mercoledì 30 settembre 2015

Recensione: LA GEMELLA SILENZIOSA (The Ice Twins) di S.K. Tremayne



Con questo romanzo è stato amore "alle prime battute" in quanto già il primo capitolo mi ha incuriosita, catturando la mia attenzione da subito.
E il libro in questione è:

LA GEMELLA SILENZIOSA
The Ice Twins
di S.K. Tremayne


Ed. Garzanti
Trad. C. Marseguerra 
320 pagine 
€ 16.90 
in libreria:
10 SETTEMBRE 2015
Sarah e Angus Moorcroft hanno preso una decisione importante, che cambierà radicalmente le loro vite: lasciare Londra e trasferirsi sulla poco popolata isola di Skye, appartenente alla Scozia (isole Ebridi).
Questa coppia di coniugi sta cercando una via di uscita e di fuga dal dolore; con loro c'è la figlioletta di sette anni, Kirstie.
Fino a non molto tempo fa erano in quattro, ora però manca la gemella di Kirstie, Lydia.
Dal giorno della tragedia (della quale apprendiamo man mano, nel corso della narrazione, i diversi particolari, che di volta in volta però cambieranno prospettiva e significato, gettandoci volutamente nella confusione e nel dubbio) che ha strappato la vita alla dolce e tranquilla Lydia, nessuno in famiglia è più lo stesso.
Tutti e tre si sono chiusi nel proprio dolore, ed ognuno lo sta affrontando a modo proprio; una cosa forse li accomuna: la voglia di buttarsi alle spalle tutta la sofferenza per la perdita, il lutto, il senso di doloroso stupore che sempre accompagna una morte tanto tragica quanto improvvisa e quasi inspiegabile.
E' dunque per colmare questo vuoto che la famiglia decide di trovare rifugio e tranquillità sull'isola, che li chiama e li attrae con i suoi paesaggi selvaggi, la sua bellezza naturale indomita e incontaminata, e che sembra quasi suggerire loro che andare lì potrebbe significare un nuovo inizio.
Una nuova vita. 
Eppure, mentre si avvicina l'inverno, Kirstie diventa silenziosa, riflessiva, improvvisamente interessata a cose che prima non amava. 
Proprio lei, che rispetto a Lydia, era così espansiva, "rumorosa", vivace, irrequieta..., adesso sembra aver lasciato quel modo di essere per rendersi più simile a Lydia, la gemella scomparsa.
Per quanto la cosa la turbi, Sarah pensa che si tratti di un meccanismo che la piccola ha attivato per difendersi dal dolore per la perdita della gemella, la cui morte costituisce quasi una "mutilazione" per la sopravvissuta, in quanto le due erano simili in tutto, l'una il riflesso esatto e identico dell'altro, tanto che addirittura gli stessi genitori avevano difficoltà a distinguerle; soltanto il fedele cane Beany pareva in grado di riconoscerle, attuando comportamenti diversi con l'una e l'altra, quasi rispettando la personalità prorompente di Kirstie (la prediletta di papà) e quella riflessiva e docile di Lydia (la prediletta di mamma).

Convinta che il trasferimento su Skye non possa che giovare all'umore di tutti - bimba in primis -, Sarah non vede l'ora di dare alla figlia la bella notizia, ma da quel momento inizierà un vero e proprio incubo per tutti, che si amplificherà in maniera mostruosa andando nella nuova casa:

«Kirstie. Mumin. Kirstie.»Adesso solleva lo sguardo, con quegli occhi blu che ha preso da me, ma ancora più blu. Il blu delle Ebridi. I capelli biondi sono quasi bianchi.«Mamma.»«Ho una notizia, Kirstie. Una bella notizia. Una meravigliosa notizia.»Mi siedo sul pavimento, accanto a lei, circondata dai suoi giochi – i pinguini, Leo il leopardo coccolone e la Bambola con un braccio –, e le racconto tutto. Di getto. Che stiamo per trasferirci in un posto speciale, un posto nuovo, dove possiamo ricominciare da capo, un posto bello e tutto luccicante: la nostra isola privata.Kirstie non mi toglie gli occhi di dosso, senza quasi sbattere le palpebre. Ascolta con grande attenzione. Non dice niente, passiva, come concentrata, restituendomi i miei stessi silenzi. Poi annuisce e fa un mezzo sorriso. Perplessa, forse. La stanza è tornata silenziosa. Io ho esaurito le parole.
«Allora», aggiungo. «Che cosa ne pensi? Ci trasferiamo su un’isola tutta nostra: non è eccitante?»
Kirstie annuisce appena, poi guarda il suo libro e lo richiude. Quindi torna a fissarmi e mi chiede:«Mamma, perché continui a chiamarmi Kirstie?».
Io non apro bocca. Il silenzio rimbomba.
Poi dico: «Scusa, tesoro, cos’hai  detto?».
«Perché continui a chiamarmi Kirstie? Kirstie è morta. Mamma, io sono Lydia, è stata Kirstie a morire.»

-
Poche parole, dette da un viso d'angelo tanto amato, riescono a sconvolgere una giovane donna e madre già ferita e addolorata, e a gettarla nell'angoscia e nel dubbio più totali.
Cos'è successo davvero il giorno in cui una delle gemelle è morta? 
È possibile che una madre possa non riconoscere sua figlia?

E' possibile che Sarah ed Angus si siano sbagliati e abbiano dato per certo che a morire sia stata Lydia e non Kirstie? 

In fondo, neanche le distinguevano (a meno che non decidessero di metter loro addosso un "segno visibile") e le bimbe scherzavano e ridevano tanto proprio su questo fatto, prendendosi spesso gioco anche dei genitori e fingendo di scambiarsi nome e identità.
Eppure i loro caratteri erano visibilmente differenti, e almeno da questo aspetto mamma e papà riuscivano a riconoscerle.
Ma può essere accaduto l'impensabile - la tragedia nella tragedia -, cioè aver creduto di conoscere l'identità della bimba morta, sbagliandosi?
Se così fosse, la povera gemella sopravvissuta avrebbe vissuto un doppio trauma: non solo la perdita della sua metà, ma anche della propria identità!

Tormentata da dubbi e rimorsi, Sarah è decisa a non archiviare l'atteggiamento di Kirstie (o Lydia?) semplicemente come una reazione al lutto, ma ad indagare, a cercare di capire se lei e il marito si sono macchiati di questo fatale e grave errore.
Soprattutto considerato che Lydia era la sua gemellina preferita!

Quando si rende conto che però Angus è molto irritato all'idea che la moglie assecondi questi pensieri strambi di Kirstie (ma perché? Forse non vuole scoprire e ammettere l'eventuale errore?), Sarah comprende che dovrà fare tutto da sola, provando a tornare a quel maledetto giorno, quando la morte è entrata prepotentemente e con violenza nelle loro esistenze.

Il nodo cruciale su cui si svilupperà il corso degli eventi - che avranno come teatro la fredda e lugubre isola - ruoterà attorno a questi interrogativi: la piccola sopravvissuta sta solo soffrendo e rielaborando a modo suo il lutto o davvero gli adulti si sono sbagliati e lei è Lydia e non Kirstie?
E cosa è davvero accaduto quel giorno, quando nessuno dei genitori c'era a controllarle? 
A chi di loro due è attribuibile la responsabilità della morte della figlia?

-
L'Autore si serve del punto di vista di entrambi - Sarah e Angus - per immergerci totalmente nella storia; e se tramite Angus otteniamo una visuale apparentemente più razionale e sensata della versione dei fatti, con Sarah invece siamo al centro di una vera e propria tempesta psicologica ed emotiva.
Se Angus pare avere la "verità in tasca" che lo rende quasi più sereno (per quanto triste per la perdita della gemella), Sarah ci appare in preda a tormentate domande e perplessità, che lacerano la sua anima, che fanno sanguinare il suo cuore, gettandola nello sconforto al pensiero di non aver fatto ciò che era sufficiente per salvare la piccola morta; sconforto che la spinge a fare di tutto per risparmiare almeno altro dolore alla figlia viva.

Chiunque essa sia. Lydia o Kirstie.
Ma scoprirlo diventa fondamentale, con o senza l'aiuto di suo marito, dal quale si sta sempre più allontanando.

Capitolo dopo capitolo, procediamo in un vortice di domande, dubbi, sprazzi di allucinazioni e visioni, tanto da avere il dubbio che l'Autore voglia fare di questo romanzo - in un sapiente misto di thriller e dramma  psicologico - addirittura qualcosa di paranormale, visto che più di una volta ci si chiederà: ma la bimba ha delle allucinazioni dovute al trauma o davvero in quella casa isolata e troppo grande e silenziosa - quasi spettrale, con le sue porte cigolanti, il vento furioso e lamentoso che sbatte dietro le finestre, la pioggia incessante che rende ancora più isolati dal mondo - si nasconde qualche segreto inquietante, che va oltre l'umano comprendere?

Sarah ci appare come una donna fragile emotivamente, la cui ricerca ossessiva della verità (seppur comprensibile) rischia di spaccare quel minimo equilibrio che tutti sembravano aver raggiunto dopo tanti mesi dal lutto che li aveva sconvolti.

Ma chi, tra lei e Angus (che sembra sapere troppe cose che lei invece ignora), è più vicino alla verità ed è quindi in grado di rivelarla, aiutando l'innocente sopravvissuta dagli occhi di ghiaccio, tanto incantevole e angelica d'aspetto quanto inquietante negli atteggiamenti e nell'ostinato silenzio in cui si barrica, a non impazzire?

Tanti saranno i problemi che emergeranno e con i quali Sarah e la figlia dovranno avere a che fare, e che sembreranno allontanare tutti da tutti, mentre la verità, proprio quando sembrerà venire a galla, ridiventerà nuovamente più confusa e annebbiata, ed ogni certezza rischierà di crollare, buttando tutti nella rabbia, nel risentimento, nel senso di colpa, nello smarrimento più cupo, dal quale sarà difficile uscire indenni...

Una storia molto intrigante, che ti rapisce sin dalle prime pagine, che trae forza da tanti elementi: dal fascino che da sempre esercitano i gemelli, soprattutto gli omozigoti identici; dallo spazio dato ai risvolti psicopatologici legati al lutto, alle perdite importanti, e a come essi incidono sulle relazioni familiari; dallo scenario naturale che, in quanto selvaggio, isolato, spesso lugubre, spettrale, ululante - con i suoi venti e le sue bufere - è molto appropriato al tipo di vicende narrate, che in certi momenti, come già ho detto, sembrano sfiorare il sovrannaturale e che di certo sconfinano nell'incubo, nella paranoia psicologica, nel potere ipnotico delle allucinazioni frutto di dolori e traumi, troppo grandi da affrontare e per i bambini e per gli adulti.

Se dovessi trovare un'unica "pecca" a questo libro, essa risiederebbe nel modo di gestire il finale, il quale di per sè non mi ha deluso, se non fosse che ho avvertito un che di frettoloso; è pur vero che la parte interessante e affascinante sta "al centro", e quando si giunge alla soluzione di tutto, beh c'è poco da aggiungere, perchè tutti i nodi son venuti al pettine, anche se c'è poco da gioire perchè il dolore resta e si sentirà sempre.
Non posso che darne un parere assolutamente positivo e consigliarvene la lettura!!
Un intreccio avvincente e intenso, un ritmo serrato, uno sfondo accattivante; ogni elemento di questo romanzo coinvolge emotivamente il lettore, il quale si ritrova a divorare ogni capitolo col fiato sospeso, cercando di districarsi tra fantasie allucinatorie e realtà.


Recensioni riproposte:


Segnalazione: IL VIAGGIO. Vol 1. Memorie di Nael #1 di Francesca Riscaio



Buon pomeriggio, cari lettori.

Proseguono le segnalazioni sul blog.
Questa volta vi  parlo di un fantasy che per ora è pubblicato solo in formato digitale.

IL VIAGGIO. Vol 1.
Memorie di Nael #1
di Francesca Riscaio

EDITORE: Autopubblicato – Narcissus
GENERE: High Fantasy, Saghe Fantasy
PREZZO: € 4,99 (formato digitale attualmente)
ANNO DI PUBBLICAZIONE: 2015
PAGINE: 544
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Sinossi

Alla fine della Quarta Era di Nael, un gruppo di cavalieri di Sar, ultimi discendenti del popolo degli  Astani, si imbatte, suo malgrado, in un antico manufatto dal sorprendente potere, fuso con il braccio di una giovane donna senza memoria.
L’evento determina una catena di avvenimenti che sconvolgerà per sempre le loro esistenze, minando la stabilità dei regni delle Terre Continentali: il destino dei mortali verrà ancora influenzato dal fato di esseri e razze le cui tracce sono perse nella notte dei tempi.
Così inizia il viaggio degli ignari protagonisti di un disegno generatosi dal più improbabile degli incontri: un Aran Gan Har che sfugge le sue genti, un condottiero traditore di Sar, un Selnita reietto dell’Esercito della Notte Perenne si muoveranno alla ricerca della Portatrice, nel disperato tentativo di salvarla dal potere della reliquia di cui è prigioniera e di sottrarla alle trame dell’Imperatore della Luce e del Cerchio dei Maghi, mentre il Dio dimenticato della Tenebra e del Fuoco compie la sua vendetta.

Presentazione dell'autrice.
Mi chiamo Francesca. Sono nata a Città della Pieve, il 12 agosto del 1975, vivo a Perugia, lavoro a Castiglione del Lago. Leggo e scrivo da quando ho imparato a farlo. Amo disegnare e considero il disegno una forma diversa di scrittura (e viceversa). Ho studiato per diventare copywriter e ho lavorato per molto nell’ambito pubblicitario. Quando il settore è entrato in crisi, la mia vita ha preso altre strade, ma non ho mai abbandonato la scrittura. In questa mi sono rifugiata per non inaridirmi nel tempo in cui ho vissuto come cemento tra i mattoni. “Il viaggio” è stata la mia sfida, il risultato del mio non arrendermi e non abbandonare completamente le mie speranze. Ne sono fiera. Non posso modellare la realtà e piegarla ai miei desideri, ma ne “Il viaggio” ho raggiunto un buon compromesso con la storia che avevo dentro. Vorrei che il mondo da me immaginato accogliesse quante più persone possibili. Credo fortemente che possa essere un buon rifugio: è ciò che mi piace pensare. Per me lo è stato.

Anteprima Sonzogno: dall'8 ottobre "La casa di Parigi" di Elizabeth Bowen‏



Esce giovedì 8 ottobre per Sonzogno nella collana Bittersweet, La casa di Parigi di Elizabeth Bowen.


LA CASA DI PARIGI
di Elizabeth Bowen


Sonzogno Editori
Collana Bittersweet 
trad.A. di Luzio
€ 16.00
pp. 288
in libreria:
8 OTTOBRE 2015
«Le ragazze sono attratte dagli eccessi, quali che siano. Senza esserne consapevoli, tendono alla sofferenza, e per soffrire devono esagerare: sono contente quando qualcuno va a toccare le loro corde più profonde. Dal momento che amano l’arte più della vita, hanno bisogno di uomini che facciano da attori. Solo un attore riesce a commuoverle, con il suo sorriso rivelatore, inusuale, avulso dalla quotidianità da cui tanto rifuggono. Le ragazze amano godersi l’amore come fosse un’alternanza di dubbi e sorprese. E hanno ragione»

«Leggendo, ho avuto la sensazione che il tuo mondo si imponesse sul mio.
È quel che accade quando un romanzo
 ti prende per mano» 
Virginia Woolf all’autrice


Trama

Siamo a Parigi, in inverno, la Grande guerra è finita da poco, aleggia sulla città un’atmosfera cupa e vischiosa. 
Alla Gare du Nord scende Henrietta, undici anni, con in mano la sua scimmietta di pezza. 
Viene a prenderla la signorina Fisher, un’amica di famiglia che la ospiterà per una intera giornata in un elegante appartamento, in attesa di farla ripartire per il Sud della Francia. In quella casa borghese, dal confortevole odore di pulito, Henrietta si imbatte in una gradita sorpresa: c’è un suo coetaneo, il fragile Leopold, avviato verso un futuro incerto. 
Tra i due bambini, estremamente sensibili e inquieti, dopo l’iniziale diffidenza, si accende la curiosità: di ciascuno nei confronti dell’altro, e di entrambi verso il misterioso mondo degli adulti. I due fanciulli, grazie agli indizi disseminati attorno a loro, rivivono, tra immaginazione e realtà, le tormentate storie d’amore dei grandi, in particolare quella scandalosa tra la madre di Leopold e il suo padre naturale. 

Acclamato come un classico al momento della pubblicazione (1935), La casa di Parigi, oltre a mettere in scena una rovente passione sentimentale, è un acuto studio psicologico e un esercizio di finezza letteraria sulla prima irruzione del dolore, sulla scoperta del sesso e sulla perdita dell’innocenza. 

L'autrice.
Elizabeth Bowen (1899-1973), nata a Dublino, è una delle più grandi autrici irlandesi. Trascorse gran parte della sua vita a Londra, dove entrò a far parte del circolo Bloomsbury divenendo amica di Virginia Woolf. Autrice di numerosi romanzi di successo, La casa di Parigi è considerato il suo capolavoro. Per la prima volta in Italia, Sonzogno lo pubblica in versione integrale.

Segnalazione: OTTO. LUCE E OMBRA di Jean-Christophe Casalini



Buongiorno amici e lettori!
Oggi inizio la mia giornata sul blog con una segnalazione dalle atmosfere inquietanti.
Lasciatemi un commento e ditemi, se vi va, se la trama vi attira e se è una lettura che rientra nei vostri gusti! ^_-

OTTO. LUCE E OMBRA
di Jean-Christophe Casalini


Ed. Vertigo
233 pp
14.90 euro
Maggio 2015
Sinossi

Otto. Luce e ombra è un romanzo di Jean-Cristophe Casalini, uscito a maggio per i tipi di Vertigo. Il libro prende il nome dal protagonista, Otto, un aspirante mago che vive in un piccolo appartamento a Mestre con Anna, la sua fidanzata. La situazione per i due comincia a farsi difficile quando Otto non riesce più a gestire il comportamento del suo riflesso, dotato di una vitalità autonoma.

Quando le cose sembrano precipitare è proprio un accordo tra Otto e il suo riflesso a portare il giovane al successo tanto desiderato. Peccato che poi la situazione prenda una piega al limite dell’allucinante, trascinando Anna e Otto in un vortice di tensione e violenza, tra omicidi ed eventi demoniaci.

Il romanzo d’esordio di Casalini è un lavoro di grande qualità, un esempio di thriller psicologico che non può mancare nella libreria di chi ama il genere. 
Grazie a una scrittura fluida ma non banale il lettore rimane con gli occhi incollati alle pagine fino alla fine del libro, caratterizzato da una trama disturbante ma sempre molto avvincente.
Otto. Luce e ombra è un romanzo dove il personaggio affronta la propria immagine, un libro oscuro ma proprio per questo apprezzabile da chi ama il thriller psicologico e finalmente può leggere un autore italiano che si cimenta con questo genere raro da trovare nel nostro Paese.


LINK UTILI


L'autore.
Jean Christophe CASALINI nasce a Milano il 3 gennaio 1962 da madre danese Annette Lorentzen (1942-2004), pittrice, e padre francese Paul Casalini (1933-2013), regista. Strimpella la chitarra sotto le attente orecchie del M° A. Pizzigoni (noto jazzista italiano) e compone a 16 anni il suo primo jingle pubblicitario, per poi diventare un vero professionista del settore. Polivalente, diventa l’aiuto per un noto regista pubblicitario italiano Livio Mazzotti, poi scenografo, cosceneggiatore e attore protagonista in una serie televisiva: ‘Interbang!? Le Sette Torri di Pisa’ distribuita e trasmessa in vari paesi. Intuisce per primo in Italia la rivoluzione digitale acustica, fonda una startup, la Mach 2, una società di post produzione e servizi audio per la sonorizzazione di filmati con l’utilizzo delle prime piattaforme informatiche in sincrono con il video. Nel 1993, Salvatores lo coinvolge nel suo film ‘Sud’ per coordinare i vari professionisti dell’audio e realizzare la prima colonna in quadrifonia con il sistema Dolby SR. Ottiene per la prima volta nei credits di film italiani, la menzione di ‘Sound Designer’. Nel 1996 Gabriele lo chiama per il suo nuovo film ‘Nirvana’ per affidargli il sound design della prima colonna audio italiana in 5.1, portando finalmente il cinema italiano ai livelli acustici già sperimentati all’estero. L’anno successivo inventa il suono, utilizzato ancora oggi in tutto il mondo, del morso di Magnum. Il successo è tale che, negli anni a seguire fino ad oggi, sonorizza una decina di film (tra cui Anni 90, Viva San Isidro, Estomago), realizza oltre 13.000 masters audio digitali per tutte le marche italiane e circa 2500 radiocomunicati prima di diventare produttore pubblicitario di spot nazionali. Nel 2000 realizza il primo libro ‘CA43’ su sua madre che non ha mai voluto esporre le sue opere, rivelando i significati ermetici dei suoi dipinti post moderni. Insieme a suo fratello Brunetto nel 2014 decide di esporre per la prima volta dal vivo le opere di sua madre al Palazzo della Regione Lombardia in occasione del decimo anno dalla sua scomparsa prematura. Autoproduce e pubblica il libro ‘Inventory of Dreams’ con il curatore Alan Jones e, quest’anno, il secondo volume in occasione della mostra al museo Æglageret di Holbaek (DK), la città natale di Annette, in concomitanza con il suo primo
romanzo OTTO. Luce e Ombra / Ed. Vertigo.

martedì 29 settembre 2015

Recensione: NICEVILLE di Carsten Stroud



Il weekend di solito per me è prolifico di letture, e anche nei giorni scorsi mi sono dedicata a due romanzi appartenenti a generi molto diversi, ma che avrebbero dovuto avere in comune un elemento: il mistero.
La recensione di adesso riguarda il primo libro di una trilogia.

NICEVILLE
di Carsten Stroud


Ed, Longanesi
trad. M. Fiume
Pagine: 414. 
€ 16.40
Settembre 2012
Trama
Benvenuti a Niceville, una piccola cittadina del Sud degli Stati Uniti, circondata dal verde delle colline, popolata di alberi e di antiche ville coloniali... E abitata dal male. Nelle sue strade deserte, troppa gente sparisce nel nulla. Come Rainey Teague, di appena dieci anni, che la madre aspetta invano di veder spuntare lungo il vialetto di casa dopo la scuola. La polizia si mobilita in massa, anche se non c’è nessun indizio da seguire. La scomparsa di Rainey è soltanto il primo anello di una catena di avvenimenti che nel giro di sole trentasei ore travolgeranno la vita di molte persone. Soprattutto quella di Nick Kavanaugh, un poliziotto con un lato oscuro, e di sua moglie Kate, appartenente a una delle più antiche famiglie di Niceville. Una realtà agghiacciante sta per riemergere, e nessuno può far nulla per impedirlo. Perché a Niceville niente rimane sepolto per sempre.


Recensire questo romanzo potrebbe essere estremamente facile… o altrettanto estremamente difficile, dipende da cosa si vuol dire.
Se dovessi riassumervi la trama del romanzo – che è soltanto il primo di una serie – non saprei da dove iniziare. 
Ma siamo qui e ci provo comunque. 

Niceville è una cittadina statunitense fondata nel 1764, composta da 25mila anime, delle quali – ci avvisa l’Autore – “non tutte sono brave persone”.

A Niceville la gente scompare, ma già da parecchi anni. Com’è possibile che in un posto ameno, apparentemente tranquillo, dove tutti conoscono tutti, dove poche famiglie cofondatrici della cittadina sono in pratica tutte imparentate tra loro, accadano poi queste tragedie, che coinvolgono persone di qualsiasi età?

Il romanzo infatti ha inizio con la sparizione di un 11enne, Rainey Teague. A disposizione della polizia vi è un unico filmato, che riprende il ragazzino mentre ritorna da scuola e si ferma, come fa tutti i giorni, davanti alla vetrina di un negozio; il filmato mostra che il ragazzino era stato attratto da un qualcosa, per poi scomparire dalle immagini video da un secondo all’altro, senza alcuna spiegazione, senza che qualcuno abbia visto alcunché.

Chi aveva ragione di rapire o far del male ad un ragazzetto orfano e adottato da una delle famiglie più ricche ed in vista del paese?

A occuparsi del caso, tra i tanti poliziotti, c’è Nick Kavanaugh, sposato con la bella e dolce Kate Walker, avvocatessa onesta e tenace.

La scomparsa di Rainey getta nello scompiglio Niceville, che però è sempre stata attraversata da qualcosa di molto strano, inquietante, misterioso.

 
E i tanti personaggi coinvolti in questa storia lo realizzeranno in modo palese e personale un anno dopo la scomparsa misteriosa.

Gli eventi narrati – fatta eccezione per la scomparsa del ragazzino, che costituisce una sorta di prologo – si svolgono nell’arco di un weekend (dal venerdì pomeriggio alla domenica mattina) e seguono praticamente due filoni: una rapina ad una banca ad opera di uomini che hanno le mani in pasta ovunque, e con i quali collaborano anche tizi insospettabili, che hanno militato in Polizia e nell'FBI, e poi c’è appunto quello concernente la ricerca investigativa circa il giovane Teague, che vede in prima linea proprio Nick e Kate e, dietro le quinte, altre persone interessate al caso per varie ragioni, tra cui il padre di Kate, Dillon.
Aggiungo che il giovane Rainey successivamente verrà ritrovato vivo. In che modo e dove, starà al lettore scoprirlo, come del resto scoprirà il succedersi degli eventi, che porteranno alla risoluzione del caso e che vedrà qualcuno ricevere il benservito per le proprie azioni.

Il romanzo ha poco più di 400 pp ma ciò che è balzato ai miei occhi, ancora prima di arrivare alle prime 100, è la debolezza della trama, unita alla sensazione che essa sia tirata per i piedi, allungata inutilmente e un po’ confusionaria.

Ci sono tanti personaggi, non si segue il punto di vista di pochi eletti bensì quello di tanti degli individui coinvolti, il che personalmente mi ha distratta ed a volte un tantino annoiata.

Il punto di forza della storia sarebbe potuto essere costituito dall’aura di mistero e paura irrazionale che aleggia in modo pesante su questa cittadina, carina, pacifica, una comunità quasi familiare, eppure pericolosa.
Pericolosa perché c’è qualcosa che da fuori si insinua dentro per gettare orrore, angoscia, morte.

“Qualcuno – qualcuno di reale – stava combinando qualcosa a Niceville, ed era per questo che esistevano persone come Nick, per fermarlo.”

Ma di cosa si tratta? Quali presenze malefiche e demoniache s’è inventato Stroud per tenere il lettore sulle spine, per instillare in lui il germe del terrore e della suspense e fargli provare quell’attraente brivido di paura che spinge a continuare la lettura (come accade quando continuiamo a guardare un film horror fino alla fine, nonostante ogni tanto ci si nasconda sotto il plaid) di eventi terrificanti?

Niente di che, caro lettore.

Eh sì, perdonate la tiepidezza e la lapidarietà, ma è così. Non è che voglia necessariamente scoraggiarvi a leggere questo thriller/horror (tra l'altro, immagino ci siano pareri opposti al mio e, di conseguenza, più incoraggianti), ma desidero e devo essere onesta: non che sia un’esperta in materia, ma a questo romanzo manca tutto ciò che possa permetterci di definirlo sia thriller che horror.

Non mette alcuna paura, alcuna inquietudine, alcuna curiosità – se non nel senso che ci si chiede “Ma dove vuol andare a parare? Bah, continuo a leggere così lo scopro”) -, alcuna tensione, alcuna emozione!

Ripeto, la trama – seppur articolata, non priva di intrecci, idee e cura dei dettagli, anzi, in questo senso è molto ricca – non regge più di tanto, svicola in fatti e fatterelli poco interessanti, che personalmente non mi hanno coinvolta per nulla; ma ciò che più manca è l’approfondimento dell’unico punto di forza - che non sarà originale ma che, se sviluppato bene, crea interesse e aspettative -, e cioè questo paesino infestato dal Male… 

Un male che si manifesta in modo concreto, agendo sulla realtà, interagendo con i personaggi (la maggior parte dei quali è gretta e cinica, ma ci sta, nel contesto ci stanno più che bene), attraverso visioni di fantasmini davvero scialbi (e che mi fanno rimpiangere alla grande le agghiaccianti gemelline di Shining) e oggetti "magici" scontati, in particolare qui bisogna stare attenti agli specchi.

Quel po’ di alone di mistero che c’è, non basta a creare curiosità e suspense, e si arriva alla fine un po’ per inerzia, aspettando e agognando la novità sconvolgente che metta tutti i tasselli al loro posto; gli stessi personaggi – anche i “principali” - , forse proprio perché troppi, risultano freddi, distanti, e anche i "buoni" sono un po' "anaffettivi" e poco interessanti; manca il coinvolgimento mentale, emotivo in questo romanzo, e la parte che dovrebbe essere horror è così banale da risultare nulla; sembra di essere in presenza di un sovrannaturale adatto ai cartoni animati per bambini, che non fa alcuna paura, anzi rischia di scatenare una serie di sbadigli.

Devo dilungarmi ulteriormente o mi fermo qui - perché è evidente che non lo consiglio -? Ci saranno sicuramente romanzi migliori in grado di coinvolgervi e tenervi col fiato sospeso, ma questo non è in grado di farlo (PARERE MIO, ci mancherebbe). 
Poi, se i successivi (I confini del nulla e La resa dei conti) sono migliori e più interessanti, questo non posso dirvelo perchè non li ho letti; magari migliora, quindi se ve la sentite, iniziate Niceville.
Di buono c'è che non è scritto male, lo stile è sufficientemente fluente, anche se ci sono dei capitoli meno coinvolgenti, ma tutto sommato le 400 pagine scorrono; ripeto, io sono giunta alla fine perchè spero sempre che, fino a quando non si giunge all'ultima pagina, qualcosa possa sempre succedere e un colpo di scena possa riscattare ciò che fino a quel momento non mi ha entusiasmata.

Prossimo thriller? Il suggeritore di Carrisi, lui sì che non mi delude mai!!

lunedì 28 settembre 2015

Un classico che vorrei leggere: RUTH di Elizabeth Gaskell



Un classico che mi piacerebbe davvero leggere.
Autrice di romanzi di successo, amica di Charlotte Brontë e di molti altri scrittori della sua epoca, Elizabeth Gaskell ha da sempre occupato un posto d’onore all’interno della letteratura femminile vittoriana.

RUTH
di Elizabeth Gaskell



Ed. Elliot
Trad. S. Asaro 
Collana Raggi 
pp. 480 
€ 22,00
Settembre 2015

Sinossi

In questo poetico e commovente romanzo, la scrittrice narra la vita di Ruth, una giovane orfana che lavora come sarta.
Quando la ragazza conosce l’aristocratico Henry Bellingham, la sua vita cambia: da lavoratrice umile e onesta si trasforma, agli occhi della società, in una fallen woman, una donna perduta, sconveniente e compromessa, che qualche tempo dopo darà alla luce un figlio illegittimo, avuto proprio dalla relazione con Bellingham.
Inizia così un percorso di espiazione e perdita, di difficoltà e rinunce, di fragilità e forza.
Perché Ruth vuole dare a suo figlio una vita migliore e non si scoraggia, nonostante il passato la perseguiti ovunque vada. Ruth è un romanzo commovente e di grande impegno sociale, attraverso cui l’autrice di Cranford.
Il paese delle nobili signore si confronta con i temi complessi della condizione femminile e della perdita di status, che costringeva molte donne a vivere ai margini della società.

L'autrice.
Elizabeth Gaskell, nata a Londra nel 1810, orfana di entrambi i genitori, venne allevata dalla famiglia della zia. Nel 1832 sposò il pastore William Gaskell, molto impegnato nel sociale. La loro casa divenne un luogo di incontro per una cerchia di intellettuali anticonformisti. Dopo la morte del figlio William, Elizabeth Gaskell si dedicò alla scrittura a tempo pieno. Oltre a otto ro manzi e a numerosi racconti, pubblicò nel 1857 la biografia dell’amica Charlotte Brontë. Morì ad Alton nel 1865. Elliot ha già pubblicato il romanzo Cranford. Il paese delle nobili signore (2015)

domenica 27 settembre 2015

Segnalazione: Martti Haavio, Splendore e scomparsa del regno di Bjarmia



Buongiorno cari amici.

Anche oggi desidero segnalarvi un saggio che unisce storia, etnologia e mitologia.


SPLENDORE E SCOMPARSA DEL REGNO DI BIARMIA (1965, 2015)
di Martti Haavio


Ed. Vocifuoriscena
Trad. M. Ganassini
Collana: Bifröst
Pagine: 342
Prezzo: € 18,00

Titolo originale: Bjarmien vallan kukoistus ja tuho

Ordinabile in tutte le librerie e sul sito di Vocifuoriscena

«Tra le dimore nordiche degli antichi finni, la prosperità della Biarmia destò tra gli indomiti vichinghi interesse e una curiosità quasi compulsiva.  Partirono alla ricerca dei tesori di quella terra mitica e lontana che, ben presto, ispirò leggende e racconti nei quali, a ogni passo, guerrieri valorosi affrontano draghi, troll e creature misteriose...» ADOLF IVAR ARWIDSSON

Sinossi

Sulle spedizioni vichinghe in Occidente sappiamo molto, ma è meno noto quanto le rotte verso le terre più estreme e arcane del Settentrione abbiano nei secoli catturato l’interesse e stimolato la fantasia degli scandinavi e di tutti i viaggiatori. 
Nell’890 l’avventuriero norvegese Óttar consegnò a re Alfredo il Grande le proprie memorie: con la nave e il suo equipaggio l’esploratore, costeggiando il Finnmark, era giunto al Mar Bianco, presumibilmente fino alla foce della Dvina Settentrionale, dove aveva visto coste sorprendentemente prospere e terre mirabilmente coltivate, ed era entratto in contatto con i Beormas, popolo «tanto ostile quanto civile» che parlava una lingua affine a quella dei vicini lapponi. 
In un’epoca nella quale mito, desiderio di scoperta e interesse economico si tendevano la mano, la cosiddetta Bjarmaland divenne presto una meta ambita per pionieri, mercanti e predoni. Starkaðr gamli, Ragnar loðbrókr, Þorir hundr sono solo alcuni degli avventurieri che partirono per il nord, accecati dalla ricchezze dei “finni d’Iperborea”.

Il tema della Biarmia, terra periferica e impenetrabile, crocevia di culture, imperi e qanati, mercato fiorente, regno dalle ricchezze immaginifiche o mondo popolato da giganti e creature infere, ha attraversato tutto il medioevo affascinando storici come Adamo di Brema e Saxo Grammaticus, impreziosendo le topografie dei cicli scaldici, ma lasciando tuttavia irrisolte alcune questioni: a quale ceppo appartenevano i suoi misteriosi abitanti? Quale forma di civiltà avevano istituito e quale religione praticavano?
La Biarmia storica era dunque la Pohjola dai mille tesori, il mitico “regno del nord” dei cicli epici baltofinnici, reso celebre dal Kalevala? 
Nel primo e più completo studio comparato su uno degli argomenti più affascinanti dell’antichità settentrionale l’autore tenta di rispondere a queste e ad altre domande attraverso una rigorosa analisi critica delle fonti scandinave, russe, finno-permiane, turciche, arabe, greche e latine, proponendo inoltre alcune importanti riflessioni sull’archeologia biarmiana come paradigma della mutua influenza tra storia e mito, là dove la testimonianza materiale cede il passo a quella, non meno autorevole, della tradizione orale.

L'autore.
Martti Haavio (Temmes 1889 – Helsinki 1971) è stato una tra le figure di maggior spicco nel panorama accademico finlandese del Novecento. Studioso di mitologia e folklore, storico delle religioni, poeta sotto lo pseudonimo di P. Mustapää, membro del movimento letterario Tulenkantajat, durante la sua lunga carriera si è occupato del rapporto tra mitologia e tradizione orale baltofinnica affrontandone i nodi irrisolti con un approccio fenomenologico e

comparativistico. Tra i saggi di maggior successo ricordiamo Suomalaisen muinaisrunojen maailma (“Il mondo degli antichi runot finlandesi”, 1935), Piispa Henrik ja Lalli. Piispa Henrikin surmavirren historiaa (“Henrik di Uppsala e Lalli. Storia del ciclo lirico sull’uccisione del vescovo Henrik”, 1948), Väinämöinen. Suomalaisten runojen keskushahmo (“Väinämöinen. Figura centrale della poesia balto-finnica”, 1950), Kirjokansi. Suomen kansan kertomarunoutta (“Il coperchio variopinto. La lirica descrittiva del popolo di Finlandia”, 1952), Karjalan jumalat. Uskontotieteellinen tutkimus (“Gli dèi di Carelia. Per uno studio di scienza delle religioni”, 1959).

sabato 26 settembre 2015

(Libri) Anteprime di ottobre



Libri in arrivo..: da cosa vi farete attirare?

IL CLUB DELLE LETTERE SEGRETE di Angeles Donate: una postina rimasta senza lavoro perché nessuno scrive più lettere. Un piccolo paese che si mobilita per salvarla. Una catena epistolare che fa riaffiorare vecchi segreti e dà il via a nuove amicizie e nuovi amori. Un romanzo pieno di gioia e solarità, per tutti quelli che credono che un piccolo gesto possa cambiare il mondo.

LA COMPARSA di A. B. Yehoshua: una donna che torna a Gerusalemme e, tra tutte le difficoltà dovute ai contrasti tra israeliani laici e ortodossi, deve anche far fronte ad un marito arrabbiato e pressante, che torna alla carica con una proposta davvero "particolare"....

A FUOCO di Arthur Miller: un uomo ormai maturo che dovrà fare i conti con se stesso e rivoluzionare le irrazionali convinzioni che finora lo hanno accompagnato.


IL CLUB DELLE LETTERE SEGRETE
di Angeles Donate


Ed. Feltrinelli
trad. A. Pizzoli
352 pp
15 euro
in librera:
8 OTTOBRE 2015
Trama

A Porvenir non è arrivato solo l'inverno ma anche la tecnologia, ed è così che sms, mail, whatsup.. hanno avuto la meglio sull'ufficio postale, che per mancanza di lettere sta per chiudere.
Sara, l’unica postina della zona, è nata e cresciuta a Porvenir e passa molto tempo con la sua vicina Rosa, un’arzilla ottantenne che farebbe qualsiasi cosa per non separarsi da lei e risparmiarle un dispiacere. 
Ma c'è qualcosa che Rosa può fare per evitare che la vita di una delle persone che le stanno più a cuore venga stravolta? 
Forse potrebbe scrivere una lettera che rimanda da ben sessant’anni e invitare la persona che la riceverà a fare altrettanto, scrivendo a sua volta a qualcuno. 
Pian piano, quel piccolo gesto innescherà una catena epistolare che coinvolgerà una giovane poetessa decisa a fondare un book club nella biblioteca locale, una donna delle pulizie peruviana, una cuoca un po’ maldestra e tanti altri, rimettendo in moto il lavoro di Sara e creando non poco trambusto fra gli abitanti del piccolo borgo. 
Perché – come ben sanno tutti quelli che provano un brivido di gioia ogni volta che ricevono posta a sorpresa e che affondano il naso nella carta per sentirne il profumo – una lettera tira l’altra, come un bacio.
 E può cambiare il mondo.

Segnalazione libri - Spazio Autori Emergenti



Buon sabato, cari lettori!
Iniziamo la giornata con un paio di segnalazioni di autori emergenti.

FASHION LOVE - Anche le commesse sognano
di Sara J. Del Consile



AUTOPUBBLICATO
GENERE: Romanzo rosa contemporaneo
DATA DI PUBBLICAZIONE:
 26 Luglio 2015
PAGINE: 296
PREZZO: 0,99 (solo formato ebook)

LINK DEL LIBRO su AMAZON

Sinossi

'Mia è una giovane commessa milanese con una grande passione per la moda e un enorme sogno nel cassetto: trovare l'amore.
Tra divertenti uscite a base di Cosmopolitan con i suoi migliori amici Gabri e Barbie, favolosi eventi di moda e il suo amato/odiato lavoro di commessa, Mia non smette mai di sognare ad occhi aperti e di fantasticare sul principe azzurro finchè un giorno il suo più grande sogno sembra realizzarsi. Diego, un affascinante ragazzo dall'aria misteriosa, arriva a Fashion Heart, il negozio in cui lavora Mia.
Ma sarà davvero lui il grande amore che sogna da sempre?
E' entrato nella sua vita per caso, come la migliore delle occasioni che si presenta puntuale quando meno te l'aspetti e c'è una cosa che Mia sa perfettamente: nella città delle mille occasioni, solo una stupida può lasciarsene sfuggire una così allettante... e con due occhi così stupendi e un corpo da urlo! 

Una storia d'amore, amicizia e glamour da leggere tutta d'un fiato per scoprire che... in fondo c'è un po' di Mia in ognuna di noi, solo che a volte ce ne dimentichiamo...



AH... AHH...AHHH
di Nuwanda


Genesis Pub.
GENERE: Giallo, Parody Comedy
PREZZO: € 2,99
PAGINE: 58
ANNO: 2015, 22 Maggio
«Rispettando lo spirito di appassionata sperimentazione dei nostri poeti, rinuncio al mio nome. D’ora in poi chiamatemi Nuwanda.» (cit. film L’attimo fuggente).


Sinossi

Doppio Senso è una piccola città dove le strade sono tutte a senso unico. Qualcuno, arrivando da fuori, sarebbe portato a pensare che si possa solo entrare ma non uscire, invece, la circolazione scorre tranquilla e, prima o poi, la strada per andare a In Mona, il paese vicino, la trovano tutti.
Nella sala conferenze della biblioteca comunale è in corso la presentazione del libro di Armando Bentivoglio, un noto scrittore sui generis con monomanie bizzarre.
Il romanziere, a un certo punto, decide di scrivere sulla lavagna una frase ricca di significati e che possa contenere un’emozione: “Ah… Ahh… Ahhh”. 
 Basta una semplice parola, pronunciata in modo diverso, a suggerire sensazioni di piacere o di dolore, secondo l’interpretazione del lettore, in grado di andare oltre il volere dello stesso autore. 
La differenza tra “il come si scrive” e “il come si legge”. 
Il ritrovamento di un cadavere richiederà la presenza del commissario Loquace, un poliziotto dai metodi alquanto singolari.

Un turbinio di battute e dialoghi caustici, spesso inconsapevolmente comici dei vari protagonisti, caratterizzerà in maniera originale le varie scene, creando un surreale collage di schegge impazzite. Una parody comedy all’italiana con le sue nevrosi e le sue megalomanie grossolane e i suoi personaggi grotteschi non meno suggestivi.

L'autore.
L’autore, alla sua prima opera, ha scelto questo pseudonimo che rievoca uno spirito: i capi indiani d'America si facevano dipingere il simbolo di Nuwanda, un fulmine, sul petto per esprimere la propria forza.

venerdì 25 settembre 2015

"Ciascuno di noi è una..storia" (frammenti da "L'uomo che scambiò sua moglie per un cappello")



Uno stralcio molto interessante tratto da L'uomo che scambiò sua moglie per un cappello, e che riguarda ciascuno di noi, il nostro essere una "storia vivente", un racconto unico e speciale, diverso da qualsiasi altro.

Ognuno di noi ha una storia del proprio vissuto, un racconto interiore, la cui continuità, il cui senso è la nostra vita. Si potrebbe dire che ognuno di noi costruisce e vive un «racconto», e che questo racconto è noi stessi, la nostra identità. 
Se vogliamo sapere qualcosa di un uomo, chiediamo: «Qual è la sua storia, la sua storia vera, intima?», poiché ciascuno di noi è una biografia, una storia. Ognuno di noi è un racconto peculiare, costruito di continuo, inconsciamente da noi, in noi e attraverso di noi – attraverso le nostre percezioni, i nostri sentimenti, i nostri pensieri, le nostre azioni; e, non ultimo, il nostro discorso, i nostri racconti orali. Da un punto di vista biologico, fisiologico, noi non differiamo molto l’uno dall’altro; storicamente, come racconti, ognuno di noi è unicoPer essere noi stessi, dobbiamo avere noi stessi – possedere, se necessario ripossedere -, la storia del nostro vissuto. Dobbiamo «ripetere» noi stessi, nel senso etimologico del termine, rievocare il dramma interiore, il racconto di noi stessi. L’uomo ha bisogno di questo racconto, di un racconto interiore continuo, per conservare la sua identità, il suo sé. 



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