venerdì 1 gennaio 2016

Anteprima Einaudi: IL PAESE DELL'ALCOL di Mo Yan



La metafora del cannibalismo è profondamente radicata nell'immaginario cinese. 
A Jiuguo, il Paese dell'alcol, essa raggiunge però una forma particolarmente raffinata (e al contempo crudele): si dice che dietro adeguata ricompensa, i genitori cedano i loro neonati a una società che a sua volta li destina ai migliori ristoranti. 
Inviato per indagare, l'ispettore Ding incontrerà molti ostacoli sul suo cammino verso una difficile «verità». 
Un noir a tinte forti, un ritratto inquietante della Cina profonda.


IL PAESE DELL'ALCOL
di Mo Yan



Ed. Einaudi
pp. 376 
€ 21,00
A cura di Maria Rita Masci
Trad.  Silvia Calamandrei
in uscita a inizio gennaio
Trama

L'ispettore Ding Gou'er è sulle tracce di un orrendo traffico che consente ad alcuni selezionati ristoranti di offrire ai propri clienti un cibo prelibatissimo: la carne di neonato
Inviato a Jiuguo per verificare la fondatezza delle anonime accuse ricevute in Procura, Ding è costretto a continue libagioni nei banchetti ufficiali a cui è invitato dalle autorità locali, e, obnubilato dai fumi dell'alcol, non riesce mai a capire se quanto gli viene imbandito è veramente carne umana o una presentazione ad effetto frutto della manipolazione di altri ingredienti. 
Nelle indagini trova antagonisti e compagni, non sempre fidati, e incontra una serie di incredibili personaggi, dalla seducente autista di camion al diabolico nano imprenditore, dal boss locale alla responsabile dell'Accademia di cucina che insegna a cucinare gli ornitorinchi, dal guardiano del Cimitero dei martiri rivoluzionari al venditore ambulante di ravioli, una fantasmagoria di personaggi che spesso sfumano nel fantastico e nel demoniaco. 
Nei dieci capitoli dedicati all'inchiesta, sono incastonati uno scambio epistolare tra l'autore e un aspirante giovane scrittore esperto di distillazione di alcolici, e un suo racconto breve con personaggi e vicende che rimandano o echeggiano la narrazione cornice: si viene cosí a creare un gioco di specchi tra realtà e finzione in cui Mo Yan finisce per ritrovarsi personaggio nel capitolo conclusivo che non offre né una soluzione dell'enigma né una catarsi, perché i protagonisti e i loro alter ego restano invischiati e presi in trappola, inseguendo le proprie ambizioni e i propri fantasmi e lasciandosi catturare dai meccanismi perversi del potere. 

Il Paese dell'alcol è forse il romanzo in cui Mo Yan dà la miglior prova di quel «realismo allucinato» che gli ha meritato il Premio Nobel. È un'invettiva contro la corruzione che pervade la società, coltivata dai funzionari al potere ma divenuta una necessità di sopravvivenza per ciascuno, in una Cina che vive uno sviluppo tumultuoso a caccia del successo e del guadagno ad ogni costo.

L'autore.
Mo Yan, premio Nobel per la Letteratura nel 2012, nasce nel 1955 da una famiglia numerosa di contadini poveri, a Gaomi, nella provincia dello Shandong. Nel febbraio del 1976 abbandona il povero e isolato paese natale per arruolarsi nell'esercito. Fa il soldato semplice, il caposquadra, l'istruttore, il segretario e lo scrittore. Nel 1997, congedatosi dall'esercito, inizia a lavorare per un giornale. Nel frattempo si è laureato presso la Facoltà di Letteratura dell'Istituto Artistico dell'Esercito di Liberazione Popolare (1984-1986) e ha ottenuto un Master in Studi letterari e artistici presso l'Università Normale di Pechino (1989-1991). Inizia a pubblicare nel 1981.
Fra le sue numerose opere narrative, Einaudi ha finora pubblicato Sorgo rosso, L'uomo che allevava i gatti, Grande seno, fianchi larghi, Il supplizio del legno di sandalo, Le sei reincarnazioni di Ximen Nao, Le rane, Le canzoni dell'aglio e Il paese dell'alcol. Delle sue undici novelle si ricordano Felicità, Fiocchi di cotone, Esplosioni, Il ravanello trasparente. Tra i racconti, Il cane e l'altalena e Il fiume inaridito, che Einaudi ha pubblicato nella raccolta di racconti L'uomo che allevava i gatti.
Ha anche scritto opere teatrali e sceneggiature cinematografiche come Sorgo rosso, Il sole ha orecchie, Addio mia concubina. Il film Sorgo rosso è stato premiato con l'Orso d'Oro al Festival del cinema di Berlino e Il sole ha orecchie con quello d'Argento. Nel 2005 gli è stato assegnato il Premio Nonino per la sua intera opera.

giovedì 31 dicembre 2015

BUON 2016!!!



Carissimi amici e lettori che passate di qui...
Anche quest'anno è trascorso e siamo giunti alle soglie di un nuovo anno.
Come sempre in questi giorni, capita di fare un bilancio di come sono andate le cose fino ad oggi:  ci guardiamo indietro e pensiamo a quanti desideri siamo riusciti a realizzare, a quanti invece abbiamo dovuto accantonare; pensiamo alle delusioni e alle soddisfazioni, alle gioie e alle lacrime.
Come è successo a me, forse anche nel vostro 2015 avete avuto salite e discese; magari ci sono sembrate - o lo sono state realmente - più frequenti e abbondanti le salite che le discese, ma ormai siamo qui.

Possiamo solo augurarci che il 2016 che sta per entrare ci doni qualcosa di più e di migliore dall'anno che ci lasciamo alle spalle, e - per quanto ci riguarda - fare la nostra parte per cercare di realizzare sogni e obiettivi, mettendoci passione, tenacia, convinzione.

Auguro di cuore a ciascuno di voi tutto ciò che desiderate e che può donarvi serenità e gioia.

E chiaramente, BUONE LETTURE!! *_*

BUON ANNO CARISSIMI!


martedì 29 dicembre 2015

Recensione: CIME TEMPESTOSE (Wuthering Heights) di Emily Brontë



E dopo averlo letto almeno tre volte, trascritto i passaggi più belli, amato.., finalmente posso scriverne la recensione!

Credo questa sia l'ultima del 2015 :)


CIME TEMPESTOSE
(Wuthering Heights) 
di Emily Brontë


.
Capolavoro di letteratura inglese e unico romanzo di Emily Brontë,
l libro, stampato in proprio e in poche copie, non desta, come del resto quelli delle sorelle, grande interesse; in seguito si imporrà come singolare capolavoro della letteratura inglese. 

Nella solitaria e selvaggia brughiera dello Yorkshire si consuma una tumultuosa e distruttiva passione amorosa. Tutti i tormentati contrasti che s'innescano tra gli abitanti di una agiata dimora a fondo valle e quelli di una fattoria su di un colle ventoso convergono nella figura del trovatello Heathcliff. Le contraddittorie e velenose passio  ni umane innestano nell'amore la sofferenza e la crudele vendetta.

Ed. La Repubblica - trad. P. Brusasco

Il romanzo ha inizio nel 1801, quando un certo signor Lockwood, in una notte buia e tutt'altro che serena, giunge a Thrushcross Grange, la dimora che prenderà in affitto dal signor Heathcliff.

Il padrone di casa si dimostra subito poco socievole, molto scontroso e burbero "tagliente come la lama di una sega, e duro come una roccia", e l'emozione più benevola che riesce a condividere con l'educato, sussiegoso e stupito ospite è un cinico sarcasmo.


Lockwood fa la conoscenza anche degli attuali abitanti di Wuthering Heights: il petulante vecchio domestico Joseph, il giovane accigliato e poco educato Hareton, e la giovanissima, bella ma altezzosa Catherine Linton, nuora di Heathcliff.
Tra i membri di questa bislacca famiglia non ci sono buoni rapporti ma tutti sembrano terribilmente infelici e schierati l'uno contro l'altro.
Come mai? Cosa è accaduto che li ha resi tristi, irascibili, incapaci di manifestare un minimo di gentilezza?

Tutto ci verrà spiegato dalla nostra Emily attraverso la voce di una perfetta narratrice, e l'occasione verrà data dal cattivo tempo, che costringe Heathcliff ad una ospitalità che volentieri si sarebbe risparmiato: far dormire Lockwood per una notte in casa propria; durante la notte l'uomo, la cui curiosità lo spinge a leggere - per far passare il tempo - i diari e le confessioni scritte (presenti nella stanza in cui viene confinato) dei vecchi abitanti della casa, farà incubi e sogni turbolenti, con tanto di visita da parte di un fantasma che dice di chiamarsi Catherine e di vagare ormai da troppi anni nella desolata brughiera.

Chi è Catherine Earnshaw e cosa ha a che fare con Heathcliff e con Wuthering Heights?

Come dicevo, la raccontastorie e voce narrante, che intratterrà tanto Lockwood quanto noi lettori, è lei, Ellen Dean (Nelly), la governante che ha conosciuto tutta la famiglia Earnshaw e che meglio di chiunque altro può svelarcene segreti, vicende, passioni, amori e vendette, andando indietro di più di venti anni.

Catherine Earnshaw è solo una bimba quando suo padre, di ritorno da un viaggio, porta con sè uno zingarello selvatico, nero e scontroso, chiamato Heathcliff.
Il signor Earnshaw si affeziona inspiegabilmente all'orfano (le cui origini mai verranno svelate nel corso della narrazione, quasi a voler dare a questo personaggio un carattere oscuro sin da bambino) e questo dà molto fastidio al fratello maggiore di Cathy, Hindley, che infatti - dopo la morte del padre - tratterà Heathcliff come il peggiore dei servi, degradandolo e umiliandolo al limite di ogni sopportazione, così da contribuire a farne una persona arrabbiata col mondo, cattiva, insensibile e vendicativa, ma anche forte e capace di saper subire in silenzio ed aspettare i tempi e le condizioni per attuare i propri piani di vendetta, attraversati da una vena quasi sovrannaturale, diabolica.

A trattare con benevolenza questo ragazzo selvaggio sono soltanto Nelly e la giovane Cathy Earnshaw, e con questa nascerà un sentimento, un amore tanto forte quanto impossibile.
I due, infatti, pur essendo legati in modo inscindibile tra loro, non riescono a restare uniti, e determinati eventi li separeranno, senza mai affievolire il loro amore.

Memorabile il passaggio in cui Cathy, in un momento di sfogo con Nelly, e indecisa se accettare o meno la proposta di matrimonio del "vicino di casa", Edgar Linton di Thrushcross Grange (l'esatto opposto, per carattere e costituzione, di Heathcliff), dice circa il proprio amore:


"Sarebbe un'umiliazione sposare Heathcliff adesso, quindi lui non saprà mai quanto lo amo; e non perchè sia bello... ma perchè lui è me più di quanto lo sia io stessa. Quale che sia la sostanza della nostra anima, la sua e la mia sono identiche...".
"La mia più grande pena a questo mondo sono state le pene di Heathcliff, e io le ho osservate e provate tutte fin dall'inizio; il mio grande pensiero nella vita è lui. Se tutto il resto perisse, e lui rimanesse, io continuerei ad esistere; e se tutto il resto rimanesse e lui fosse annientato, l'universo mi diventerebbe totalmente estraneo. Io non sembrerei farne parte. Il mio amore per Linton è come lo fronde di un bosco. Il tempo le cambierà, ne sono consapevole, come l'inverno cambia gli alberi. Il mio amore per Heathcliff somiglia all'eterna roccia sottostante... fonte di scarsa gioia visibile, ma necessaria. (...) io sono Heathcliff. Lui è sempre, sempre nella mia mente..., non come un piacere, non più di quanto io sia sempre un piacere per me stessa, ma come il mio stesso essere."


Seguiamo le vicende che hanno segnato l'amore tormentato di Heathcliff e Catherine, imparando a conoscere i caratteri dei due, come anche di tutti i personaggi che graviteranno loro attorno, durante e dopo le vicende che li riguarderanno direttamente.


Di Heathcliff abbiamo già detto qualcosa sul caratteraccio e sul perchè esso sia andato via via peggiorando; su come il suo livello di degrado morale e spirituale corrispondesse ad un 


Per quanto riguarda Catherine, non è propriamente il genere di protagonista femminile che colpisce positivamente in toto il lettore: 

E questo loro amore si rivela come un rapporto malato, quasi morboso: non possono fare a meno l'un dell'altra ma allo stesso tempo si stuzzicano, si provocano, tanto da inveire con violenza e rabbia, quasi che ad unirli siano l'odio e il risentimento piuttosto che un sentimento d'amore.

Non so se avete mai sentito o pensato voi stessi che l'amore renda migliori.
Beh, quello di Heathcliff è un tipo di amore totalmente rivestito di negatività: lo rende furioso, vendicativo, crudele, spietato, pieno di odio.
Heathcliff non è un eroe romantico (non nel senso stretto del termine, quanto meno) e pur essendo folle d'amore per Catherine - tanto da essere ossessionato dall'idea di volerla per sè anche sottoterra, una volta morto -, non riesce ad elevare la propria anima verso qualcosa di nobile.

Il degrado spirituale e morale cui Hinëdley l'ha costretto da ragazzo non gli ha impedito di ricercare e ottenere un miglioramento a livello sociale ed economico, ma l'amore non lo ha cambiato in meglio, anzi.
L'impossibilità di vivere insieme a Catherine ha fatto maturare in lui sentimenti colmi di vendetta verso tutte le persone a lei collegate, comprese le generazioni successive.
C'è qualcosa o qualcuno che può fermare l'odio e il veleno mortifero che scorre nelle vene di questo essere che sembra uscito fuori dal mondo delle tenebre, che sopravvive solo grazie al pensiero e alla speranza che i morti - i loro spettri - continuino a vagare nella brughiera ululante e scura, tormentando (o tenendo compagnia a) i vivi?

Emily ha creato, nella povertà e nella clausura della propria umile dimora di famiglia a Haworth, seducono per le loro personalità così decise e tratteggiate meravigliosamente; e, strano a dirsi, piacciono pur non essendo amabili o piacevoli caratterialmente, ma in quanto hanno ciascuno "il loro perchè" e la propria individuale collocazione nella storia, nel portarla avanti, nella creazione degli intrecci e, non ultimo, nel suscitare emozioni nel lettore - fossero anche soltanto rabbia e antipatia.

Lo stesso ambiente naturale, brullo, aspro, con i suoi suoni e rumori spettrali e sinistri, le sue ombre inquietanti, risulta animato, caratterizzato dalla stessa "ruvidità e asprezza" dei personaggi che in esso sono collocati.

Wuthering Heights non sembra scritto da una donna giovane, figlia di un reverendo, cagionevole di salute, cresciuta a suon di Bibbia e poco cibo, con la sola compagnia della famiglia..., ma è così, e questo forse ce la rende ancora più geniale.

Emily Brontë scrive un romanzo sui generis per i suoi tempi.
Darà al suo lettore l'atteso lieto fine dopo pagine e pagine di tormenti?

Lo scoprirete leggendolo e io, chiaramente, ne consiglio la lettura.

lunedì 28 dicembre 2015

Recensione film: LEI - HER di Spike Jonze



Ieri sera ho guardato un film in streaming, che vede come protagonista un attore che mi piace moltissimo: Joaquin Phoenix, il fratellino del "mio River".  ^_^


LEI - HER


2013
Regia: Spike Jonze

Cast: Joaquin Phoenix, Scarlett Johansson (solo voce), Rooney Mara, Olivia Wilde.


Il film è ambientato in un futuro neanche troppo lontano da noi, in cui un gruppo di intelligentoni ha creato un sistema operativo che interagisce in modo molto sviluppato con gli utenti, andando incontro alle loro esigenze di tipo relazionale.

A dare anima e cuore alla storia c'è lui, il protagonista, Theodorescrittore romantico, divorziato e terribilmente solo.

Theodore è un'anima sensibile e, come gli dice, sinceramente ammirato, un suo amico, dentro di sè ha una parte femminile molto accentuata, nel senso che dimostra di essere molto sensibile verso l'universo femminile, riuscendo a scrivere lettere d'amore ricche di sentimento e pathos, piene di una dolcezza che forse in un uomo è rara.
Ma Theodore vive l'attuale condizione di single con una certa sofferenza e inadeguatezza, così da cercare spesso "conforto" e compagnia all'interno di chatroom, con voci femminile sensuali che gli donano attimi di sensazioni e di estasi, che sono un mero surrogato e, alla fine dei quali, l'uomo si ritrova ancora più solo e frustrato.

Ha pochi ma fidati amici, che lo apprezzano per quel che è e che cercano di combinargli incontri sentimentali, in modo da fargli dimenticare la sua ex - il cui ricordo di frequente gli balza in mente, rendendolo malinconico e tristemente consapevole della propria solitudine -, ma non sempre questi vanno a buon fine perchè Theodore è restio a tuffarsi a capofitto in una relazione sentimentale, pur sentendone la necessità.

Finché un giorno non viene a conoscenza dell'evoluto sistema operativo, che sembra compensare in modo perfetto il bisogno di relazioni di persone sole o semplicemente desiderose di qualcuno che li comprenda e li assecondi.

Ed è così che Theodore acquista e "conosce" Samantha, un OS con una voce sensuale ma anche dolce, capace di ascoltarlo con pazienza e, allo stesso tempo di consigliare con ironia e leggerezza, venendo incontro ai suoi bisogni di affetto e di essere capito al volo.

La consapevolezza che si tratta di una voce virtuale, alla quale non corrispondono nè un corpo nè dei sentimenti reali, non impedisce a Theodore di affezionarsi: Samantha sembra completarlo, comprenderlo come non gli succedeva da tempo; lo ascolta, lo fa sorridere e ridere, lo eccita, fa per lui qualcosa di importante per la sua carriera (visto che il matrimonio fallito stava togliendo allo scrittore la gioia del proprio mestiere) dandogli fiducia e stimolandolo a credere in ciò che scrive.
In una parola: lo fa sentire vivo.

Se è vero che Samantha è una voce in un computer, è pur vero che questa voce non è metallica, impersonale, meccanica, registrata: Samantha ride, si imbarazza, scherza, chiede scusa..., reagisce come un perfetto essere umano e in questo modo riesce a compensare quello che parrebbe essere l'ostacolo più grande ad una vera e propria relazione: la fisicità, la "sostanza" di un corpo da stringere, toccare, abbracciare, accarezzare, di cui sentire il calore, del quale  Theodore possa dire: "E' mio, mi appartiene..., ci apparteniamo".

Theodore e Samantha si dichiarano amore, si sentono attratti l'uno dall'altra.

Com'è possibile sentire questo genere di trasporto fisico e mentale verso una persona che non esiste nella realtà?
E' possibile sentirsi legato, fidanzato ad una voce senza volto, senza occhi in cui perdersi, senza mani da toccare, senza labbra da sfiorare, senza un corpo da abbracciare?

La voglia di amare ed essere amato è talmente forte in Theodore da far sì che egli perda il raziocinio necessario a fargli distinguere il reale dal virtuale?

La relazione tra i due sembra un vicolo cieco, un amore senza sbocco e senza futuro: come ne uscirà Theodore, proprio adesso che sembra riporre in esso troppa fiducia, tanto da sentirsi rinato?



"Lei - Her" è un film particolare, che a mio avviso si sofferma egregiamente sulla solitudine dell'uomo contemporaneo, sul suo impellente bisogno di interazioni piene ed appaganti e sul rischio di ricorrere a dei surrogati che, per quanto in grado di simulare l'esperienza umana, ne sono comunque lontani nella sostanza.

Stupisce come Samantha sia una voce computerizzata ma così ben pensata e costruita da avere quasi "vita propria", un'intelligenza ed una empatia che sanno poco di tecnologia e molto di umano.


Ma resta il fatto che umana non è e c'è sempre la questione del limite corporeo, nonostante ci si impegni per ignorarlo.

Questo film è molto attuale per la tematica della virtualità e di come essa entri ogni giorno di più nella nostra vita fino a condizionarla, se pensiamo a quante sono le persone che quotidianamente accedono a siti per incontri e chatroom per trovare compagnia virtuale con persone che molto probabilmente non incontreranno mai.
La ricerca spasmodica di sensazioni e relazioni al di fuori del quotidiano può diventare ingestibile e spesso lascia solo un senso più profondo di vuoto, che credevamo di colmare ma senza in realtà riuscirci.

Non ho ascoltato la voce della bella Scarlett perchè ho visto il film in italiano, quindi di lei non c'è traccia per me, ma posso dire che Leaf conferma sempre la sua bravura, la sua capacità di entrare nel personaggio, trasmettendo con gestualità, espressioni facciali... tutta la solitudine, la frustrazione, la sofferenza di un uomo incredibilmente infelice, che di giorno si sente isolato e perso in una città grande ed in mezzo a tanta gente anonima, indaffarata e sola, e che di notte si ritrova in compagnia di luci e silenzio, che inevitabilmente desidera colmare, in qualche modo.

Con un'intensa interpretazione di Gioacchino, Her è un film che punta i riflettori su un tema attualissimo: il binomio realtà virtuale (con la sua potenziale ricchezza relazionale) e solitudine.

Per leggere le recensione di altri film, cliccare sull'etichetta "Cinema".

Cito e canto: SOLA



Un piccolo stralcio di "Amore, zucchero e cannella" con canzone associata ;)


"Guardando fuori dalla finesra la case di fronte, cercai di immaginare cosa avrei potuto vedere se le pareti esterne di quelle case fossero state buttate giù lasciando intantto l'interno.Quali drammi? Quali morti o nascite o gioie o dolori? Cosa stava facendo quella gente adesso?Rimasi con il fiato sospeso per la meraviglia. Anche se la mia vita era un totale disastro, pensai:  Sono sola una tra milioni di persone. Siamo tutti nella stessa barca. Non ero l'unica a essere  sola in quella città, sola nella mia cosiddetta casa, sola nella mia vita."

SOLA
(N.Zilli)

Sola,
E gli altri ballano
Mi piace farmi male
E ricordare la felicità cos’è
Sola
Anche prima di dormire
Lo vedi fuori piove
E non, non migliora neanche quando ci sei tu
Non cerco di più
E’ meglio se tu
Ora poi capirai che non ci sei stato mai
Io vorrei dare a te
Quello spazio che ti serve ma non c’è in questo blues
Questo è il mio blues
Sola
E gli altri ballano
E’ così che andrà a finire
Succede solo a quelli come me
Non cerco di più
E’ meglio se tu
Ora vai capirai

venerdì 25 dicembre 2015

LeggendOrientale: LA STRANA BIBLIOTECA di Murakami Haruki



E come ogni venerdì, diamo un'occhiata a quei romanzi, vecchi e nuovi, che vanno ad aggiungersi alla libreria virtuale orientale di questo blog.
Quest'oggi presentiamo il surreale universo di Murakami Haruki attraverso una fiaba misteriosa che vede protagonisti un ragazzo chiuso nel sotterraneo di una biblioteca da un malvagio vecchietto e un misterioso uomo-pecora che lo obbliga a imparare a memoria tre tomi sulla tassazione nell'Impero ottomano.

LA STRANA BIBLIOTECA
di Murakami Haruki


Ed. Einaudi
ill. L. Ceccotti
trad. A. Pastore
88 pp
15 euro
Novembre 2015

Le biblioteche contengono storie. 
Le storie contengono universi. 
E certi universi possono essere molto pericolosi. 

Una singolare storia sul potere della lettura: liberarci dalla prigione dell'infelicità.

Trama

Tornando a casa dopo la scuola, uno studente si ferma in una strana biblioteca e chiede alla bibliotecaria qualche libro che possa soddisfare la sua ultima curiosità (è un bambino curioso, il nostro protagonista): la riscossione delle tasse nell'Impero ottomano. 
La bibliotecaria lo manda alla stanza 107. 
Qui l'aspetta un altro bibliotecario, ancora piú bizzarro della prima: 

«Aveva la faccia coperta di piccole macchie nere, come tanti moscerini. Era calvo e portava occhiali dalle lenti spesse. La sua calvizie non era uniforme. Tutt'intorno al cranio gli restavano ciuffi di capelli bianchi ritorti, come in un bosco dopo un incendio».
 
È davvero una ben strana biblioteca, questa!
 Il bibliotecario accompagna il bambino attraverso un labirinto di corridoi e stanze, finché non arrivano in una stanza dove riposa un piccolo uomo vestito con una pelle di pecora. E qui le cose si fanno brutte: il bibliotecario e l'uomo-pecora spingono il piccolo in una cella. 
Il bambino rischia di fare una fine terribile se non arrivasse in suo soccorso una ragazza sconosciuta... 

L'autore.
Murakami Haruki è nato a Kyoto nel 1949 ed è cresciuto a Kobe. È autore di molti romanzi, racconti e saggi e ha tradotto in giapponese autori americani come Fitzgerald, Carver, Capote, Salinger. Con La fine del mondo e il paese delle meraviglie Murakami ha vinto in Giappone il Premio Tanizaki. Einaudi ha pubblicato Dance Dance Dance, La ragazza dello Sputnik, Underground, Tutti i figli di Dio danzano, Norwegian Wood(Tokyo Blues), L'uccello che girava le Viti del Mondo, La fine del mondo e il paese delle meraviglie, Kafka sulla spiaggia, After Dark, L'elefante scomparso e altri racconti, L'arte di correre, Nel segno della pecora, I salici ciechi e la donna addormentata, 1Q84, A sud del confine, a ovest del sole, Ritratti in jazz (con le illustrazioni di Wada Makoto), L'incolore Tazaki Tsukuru e i suoi anni di pellegrinaggio, Sonno, Uomini senza donne e La strana biblioteca (con le illustrazioni di Lorenzo Ceccotti).
Fra il 2013 e il 2014 Einaudi ha pubblicato i tredici titoli della uniform edition nei Super ET, con le copertine di Noma Bar: L'arte di correre, L'elefante scomparso, L'uccello che girava le Viti del Mondo, Norwegian Wood, Dance Dance Dance, La ragazza dello Sputnik, Nel segno della pecora, Kafka sulla spiaggia, I salici ciechi e la donna addormentata, La fine del mondo e il paese delle meraviglie, Tutti i figli di Dio danzano, After Dark e Underground.

giovedì 24 dicembre 2015

Recensione: AMORE, ZUCCHERO E CANNELLA di Amy Bratley



Buon pomeriggio, cari lettori!
Direttamente dalla mia vacanza svizzera, vi giunge un'altra recensione, questa volta di un romance godibile e carino:


AMORE, ZUCCHERO E CANNELLA
di Amy Bratley


Ed. Newton Compton
trad. G. Pandolfo
9.90 euro
347 pp

Juliet aspetta da una vita questo momento. Finalmente una casa da dividere con Simon, un vero e proprio nido d’amore pieno di piante di cui prendersi cura e invaso da profumi di torte appena sfornate.
Ma il sogno è destinato a svanire: la prima notte nel nuovo appartamento, Juliet scopre che Simon l’ha tradita con la sua migliore amica. Il suo cuore è a pezzi, il dolore insopportabile, quella casa tanto desiderata d’improvviso è ostile. Niente pare esserle d’aiuto. Finché un giorno, rovistando tra le scatole ancora da aprire, Juliet s’imbatte nei vecchi libri della dolce nonna Violet, con cui è cresciuta dopo che la madre l’ha abbandonata.
In quelle pagine ingiallite, ricche di preziosi consigli e piene di appunti, Juliet sembra trovare il conforto di cui è in cerca: forse lì c’è quel che serve per tornare ad amare la sua nuova casa e a curarla come avrebbe fatto un tempo sua nonna, ricette segrete per dimenticare ai fornelli chi l’ha fatta soffrire, o tanti modelli di carta che attendono solo le sue mani, per trasformarsi in splendidi foulard, copricuscini, grembiuli pieni di pizzi.
Ma un giorno, nascosta tra quelle pagine degli anni Sessanta, Juliet trova una lettera. Una lettera che parla di qualcuno di cui lei ignorava l’esistenza…


Juliet Rice è una ragazza di 22 anni, romantica e tradizionalista, il cui sogno più grande è prendere casa a Londra con il suo fidanzato, Simon, con cui sta insieme da 4 anni.

Simon però è il suo esatto opposto: pragmatico, privo di qualsiasi vena romantica, non mostra grande entusiasmo all'idea di metter su casa con l'ingenua fidanzata, che evidentemente già si vede moglie e madre di figli cui per ora lui non pensa affatto.
Eppure, per amore o per paura di deludere Juliet, decide di assecondarla e di affittare un appartamento con lei. Ma la gioia della ragazza è destinata a scontrarsi con una dolorosa scoperta: Simon l'ha tradita con la loro coinquilina, Hanna, e questo fa sì che a Juliet crolli il mondo addosso.
Tutti i suoi sogni di costruire un nido d'amore in cui sentirsi a casa, falliscono davanti al doppio tradimento, che la ragazza dovrà cercare di affrontare da sola.

Ma a confortarla c'è un libro che profuma di buono, di ricordi: il libro di sua nonna Violet, una sorta di manuale per diventare una brava e convinta casalinga; non solo, ma dalla ormai defunta nonnina, Juliet ha ereditato l'attitudine e la bravura nel lavorare la stoffa, così da cucire deliziosi manufatti.

E mentre da Simon arrivano messaggi contraddittori - ora di pentimento, ora di rottura definitva -, sul lavoro non mancano le novità: anzitutto il suo capo - l'aitante Philip, dotato di eccessiva autostima - che comincia a mostrare improvvisi segni di interesse per Juliet, e poi l'incontro e la collaborazione professionale con un ragazzo carino e simpatico, Dylan.
Con questi scatta una complicità inaspettata, smorzata dal pensiero della delusione di Simon, che ancora brucia, e dal fatto che Dylan è semtimentalmente impegnato.

Non solo, ma la stessa Juliet ha un passato doloroso che la blocca, che rischia di condizionare il futuro, seminando nel suo cuore sfiducia e sensi di colpa.
Un passato che affonda le proprie radici nella famiglia, nella perdita precoce dell'amato papà e nella distanza - che le sembra incolmabile - da sua madre, una donna bella e indipendente - troppo indipendente -, con cui ha un rapporto molto conflittuale.

Eppure Juliet è affamata d'amore, ha una gran voglia di innamorarsi, di essere importante per qualcuno, di condividere con lui la quotidianità, i piccoli gesti d'affetto, sentirsi protetta e non abbandonata...

-
"L'amore non è altro che questo, no? Amare, in qualunque modo possibile".

Juliet deve imparare a lasciarsi andare, a fidarsi delle persone che le vogliono bene, a recuperare i rapporti con quelle importanti per lei e ad allontanare chi la fa soffrire.

Deve far pace con il passato, con i sensi di colpa, per poter ricercare la strada per la felicità, e forse l'occasione giusta può arrivare da una lettera nascosta tra le pagine del vecchio libro di Violet, che le svelerà una cosa importante sulla sua famiglia.

Qualcosa che potrebbe costituire uno dei tanti passi da fare per vivere con entusiasmo il presente senza lambiccarsi troppo il cervello su ciò che non può essere più modificato e senza pretendere di programmare il proprio futuro in ogni minimo dettaglio.

Una storia romantica, con un pizzico di ironia e di piacevole umorismo, con diverse situazioni divertenti e da sit-com.
La protagonista fa simpatia perchè semplice, pasticciona, spontanea, golosona, creativa, sognatrice, che nonostante le proprie difficoltà non si abbatte e non smette di essere positiva, magari scacciando il malumore con più di un drink...!

Il titolo in italiano secondo me non c'entra moltissimo, perchè fa pensare a una storia legata al mondo della cucina (dei dolci in particolare), quando in realtà la passione di Juliet sono i lavori di cucito e tutto ciò che concerne il mondo della casalinga.

E' un romanzo che, nel suo piccolo, infonde un messaggio positivo: bisogna imparare ad avere fiducia in se stessi, riscoprendo talenti e punti di forza, spazzando via ciò che blocca la nostra creatività e ricercando l'amore e la felicità senza ansia, ma sorridendo e godendo delle piccole gioie quotidiane.

Recensione: E SE FOSSE UN SEGRETO? di Virginia Bramati



Buongiorno dal suolo elvetico, cari lettori e amici!

Come vi avevo scritto qualche giorno fa, sono in vacanza ma le mie letture proseguono e non ho potuto fare a meno di trovare qualche minuto per scrivere la mia recensione su un romanzo molto molto carino, collocato nei giorni di Natale, che vi regalerà una ventata di ironia e romanticismo!


E SE FOSSE UN SEGRETO?
di Virginia Bramati


Ed. Mondadori
322 pp
18 euro
Ottobre 2015


Verate ha un nuovo sindaco, anzi una sindachessa, un'avvocato in carriera, giovane e bella: Alessandra Mantovani.
Alessandra è un tipo apparentemente molto sicuro di sè, determinato, che ha tutte le buone intenzioni di dare il suo personale e giovanile contributo alla propria città, dalla quale è mancata per diversi anni, sfuggendo a un passato doloroso, che ora è convinta di potersi lasciare alle spalle.

Figlia di una parrucchiera, Mary "la sciampista", con cui non è mai andata d'accordo - essendo opposte caratterialmente (la madre frivola, supericiale, invadente, priva di tatto, con troppa autostima.., la figlia posata, tranquilla, tutt'altro che estrosa, con più di un complesso d'inferiorità) - tanti anni prima Alessandra è stata costretta a lasciare Verate per evitare uno scandalo.

Quindici anni prima, infatti, la timida e imbranata Alessandra - chiamata dalla Mary Sendi - ha  avuto una storia d'amore con lo scapolo d'oro più ambito della zona: il bellissimo dottore Stefano Parodi Valsecchi.

La relazione tra i due è stata breve ma travolgente, sincera: entrambi erano innamoratissimi l'uno dell'altra, ma il destino li ha separati.

Beh, il destino... Diciamo piuttosto che qualcuno della famiglia di lui ha messo lo zampino affinchè la figlia della gretta e stramba sciampista non contaminasse l'onorabile stirpe dei Parodi Valsecchi, attraverso un'unione infelice e poco di classe.

L'allontanamento forzato dell'allora adolescente Alessandra l'ha fatta sì soffrire - al pensiero di aver perduto il grande amore, che evidentemente, da parte di lui, tanto grande non doveva essere, se non ha fatto mai nulla per difendere il loro rapporto - ma è stata anche un'occasione per crescere, studiare e divenatare la donna consapevole di sè che adesso è.

Certo, a far vacillare qualche sicurezza ci si mette l'ostilità del partito dell'opposizione nella giunta comunale e, come se non bastasse, il ritorno del famigerato dottore, l'amore perduto di Sendi, Stefano, tornato come primario nel reparto di Neonatologia dell'ospedale.

Tra i due scatta l'attrazione di un tempo, forte e passionale, con relativa notte all'insegna di una mai perduta intimità.
Ma se il passato non può essere cancellato con un colpo di spugna, anche il presente non può essere stravolto: Stefano è fidanzato con la bella e ricca Laura, e Sendi sa che mai lascerebbe la fidanzata ideale, che tanto piace a Donna Giuditta (l'austera e snob madre di lui) per la figlia della sciampista.

Ma questa volta un "inconveniente" mette un nuovo zampino tra i due ex-innamorati (che forse poi tanto ex non sono...) non per allontanarli ma per avvicinarli.

Sendi e Stefano verranno messi davanti alla concreta possibilità di riprovarci, dopo 15 anni di lontananza: cosa è romasto dell'amore vero e travolgente di un tempo? Sapranno mettere da parte rancori, diffidenze, paure, condizionamenti esterni, per fare finalmente spazio a quello che sembra un legame "scritto nelle stelle"?

Chi li conosce è convinto che i due siano destinati a stare insieme.
Sarà davvero così? O qualche segreto interverrà nuovamente a separarli?

Anche questa volta ritroviamo la scrittura divertente e briosa della Bramati, con la sua ironia che dà alla storia d'amore quel tocco di commedia divertente e molto molto piacevole.
I capitoli si alternano tra passato e presente, così da rendere la narrazione molto vivace e chiarendo le dinamiche di ieri che inevitabilmente influenzano l'oggi.
Ritroviamo alcuni personaggi incontrati nei romanzi precedenti e anche questa volta il lettore che ha voglia di una storia romantica ma simpatica e con la giusta dose di umorismo, non verrà deluso.

Recensioni correlate:


mercoledì 23 dicembre 2015

Recensione: LA CASA BUIA (Gone, Baby, gone) di Dennis Lehane



Un bel romanzo, ricco di colpi di scena e azione, di pathos e capace di porre interrogativi etico-morali su ciò che è giusto e ciò che non lo è e su quanto spesso la giustizia "ufficiale" (quella decisa dalle leggi) non corrisponda tanto automaticamente a quella personale.



LA CASA BUIA
(Gone, Baby, gone)
di Dennis Lehane


Ed. Piemme
Siamo a Dorchester, uno dei quartieri più difficili di Boston, un luogo dove non c'è posto per i deboli e per gli innocenti e dove la pace di tutti è condizionata dalle ostilità tra le varie bande di criminali piccoli e grandi.
Sono strade sporcate da miseria, indifferenza, droga, alcool, e da quelle strade scompare una notte una bimba di 4 anni, Amanda McCready.
Amanda è figlia di Helene, una giovane donna squinternata, senza arte nè parte, con in mano un'eterna bottiglia di birra, sempre con la testa strapiena di alcool, coca, fumo.
Nella sua vita c'è la sua figlioletta ma in realtà non è che se ne curi più di tanto; sarà anche un po' colpa della sua disattenzione di madre incosciente, e tossicodipendente, se Amanda, lasciata sola in una notte qualunque, non viene più trovata nel suo lettino la mattina dopo?

Ad essere convinta che Helene non sia una buona madre è sua cognata Beatrice, moglie di Lionel (fratello di Helene): la zia è a momenti più disperata della madre di Amanda al pensiero di chi possa aver rapito la piccola nipotina ed è per questo che chiama i due investigatori privati Patrick Kenzie e Angela Gennaro per dare il proprio professionale contributo al lavoro della polizia.

Pat ed Angie sono una coppia sul lavoro come nella vita privata; vivono insieme e svolgono il proprio lavoro investigativo con efficienza, in perfetta sintonia, portando avanti le loro ricerche con un grande intuito e intelligenza.
Sono i migliori in circolazione, insomma, e da subito - fatta eccezione per qualche iniziale reticenza - cominciano a far domande e a costruire ipotesi su cosa potrebbe essere accaduto la notte della sparizione.
Ad affiancarli, due poliziotti della DCM (il dipartimento che si occupa della scomparsa del minori), Poole e Broussard, simpatici, alla mano, che prendono molto sul serio tutti i casi di scomparsa, e quindi anche quello di Amanda.

Grazie all'aiuto di Bubba, trafficante d'armi e amico da sempre di Pat e Angie, i due scoprono che la madre di Amanda, che ogni tanto fa da corriere della droga a qualche criminale, è una che i guai se li va a cercare.
E la gentaccia con cui entra in affari non è di quella che si fa scrupoli a vendicarsi su una bimba se capiscono di essere stati fregati da una tossica poco intelligente.

E mentre i giorni passano e di Amanda non c'è nessuna traccia, i due detective si ritrovano inizialmente a brancolare nel buio, non comprendendo il bandolo della matassa, ma ragionando, parlando tra loro, facendo le domande giuste, si ritrovano a fare i conti con un'indagine molto complessa, che vede coinvolti diversi pezzi grossi della malavita, di cui è difficile scoprire le carte, soprattutto se, andando avanti, ci si rende conto che troppe cose non tornano, e che certa gente forse riceve coperture da soggetti insospettabili ed è in combutta con loro...

Certo, anche Pat e Angie non sempre utilizzano mezzi ortodossi per avere le informazioni che desiderano, ma la vicenda di Amanda li porterà dentro un buco profondo e marcio, che li metterà davanti a tali brutture da uscirne scioccati.

Da chi è stata portata via Amanda? Da una banda di pedofili - sulle cui tracce la polizia è già da tempo - o da grossi spacciatori con cui si è immischiata quella scellerata di Helene - che non sarà la madre migliore del mondo ma è pur sempre una mamma che soffre per la sorte sconosciuta della sua figlioletta -?

Entrambe le ipotesi sono tremende e fanno presagire un destino tristissimo per la piccola: se è caduta in mano ai pedofili...., beh, c'è poco da sperare che ne esca indenne; se anche fosse ritrovata prima di essere uccisa, la sua mente e il suo corpo terribilmente violati resteranno traumatizzati per sempre.

Ma anche nel caso fosse stata rapita per una questione di danaro e di affari sporchi - a causa di un'azione sciagurata e poco furba di Helene, capace di scatenare una vendetta da parte di chi si sente "fregato" -, quanti possibilità ci sono che quei delinquenti crudeli la lascino viva? E' più probabile che si liberino di lei piuttosto che tenersi l'ingombro tale costituito da una bambina.

E se ad Amanda fosse accaduto qualcosa di profondamente diverso dalle due ipotesi investigative finora considerate?
E' vero, ci sono piste che fanno pensare che sia probabile la prima ipotesi, ed altre che fanno optare per la seconda...
Ma Pat, più ci ragiona, e più sente che qualcosa non quadra.
Potrebbe esserci una spiegazione diversa?
Forse sì, ma per ipotizzare qualcosa di diverso dal rapimento per vendetta/estorsione, è necessario infilare dentro la storia altre persone, che la ragione e il cuore rifiutano di coinvolgere.

Persone con cui hai lavorato a questo caso fianco a fianco, che pensi di conoscere.
O forse proprio loro nascondono segreti da custodire a tutti i costi, anche se questo significa andare contro ogni principio morale, contro la giustizia, contro ogni forma di amicizia e lealtà?

Pat sa che la ricerca di Amanda e della verità è il suo scopo, la sua missione, ed è pronto ad andare a fondo anche mettendo a rischio la propria vita, anche se questo comporta scoprire verità spiacevoli, che mai avrebbe voluto sapere.

E una volta giunti al fondo di questa storia, sarà davvero così semplice e automatico fare la scelta giusta per tutte le persone coinvolte?

La casa buia ci mette davanti a degli interrogativi di carattere etico, ad es.: cosa è giusto fare quando una determinata scelta, pur essendo aderente e conforme alla Legge, non sembra recare alcun beneficio alla persona che si pretende di aiutare?

Attraverso Pat ed Angie il lettore viene messo davanti a una tale cattiveria umana da far paura, tale da far pensare: ma è giusto mettere al mondo dei figli in questo mondo schifoso?

E' un thriller complesso, con una trama ben costruita, intrecciata, con diversi personaggi coinvolti e che man mano riserva diversi colpi di scena, soprattutto verso la fine.

Bello, lo consiglio!!

lunedì 21 dicembre 2015

Libri&affini: un breve bilancio del 2015



Come anticipato, eccomi con un altro bilancio libroso!

Sentitevi sempre liberi di dirmi la vostra e/o di condividere le vostre letture preferite di quest'anno!


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IL FILM TRATTO DAL LIBRO CHE NON MI HA DELUSO

Ci sono stati diversi film tratti dai libri che ho visto quest'anno, ma se vado a sensazioni - e senza ragionarci troppo - scelgo, tra quelli che mi hanno colpito di più:

NESSUNO SI SALVA DA SOLO di Sergio Castellitto.

Mi è piaciuto perchè, come praticamente accade sempre con i film tratti dai romanzi della moglie, anche questo non solo resta fedele alla trama e alla personalità dei protagonisti, ma in più ha dato loro un'umanità e una fragilità che ce li rendono molto vicini, con una spruzzata di speranza che non guasta mai.



Risultati immagini per carrisi
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IL LIBRO/L'AUTORE CHE VORREI VEDERE AL CINEMA

Eh lo so: sono ripetitiva, ma è così:
voglio i romanzi di Carrisi al cinema, in tv, a teatro... vedete voi dove, 
purchè ci si inventi qualcosa per farli uscire dalla carta! :=)






IL ROMANZO STORICO PIU' COINVOLGENTE

Anche qui, ne ho letti più d'uno ma scelgo
HO LASCIATO ENTRARE LA TEMPESTA di Hannah Kent, 
non solo per la fedeltà storica ma ancor più per l'umanità e il coinvolgimento emotivo scaturito dalla protagonista e dalla sua storia.






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LA SAGA TERMINATA PIU' BELLA

La saga LUX la promuovo perchè ha saputo coinvolgermi e appassionarmi  nonostante i primi due libri non lo avessero fatto.
Ma man mano, leggendoli tutti, ho provato una grande curiosità per le vicende di Kat e Daemon e non mi sono data pace fin quando non è giunto l'epilogo ^_^






prossima lettura
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UNA SAGA INIZIATA CHE VORREI CONTINUARE NEL 2016

Sicuramente quella di Lucinda Riley, LE SETTE SORELLE, iniziata con la storia di Maia e che a gennaio prosegue con "Ally nella tempesta" (sul blog trovate le info).



IL PERSONAGGIO FEMMINILE CHE MI HA COINVOLTA MAGGIORMENTE

Anche qui mi ripeto, in quanto ho citato questo libro già nel post di ieri:
Gemma, di Venuto al mondo.
Le vicende personali di questa donna, la sua testardaggine nel ricercare la maternità a tutti i costi,
il suo doversi confrontare con i fantasmi del passato, me l'hanno resa molto vicina.


,
IL PERSONAGGIO MASCHILE CHE HO PREFERITO

Ho amato Pietro Rinaldi, creato da Licalzi in "L'ultima settimana di settembre".
Un caratterino niente male, sfacciato, irritante, cinico, sarcastico, intelligente e... solo. Potrebbe sembrare un vecchio insopportabile (lui stesso non fa niente per farsi amare), eppure fa davvero simpatia perchè la sua solitudine troverà una via d'uscita in un rapporto familiare spontaneo e genuino con lo sconosciuto nipote, che gli farà apprezzare i giorni che ancora ha da vivere.



IL LIBRO CHE MI HA MENO CONVINTO

Mah, sicuramente il thriller NICEVILLE, che purtroppo non mi ha trasmesso nulla e che non mi ha donato alcun brivido, tensione, coinvolgimento.
Calma piatta, ecco.


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LIBRI CHE NON HO FATTO IN TEMPO A LEGGERE

Ce ne sarebbero a iosa, ma mi limito a citare la serie di Elena Ferrante, L'AMICA GENIALE, che mi è stata straconsigliata. La rimando al 2016, sperando di poterla leggere!

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