lunedì 20 gennaio 2014

Anteprima: MI ARRIVI COME DA UN SOGNO di -Diego Galdino



Una storia d'amore all'italiana, tra la capitale e la bella Sicilia:

MI ARRIVI COME DA UN SOGNO
di Diego Galdino


Mi arrivi come da un sogno
Ed. Sperling&Kupfer
Pandora
288 pp
16.90 euro
USCITA 4 FEBBRAIO
2014
Trama

Lucia vive a Siculiana, l'incantevole villaggio che tutti gli anni ospita uno spettacolo meraviglioso: l'arrivo di centinaia di tartarughe marine che approdano sulle sue spiagge per deporre le uova. 
Ma lei vuole diventare una giornalista, così lascia la Sicilia (e il fidanzato) per tre mesi di prova in un giornale di Roma.
Qui conosce l'affascinante collega americano della sezione cultura, Clark Kent (nessuna parentela): un articolo tira l'altro, e tra una passeggiata a Villa Borghese e un friccico di luna, i due s'innamorano. 
Lucia decide perciò di lasciare il fidanzato e restare a Roma; peccato che, mentre torna in Sicilia per dare la notizia, abbia un incidente e perda la memoria. 
A Clark non resta che raggiungerla per riconquistarla...

L'autore.
Diego Galdino, classe 1971, vive a Roma e, come il protagonista del suo romanzo, ogni mattina si alza alle cinque per aprire il suo bar in centro, dove tutti i giorni saluta i clienti con i caffè più fantasiosi della città. Non si sa quando trovi il tempo per scrivere - attività che, dopo shakerare, è la sua vera grande passione
.


E poi c'è quest'uscita Einaudi: un'insegnante ossessionata dal corpo e dal sesso e adescatrice di giovincelli....
(lo confesso, non è proprio il mio genere)...:

LA LEZIONE
di Alissa Nutting


La lezione
Ed. Einaudi
280 pp
17,50 euro
USCITA 4  FEBBRAIO
2014
Trama

Celeste ha un assoluto culto del corpo
Del proprio, che allena senza sosta in palestra, depila minuziosamente e leviga con ogni sorta di unguento. 
Ma soprattutto adora i corpi non ancora irruviditi dei suoi allievi quattordicenni.
Di sentimenti non vuol sentire parlare, quel che le interessa è solo il sesso. Cominciare la storia con il suo allievo Jack non è stato facilissimo, visto quanto lui era timido e cauto, poi però tutto è decollato. 
Se solo non si fosse messo di mezzo il padre di lui, erroneamente lusingato dalle assidue visite della professoressa... 
Comunque, per una predatrice come lei, è sempre necessario trovare ragazzi nuovi.
 Non c'è nulla che la possa fermare, nulla che la possa distogliere dal suo fine. 
Anche quando la situazione prende una piega drammatica.

L'autrice.
Alissa Nutting è autrice di romanzi, editor e ha ricevuto numerosi riconoscimenti.

IL DRAMMA DELL'OLOCAUSTO VISTO CON GLI OCCHI DI UN BAMBINO



dal libro al cinema

Buondì..!
Giornata uggiosa e un po'.... "addolorata", a causa di un antipatico mal di schiena...!

Cerchiamo di non pensarci scrivendo, che ne dite?

Libro - testimonianza portato al cinema:

ANNI D'INFANZIA. Un bambino nel lager
di Jona Oberski


Anni d'infanzia
Ed. Giuntina
120 pp
10 euro
Trad. A. Pandolfi
1989
Trama

«La sera la mamma mi domandò che cosa avevo fatto durante il giorno. Le raccontai che ero stato insieme ai ragazzi più grandi. Mi domandò se mi prendevano così senz'altro con loro e io le spiegai che ora sì, mi prendevano con loro, perché avevo superato al prova. Ero stato all'osservatorio. Lei mi domandò che cos'era, un osservatorio. Risposi che lo sapeva benissimo, che lì c'erano i cadaveri e che sapeva anche benissimo che mio padre era stato gettato sopra gli altri cadaveri e che non aveva neppure un lenzuolo e io avevo detto ai bambini che ne aveva sì uno, mentre avevo visto benissimo che non ne aveva. Mi misi a strillare che lei era matta a lasciare che lo buttassero così sugli altri cadaveri senza lenzuolo e che non mi aveva neppure raccontato che era stato portato via dalla baracca dell'infermeria e che io volevo andare almeno a salutarlo un'ultima volta e che lei era stata cattiva e che era colpa sua se era lì così nudo sopra i cadaveri».

Jona è un bambino di Amsterdam che nel 1940, a soli due anni, viene deportato con i genitori, nel campo di concentramento di Westerbork, passando poi a Bergen-Belsen.
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Il 23 marzo del 1942, dopo 2 anni di prigionia vide morire il padre Max di stenti e denutrizione; a soli 40 anni, quando lui ne aveva quattro, e la madre quasi impazzisce per il dolore . Dopo altri 3 anni di campo di concentramento madre e figlio vengono fatti salire su un treno diretti al campo di sterminio di Auschwitz.

Per loro fortuna, un bombardiere russo, colpendo il vagone dei soldati, fa deragliare il treno che trasportava circa 500 ebrei. A causa del deragliamento furono dirottati verso un piccolo paesino di montagna, Tröbitz, dove Jona visse in una casa con la madre e una ragazza di 13 anni, Simona, che era stata con lui e la madre nel campo di concentramento.
Da Tröbitz Jona viene portato ad Amsterdam ed è accolto dalla famiglia Daniel...
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L'autore.
Jona Oberski è nato ad Amsterdam nel 1938 e lavora attualmente in un istituto di fisica nucleare. In questa sua prima opera, già pubblicata in numerosi paesi, descrive la sua tragica esperienza di bambino ebreo deportato insieme i genitori in un campo di concentramento.

IL FILM

Jona che visse nella balena (1996) è un film di Roberto Faenza, con Juliet Aubrey e Jean-Hugues Anglade.
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Ha ottenuto nel 1993 il premio David di Donatello per miglior regia, migliore musica e migliori costumi.
Nel 2007 è uscita una versione rimasterizzata dal titolo Look To The Sky.


COLONNA SONORA 
(E. Morricone)




Charis Interview: Quattro chiacchiere con le Autrici



Buongiorno carissimi lettori e amici!!

Giorni fa vi avevo segnalato e presentato due interessanti anteprime in digitale, la cui uscita è prevista per il 27 Gennaio, giorno in cui ci si ferma a ricordare la persecuzione e lo sterminio da parte dei nazisti a danno di Ebrei e non solo; una giornata che va commemorata perchè ricordare serva a non ripetere più certe abominazioni di cui, purtroppo, l'uomo è stato (ed è ancora...) autore.

Vi ricordo i romanzi:

Amburgo, 1943. La vita di Josepha, quindici anni, trascorre fra le uscite con le amiche,
le lezioni e i sogni, nonostante la Seconda Guerra Mondiale.
Le cose cambiano quando suo padre decide di nascondere in soffitta una famiglia di ebrei.
Fra loro c'è Rina, e con lei sboccia una delicata amicizia .
 Ma quando Josepha dovrà rinunciare alla sua casa e dovrà lottare per continuare a sperare
 e per cercare di proteggere Rina, l'unione fra le due ragazzine,
continuerà a riempire i loro cuori di speranza.
Un romanzo che dà voce degli "eroi silenziosi",
a coloro che hanno aiutato gli ebrei in uno dei periodi più bui della Storia.


Lia ha tredici anni, è una ragazzina italiana di origini ebree piena di sogni e di allegria;
quando scoppia la Seconda Guerra Mondiale e arrivano le leggi razziali, la sua vita cambia,
e con la sua famiglia è costretta a rifugiarsi in numerosi nascondigli, a sparire dal mondo.
 Il 16 ottobre 1943, la comunità ebraica del ghetto di Roma viene rastrellata dalla Gestapo
 e i nazisti le ricorderanno che una ragazzina ebrea non ha il diritto di sognare, di sperare, di amare.
 Di vivere. Lia sarà deportata ad Auschwitz con la sua famiglia, e da quel giorno avrà inizio il suo incubo.
Terrore, lavoro, malattie, camere a gas, morti. E determinazione.
Quella che Lia non vuole abbandonare.
 Quella determinazione che vorrà usare per gridare al mondo di non dimenticare.



Allora, Rebecca e Sofia, anzitutto grazie per essere qui nel mio piccolo spazio virtuale. 

Sofia: Grazie a te! È un piacere essere qui.
 
Rebecca: Grazie a te per ospitarmi!

Per  me è un vero piacere poter condividere qui su Chicchi di pensieri l'uscita dei vostri romanzi, soprattutto in occasione di un appuntamento annuale così importante come "La Giornata della Memoria".
La prima domanda che desidero farvi è, semplicemente: vi va di raccontarci qualcosa di voi?

Rebecca: Sono una ragazza di 29 anni, abito in Toscana e ho cominciato a scrivere quando ero bambina. La scrittura è sempre stata una passione, per me, anche se purtroppo nel corso dell’adolescenza l’ho abbandonata, riprendendola più avanti. Mi definisco una persona determinata, sicura di sé, mi piace godere delle piccole cose della vita e passare del tempo con mia sorella.

Sofia: Anche per me è molto importante parlare di un argomento che mi sta tanto a cuore e poterlo fare per La Giornata della Memoria. Comunque certo, ti racconto qualcosa di me; ho ventisei anni, abito in Toscana e amo scrivere. Amo tutto quello che è creativo, ma la mia prima passione è, appunto, la scrittura. Sono una ragazza curiosa, solare, determinata e che ama vivere nuove esperienze.

Sofia e Rebecca, pur essendo questa la vostra prima pubblicazione, non è probabilmente il vostro primo scritto. Quando e com'è nata la passione per la scrittura?

Sofia: Ho cominciato a scrivere quando avevo sette anni. All’inizio usavo i classici quaderni della scuola, poi sono passata alla macchina per scrivere e, infine, al computer. Ho sempre avuto una grande immaginazione e trovo che ogni emozione, ogni musica, ogni volto e ogni vicenda possa trasformarsi in uno spunto per un nuovo romanzo. Da bambina ero contenta di andare a scuola principalmente quando potevo scrivere dei lunghi temi, e con il passare degli anni ho maturato questa mia passione.
Con rammarico, devo dire che verso l’adolescenza ho smesso di scrivere per dedicarmi ad altro. Ho fatto alcune esperienze ma, alla fine, sono tornata alle origini. Adesso scrivo ogni giorno e quotidianamente butto giù idee. Finalmente ho capito che la scrittura è la mia vera passione e, dopo essermi migliorata nel corso degli anni e dopo aver imparato dai miei stessi errori, ho deciso di fare un passo avanti e di far uscire il mio primo romanzo; “Quando dal cielo cadevano le stelle”.
 
 
Rebecca: Hai indovinato, “La mia amica ebrea” non è il mio primo scritto. Come ho accennato poco fa, la mia passione per la scrittura è cominciata quando ero bambina. A scuola mi piaceva scrivere temi, e spesso scrivevo anche nel tempo libero. Naturalmente, quando ero piccola si trattava di scritti brevi, qualche pagina al massimo, ma crescendo ho scritto dei romanzi brevi e anche dei veri e propri romanzi in quanto a lunghezza, però erano solo esercizi di scrittura.
Durante gli ultimi anni ho sperimentato vari generi, ma ho sempre avuto una predilezione per le storie che possono far riflettere, storie a volte controverse. Per alcuni anni ho messo da parte la scrittura dedicandomi ad altro, anche perché ho vissuto a Londra con mia sorella per un anno, e quindi avevo meno tempo da dedicare alla mia passione. Per fortuna che poi ho ricominciato a scrivere, perché adesso non smetterei più!
 

Per le vostre storie, avete dei modelli di scrittori/scrittrici cui guardate e vi ispirate? E per quanto riguarda il genere letterario?

Rebecca: No, onestamente non ho una scrittrice o uno scrittore cui m’ispiro ma leggo molto, e leggo quasi tutti i generi, pur non avendone uno preferito.
 
Sofia: Non ho una scrittrice cui m’ispiro. Leggo spesso e mi piace variare autori, e lo stesso vale per il genere letterario. Naturalmente ho delle preferenze di stile ma credo che possiamo imparare da ogni libro, bello o brutto che sia.

Quando cominciate ad avere delle idee per un'eventuale storia, le condividete tra voi? Vi consigliate? 

Rebecca: Sì! Mia sorella ed io parliamo di tutto e ovviamente le nostre storie e idee non fanno eccezione. L’altra è un supporto importantissimo sin dall’inizio e a volte è successo che sia stata mia sorella a dirmi un’idea geniale o a risolvere il problema di un passaggio che non tornava. Poi, una gran comodità è che nelle varie fasi di rilettura e in quelle di editing, io leggo i testi di Sofia e lei legge i miei, con il risultato che magari riusciamo a vedere refusi, errori di battitura, ecc… che possono sfuggire più facilmente all’occhio dell’autrice. In generale, direi che mia sorella è il mio lettore ideale, perché siamo sulla stessa lunghezza d’onda nella vita e, di conseguenza, anche nel modo di scrivere e di leggere.
 
Sofia: Quando una delle due dice all’altra “mi è venuta in mente un’idea per il prossimo romanzo…” allora il più delle volte quelle idee poi si trasformano veramente in un libro. Alcune volte capita che in una giornata abbiamo cento idee per la testa, allora ci scambiamo solo quelle più valide. Mia sorella ed io siamo andate sempre molto d’accordo e siamo unite da un legame fortissimo, quindi è sempre un piacere aiutarci a vicenda e consigliarci. Ragioniamo insieme e alcune volte decidiamo dei passaggi importati proprio discutendone. È sempre molto importante farlo ma è anche divertente. Stimo molto mia sorella quindi trovo molto importante ascoltare i suoi suggerimenti e cercare di metterli in pratica.

Entrambe, pur essendo molto giovani, avete scelto di esordire ufficialmente nel mondo letterario con due romanzi ambientati in uno dei periodi più oscuri e drammatici della nostra Storia. Qual è il motivo che vi ha spinto a scegliere proprio la Seconda Guerra Mondiale quale ambientazione ed, in particolare, la ferocia del nazismo e le sue vittime?

Sofia: Ho sempre voluto dare una voce a chi non ne ha una e ho sempre voluto raccontare le atrocità del nazismo. Quando ho finito di scrivere “Quando dal cielo cadevano le stelle” ho sentito dentro di me il bisogno di far uscire questo romanzo perché nessuno dimentichi quello che hanno subìto tutte le persone che sono state rinchiuse in un campo di concentramento. La vita durante la Seconda Guerra Mondiale era molto dura; il cibo continuava a diminuire e i bombardamenti si susseguivano. Il mio romanzo è ambientato a Roma e, grazie alle numerose testimonianze che ho letto prima di scriverlo, so quanto la popolazione fosse spaventata dalla guerra. Ma la domanda che mi sono chiesta è: che cosa significava essere ebrei durante la Seconda Guerra Mondiale?
Che cosa significava temere l’arrivo dei nazisti?
Il 16 ottobre 1943 il ghetto ebraico di Roma è stato rastrellato dalla Gestapo e troppe famiglie ebree sono state catturate. Anche Lia, la protagonista di “Quando dal cielo cadevano le stelle”, viene catturata assieme alla sua famiglia e, d’improvviso, viene internata ad Auschwitz. Il romanzo non si ferma qui, ma prosegue ed entriamo con Lia in uno dei peggiori campi di concentramento realmente esistiti.
Ho scritto questo romanzo per dare una voce a chi non ha potuto averne una, per non dimenticare tali atrocità e perché tutto questo non avvenga mai più.
In molti definiscono il tema dell’Olocausto “troppo deprimente” ma io non credo che questa sia una ragione valida per voltare le spalle a un periodo del nostro passato neanche troppo lontano. Ho voluto scrivere proprio su questo tema per far riflettere, per far piangere e per far sognare. Inoltre, credo che per una scrittrice potersi esprimere e dare voce a così tante emozioni, al dolore puro, alla gioia vera, alla speranza, alla vita… sia semplicemente meraviglioso.
 
 
Rebecca: Sono sempre stata interessata alla Seconda Guerra Mondiale perché penso che, con tutte gli eventi che sono successi in quegli anni, partendo proprio dalla ferocia dei nazisti nei confronti degli ebrei e da cosa volesse dire vivere nella Germania nazista, la Seconda Guerra Mondiale sia una fucina di possibili idee per romanzi che si focalizzano su vari argomenti, pur trattando sempre dello stesso periodo.
Parlando nello specifico de “La mia amica ebrea” ho deciso di scrivere il romanzo dal punto di vista di Josepha, una ragazza di quindici anni che vive ad Amburgo, nel 1943, che è cresciuta indottrinata da Hitler e dalla sua politica. E che, improvvisamente, si ritrova una famiglia di ebrei nascosta in soffitta, fra cui Rina, una ragazza della sua età. Con il mio romanzo, ho cercato di rispondere alla domanda: che cosa significava crescere nella Germania nazista? Penso che i lati più nascosti delle storie più famose siano molto interessanti, proprio perché, sotto la superficie, spesso si nascondono storie di persone coraggiose, come gli “eroi silenziosi” che sono davvero esistiti e che hanno aiutato gli ebrei durante il nazismo.

Sofia, il tuo romanzo, "Quando dal cielo cadevano le stelle" ha come protagonista una ragazzina di soli 13 anni che si trova ad affrontare la terribile esperienza della deportazione, reagendo però ad essa con tutta la determinazione possibile. Quanto di te c'è nella personalità di Lia? La storia che hai scritto è ispirata a qualcosa in particolare o è totalmente frutto della tua fantasia?

Ho deciso di scrivere di una protagonista di tredici anni così che il lettore cresca con lei. Durante il romanzo viviamo al fianco di Lia, sentiamo le sue paure e conosciamo la sua famiglia. Come ogni ragazzina, Lia è piena di sogni e di speranze e, con il passare del tempo, vive il suo primo amore.
Ci tengo a far sapere che nel corso del romanzo passano gli anni. Ecco perché all’apertura ho deciso di far avere a Lia tredici anni, così che alla fine non fosse una giovane donna ma ancora una ragazza.
Quanto di me c’è in Lia? Moltissimo. Lei si ritrova coinvolta in una situazione atroce, ma decide di non smettere di lottare e continua a sognare. È frustrante doversi nascondere ed essere tagliati dal mondo, è terribile essere strappati dalla propria casa e dai propri sogni. È devastante essere rinchiusi in un campo di concentramento ed essere costretti a lavorare al freddo e sotto il controllo delle SS. È inaccettabile sentire la morte così vicina.
Lia si ripete che, fino a quando sarà al fianco della sua famiglia, riuscirà a essere forte, e so che anche per me è lo stesso. Sono sicura che, tra tutti i personaggi che ho incluso in “Quando dal cielo cadevano le stelle”, lei sia quella cui mi sento più vicina. Siamo entrambe molto determinate e ci piace sognare. Amiamo la vita e non smettiamo mai di ripeterlo.
Prima di scrivere “Quando dal cielo cadevano le stelle” ho svolto numerose ricerche e ho letto altrettante testimonianze; di famiglie di ebrei e di bambini e ragazzini che cercavano di trovare delle risposte a tutte quelle atrocità. La storia che si svolge nel mio romanzo è frutto della mia fantasia, ma alcune parti sono ispirate a situazioni realmente accadute.
 

Rebecca, anche tu in "La mia amica ebrea" tratti il tema della persecuzione degli Ebrei ma lo fai da un altro punto di vista, che è quello di coloro che, in un periodo tanto difficile, hanno scelto di dire NO a certe ideologie orribili, come il nazismo, appunto, divenendo così degli "eroi silenziosi", amici ed alleati di chi veniva perseguitato e scacciato. Cosa ti ha spinto a soffermarti su questo aspetto e quale messaggio desideri  che arrivi al lettore?

Come stavo dicendo nella risposta precedente, sono sempre stata affascinata dai lati meno conosciuti delle vicende che sono passate alla storia. La protagonista del mio romanzo, all’inizio può apparire come un mostro: è talmente abituata a sentir dire certe cose sugli ebrei che, quando se li ritrova in casa, vorrebbe semplicemente che se ne andassero, incurante dei rischi che correrebbero una volta fuori, delle sofferenze che hanno già dovuto patire e delle persecuzioni nei loro confronti. Ma, dentro Josepha, c’è qualcosa che sboccia lentamente, e che è sempre stato lì: una sorta di germoglio che sarà proprio il rapporto con Rina, la giovane ebrea, a far crescere.
Ci sono tante cose che vorrei che i lettori portassero con sé dopo la lettura: quanto doveva essere dura la vita durante la guerra, come la precarietà della vita stessa la rendesse più preziosa, dando valore a ogni singolo attimo; vorrei che le persone, specialmente i più giovani, smettessero di passare tutto quel tempo davanti al computer o a giocare sul cellulare e seguissero con lo sguardo il volo di un uccellino nel cielo, come fanno le due ragazze del romanzo e, naturalmente, vorrei che ricordassero tutte le persone, adulte e giovani, che sono esistite davvero e che hanno pagato – spesso con la vita – per aver aiutato degli ebrei durante il nazismo.
Vorrei anche le lettrici, specialmente le più giovani, fossero spronate dal comportamento di Josepha che, pur andando incontro a dei rischi, decide di seguire la vocina dentro di lei, che le dice qual è la strada giusta da seguire. Per fortuna, al giorno d’oggi non corriamo più pericoli così gravi e non dobbiamo più prendere decisioni tanto drammatiche, ma ci sono ancora le ingiustizie e un messaggio che ho voluto mandare è proprio quello di non rimanere indifferenti di fronte ai problemi e alle difficoltà altrui, che possono essere anche piccolezze, ma di fare quanto in nostro potere per aiutare gli altri, perché, se lo facessero tutti, la società diventerebbe migliore.

C'è un libro in particolare, che tratta la "tematica" della Shoah - eccetto il vostro ovviamente - che avete amato e che consigliereste a chi ci sta leggendo?

 Sofia: Sicuramente consiglierei “Il diario di Anna Frank”. Come tutti sappiamo questo non è un romanzo, ma il diario racchiude le testimonianze di una ragazzina ebrea costretta a nascondersi con la sua famiglia. Sfortunatamente, Anna, una volta deportata, non ha avuto modo di continuare il suo diario, ma credo che quello che ha scritto nel suo rifugio segreto sia qualcosa di molto importante che tutti quanti dovrebbero leggere. Nonostante la sua giovane età, Anna aveva già le idee molto chiare e cercava di migliorare il mondo e di vedere sempre qualcosa di positivo tra la gente. Basta pensare a una frase nota del suo diario; “È davvero meraviglioso che io non abbia lasciato perdere tutti i miei ideali perché sembrano assurdi e impossibili da realizzare. Eppure me li tengo stretti perché malgrado tutto, credo ancora che la gente sia veramente buona di cuore”.
Essendo anch’io scrittrice, adoro che anche per Anna la scrittura fosse molto importante. È un grande peccato che una ragazza così giovane e talentuosa sia morta solo perché, appunto, ebrea.
 
 
Rebecca: Sono d’accordo con mia sorella, e consiglio “Il diario di Anna Frank” perché, trattandosi del diario scritto da una ragazzina che ha vissuto veramente durante la Seconda Guerra Mondiale, e che è stata costretta a nascondersi agli occhi del mondo a causa del suo essere ebrea, può mostrare chiaramente le paure, le angosce, ma anche le speranze di chi viveva a quel modo. Quello di Anna è un diario che si distingue da quelli pubblicati delle altre persone che hanno vissuto esperienze simili alla sua, perché era una ragazzina diversa dalla massa, che amava scrivere, sognare e che non andava d’accordo con le persone che le stavano intorno, inclusi i suoi famigliari. Persone che, generalmente, non riuscivano a vedere la bellezza della vita e si barcamenavano fra futilità. Penso che Anna Frank sia un esempio positivo per le giovani e non solo, un esempio di forza, dolcezza e coraggio, e il suo diario è un libro che tutti dovrebbero leggere almeno una volta nella vita.
 

Quali passioni coltivano Sofia e Rebecca, quando non scrivono?

Rebecca: Una mia grande passione, oltre la scrittura, è viaggiare. Ho abitato per un anno a Londra, ed è stata un’esperienza interessantissima. Sofia ed io abbiamo condiviso una casa nel centro della capitale inglese e abbiamo vissuto in stile british per ben un anno, per poi tornare al sole e alle lasagne J Ho visitato anche tanti altri luoghi, inclusi gli Stati Uniti, e penso che un viaggio sia simile al leggere un bel libro, ti coinvolge, ti sconvolge e quando torni non sei più come prima della partenza. Mi piace molto anche leggere, leggo un po’ di tutto, anche generi che non scrivo. Generalmente, mi piace passare il tempo in maniera tranquilla: passeggiare, giocare con il mio cane, passare il tempo con le persone con cui vado d’accordo, guardare un film che mi piace e, d’estate, passare pomeriggi interi al mare.
 
Sofia: La mia passione è la scrittura, ma ho moltissimi interessi. Adoro leggere, ascoltare la musica e viaggiare. Sono stata spesso negli Stati Uniti, ho vissuto un anno a Londra e ho visitato la Francia e la Spagna, ma penso che questo sia solo l’inizio. Siamo così fortunati a vivere in un periodo in cui possiamo viaggiare e spostarci velocemente! Ci sono molte altre cose che però mi piace fare, tra cui passare il tempo con la mia famiglia oppure, più semplicemente, sedermi ad ammirare il cielo, il tramonto, la natura… l’immagine perfetta sarebbe di me al fianco di mia sorella, l’azzurro del cielo sopra le nostre teste, gli uccelli che volano liberi e spinti dal vento e una bella canzone in sottofondo…
 

Ultima domanda..: avete pensato di scrivere un libro a "quattro mani"? State già lavorando a qualcos'altro?

Rebecca e Sofia: Non scriveremo mai un libro a quattro mani, ma avevamo già pensato di scrivere un libro “ a due”, una sorta di raccolta di storie brevi, accomunate da uno stesso argomento. Stiamo parlando di storie che troviamo interessanti, poco conosciute, che trattano di temi che dovrebbero scuotere la coscienza, ma che sono insufficienti in tema di documentazioni per svilupparci un romanzo completo. Non appena avremo del tempo, ci dedicheremo anche a questo progetto: per ora abbiamo un’idea del tema che raggrupperà le storie, e sicuramente sarà un tema d’interesse sociale.
 
Sofia: Come ho accennato, non passa un giorno in cui non scriva e non mi dedichi a fare degli appunti o a leggere testimonianze e informazioni per i miei prossimi romanzi. Ci tengo molto a dire che adesso sono in fase di editing del mio secondo romanzo che uscirà a giugno. Non posso dire molto sulla trama, ma i temi principali sono delicati e forti al tempo stesso. È ambientato in India, il Paese peggiore in cui nascere donna. E le protagoniste sono proprio due donne, diverse ma uguali, e l’argomento principale è la loro amicizia e loro voglia di essere libere e di lottare per la giustizia.
 
Rebecca: Sì, sto già lavorando a qualcos’altro, anche perché cerco di scrivere ogni giorno, quindi ho sempre dei progetti in cantiere. Il mio prossimo romanzo uscirà quest’estate, ed è un libro che ho scritto un po’ di tempo fa. Non posso anticipare molto al riguardo, ma per me scriverlo è stata una sfida stimolante perché, per la prima volta, ho portato su carta una persona realmente esistita, i suoi sogni, i suoi desideri, i suoi dolori, le sue paure, per dar voce a una ragazza la cui storia è sconosciuta ai più.
 

Bene, ragazze, grazie per essere state qui con me su "Chicchi di pensieri" e in bocca al lupo per tutti i vostri progetti futuri...!

Rebecca: Grazie a te per avermi ospitato e buona fortuna con il tuo blog!
 

Sofia: Grazie a te, è stata una bellissima “chiacchierata”! E crepi il lupo!

domenica 19 gennaio 2014

Immagina... una poesia



Immagina... una poesia.

Non sono una poetessa, però mi piace scrivere quello che ho dentro; scrivere, dopotutto, è un modo per guardarsi dentro e per esternare ciò che non sempre riusciamo a confidare a voce.


LUNGA E' LA STRADA

Lunga è la strada,
buio il sentiero.

In bilico, sui binari della mia vita,
cammino sola,
a volte inciampo,
altre volte corro
senza mai guardarmi indietro.

So cosa sto lasciando,
ma non conosco ciò cui vado incontro...

Occhi bassi...: 
paura, oscurità,
solitudine.
Chiudo gli occhi: 
un paio d'ali dietro di me,
sfiorano le mie spalle,
le sento, mi toccano,
si posano sulla mia schiena stanca
e fragile...

"Oh, sollevatemi, portatemi via....!
Un rifugio cerco, 
un luogo in cui sognare
cieli immensi,
spazi infiniti,
sole caldo in cielo,
visi amici e mani calde attorno a me!"

Ma le lacrime brillano nei miei occhi:
rigagnoli che pretendono di sgorgare,
inondare il mio viso,
scendendo sul mio cuore
e bagnandolo di tristezza.

Lunga è la strada,
è ancora notte.

Apro i miei occhi
e guardo in alto.
Un arco in cielo mi sorride fiducioso,
piccoli puntini luminosi
fanno del cielo scuro e minaccioso
un tappeto di lucciole.

La strada è ancora avanti a me:
la percorrerò...!
Ci saranno giorni in cui
abbasserò lo sguardo 
e le lacrime mi accompagneranno;
altri in cui sorriderò
e le ali dietro di me
mi solleveranno,
mi rialzeranno:
ali di fiducia, di speranza,
di amore.

Lunga è la strada
ma il cielo non è più scuro e minaccioso.

Un'alba nuova sta spuntando,
un timido sole si affaccia
in cielo.

Non avrò paura e non mi fermerò..,
finchè avrò una strada sotto i miei piedi,
un cielo infinito sopra di me,
e dentro di me
un cuore che batte e spera.


Titles&poetry



Poetando con i titoli dei libri letti:

UN GIORNO,
lungo  I PONTI DI MADISON COUNTY,
ne I GIORNI DEL TE' E DELLE ROSE,
mi vedrai ballare
L'ULTIMO GIRO DI VALZER,
e mentre ti chiamo
A VOCE ALTA
capirò COME FINISCONO LE FAVOLE...


Autori.
Nicholls, Waller, Donnelly, Acciaro, Schlink, Kleypas.

ò

COVER SENZA TITOLO



Anche oggi giochiamo ad immaginarci un libro, ma questa volta vi propongo una cover cui ho cancellato il titolo.

Se doveste voi dare un titolo a questa cover...?

Io vado sul semplice:

VERSO LA LIBERTA'


E VOI??  ^^

sabato 18 gennaio 2014

Un libro in più



Ed ecco l'ultimo libro giuntomi grazie ad un giveaway, vinto sul blog Lettere in libertà di Alessandra...:

THE RETURNED
di Jason Mott


img_the_returned
Harlequin Mondadori
Trad. E. Lavarello
336 pp
16 euro
9.90 euro (e-book)
Novembre 2013
"E SE LORO, UN GIORNO, RITORNASSERO? 
Nessuno sa come, né perché.
 È un miracolo?
 È l'inizio della fine? 
Ciò che è certo, è che niente sarà più come prima."

Trama
Per Harold e Lucille Hargrave la vita è stata felice e amara allo stesso tempo, da quando hanno perso il figlio Jacob il giorno del suo ottavo compleanno, nel 1966. 
In tutti questi anni, si sono adattati a una vita tranquilla, senza di lui, lasciando che il tempo alleviasse il dolore... Finché un giorno Jacob, il loro dolce, prezioso bambino, misteriosamente, ricompare alla loro porta, in carne e ossa. E ha ancora otto anni.
Qualcosa di strano sta succedendo... i morti stanno tornando dall’aldilà. 
Mentre il caos rischia di travolgere il mondo intero, la famiglia Hargrave di nuovo riunita si ritrova al centro di una comunità sull'orlo del collasso, costretta a fare i conti con una realtà nuova quanto misteriosa e con un conflitto che minaccia di sovvertire il significato stesso di genere umano.

Con una prosa elegante e raffinata, Jason Mott debutta con un libro straordinario e stupefacente.

The Returned si preannuncia un evento imperdibile e presto diventerà ance una serie tv con un cast stellare dai più famosi serial americani.

.
L'autore.
Scrittore americano, Jason Mott è autore di due raccolte di poesie ha pubblicato le sue opere anche in molte riviste letterarie. Nel 2009 è stato nominato per il Pushcart Prize, il premio dedicato agli autori pubblicati da piccoli editori. THE RETURNED è il suo primo romanzo, che uscirà in contemporanea in tutto il mondo. Un evento imperdibile che presto diventerà anche una serie televisiva con un cast stellare, proveniente dai più famosi serial americani.

Spazio agli autori esordienti...: L'ESPLORATORE DI MONDI di Mattia Stephan Calabrese



Anche oggi una segnalazione di un autore esordiente.

L'ESPLORATORE DI MONDI
di Mattia Stephan Calabrese

Editore  createspace (amazon)
Genere Fantasy
Copertina: Jenny Sarasso
322 pp
9.90 euro
3.69 euro (e-book)
Novembre 2013

Trama:

Un'isola lontana, tre guardiani e una reliquia da proteggere.
Ai guardiani non è dato sapere cosa vi sia al di fuori dell'isola, né abbandonare il proprio compito.
Nemmeno la scomparsa dei due compagni permetterà a Celestino di uscire dal ruolo impostogli per andare a cercarli fino all'apparizione di Thalassa, una donna di una razza a lui sconosciuta, che lo porterà, sotto la promessa di ritrovare i due compagni, ad esplorare nuovi mondi e nuovi orizzonti a lui sconosciuti.
Non tutti però avranno la possibilità di vedere solo le luci dell'impero di Serafinia ed avidità e rancore trasformeranno la ricerca di due amici perduti in una lotta contro i vecchi compagni per la conquista della reliquia e i suoi immensi poteri.

Blog dell’autore: http://albacremisi.wordpress.com/

Sito per l’acquisto: https://sites.google.com/site/negoziodialbacremisi/

Autore:
Mattia Stephan Calabrese è nato il 14 Luglio 1989 a Saronno. E’ laureato in storia all’Università Degli Studi Di Milano e attualmente studente per la laurea specialistica in scienze storiche nella medesima università. Già al suo secondo libro dopo “Il cavaliere senza destino” ambientato nello stesso universo de “L’esploratore di mondi” scrive per passione e per il piacere di condividere avventure e mondi nuovi coi propri lettori
.

Immagina...



Nel week end, lo sapete, difficilmente sono al pc, quindi nel giorni precedenti programmo post "leggeri", come questo, rientrante nella rubrica IMAGINE A BOOK.

Che titolo vi viene in mente guardando questa deliziosa e colorata fanciulla?

Come sempre, vi propongo il mio...:

QUESTO BACIO VADA AL MONDO INTERO
(Colum McCann)

a che libro
ti fa pensare?
Scatenate pure la fantasia!! :))


Per non dimenticare. IL VOLONTARIO DI AUSCHWITZ di Witold Pilecki



Ancora un'uscita in sintonia con LA GIORNATA DELLA MEMORIA.

IL VOLONTARIO DI AUSCHWITZ
di Witold Pilecki


Ed. Piemme
Voci
Trad. A. Carena
356 pp
18.50 euro
USCITA 21 GENNAIO
2014
Trama

Il 19 settembre 1940 durante un rastrellamento nazista a Varsavia, Witold Pilecki prende la direzione opposta a tutti gli altri e si fa arrestare volontariamente per essere mandato ad Auschwitz. 
Il nome non è ancora sinonimo di inferno, come sarebbe diventato, tuttavia chiunque avrebbe considerato quel gesto folle.
Ma Pilecki non è uno qualunque, è un militare dell'Armata polacca e membro della resistenza contro i nazisti. 
La sua missione è infiltrarsi nel campo, raccogliere informazioni e organizzare una rete clandestina pronta a ribellarsi e a prendere il controllo al momento giusto. 
Sin dall'arrivo, Pilecki si rende conto che qualsiasi idea i cittadini liberi si fossero fatti di quel luogo, era drammaticamente ingenua. 
Ciò che trova oltre il cancello con la scritta "Arbeit macht frei" non ha nulla a che vedere con qualunque cosa avesse conosciuto nel mondo reale. 
Ogni regola del vivere civile è calpestata e sovvertita, ci sono prigionieri con diritto di vita e di morte su altri prigionieri. Fame, freddo, malattie, lavori forzati sono usati dai nazisti come strumenti di decimazione. 
L'arbitrarietà assoluta è l'unica legge applicata e ciò che distingue i carcerieri l'uno dall'altro sono solo diversi gradi di crudeltà. 
A poco a poco Pilecki tesse la sua rete clandestina, in attesa del segnale di rivolta, che però non arriva mai. Dopo tre anni, e dopo aver visto sparire molti dei suoi amici, Pilecki decide di fuggire, per continuare la resistenza da fuori.
,

L'autore.
Nato nel 1901 da una famiglia della nobiltà polacca, Witold Pilecki nel 1918 si arruolò nell’Armata polacca. Nel 1939 partecipò alla battaglia di Varsavia; dopo la capitolazione della città fu membro attivo della resistenza al nazismo. Nel settembre 1940, con il permesso dei suoi superiori, si fece arrestare dalla Gestapo e per tre anni fu prigioniero nel campo di concentramento di Auschwitz per organizzarvi la rete di resistenza e inviare rapporti sulla situazione nel campo. Fuggì nel 1943 e nel 1944 partecipò alla rivolta di Varsavia. Nel 1945, per conto del governo polacco in esilio a Londra, fu spedito nuovamente in missione nella Polonia occupata dalle truppe sovietiche, finendo in un campo di lavoro sovietico nelle vesti di prigioniero politico. Fu scoperto, processato e giustiziato nel maggio del 1948. Fino al crollo dell’Unione Sovietica le informazioni riguardanti l’attività di Pilecki sono state censurate.


pilecki

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