lunedì 14 marzo 2016

Segnalazione: "Il mondo dell'altrove" di Biancu Sabrina



Buon pomeriggio, cari lettori!
Rieccomi qui a proporvi una raccolta di racconti fantastici:

Il mondo dell'altrove 
di Biancu Sabrina 


Marco Del Bucchia Editore
Genere: Narrativa 
ISBN: 88-471-0785-4 
Prezzo: € 12,00 
Numero Pagine: 116 
luglio 2015
Link d'acquisto: sito C.E


Sinossi

Cinque racconti – in cui fantasia e realtà si mescolano – capaci di trasportare il lettore in un altro mondo, in un luogo magico. 
Capaci di farlo sognare. 
Ogni storia, infatti, è in grado di trasportare il lettore in un altro mondo, un luogo magico in cui a partire dall’essere più piccolo e insignificante ognuno non solo può parlare ma fare cose incredibili, mai immaginate prima.
Ogni cosa è viva e insegna qualcosa d’importante. 
E ciascuna storia si trasforma nella tappa di un viaggio in cui si cresce e si matura a fianco di Elia, Rosy, Tea, Pietro, Desideria, André e della stellina Irina.

Anteprima Neri Pozza: "Cabaret Biarritz" di José C. Vales



Prossimo arrivo Neri Pozza!

Vincitore del Premio Nadal 2015, Cabaret Biarritz è un affresco letterario divertentissimo, polifonico e stravagante. «Una commedia che mescola magistralmente indagine criminale e parodia sociale» (El País) e che regala ai lettori l’inedito ma fedele ritratto della Francia degli anni Venti: una terra di segreti, frivolezze mondane e feste che sembrano uscite dalle pagine de Il grande Gatsby.


Cabaret Biarritz
di José C. Vales


trad. Silvia Sichel
Trama

Nella Parigi del 1938, Philippe Fourac è il direttore e proprietario de La Fortune, una casa editrice dai toni popolari che si rivolge principalmente a un pubblico di signore benestanti.
Nemico degli autori avanguardistici e dei tomi arcigni «che puzzano di letteratura», Fourac è alla ricerca costante di fatti e argomenti i cui aspetti «più truculenti, sanguinari e morbosi» possano essere trasformati, da una buona penna, in un romanzo di successo. 
Quando conosce Georges Miet, un giovane scrittore zoppo, quasi cieco e con più pulci dei ratti di Saint-Germain, il direttore capisce immediatamente che quel ragazzo malconcio è disposto a fare qualunque cosa pur di guadagnarsi da vivere con la scrittura. E così nasce il progetto «Cabaret Biarritz».
Fourac incarica Miet di scrivere un romanzo «serio ma appetibile» sui drammatici fatti che una decina d’anni prima, precisamente nell’estate del 1925, scossero l’elegante località turistica di Biarritz, nel sud della Francia. Gli articoli di cronaca dell’epoca pubblicati su La Petite Gironde parlavano del corpo di una donna rinvenuto con una caviglia incastrata in un anello d’ormeggio del porto. 
Un caso rubricato dalla polizia tra i soliti tragici incidenti di «una notte di bagordi in Côte Basque».
Arrivato a Biarritz, Miet intervista gli amici e i conoscenti della vittima, dopodiché passa al setaccio le maliziose ballerine del cabaret Les Sirènes, i ricchi vacanzieri di stanza al Casinò Bellevue, e una schiera pressoché infinita di governanti, gioiellieri, lanciatori di coltelli, artisti omosessuali e becchini. Più le dichiarazioni aumentano, tuttavia, più il mistero si infittisce.
Quando scopre che i cadaveri di altre due persone erano già stati rinvenuti in circostanze molto simili alla prima vittima, la polizia inizia a pedinarlo e il suo editore gli intima di tornare a Parigi. 
Solo, impaurito e senza il becco di unquattrino, Miet è convinto che tre delle persone che ha intervistato – il giornalista locale conosciuto come «Vilko», il fotografo Marcel Galet e l’aristocratica e seducente Beatrix Ross – sappiano molto più di quello che gli hanno raccontato. Il problema è inventarsi un modo per convincerli a parlare.

Un mistero irrisolto nella «Biarritz festosa 
e disinibita degli anni Venti».
El País

«Un narratore di prima categoria».
El Mundo

L'autore.
José C. Vales (Zamora, 1965) si è laureato in Lettere all’Università di Salamanca e poi specializzato a Madrid in Filosofia ed Estetica della Letteratura romantica. Lavora come editor, redattore e traduttore per diverse case editrici spagnole. Nel 2015 Cabaret Biarritz ha vinto il Premio Nadal, uno dei più importanti riconoscimenti letterari di Spagna.


domenica 13 marzo 2016

Un estratto da "Girl Runner" di Carrie Snyder



Un altro pezzettino del bellissimo "Girl Runner" di Carrie Snyder, di cui trovate la recensione sul blog, per augurarvi una serena domenica! ^_^

"Mi sono persa nella familiarità del dolore. La disciplina del parto è simile all’allenamento e alle gare. Entrambe sono esplorazioni dell’estremo, la sensazione di abbandonare il proprio sé fisico per mezzo del dolore. Come posso spiegare? Dai quello che hai da dare. Forse hai più di quello che credi, e puoi sapere quanto di preciso solo sbattendo la testa contro i limiti della sopportazione. È più facile una volta che hai accettato quel che deve succedere. Una volta che smetti di preoccuparti di come appari, o di chi potresti essere, e ti limiti a essere.Io sono muscoli, forza, apertura. Sono pace, profondo benessere, attesa. Sono forte, efficiente. La pressione minaccia di spezzarmi, ma io le vado contro. Corro sempre più forte quando spingo contro il vento."





sabato 12 marzo 2016

Dietro le pagine di GIRL RUNNER (C. Snyder)



Uno degli ultimi romanzi terminati è GIRL RUNNER della scrittrice canadese Carrie Snyder (sito), che mi è piaciuto moltissimo.
Questo pomeriggio sono qui per condividere il "dietro le pagine" di questo libro.

-
Ciò che leggiamo spesso è frutto della fantasia dell'Autore ma altre volte quest'ultimo trae ispirazione da storie/situazioni/persone reali, di cui ha avuto conoscenza diretta o indiretta.

La rubrica "Dietro le pagine" prende nome e idea da una presente nel blog "Itching for books" e cercherà di rispondere (cercherò di darle una cadenza settimanale, sempre in base alle piccole ricerchine che riuscirò a fare) a questa curiosità: Cosa si nasconde dietro le pagine di un libro? Qual è stata la fonte di ispirazione?
".


Cominciamo dalla protagonista: Aganetha Smart è un personaggio di fantasia, che l'Autrice ha voluto collocare alle olimpiadi di Amsterdam del 1928, le prime in cui le donne poterono partecipare ad alcune gare di atletica. 

l'americana Elizabeth “Betty” Robinson, 
oro nei 100 metri ad Amsterdam 1928
A darle ispirazione sono state le atlete vere che avevano partecipato ai giochi olimpici, e in particolare il gruppo delle cosiddette “Imbattibili sei”, le ragazze della squadra di atletica canadese. 
Le sei donne avevano fatto una performance di tutto rispetto, rientrando in Paese con medaglie (tra cui l’oro nella staffetta 4 x 100 e nel salto in alto) e onori.

In realtà, il primo posto per gli 800 metri non lo vinse una canadese, anzi due di esse si piazzarono al quarto e quinto posto in finale, una gara di cui si discusse molto.

Perchè? 

Secondo alcune fonti giornalistiche dell’epoca, almeno metà delle finaliste negli 800 metri erano crollate o comunque non avevano terminato la gara. Questa versione però è stata smentita da un articolo comparso su Runner’s World nel 2012, secondo il quale esistono dei filmati che riprendono tutta la gara, mostrando come solo una donna inciampa e cade sul traguardo prima di rialzarsi nel giro di pochi secondi.

Facendo ricerche, l'Autrice si è accorta che c'erano però più versioni, e contraddittorie, di questo fatto, ma una cosa fu certa: venne formato subito un comitato e alle donne fu vietato correre più di duecento metri nelle successive olimpiadi.

Fu solo con i giochi olimpici di Roma nel 1960 che le donne vennero riammesse a correre gli 800 metri.

La consapevolezza che le discriminazioni non riguardino solo il passato ma che anzi siano alquanto una cosa recente, ha fatto sì che alla Snyder salisse su una gran voglia di riscattare tutte le atlete donne, di oggi e di ieri, attraverso la sua eroina: Aganetha "Aggie" Smart, appunto.

fonte
C'è un personaggio realmente esistito nel libro, ed è la signorina Alexandrine Gibb: una ex atleta che era diventata la colonna portante delle donne canadesi nello sport, lavorando come team manager nella squadra femminile canadese del 1928 e che scriveva di sport femminile per il Toronto Daily Star

Nel corso delle ricerche per questo libro, l'autrice partì proprio dalle rubriche della Gibb, che coprivano i giochi olimpici di quell’estate del '28.
La sua intelligenza e la sua forte personalità hanno colpito favorevolmente Carrie, tanto da decidere di introdurla nella storia di Aganetha.


(informazioni prese dalle Note dell'autrice presenti nell'edizione Sonzogno).

Recensione: SVEGAN - Ricette d'amor vegano con una storia intorno, di Barbara Solinas



Buon sabato, cari lettori e amici!
Anche oggi vi propongo una breve recensione su un libro piccolo - per il quale ringrazio Emma Books per la copia digitale in omaggio -  ma molto carino e, perchè no?, utile a chi voglia approcciarsi all'ampio universo dei vegani ^_-


SVEGAN
Ricette d'amor vegano con una storia intorno
di Barbara Solinas


Ed. EmmaBooks
FORMATO: M
PREZZO: EUR 2,99

Chiara e Stefano si piacciono; sin dai primi incontri sentono una sorta di alchimia che scorre tra loro, fatta di sguardi e piccole battute non troppo audaci.
E se a un'ipotetica lei (Chiara, appunto) piace da morire un lui che fino al giorno prima mangiava proteine animali per poi rivelarsi Svegan dal giorno alla notte... che si fa? Come ci si comporta?
Del resto si sa: cibo e amore vanno spesso di pari passo; quanti di noi non hanno mai sentito l'espressione "prendere qualcuno per la gola" (non nel senso di strozzarlo, si capisce)
Molte storie nascono a tavola, tra un bicchiere di vino e un appetitoso brasato, e cucinare è senz'altro un atto d’amore che può, in certi casi, diventare una vera e propria dichiarazione.
Ma quando è proprio il cibo a delimitare un solco di incompatibilità tra due persone che si piacciono, riconciliarle può non essere così automatico...
Ma ecco che quando l'interesse reciproco comincia a farsi sentire, spunta un "problemino" tra i due.
Stefano è Vegano!

L'autrice, con l'espediente di una voce narrante fuori campo, ironica e sagace, ci fa sapere che però Stefano non è un vegano estremista.

In che senso?
Nel senso che si possono considerare essenzialmente due tipi di vegani: quello "filosofico" o V-Vegan, ideologicamente convinto: animalista, amante dell'ambiente, disposto a parlare in continuazione con tutti del proprio sanissimo  modus vivendi e pronto a far proseliti.
E poi c'è lo Svegan, quello che lo è perchè spinto da una serena tranquillità verso uno stile di vita e alimentazione salutari, diverse da quelle praticate finora.
Il tipo di Vegano che non ti urla dietro come un ossesso se ti vede mangiare miele o scacciare la zanzara, per intenderci.

E beh, sono problemi non di poco conto, perchè adesso pròvati a sedurre il tipo in questione con cavoletti di Bruxelles e lenticchie...!
Chiara deve fare fare appello a tutto il suo buonsenso per rendersi conto che il vegano non è un malato, un diverso, uno che a un dato momento si è impazzito e ha deciso di dichiarare guerra a tutto ciò che di animale esiste in cucina.
Che poi, a dirla tutta, non si tratta solo di non mangiare uova, carne e latticini, bensì di un vero e proprio modo di vivere "ecosostenibile", che mira al rispetto e alla salute dell'ambiente, oltre che di se stessi, quindi il buon vegano non è solo colui che si limita a non mangiare la fiorentina,  ma è anche molto attento a leggere etichette ed ingredienti degli alimenti del supermercato, cercando di evitare conservanti e quant'altro sia poco salutare per il proprio corpo.

Insomma, è proprio un modo di approcciarsi all'alimentazione "rinnovato", differente, ragionato, e come dice Stefano ad una stupita e perplessa Chiara: "io scelgo cosa e come mangiare, e in questo esercito la mia libertà".

Ciò che blocca Chiara (e tanti loro amici comuni non vegani) sono in realtà i pregiudizi, il guardare chi fa una scelta di vita e di dieta alimentare differente come se questo lo rendesse "anomalo", folle, volutamente problematico a tavola e soprattutto per quei poveracci che si ritrovano a invitarlo a pranzo e a cena e a doversi scervellare per trovare un menù (dall'antipasto al dessert...!) che gli sia congeniale.

Stefano Svegan è un vegano sereno e pacato, che spiega e rispiega con una quasi divina pazienza le ragioni delle proprie scelte, e la narratrice gli si affianca nel presentarci con una deliziosa ironia i tanti dubbi ma anche i vari tentativi di approccio di Chiara al  veganesimo, il suo scoprire man mano come si può tranquillamente organizzare una cenetta sfiziosa, speziata e gustosa già partendo da ricette tradizionali "naturalmente vegane", per poi provare ad allargare, volendo, i propri orizzonti con prodotti più "specifici" (seitan, tofu ecc...).

Chiara ha bisogno di levarsi dagli occhi i prosciutti dei luoghi comuni e provare a conoscere meglio Stefano, la sua scelta, le sue motivazioni, senza paura che questo sia un muro insuperabile, anzi prendendo questo come una ricchezza per il loro rapporto.

In appendice l'autrice ha ben pensato di offrire ai suoi lettori sei diversi tipi di menù vegani, davvero interessanti e appetitosi, sicuramente da provare.

Un ricettario particolare, questo di Barbara Solinas, che ci parla della scelta di essere vegani senza far sentire chi mangia carne e uova necessariamente un crudele assassino e un acerrimo nemico di flora e fauna, e questo grazie ad una penna brillante, ironica, simpatica, che sottolinea con bonaria comprensione i limiti "mentali" di Chiara (e forse anche del lettore che si immedesima in lei?), che non è detto debba per forza diventare vegana pure lei per amore di Stefano, ma che è quantomeno chiamata a confrontarsi con intelligenza e serenità, senza pregiudizi, con chi ha fatto questa scelta di vita, senza necessariamente pensare che l'altro sia pazzo o che ci sia dietro qualche complotto di proporzioni mondiali.

Non posso che consigliarvi la lettura di questo breve libro; leggerlo è stato divertente ed istruttivo, e questo a prescindere dal vostro stile alimentare; probabilmente non cambierete le vostre abitudini a tavola, ma questa lettura dà di certo ottimi spunti per considerare il cibo in modo più consapevole e intelligente.

Novità Panesi Edizioni: LE FATE DEL TRAVANCORE di Nicola Tenani





Buongiorno lettori!
Oggi iniziamo la giornata con la segnalazione di una nuova uscita Panesi Edizioni che come soggetto tre storie di donne indiane, tre donne alle prese con le delusioni e le rivincite che la vita ha messo loro davanti; un viaggio fisico e spirituale nel Kerala indiano, con le sue tradizioni, la sua gente e le sue religioni.


LE FATE DEL TRAVANCORE.
Tre magiche storie di donne dell'India
di Nicola Tenani



Editore: Panesi Edizioni
Formati: epub e mobi
Lunghezza: stimata 150 pagine
Prezzo: € 2,99
Isbn: 9788899289386
Genere: narrativa, viaggio spirituale
Collana: Eris
Data di uscita: 
09/03/2016

Sinossi

Il Travancore: una regione situata nell’India precedente l’Indipendenza del 1947, un regno a cavallo tra gli attuali confini meridionali dello stato del Kerala (allora suddiviso in tre regioni, Travancore, Kochi, Malabar) e parte del confinante Tamil Nadu. 
Oggi i confini sono definiti in modalità diverse, ma il Travancore esiste nella sua cultura, in cibi, usanze, aspetti naturalistici, templi, luoghi, storie di uomini e donne forgiate nei millenni al senso dell’armonia interreligiosa e alla convivenza tra caste ed etnie variegate. 
Chi sono le fate del Travancore? Sono le donne di questo angolo di tropico indiano. 
All’interno del romanzo viaggerete in quelle terre attraverso spaccati delle loro vite, delusioni, sofferenze, sogni, disillusioni e successi. 
In questo percorso letterario sarete non solo viaggiatori, ma soffrirete e gioirete al fianco della vedova Subha e della sua rivincita su un karma in precedenza negativo, al fianco della giovane Sajitha, danzatrice di Mohiniyattam alla scoperta di sé e del legame con la sua insegnante, della povera Judy, cristiana sposata con un marito alcolizzato e violento, del suo dolore sulle rive del mare d’Arabia.


Breve estratto:

Subha non era troppo lontano dal topolino mentre rientrava alla sua abitazione: con qualche rupia aveva acquistato al mercato del vicino villaggio una manciata di riso Matta, economico e tipico in tutto il Kerala per la preparazione dei piatti ricchi così come di quelli poveri, cotto e stracotto, doppiamente bollito senza sale per dare spessore al chicco, completamente gonfio dall'acqua, adatto per essere raccolto con le mani assieme alle salse o ai curry di condimento, il choru che sazia ed assorbe bene i curry ed i chutney lui destinati. Il basmati era molto più profumato, lei lo sapeva e adorava preparare il ricco biryani ogni tanto, in occasioni di feste e ricorrenze, con il pesce cotto nel curry speziato, o il pollo, il cardamomo per aumentarne le nuance olfattive, gli anacardi tostati e i canditi di frutti, ma il costo della varietà basmati era troppo elevato per divenire cibo quotidiano, un lusso per pochi e non sempre.

Un po' di riso, qualche lady-finger e pomidoro, assieme allo zucchino che conservava nel piccolo ripostiglio esterno: con queste semplici verdure avrebbe cucinato il giorno dopo, per terra, sul patio della casa, un po' di sambar da unire al riso, era tutto ciò che poteva permettersi e non chiedeva molto altro. La sua casa in parte non esisteva più dopo il forte vento che nel mese di settembre dell'anno precedente aveva dato l'ultima, decisiva, scossa alla palma crollata fragorosamente sul tetto, piegata dall'improbabile folata improvvisa sulle uniche due stanze di una casa costruita con qualche misero aiuto del panchayat.

venerdì 11 marzo 2016

LeggendOrientale: SAYONARA BAR di Susan Barker



Un altro libro che si aggiunge al mio "harem" di scrittori/scrittrici orientali e/o romanzi ambientati in Oriente.

Ambientato nel Giappone di oggi, tagliente, malizioso, allusivo, divertente, Sayonara bar ci mostra un caleidoscopico universo fatto di una umanità alla deriva, in un angolo di mondo compiutamente globalizzato.

SAYONARA BAR
di Susan Barker


Ed. Barbera
218 pp
17.60 euro
2006
Da poco laureata, Mary, una bionda ragazza inglese in cerca di esperienze, accetta di lavorare al Sayonara bar di Osaka, in Giappone.
Insieme ad altre moderne geishas è stata assunta dalla misteriosa Mama-san, maitresse del locale, per trascorrere le serate flirtando con i ricchi clienti che lo frequentano.
Ben presto Mary si innamora di Yuij, l'affascinante figlio di Mama-san, il quale però è costretto a mettere davanti a tutto la propria lealtà al piccolo boss della Yakuza per cui lavora. Watanabe, l'introverso cuoco, convinto di poter leggere nell'animo delle persone e ossessionato dai manga, trascorre il tempo spiando le ragazze dalla cucina, ben determinato a salvare Mary dalla sua crescente passione per Yuij.
Mr. Sato, manager della potente Daiwa Tarding Corporation, stressato dal lavoro e incapace di colmare il tremendo vuoto della sua esistenza solitaria, cerca conforto nel Sayonara bar per scacciare il fantasma della moglie scomparsa.


Recensione: GUERRA, DOLORE, AMORE di Assunta Facchini



Buon pomeriggio, cari lettori!
In questi momenti desidero condividere con voi il mio parere su un libro che racchiude in sè elementi di filosofia, religione, storia, che rendono profondo lo sfondo delle vicende narrate, molte delle quali fanno riferimento a persone realmente esisitite e a fatti realmente accaduti.


GUERRA, DOLORE, AMORE
di Assunta Facchini


Editrice Malatesta
Il protagonista di questo romanzo è Andrea, un giovanotto che si trova a vivere la propria giovinezza nei difficili anni della Seconda Guerra Mondiale.
E ' il 1940 e Andrea è prossimo alla maturità; a scuola i suoi insegnanti non fanno che inoculare nella mente dei ragazzi le ideologie fasciste, che inneggiano alla purezza del popolo italiano e a un insano patriottismo, alla guerra, a Mussolini.

Andrea, come tanti coetanei, aderisce con ingenuo entusiasmo all'esaltante dottrina e alla propaganda fascista, e questa "fede" diventa per lui qualcosa di totalizzante, che non solo porta il giovane ad essere particolarmente euforico ma anche a non dare importanza alle cose tipiche della sua età, come l’amore.
Pur provando attrazione per la bella amica Silvia, non riesce infatti a creare alcun vero legame con lei, anche perché ben presto decide di partire come volontario in guerra, contro il volere dei genitori.

Viene gravemente ferito durante una battaglia e soccorso da brava gente che si prende cura di lui e delle sue ferite; conosce padre Venanzio, che amorevolmente lo conduce con sé presso il Monastero di San Matteo, sul Gargano, e lì Andrea trascorre ben nove mesi, durante i quali avrà modo di recuperare le forze fisiche ma soprattutto di riflettere sulla propria vita.

Le lunghe ed edificanti conversazioni con i frati francescani (in particolare, padre Venanzio e padre Anselmo), il contatto con le dolorose esperienze di altre persone, come lui, vittime di questo terribile conflitto, lo stare in mezzo alla natura e il tempo per meditare e pensare al passato, immaginando il futuro, fanno sì che in Andrea si inneschi la scintilla di una crisi esistenziale, molto profonda, che lo porterà a un lungo periodo di confusione spirituale.

Crisi e confusione che cresceranno quando, tornando nel proprio paese natio, lo troverà ormai coperto di macerie, devastato dai bombardamenti, e ritroverà la famiglia e parte degli amici ormai in condizioni di grave disagio.

Guardarsi attorno e non vedere altro che miseria, fame, morte, disperazione, solitudine… è qualcosa di inaccettabile per lo spirito sensibile ma profondamente turbato e provato di Andrea.

Il giovane cerca di tornare a vivere, di soffocare i sensi di colpa per aver un tempo aderito a quelle ideologie che hanno portato allo sfacelo di un Paese, di sforzarsi si guardare al futuro con fiducia, col desiderio di ricostruire, di essere di aiuto e consolazione per i genitori, per gli amici rimasti, per chiunque incontri.

Ma non è facile, perché purtroppo la vita non smette di lanciare i suoi dardi infuocati, di colpire al cuore il povero Andrea, che proprio quando sentirà che uno spiraglio di luce si è aperto per lui, per donargli speranza e amore nella persona della dolce e giovane Elena, ecco che ancora il dolore si abbatte sul suo cammino.

Il senso di impotenza dinanzi alle sofferenze, alle ingiustizie di un’esistenza che non fa sconti a nessuno e che mette alla prova ogni uomo, lo abbatte, lo fa sentire prostrato e depresso, tanto da arrivare a covare dentro di sé odio, vendetta, rancore verso tutto ciò che può essere ritenuto responsabile di tanto strazio a danno di vittime innocenti.

Arriva a prendersela anche con Dio, anzi, forse soprattutto con Lui, e più riflette sulla bontà di Dio e più si sente smarrito al cospetto della crudeltà che si annida nel cuore degli uomini, fatti a Sua immagine e somiglianza.

I dubbi e i tormenti di Andrea sono quelli di milioni di uomini nel corso della storia: se Dio esiste ed è Amore, Bontà, Perdono…, come possono coesistere le guerre, la morte, le ingiustizie, la malvagità? Perchè Dio non interviene per spazzare via il Male e per far trionfare il Bene?

Le difficili prove cui la vita lo sottopone nell’arco di poco tempo saranno la spinta per interrogarsi, per scavare dentro se stesso e cercare di tirar fuori il buono che c’è in lui, la voglia di far pace con Dio, di affidarsi a Lui, di lasciarsi inondare dal Suo Amore e dalla sua grazia, le sole “armi” necessarie per affrontare la vita, con tutto il suo carico di dolore e amarezza.

Come dicevo, è un romanzo che a tratti è storico e in altri passaggi è denso di riflessioni filosofiche, esistenzialiste e spirituali (cristiane), in particolare il tema fondamentale è la copresenza del Bene e del Male nel mondo; sono tante le riflessioni su Dio e su come Egli intervenga nell’esistenza umana, sulla fede quale àncora di salvezza in un mondo costellato di dolori e miserie.

Viene citato Padre Pio, che il protagonista incontra e che resterà una figura miliare nella sua “rinascita” spirituale; Andrea trascorrerà diverso tempo in zone a me familiari, quali il convento di San Matteo e il Gargano in generale.

Una lettura interessante, piena di buoni sentimenti, dalle vicende drammatiche, dove la religione e la fede cristiana hanno un loro grande peso.

Prossimi arrivi in libreria (15 - 22 marzo 2016)



Prossimi arrivi: thriller, romanzo storico, storie d'amore e di vita quotidiana.


  • LA VITA PERFETTA: dall’editore inglese de La ragazza del treno, un nuovo straordinario thriller psicologico che ha scalato tutte le classifiche. Un vero e proprio caso editoriale, definito «un romanzo speciale» dal New York Times, e in corso di traduzione in 30 paesi.
  • I GIORNI DELL'AMORE E DELLA GUERRA: attraverso le vicende di Caterina Sforza, Carla Maria Russo ci regala un affresco magistrale dell’Italia tardo-quattrocentesca, epoca di donne e uomini mai dimenticati: da Leonardo da Vinci a Ludovico Sforza, dai Borgia a Beatrice d’Este.
  • RUGGINE: la lenta e faticosa crescita della giovane protagonista, l’elaborazione del lutto, il conflitto interiore, l’ostinazione nel legarsi al padre in un rapporto simbiotico, e infine il suo ritrovare la fiducia negli altri.
  • MEGLIO SOFFRIRE CHE METTERE IN UN RIPOSTIGLIO IL CUORE: nel raccontarci la storia d'amore di Anna e Tommaso, Susanna Casciani racconta la storia di ognuno di noi.


LA VITA PERFETTA
di Renne Knight


Ed. Piemme
288 pp
19.50 euro
USCITA:
15 MARZO 2016
Trama

Catherine Ravenscroft non sa cosa sia il sonno. Da quando in casa sua è comparso quel libro, l’edizione scalcagnata di un romanzo intitolato Un perfetto sconosciuto, non riesce più a fare sonni tranquilli, né a vivere la vita di ogni giorno, la sua vita di film-maker di successo, con la sua bella famiglia composta da un marito innamorato e un figlio ormai grande.
Non ci riesce perché quel libro – anche se Catherine non sa chi l’abbia scritto, o come possa essere finito nella nuova casa dove lei e il marito hanno appena traslocato – racconta qualcosa che la riguarda molto da vicino.
Qualcosa che soltanto lei sa, e che ha nascosto a tutti, anche a suo marito.
Chi è l’autore di quel libro, e come fa a conoscere Catherine e a sapere cosa ha fatto un giorno di tanti anni fa, durante una vacanza al sole della Spagna? E che cosa vuole adesso da lei?
Catherine dovrà fare i conti con la paura, e – forse per la prima volta – con la verità. Perché anche le vite che ci sembrano più perfette nascondono dei segreti che possono distruggerle.




giovedì 10 marzo 2016

Recensione: GIRL RUNNER di Carrie Snyder (Sonzogno Editori)



Questa è la storia di una donna la cui longeva esistenza si dipanerà lungo un coinvolgente ossimoro che l'accompagnerà per sempre: pur essendo un'atleta, una velocista, "costretta" a guardare avanti per poter arrivare ai traguardi tanto ambiti, Aganetha Smart vivrà ogni giorno col forte e inevitabile impulso di guardarsi indietro, di tornare con la memoria alla sua famiglia e a tutte le vicissitudini che l'hanno resa la donna che è.


GIRL RUNNER
di Carrie Snyder



Sonzogno editori
Trad. Gioia Guerzoni
pp. 286
 € 16.50
ebook €9.99
In copertina: ill. M. C.Azzali
Il romanzo inizia presentandoci la protagonista,  Aganetha Smart, ultracentenaria, che vive in una clinica per anziani; alterna momenti di lucidità ad altri in cui non ricorda nulla e vaneggia, ed è così che la conoscono i due giovani che un giorno, inaspettatamente, vanno a farle visita, portandola via con sè, dicendole che desiderano intervistarla, fare un film su di lei, raccontando della sua brillante carriera di "girl runner", la ragazza d'oro che nel 1928 ad Amsterdam vinse l'oro per il Canada alle Olimpiadi.

Aggie - questo il diminutivo con cui familiari ed amici l'hanno sempre chiamata - è perplessa e stupita: c'è ancora qualcuno che si ricorda di lei e della sua gloria passata, ora che vive sola e abbandonata in una casa per anziani?

Eppure è così, e la giovane coppia di visitatori, Kaley e suo fratello Max, la prendono e la portano via per far vivere all'anziana donna la sua ultima avventura. Man mano che il viaggio la conduce verso i luoghi della sua infanzia, nelle brumose campagne dell'Ontario, i ricordi di Aggie prendono forma e corpo, si accavallano e ci sommergono  prima gradualmente, poi con più forza, in un passato ormai lontano negli anni ma ancora vivido nella mente della protagonista.

L'autrice intervalla, capitolo dopo capitolo, il racconto del presente e del passato e da quest'ultimo, come da un paese lontano, a noi sconosciuto ma così dolorosamente caro ad Aggie, ci appaiono dinanzi agli occhi, uno ad uno, i numerosi personaggi che hanno dato senso e colore all'esistenza di Aganetha.

Tutti personaggi cui lei è sopravvissuta e ai quali ella dà voce e corpo, di cui racconta le singole vite che si sono inevitabilmente incrociate con la sua.

Conosciamo la sua famiglia: la presenza silenziosa ma rassicurante del suo taciturno papà Robert: la sua mamma Jessica, la levatrice del paese, cui tante donne si rivolgevano per far nascere i propri figli o, al contrario, per la scelta opposta..., e lei curava tutti, senza mai giudicare, somministrando, con la dolce comprensione che sempre l'ha caratterizzata, i suoi misteriosi e naturali infusi.
Ci sono i fratelli e le sorelle della prima (e defunta) moglie del padre, alcuni di essi morti in tenera età, altri presenti nella vita di Aggie, seppur in misura e tempi diversi: Robbie, il fratello morto in guerra molto giovane; Fannie, la cara sorellastra cui Aggie era affezionatissima, anche lei andata via troppo presto; e ancora George, il fratellastro amato ma al contempo quasi "detestato", perchè enigmatico, spesso spavaldo e indifferente.
E ancora le sorelle di Aggie, la dolce Olive e la meno indulgente Cora, con cui Aggie intratterrà sempre rapporti conflittuali per diversità caratteriali e divergenze d'opinione, ma che sarà il familiare con cui trascorrerà più tempo negli ultimi anni della propria vita.

Aganatha è protagonista e narratrice ed è così che prende per mano il lettore e lo porta indietro negli anni, parlandogli della vita nella modesta fattoria di famiglia, nell'Ontario, le morti e i dolori che hanno abitato in quella casa, gli addii e i tentativi di cercare la propria strada lontano da casa.

Aganetha è solo un'adolescente quando decide di raggiungere George a Toronto, cominciando a lavorare e soprattutto a dar valore a quello che è sempre stato un suo punto di forza, fino a quel momento visto come un gioco da fare contro i ragazzi, ricavandone la personale soddisfazione di batterli: correre.

Aggie corre... e corre davvero veloce. Per lei correre è tutto, la fa sentire libera, forte, felice, in una parola "se stessa": 

"Il paradiso, giuro. Il paradiso sarà una gara di corsa su una dolce pianura d’erba tenera con le linee di partenza e traguardo segnate da nastri bianchi. Il paradiso sarà una folla di ragazze sulla linea di partenza con una gamba in avanti, le gonne sollevate, in attesa del «pronti, attenti, via!». Il paradiso sarà un gruppo di bambini che fanno il tifo da una parte e dei vecchi dall’altra, ma io non sarò vecchia in paradiso. Avrò sedici anni, io, la ragazza più alta nel campo, e tutti mi applaudiranno per come sfreccio con naturalezza, per come corro, quasi da sola, sulla pungente erba estiva, per come raggiungo, con uno scatto di velocità schiacciante, l’unica ragazza che mi precede. Per come il nastro bianco cade al mio impatto e svolazza a terra, aggrovigliandosi ai miei piedi."

Eh sì, Aggie ha talento e il signor Tristan, il suo allenatore, non fa che stimolarla  a primeggiare.
Ed è su una pista che Aggie incontra una ragazza che diverrà anche la sua migliore amica: Glad.
Glad è brava a correre, è veloce, agile, e poi è così vivace, piace ai ragazzi...; Aggie la osserva e la ammira, le vuol bene e quando si ritrova a gareggiare con lei quasi prova rimorso se vince e la batte.

Ma i successi arrivano anche per la nostra girl runner, e con essi le copertine, i complimenti da tutte le parti.
Arriva anche l'amore, nella persona di Johnny, un atleta come lei.

Ma proprio quando sembra che la vita della giovane atleta sia costellata di traguardi raggiunti e medaglie vinte - che valgono ancora di più se consideriamo gli anni (Anni Venti/Trenta del secolo scorso) in cui la storia è ambientata, anni che vedevano le donne discriminate in diverse discipline sportive, in quanto ritenute fisicamente inferiori, meno resistenti - , ecco che le delusioni non tardano ad arrivare, da diversi fronti: amicizia e amore, prima di tutto.

In tutte le traversie affrontate, conosciamo Aggie in tutta la sua complessità di donna che vuol mostrarsi forte, tutta d'un pezzo (come uno sportivo dev'essere?), indifferente alle delusioni, ma che in realtà sente su di sè tutto il peso delle botte in faccia ricevute, tutta la solitudine di una famiglia che va man mano sgretolandosi, pur restando sempre un punto di riferimento per lei, un faro al quale ritornare sempre.

La Aggie anziana, ormai al tramonto della vita, è costretta - a causa dei discorsi e delle rivelazioni fatte dai due giovani che l'hanno condotta via dalla clinica - a ripercorrere un'ultima volta, con la memoria e non più sulle proprie gambe, il viale doloroso dei ricordi, rivivendo su di sè le perdite, le lacrime piante di nascosto, i rari sorrisi e tuffi al cuore vissuti, le scelte difficili prese (e le relative conseguenze subite), per poi scoprire il perchè, il senso, di questo viaggio nel passato, lì dove i suoi morti sono ormai sepolti, pur essendo ancora vivi nel suo cuore e nella sua mente.

Persone care alle quali il suo cuore non hai mai detto addio:

"Non si cambia, per quanto si faccia pratica. Non sono capace di dire addio. Non ho mai imparato."

E il lettore corre insieme ad Aganetha questa maratona nostalgica eppure intrisa di forza, di sentimenti, di umanità, di colpi di scena, sentendosi anch'egli un maratoneta, un corridore, proprio come l'eroina di questo romanzo:


"In un certo senso, non mi ha mai abbandonato il desiderio di gareggiare, di scontrarmi con gli altri, di vincere o perdere: è parte di un ritmo più grande di me. Un ingranaggio in una massa di sforzo."

Aggie è un personaggio bellissimo, che nasconde in sè tutte le caratteristiche proprie di una donna piena di talento e potenzialità, che nella propria vita ha dovuto fare i conti con tanti, troppi momenti di solitudine e di dolore, senza però farsi schiacciare da essi, senza perdere la propria energia, pur portando il fardelli dei piccoli grandi segreti custoditi ormai da tanti anni nel proprio cuore e che le hanno lasciato dei pungenti e irrisolti rimpianti, ai quali può solo guardare con quel velo di nostalgia che ricopre tutto ciò che è stato e che non è più.

Una storia originale e coinvolgente, con momenti commoventi e intensi, accompagnati da una scrittura ora poetica e densa di passaggi che fanno riflettere e toccano i sentimenti del lettore, ora forte e vigorosa, come è Aggie: una bambina, una ragazza, una donna matura, un'anziana... abituata alla disciplina e all'esercizio fisico, ma non per questo meno dolce, fragile, e spesso terribilmente sola.

Un romanzo davvero molto molto bello, ringrazio la C.E. Sonzogno per copia digitale e vi esorto a leggerlo perchè ne vale la pena: la Snyder vi travolgerà con la sua Aganetha in una maratona di colpi di scena, segreti ed emozioni... dalla prima all'ultima pagina.



30. Un libro "femminile" dove l'autore o l'autrice racconti una storia di donne

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