog:

giovedì 1 novembre 2018

Recensione: L'ARMINUTA di Donatella Di Pietrantonio



L'intensa voce di Jasmine Trinca mi ha accompagnata in Abruzzo e fatto conoscere la storia di un'adolescente forte, intelligente, contesa tra due madri accomunate da un incosciente, e forse non del tutto volontario, egoismo che le ha rese incapaci di amare in modo giusto e adeguato questa figlia  ceduta e restituita.


L'ARMINUTA
di Donatella Di Pietrantonio


Einaudi Ed.
2017
Supercoralli
pp. 176
€ 17,50
Con L'Arminuta Donatella Di Pietrantonio è stata la vincitrice del Premio Campiello 2017.


«Ero l'Arminuta, la ritornata. Parlavo un'altra lingua e non sapevo piú a chi appartenere."


Non sappiamo il suo nome; non ci viene detto né all'inizio della storia, né viene pronunciato durante la narrazione, né tanto meno alla fine.
Per tutti, lettore compreso, la giovanissima protagonista è semplicemente "essa", l'Arminuta. La ritornata.

La sua è una storia di abbandoni e ritorni, di amore ricevuto, poi tolto e infine affidato alla freddezza di una famiglia che "è tua ma non ti appartiene davvero", perchè non la conosci, non ci sei cresciuta, non hai imparato a volerle bene, con i suoi membri non s'è mai stabilita alcuna intimità; è una storia che ci racconta della solitudine e del senso di inadeguatezza provato dalla protagonista a causa delle decisioni egoistiche e capricciose degli adulti, di queste sue due famiglie che l'hanno trattata come un pacco postale.

L'Arminuta ha tredici anni quando deve lasciare inspiegabilmente la casa in cui è cresciuta, la città in cui ha vissuto, le sue amiche, la scuola, le sue abitudini e soprattutto i suoi affettuosi genitori (in realtà, si tratta di parenti), per andarsene in un paese che non conosce, presso una famiglia che non ha mai visto... e abitarvi.
Ad accompagnarla è l'uomo che lei ha creduto fosse suo padre e che l'ha cresciuta, e che adesso, con estrema freddezza, le ordina di prendere la sua roba e di andare dalla sua vera madre, dal suo vero padre e dai suoi fratelli, che l'aspettano.
Incerta e con la valigia tra le mani, l'Arminuta entra in questa "nuova" casa (che nuova non è) e si ritrova al cospetto della sua vera mamma (colei che l'ha data alla luce), che però non ha verso di lei alcuno slancio di affetto; non c'è nessuna festa di benvenuto, nessun buon pranzetto ad attenderla, nè tanto meno "il padre" o i fratelli corrono ad abbracciarla.

La ragazza è smarrita, confusa, delusa...: ma chi sono questi selvaggi che s'avventano sul piatto come se non mangiassero da giorni e che mi ignorano...? E se proprio mi danno retta, è per deridermi, schernirmi o sottolineare che io con loro "non c'ho proprio nulla da spartire".

L'unica a darle retta - inizialmente perchè non ha altra scelta - è la sorella minore, di dieci anni, Adriana, con cui condividerà per diverso tempo il letto, dormendo "coccia e piedi", strette strette, in un guscio di intimità forzata ma, a lungo andare, consolante.

Col passare dei giorni, la nostra ragazza deve imparare diverse cose, per poter sopravvivere, resistere.
Deve accettare l'idea che i suoi (presunti) genitori l'hanno ceduta; perchè l'hanno fatto? E' colpa sua, ha commesso una cattiva ed imperdonabile azione? Si erano stufati di tenerla? O forse, la mamma s'è ammalata gravemente e mandarla via è il loro ultimo gesto d'amore, per evitarle la sofferenza di guardare la propria genitrice spegnersi pian piano.

Deve capire come funziona la vita in questa nuova famiglia (e anch'essa...,perché tredici anni prima l ha data via?) - che tanto nuova non è, visto che è quella in cui è nata -, come relazionarsi al padre assente ma, in certe occasioni, autoritario; con i fratelli strafottenti e famelici; con lei, cui ci si riferisce sempre e solo con l'appellativo "la madre", questa donna algida, distante, spesso rude, incapace di vere gentilezze, di una carezza, di un sorriso aperto e caloroso; una madre difficile da amare, da comprendere, da conoscere profondamente.

"Non l'ho mai chiamata, per anni. Da quando le sono stata restituita, la parola mamma si era annidata nella mia gola come un rospo che non è più saltato fuori".

Gli unici alleati sono la sorellina Adriana, vivace, solare, chiacchierona, testarda ma anche fedele, leale fino alla morte; e c'è Vincenzo, poco più grande dell'Arminuta: egli prende le sue difese, la tratta con maggiore gentilezza ma tra i due si instaura anche un rapporto a tratti ambiguo perché la guarda come fosse già una donna, ed in effetti lei sta sbocciando come un fiore pronto a dischiudersi e a mostrarsi in tutta la sua innocente e prorompente bellezza; il suo sguardo irrequieto, smaliziato, di chi vorrebbe osare qualcosa di proibito, la turbano e al contempo le fanno provare fremiti e brividi sconosciuti fino a quel momento, segnali inevitabili di un giovanissimo corpo che sta crescendo.

Ma purtroppo, in questa piccola casa buia, in cui si parla quasi sempre in dialetto, in cui si vive ai limiti della miseria, in cui scarseggiano gli spiccioli, in cui le manifestazione d'affetto sono una rarità, in cui l'Arminuta continua a sentirsi un pesce fuor d'acqua, un'eterna ospite poco gradita, sopportata e accettata con indifferente rassegnazione, entra la perdita, il dolore, il lutto, che con sè porta giorni di tristezza, di silenzi, di un nuovo e sofferto abbandono contro il quale proprio non puoi far nulla.
Se non continuare ad andare avanti.

Menomale che c'è Adriana, con cui la ragazza stringe un legame fortissimo, indissolubile, fatto di piccoli segreti e di alleanze che corroborano la "sorellanza"; in lei, l'Arminuta troverà sempre una complice, una confidente, un sostegno, anche quando le vicissitudini le allontaneranno per un po'.

Il fatto di vivere nella propria famiglia d'origine non soffoca in lei il pensiero della sua vecchia vita, quella in cui era vezzeggiata, amata, circondata da cose belle, dove c'era l'amica Patrizia; cosa fa, come vive l'altra madre (di cui ci vien detto il nome, Adalgisa)? L'ha dimenticata? E' ancora ammalata o forse è addirittura morta? Ma in tal caso, "la madre" vera non gliel'avrebbe detto?

Una serie di particolari le fanno capire, a lungo andare, che le cose non si sono verificate come lei aveva sospettato, e che forse questo suo ritorno a casa è stato più frutto di un atto egoistico che un sacrificio d'amore.

Intanto, però, nonostante i dubbi, le amarezze, la presa di coscienza che da quella madre sarà molto arduo ricevere apprezzamenti, la ragazza mostra tutta la sua resilienza impegnandosi a scuola, tirando fuori una mente brillante, un talento fuori dal comune per gli studi, che può garantirle un luminoso futuro; a sostenerla non c'è solo la frizzante Adriana, ma anche gli elogi e gli austeri ma sinceri incoraggiamenti dell'insegnante Perilli, che insisterà presso la famiglia affinché non impedisca alla figlia di proseguire negli studi (cosa che è successa invece a Vincenzo, che pure prometteva bene).
Proprio per questa ragione, una volta finite le medie, la ragazza lascia il paese per frequentare un buon liceo in città, andando a vivere in casa di una brava donna.

La ricerca della verità (dei perché) del suo ritorno alla famiglia d'origine però non l'abbandona mai, anzi è quasi una piccola ossessione che la spinge a continuare a cercare un contatto con Adalgisa che, lei intuisce, pare far di tutto per evitarla... Come mai? Ha forse qualcosa da nascondere?

"Eppure, in certe ore tristi, mi sentivo dimenticata, cadevo dai suoi pensieri, non c'era più ragione di esistere nel mondo. Ripetevo piano la parola mamma cento volte finché perdeva ogni senso ed era solo una ginnastica delle labbra. Restavo orfana di due madri viventi: una mi aveva ceduto con il suo latte ancora sulla lingua, l'altra mi aveva restituita a tredici anni. Ero figlia di separazioni, parentele false o taciute. Distanze. Non sapevo più da chi provenivo. In fondo, non lo so neanche adesso.".

In un paesino abruzzese poco conosciuto, ruvido, aspro e autentico, vive lei, la giovane Arminuta, e l'Autrice, con la sua narrazione molto fluida, realistica, schietta, potente e ammaliatrice, ci racconta una storia appassionante nella sua semplicità, che esprime delicatezza e forza allo stesso tempo, perchè se da una parte racconta una storia di abbandoni, di povertà, di difficoltà ad ambientarsi in un contesto da cui vieni ma che ti è estraneo, di maternità vissute con poca responsabilità e con poco "senso di cura", di ritorno alle proprie origini, dall'altra ha al centro una protagonista che resta nel cuore del lettore per la sua sensibilità, caparbietà, l'animo appassionato; una ragazzina la cui luce e bellezza neppure un contesto buio e triste e misero riesce a spegnere.

L'Arminuta l'ho ammirata perché non ha gradito essere trattata come un oggetto nelle mani di queste due madri che se la son passata come se niente fosse, e s'è fatta sentire, non accettando passivamente ciò che gli adulti avevano deciso al posto suo, ma alzando la propria voce, e non ho potuto non condividere la sua legittima pretesa di avere delle risposte alle proprie domande.
Pur essendo un'adolescente, la protagonista mi è apparsa più matura e coraggiosa di quegli adulti che avrebbero dovuto prendersi cura di lei, aiutarla a crescere e ad affermare la propria identità di persona ma che non si sono rivelati molto attenti in questo senso.


"Nel tempo ho perso anche quell'idea confusa di normalità e oggi davvero ignoro che luogo sia una madre. Mi manca come può mancare la salute, un riparo, una certezza. E' un vuoto persistente, che conosco ma non supero. Gira la testa a guardarci dentro. Un paesaggio desolato che di notte toglie il sonno e fabbrica incubi nel poco che lascia. La sola madre che non ho mai perduto è quella delle mie paure".


Ho amato questo romanzo, mi ha regalato molte emozioni, trovo abbia una intensità che tocca il cuore, e a questo giudizio favorevole ha contribuito anche la voce calda, profonda, malinconica e carezzevole della bravissima Jasmine Trinca.

Se dovessi trovare un difetto, l'unico neo sta nel finale, che mi ha lasciato una sensazione di sospensione, di qualcosa che si poteva ancora dire ma che è stato stoppato troppo bruscamente.
Però magari è un qualcosa che ho provato proprio perchè mi ero così lasciata trascinare dalla storia che non avrei voluto finisse (così presto).

La mia valutazione complessiva è comunque assolutamente positiva, lo consiglio con tutto il cuore.

mercoledì 31 ottobre 2018

Bilancio di letture di ottobre 2018 + Reading Challenge



Le mie letture di ottobre ^_-


Per la Reading Challenge, ho spuntato altri due obiettivi:


Reading Challenge
.

  • Obiettivo n.5. Un libro a scelta tra questiCiò che inferno non è (A. D'Avenia) - Dovremmo essere tutti femministi (C.N. Adichie) - Follia (P. McGrath) - Il porto proibito - La morte della Pizia (F. Durrenmat) - La signora delle camelie (A. Dumas) - Mio fratello rincorre i dinosauri (G. Mazzariol) - Quando siete felici fateci caso (K. Vonnegut) - Soli e perduti (E. Nievo) - Una vita come tante (H. Yanagihara). FOLLIA di Patrick McGrath (RECENSIONE): una passione morbosa, un amore impossibile è quello tra Stella e Edgar, lei moglie di uno psichiatra, lui un paziente "pazzo" che ha commesso un truce omicidio: cosa può scaturire da una relazione sbagliata e torbida? A raccontarcelo è lo psichiatra e narratore, il dottor Cleave.
  • Obiettivo n.12 - Rilettura di un libro letto durante l'infanzia: LA PICCOLA FADETTE di George Sand (RECENSIONE): un romanzo dalle atmosfere fiabesche, ambientato nella Francia rurale di fine Ottocento, che ci ricorda quanto spesso i pregiudizi contro chi è definito “diverso” ci possano impedire di conoscere ed apprezzare realmente il prossimo. 


Ed ecco gli altri libri letti nel mese di ottobre:


  • SO CHE UN GIORNO TORNERAI di Luca Bianchini (RECENSIONE): sullo sfondo di una suggestiva Trieste, città di frontiera dove la bora soffia implacabile, conosciamo Angela ed Emma, una mamma e una figlia; due donne che dovranno, negli anni, imparare a conoscersi e a volersi bene, andando oltre gli errori, le scelte incomprensibili, gli amori sbagliati che però, forse, in fondo in fondo, non lo sono poi mai del tutto...
  • SUICIDI AL SORGERE DEL SOLE di Antonio Infuso (RECENSIONE): un noir poliziesco vivace con al centro un ex-commissario di polizia intuitivo, ironico e dal fiuto che non perde un colpo quando si tratta di risolvere casi intricati.
  • DAKAR di Maurizio Castellani (RECENSIONE): simpatico, intuitivo, amante della buona cucina e delle belle donne, l'ex-commissario Vittorio Luschi, mentre soggiorna annoiato in quella che è la sua nuova "casa" - il Senegal -, viene coinvolto nella complessa soluzione di alcuni omicidi.
  • L'AMICO GENEROSO di Antonio Aschiarolo (RECENSIONE): una storia molto breve ma come sempre delicata e piacevole, incantevole nelle brevi descrizioni del paesaggio e sempre col suo insegnamento intriso di buoni sentimenti.
  • MISTERIOSA di E. Gnone (RECENSIONE): crescere è davvero una faccenda complicata! Lo sanno gli adulti, che ci son già passati, ma anche i bambini di Balicò (e non solo loro!); per fortuna, in loro aiuto c'è la dolce Olga di carta, con le sue bellissime storie.
MORIRE A VENTANNI


Le letture più belle? MISTERIOSA per avermi rammentato la bellezza dell'infanzia e la dolce fatica di crescere; SO CHE UN GIORNO TORNERAI per l'amore che muove le azioni, giuste e non, dei suoi personaggi.

Attualmente in lettura ma mi mancano poche pagine alla fine di ognuno, quindi a breve le recensioni:

- PERSUASIONE della Austen;
-  L'ARMINUTA di Donatella Di Pietrantonio;
- IL BAMBINO IN FAMIGLIA di Montessori;
- LA ZANZARA MUTA.

Per quanto riguarda i film, ho visto diverse cose interessanti, che vi segnalo e consiglio:
NAPOLI VELATA: il mistero legato a un omicidio efferato si fonde e confonde con un amore ossessivo che nasconde malesseri interiori, il tutto in una Napoli dalle atmosfere misteriose e ambigue. CONSIGLIATO? SI.
ALASKA: la storia di un legame travolgente e irriducibile che prova a resistere contro tutti e tutti. CONSIGLIATO? NI.
VALZER CON BASHIR: il racconto realistico, intenso e coinvolgente, del massacro di Sabra e Shatila, un episodio orrendo e disumano, accaduto in Libano negli anni '80. CONSIGLIATO? SI!!
SULLA MIA PELLE: gli ultimi dieci giorni di Stefano Cucchi, raccontati in modo sobrio e onesto. CONSIGLIATO? SI!!!
DOGMAN: il racconto crudo della feroce rivincita di un uomo pacifico e  mingherlino nei confronti di un uomo più grosso e violento di lui...; ispirato al fatto di cronaca efferato degli anni '80, il delitto del Canaro.  CONSIGLIATO? ASSOLUTAMENTE SI!
EUFORIA: Due fratelli - che più differenti, per carattere, ambizioni, stile di vita.., non potrebbero essere trovano in un fatto drammatico, come può essere un male incurabile, l'occasione per ritrovarsi e conoscersi davvero.. CONSIGLIATO? ASSOLUTAMENTE SI!




ADESSO TOCCA A VOI! ^_^
QUALI LETTURE VI HANNO COLPITO 
O NON VI SONO AFFATTO PIACIUTE
NEL MESE DI OTTOBRE?

lunedì 29 ottobre 2018

Recensione in anteprima: MISTERIOSA. di Elisabetta Gnone - la serie di Olga di carta


Crescere non è proprio una passeggiata e ogni bambino lo sa; lo sa anche la dolce Olga, la raccontastorie di Balicò, e la sua amica Mirina; lo sanno la vivace Misteriosa - protagonista di una delle storie della giovane Papel - e la sua amica Piccola, spesso spaventate da una realtà non sempre facile da capire e da affrontare.
Ma diventare adulti non vuol dire di certo abbandonare la fantasia, quanto piuttosto imparare ad apprezzarla senza dimenticare la realtà!


MISTERIOSA.
Le storie di Olga di carta (#3)
di Elisabetta Gnone


Salani Ed.
DAL 29 OTTOBRE
in libreria!!
A Balicò è arrivata Mirina, amica di Mimma; Mirina è una bimba un po’ capricciosa, si lamenta di tutto con facilità, ha paura di affrontare la minima difficoltà, anche a causa dei  continui divieti e avvertimenti degli apprensivi genitori, così che anche sedere semplicemente sull’erba diventa per lei un problema.
Quando le due amiche vanno alla fattoria Papel, Olga capisce che con Mirina ci vogliono pazienza e delicatezza, così prova ad assecondarne i dubbi e le paure, cercando con gentilezza di farle capire che non ha niente da temere, anche se si tratta di salire su per sentieri per raggiungere  la malga.

E per fare compagnia ai suoi cari amici durante la lunga passeggiata che li attende, Olga non esita a tirar fuori dalla sua testolina una storia appassionante e significativa, che terrà i suoi ascoltatori (piccoli ma anche i grandi, che si uniranno successivamente) attenti e curiosi.

Così una mattina, armati di zainetti e tanta voglia di camminare e soprattutto di ascoltare una nuova storia, Bruco, Mimma e Mirina partono per la passeggiata insieme alla loro speciale amica, che strada facendo inizia a raccontare di una bambina come loro, di cui ha appreso le vicende attraverso il suo diario: Misteriosa, una bimba intelligente e vivace che aveva una particolarità: tutti, ma proprio tutti, i vestiti che indossava (anche quelli cuciti su misura dalla sarta!!), le andavano sempre e inspiegabilmente larghissimi, tanto che lei ci si perdeva dentro!
Roba da far impazzire la famiglia, gli insegnanti… e ovviamente la sarta!

Eppure Misteriosa non sapeva che farci, e di certo non lo faceva di proposito: i maglioni, i pantaloni…, tutto era per lei troppo grande, nonostante la bimba crescesse normalmente, come i suoi coetanei.
Ma allora come mai aveva questo “problema”?
Beh, in effetti non era l’unica peculiarità di questa misteriosa bambina; un’altra era che… spariva sempre!
I genitori, i fratelli, tutti.. finivano sempre per perderla di vista e cominciavano a cercarla ovunque! Dove si nascondeva? Ma nei disegni e nei quadri ovviamente!

Eh sì, perché se c’era una cosa che amava fare era saltare nei disegni e, in generale, in ogni immagine che le piacesse: questi salti nella fantasia la divertivano tantissimo perché le permettevano di giocare e di allontanarsi per un po’ dalla realtà attorno a lei.
Ma saltare nei disegni era vietato e rischiavi di essere bocciato a scuola se ti scoprivano, per cui Misteriosa doveva star bene attenta a non farsi vedere!

“Non ho ben capito come si fa a entrare nei quadri”, disse Mirina. (…) “Si passa dall’entrata”, spiegò, “per entrare, e dall’uscita per uscire”.”Non è per niente chiaro” brontolò Mirina. “Parli come se ci fossero delle porte”.Ci sono”.“Davvero? Dove?”“Bisogna cercarle. Anzi, a dirla per bene, non bisognerebbe mai perderle di vista. Sono esattamente tra la realtà e la fantasia. Misteriosa le trovava sempre. Si rifugiava nella fantasia quando voleva prendersi una pausa dalla realtà, ma aveva sempre ben chiaro il confine tra l’una e l’altra”.

Un giorno, però, si ritrova a dover tirar fuori da un quadro un’amichetta, Piccola, più birichina di lei e che non perdeva occasione per fare questi salti di fantasia e far impazzire gli adulti che non riuscivano a trovarla da nessuna parte!

Intanto che la storia di Misteriosa procede, la piccola comitiva continua la camminata tra le lamentele di Mirina, per nulla abituata a un tale stretto contatto con la natura; anche lei, come Piccola, ha un problemino da risolvere: non vuol crescere, sembra voler restare sempre una bambina!
Ma il tempo trascorso con l’intelligente Bruco, la determinata Mimma e la comprensiva Olga, le saranno di grande aiuto per fare un passo in più e imparare tante cose nuove, in primis quella di non aver paura di qualsiasi cosa!

A unire maggiormente il piccolo gruppo ci pensa poi un avvenimento spiacevole: una pioggia torrenziale e una rovinosa frana che farà crollare una parte della montagna…!
Per fortuna, a tener compagnia e a rassicurare i cuori dei ragazzi - e di alcuni adulti che sopraggiungeranno più tardi - c’è lei, Olga di carta, che distrae tutti continuando a narrare le avventure di Misteriosa.
Riuscirà la bimba dai vestiti troppo larghi a convincere la testarda Piccola a non rintanarsi nei quadri per sfuggire alla realtà, ben sapendo che pure lei ha i suoi timori, che non di rado la spingono a fare un salto nella fantasia e buttarsi alle spalle, almeno temporaneamente, "il mondo vero"?

“Sarei riuscita a spiegarle che che il mondo a volte mi faceva paura e che mi vergognavo di ammetterlo (…)? Sarei riuscita a convincerla che quelle fughe mi aiutavano a vedere le cose con occhi nuovi, da una diversa prospettiva, a scoprire soluzioni che non immaginavo, a sognare di essere super e a crederci un pochino?”

È vero, non sempre è facile vivere nel mondo che ci circonda, che spesso ci spaventa, ci intimidisce, ci fa sentire inadeguati; quando abbiamo paura e ci sentiamo scoraggiati, rifugiarci nella fantasia sembra l’unica àncora di salvezza, ma…

“Non si può essere felici in un luogo dove si è costretti a stare per timore di affrontare quello che c’è fuori.”

Piccola nella storia di Olga e Mirina tra i suoi amici, impareranno che, anche se “crescere è una faccenda complicata”, è altresì un’esperienza bellissima, e che per diventare adulti non solo non bisogna dimenticare come si salta nella fantasia ma  soprattutto che è necessario restare un po’ bambini.
E ad imparare questa verità sono sia i piccoli che i grandi, che a loro volta devono cercare di aiutare i primi a crescere senza temere il mondo non rinunciando mai alla fantasia.


“Misteriosa”, terzo libro della serie su Olga di carta, è un romanzo che fa sorridere, intenerisce e fa riflettere con semplicità, narrandoci storie di bambini vispi, curiosi e intelligenti, coinvolti in bellissime avventure che permettono loro di conoscere meglio se stessi e chi li circonda, imparando ad affrontare ciò di cui spesso si ha un timore ingiustificato, dovuto al fatto di non conoscere ancora tante cose.

Elisabetta Gnone ci conquista ancora una volta con questa storia nella storia, tanto che ci sembra di essere lì nella malga, mentre fuori infuria la tempesta e, illuminati dalla luce del fuoco nel camino, ascoltiamo rapiti la voce della saggia e paziente Olga, che anche stavolta ha qualcosa da insegnarci, con naturalezza e genuinità, a prescindere dall'età, perchè non si smette mai di crescere, e se è vero che i bambini devono imparare ad affrontare il mondo, è pur vero che gli adulti devono ricordarsi di guardarlo con gli occhi innocenti e puri dei piccoli.

Deliziosa lettura, adatta davvero a tutti perchè "la giovinezza non ha età" (P. Picasso), pagine che si lasciano gustare parola per parola, trasportandoci in un luogo magico e fiabesco, a contatto con la natura e tra amici che non vorremmo dover lasciare mai.

Come posso non consigliarvi questa incantevole serie?

domenica 28 ottobre 2018

Recensione film: EUFORIA di Valeria Golino



Due fratelli - che più differenti, per carattere, ambizioni, stile di vita.., non potrebbero essere trovano in un fatto drammatico, come può essere un male incurabile, l'occasione per ritrovarsi e conoscersi davvero.


EUFORIA


ottobre 2018
Regia: Valeria Golino.
Casto: Riccardo Scamarcio, Valerio Mastandrea, Jasmine Trinca, Isabella Ferrari.


Matteo è un businessman di successo, è sicuro di sè,  spregiudicato, affascinante, sempre allegro e dinamico; sguazza nella bella vita, guadagna una barca di soldi, vive in un attico moderno e super arredato a Roma; trascorre le sue impegnatissime giornate tra il lavoro e i momenti goliardici con amici più matti di lui; narcisista fin nel midollo, si concede piaceri a più non posso, attraverso il sesso compulsivo e l'assunzione di droghe.

Quella di Matteo potrebbe sembrare, a un occhio superficiale, una vita spensierata, ricca di soddisfazioni, priva di problemi seri; uno come lui, di cosa si potrebbe mai lamentare?
E in effetti Matteo non si lamenta proprio, è cosciente di come non gli manchi nulla e tutto quello che vuole, ogni sfizio e desiderio, quando vuole, se lo toglie senza pensarci su.
Eppure dietro questa sorta di ottimismo, questa frenesia un po' folle, esagerata, sbattuta in faccia e vissuta senza freni e pudori, si cela un immenso vuoto interiore.

Scamarcio ha preso su di sè il personaggio di Matteo con convinzione, facendolo proprio, interpretandolo con tutta l'intensità e la passione di cui è capace, restituendoci il ritratto di un giovane uomo molto complesso, pieno di eccessi che però nascondono profondi limiti, una personalità ricca di sfaccettature e contraddizioni, che cerca di placare la propria irrequietezza, i propri dèmoni interiori  buttandosi a capofitto nella ricerca dei piaceri estremi, che sia attraverso il sesso promiscuo, sniffando polverina bianca o spendendo soldi come e quando vuole.

Matteo è un personaggio affascinante perchè, pur avendo delle caratteristiche di personalità e un modo di vivere che in diversi momenti possono costituire per lo spettatore un elemento di "disturbo" e addirittura infastidirlo, in realtà - a ben guardare - non si può far a meno di provare per lui simpatia, soprattutto quando lo vediamo interagire col fratello.

La sua esistenza esuberante e all'insegna di una felicità che non ha nulla di interiore ma solo l'ostentazione di un culto di se stesso, del denaro e della bella vita in senso materiale, viene in un certo qual modo "disturbata" da una brutta notizia, che manda Matteo - che pure potrebbe sembrare un superficiale - in crisi: suo fratello Ettore ha un tumore al cervello e le sue condizioni non sembrano far ben sperare...
Lui, però, ancora non lo sa. E Matteo è intenzionato a nasconderglielo.

Ettore è l'opposto esatto del fratello: insegnante di Scienze alle scuole medie, ha scelto di condurre una vita dimessa, tranquilla; vive ancora nella piccola città di provincia dove entrambi sono nati, è un tipo poco ambizioso, che non ha mai osato granchè nella sua vita; attualmente lui e la moglie (I. Ferrari) stanno attraversando una crisi matrimoniale...

Con la bravura che gli è propria, Mastandrea dà al "suo" Ettore un'aria grigia, triste, propria di chi è sull'orlo della depressione, di chi ha disimparato a gioire e a trovare un senso per vivere ogni giorno; da quando, poi, si è accorto di star poco bene (sa di avere un "problema alla testa", che gli provoca fitte, svenimenti e altri sintomi preoccupanti, ma non sa ancora di che si tratta) è diventato ancora più ombroso, taciturno, tende ad isolarsi e non sopporta la presenza (che lui giudica un po' invadente) della madre e della moglie (che si preoccupano della sua salute), e anche del figlioletto, limitandosi a trattar tutti con sufficienza e indossando una maschera di sarcasmo e cinismo dietro la quale si nasconde un uomo ormai disilluso e profondamente insoddisfatto.

Ettore e Matteo sono fratelli, sì, ma si conoscono molto poco; non hanno mai parlato davvero, non hanno condiviso mai grandi cose, essendo agli antipodi caratterialmente e per il personale modo di concepire la vita.
In realtà sono più affini di quanto possa apparire a un primo sguardo.

 La malattia, e lo spettro della morte che essa si porta dietro, diventano insospettabilmente l'occasione giusta per riavvicinarli, dando loro modo di trovarsi finalmente l'uno accanto all'altro, facendo i conti con una verità che fino a quel momento entrambi non avevano ammesso con loro stessi e che in fin dei conti è ciò che li accomuna: seppur per motivi opposti, sia Matteo che Ettore stanno rischiando di perdersi, il primo affogando in un'esistenza apparentemente piena ma sostanzialmente vacua, l'altro annaspando nella propria, depressa, frustrata, priva di stimoli.

Matteo prende con sè Ettore, offrendogli ospitalità così che possa sottoporsi alle cure giuste per quella che lui pensa si tratti di una semplice e benigna cisti, quando invece è un tumore inoperabile.
Matteo si ostina a voler nascondere la verità al fratello: non vuole che si scoraggi sapendo cos'ha realmente, perchè Ettore deve poter credere che la guarigione sia possibile, e se per farlo deve  riempirlo di bugie, pazienza, Matteo lo fa senza problemi, con la leggerezza che lo contraddistingue e con la innocente e quasi infantile presunzione da manipolatore inconsapevole che crede di poter controllare tutto, anche la malattia e la morte.

La convivenza sarà tutt'altro che facile e automatica e non mancheranno momenti di scontro, litigi, incomprensioni, con Matteo che rinfaccia ad Ettore di essere un fallito che non ha mai rischiato nella vita e Ettore che accusa il fratello di voler gestire la vita altrui perchè è un ricco che deve farsi "perdonare" la propria omosessualità.

Tra momenti più drammatici ed altri quasi comici, alternando un taglio narrativo da commedia che però resta sempre sobrio, discreto, intelligente e in grado di far sorridere lo spettatore, con uno drammatico che non è mai pietoso, melenso, Valeria Golino torna alla regia dopo "Miele", riproponendo un tema ad esso affine: la presenza della morte nella vita, che è poi qualcosa di estremamente "naturale", nel senso che - benchè aleggi attorno alla parola (e all'evento) morte qualcosa di cupo, pauroso, angosciante - essa è allo stesso tempo inevitabile tanto quanto il nascere e il vivere, è qualcosa cui proprio non possiamo sfuggire.

La Golino si riconferma un'ottima regista, sensibile, genuina, autentica, asciutta e diretta nello stile e al contempo capace di portare, con delicatezza e decisione insieme, lo spettatore a farsi delle domande su questioni importanti, senza necessariamente offrirgli alcuna "soluzione" o giudizio; come attorno a Miele non c'era l'ombra del giudizio morale circa il suo particolare lavoro e l'aspetto etico ad esso legato, così non ce n'è su Matteo e sulla sua joie de vivre decisamente sopra le righe.

Mi ha fatto tenerezza vedere come un uomo di successo e convinto di poter avere il mondo in mano o di poter ottenere ciò che vuole grazie ai soldi, faccia di tutto e si inventi le cose più strambe per far credere a quel fratello così diverso, che fino a quel momento era quasi un perfetto sconosciuto, che è tutto ok, che non è ancora finita, che c'è ancora la vita che lo aspetta.

In fondo, Matteo è meno "leggero" e superficiale di quanto sembri e forse prendersi cura del fratello è il suo piccolo riscatto da una vita frivola, e in questo, mi ripeto, Riccardo Scamarcio è stato eccellente nella sua interpretazione, permettendoci di entrare in empatia col suo non facile personaggio, che si fa amare pur non condividendo tutto di lui, anzi, forse il "bello" sta proprio qui; credo di non sbagliare sostenendo che è proprio lui, col suo effervescente Matteo, ad essere il motore trainante del film, in quanto concentra in sè complessità, contraddizioni, debolezze e punti di forza che gli conferiscono una grande efficacia e veridicità.

E' un film "al maschile", in quanto ci si concentra sul rapporto tra due fratelli, anche se le tre donne più importanti hanno comunque il proprio significativo ruolo, che sia la mamma, l'ex-moglie o l'amante.

Trovo sia davvero un film molto bello, girato e interpretato egregiamente, potente nelle tematiche e nella costruzione dei suoi due protagonisti, ma anche delicato nella scelta di come raccontare il tutto; non mancano scene intense e, soprattutto nel finale, emozionanti.


Curiosità: la Golino ha scelto questa parola, Euforia, come titolo per la propria opera, riferendosi a quella sensazione potente e pericolosa insieme che provano i subacquei quando si trovano a grandi profondità: si sentono pienamente liberi, felici. Ma proprio quando si affaccia in loro questa euforia, è arrivato il momento di risalire immediatamente, prima che sia troppo tardi.

sabato 27 ottobre 2018

Release Blitz "Vali ogni rischio" (Giovanna Roma)



Amici, poco tempo fa ho segnalato sul blog l'uscita del war romance di Giovanna Roma, "Vali ogni rischio", pubblicato il 24 ottobre 2018.


GRAFICA: Cora Graphics
PREZZO DIGITALE: € 2,99
PREZZO CARTACEO: € 13,75


GOODREADS ➜ https://bit.ly/2lhJZqi
BOOKTRAILER: https://bit.ly/2zoUEr4


Vi ricordo la trama: 

La notte in cui il Comandante dell’esercito è entrato in teatro, io ero su quel palco.
La più giovane tra le ballerine classiche, la più testarda tra le ragazze che lui avesse mai incontrato. La famiglia per la quale versava sangue era la finanziatrice della Compagnia, la stessa che decideva il nostro futuro. Ho fatto di tutto per coronare il mio sogno, spingendomi persino a stringere un accordo con quel vizioso di Stefàn Nazir.
Sono stata ingenua, lo ammetto. Avrei dovuto prestare più attenzione alla sua arroganza e meno all’oceano degli occhi. Ben presto il suo nome ha provocato un nodo allo stomaco e i colibrì in petto. Ora è impossibile prevedere le conseguenze.
Mi aveva avvertita di non conoscere sconfitta e io gli ho giurato battaglia. Nascondo più di quanto crede, e non mi fermerò finché non avrò raggiunto lo scopo.
Un accordo violato.
Una prigionia cospirata.
Una guerra imminente.
Quale sarà la sua prossima mossa?



-


In occasione del Release Blitz, condivido con voi un estratto.

ESTRATTO VALI OGNI RISCHIO


«Una vita per una vita, Julija. Tu hai salvato la mia e io la tua. Senza quella non balleresti neanche nell'ultima fila.»Allibita, boccheggio, lotto per mandare giù il magone in gola. «Sei matto. Tu non mi hai salvata. Ti sei ricoperto di gloria e adesso sei qui a fare la bella vita.» Il rancore distorce la mia voce.«Non ti è servito il mio aiuto, eh?» provoca maligno. «Ne sei certa,  principessa?» Incombe su di me, studiandomi con espressione arrogante, prima di sbirciare intorno. «Vivi proprio in un bel posto, lo sai? Caldo... sicuro...» Serro la mascella, pronta al suo prossimo attacco. «Si vede che ti sei impegnata per meritarlo. Sei fuggita alla fame, a una morte precoce. Non darlo per scontato, néil mio altruismo. Immola il tuo cuore al teatro, se preferisci, però ricorda che il tuo culo dipende dalla mia arma, quindi mi merito un altro pezzetto di te.»


CONTATTI & BIOGRAFIA:

INSTAGRAM: http://bit.ly/2hmUVDN
BLOG: http://giovannaroma.blogspot.it
FACEBOOK: https://bit.ly/2g2QyM3
GRUPPO FACEBOOK Giovanna Roma's News: https://bit.ly/2iqVzNb
PINTEREST: https://bit.ly/2MVuPm6
GOODREADS: https://bit.ly/2qlUKJl
TWITTER: @_GiovannaRoma_
GOOGLE+: https://bit.ly/2pjPhUT
CANALE YOUTUBE: https://bit.ly/2qiuUc1
PAGINA AMAZON: http://amzn.to/2jfQVBt


giovedì 25 ottobre 2018

Piccoli frammenti di... SO CHE UN GIORNO TORNERAI



Alcune brevi passaggi tratti dall'ultimo romanzo di Luca Bianchini, SO CHE UN GIORNO TORNERAI.


"L'amore fatale è così: dimentica il male e vive solo dell'attimo perfetto".

"Erano solo loro due, senza troppo da dirsi, solo con il piacere di stare insieme."


.
-


"Alla fine, ognuno di noi s'innamora di chi ci guarda per un attimo e poi ci sfugge per sempre".

"Tu con me sei come un pesce fuor d'acqua. Stai bene solo nel tuo mondo, fatto di pensieri, ricordi, dolori. E' quello il tuo mare (...) Vuoi sempre scappare, e ti auguro che prima o poi tu possa trovare la tua destinazione".

Segnalazione/recensione di L'AMICO GENEROSO, racconto contenuto nella raccolta "Il Novello Principe ed altri racconti" di Antonio Aschiarolo



Amici lettori, se amate i racconti fiabeschi ben scritti e capaci di scaldarvi un po' il cuore, non posso non consigliarvi la raccolta di racconti di Antonio Aschiarolo, "Il Novello Principe ed altri racconti", in cui sono presenti:





Ho avuto modo, come vedete voi stessi, di leggere altre favole di questo autore, lasciandomi incantare dai suoi mondi fiabeschi, dalle sue storie brevi ma significative e dai protagonisti sensibili e buoni.
E queste sono le caratteristiche anche dell'ultimo racconto della raccolta, L'AMICO GENEROSO.

-
In esso si narra di un merlo generoso, allegro, canterino, che ama portare aiuto e amicizia a quanti sono in difficoltà; la sua sembra una vera e propria missione, come se questo fosse lo scopo della propria esistenza.
A lui si affeziona un ragazzo, Benjamin, che a sua volta ama prendersi cura dell'amico volatile, lasciandogli briciole da mangiare, convinto che...

"Per realizzarsi nella vita, è necessario quantomeno dare una mano a chi vive nelle difficoltà”,

E pure il merlo, di cui gli altri animali della vallata ammirano la saggezza, sa bene come sia importante essere altruisti:

“...a far del bene ci si guadagna sempre, te lo assicuro. Non bisogna mai essere egoisti: si è ricchi solo per ciò che si dona, non per ciò che si ha”.

Se tutti, uomini e non, fossero come il merlo, sempre pronto ad andare in soccorso di chi è nei guai, il mondo sarebbe un posto migliore, e anche se purtroppo spesso proprio queste preziose creature possono venirci tolte da un momento all'altro, il profumo della loro bell'anima non smette di diffondersi e di portare gioia e serenità tutt'intorno.

E' una storia molto breve ma come sempre delicata e piacevole, incantevole nelle brevi descrizioni del paesaggio e sempre col suo insegnamento intriso di buoni sentimenti.

Vi segnalo inoltre che "La rinascita di Hans" (RECENSIONE) è edito dalla casa editrice Lfa Publisher.

mercoledì 24 ottobre 2018

Segnalazioni editoriali (Kimerik editore - Lettere Animate)



Cari lettori, ho alcune segnalazioni editoriali da condividere con voi!
Parto da un romanzo in cui tre esistenze, solo apparentemente distanti, si intrecciano ineludibilmente nell’ultimo romanzo dell’autore ligure, ma friulano d’adozione, Giovanni Margarone.



LE OMBRE DELLE VERITA' SVELATE
di Giovanni Margarone


kimerik Editore
416 pp
28 euro
Gianni è un pittore siciliano che vive le inquietudini della sua condizione di orfano. Tale stato di abbandono si protrae nei rapporti umani, che si susseguono in un intenso crescendo emozionale che vedrà presso uno studio notarile di Cuneo il suo epilogo. 
Luigi è un militare piemontese che durante la Seconda guerra mondiale combatte nella Sicilia occupata dagli Alleati e durante le vicissitudini belliche, a seguito di un ferimento, trova riparo da una famiglia nei pressi di Caltagirone. 
Dopo un travolgente, ma sotterraneo, rapporto passionale con Maria, Luigi torna nel suo Piemonte. 
In questa nuova vita emerge il suo reale carattere spregiudicato. 
Costanza è una donna friulana molto legata ai suoi genitori e in particolare al padre Ermete, ma all’improvviso il terremoto del 1976 cambierà la sua vita. 
Su tali esistenze si proietterà un’ombra inattesa densa di tensione emotiva e mistero.

L'autore.
Giovanni Margarone è nato nel 1965 ad Alessandria, da padre siciliano e madre ligure, ha vissuto in Liguria fino a ventun anni. Quando lascia la sua terra per andare in Friuli, per motivi di lavoro, è il 1986. È sempre stato un lettore assiduo, cultore altresì di filosofia e musica. La scrittura e la musica, in particolare, sono state, sin da quando era ragazzo, le sue vocazioni naturali; si nota nell’autore una spiccata attenzione verso la letteratura ottocentesca russa, francese e tedesca (in particolare Dostoevskij, Flaubert, Proust, Goethe, Gogol, Tolstoj, Bulgakov, Prévost, Balzac...); senza dimenticare i riferimenti al Novecento italiano, nelle figure, fra gli altri, di Pirandello, Svevo, Cassola, Calvino, Cesare Pavese e Umberto Eco. Nel 2011 aveva creato un blog dal quale aveva tratto spunti per il saggio Oltre l’orizzonte pubblicato nel 2013. Soddisfatto di quel lavoro, ha finora scritto e pubblicato quattro romanzi.




SEMPRE UN PASSO DIETRO A TE
di Monica Ongaro


Kimerik Editore
80 pp
12.60 euro
Una storia che dovrebbe essere d’esempio per tutte le donne che soffrono a causa delle scelte fatte a volte con troppa leggerezza; donne che si affidano, per amore, a uomini che non le rispettano fino in fondo. 
Una storia, quella di Patrizia, che purtroppo è oggi di grande attualità e che può essere uno strumento importante per prendere consapevolezza di un problema e trovarne la soluzione. 
Perché una donna, con le decisioni adeguate e le occasioni giuste, è capace di qualsiasi cosa. 
L’importante è avere il coraggio e la forza di andare oltre, nonostante tutto e tutti. 

L'autrice.
Monica Ongaro nasce il 10 gennaio 1968 a Sondrio, in Valtellina (Lombardia). Già in tenera età dimostra il suo lato estroso, partecipando a competizioni scolastiche di novelle e poesie; e disegnando e scrivendo nel tempo libero. Terminati gli studi inizia la sua carriera presso un istituto bancario che, dopo quindici anni, decide di abbandonare, trasferendosi nella vicina città di Morbegno, dove deciderà di dedicarsi ai due figli ed ai sette cani. Qui, libera da ogni impegno lavorativo e spronata dalla figlia Alessandra, riprende la sua antica passione, ricominciando a scrivere e concentrandosi sui racconti per bambini. L’Autrice ripercorre così il periodo in cui si inventava fiabe della buonanotte per allietare le sere dei giovani figli.


Il 24/10/2018, in occasione del quarto anniversario della sua prima uscita, Lettere Animate Editore pubblicherà la nuova edizione di “A un passo dalla vita”, il cupo noir con cui Thomas Melis esordì nel 2014.
Dopo la pubblicazione di “Nessuno è intoccabile”, seconda opera di Thomas Melis uscita per la Butterfly di Reggio Emilia, l’editore pugliese Lettere Animate ripropone ai lettori il romanzo con cui l’autore sardo si fece conoscere nell’ottobre del 2014.


A UN PASSO DALLA VITA
di Thomas Melis



Lettere Animate


L’opera di Melis è un noir/hard boiled dalle tinte fosche, ricco di colpi di scena, che ambisce a mettere in luce i drammi e le contraddizioni della cosiddetta “generazione perduta” attraverso la storia di un gruppo di giovani, nati negli anni ’80, decisi a scalare le gerarchie del mondo criminale di Firenze.
In una parabola incentrata sul narcotraffico e sul crimine organizzato, il romanzo racconta dei drammi di una generazione in balia delle proprie debolezze e dei propri vizi, imprigionata dentro un sistema socioeconomico che si è ribellato ai propri creatori, illusa dalle bugie attraverso cui una televisione grottesca l'ha cresciuta. 
Una storia di ingiustizie, tradimenti, amicizie e amori forti ma drammaticamente condannati.

L'autore.
Thomas Melis è nato a Tortolì, in Sardegna, nel 1980. Ha studiato presso le Università di Firenze e Bologna concludendo il suo percorso accademico nell’anno 2008. Nella vita si è occupato di progettazione su fondi comunitari e consulenza aziendale. Ha scritto per diverse riviste on line, dedicandosi ad analisi di politica interna e degli scenari internazionali. Attualmente gestisce un’attività commerciale, lavora come copywriter, crea contenuti per aziende attive sul web e, dal 2017, collabora con il sito di critica letteraria MilanoNera. La prima edizione di "A un passo dalla vita”, romanzo d'esordio, è stata pubblicata da Lettere Animate nel 2014, seguita l’anno successivo dallo spin off "Platino Blindato". Nell’aprile del 2018 è uscito “Nessuno è intoccabile”, il suo secondo romanzo, e a ottobre la nuova edizione di “A un passo dalla vita”.

martedì 23 ottobre 2018

Recensione: SO CHE UN GIORNO TORNERAI di Luca Bianchini



Sullo sfondo di una suggestiva Trieste, città di frontiera dove la bora soffia implacabile, conosciamo Angela ed Emma, una mamma e una figlia; due donne che dovranno, negli anni, imparare a conoscersi e a volersi bene, andando oltre gli errori, le scelte incomprensibili, gli amori sbagliati che però, forse, in fondo in fondo, non lo sono poi mai del tutto...



SO CHE UN GIORNO TORNERAI
di Luca Bianchini




Ed. Mondadori
260 pp
18 euro
2018
Tutto ha inizio una mattina di dicembre di fine Anni '60: in una stanza d'ospedale la giovanissima Angela è appena diventata mamma, ma quello che solitamente è un evento atteso con gioia, per lei è l'apoteosi dell'incertezza e della paura.
La felicità e il futuro suo e della creatura innocente appena nata dipendono dal sesso del nascituro: Angela è convinta che se sarà maschio, il padre del piccolo - l'uomo di cui lei è innamorata - lo riconoscerà; del resto, l'ha promesso: "Se è maschio, gli do il mio cognome".
E Pasquale è un uomo del sud, sicuramente manterrà la parola... O no? 
La ragazza non ne è poi tanto convinta, ma intanto spera, fino alla fine e con tutta se stessa, che non sia femmina...
E invece... è proprio una bella femminuccia!
Spiazzata, Angela non sa che nome darle, visto che lei aveva pensato solo al nome maschile (Giorgio); in suo aiuto giunge un'infermiera, che le propone il nome di Emma.
Ed Emma sia!
Angela Pipan è una ventenne per nulla pronta a diventare madre; la sua relazione con Pasquale è stata piena di passione, momenti felici, e lei era convinta che lui l'amasse..., fino a quando non ha scoperto che l'uomo era già sposato e non aveva alcuna intenzione di lasciare la moglie per stare con lei.
Con l'arrivo poi di una bambina, ogni speranza di ottenere un minimo di assunzione di responsabilità crolla miseramente.
Bionda, esuberante, capace di attirare gli sguardi di tutti su di sè, desiderosa di divertirsi insieme al fratello preferito - il bellissimo Riccardo, playboy incallito -, Angela si dimostra da subito insofferente ad adempiere il proprio ruolo di madre, e tutti nella sua numerosa e allegra famiglia se ne accorgono.

I Pipan sono capitanati da un simpaticissimo padre/nonno che rimpiange il dominio austriaco, da una mamma/nonna che prepara deliziose zuppe e dai quattro zii, tutti diversi gli uni dagli altri: il serio Primo, Riccardo lo sciupafemmine, e i due gemelli diversi che si alternano a fare da baby sitter a Emma (il Biondo e il Coccolo).
Ognuno cerca di dare alla neomamma il sostegno di cui ha bisogno, non giudicandola ma dimostrandole affetto e comprensione, e soprattutto circondando immediatamente la piccola Emma di ogni attenzione.
Purtroppo l'incapacità di Angela di prendersi cura di sua figlia, e la paura di farlo male, la spingono a fuggire da Trieste; a offrirle la palla al balzo ci pensa un giovanotto conosciuto una sera che è andata a ballare con Riccardo, Ferruccio, un bravo ragazzo, paziente, invaghito di Angela e ammaliato dalla sua bellezza e da quel modo di essere sfuggente, triste, malinconico..., come di chi guarda sempre al passato, rimpiangendo qualcosa che avrebbe desiderato ci fosse ma che non è accaduto...

E così, speranzosa di rifarsi una vita lontana da via della Bora (l'affollata casa dei Pipan), la confusa Angela segue Ferruccio a Bassano, andando a vivere con lui, sposandolo dopo un po', trovando lavoro e una sola amica (Gilda) e decidendo di stabilirsi lì.
Senza Emma.

Sì, perchè Angela proprio non ce la fa a far da mamma a quella piccolina che avrebbe dovuto chiamarsi Giorgio e fare da collante tra lei e il suo grande amore Pasquale, il commerciante di jeans proveniente dalla Calabria, che però - a dispetto delle belle parole d'amore dette nei momenti di intimità - si è rivelato un immaturo, incapace di prendersi le proprie responsabilità.

Emma le ricorda troppo quest'amore finito, e poi lei, Angela, non si sente in grado di amare sua figlia come dovrebbe....; "sicuramente starà meglio con i Pipan", si dice per convincersi che abbandonare la piccola sia la cosa migliore, ed infatti nonni e zii tirano su un'Emma coccolata e vezzeggiata..., che  viene su convinta che se diventerà maschio, sua madre tornerà da Bassano e l'amerà.

Negli anni, Angela si reca sporadicamente a trovare Emma come una comune parente in visita, senza riuscire più di tanto a instaurare un rapporto intimo con lei, restando, in un certo senso, sempre quell'adolescente smarrita di fronte a pesi troppo grandi da portare.
La nostalgia e il rimpianto di quello che per lei era il grande amore della sua vita la tormenterà per anni, impedendole di essere una madre presente per Emma e una moglie affettuosa per il buon Ferruccio.

E quel filo con Pasquale non si interromperà mai davvero, soprattutto grazie ad Emma stessa che, crescendo, deciderà di mettersi sulle tracce di suo padre, e per lui questa sarà l'occasione per rivedere Angela, che non ha mai dimenticato.

Si può ricucire un amore strappato dai venti impetuosi del tempo che passa inesorabile, o forse quello tra Pasquale ed Angela è un sentimento che può resistere agli anni, alla distanza, agli errori...?
A volte rischiamo di perdere il bello che è attorno a noi e che la vita ci dona e ci mette accanto, per inseguire chimere e sogni che vivono nella nostra testa ma che, a ben guardare, non hanno le basi per diventare realtà...

Intanto, oltre a seguire Angela a Bassano, seguiamo anche la bella Emma a Trieste, il suo rapporto meraviglioso con i nonni e gli zii (in primis zio Riccardo, che la capisce come nessun altro; d'altronde anche con Angela è così, fratello e sorella avranno sempre un legame speciale), quello conflittuale con una madre più assente che presente, una figura desiderata, sognata ma anche tanto sfuggente.

Emma cresce, diventa una signorina molto carina, vivace, atletica, schietta, che si fa voler bene con poco per la sua spontaneità; è un tipo forte, sa badare a se stessa ed è determinata:

"Lei era una guerriera che ce l'aveva sempre fatta da sola. Senza padre, senza madre (...). Aveva solo il suo cuore e due ali che chissà chi gliele aveva messe".

Anche lei farà le sue scelte (non sempre azzeccatissime), avrà i suoi amori un po' strambi, e la vedremo crescere, maturare e il suo carattere formarsi in fretta, tanto da dimostrarsi, in diverse circostanze, anche più saggia e razionale di sua madre, di quella madre biondissima e affascinante, rimasta in fondo al cuore un'eterna adolescente innamorata.

Angela ed Emma riusciranno, col tempo, a conoscersi davvero, a costruire un sincero rapporto madre-figlia, fatto di momenti  condivisi e indimenticabili, di confidenze, di comprensione e complicità?

"So che un giorno tornerai" ci parla di amori nati e mai finiti veramente, di innamorati che si perdono, si rincorrono per poi forse perdersi ancora o magari per ritrovarsi con nuove e differenti certezze; ci parla di donne alla ricerca di felicità, di verità, conquiste tutt'altro che semplici da ottenere; ci parla di quanto sia bello e prezioso avere una famiglia che ti sostiene ed è sempre pronta ad accoglierti, qualunque cosa tu decida di fare, anche se non ti fai vedere per anni e a un certo punto, senza avviso, decidi di tornare; ci parla di madri timorose e non perfette..., che sentono di dover prima crescere loro per poter adempiere al proprio ruolo come si deve; ci parla di figlie che la vita "costringe" a crescere in fretta, insegnando ad affrontare i venti e le tempeste a testa alta e con le spalle dritte. 

Luca Bianchini è tornato con un romanzo che sa di buono, che ti fa sorridere per i suoi personaggi buffi e particolari (come nonno Pipan - adorabile!), semplici e complessi allo stesso tempo, ti intenerisce e ti fa commuovere perchè al centro ci sono i sentimenti, le persone, con il loro cuore pieno di contraddizioni, di "vorrei ma non so se ce la faccio...", pieno di paure, di speranze, di cose non dette, di rimpianti...; ci sono uomini e donne che non sempre fanno le scelte giuste - quelle che "andrebbero fatte" -, eppure non c'è l'ombra del giudizio severo su di essi, e così anche il lettore è spinto a seguire lo sviluppo delle vicende e  le azioni di tutti senza moralismi, ma accettando il dato di fatto che fa parte della vita sbagliare, desiderare di tornare indietro e non poterlo fare, rincorrere (inutilmente?) un amore folle, non apprezzare chi diamo per scontato...

Questo libro mi ha convinta e mi ha conquistata perchè ancora una volta l'Autore dimostra sensibilità e delicatezza nel costruire protagoniste femminili che racchiudono una sorta di innocente purezza, di incredibile forza nonostante le tante mancanze, circondandole di personaggi simpatici, e ciascuno ha il suo perchè e il suo senso nella storia; mi è piaciuto, tra le altre cose, lo sfondo di questa Trieste che è come "una grande mamma", capace di abbracciarti e di consolarti.

Delicatamente ironico, fluido e scorrevole nello stile, dolcemente malinconico nell'atmosfera che lo pervade di pagina in pagina, l'ultimo romanzo di Bianchini per me è promosso a pieni voti, perchè è profondo nella sua semplicità e sa emozionare raccontando storie che spesso non sono poi così lontane da noi.


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