mercoledì 8 aprile 2015

Recensione (mini): IL SENTIERO DEI NIDI DI RAGNO di Italo Calvino



Il primo romanzo di Italo CalvinoIl sentiero dei nidi di ragno, pubblicato una prima volta nel 1947, rappresenta la Resistenza vista dalla parte di un bambino; un'avventura, un gioco serio e appassionante, un rito di iniziazione alla vita adulta, una scuola di idee, di caratteri, di concezioni.
Il libro mostra che la Resistenza fu anche crudeltà, assassinio. 
Un romanzo, dunque, antiretorico e aspro, malgrado il tono fiabesco.

Il sentiero dei nidi di ragno
Ed. Mondadori
224 pp
9 euro
1993

Il protagonista è Pin, un bambino irriverente, dispettoso che trascorre il proprio tempo solo con gli adulti, dai quali ascolta ed impara storie, linguaggio, malignità...: la sua è la storia di un'infanzia rubata in un contesto storico difficile, pieno di privazioni.
Pin ha una sorella, la Nera del Carrugio, che fa la prostituta, va con tutti, tedeschi compresi; una notte, Pin ruba la pistola ad uno di questi e la nasconde in un posto segreto, il sentiero dei nidi di ragno.
Viene acciuffato e portato in prigione per il furto ma, grazie ad un giovanotto intrepido ed avventuroso - Lupo Rosso - riesce ad evadere.
Un giorno, nei boschi, lo sperduto Pin incontra un partigiano taciturno e buono, che ha in odio le donne. Lo chiamano il Cugino. Suo tramite si aggrega al distaccamento del Dritto e gli viene assegnata la mansione di aiuto-cuciniere.

Il nostro giovane protagonista vivrà diverse peripezie, che lo porteranno a frequentare "l'universo dei grandi", ad imparare suo malgrado, il loro linguaggio, la loro volgarità, la loro malizia di adulti.

Pin è un personaggio che mi ha a tratti irritato per le "marachelle" e a tratti intenerito perchè in fondo è incredibilmente solo, bisognoso di affetto, di dare e ricevere fiducia; è anche lui vittima della guerra, delle scelte dei grandi, che prima lo trattano ora come uno di loro, ora come un "moccioso", il che non va che a confondere il ragazzino e, a volte, a renderlo quasi cinico...

Davvero un bel libro, a tratti commovente; una lettura consigliata non solo ai ragazzi.

Recensione: VENUTO AL MONDO di Margaret Mazzantini



AVVISO IMPORTANTE: recensione lunga.

Non lo faccio per rendermi di proposito illeggibile, è che ci sono romanzi, storie… che non riesco condividere con poco e in poche parole. E' un mio limite, forse imparerò a essere più concisa ed essenziale, chissà, ma dubito di cambiare mai del tutto.
Voi siete buoni e mi perdonerete. Vero..? ^_-


VENUTO AL MONDO
di Margaret Mazzantini

Ed. Mondadori
531 pp
2010
A volte basta una telefonata per stravolgerti la vita; quella vita tranquilla che conduci da 16 anni e che speri non si porti dietro l’eredità pesante e dolorosa di un passato che vuoi a tutti costi non far riaffiorare.
Gemma vive a Roma, è una donna poco più che 50enne; caporedattrice di un giornale, è sposata con il carabiniere Giuliano; hanno un figlio adolescente, che però non è il figlio naturale di Giuliano.
Pietro è figlio di Diego e di quel passato pesante cui Gemma non vorrebbe far ritorno.
Ma la telefonata che riceve all’improvviso la costringe a tornare indietro nel tempo, a tornare lì dove è sepolto il suo grande amore, lì dove una parte di lei è rimasta per sempre.
Sì, perché una grossa parte di sé, del suo cuore, della sua memoria, Gemma l’ha lasciata lì, in Bosnia, a Sarajevo, per le strade martoriate dalla guerra, dove il suo amato “fotografo delle pozzanghere” sembra ancora vagare in cerca del soggetto migliore da immortalare con la propria macchina fotografica.
E tutt’a un tratto, il suo vecchio amico sarajevita Gojko spunta dal passato e le chiede di fare un salto da lui, invitandola a tornare a Sarajevo per assistere ad una mostra fotografica sulla guerra.

La possibilità di fare un viaggio della speranza, insomma, che Gemma decide di intraprendere portando con sé Pietro, per fargli conoscere la città in cui è nato e in cui ha vissuto ed è morto suo padre Diego.
Il suo Diego, un genovese magro e scapestrato, conosciuto tanti anni prima, durante una sorta di vacanza a Sarajevo, mentre il poeta Gojko le faceva da cicerone per portarla a visitare i luoghi di Andric* (Gemma vi era andata per motivi di studio).
Ed è proprio in quei giorni che lo strano, rozzo eppure affascinante Gojko le fa conoscere Diego e tra i due nasce subito qualcosa, un’alchimia segreta e inspiegabile, e Gemma ancora non sa che li legherà per sempre.

La voglia di essere felice con chi le ha rapito il cuore spinge Gemma a rifiutare una vita apparentemente tranquilla e serena a favore di una forse meno solida ma più vicina a ciò che desidera.

Del resto, Diego è sempre lì, nella sua testa e nel suo cuore, come una goccia d’acqua che si ostina a cadere sempre sullo stesso punto della roccia, e Gemma, una volta libera dal marito che non ama e da tutto ciò che sembrava soffocarla e rinchiuderla nella noia, decide di cercare Diego e restare con lui.

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Inizia così la loro storia d’amore…

Un amore forte e tenero, che trova il proprio equilibrio nel modo di essere di entrambi: tanto razionale e lucida lei quanto un po’ matto e strambo lui, che pure ama la sua Gemma quasi con devozione, la stessa che caratterizza il suo lavoro di fotografo di particolari apparentemente insignificanti, come i piedi di persone ferme ad aspettare la metropolitana.

E Gemma – che si è sempre sentita sola, “ostaggio della mia volontà, mai all’altezza di niente…, malata d’incompletezza, di illusioni”, si lascia travolgere da questo amore sgangherato, vissuto in una casetta di poche pretese, quasi sempre a corto di soldi, accanto a un uomo che spesso si comporta come un bambino, ma che pure diventa il centro della sua vita.

Una vita che potrebbe essere ancora più piena se ci fosse un figlio a suggellare in eterno questo amore vero e pulito.
Ma non sempre quello che desideriamo poi si verifica… e, come un fulmine a ciel sereno, giunge una dolorosa scoperta, che in fondo al proprio cuore Gemma, forse a differenza di Diego, non accetterà mai.
Ha inizio una sorta di odissea dolorosa per la coppia, una Via Crucis che li vede alla ricerca affannosa di un figlio che pare non avere alcuna intenzione di arrivare.

E allora che si fa? Ci si rassegna ad essere infeconde, vuote, incapaci di dare la vita, di mettere al mondo “un prolungamento di se stesse”?

“Non è la pancia soltanto, è la vita stessa che ti è negata ogni giorno, infinite volte”.

Il desiderio di maternità diventa un’ossessione che impedisce di accettare la propria condizione e che finisce per lacerare non solo l’animo di un’insoddisfatta Gemma, ma anche il legame con un perplesso e triste Diego.
E il pallino di una genitorialità pretesa e voluta a tutti i costi rischia di indurre a cercare soluzioni alternative, moralmente discutibili, che forse possono appagare momentaneamente il cuore, ma un po’ meno la coscienza.

Quando Diego e Gemma decidono di tornare a Sarajevo, la loro vita va a sbattere violentemente contro qualcosa di terribile: la guerra in Bosnia (anni ’90), quella guerra che ha distrutto città, quartieri, negozi e case, che ha tolto gambe, braccia, la vita stessa a tante, troppe persone innocenti.

Una guerra crudele, ingiusta (ogni conflitto lo è), che non risparmia nessuno, né grandi né piccini, nè uomini né donne né bambini: una guerra quotidiana, vissuta nelle strade dissestate, nell’aria densa di fumo e puzzolente di spari, sotto un cielo tempestato di aerei e bombe, alla presenza di case e mura crollate, squarciate, accanto ai tuoi simili il cui corpo è stato straziato dallo sparo di un cecchino che con il suo kalashnikov si è "semplicemente limitato" a prendere la mira e a sparare su un bersaglio qualsiasi.

Il periodo in Bosnia, con Diego, è un periodo nero, dominato dalla paura, dalla scarsità di cibo, dal rumore di colpi e bombe che fendono l’aria notte e giorno, dal terrore di essere colpiti e falciati via, con la certezza che è davvero troppo presto per morire.
Una guerra che imbruttisce – nel corpo e nell’anima –, che ti scava dentro e ti lascia un buco che, sei convinto, non riuscirai più a riempire.
Un guerra che ha tolto il sorriso strafottente dalla faccia di Gojko, il poeta ubriaco, l’amante mancato di Gemma, l’amico sempre presente di Diego.
Una guerra che allontana Diego da tutto e tutti, per immergerlo nella realtà della Sarajevo devastata, delle donne violentate, dei bambini trucidati o, se sopravvissuti, resi orfani.
Una guerra che gli entrerà dentro, nelle vene, che lui cercherà a modo suo, con la sua inseparabile Leica, di fermare in innumerevoli scatti, consapevole di essere testimone della vergogna di cui l’uomo è capace di macchiarsi.

martedì 7 aprile 2015

Recensione: SPIRE DI FUOCO di Marta Palazzesi



In quet'ultimo week ho letto abbastanza...! Insomma, non mi lamento, ecco!

Sono a buon punto con "Morte di un uomo felice" e proseguo con "Romanzo criminale"; domani spero di postare la recensione di "Venuto al mondo".
Ma adesso eccomi con il mio parere su un romanzo che ho letto velocemente perchè avvincente!

Si tratta del capitolo finale della saga "La casa dei Demoni" di Chiara Palazzesi.

Avete letto i precedenti romanzi?

Di seguito le recensioni dei primi due libri + prequel (cliccando sui link) e quindi la trama di quest'ultimo appuntamento.


IL BACIO DELLA MORTE (primo libro)
IL SOGNO DELL'INCUBO (secondo libro)

SPIRE DI FUOCO
di Marta Palazzesi

Ed. Giunti Y
12 euro
384 pp
Marzo 2015

Trama

"Tu non conosci la paura", si è sentita dire tante volte dopo uno dei suoi gesti avventati.
Ma adesso Thea, la giovane cacciatrice di demoni Azura, sa che non è così: la morte improvvisa di qualcuno a lei caro sta facendo vacillare la sua spavalderia.
Soprattutto quando, durante una spedizione nel folto dei boschi rumeni, si trova di fronte un nuovo, insidioso nemico: le Vâle Nere, entità malefiche delle foreste.
Ma le sfide non sono finite. Rientrata a Palazzo, Thea scopre che il padre Zarmayr se ne è andato senza spiegazioni, ossessionato da una sua personale crociata.
Ormai la ragazza può contare soltanto sull'amore di Damian, ancora più forte dopo tante difficoltà.
Eppure neanche lui potrà aiutarla quando si ritroverà nella torre nera di Vera Ruja, potentissima regina delle Vâle...









Con “Il sogno dell’incubo”, eravamo giunti a un momento cruciale delle avventure della nostra protagonista coraggiosa ma non priva di fragilità, Thea Carzou, cacciatrice di Azura, innamorata (ricambiata) del potente Succubo Damian, dal passato tormentato e misterioso.
E se le peripezie e i pericoli attraversati negli ultimi mesi non fossero bastati, a complicare le cose interviene una tragedia, che coinvolge la migliore amica di Thea, Serena, morta suicida.

Thea è sconvolta, tormentata da sensi di colpa e domande, ma la vita deve andare avanti e il suo compito di cacciatrice non è certo terminato, anzi, un giorno, proprio mentre è di turno, si imbatte in un gruppo di esseri strani ed inquietanti.

Delle donne – dall’aspetto e dall’abbigliamento simile a quello delle streghe – sono attorno a delle gabbie, dentro cui sono rinchiusi dei bambini; Thea non ci pensa due volte e architetta un piano per liberare i ragazzini, con l’aiuto del fedele Damian.
Non sarà facile – perché ad aver rapito i bimbi sono le terribili Vale Nere -, ma la ragazza riuscirà nel suo intento; certo, i fanciulli – che appartengono a un altro gruppo non umano, le Iele – non possono restare con Thea, che quindi deve riportarli dalle madri, che li aspettano.

Da questo momento in poi le cose si complicano perché la missione di Thea – e che lei dovrà affrontare praticamente da sola – la porterà nelle terre in cui vivono sia le Iele (capeggiate dalla diafana e poco tranquillizzante Ruxanda) che le Vale Nere, che sono sottomesse alla ancora più terribile Vera Ruja…

Parallelamente alle avventure pericolose e ricche di sorprese (quasi mai belle) che coinvolgono Thea, l’Autrice ci conduce anche in altri luoghi e altre vicende grazie al padre della ragazza, l’Incubo più potente che ci sia, Zarmayr Carzou.
Zarmayr ha un conto in sospeso col passato e il suo pallino sarà quello di pagarlo, affinchè finalmente certi “fantasmi” possano essere seppelliti una volta per sempre.
Zarmayr lo abbiamo già conosciuto come un padre molto pragmatico, sbrigativo, poco affettuoso ma non per questo indifferente al destino delle persone che ama e per le quali (Thea compresa) è disposto a tutto.

Ma il signor Carzou non è l’unico a dover affrontare il proprio passato irrisolto; anche Damian lo
deve fare e così pure la stessa Thea, che continua a ricevere visite dal regno dei morti e che deve imparare, in qualche modo, “a gestire”.

E così, tra futuri predetti attraverso le carte e battaglie all’ultimo sangue con personaggi inquietanti e dotati di poteri sovrannaturali, la nostra eroina avrà modo di mettere alla prova se stessa, il suo coraggio, le sue capacità e la consapevolezza di esse, si ritroverà non di rado sola davanti al nemico e anche stavolta le perdite ci saranno, insieme alle vittorie.

In questo ultimo ed emozionante capitolo che conclude la trilogia “Casa dei Demoni”, seguiamo le avventure di Thea e viviamo con lei tensioni e colpi di scena; tutto si sussegue con un ritmo molto dinamico, anche grazie alle due prospettive (di Thea e del padre) narrative; Damian è in secondo piano – il suo rapporto con Thea è un dato di fatto – e ci si sofferma maggiormente su lei e su Zarmayr, con inevitabili conseguenze sul legame che unisce padre e figlia.

Mi sono piaciute molto le ambientazioni (già dal secondo libro, del resto), descritte in modo dettagliato e vivido, in piena sintonia con le vicende e i personaggi coinvolti, che ci vengono anch’essi presentati con ricchezza di particolari.

Nel corso della lettura la mia attenzione è sempre stata alta e si giunge a un epilogo che, credo, soddisfi il lettore che ha amato questa bella serie Y.A./paranormal fantasy di Marta Palazzesi, un’Autrice italiana molto brava. Da leggere.

domenica 5 aprile 2015

Frammenti di... Venuto al mondo



Un altro dolce passaggio tratto da "Venuto al mondo" (Mazzantini) per augurarvi Buona domenica!

"Ti stavo pensando!" urla. "Ti stavo pensando e tu arrivi...".Mi stringe, ci siamo lasciati poche ore fa al mattino, ma è come se non ci vedessimo da mesi... è una sopresa, un regalo.Camminiamo un po' sul Lungotevere, ano nella mano come due turisti. Non sono stati giorni buoni gli ultimi (..). Galleggio nel mondo senza ottimismo, con gli occhi pieni di domande (...).E' bello incontrarsi per caso in un giorno qualunque.Stringo le sue mani e non voglio più lasciarle. I suoi occhi mi risarciscono di tutto."Dove andavi?" gli chiedo."Da nessuna parte. Tornavo a casa, da te"."Amore mio"."Amore mio"."Non devi mai essere triste..."."Io vivo solo per te".

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sabato 4 aprile 2015

Novità Emma Books: LA DUCHESSA DI GHIACCIO di Alessia Lo Bianco



Carissimi, le segnalazioni non mancano mai e questa volta ringrazio Emma Books per avermi aggiornata su una novità editoriale.

LA DUCHESSA DI GHIACCIO
di Alessia Lo Bianco

Collana: VINTAGE
Editore: Emma Books
Formato: S
Prezzo: 1,99 euro

Sinossi

A Londra la chiamano "la duchessa di ghiaccio". In realtà Harriet Beresford non è la donna insensibile che tutti credono, è solo una giovane moglie infelice, ferita, respinta dal proprio stesso marito. 
Per via di uno sfortunato equivoco occorso nel passato, Lucien, il duca di Richmond, si è infatti convinto di essere stato costretto a sposare con l'inganno una creatura crudele e meschina. 
Distrutta dalla feroce indifferenza riversatale addosso dall'uomo di cui è follemente innamorata, dopo cinque dolorosi anni di matrimonio Harriet decide di partire e provare a ricominciare daccapo la sua vita a Parigi. 
Non ha fatto i conti con l'ostinatezza di Lucien che, nonostante tutto, non ha nessuna intenzione di lasciarla andare. 
Complice la magica atmosfera di un ballo nella splendida capitale francese, Harriet e Lucien si vedranno costretti ad affrontare una volta per tutte i fantasmi del passato.

L'AUTRICE
Alessia Lo Bianco è nata a Palermo, non troppi anni fa. Studentessa universitaria a pieno ritmo, coltiva la passione per la lettura e i libri fin da quando le fu regalato il primo romanzo. Da allora non si è più fermata e, alla naturale propensione alla lettura, ha visto subentrare l'inevitabile, conseguente passione per la scrittura. Con lo pseudonimo Emma Bianchi ha firmato alcuni racconti romance pubblicati in rete; nel 2013 il suo racconto "Notte di Fuoco", un romantic suspense, si è classificato fra i cinque finalisti del Premio Romance indetto dalla Mondadori Editore, mentre un secondo racconto, "D'oro e di Velluto", è stato pubblicato sul numero 12 della rivista Romance Magazine. Un terzo racconto "Scia di Fuoco" ha partecipato alla rassegna Senza Fiato del blog La Mia Biblioteca Romantica vincendo la segnalazione delle redattrici del blog ed è stato pubblicato all'interno di un'antologia di racconti Romantic Suspense.

venerdì 3 aprile 2015

Libri dal sapore orientale: "L'uomo tigre" di Eka Kurniawan



Un altro libro dal sapore orientale...




L'uomo tigre
di Eka Kurniawan

Ed. Metropoli d'Asia
Pagine 176
Euro 12,50
Marzo 2015


«Il giovane Eka Kurniawan è senza dubbio tra gli scrittori più interessanti presenti oggi nello scenario letterario indonesiano» The Sun Daily

«Scoprire l’eleganza della scrittura di Eka Kurniawan e l’esuberanza del suo immaginario è entusiasmante come guardar cadere i primi fiocchi di neve da un cielo invernale» The Jakarta Post


Trama

In una piccola cittadina indonesiana, il ventenne Margio uccide Anwar Sadat, un anziano e incallito sciupafemmine. L’omicidio viene compiuto in modo insolito: Margio ha morso il collo della vittima fino a spezzarne l’osso, proprio come una tigre uccide la sua preda. 
Sullo sfondo di un’Indonesia moderna ma ancora radicata in tradizioni ancestrali, il romanzo conduce il lettore in un labirinto di abusi e magie, di forti pregiudizi e impulsi irrefrenabili. Con uno stile composito, vivace e ironico, l’autore ci racconta la storia di due famiglie tormentate e di Margio, giovane a cavallo tra ambiente urbano e rurale e combattuto tra due nature, quella umana e quella soprannaturale.

«La tigre era bianca come un’oca, feroce come un cane selvatico. Mameh la vide emergere una volta per un breve istante dal corpo di Margio, come un’ombra. Non l’aveva mai vista prima e non l’avrebbe più rivista. Un segno indicava la presenza della tigre dentro il fratello; Mameh sapeva riconoscerlo ma ignorava se fosse l’unica in grado di farlo. Si poteva vedere solo al buio, era uno scintillio giallo, felino, che balenava negli occhi di Margio. Inizialmente lei si spaventava nel vedere quegli occhi, terrorizzata all’idea che la tigre potesse riemergere. Ma con il passare del tempo, e con il fatto che ormai vedeva quegli occhi che brillavano al buio fin troppo spesso, smise di preoccuparsene. La tigre non era sua nemica e non le avrebbe fatto del male; anzi, forse era lì per proteggere tutti loro».

L'autore.
Eka Kurniawan è nato a Tasikmalaya (nella parte ovest dell’isola di Giava) nel 1975. Ha studiato filosofia alla Gadjah Mada University di Yogyakarta e lavora come giornalista, scrittore e designer. Grazie al romanzo Cantikitu Luka (2002), prende subito posto tra i maggiori protagonisti della nuova scena letteraria in Indonesia, un Paese che sta rinascendo dopo decenni di una dittatura repressiva, conclusa nel 1998. L’uomo tigre è in corso di pubblicazione anche in Francia (Sabine Wespieser) e in Inghilterra (Verso Books).

Il momento delle cover



Qualche cover da sottoporre alla nostra.. "valutazione estetica"! ;=)

Che ne pensate?
Come sempre, c'è il link per leggere trama ed info, ma io vi chiedo:


QUALE COVER VI PIACE DI PIU'? PERCHE'?


link


link

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Recensione: L'ASSASSINIO DI ROGER ACKROYD di Agatha Christie



Un giallo DOC terminato ieri, direttamente dalla penna della "signora del giallo"...

L'ASSASSINIO DI ROGER ACKROYD
di Agatha Christie


Ed. Mondadori

Qual è il luogo più indicato per un omicidio proprio perchè il meno probabile?
Sicuramente uno di quei paesini tranquilli, in cui non accade nulla di straordinario e dove la cosa più eccitante è spettegolare... Ma su che, poi?
Eppure, a King's Abbot, tipico paesino della campagna inglese dove la vita procede placida e senza scossoni, un giorno qualcosa succede. 

L'uomo più ricco del paese viene inspiegabilmente assassinato proprio quando stava per leggere una lettera che avrebbe fatto luce su un misterioso suicidio, avvenuto pochissimo tempo prima, cioè quello la signora Ferrars. 
Perché mai la bella signora Ferrarsi si è uccisa?
Tutti pensano che l'abbia fatto senza lasciare neanche un biglietto d'addio che spieghi i motivi del suo gesto, ma evidentemente non è così.
Roger Ackroyd, infatti, ha tra le mani una struggente lettera in cui la donna spiega perchè ha deciso di togliersi di mezzo, confessando il nome della persona responsabile di questo....

Ma proprio quando il mistero della confessione epistolare potrebbe essere svelato, ecco che qualcuno pugnala Roger in casa sua, sulla sua poltrona.
Un omicidio domestico, avvenuto in una sera pacifica come tante altre, prima delle 22, mentre in casa il resto dei suoi abitanti gironzola indisturbata, non immaginando che ci sia stato un assassinio nei paraggi.

Il delitto getta nello sgomento parenti e amici della vittima, e tutti coloro che erano in casa quella sera - domestici compresi - diventano probabili assassini.

Di chi è la mano che ha pugnalato il povero Roger? Chi aveva validi motivi per ucciderlo?

Forse la cognata, la signora Ackroyd, desiderosa di scoprire cosa riservasse per lei il testamento?
O la figlia di lei, Flora, mossa similmente da motivi economici?
Magari Ralph, il figliastro di Roger, che forse aveva qualche debito da coprire?
E poi ci sono gli amici, Raymond e il maggiore Blunt; ma cosa potevano avere contro il defunto?
E vogliamo parlare dei domestici?
Il maggiordomo, Parker, che ha sempre quell'aria da finto imperturbabile ma in realtà sembra fin troppo nervoso quando gli si fa una domanda; e le varie cameriere, anche loro fin troppo strane...

A raccontarci e condividere con noi dubbi e ipotesi è il dottore del paese che, un po' come il parroco o il barbiere, sa tutto di tutti: il dottor Sheppard, uomo tranquillo, razionale, le cui celluline grigie lavorano e macinano deduzioni e ragionamenti per risolvere il mistero della morte del suo amico Roger, che lui ha visto poco prima di morire.

Insieme a Sheppard seguiamo lo svolgersi delle indagini, portate avanti non solo dalla polizia ma anche (e soprattutto..., e menomale!) dall'immancabile fiuto dell'investigatore belga più curioso e intelligente dei romanzi gialli: Hercule Poirot, che pare sempre lì lì per abbandonare il proprio amato mestiere, salvo poi buttarsi a capofitto nell'indagine del momento.

Poirot si servirà di Sheppard - fedele segugio - per risolvere il caso e il lettore inevitabilmente si ritroverà davanti alla verità che "l'assassino non è sempre il maggiordomo!".

Non che non potesse avere anch'egli i suoi motivi, ma spesso la realtà è ben diversa da quella che appare a tutti ed anche le persone più insospettabili hanno qualcosa da nascondere.

Poirot, grande conoscitore dell'animo umano, lo sa molto bene e attraverso i suoi interrogatori e i suoi silenzi sempre pensati e opportuni, riuscirà a districare il groviglio di sospetti, ricostruendo moventi, azioni, tentativi di depistaggio.

Poirot è un gran personaggio, davvero ben costruito ed efficace: sa essere delicato e discreto nelle sue ricerche quanto duro e iracondo se capisce che il suo interlocutore si ostina stupidamente a mentirgli; non è mai impulsivo, ma ama fermarsi a riflettere, a meditare, a ipotizzare, a ricostruire la scena del delitto anche mettendo su un teatrino con i diretti interessati.
La Christie utilizza sempre lo stesso espediente, presente nella maggior parte dei suoi gialli (o forse tutti, non so, non ne ho letti moltissimi): raccoglie i presunti colpevoli in un luogo chiuso, circoscritto, così che il cerchio dei sospettati sia abbastanza ristretto; allo stesso tempo, man mano che le pagine scorrono, l'Autrice - attraverso il suo investigatore belga, acuto e paziente, oltre buffo e simpatico - è capace di farci scartare via via ogni singolo personaggio, così da arrivare a chiederci: E quindi..., se non è lui/lei, allora chi è l'assassino di Roger Ackroyd? 
Eh sì, perchè arriva un momento della storia in cui apparentemente tutti paiono avere l'alibi giusto e nessun movente idoneo..., ma di certo non può essere così.
In casa loro c'erano..., tra essi di certo si nasconde il colpevole,  anche se quella finestra del luogo del delitto misteriosamente aperta fa pensare...

Nulla è come sembra e come si prospetta inizialmente, e Sheppard proverà ad aiutare Poirot nella risoluzione del caso come meglio può.
Certo, il nostro placido dottore non sembra possedere le medesime capacità intuitive del caro Hercule, nè tantomeno l'irrefrenabile curiosità della propria pettegola sorella Caroline (che vive in casa con lui e che è sempre ben informata su tutto e tutti...), ma anche lui avrà la sua piccola parte in questa misteriosa storia...

La Christie è sempre molto piacevole da leggere, ti sembra di stare sul set di un film di qualche anno fa e insieme ai personaggi desideri arrivare alla soluzione del fattaccio...; magari qualche dubbio sul colpevole viene, anche se poi l'Autrice cerca di convincerti che ti stai sbagliando, fino ad arrivare a un epilogo che è un perfetto colpo di scena.

Sicuramente consigliato agli amanti del genere.

Recensioni correlate:

giovedì 2 aprile 2015

Cito e canto: I WANNA MARRY YOU (Venuto al mondo)



Un passaggio di "Venuto al mondo" della Mazzantini, con brano musicale^_^


I WANNA MARRY YOU (Springsteen)


"Vieni a sederti qui".Mi metto lì accanto su una panca. Per terra no, per terra è troppo. Ho la mia gonna midi, rigida, da brava ragazza rassegnata alla benignità della vita senza punte, senza dolori, senza desideri."Ti piace Bruce Springsteen?"Attacca a cantare...You never smile, girl, you never speak... Must be a lonely life for a working girl... I wanna marry you... I wanna marry you..."Sono innamorato di te".Mi sorride, si tira i capelli dietro le orecchie.Di nuovo non mi attrae più, mi spaventa, mi sembra un perfetto imbecille."Ma tu fai sempre così?""Così come?""Corri... fai tutto da solo"."Io spero di fare tutto con te"."Ma io non ti conosco...".

Recensione: "VIRGINIA (Que puis-je faire?)" di Paolo Maria Rocco




Tempo fa vi avevo presentato un romanzo breve particolare: VIRGINIA (Que puis-je faire?) di Paolo Maria Rocco (Ed. Bastogi Libri, 10 euro, 90 pp, 2014).


Virginia (o: que puis-je faire?)
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Siamo in presenza di un romanzo breve intriso di elementi filosofici, filologici e storici, pervaso da un’atmosfera misteriosa e un po' arcana, che ruota attorno a un manoscritto pregiato e antico e su come esso possa, a distanza di anni, ancora influenzare la vita di persone sensibili e amanti della cultura, in particolare della musica, capace di elevare l’animo di chi vi si accosta con devozione e passione.

Non sono molti i personaggi coinvolti; tra essi c'è Giacomo, un uomo sensibile e colto il cui cuore è stato rapito da una giovane tanto bella quanto piena di passione e talento, Virginia, una pianista molto apprezzata.

In seguito ad una lunga e intensa lezione universitaria attorno all’affascinante figura del monaco Guido D'Arezzo (considerato il principale trattatista e teorico della musica del Medioevo), i due vengono a conoscenza di un breviarum, che pare sia attribuibile proprio al religioso benedettino .
Il ritrovamento di questo scritto diventa il pensiero fisso di Virginia e il lettore, insieme a lei e a Giacomo, viene trasportato in un’altra epoca (attorno all’anno Mille), negli anni in cui il monaco - che dal monastero di Pomposa (città in cui probabilmente è nato, nel 995 ca.), in seguito a contrasti con alcuni confratelli, si trasferisce ad Arezzo (dove fonda una scuola di canto) – diviene protagonista di una memorabile innovazione nel panorama musicale dell’epoca.

Una sorta di “storia nella storia” che Giacomo racconta ad una curiosa ma discreta ascoltatrice (la filologa Elisabeth) con molto coinvolgimento, in una sorta di confessione che possa aiutarlo a capire e a chiarire cosa è scattato nella testa della sua Virginia, la cui esistenza è  stata travolta e sconvolta dal ritrovamento del breviarum.

È un romanzo dal linguaggio senza dubbio raffinato e aulico, in cui non mancano citazioni letterarie, in lingua francese e in latino, in cui il vero protagonista non è né Giacomo né Virginia né lo stesso innovatore Guido d’Arezzo, ma probabilmente è la musica e l'amore per essa, che non conosce e non subisce il trascorrere degli anni, ma che anzi supera ogni confine spazio-temporale, lasciando anche a noi, oggi, il suo potere artistico e comunicativo.

Una lettura piacevole, che ha il suo punto di forza nel valore dell’arte, in special modo della musica, definita dall'Autore “pescatrice di anime”
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