La mia opinione su uno degli ultimi libri letti....
SOSTIENE PEREIRA
di Antonio Tabucchi
Edizioni Feltrinelli Collana Universale Economica 216 pp 7,50 euro Anno 1996 |
Sostiene Pereira è un romanzo storico in cui i protagonisti principali, prima ancora di Pereira ed altri, sono il sogno della libertà e il risveglio della coscienza civile.
Siamo a Lisbona, nel 1938, in pieno regime salazarista.
Pereira è un giornalista che ha abbandonato la cronaca nera per dirigere la rubrica letteraria di un piccolo quotidiano della città, il Lisboa.
Pereira è un tipo tranquillo non ha una particolare ideologia politica e si dedica solo alla letteratura francese; vive del proprio passato, il che lo rivela soprattutto parlando ogni giorno con il ritratto della moglie defunta.
La sua vita scorre fin tropo mogia mogia, tra omelettes e limonate dolcissime..., fino a quando un giovanotto, tale Monteiro Rossi, viene assunto dal nostro protagonista quale collaboratore esterno per la pagina culturale del Lisboa.
Leggendo gli articoli del giovane, e conoscendo anche la sua fidanzata Marta, il dottor Pereira capisce di avere davanti a sè due tipi rivoluzionari; lui è un tipo pacifico, abitudinario e proprio non se la sente di abbracciare le idee rivoluzionarie dei due giovani, ma allo stesso tempo non riesce ad ignorarli, anzi si ritrova ad aiutarli, quando sente odore di guai.
I personaggi che ruotano attorno al nostro "eroe" non sono molti; c'è anche un cardiologo, giovane e con le idee chiare, il dott. Cardoso, che sarà anch'egli di grande aiuto a Pereira, affinché si decida a lasciar andare tutti i legami pesanti come catene che lo tengono ancorato al passato e che gli impediscono di trovare una propria collocazione nel presente e nel futuro.
"La smetta di frequentare il passato, cerchi di frequentare il futuro" è il consiglio che arriva alle orecchie di Pereira che, con i suoi tempi e i suoi modi, lo accoglie.
Omelettes e limonate dolci resteranno una costante per tutto il libro, così come il "sostiene Pereira" (che un pochetto mi ha annoiato, lo ammetto) che guida la testimonianza-confessione del nostro buon e nostalgico giornalista e devo dire che il tutto, nella narrazione, è risultato per me fin troppo statico...
Ho letto un sacco di recensioni e pareri assolutamente positivi su questo romanzo; non voglio darne di negativi, credo che comunque sia da leggere perchè la tematica della coscienza civile, della necessità di avere le idee chiare dal punto di vista socio-politico, il bisogno di schierarsi dalla parte dei valori fondamentali per l'uomo - come la libertà in tutte le sue espressioni -, il rifiuto per un atteggiamento di indifferenza - della serie "mi faccio i fatti miei, non faccio del male a nessuno e voglio solo starmene tranquillo" - sono tutte cose importanti e sempre attuali, nonostante (o forse a maggior ragione?) nella nostra società contemporanea, civile e democratica, si faccia un gran parlare di libertà, del rifiuto di ogni forma di oppressione ecc...
In ogni momento storico bisognerebbe sempre ricordare chi siamo, in che contesto ci troviamo e cosa siamo chiamati a sostenere, quanto e cosa di noi e delle nostre idee siamo chiamati ad offrire agli altri in nome della libertà di pensiero e di azione personale, consapevoli che la prima vera rivoluzione è quella dentro se stessi.
E la cosa più "rivoluzionaria" del libro di Tabucchi, a parer mio, è che questo cambiamento di visione e di modo di vedere le cose, non parte da un giovanotto entusiasta e pieno di vita, che ha l'illusione di cambiare il mondo, ma da un uomo "mediocre", grassoccio, anche un po' apatico, ingenuo, buono, con le sue piccole manie e abitudini quotidiane nelle quali ha trovato il proprio equilibrio, che però ha in sè un pregio che non è affatto scontato o banale: sa porsi delle domande, riflettere, ragionare... per giungere alla decisione finale, che forse mai si sarebbe sognato di prendere.
Detto questo...., ripeto che di negativo ho trovato lo stile narrativo: eh, per me è stato un tantino noioso perché ripetitivo, con un ritmo poco movimentato; ok, lo so che non è un romanzo d'avventura e la lettura di per sè scorre velocemente, ma io ho fatto un po' di fatica ad entrare pienamente nella scena, a lasciarmi coinvolgere.
Salvo Pereira e la sua evoluzione; ma butto dalla torre lo stile e il modo di presentare il tutto (e chiedo scusa).