Sullo sfondo di una suggestiva Trieste, città di frontiera dove la bora soffia implacabile, conosciamo Angela ed Emma, una mamma e una figlia; due donne che dovranno, negli anni, imparare a conoscersi e a volersi bene, andando oltre gli errori, le scelte incomprensibili, gli amori sbagliati che però, forse, in fondo in fondo, non lo sono poi mai del tutto...
SO CHE UN GIORNO TORNERAI
di Luca Bianchini
Ed. Mondadori 260 pp 18 euro 2018 |
La felicità e il futuro suo e della creatura innocente appena nata dipendono dal sesso del nascituro: Angela è convinta che se sarà maschio, il padre del piccolo - l'uomo di cui lei è innamorata - lo riconoscerà; del resto, l'ha promesso: "Se è maschio, gli do il mio cognome".
E Pasquale è un uomo del sud, sicuramente manterrà la parola... O no?
La ragazza non ne è poi tanto convinta, ma intanto spera, fino alla fine e con tutta se stessa, che non sia femmina...
E invece... è proprio una bella femminuccia!
Spiazzata, Angela non sa che nome darle, visto che lei aveva pensato solo al nome maschile (Giorgio); in suo aiuto giunge un'infermiera, che le propone il nome di Emma.
Ed Emma sia!
Angela Pipan è una ventenne per nulla pronta a diventare madre; la sua relazione con Pasquale è stata piena di passione, momenti felici, e lei era convinta che lui l'amasse..., fino a quando non ha scoperto che l'uomo era già sposato e non aveva alcuna intenzione di lasciare la moglie per stare con lei.
Con l'arrivo poi di una bambina, ogni speranza di ottenere un minimo di assunzione di responsabilità crolla miseramente.
Bionda, esuberante, capace di attirare gli sguardi di tutti su di sè, desiderosa di divertirsi insieme al fratello preferito - il bellissimo Riccardo, playboy incallito -, Angela si dimostra da subito insofferente ad adempiere il proprio ruolo di madre, e tutti nella sua numerosa e allegra famiglia se ne accorgono.
Ognuno cerca di dare alla neomamma il sostegno di cui ha bisogno, non giudicandola ma dimostrandole affetto e comprensione, e soprattutto circondando immediatamente la piccola Emma di ogni attenzione.
Purtroppo l'incapacità di Angela di prendersi cura di sua figlia, e la paura di farlo male, la spingono a fuggire da Trieste; a offrirle la palla al balzo ci pensa un giovanotto conosciuto una sera che è andata a ballare con Riccardo, Ferruccio, un bravo ragazzo, paziente, invaghito di Angela e ammaliato dalla sua bellezza e da quel modo di essere sfuggente, triste, malinconico..., come di chi guarda sempre al passato, rimpiangendo qualcosa che avrebbe desiderato ci fosse ma che non è accaduto...
E così, speranzosa di rifarsi una vita lontana da via della Bora (l'affollata casa dei Pipan), la confusa Angela segue Ferruccio a Bassano, andando a vivere con lui, sposandolo dopo un po', trovando lavoro e una sola amica (Gilda) e decidendo di stabilirsi lì.
Senza Emma.
Sì, perchè Angela proprio non ce la fa a far da mamma a quella piccolina che avrebbe dovuto chiamarsi Giorgio e fare da collante tra lei e il suo grande amore Pasquale, il commerciante di jeans proveniente dalla Calabria, che però - a dispetto delle belle parole d'amore dette nei momenti di intimità - si è rivelato un immaturo, incapace di prendersi le proprie responsabilità.
Emma le ricorda troppo quest'amore finito, e poi lei, Angela, non si sente in grado di amare sua figlia come dovrebbe....; "sicuramente starà meglio con i Pipan", si dice per convincersi che abbandonare la piccola sia la cosa migliore, ed infatti nonni e zii tirano su un'Emma coccolata e vezzeggiata..., che viene su convinta che se diventerà maschio, sua madre tornerà da Bassano e l'amerà.
Negli anni, Angela si reca sporadicamente a trovare Emma come una comune parente in visita, senza riuscire più di tanto a instaurare un rapporto intimo con lei, restando, in un certo senso, sempre quell'adolescente smarrita di fronte a pesi troppo grandi da portare.
La nostalgia e il rimpianto di quello che per lei era il grande amore della sua vita la tormenterà per anni, impedendole di essere una madre presente per Emma e una moglie affettuosa per il buon Ferruccio.
E quel filo con Pasquale non si interromperà mai davvero, soprattutto grazie ad Emma stessa che, crescendo, deciderà di mettersi sulle tracce di suo padre, e per lui questa sarà l'occasione per rivedere Angela, che non ha mai dimenticato.
Si può ricucire un amore strappato dai venti impetuosi del tempo che passa inesorabile, o forse quello tra Pasquale ed Angela è un sentimento che può resistere agli anni, alla distanza, agli errori...?
A volte rischiamo di perdere il bello che è attorno a noi e che la vita ci dona e ci mette accanto, per inseguire chimere e sogni che vivono nella nostra testa ma che, a ben guardare, non hanno le basi per diventare realtà...
Intanto, oltre a seguire Angela a Bassano, seguiamo anche la bella Emma a Trieste, il suo rapporto meraviglioso con i nonni e gli zii (in primis zio Riccardo, che la capisce come nessun altro; d'altronde anche con Angela è così, fratello e sorella avranno sempre un legame speciale), quello conflittuale con una madre più assente che presente, una figura desiderata, sognata ma anche tanto sfuggente.
Emma cresce, diventa una signorina molto carina, vivace, atletica, schietta, che si fa voler bene con poco per la sua spontaneità; è un tipo forte, sa badare a se stessa ed è determinata:
"Lei era una guerriera che ce l'aveva sempre fatta da sola. Senza padre, senza madre (...). Aveva solo il suo cuore e due ali che chissà chi gliele aveva messe".
Anche lei farà le sue scelte (non sempre azzeccatissime), avrà i suoi amori un po' strambi, e la vedremo crescere, maturare e il suo carattere formarsi in fretta, tanto da dimostrarsi, in diverse circostanze, anche più saggia e razionale di sua madre, di quella madre biondissima e affascinante, rimasta in fondo al cuore un'eterna adolescente innamorata.
Angela ed Emma riusciranno, col tempo, a conoscersi davvero, a costruire un sincero rapporto madre-figlia, fatto di momenti condivisi e indimenticabili, di confidenze, di comprensione e complicità?
"So che un giorno tornerai" ci parla di amori nati e mai finiti veramente, di innamorati che si perdono, si rincorrono per poi forse perdersi ancora o magari per ritrovarsi con nuove e differenti certezze; ci parla di donne alla ricerca di felicità, di verità, conquiste tutt'altro che semplici da ottenere; ci parla di quanto sia bello e prezioso avere una famiglia che ti sostiene ed è sempre pronta ad accoglierti, qualunque cosa tu decida di fare, anche se non ti fai vedere per anni e a un certo punto, senza avviso, decidi di tornare; ci parla di madri timorose e non perfette..., che sentono di dover prima crescere loro per poter adempiere al proprio ruolo come si deve; ci parla di figlie che la vita "costringe" a crescere in fretta, insegnando ad affrontare i venti e le tempeste a testa alta e con le spalle dritte.
Luca Bianchini è tornato con un romanzo che sa di buono, che ti fa sorridere per i suoi personaggi buffi e particolari (come nonno Pipan - adorabile!), semplici e complessi allo stesso tempo, ti intenerisce e ti fa commuovere perchè al centro ci sono i sentimenti, le persone, con il loro cuore pieno di contraddizioni, di "vorrei ma non so se ce la faccio...", pieno di paure, di speranze, di cose non dette, di rimpianti...; ci sono uomini e donne che non sempre fanno le scelte giuste - quelle che "andrebbero fatte" -, eppure non c'è l'ombra del giudizio severo su di essi, e così anche il lettore è spinto a seguire lo sviluppo delle vicende e le azioni di tutti senza moralismi, ma accettando il dato di fatto che fa parte della vita sbagliare, desiderare di tornare indietro e non poterlo fare, rincorrere (inutilmente?) un amore folle, non apprezzare chi diamo per scontato...
Questo libro mi ha convinta e mi ha conquistata perchè ancora una volta l'Autore dimostra sensibilità e delicatezza nel costruire protagoniste femminili che racchiudono una sorta di innocente purezza, di incredibile forza nonostante le tante mancanze, circondandole di personaggi simpatici, e ciascuno ha il suo perchè e il suo senso nella storia; mi è piaciuto, tra le altre cose, lo sfondo di questa Trieste che è come "una grande mamma", capace di abbracciarti e di consolarti.
Delicatamente ironico, fluido e scorrevole nello stile, dolcemente malinconico nell'atmosfera che lo pervade di pagina in pagina, l'ultimo romanzo di Bianchini per me è promosso a pieni voti, perchè è profondo nella sua semplicità e sa emozionare raccontando storie che spesso non sono poi così lontane da noi.
Autore che mi sono promesso di rileggere, dopo quell'Io che amo solo te piaciuto solo in parte. Questo potrebbe proprio essere il romanzo giusto!
RispondiEliminaProva...,son curiosa di sapere il tuo parere :)
EliminaBella recensione....concordo con te! 😉😃
RispondiEliminaGrazie sister :*
EliminaCiao Angela, di Bianchini ho letto "Io che amo solo te" e, sinceramente, non mi era piaciuto molto, anche se so di essere una voce fuori dal coro. Questa storia non sembra male, ma al momento preferisco dare la priorità ad altre letture...
RispondiEliminaTi capisco, quando un autore non ci colpisce al "primo appuntamento", poi ci sentiamo meno motivati a riprovarci :)
EliminaChissà, magari più in là ;)
Ciao Angela, bella e invitante recensione. Bianchini è un autore che mi incuriosisce e credo proprio che leggerò questo bel romanzo. Un caro saluto :)
RispondiEliminaSpero ti piacerà :-))
Elimina