Recensione del venerdì sera! ^_-
CADE LA TERRA
di Carmen Pellegrino
Ed. Giunti 220 pp 14 euro 2015 |
Ci troviamo ad Alento*, un borgo piccolo e antico, le cui case vanno in rovina, come i suoi abitanti, poveri, soli e spesso disperati.
La protagonista del romanzo è Estella, una donna che, fuggita da un monastero, viene accolta in casa de Paolis per badare al giovanissimo Marcello, un ragazzino particolare, magrissimo e scontroso, della cui istruzione si dovrà occupare proprio Estella.
Nella prima parte del romanzo ("La casa dell'olmo"), la narrazione passa, capitolo dopo capitolo, da Estella a Marcello; quest'ultimo colpisce il lettore per la sua cinica intelligenza, per quel pizzico di cattiveria e furbizia che muovono le sue azioni e le sue parole, per quell'aria di superiorità che ha verso la povera gente di Alento, che lui definisce con disprezzo "bifolchi".
Attorno ad Estella ruotano altri personaggi, altre storie, antiche, passate ma non del tutto sepolte, perchè a parlare di essi e per essi ci pensano i muri, le case, gli oggetti.
E così, nella seconda parte ("L'attesa"), Estella ci presenta alcune persone con le loro vite e le loro vicende personali dolorose: c'è Cola Forti, l'uomo dalle idee liberali e progressiste, che vorrebbe gridare ai suoi compaesani ignoranti che la vita non è tutta lì, tra le mura del vecchio borgo in decadenza.
C'è Libera Forti, sua figlia, che è stata cresciuta dal padre nell'illusione di una libertà da conquistare, ma che si vede poi costretta dalla madre a fare ciò che non vuole e, che sa, mai la renderà felice.
C'è la giovinetta che vive sperando nell'amore e che impara troppo presto che la vita non sempre dà quello che le si chiede.
C'è la famiglia che soccombe davanti alle prepotenze dei ricchi, pronti a corrompere la giustizia per non avere guai; c'è il banditore cieco che crede in quello che fa e vorrebbe, come unico riconoscimento, un cappello nuovo; c'è il venditore di vasi da notte, che punta tutto il suo orgoglio sui figli maschi, dando loro modo di studiare e tentando così di tener lontano lo spauracchio di una guerra che viene combattuta in nome di una Patria che sembra chiedere molto, troppo di più, rispetto a quello che è disposta a dare.
Ed Estella diventa narratrice malinconica e tenace di queste storie, vegliata dall'olmo silente e generoso e chiamando a testimoni crepe e muri in disfacimento..:
"Non chiedevo nulla: sedevo presso i muri che dilungavano il loro sibilo di vita e non chiedevo nulla. Aspettavo, questo sì, ma sapevo bene quando l'attesa fosse vana, perchè nulla poteva venire, se non le voci, quelle voci consegnate a un'eternità di silenzio... Come potevano non non esserci stati, mi dicevo, se questi muri avevano costruito e poi abitato?".
Non teme la solitudine e l'abbandono, Estella, perchè si circonda della forza del ricordo, di voci e volti che sono esistiti davvero e la cui voce, pur essendo essi oramai dei "semplici fantasmi", pur non essendo più presenti col corpo, ancora s'ode; Estella aspetta paziente che ogni casa abbandonata divenga un teatro, un palco su cui possano finalmente esibirsi coloro che non hanno saputo vivere come protagonisti quando avrebbero dovuto e potuto farlo.
Sono attori falliti, un tempo respinti, ma che, se potessero parlarci, ci direbbero che non hanno alcuna voglia di sentirsi ancora legati alla vita, perchè il loro tempo ormai è andato ed ora essi non sono che "una folla di invisibili... che permane nell'oscurità del paese".
Perchè Estella è così legata a ciò che non c'è più e cerca con tutte le sue forze di tenerlo in vita presso di sè?
"Finchè avrò vita, imbastirò la storia di questo paese"
dichiara convinta a chi le chiede di abbandonare ciò che è già stato abbandonato dal tempo, prima che calcinacci e polvere la seppelliscano definitivamente.
Ma Estella non ci pensa a scappare: ricordare e far rivivere i fantasmi del passato è, per lei, un ritorno alle cose piccole, semplici, abbandonate, alle quali appartiene, e che assomigliano alle ferite che, come antiche crepe nei muri, sono dentro la sua anima, indelebili, e dalle quali trae, inaspettatamente, forza.
Estella vuole i morti attorno a sè perchè le sono cari e la sua è una voglia di riscatto.
Ma chi è il vero prigioniero? Chi ha bisogno di essere riscattato? I morti che hanno vissuto da perdenti e non esenti da colpe, o chi potrebbe vivere il presente ma si lascia sopraffare dalla solitudine?
Un romanzo che immerge il lettore in un'atmosfera atavica ma al contempo familiare, in cui l'umanità e la solitudine della protagonista diventano un po' anche nostre, e dove il confine tra ieri e oggi, tra ciò che è stato e che non c'è più, tra la morte e la vita... diventa confuso, indefinibile; dove dare voce ai vinti e ai muti diventa l'unica via per non seppellire la memoria, soccombendo all'abbandono inesorabile.
C'è amore, in "Cade la terra", nostalgia, malinconia, ma anche brutalità, ferocia, indifferenza, speranze disattese, infelicità; c'è tutto ciò che abita nel cuore dell'uomo perchè lo sguardo dell'Autrice entra dritto nelle case, all'interno di mura che - benchè fredde e disadorne - non hanno smesso di conservare odori, e che ancora rimbombano di parole, di pianti (raramente di risa...), e che per questo ancora riescono a tenersi miracolosamente in piedi.
Ogni parola, in questo libro, ha un enorme potere evocativo e sa trascinarti in un tempo che è sì passato ma che pure sembra "eterno", come se l'orologio si fosse fermato, immortalando ruderi e rovine, lasciandoli sospesi; un mondo che non perde la sua forza perchè popolato da persone comuni, "vere", con i loro gesti, i loro volti, i silenzi, le lacrime;
Insomma, un tempo e un mondo che ci sembrano lontani e vicini contemporaneamente: sarà per questo che anche noi ci aggiriamo tra le strade del paesino e frughiamo insieme alla protagonista in cassetti e stanze vuote alla ricerca di qualcosa che ci appartenga, perchè ognuno di noi ha bisogno di tornare alle radici, al passato, e di tener stretti i ricordi.
Bello, non posso che consigliare la lettura di questo libro attraversato da un'atmosfera ancestrale e da una vena poetica e intensa che entra nel cuore del lettore sensibile e attento.
* Alento è un nome di fantasia ma l'Autrice ha scritto il libro pensando a un paese "reale", Roscigno Vecchia (in Campania).