giovedì 7 agosto 2014

Tag. PER OGNI LETTERA UN LIBRO



tag

Eccomi qui con un bel tag libroso!!

Ringrazio la cara Aquila Reale  di Penna d'oro per avermi taggata  e avermi lanciato questo gioco che consiste nell'associare ad ogni lettera un libro (io scelgo di indicarvi quelli da me letti).
Cliccando sulle cover sarete rimandati alle mie recensioni.

Le mie lettere sono

I - N- S - U

E se la cara Aquila ha associato a ogni libro l'incipit, io vi proporrò una citazione che d'ognuno di essi mi è rimasta impressa!
Cominciamo!

LETTERA I

IL PRIMO ULTIMO BACIO
(A Harris)

Una storia d'amore appassionata, dolce e commovente, di quelle che mi strappano sempre una lacrimuccia.

"...nella vita ogni cosa parte e finisce con se stessi. Abbiamo tutti bisogno di amore, certo, e cerchiamo negli altri il sostegno che ci serve, ma dobbiamo imparare a trovarli per primi dentro di noi. Perché siamo tutti più forti di quanto non ci consideriamo. Siamo in grado di affrontare cose peggiori di quanto pensiamo. Dobbiamo sopravvivere al peggio e, nonostante tutto, trovare comunque il modo di sorridere.


LETTERA N

Non volare viaNON VOLARE VIA
(S. Rattaro)

Un'autrice italiana che mi piace moltissimo e questo libro non fa eccezione!

"Ci sono dolori che si attenuano lentamente e con un po' di fortuna alcuni spariscono del tutto, mentre altri, quelli che fanno male davvero, rimangono lì sottopelle per sempre, come una cicatrice, una scheggia, una pallottola."




                                                              LETTERA S


SE PER UN ANNO UNA LETTRICE
(N. Sankovitch)

Un inno entusiasta alla lettura e al potere dei libri di tenerci compagnia, di farci rinascere, di consolarci...

"Ho letto libri per tutta la vita.
E quando ho avuto più bisogno di leggerli,
i libri mi hanno dato tutto quello
che chiedevo loro e anche di più.
Il mio anno di lettura mi ha offerto lo spazio
che mi serviva per capire come tornare a vivere"



                                                              LETTERA U

UN POSTO CHIAMATO QUI
(C. Ahern)

Al confine tra irrealtà e realtà, la prosa della Ahern in questo libro mi ha rapita (è il caso di dirlo..!) per i suoi toni un po' nostalgici e per le atmosfere quasi fiabesche.

"Ogni tanto tutti ci perdiamo, che sia per scelta e a causa di forze che non possiamo controllare, ma quando impariamo ciò che la nostra anima ha bisogno di sapere, il sentiero si palesa danti a noi. (...) A volte preferiamo essere dispersi e continuare a vagare, perchè è più facile. A volte, scopriamo la strada da noi. Comunque sia, veniamo sempre trovati."

mercoledì 6 agosto 2014

Parola di Poe



E se ieri vi ho detto la mia su "A ciascuno il suo" di Sciascia, oggi vi riporto la citazione che lo scrittore riporta prima di narrarci la sua storia...

"Ma non crediate che io stia per svelare
un mistero o per scrivere un romanzo"

Poe, I delitti della Rue Morgue


Il significato della parola EPIGRAFE al quale mi riferisco è questo:
Iscrizione in fronte a un libro o scritto qualsiasi, per dedica o ricordo;
più particolarm., citazione di un passo d’autore o di opera illustre
che si pone in testa a uno scritto per confermare con parole autorevoli quanto si sta per dire.
 (Treccani)

Cito e canto: ARRIVI TU



Romantico pezzettino tratto da "Stanotte il cielo ci appartiene" (A. Popescu) con canzone annessa!!


"Mi abbandono completamente, non ho altra scelta. Non sono più in grado di dire dove finisco io, e dove inizia lui, c'è solo il noi. Continuiamo a baciarci, a immergerci l'uno nell'altra, a mollare tutto. E' un po' come una caduta libera, come se stessi precipitando nel vuoto, ma poi mi prende la mano, come se stessi precipitando nel vuoto, ma poi mi prende la mano, la stringe, e sento che sta saltando con me, e non ho più paura."

ARRIVI TU
(A. Amoroso)



la coincidenza ci farà incontrare 
e chiamalo destino quel percorso naturale 
che due puntini dentro l'universo 
raggiungono la strada che li illumina d'immenso 
la confidenza mischierà le carte 
da non capire mai qual è il punto di confine
e non saper distinguire il tuo corpo 
dove finisci tu comincio io 
questo è il senso di un momento già perfetto 
è questo il punto da cui inizia tutto quanto 
Arrivi tu

TINGI DI GIALLO LA TUA ESTATE CON AGATHA CHRISTIE: VENTI USCITE COL CORRIERE DELLA SERA!!



Buongiorno amici e lettori!!
Un mesetto fa circa vi avevo segnalato un'interessante iniziativa letteraria legata al Corriere della sera: ogni martedì (a partire da 15 luglio), insieme al giornale, in edicola potete trovare un volume appartenente alla collana "Lettere d'amore", comprendente 20 uscite, tutte incentrate sulle corrispondenze di uomini famosi del passato con le loro innamorate.

Qui e qui per leggere altre info più precise sull'iniziativa e vi ricordo che proprio ieri è uscito il terzo libro, "Quel viaggio chiamato amore, lettere 1916-18” di Sibilla Aleramo e Dino Campana, cui seguirà (martedì 12 agosto): Fernando Pessoa, “Lettere alla fidanzata”.

MA le novità non finiscono qui ed ecco che il Corriere della Sera continua a pensare a voi lettori con una nuova iniziativa: una collana dedicata ad Agatha Christie, scrittrice di fama assoluta e intramontabile.

La raccolta si compone di 20 volumi, in edicola dal 1 Agosto, in allegato al quotidiano, ciascuno al prezzo di € 6,90.


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QUESTO è IL MINISITO 
( http://goo.gl/rPou3Y)

PER CONOSCERE IL PIANO DELLE USCITE

E ALTRE BELLE CURIOSITA'!!

Si tratta, quindi, di una selezione delle migliori opere della scrittrice britannica che, con oltre due milioni di copie vendute, si è aggiudicata il titolo di Regina del Giallo.

A celebrare l’inizio di questa raccolta Dieci piccoli indiani, a proposito del quale....

LO SAPEVATE CHE..... che con 110 milioni di copie rappresenta il romanzo giallo più venduto di sempre, ed è all’undicesimo posto tra i best seller di tutti i tempi??



Un romanzo originalissimo, nel quale ciascuno dei protagonisti ricopre, contemporaneamente, il ruolo di investigatore, sospettato e probabile vittima.

L’8 Agosto, invece, si rinnova l’appuntamento in edicola, con Assassinio sull’Oriente Express, il leggendario treno delle spie e degli avventurieri internazionali, reso ancora più celebre dall’omonimo film di Sidney Lumet. Il famoso investigatore Poirot, partito da Istanbul con l’Oriente Express e diretto a Londra, si trova a indagare sull’assassinio di un certo Ratchett, un distinto uomo americano ritrovato esanime nel proprio scompartimento, sullo stesso treno in cui viaggiava. Agatha Christie scrisse questo romanzo durante un soggiorno ad Istanbul, nella stanza 401 del Pera Palas Hotel, attualmente adibita a piccolo museo in suo onore.

Questi e tanti altri titoli senza tempo tingeranno di giallo la vostra estate.

La scrittrice

Agatha Mary Clarissa Miller nasce a Torquay, in Inghilterra, il 15 settembre 1890, terza figlia di Clara e Frederick, agente di cambio americano. Della sua educazione si occupa la madre: a cinque anni, Agatha impara leggere e scrivere per proprio conto. Nel 1906, va a Parigi per studiare canto: vuole diventare una cantante lirica, ma gli studi non le danno molte soddisfazioni, e decide così di tornare in Inghilterra.

Nel 1912 conosce Archie Christie, ufficiale delle forze aeree britanniche con il quale si sposerà nel dicembre 1914. Durante la guerra, Agatha lavora al dispensario dell’ospedale della Croce Rossa di Torquay, diventando esperta di veleni e medicinali, cosa che le tornerà molto utile quando deciderà di scrivere romanzi gialli.

La sua carriera di scrittrice nasce da una scommessa con la sorella Madge, che la sfida a scrivere un detective story. Ma Poirot a Styles Court, suo primo romanzo e oggetto della scommessa, deve attendere diversi anni prima di essere pubblicato.

agatha
Pare che per Poirot, suo celeberrimo personaggio, si sia ispirata ad un poliziotto belga in pensione incontrato, nel 1914, sei anni prima della nascita del baffuto detective.

Sempre a Styles Court, l’autrice, ormai divenuta giallista di fama mondiale, farà morire il celeberrimo detective in Sipario.

In pochi sanno che Agatha Christie, con lo pseudonimo di Mary Westmacott, firmò anche diversi romanzi sentimentali, ma non ebbero mai il successo sperato.

Nel 1926, due avvenimenti sconvolgono la vita della scrittrice: muore sua madre e Archie la lascia.
Nel 1930, in treno per Bagdad, comincia a ideare Assassinio sull’Orient-Express; nella capitale conosce Max Mallowan, giovane archeologo che sposa poco dopo e che accompagnerà nelle sue campagne di scavo per trent’anni. Sempre nel 1930, scrive La morte nel villaggio, dove appare per la prima volta Miss Marple. Muore il 12 gennaio 1976

Agatha Christie è, ad oggi, la scrittrice inglese più tradotta al mondo, superando anche il record di Shakespeare per quanto riguarda il numero di edizioni internazionali.



martedì 5 agosto 2014

Recensione A CIASCUNO IL SUO di Leonardo Sciascia



Terza recensione di oggi!!


A CIASCUNO IL SUO
di Leonardo Sciascia


Adelphi Ed.
155 pp
9 euro
Sinossi

Pubblicato nel 1966, e oggi tradotto in tutto il mondo, questo romanzo dell’oscura, crudele Sicilia è universalmente considerato una delle maggiori imprese narrative di Sciascia.
 Sobrio, amaro, sottilmente sarcastico, e insieme netto e preciso nei contorni, racconta la storia di un farmacista che «viveva tranquillo, non aveva mai avuto questioni, non faceva politica», e un giorno riceve una lettera anonima che lo minaccia di morte. 
Da questo punto in avanti tutta la realtà comincia a traballare, e il sospetto, l’insinuazione e il sangue dominano la realtà del paese, nell’entroterra siciliano. 
Tutta l’arte di Sciascia sta nell’aggrovigliare e dipanare, volta a volta, questa matassa. Nulla sfugge al groviglio, e alla fine vi rimarrà soffocata proprio la figura dell’investigatore disinteressato, dell’osservatore lucido, il quale, quanto più indagava, tanto più «nell’equivoco, nell’ambiguità, moralmente e sensualmente si sentiva coinvolto».

il mio pensiero

Siamo nella Sicilia degli Anni '60, in un paesino sperduto, in cui probabilmente non accade mai nulla di eccitante, se non fosse che un giorno un povero farmacista, tale signor Manno, riceve una lettera anonima che dice: "Questa lettera è la tua condanna  a morte, per quello che hai fatto morirai".
Poche parole, sì, ma che bastano a gettare un'ombra di timore sul viso del pover'uomo che, si dice convinto, di male non ne ha fatto a nessuno.

Ma allora, chi e perchè gliel'ha mandata? Cosa avrà combinato?

In paese la gente inizia a mormorare, com'è d'obbligo: ma non è che c'ha l'amante e questo è l'avvertimento di un marito tradito?

Se fino a prima della lettera, sulla irreprensibilità del farmacista tutti avrebbero giurato e spergiurato, poche righe anonime bastano a far volare i pettegolezzi: ma quella signorina che andava in farmacia spesso e volentieri? E poi, la moglie non è proprio una bellezza: forse che Manno non è capace di mettere gli occhi addosso a donne più giovane e avvenenti?

Insomma, in men che non si dica l'onesto farmacista diventa oggetto di chiacchiere di paese..., per poi finire seppellito al cimitero e lasciando nel dubbio i viventi...
Eh sì, perchè alla minaccia segue la vendetta e Manno muore, ucciso durante una battuta di caccia.
Ma non era solo, con lui c'era l'amico di sempre, Roscio, anch'egli ucciso quel giorno stesso.

Ma gli assassini volevano colpire Roscio o Manno?

Chi indaga e coloro che spettegolano propendono per dare adito alla lettera minatoria, ma a qualcuno le cose non sembrano quadrare nel modo più scontato.
Il prof. Laurana, uomo schivo, riservato, solitario, di mezz'età, che vive con la mammina, di cui non si conoscono relazioni sentimentali, non si dà pace e s'affeziona al caso, improvvisandosi investigatore: e così fa domande, fa visite a persone vicine a Roscio, deduce, ricerca, ipotizza, e soprattutto: intuisce, capisce, SCOPRE.

Attento professore, tu sarai pure un brav'uomo, incapace di far del male a una mosca, che ancora arrossisci e ti agiti in presenza di una donna bella e provocante, ma sei circondato, tuo malgrado, da gente più furba di te, che la sa lunga e che è pronta a difendere i propri interessi e la propria vita a tutti i costi, e non ha alcuna intenzione di rovinarsi la reputazione per un professore cretino!

Sciascia scrive col suo stile e il suo linguaggio ironico, sagace, realistico (non mancano le espressioni in dialetto, i modo di dire e fare del Sud...) asciutto, essenziale, come essenziali e realistici sono il contesto e i personaggi; non ci lascia giudizi, l'Autore, non ce n'è bisogno perchè il ritratto che ne esce fuori è quello di un paese siciliano in cui non mancano la corruzione, le ipocrisie, le invidie, i giochi di potere, i falsi pietismi e a farne le spese sono i semplici, gli ingenui, mentre a spuntarla sono i corrotti, i preti poco irreprensibili, gli amanti clandestini.

Sciascia quindi non usa le mezze misure e, attraverso questo giallo - che però non ha come suo scopo principale quello di incuriosire il lettore sull'assassino - atipico, ci mostra l'essere umano nelle sue connotazioni, nella sua natura, nelle debolezze e nelle piccole "perversioni".

E' il mio primo libro di quest'autore e mi ha fatto fare un salto indietro nel tempo!!
A dire il vero, non sono riuscita a non pensare a Montalbano, ma non ve ne so dare la ragione precisa! Elucubrazioni mie  ^_-

Recensione 'SPEAK. Le parole non dette' di Laurie Halse Anderson



Ed eccoci alla seconda recensione!

SPEAK. Le parole non dette
di Laurie Halse Anderson


Ed. Giunti
192 pp
9.90 euro
2009

Vincitore di numerosi e prestigiosi riconoscimenti letterari,Speak è stato tradotto in oltre venti paesi con grande successo di critica e vendite: a dieci anni dalla sua prima edizione si può ritenerlo senza errore uno dei romanzi culto della generazione Y, che finalmente vede la luce nella sua traduzione italiana.

Trama

Dal primo giorno di liceo Melinda Sordino sa di essere un’emarginata. 
Ha tredici anni e un segreto. 
L'estate prima di entrare al liceo, durante una festa, viene brutalmente aggredita; chiama la polizia, e nel fuggi fuggi generale non riesce a confessare cosa le è accaduto. 
Quando pochi giorni dopo le amiche di Melinda scoprono che è stata lei a chiamare la polizia e a rovinare il party, non pensano a chiederle spiegazioni, ma la maltrattano e la evitano. 
Melinda si isola e comincia ad avere difficoltà a parlare sia a scuola che a casa, rinchiudendosi nell’eremo dei suoi pensieri, dove le bugie e le ipocrisie della scuola, degli insegnanti e dei genitori sprofondano nel suo stesso silenzio e l’unico sollievo che le rimane è quello di non parlare. 
Ma non è tutto così semplice nemmeno nella sua testa, un segreto le secca la gola e le serra le labbra. 

In questo romanzo lieve e potente, la voce credibile e amaramente ironica della protagonista parla in nome di tutti gli adolescenti silenziosi e incapaci di aprirsi al resto del mondo e che attraverso la storia di Melinda sentiranno che un segreto può diventare un peso insopportabile.


il mio pensiero

Melinda Sordino è una 14enne emarginata; non ha amici, non ha un fidanzato, la sua media a scuola s’è vistosamente abbassata; è diventata troppo taciturna, gli adulti si lamentano perché non parla nè con loro nè con i coetanei
Ma non è sempre stato così.
Sì, è vero, i rapporti in casa con mamma e papà forse non sono mai stati particolarmente sereni e idilliaci, presi come sono, da sempre, dal lavoro e da altre occupazioni, ma almeno a scuola e con gli amici.... le cose sono sempre andate bene, negli anni della scuola media.
Nessuno la scansava quando entrava in mensa, nessuno la guardava con scherno o le rideva dietro; accanto a lei c'erano le amiche del cuore, Nicole e Rachel, ed era accettata, come tutti.
Fino a quella maledetta sera, che è piombata addosso alla povera Melinda come un macigno, troppo pesante per il suo petto fragile di adolescente; una serata che avrebbe dovuto essere di divertimento, un party come tanti altri.... e che invece si è rivelato un terribile incubo per Melinda; un incubo cui lei risponde con una chiamata alla polizia, ma quest'azione, invece che catturare la comprensione e la solidarietà delle coetanee, ne attira le ire, il risentimento, la rabbia, il disprezzo, l'allontanamento da loro.

Perchè quella stupida di Melinda ha rovinato la festa e non merita altro che l'emarginazione; cos'altro si aspettava??

Nessuno si preoccupa di lei, di chiederle perchè ha chiamato la polizia, cosa le è successo quella sera, e perchè da quel momento lei ha smesso di essere la ragazzina spensierata che era.

L'emarginazione e il bullismo (e ciò che da essi deriva) cui Melinda va incontro sono in un certo senso causa ed effetto della solitudine e del silenzio che Melinda si autoimpone.

Da una parte lei sente che le sue parole non sono necessarie perchè a nessuno importa ascoltarle; dall'altra, ciò che ha vissuto e subito a causa di colui che è diventato il suo incubo personale, il mostro che la fa sudare freddo tutte le volte che le compare davanti, è per lei causa di un dolore tale... da non poter essere espresso!!

Nessuno aiuta a Melinda a parlare e lei è convinta che agli adulti (dai genitori al preside e ai proff della Merryweather High School...) fingano di voler essere disponibili ad ascoltare i problemi degli adolescenti, ma in realtà a loro non importa un fico secco.
E le sue pseudo amiche? Peggio di peggio!! Alla prima occasione si sono volatilizzate, ed anche quell'unica parvenza di amicizia costituita da una nuova arrivata (Heather) è solo l'ennesima dimostrazione di come l'amicizia sia spesso frutto di solo interesse, di comodità e che poi, quando viene messa alla prova da cose ben più serie, crolla.

Ma allora, se a nessuno interessa quel che Melinda pensa, crede, soffre, che la fa piangere di nascosto, che vorrebbe farla urlare di rabbia e dolore (ma niente, il macigno sul suo petto è sempre lì e lei non riesce a toglierlo... Non da sola, almeno! Grida e parole chiedono di uscire ma il macigno la soffoca), perchè parlare? Perchè ricercare la compagnia di chi non la vuole?

Melinda subisce l'isolamento forzato e non ha la forza per ribellarsi, timorosa che, se anche volesse spiegare cosa accadde quella maledetta sera a quel maledetto party, nessuno vorrebbe nè darle retta, nè crederle.
E allora tanto vale tacere e vivere come un fantasma, una comparsa muta e trasparente, in mezzo a una folla estranea, fatta di risatine, sguardi, pettegolezzi, ghigni cattivi, spintoni, insulti....

C'è qualcuno che vuol avvicinarsi a Melinda e parlare con lei? Ascoltarla?
Qualcuno che apra gli occhi e si accorga che una ragazzina di 14 anni è vittima di una doppia violenza: quella che ha colpito il suo corpo inesperto e ancora acerbo, e quella che, come un prolungamento, procede dalla prima e tocca, lacera, dilania, continua a mangiare pezzettini della sua anima, della sua mente.

Certi silenzi gridano più forte delle parole, e lì dove un dolore, un trauma... sono troppo forti per poter essere espressi a voce nel "modo giusto", ecco che ci pensa il silenzio, che poi tanto silenzioso non è.

Melinda non parla, non si confida, pur sentendone il bisogno forte dentro di sè.
Si guarda attorno, critica, amaramente ironica, osservando la gente che le passa accanto e che vive, dimenticandosi di lei, lasciandola sempre più indietro; e l'osserva e ce ne parla con uno sguardo fin troppo disincantato, sfiduciato, scettico, pessimista.., che mai dovrebbe essere incoraggiato (neanche involontariamente) in un ragazzina di soli 14 anni di vita.

I ricordi di quel party infernale ossessionano la giovanissima protagonista, che  prova a "sopravvivervi", a tenerlo in un cantuccio lontano ed oscuro della propria mente, ma la strada è ancora lunga e Melinda dovrà imparare non solo a cavarsela da sola, ma anche a tirar fuori "le unghie" e, soprattutto, la voce.

Quella voce che le serve per gridare aiuto, per dire al mondo "Ehi, sono qui! Non sono invisibile!", che ha voglia di gridare tutta la rabbia che c'è in corpo, desiderosa di avere un orecchio che finalmente la voglia ascoltare.
E se i genitori continuano solo a sbuffare e ad alzare le spalle, esasperati davanti al mutismo della loro stramba figliola...; e se i professori si limitano a scuotere la testa senza capire cosa frulla nella test di questa studentessa che prende 4 e 5...; e se le "amiche" la guardano con disprezzo e antipatia,  forse qualcosa di buono lo si potrebbe trovare in quel bizzarro prof. di Educazione Artistica, che pretende che i suoi alunni, dai propri disegni ed opere traggano fuori e mostrino la propria anima? Forse lui è più sensibile degli altri?

"Speak - le parole non dette" è un romanzo breve ma efficace, "potente"; scritto in prima persona come una sorta di diario, di confessione, grazie al quale il lettore conosce la protagonista, Melinda, e vive con lei i suoi silenzi, l'emarginazione, i dubbi, le domande senza risposta, i turbamenti, i desideri inattesi, il dolore, e se si mette nei suoi panni, forse non può non sentirne la solitudine.
Ma quella solitudine che si prova non quando si è fisicamente soli, bensì quella più tremenda provata in presenza di tanta gente; sentirsi soli pur essendo circondati da "amici", genitori, insegnanti, e sentirli tutti troppo distanti, estranei, sordi, indifferenti...

E' un libro che affronta tematiche importanti, dal bullismo alla violenza fisica, ai conflitti con i genitori e con gli insegnanti, il tutto inserito nella complessa cornice del periodo adolescenziale.
Crudo e nudo nel linguaggio, informale come può essere il modo di parlare dei teen ager, è un libro che fa riflettere e chiama l'adulto a porsi, in prima linea, come educatore delle giovani generazioni, cercando di affinare le proprie capacità di empatia, ascolto, comprensione, a maggior ragione quando da parte dei ragazzi, di parole ne giungono troppo poche.

Molto bello!!

Viaggiare leggendo... a Stoccarda



Il viaggio di oggi è ambientato a Stoccarda e devo dire che l'Autrice (o chi per lei) di "Stanotte il cielo ci appartiene" mi ha facilitato la ricerca dei luoghi menzionati, in quanto a fine libro.... li trovate elencati e con una breve descrizione!
Li guardiamo insieme?

Anzitutto, diciamo subito qualcosina sulla bella Stoccarda.

stoccarda
Stuttgart è una città moderna, ricostruita dopo la seconda guerra mondiale. 
Si trova in una valle, circondata da colline con boschi, frutteti e vigneti. È la città delle automobili e negli stabilimenti di Mercedes-Benz e Porsche ci sono dei musei interessanti non solo per gli appassionati dell'automobilismo. 
Negli ultimi decenni si è conquistata anche la fama di città della cultura, del teatro e del balletto, del musical e dell'arte
Una città con ampi spazi verdi proprio nel centro della città. 
Non mancate una visita alla Staatsgallerie, un museo d'arte a livello europeo. A settembre si tiene a Stoccarda una festa della birra (la "Cannstatter Wasen") che, come importanza e notorietà, fa concorrenza a quella di Monaco e in dicembre potete visitare uno dei più grandi mercati di Natale della Germania!

(fonte)
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Uno dei monumenti più interessanti è la Fernsehturm (Jahnstraße 120), la prima Torre della televisione eretta nel mondo (1954-1956) ed in seguito presa a modello da altre città come Monaco, Berlino e Vienna. E' alta 217 metri. Un veloce ascensore porta nella terrazza panoramica dove si può godere una vista sulla città, le colline che la circondano, la Foresta Nera e, meteo permettendo, fin sulle Alpi.

Stoccarda è circondata dal verde e dalla natura che dai giardini e parchi del centro si estendono alle campagne circostanti per poi confluire nei boschi del circondario e nelle colline, ricche di ville e di vigneti: in Germania non si produce solo ottima birra ma anche dell'ottimo vino!
Tra le altre cose da vedere spicca nei dintorni il castello di Ludwigsburg, una delle più grandi residenze barocche della Germania. La costruzione inizia nel 1704 sotto il duca Eberhard Ludwig von Württemberg. Il complesso comprende il palazzo principale, il vasto parco, lo Schloss Favorite, usato come padiglione di caccia e dei divertimenti, e lo Schloss Monrepos, affacciato su un laghetto.


E ora seguiamo il tour di Layla e Tristan....!!

Schraglage Meals & More è un ristorantino molto frequentato  e in cui la sera ci si può scatenare ballando!!
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Recensione "Stanotte il cielo ci appartiene" di Adriana Popescu



Come promesso, oggi condividerò con voi il mio pensiero su tre romanzi!

Il primo è un romanzo molto dolce e romantico:

STANOTTE IL CIELO CI APPARTIENE
di Adriana Popescu


Ed. Giunti
Trad. L. Ferrantini
320 pp
9,90 euro
Luglio 2014
Trama

Una storia meravigliosa ed emozionante per non smettere mai di sognare. 
Rendi speciale ogni attimo della tua vita.
Layla ha un grande sogno: catturare con la macchina fotografica immagini uniche in giro per il mondo. Per il momento, però, si deve accontentare di fare la fotografa di eventi. 
La sua storia di cinque anni con Oliver e la loro tranquilla routine in un appartamento nel centro di Stoccarda non le consentono molto di più. 
Una sera, però, in una discoteca dove viene chiamata per lavoro, la reflex di Layla si posa su un ragazzo che, con gli occhi chiusi e completamente isolato dalla ressa che lo circonda, balla al ritmo di una musica tutta sua, perso nei propri pensieri. 
Layla è ipnotizzata da questa visione e gli scatta una foto proprio nell’attimo prima che una gomitata accidentale lo colpisca in pieno volto. È così che Layla e Tristan si conoscono. 
Ma da quel giorno non possono fare a meno di rivedersi: un giro in moto per la città, un pic-nic lungo il fiume, una serata a guardare le stelle cadenti. Da semplici amici, certo! O almeno, è quello che si racconta Layla. 
Ma qual è il confine tra amicizia e attrazione? E quanto coraggio ci vuole per buttare all’aria la propria vita?


il mio pensiero

Un colpo di fulmine, quello tra la bella Layla, fotografa per passione, e il fotogenico e sexy Tristan, incontrato in discoteca durante una serata alla quale lei partecipa in qualità di "fotografa di eventi".
A lei basta posare gli occhi su questo affascinante uomo che balla al ritmo della musica, in mezzo a tanta gente ma come se ascoltasse una melodia tutta sua, infischiandosene del resto del mondo... per decidere di immortalarlo con la propria Reflex.
L'alchimia tra i due è evidente fin dalle prime battute ma la consapevolezza che quello sia un incontro assolutamente fortuito e casuale, al quale molto probabilmente non ne seguiranno altri, non permette loro di fare amicizia più di tanto.


Eppure Layla sente verso lo sconosciuto un'attrazione e un interesse che non provava da tempo, tanto da farla sentire in colpa verso il fidanzato di sempre, Oliver (con cui sta da 5 anni e convive da un paio), e da renderla gelosa dell'atteggiamento sfacciato della seducente migliore amica, Beccie, verso Tristan stesso.

Ma come mai? Cos'ha lui che tanto l'attrae?

La risposta non tarderà ad arrivare, perchè il destino farà incontrare i due più spesso di quanto immaginavano e questa vicinanza con un ragazzo bello, socievole, spensierato, allegro e capace di farla ridere e di farla star bene, sconvolge e turba emotivamente la tranquilla Layla, che finora ha costruito la propria vita e le proprie certezze attorno a paletti fissi alle quali si è aggrappata, ma che non è stata lei a decidere, bensì il suo razionale e prudente fidanzato, Oliver.

Oliver è un commercialista e il suo mondo gira attorno al lavoro e ai soldi; gestisce anche il denaro della fidanzata e l'ha incoraggiata ad aprire un piccolo studio per dedicarsi alla passione per le fotografie e cercare quanto meno di guadagnarci qualcosina, pur non considerandolo un lavoro e proprio e definendo, con molta sufficienza, Layla una semplice "paparazza".

Ma Layla ha talento da vendere, lo sente e vorrebbe fare di questo suo amore per la fotografia il fulcro della sua vita, girare per il mondo con la Reflex al collo e godere le bellezze che l'aspettano, che sono fuori per lei, e che desidera far sue, fotografandole.

Ma si è arenata in una vita di coppia abitudinaria, monotona, in cui si ritrova accanto ad un uomo che non dice neanche più di amarla e che preferisce passare il tempo lavorando o uscendo con i colleghi, che in intimità con la fidanzata.

Ed è in un periodo grigio e noioso come questo che si insinua la vitalità di Tristan, che con i suoi modi di fare disinvolti, la sua simpatia, la sua passione per ciò che è bello, artistico, catturerà Layla, regalandole momenti indimenticabili, in cui le insegnerà a vivere giorno per giorno, a credere in se stessa e nel proprio talento, uscendo dalla gabbia di un rapporto che non la sta valorizzando, ma soffocando.
In una frase: a fare di ogni momento il tuo momento preferito.

Non c'è più tempo da perdere, ma solo da vivere!

Ma Layla è una ragazza piena di dubbi e la sicurezza della vita finora condotta non può gettarla alle ortiche, soprattutto quando viene a sapere che anche Tristan è impegnato: nella sua vita c'è una certa Helen e lui l'ama...!

Cosa fare, allora?
Dimenticare la notte trascorsa con lui a guardar le stelle su un pullmino e a beccarsi un' acquazzone (cosa che mi ha ricordato una scena de "Il confine di un attimo" della Redmerski) e sentirsi viva e felice come non mai..., ignorare le sensazioni fisiche e i sussulti del cuore che questo ragazzo dagli occhi verdi risveglia in lei e che da tempo non provava più?

Scegliere tra il cuore e la ragione non è semplice, mai, e non lo sarà neanche per Layla.

Tra un giro e l'altro nella bella e colorata Stoccarda, con i suoi spazi verdi e i suoi ristorantini deliziosi, tra dubbi e domande, tra scoppi di felicità e momenti di tristezza e solitudine, tra canzoni sussurrate o dedicate in pubblico, Layla e Tristan avranno le loro occasioni per essere felici insieme.
Le coglieranno?
Entrambi hanno le loro remore, il loro passato, i loro legami, i dubbi e le paure.... e ignorarli non è uno scherzo, ma la voce dell'amore chiama così forte....

L'ascolteranno?
Tristan si abbandonerà ai suoi sentimenti per Layla, nonostante Helen?
Layla riuscirà a mettere a fuoco il suo rapporto con Oliver e a trovarne tutti i limiti?
Accoglierà l'incoraggiamento di Tristan di non permettere a nessuno di tarparle le ali, ma anzi di fare il grande passo di credere finalmente in se stessa e cercare di realizzare i propri sogni?

"Stanotte il cielo ci appartiene" è un romanzo carino, una storia dolce e tenera, giovanile, spensierata, puntellata da momenti molto romantici; forse non è il massimo dell'originalità e tanti episodi potreste collegarli ad altri romanzi di questo genere, ma è un libro che si lascia leggere con molta piacevolezza, che scorre e cattura sufficientemente l'attenzione del lettore, essendo ben contestualizzato (direi quasi che Stoccarda è uno dei punti forti della storia; si vede che tanto i protagonisti quanto l'Autrice amano questa città), con dialoghi semplici, scene da film, godibili e leggere; il finale mi è piaciuto perchè magari è meno scontato di quello che ci si aspettava.

Mi è piaciuta molto l'atmosfera che pervade la storia tra Tristan e Layla: la dolce attrazione che scatta subito tra loro, quella sorta di "friend zone" che non sai sempre come gestire, perchè da una parte ti dici che "è amicizia", dall'altra però il tuo cuore e il tuo stesso corpo ti mandano segnali traditori.....; mi è piaciuto anche il messaggio che sta alla base del rapporto tra loro due:

chi ti ama, ti lascia libero di decidere. 
Sì, ti aiuta a capire quale può essere la tua strada, ti incoraggia a provarci, a percorrerla, ma non ti mette all'interno di gabbie che poi giustifica sotto l'egida di un presunto amore, di una presunta voglia di sicurezza e stabilità, ma che in realtà ti soffocano e ti "uccidono".

E del resto, la differenza tra Oliver e Tristan è evidente: tanto il primo è freddo, indifferente, super votato al lavoro, critico in senso negativo verso la talentuosa fidanzata (della quale non vede assolutamente alcun talento, anzi la sminuisce), quanto il secondo è entusiasta, pieno di gioia di vivere, di propositi, obiettivi, di parole incoraggianti, di passionalità....!

"Grande città, grandi sogni,
quotidianità, troppo poco tempo per
la passione, in talento,
per tutto ciò che fa ardere la tua fiamma....
Tira il freno a mano e salta giù,
fallo per te, soltanto per te...
In te c'è molto di più di quanto credi,
fà di ogni momento il tuo momento preferito"

Consigliato a chi è alla ricerca di una storia d'amore giovanile e godibile.

lunedì 4 agosto 2014

Recensione "UOMINI SOTTOMESSI" (Endora, 1 vol.) di Fernanda Romani



Come anticipato, eccomi con la seconda recensione.

UOMINI SOTTOMESSI
Primo Episodio di "Endora"
di Fernanda Romani


romance
formato digitale
71 pp ca.
0,99 euro
QUI link su Amazon
Sinossi

Il Regno di Endora è una società matriarcale dove gli uomini vivono in condizioni di sottomissione, penalizzati in ogni aspetto della loro vita. 
Quelli più attraenti vengono avviati alla prostituzione fin da ragazzi diventando così “liberi amanti”, gli unici individui di sesso maschile che hanno la possibilità di diventare ricchi.

Killiar era uno di loro; ambito e ricchissimo, si è innamorato e ha ceduto al matrimonio con una militare di carriera, Izrhad. È stata un’unione felice ma, alla morte della moglie, in guerra, ha perso tutto.
A Endora gli uomini non hanno diritti ereditari.

Naydeia, ufficiale dell’Armata, Comandante del reggimento “Giglio”, era la migliore amica di Izrhad, la moglie di Killiar, ed è innamorata di lui da prima che loro si conoscessero. 
Ha sempre vissuto il proprio amore come una condanna; si è allontanata dalla sua amica, incapace di vederla felice assieme all’uomo che anche lei avrebbe voluto, ma gli Dei o il destino hanno deciso di darle un’altra occasione…

Daigo è un Aldair, uno straniero che a Endora può solo fare il mercenario sessuale per le donne dell’esercito che, per evitare di rimanere incinte, usano per il proprio piacere solo uomini di etnie incompatibili con loro. Costretto a prostituirsi per motivi religiosi, Daigo è un guerriero, figlio di un capo tribù. 
Incontrerà Naydeia e Killiar sulla propria strada e questo potrebbe cambiare il suo destino.

Mentre questi tre personaggi intrecciano le loro vite e i loro sentimenti nel corso di una campagna militare piena di insidie contro i temibili Qanaki, nella capitale, Omira, si dipanano intrighi dove la magia ha un ruolo fondamentale. 
Yadosh, l’unico uomo di tutto il regno dotato di potere politico, sta cercando una pericolosa verità, nascosta nelle pieghe della Storia. È un individuo temibile ed è disposto a tutto pur di migliorare le condizioni sociali degli uomini di Endora, ma dovrà misurarsi con avversarie feroci, ben decise a impedire qualsiasi cambiamento.


il mio pensiero

Di solito, la stragrande maggioranza dei romance si caratterizza per la presenza di certi stereotipi fissi ed intoccabili: l’uomo è il macho di turno, il maschio dominatore, che con un solo tocco sensuale o un solo sguardo magnetico riesce a tenere sottomessa a sè una donna; e quest’ultima, d’altro canto, è spesso languida, piena di sospiri d’amore per il suo uomo, cui proprio non riesce a dire di no…

Beh, l’Autrice di questo romance di ambientazione medievale (spruzzato di fantasy e di erotismo) rivoluziona i suddetti stereotipi: le donne comandano e stanno nell’esercito, gli uomini fanno lavori umili, sono sottomessi ai loro voleri, alle loro voglie più lussuriose, ai loro capricci e non hanno diritto alcuno, se non sono le loro padrone a concedergliene.

Che ve ne pare?

Direi che questo cambiamento… "a me me piace"!!  

Nel consegue che non è l’uomo ad avere il suo harem di "amanti formato schiava del sesso", bensì le donne, che si rivelano toste e sicure di sé, con tanto di frustino in mano (e non sempre e non solo per… farci “giochini” di un certo tipo!! ).

Ma uomini e donne restano… uomini e donne, con le proprie passioni, debolezze, emozioni, frustrazioni, rabbie…

E così, nel mondo di Endora, in cui c’è spazio per la guerra con i nemici come per il sesso più sfrenato, non mancano però anche i sentimenti veri: l’amore, la gelosia, il dolore.

E così conosciamo subito il libero amante Killiar, che ha perduto l’amata moglie; e Killiar – bello come un dio – è l’oggetto dell’amore ossessivo della bella e conturbante Naideya, una guerriera sulla quale ha messo gli occhi il giovane e bellissimo Daigo (un mercenario del sesso)…

Un triangolo passionale su cui si allungano misteri e intrighi che l’Autrice anticipa in questo primo breve libro, ma che per scoprire i quali dovremo attendere il secondo.

Per quanto breve, devo dire che il romanzo riesce a catturare l’attenzione del lettore, e per l’ambientazione e per i personaggi stessi, alcuni con i loro lati molto “umani” e poco da “superuomo” (come nel caso di Killiar), altri con i loro lati “torbidi” e un po’ perversi; ma ciò che li accomuna è il loro imporsi sulla scena, ognuno con il proprio carattere, in modo da inquadrarli da subito.
I riferimenti al sesso sono assolutamente presenti ed espliciti, ma non li ho trovati comunque volgari, per quanto, ripeto, non siano affatto allusivi.

Sono curiosa di leggere il secondo e mi sento di consigliare questo primo libro a chi ama il genere!!

Recensione "ODISSEA. Cronache d'incoscienza e di vita estrema" di Cristina Zanetti



Questo week end è stato prolifico dal punto di vista delle letture e non possono che esserne lieta!!
Ho terminato ben 5 libri (  ) e quindi ci aspettano 5 recensioni (  )!!

Non so se riesco a scriverle e postarle tutte e 5, ma almeno un paio sì!


ODISSEA. Cronache d'incoscienza e di vita estrema
di Cristina Zanetti

Editore: Cicero - Venezia
Uscita in libreria: 30 giugno 2014
Pagine: 288
Prezzo di copertina: 16,00 €
ISBN: 978-88-89632-41-3










Spesso la malattia è l’unica modalità che una persona
è in grado di utilizzare per risolvere un problema.

Sinossi

Marina, napoletana, vive a Bologna da molti anni. È ostinata, testarda, irremovibile. Non si scoraggia davanti alle difficoltà e le supera. Ha sempre ragione, non ammette gli errori e persevera. In napoletano, è capatosta. Generosa e intrattabile, geniale e intraprendente, imprevedibile e irascibile, è amata o detestata, senza mezze misure.
Ma un giorno, di colpo, deve fare i conti con una novità che travolge la sua vita e quella del gruppo di donne che la circonda: il cancro.
Marina, però, è piena di vita e con lei le cose si fanno allegramente o non si fanno.
Così, con euforia e il suo solito ésprit de combat, raduna una squadra speciale che le assicura presenza continua, protezione incondizionata e amore a prova di bomba.
La vittoria è scontata a patto che, come al solito, si tenga duro. L’ottimismo è d’obbligo e la prima a sprigionarlo è proprio lei, che tiene alto il morale generale con pranzi e cene partenopee. La buona tavola e la passione per il cinema si dimostrano formidabili antidoti alle difficoltà del momento.
In una confusione di gioia e dolore, forza e debolezza, la rete informale di affetti, una variopinta sfamiglia, garantisce appoggio e stabilità.
 Le cronache tragicomiche di questa Odissea contemporanea, che si svolge fra Bologna e Cervia – buen retiro della compagnia – si concludono in modo sorprendente, con determinazione e follia.

il mio pensiero

“Il mondo è la gigantesca Odissea composta d’infinite storie. Quella narrata in questo libro è unica e irripetibile, è la nostra Odissea. È l’Odissea che c’è toccata in corte. Nulla potrà mai cancellarla. Ce la porteremo dentro per sempre. Per questa ragione è uguale a tutte le altre” (l’Autrice).

Un’Odissea al femminile, quella narrataci, in prima persona, da Cristina Zanetti, che si compone di tanti frammenti di vita, aneddoti, personaggi, parole, emozioni; piccole storie di coraggio e di paura, di amore e amicizia, di ricordi e speranze, di sguardi rivolti al passato e di progetti (incerti) per il futuro.

E tutto ruota attorno a lei, la vera protagonista di questa Odissea: Marina.

Napoletana DOC trapiantata a Bologna, impegnatissima nella sua “Immaginaria”, un Festival internazionale del Cinema delle Donne, attorniata dal suo team, tutto “in rosa”, della quale lei è la leader indiscussa, colei che tira le fila dei lavori e degli eventi, che fa e disfa…, insomma il motore della squadra.

“…un personaggio ingombrante e contraddittorio, tenero e collerico, forte e debole, pieno di eccessi….”:

in breve è questo Marina, ed altro ancora, a dire il vero; è cocciuta, anche un po’ egocentrica, pretende che tutto giri attorno a lei, non fa mai un passo indietro e non si concede mai debolezze né tanto meno ammissioni di colpa.

Molto sicura di sé, senza peli sulla lingua e spesso irritante per i suoi modi spicciativi e "da essere superiore", da comandante, eppure, allo stesso tempo, amata ed ammirata dal team di colleghe che lavorano con lei.

.
Seguiamo le vicende narrate dalla voce protagonista, collega ed amica di Marina, che ci introduce fin dalle prime righe nel loro mondo, nei loro litigi, nei battibecchi riguardanti il lavoro che si intrecciano con quelli personali e privati.

Eh sì, perché la narratrice e Marina hanno avuto una relazione in passato e dalle prime battute avvertiamo qualcosa di forte, che continuerà ad esserci per tutto il libro: a legarle c’è un sentimento profondo, che forse non è più amore nel senso squisito del termine (entrambe, infatti, hanno altre relazioni: Marina con Debora e la narratrice con Virginia), ma che comunque le terrà unite sempre, che faccia bello o cattivo tempo.

Marina ha una personalità forte, trascinante, capace di dominare chi le è vicino e staccarsi da lei diventa quasi necessario per la nostra narratrice, che – a causa dei propri trascorsi familiari complicati – ha sempre vissuto un po’ in sordina, allontanandosi dai riflettori, decidendo di vestire i panni della gregaria passiva, senza dare spazio e sfogo alle proprie reali ambizioni.

Eppure anche per lei sta arrivando il momento di “crescere” e creare qualcosa di suo e così “scopre” che la propria storia personale ha tutti i requisiti per diventare un romanzo.

E del resto, proprio quello che il lettore ha tra le mani è il romanzo di una vita vissuta, in cui non mancano gli ingredienti propri della vita vera: l’anziano Urbano (padre della narratrice), alle prese con una badante romena, Ruxandra, intenzionata solo a spillar soldi; la storia un po’ incerta con Virginia, i rapporti con le colleghe, l’amicizia con l’intelligente Simonetta, e soprattutto il rapporto odio/amore con lei, Marina.

L’indistruttibile guerriera Marina.
Ma la vita non fa sconti a nessuno, non guarda il tuo curriculum e non si fa problemi a infilare qualche problema di salute nel corpo ancora giovane e forte di una donna tosta come la nostra Marina, che scopre di avere un tumore.

La cosa sconvolge tutti, non solo l’ammalata, ma anche (forse soprattutto) le donne che lavorano con lei, che non si capacitano di come una roccia come Marina possa rischiare di sgretolarsi a causa dei colpi spietati di un male che però la donna deciderà da subito di combattere con coraggio, con il mento alzato e senza troppi pianti.
E così tutte “le sue donne” si prodigano come possono per aiutarla a non pensare al male, all’ospite indesiderato che s’è installato nel suo corpo e che, purtroppo, nell’immaginario collettivo, è sinonimo di morte.
Tra pranzi e cene succulente, battibecchi su fatti vecchi e nuovi, parentesi narrative che ci fanno sorridere (come quelle dedicate a Ruxandra), pianti e paure, risate e speranze, l’Autrice ci racconta tanti momenti di vita vera e lo fa con un tono tragicomico, spensierato, pur usando un linguaggio molto accurato, a tratti ricercato, non privo di ragionamenti filosofico-esistenziali, ma senza essere pesante.

Forse all’inizio ho dovuto raccapezzarmi un po’ per capire di chi e cosa si stesse parlando, però poi una volta entrati nella storia e compreso personaggi e ruoli, il tutto scorre liscio e credo sia improbabile non affezionarsi a queste donne così vivaci, intraprendenti, sensibili, leali e fedeli, Marina compresa con la sua sicurezza, il suo senso pratico ma anche la sua simpatia e il suo saper essere affettuosa all’occorrenza.

È un libro in cui domina l’amicizia e tutto quello che essa comporta, vissuta in maniera totale e senza riserve, fino alla fine, oltre la malattia e la morte stessa; è un libro che affronta, in maniera spontanea, temi come l’omosessualità (e, seppur in modo non ostentato, i pregiudizi che possano esservi su di esso, in particolare sulle lesbiche, tanto da indurre le “meno coraggiose” a non rivelarsi ad alcuni familiari, come eventuali figli) o la malattia, i  rapporti di coppia, i “traumi” che ci portiamo dietro dalle famiglie d’origine, domande sulla vita, come il perché un vecchietto 90enne debba continuare a vivere e una 50enne nel fiore del proprio vigore debba entrare ed uscire dall’ospedale.

È un libro che fa riflettere su tante tematiche e lo fa col sorriso e senza essere patetico (quando si parla di malattie terminali il rischio c’è, no?), lasciandoci entrare nelle giornate di queste donne, tanto che, alla fine di esso, ci sembra di averle davvero incontrate.

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