domenica 30 dicembre 2018

Recensione: NESSUNO E' INTOCCABILE di Thomas Melis



Aspra e selvaggia come la regione in cui questa storia è ambientata, è la disamistade - che in dialetto sardo significa inimicizia/faida - che lega in modo indissolubile e fatale due famiglie, che si odiano di un odio antico e profondo. Ma in questa guerra violenta e all'ultimo piombo sparato, alla fine non resteranno che dolore e morte, vite spezzate barbaramente.



NESSUNO E' INTOCCABILE
di Thomas Melis





Butterfly Ed.
282 pp
15 euro
2018
"Non capiva che il modo in cui si sarebbe conclusa quella nuova tempesta dipendeva da loro, che era tutto già deciso, come sempre era stato e come sempre sarebbe stato. Perché gli ingranaggi dietro i  fatti degli uomini, le guerre, gli amori, la vita e la morte, erano più grandi di tutti loro, più grandi di qualsiasi volontà." 

Siamo in Sardegna, in un paesino chiamato Iliseri, in un fazzoletto di terra dove il mare cristallino e l'impervia montagna si fronteggiano, nello stesso modo in cui due famiglie malavitose sono da sempre ormai l'una di fronte all'altra, combattendo una guerra senza tempo in nome di un codice antico, e senza retrocedere di un millimetro.
Nonostante i litri di sangue versati; nonostante le lacrime sparse; nonostante le pallottole sparate.
Perchè in questa terra

"l'offesa di sangue non si dimentica mai (...). Nemmeno in cento anni".


In quest'area rurale basata da tempo immemore su un'economia agropastorale, le due famiglie criminali in lotta tra loro sono i Degortes e i Corràsi, e se questi ultimi in anni più recenti si sono immischiati con gli affari politici ed edilizi - garantendo voti a candidati facilmente corruttibili -, i primi si sono dedicati alle piantagioni di erba.
Ma l'aria sta cambiando con le nuove generazioni: al giovane Vissente Degortes tutto questo non basta più: vuole più soldi, e lui sa che ciò è possibile solo attraverso "il piombo", la guerra, e che i loro principali rivales sono quelli di sempre, con cui ci sono anche legami di sangue, vista l'antica strategia di far sposare tra loro parenti per non far disperdere le eredità (cosa che, ovviamente, ha ilo suo rovescio della medaglia).

Andando contro il volere del capo clan, Vissente s'è messo in testa di "fare rumore", di dimostrare che i Degortes non stanno dormendo ma che anzi sono pronti a dare il via ad una nuova ondata di violenza criminale, che essi sono bàlentes, uomini di valore, e per imporre il proprio dominio di sangue sulla provincia di Porto Sant'Andrea, spazzando via la fazione avversaria dei Corràsi, sono pronti a tutto; Vissente sa di avere accanto a sè uomini fidati, tra cui il Castigliano, Enrique, il burdu (bastardo), figlio di una straniera, che nel tempo ha tirato fuori gli attributi ottenendo il rispetto da parte di tutti coloro che, in passato, lo avevano disprezzato.
Enrique è fidanzato con la bella Benedetta, i due sono molto innamorati e sognano di formare una famiglia, in nome della quale la ragazza vorrebbe che l'amato si liberasse una volta per tutte del laccio che lo unisce ai Degortes, che lo mette in pericolo di vita ogni giorno e che impedisce loro di guardare al futuro con serenità, lontano dal sangue, dalle vendette e dall'ombra della morte. E da tzia Bonaria, la matriarca della famiglia Degortes, che non ha mai visto di buon occhio il burdu e che Benedetta infatti odia con tutta se stessa.

Sono diversi i personaggi che si affollano tra queste pagine e che in qualche modo ruotano attorno alle due famiglie: c'è Calaresu, imprenditore che ha fatto il passo più lungo della gamba e che si trova stretto da un cappio attorno al collo per aver sfortunatamente incrociato proprio i Degortes sul suo cammino; c'è il ligio e serio maresciallo Savelli, che ha preso molto sul serio questa guerriglia famigliare, la quale si sta rivelando molto pericolosa e che va fermata immediatamente; ci sono i politici corrotti di turno come l'assessore Frailis (in combutta con i Corràsi), Giovanni Fenu, ambizioso e fedele a un solo imperativo, quello di cogliere le occasioni che la vita regala per arricchirsi, acquisire potere..., e quale settore migliore se non quello della speculazione edilizia che, con la motivazione (o la scusa?) di più posti di lavoro, è pronta a violentare aree naturali fino ad ora incontaminate?

Tra assalti brutali a militari e furgoni portavalori, riti misteriosi tra "fratelli" di una medesima associazione segreta, ricatti, minacce, agguati..., gli uomini e le donne di questo romanzo in cui si respira sete di vendetta ad ogni capitolo, sono destinati a una discesa negli inferi che non può avere lieto fine..., perché in una terra in cui nessuno accetta di abbassare l'ascia di guerra, non c'è posto per i vincitori: chiunque diventa bersaglio e probabile vittima, perché nessuno è intoccabile.


Questo di Thomas Melis è davvero un gran bel libro: la trama e lo sviluppo delle vicende sono avvincenti, seguono un ritmo assolutamente serrato, incalzante, degno dei migliori film o serie tv a tema camorra/mafia, quelle storie forti e fin troppo vere in cui non si guarda in faccia nessuno, in cui è difficile che chi agisce venga presa da un moto di pietà quando l'obiettivo da raggiungere richiede necessariamente spargimento di sangue, in cui la propria vita è messa al servizio di una missione più alta, impossibile da tradire, pena la morte, la ritorsione su di sè e, peggio, sui propri cari.

Tutto in questo libro è ben presentato, descritto, fatto conoscere in modo chiaro  al lettore, che viene messo di fronte ad una realtà cruda, feroce, di una recrudescenza che lascia basiti e che è tipica dell'antico codice barbaricino, in cui all'uomo è ordinato di essere forte, s'àbile, su bàlente, un uomo che sa farsi valere.

L'ambientazione è caratterizzata con sapienza, che sia l'ambiente rurale o la mentalità, i codici d'onore, le regole interne ai "clan famigliari"; la scelta di mescolare l'italiano con il dialetto sardo, se in certi momenti mi ha un po' spaesata perchè non comprendevo tutte le parole/espressioni (ovviamente, sono andata a intuizione, in base al contesto della frase), nel complesso l'ho trovata azzeccatissima, perchè si viene completamente risucchiati nella macchina narrativa, vivendo tutto in modo più vero; molto ben delineati i personaggi, da quelli  principali ai secondari, e spiccano in particolare le donne, tzia Bonaria e Benedetta, due donne molto forti, determinate, che sanno ciò che vogliono dalla vita, capaci di influenzare gli uomini di casa, due diverse generazioni a confronto pronte a sfidarsi e lanciarsi maledizioni.
Lo stesso Enrique Velasco Ramos, il Castigliano, si distingue perchè, rispetto agli altri criminali, di lui ci viene svelata una sorta di "doppia anima", quella del bandito senza scrupoli, malvagio e truce, ma anche quella del figlio devoto che si intenerisce al ricordo dell'amatissima madre Pilàr, o ancora quella dell'innamorato che stravede per la sua Benedetta. Sarà disposto per amore a seguirla nel suo sogno di costruirsi un futuro lontano da quella terra sporca di sangue e vendetta?

Nerissimo questo noir di Thomas Melis, che non fa sconti a nessuno perchè ognuno ha la sua colpa da espiare, ognuno si deve caricare del peso delle proprie scelte e andare incontro al proprio destino.

Sono rimasta davvero positivamente sorpresa dalla bravura e dalla maturità di scrittura dell'autore, che mostra di conoscere la materia narrativa che occupa queste pagine, di essersi documentato e di saper, con maestria e in modo assolutamente convincente, inserire le proprie conoscenze in merito ad un contesto difficile (e in genere poco noto) in un intreccio di vicende umane complesse, in cui emerge con chiarezza la psicologia dei personaggi, tutta la loro umanità piena di contraddizioni e lati oscuri che proprio non ce la fanno ad essere rischiarati da quel barlume di luce che si trova comunque anche in gente di questo tipo.  

Felice di aver concluso quest'anno con un'ottima lettura che consiglio vivamente (ringrazio l'Autore per avermi dato la possibilità di leggere ed apprezzare il suo libro), in special modo agli amanti del genere.



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Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz

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