Un autore che ho apprezzato in Io che amo solo te (di cui hanno da pochissimo finito di girare le riprese per il film a Polignano a Mare) e il cui ultimo romanzo non è ambientato in una vivace cittadina italiana, bensì nella sempre bella Londra...
DIMMI CHE CREDI AL DESTINO
di Luca Bianchini
Ed. Mondadori |
La libreria – e tutto ciò che essa costituisce, insieme ai libri, alle persone che la frequentano - è tutto ciò che riempie la vita di Ornella, le cui giornate trascorrono sempre tutte uguali, tra lavoro – diviso ma non poi tanto condiviso con la collega Clara, poco espansiva, molto distante e scontrosa -, vicini di casa – tipo Bernard – con cui non ha un gran rapporto, passeggiate al parco per leggere un buon libro, scambiando due chiacchiere con un anziano signore - Mr George -, che da sempre siede sulla stessa panchina, e che è diventato una sorta di confidente, un amico più maturo che l’ascolta e la consiglia.
E poi c’è lei, la Patti, la biondissima migliore amica di Ornella; le due hanno condiviso insieme un passato difficile, e l’una ha salvato l’altra dal baratro, così da diventare inseparabili, sempre pronte ad aiutarsi.
Eh sì, perché Ornella non è stata sempre la libraia tranquilla dall’esistenza quasi anonima di adesso; nel suo passato ci sono esperienze dolorose che possono riassumersi in un nome: Axel.
Axel è il marito di Ornella, ma i due si sono lasciati da ormai venti anni, e raramente si vedono, più spesso si sentono per telefono.
L’incubo della libreria che da lì a qualche mese potrebbe chiudere è soltanto la prima preoccupazione della nostra protagonista; ad essa presto si aggiunge una dolorosa notizia, che è la Patti a darle: Axel sta molto male e chiede di poter vedere sua moglie un’ultima volta, prima che sia troppo tardi.
Ma tornare a Verona e rivedere il marito significa per Ornella fare un tuffo in quel passato che lei ha cercato in tutti i modi di tenere lontano dal suo presente; un passato che l’ha vista vivere gran parte della sua giovinezza in un tunnel terribile da cui è difficile uscire perché ti succhia ogni energia e voglia di vivere, devastandoti l'esistenza.
Ma Ornella ce l’ha fatta, a differenza del marito, ed è riuscita a rifarsi una vita nella bella Londra, che ormai è la sua casa, in cui ha le sue abitudini, il suo giro di conoscenze che contribuiscono a dare regolarità alla sua vita lontana dalla famiglia e da Verona.
Attorno all’eterna insicura Ornella, ci sono diversi simpatici personaggi, che contribuiranno allo sviluppo delle vicende.
Abbiamo già detto della collega Clara, poco socievole e che non sembra fare il proprio lavoro per vera e propria devozione per i libri; c’è Bernard, che vorrebbe essere notato un po’ di più dalla schiva Ornella; il saggio e paziente Mr George, che sa tutto della donna e l’ascolta volentieri; il ragioniere Diego, un napoletano che a Londra fa il barbiere e del quale seguiremo le (dis)avventure sentimentali.
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Ornella, da sempre così incerta, che vive in punta di piedi e si muove e con ogni cautela e timore, dovrà imparare che è arrivato il momento per lei di dare una sterzata alla propria vita, di affrontare i fantasmi del passato, che le impediscono di godersi il presente, di sbirciare dietro la porta del destino che di certo ha ancora qualcosa di emozionante in serbo per lei.
Il destino é quella porta socchiusa da cui ogni tanto puoi sbirciare. E allora capisci che nulla avviene per caso e che tutto ha un senso, anche quando sembra non averlo.
Dimmi che credi al destino non è Io che amo solo te, che ti regala una caterva di momenti, situazioni e personaggi divertenti, strappando tanti sorrisi; si tratta di un romanzo più "tranquillo", scritto con una leggera ironia, spesso velata di tenerezza e malinconia per questa protagonista che ha bisogno di credere di più in se stessa, nelle proprie capacità e nella possibilità che ci siano anche per lei gioie e belle sorprese, che finora si era in qualche modo negata.
Ornella “fa simpatia” perché una donna semplice, con fragilità ed insicurezze come tante di noi; piace perché ama i libri, che a modo loro hanno contribuito a salvarla dal suo baratro personale.
E Dimmi che credi al destino di per sé è un romanzo ”semplice”, nel senso che è scritto con semplicità, scorrevolezza; i personaggi e il loro modo di parlare e interagire hanno un che di informale, quotidiano, come se fossero persone vere, reali (del resto, lo sono, in quanto i personaggi hanno riferimenti alla realtà, a persone incontrate dall'Autore), che ti camminano accanto, che parlano, agiscono, reagiscono e si muovono in modo genuino e schietto.
Un libro che parla di amicizia, di speranza, di voglia di combattere per i propri sogni; una lettura che invece di travolgerti, ti "culla" e ti accarezza con dolcezza.
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