sabato 27 maggio 2017

Recensione film: MANCHESTER BY THE SEA (Kenneth Lonergan) // ... E ORA PARLIAMO DI KEVIN (Lynne Ramsay)




MANCHESTER BY THE SEA narra  la storia dei Chandler, una famiglia di modesti lavoratori del Massachusetts.


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REGIA: Kenneth Lonergan
ATTORI: Casey Affleck, Michelle Williams, Kyle Chandler, Matthew Broderick, Gretchen Mol, Kara Hayward, Josh Hamilton, Erica McDermott.


Dopo la morte improvvisa del fratello maggiore Joe (Kyle Chandler), Lee (Casey Affleck) viene nominato tutore legale del nipote.

Lee è un uomo solo e solitario, ombroso, poco socievole, di sovente lo si vede con una bottiglia di birra in mano e pronto a fare a botte alla minima (e presunta) provocazione.

La sua profonda tristezza, la sua apatia nel portare avanti la "faticaccia di vivere" gliela si legge bene in viso, nel modo di camminare, di muoversi, nei toni di voce (ora dimessi, di chi ha poco da dire o non ne ha semplicemente voglia, ora alterati, quando i fumi dell'alcool fanno il loro effetto), insomma nel modo di tirare avanti.

Comprendiamo subito che è separato dalla moglie (M. Williams) e la narrazione salta dal presente al passato, dandoci modo di afferrare particolari importanti.

Ad esempio, scopriamo che Lee e Joe erano molto legati, amavano andare per mare insieme sulla barca di Joe, portandosi dietro anche il figlioletto di questi, Patrick (allora un bambino, oggi un adolescente).
E scopriamo che c'è stato un periodo della sua vita in cui Lee è stato sereno, felice, e cioè quando viveva con moglie e figli.
E poi..., cosa è intervenuto a spezzare questa felicità?

Una terribile e dolorosissima tragedia famigliare, cui è seguito l'altrettanto sofferto divorzio dalla moglie: da allora non s'è più ripreso,

Non vi dico ovviamente cosa è accaduto perchè vi toglierei una buona fetta di potenziale coinvolgimento emotivo - nel caso voleste guardare questo film -, ma aggiungo soltanto che quel momento tremendo e profondamente triste in cui accade questa orribile esperienza - da cui è umanamente impossibile riprendersi (del tutto e definitivamente, quanto meno) - è accompagnato dalle struggenti note dell'Adagio di Albinoni: sono sequenze che mi hanno toccata molto e mi hanno lasciato un bel groppone in gola mentre le guardavo.

E' facile capire come la morte dell'amato fratello non faccia che aumentare il vuoto già presente nella vita di Lee, chiudendolo ancora di più in se stesso.
Quando poi scopre che il defunto lo ha nominato tutore legale del proprio figlio, ne è costernato perchè Lee è consapevole di non riuscire a momenti neanche a badare davvero a se stesso, figuriamoci sobbarcarsi di tutti i problemi (soprattutto pratici) che comporta un tale compito.

Ma Lee vuol comunque bene al suo giovanissimo nipote, con cui condivide un dolore ed una perdita importanti, e prova a modo suo a fargli sentire la propria vicinanza, dando a se stesso la possibilità di rendere il loro rapporto più stretto.

Un film drammatico molto bello; se si riesce a superare "lo scoglio della lentezza", inevitabilmente lo si apprezza, a cominciare dalle tematiche: i rapporti famigliari, il lutto, la forza di tornare a vivere nonostante perdite e dolori...
Le temperature invernali, malinconiche, gli scenari un po' grigi e nevosi, ben si sposano con l'atmosfera complessiva della storia e col carattere ora burrascoso ora cupo del protagonista; il mare, con la sua ampiezza, la sua profondità, ha sempre un grande fascino per quel senso di infinito che trasmette.

Casey Affleck  risulta - ai miei occhi - decisamente più espressivo del fratello Ben (eternamente colpito da una probabile paresi al viso che gli impedisce di variare nelle espressioni facciali), e dà corpo a un personaggio complesso, segnato dalla vita, di cui riesce a trasmettere tutto il tormento, l'inquietudine, l'infelicità, il senso di solitudine che accompagnano le sue giornate, la sua intera esistenza, nella quale sembra che ormai non ci sia più spazio per la gioia.

Consigliato se amate i drammi personali e famigliari, soprattutto se, ripeto, non disdegnate i film che procedono un po' lentamente.



... E ORA PARLIAMO DI KEVIN


La settimana scorsa ho recensito il romanzo di Lionel Shriver, da cui è tratto l'omonimo film.
Preciso subito che ila trasposizione cinematografica l'ho guardata qualche ora dopo aver chiuso il libro, che mi aveva scombussolata non poco.

We Need to Talk About Kevin
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Gran Bretagna, USA 2011
Genere: Drammatico
Regia di Lynne Ramsay
Con John C. Reilly, Tilda Swinton, Ezra Miller, Siobhan Fallon, Ashley Gerasimovich, Leslie Lyles, Lauren Fox, Aaron Blakely...Vedi cast completo



La trama in breve è questa: Kevin è un 16enne che ha compiuto un'azione criminosa feroce, violenta, che ha sorpreso tutti: insegnanti, studenti del liceo, genitori...
Tutti, insomma; tranne forse... lei, Eva. Sua madre.

Eva è una donna di origini armene, sposata con un americano DOC, Franklin; è una donna in carriera ma a un certo punto decide di avere un figlio.
La nascita di Kevin, però, mette in difficoltà la donna, che si rende conto di non provare per il proprio bambino un grande attaccamento...

Tra mamma e figlio, nel tempo, si sviluppa una sorta di odio-amore, di rapporto conflittuale, in cui Eva si accorge che in Kevin c'è qualcosa di inquietante...: se con lei il ragazzo è sprezzante, sempre con un ghigno beffardo stampato sulla faccia, con un tono di voce saccente, di chi si crede superiore, più furbo..., col padre il ragazzino mostra un atteggiamento fin troppo affettuoso, tanto da sembrare - agli occhi della razionale e lucidissima Eva - affettato, ipocrita, forzato, come se Kevin giocasse a prendere in giro il padre - che lo adora e lo asseconda in tutto - e fingesse con lui un entusiasmo che non prova, mostrandogli di essere ciò che non è: un figlio buono e dolce..

Eva vede, nella "oscura" personalità di Kevin, cose che gli altri non vedono, non leggono; capisce che suo figlio è intelligentissimo, ma di un'intelligenza pericolosa, cinica, di chi sembra divertirsi a mettere nei guai vittime ignare della sua latente malvagità.

Il film inizia mostrandoci Eva - interpretata da Tilda Swinton - sola, ormai priva di alcuno slancio emotivo e di voglia di vivere, perseguitata da vicini di casa, da gente che "sa chi è lei" e che per questo la disprezza, la scansa, la insulta.

Eva è la mamma di Kevin Khatchadourian. quel criminale che una mattina è andato a scuola e ha fatto una strage, ammazzando più persone; strage che aveva "tranquillamente" programmato nei minimi particolari.

Le sequenze iniziali, quindi, sono all'insegna della disperata solitudine di Eva, impegnata tra sanguinolenti incubi (collegati ai terribili fatti in cui è coinvolto Kevin) e pareti esterne della casa, imbrattate di vernice rossa, da pulire.

Si va avanti e indietro dal presente (il lavoro, i colleghi diffidenti, le visite in carcere a trovare questo figlio scellerato) al passato; le scene che narrano gli episodi cruciali del rapporto conflittuale tra Kevin bambino e la madre sono chiaramente molto più veloci, nel susseguirsi, rispetto al libro, che è molto più ricco di dettagli e dà spazio alle tante riflessioni e agli stati d'animo di chi scrive/racconta; forse questo è l'aspetto che trovo non renda una giustizia completa al libro.
E' chiaro che un film non potrà mai rendere in modo perfetto e preciso tutto ciò che c'è nel libro, fosse anche solo per ragioni di tempistiche, ma del resto io credo che non sarebbe giusto neppure pretenderlo; in fondo un film è un'opera a sè, anche quando "è tratto da" o "è liberamente ispirato a", e anzi io stessa cerco di valutare libro e film separatamente.., però, non so, è una questione di coinvolgimento... 
Ciò che ho visto mi ha travolto meno di ciò che ho letto, ma questa valutazione è strettamente personale, ci mancherebbe ^_-

Riconosco che la Ramsey ha fatto un lavoro egregio: riesce a creare una sorta di mappa psicologica e della protagonista femminile - Eva - e di Kevin stesso; però in certi momenti ho avuto l'impressione che questo elencare i comportamenti strani del ragazzo durante l'infanzia non rendesse del tutto la complessa e conturbante personalità di Kevin, che ai miei occhi cresce troppo in fretta e non si intuisce benissimo come è arrivato a fare quello che ha fatto.

Il film è fatto bene ma vi sconsiglio di vederlo (subito) dopo aver letto il libro, perchè potrebbe (è accaduto a me, ma non è detto che capiti a tutti, ovvio) apparirvi meno "forte", in quanto il libro lo è tantissimo.

Tilda Swinton è un'azzeccatissima Eva, che con la sua aria tirata, la sua magrezza, il suo essere impettita e poco affabile, ben interpreta tanto l'atteggiamento duro, freddo e poco espansivo verso il figlio, quanto la tristezza per il proprio presente spento, vissuto nella solitudine più piena.
La sua psicologia è resa benissimo dal turbinio di pensieri ed immagini spaventosi che tormentano la sua mente; Ezra Miller è un ottimo Kevin, la sua faccia trasmette l'idea di una multiforme e ambigua personalità.


Le musiche country e dal ritmo allegro in sottofondo fanno a pugni con la drammaticità dei fatti raccontati, ed è un contrasto che fa il suo effetto, perchè lì dove - nella famiglia - dovrebbe esserci serenità e gioia, non ce n'è affatto.

E' un film attualissimo, sconvolgente per l'argomento affrontato, che desta molti interrogativi, uno tra tutti: quale e quanta responsabilità hanno i genitori (la famiglia) nel tirare su un figlio che si rivela essere un feroce e spietato serial killer?
Da vedere sicuramente, merita.

venerdì 26 maggio 2017

Film tratti dai libri - prossimamente al cinema (8-15 giugno)



Prossimi film al cinema; tutti tratti da o ispirati a libri.



Sognare è vivere (A Tale of Love and Darkness) è un film del 2015 scritto, diretto, co-prodotto ed interpretato da Natalie Portman, al suo debutto da regista; la pellicola è l'adattamento cinematografico del romanzo autobiografico Una storia di amore e di tenebra, scritto da Amos Oz.


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DATA USCITA: 08 giugno 2017
GENERE: Biografico, Drammatico
ANNO: 2015
REGIA: Natalie Portman
ATTORI: Natalie Portman, Gilad Kahana, Amir Tessler, Ohad Knoller, Makram Khoury, Shira Haas, Tomer Kapon.


Amos Oz è cresciuto a Gerusalemme negli anni precedenti alla nascita dello Stato di Israele con i suoi genitori: il padre Arieh, studioso e intellettuale e la madre Fania sognatrice e poetica. 
La sua era una delle numerose famiglie ebree scappate in Palestina dall’Europa negli anni tra il 1930 e il 1940 per sfuggire alle persecuzioni. Arieh era cautamente ottimista nei confronti del futuro. Fania invece voleva molto di più. 
Infelice della sua vita matrimoniale e intellettualmente soffocata, per rallegrare le sue giornate e divertire suo figlio Amos di dieci anni, Fania inventava storie di avventure, viaggi nel deserto.
Quando l'indipendenza non portò il rinnovato senso della vita che Fania aveva sperato, la donna scivola nella solitudine e nella depressione. Incapace di aiutarla, Amos deve imparare a dirle addio prima del tempo...



La guerra del maiale è l'adattamento del romanzo Diario della guerra del maiale dello scrittore argentino Adolfo Bioy Casares,

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DATA USCITA: 08 giugno 2017
GENERE: Drammatico
ANNO: 2014
REGIA: David Maria Putorti
ATTORI: Victor Laplace


La comune retorica convinzione che l'uomo invecchiando finisca per maturare serenità e saggezza è falsa. 
L'essere umano una volta superato l'acme della propria esistenza, comincia l'inesorabile e inevitabile discesa verso la morte e in questo lento diminuire la paura cresce dominandolo, trasformandolo, rendendolo vulnerabile, egoista e vigliacco. 



Aspettando il Re
Tratto dal romanzo di Dave Egger. "A Hologram for the King"


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DATA USCITA: 15 giugno 2017
GENERE: Drammatico
ANNO: 2016
REGIA: Tom Tykwer
ATTORI: Tom Hanks, Tom Skerritt, Sarita Choudhury, Sidse Babett Knudsen, Alexander Black, Dhaffer L'Abidine, Michael Baral.

In una fiorente cittadina dell'Arabia Saudita, lontano dagli Stati Uniti oppressi dalla recessione, l'uomo d'affari Alan Clay (Tom Hanks) prova ad evitare la bancarotta, a pagare le spese del college di sua figlia e a realizzare qualcosa di grande. Senza quasi più nulla da perdere, Alan affronterà sfide a lui sino a quel momento completamente sconosciute che lo porteranno a rispondere a vecchie domande in modi nuovi e inaspettati.


IO DANZERO'

Io danzerò adatta un romanzo di Giovanni Lista per raccontare la vera storia di Loïe Fuller, un'eroina moderna in grado di rivoluzionare la Belle Epoque, epoca in cui vive.


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DATA USCITA: 15 giugno 2017 
GENERE: Biografico, Drammatico, Musicale
ANNO: 2016
REGIA: Stéphanie Di Giusto
ATTORI: Soko, Melanie Thierry, Lily-Rose Depp, Gaspard Ulliel, François Damiens, William Houston.


1887. Dopo la morte del padre cercatore d'oro, la venticinquenne Marie Louise lascia la sua vita nel West per trasferirsi dalla madre a New York e perseguire il suo sogno di diventare attrice. 
Una sera su un palco, aggrovigliandosi nel suo lungo abito, evita di cadere facendo girare la stoffa in maniera armoniosa e dà vita a quella che viene definita la danza del serpente. Il pubblico rimane in visibilio e chiede il bis, facendo sì che dal niente Marie Louise diventi una celebrità e assuma il nome di Loïe Fuller. 
Quando la sua nuova arte inizia a essere imitata, Loïe lascia l'America alla volta di Parigi, dove in breve tempo conquista la città e illustri ammiratori, da Toulouse Lautrec ai fratelli Lumière, divenendo il simbolo di un'intera generazione. 

La fama però non è tutto e l'incontro con la giovane Isadora Duncan metterà a rischio la sua storia d'amore con Louis, il rapporto con la devota assistente Gabrielle e la sua stessa arte.


LADY MACBETH

Si basa sul racconto Lady Macbeth del distretto di Mcensk di Nikolai Leskov.


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DATA USCITA: 15 giugno 2017
GENERE: Drammatico
ANNO: 2016
REGIA: William Oldroyd
ATTORI: Florence Pugh, Cosmo Jarvis, Paul Hilton, Naomi Ackie, Christopher Fairbank, 


Nell'Inghilterra del 1865 la diciassettenne Katherine è costretta a un matrimonio senza amore con un uomo più grande. 
Soffocata dalle rigide norme sociali dell'epoca, inizia una relazione clandestina con un giovane stalliere alle dipendenze del marito, ma l'ossessione amorosa la spingerà in una spirale di violenza dalle conseguenze sconvolgenti.




post in aggiornamento
(aggiornato al 26.05.17)




ALPHABETE VERLAG presenta: UN INTERMINABILE INVERNO di Alex Boschetti - dal 15 giugno



Amanti del noir, stamane ve ne presento uno basato su un gioco di intrecci psicologici e di verità sotterrate che si accavallano tra Bologna, New York e l’Alto Adige.

Un professore universitario all’apice della sua carriera e l’ombra del male che cala improvvisamente sulla sua luminosa stella.
Una resa dei conti senza scampo, innanzitutto con se stesso.


Un interminabile inverno
di Alex Boschetti

Edizioni alphabeta Verlag
pagine 286
 euro 14

In libreria dal 15 giugno
Albert Kleim vive tra Bologna e New York: ha una vita apparentemente perfetta e costellata di successi, costruita lontano dalla sua terra natia, l’Alto Adige. 
È un accademico di grido e un noto opinionista nei più importanti salotti televisivi. 
Affascinante, con una famiglia apparentemente perfetta, all’improvviso la sua vita cambia completamente: d’un tratto il figlio più piccolo scompare nel nulla, senza lasciare alcuna traccia. 
Ha inizio così una lunga e dolorosa discesa agli inferi: le ricerche senza esito, la famiglia che va a rotoli, la moglie che si allontana e l’incubo della depressione lo faranno entrare in contatto con un mondo parallelo, torbido e crudele. 
Un mondo che lo porterà a guardare al suo passato e alla sua stessa esistenza con occhi diversi.
Sullo sfondo, un Alto Adige incantato e severo, custode di memorie senza tempo e di segreti inconfessabili: una terra di antichi conflitti e sentimenti contrastanti, che si attacca alla pelle e al destino con la stessa, silenziosa ostinazione di un interminabile inverno.
Emergono dal passato gli amici dell’infanzia: Giorgio, Kurt, Peter sono gli amici di sempre, quelli con cui Albert ha passato gli anni dell’infanzia e a cui è legato da un filo sottile, che non si spezza e che torna anche nei momenti difficili della scomparsa di suo figlio Nicola. È da loro che Albert torna, cercando aiuto e una via di salvezza: ed è attraverso loro che piano piano arriva alla verità.

Noir sottile e spiazzante, Un interminabile inverno è un gioco di intrecci psicologici e di verità sotterrate che incolla il lettore dalla prima all’ultima pagina. Una storia costruita su capitoli brevi e fulminanti, con un finale in crescendo che lascia il gusto dolceamaro della sorpresa.

L'autore.
Alex Boschetti (1977) ha al suo attivo diverse sceneggiature per fumetti e graphic novel, tra cui La strage di Bologna (Becco Giallo, 2006) e La scomparsa di Emanuela Orlandi (Becco Giallo/Fandango 2013). Nel 2017 è prevista l’uscita del suo nuovo lavoro, sempre per Becco Giallo, dal titolo Mani Pulite. Ha scritto anche sceneggiature per cortometraggi in animazione e videoclip. Ha inoltre pubblicato racconti in diverse antologie e il romanzo Nera Neve (ENS, 2003). Un interminabile inverno è il suo secondo romanzo.

giovedì 25 maggio 2017

Novità in libreria (Rizzoli): NEI PANNI DI VALERIA di Elìsabet Benavent - dal 25 maggio



Cari lettori e lettrici, oggi desidero parlarvi di una serie di romanzi Rizzoli che giunge a noi dalla Spagna, più precisamente dalla penna di Elisabet Benavent.


Elìsabet ha 33 anni ed è nata a Valencia, dove vive. È laureata in Comunicazione e il sogno della scrittura lo ha realizzato autopubblicandosi. Ex segretaria, nel 2013 ha esordito con i quattro romanzi “Nei panni di Valeria”, “Valeria in bianco e nero”, “Valeria allo specchio”, “Valeria senza veli”, diventando con i successivi libri caso editoriale in Spagna con 1 milione e mezzo di copie vendute in meno di 5 anni e la creazione di una community di lettrici e fan, attività collaterali, merchandising, ma soprattutto un “mondo”, il mondo betacoqueta. 

Rizzoli ne ha acquisito i diritti e a partire dal 25 maggio pubblicherà in Italia i primi quattro titoli delle serie.

Nei panni di Valeria è il primo della serie - composta di quattro titoli che usciranno nel corso dell’estate: il secondo romanzo, Valeria allo specchio, sarà in libreria l’8 giugno, Valeria in bianco e nero il 22 giugno e Valeria senza veli il 13 luglio.

Gli eBook della serie di Valeria sono già in pre-order al prezzo di 6,99€ su tutti gli store online.


La serie di Valeria iBooks (versione con animazioni): QUI
La serie di Valeria Kindle: QUI

Il sito dedicato al mondo di Valeria è online, 
con contenuti extra, un video di saluto di Elisabet Benavent
per le lettrici italiane e il lancio del concorso.


L’hashtag è #fattinnamorare





Le storie divertenti e romantiche di quest'autrice hanno conquistato centinaia di migliaia di ragazze spagnole, che si riconoscono in quella vita libera e caotica, difficile, però prodiga di nuovi incontri e, forse, di nuovi amori.


NEI PANNI DI VALERIA
di Elìsabet Benavent


Ed. Rizzoli
trad.  Roberta Bovaia
Il primo di una serie di quattro romanzi femminili brillanti e sensuali, raccontati in prima persona da Valeria. Un Sex and the City ambientato nella Madrid di oggi. 

Valeria è una quasi trentenne che vive a Madrid, con un lavoro e una vita sentimentale piuttosto vivace e mai del tutto regolare. 
Scrive storie d’amore. Ama Adrián fino al giorno in cui incontra Víctor.
Le fanno compagnia tre amiche, Lola, Nerea e Carmen, ognuna la rappresentazione di una tipologia femminile, dalla più forte alla più fragile, dalla femme fatale all’imbranata. 
Tutte donne che sentiamo vicine, forse perc si comportano come noi.

mercoledì 24 maggio 2017

Recensione: NON VOLEVO DIVENTARE UN BOSS di Salvatore Esposito



"Ogni vita è una storia da raccontare (...), le vite non devono essere dimenticate": questo libro autobiografico nasce dal desiderio del suo Autore, l'attore napoletano Salvatore Esposito, di parlarci di sè, di ciò che ha valore e significato nella sua vita, e di quelle persone e situazioni che gli hanno permesso di realizzare un sogno.


NON VOLEVO DIVENTARE UN BOSS
di Salvatore Esposito


Ed. Rzzoli
2016

Il primo capitolo di questo libro, a mo' di introduzione, ci racconta un episodio sigificativo che ha spinto Salvatore a mettere per iscritto la propria storia: un giorno è stato chiamato, in quanto personaggio famoso, a visitare i bambini ricoverati in un reparto di oncologia pediatrica, e la madre di uno di essi gli chiese di parlare un po' di sè..., di lui, Salvatore Esposito, e non di Gennaro Savastano, il noto personaggio della serie Gomorra, che gli ha dato moltissima notorietà.

Questa richiesta, semplice ma importante al contempo, ha dato il via a un viaggio nei ricordi grazie al quale Salvatore ha deciso di raccontare di sè, partendo dalla sua famiglia, dalle sue umili "origini":  è un figlio della Napoli popolare, con un padre barbiere, e cresciuto senza vizi, dovendo presto imparare a darsi da fare. 

Salvatore è stato un bambino molto vivace, lui si descrive come un tipetto sicuro di sè, a tratti anche un po' "prepotente", che però ha imparato, col tempo e grazie alla sua famiglia, a smussare certi lati del proprio carattere.
Quella spavalderia ha rischiato di renderlo facile preda di gente male intenzionata, che magari vedeva in lui un futuro bulletto da avviare alla malavita..., ma fortunatamente i sani valori inculcati dai genitori hanno fatto sì che Salvatore non prendesse una brutta strada e che "sfruttasse" il proprio modo di essere, esuberante e un po' sbruffone per qualcosa di decisamente migliore.

Pagina dopo pagine, ci scorrono davanti gli anni di un'infanzia felice a Napoli, la scuola, gli studi universitari, il primo vero lavoro - al McDonald's - che ha costituito anche il primo e concreto passo verso la maturità e il tentativo di essere indipendente.., fino al giorno in cui quella passione per la recitazione, già presente in lui ma fino a quel momento non assecondata, si fa avanti prepotentemente e Salvatore si guarda intorno, ma soprattutto guarda dentro di sè e comprende che non è quella la vita che vuole fare...

"...il sacro fuoco della recitazione bruciava sotterraneo, tornava a ondate ossessivamente" e così ne parla in famiglia, con le persone care che, lo sa, sono e saranno sempre dalla sua parte, pronte a sostenerlo, consigliarlo, aiutarlo.
Ed è così che Salvatore, gradualmente, comincia a prepararsi in vista del trasferimento a Roma: studia , legge, frequenta una scuola di cinema a Napoli e nel 2009 avviene il cambiamento più grande: si iscrive all'Accademia del Teatro Blu a Roma e da lì ha inizio la sua strada per realizzare il proprio sogno di diventare attore.

Mi fermo qui con la storia di Salvatore perchè il mio invito è quello di leggere non solo in che modo è approdato a Gomorra, ma in generale quali sono stati i suoi passi nel mondo della recitazione, con quali sentimenti, pensieri, aspirazioni si è avvicinato ad esso e cosa l'ha reso il giovane uomo che è oggi.

Salvatore, nel suo modo spontaneo di esporci i fatti salienti della sua vita fino a questo momento, dà molto risalto alle persone per lui importanti, a cominciare dalla famiglia - che ha un peso significativo e un valore immenso per lui, perchè i suoi genitori hanno fatto non pochi sacrifici per permettergli di studiare nella capitale e non gli hanno mai fatto mancare tutto il loro sostegno - e da tutte le altre incontrate nel suo cammino, per le quali mostra stima, affetto, gratitudine: in primis Beatrice Bracco, regista e docente che ha fondato l'Accademia da lui frequentata, alla quale deve tantissimo e professionalmente e umanamente; e poi registi, colleghi, lo scrittore Saviano..., insomma Salvatore non dimentica nessuno e ha sincere  ed affettuose parole di riconoscenza per quanti hanno lasciato un'impronta nella sua formazione, come attore e come uomo.

Ci sono tanti aneddoti ed episodi interessanti, ma a prescindere dalla curiosità che si può avere per il giovane attore che magistralmente interpreta Genny, il boss dagli sguardi gelidi e spietati, ciò che si impone all'attenzione del lettore sono le qualità umane di Salvatore, l'amore per la famiglia, per le proprie origini modeste ma sane, i valori e i principi che porta dentro di sè e che hanno contribuito a farlo essere la persona che è; ancora, l'amore per la sua Napoli, di quella Napoli bella, fatta di persone dal cuore grande, accoglienti, generose, allegre.., così come ce la raccontano le opere del grande Eduardo De Filippo o quella dalle mille sfaccettatture - con i suoi lati negativi e il suo innegabile patrimonio culturale, artistico - cantata dall'indimenticabile Pino Daniele.

Oltre a parlarci delle persone che hanno avuto (e/o hanno ancora oggi) un ruolo preponderante nella sua esistenza, Salvatore non manca di raccontarci anche qualcosa di Gomorra, di quanto e quale tipo di lavoro ci sia dietro, e ancora di ciò che, in generale, per lui conta: dalla musica alla passione per il calcio, dai "privilegi" derivanti dalla propria professione ai limiti e alle rinunce che la notorietà porta inevitabilmente con sè, dalla fede al rapporto con i fans.

Un'autobiografia a 360°, quella di Salvatore Esposito, che in queste pagine condivide con quanti lo stimano una ricca parte di sè, e le sue parole, nella loro semplicità e onestà, non solo soddisfano la curiosità di quanti lo seguono come attore, ma incoraggiano in particolare i giovani a non lasciarsi sedurre dalla speranza di guadagni facili, promessi appunto dalla camorra, che purtroppo riesce a "reclutare" tante giovani vite (spesso prive degli strumenti adeguati per "dire no" alla prospettiva di una carriera criminale) che si ritrovano a vivere ogni giorno in una realtà difficile, in un contesto caratterizzato da degrado e delinquenza in cui l'assenza dello Stato è evidente...

Personalmente ho letto questo libro in quanto "fan di Gomorra", ma devo dire che, leggendolo, ho potuto apprezzare Salvatore come persona: è sempre bello e degno di rispetto ed ammirazione leggere di un giovane che, con determinazione, umiltà, spirito di sacrificio, è riuscito a dare un senso a una passione: ha creduto nel suo sogno e non ha smesso di percorrere i passi necessari per provare a realizzarlo, ed è questo il messaggio profondo che emerge da "Non volevo diventare un boss": non bisogna mai accontentarsi, non ci si deve bloccare davanti alle prime (inevitabili!) difficoltà che sorgono quando si prova a fare ciò che si vuole, ad assecondare una giusta ambizione, ma è fondamentale credere nei propri sogni e inseguirli, prefiggersi obiettivi, sfide, e quanto meno provare a concretizzarli.

E' quindi un libro dal messaggio estremamente positivo (per i giovani in special modo, ma non solo), assolutamente scorrevole, che si lascia apprezzare per la sua onestà, perchè in esso il suo Autore si "mette a nudo", parlandoci delle persone decisive e dei fatti salienti che l'hanno guidato fino a questo momento, condividendo apertamente emozioni, paure, speranze, e tutto quanto ha contribuito (e sta contribuendo ancora) a farlo crescere, sotto tutti i punti di vista.


martedì 23 maggio 2017

Novità Milena Edizioni



Cari lettori, oggi vi presento le ultime novità Milena Edizioni.

Partiamo da Vertigine di Mara di Noia è un mix di amore e buona cucina.
Camilla avvolgerà ogni umana vicenda nei profumi e nei sapori delle sue ricette di amore, regalando al lettore una raccolta di segreti da portare con sé in casa propria ogni giorno.


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Miriam ha un secondo nome – Francesca – e una seconda vita – Francesco – che conosce a ventitré anni. 
Si regge in bilico fra gli eventi reali – un matrimonio, i figli, la fine degli studi e il lavoro in radio – e un mondo fatto di sensazioni e sentimenti che non vuole o non sa concretizzare. 
Tutto è cadenzato dal Tiaso, un appuntamento “che è molto più di un tè” con le amiche di sempre, dove dai tempi del liceo le difficoltà e i piaceri della vita quotidiana si raccontano e si risolvono in un’atmosfera magica e sospesa. 
Camilla cucina per tutte delizie vegane a base di amore e universale amicizia; Sveva porta per il mondo la passione per l’arte e la bellezza; Veronica cura le persone, le amiche e ha una famiglia difficile. Accanto a loro i compagni e i mariti, con i drammi e i malesseri del nostro tempo.

Francesco è intensamente altro. Sposato con una donna lontana, è un artista affascinante che sfugge agli schemi e accarezza le corde più profonde di Miriam senza mai dichiararsi davvero. 
Le loro vite scorrono parallele, a volte intrecciate, a volte distanti, sempre legate da un filo invisibile che non si esaurisce. Fino al punto in cui il caso sembra poter rovesciare gli equilibri e aprire la porta al cambiamento. 
Ma il loro è il racconto di ciò che si avverte e non accade, in un bilico di irresistibile incanto e magnifica, spaventosa vertigine.

L'autrice.
Mara di Noia è medico veterinario, dopo la laurea presso l’Istituto di Ispezione degli Alimenti di Origine Animale, abbandona progressi-vamente l’idea che l’animale possa essere cibo, scegliendo questo particolare modo di esercitare la professione medica e contribuendo alla diffusione di un cibo alternativo.
Fonda il progetto Vegachef e il relativo magazine on line, nato per diffondere una cultura alimentare differente. Alla FunnyVeg Academy è titolare della Scuola di Salute Alimentare, sia del corso teorico che pratico. È anche conduttrice radiofonica e televisiva
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Il corpo dei ricordi di Daniela Montella, un sorprendente romanzi distopico, in cui il tema è il senso stesso della vita.

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In un paradiso terrestre come lo Stato, unico custode della cultura umana in un mondo ormai devastato dalle guerre, la morte è diventata illegale. 
Paura e dolore sono ridotti ai minimi termini e la tristezza è mal tollerata. Ogni difetto viene eliminato con un colpo di bisturi. 
Eventuali giovani morti, vittime di incidenti o malattie, tornano in corpi nuovi pieni di ricordi del passato. 
Yolande, cresciuta dai seguaci di un culto della morte, fatica ad inserirsi nel mondo perfetto. 
Fra ricordi dolorosi e sogni funesti, il suo unico desiderio è quello di sembrare normale. 
La situazione precipita quando riceve una telefonata inaspettata: Kristof, il suo amato marito, è appena morto.

L'autrice.
Daniela Montella è nata a Napoli. Si occupa di narrativa, poesia, e arti performative.
Scrive articoli e racconti brevi per il web.
Con il collettivo artistico "L'inguine di Daphne" sperimenta la fusione tra musica e teatro.
"Il corpo dei ricordi" è il suo primo romanzo
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Blogtour "L'albero della Vita" di Ella M. Scarlett - Estratto gratuito



Cari lettori, sono lieta di dare il via al un nuovo blogtour: 8 contenuti originali su 8 diversi blog per presentare il romanzo Paranormal Romance di Ella M. Scarletta, edito da Genesis Publishing!



Il Blogtour è associato al Giveaway su Rafflecopter, che permetterà ai partecipanti di aggiudicarsi due copie dell'ebook del romanzo.

“L'Albero della Vita – La Genesi”
di Ella M. Scarlett 



Editore: Genesis Publishing
Data di uscita: 14/03/2017
Genere: Paranormal Romance, New Adult
Pagine: 315
Formato: Ebook
Prezzo: 3.99€
Ebook, 11,60€ cartaceo




Per Eva il giardino dell'Eden è solo un vago ricordo, così come gli arcangeli e tutto ciò che fa parte del Regno Celeste. L'unica cosa che vorrebbe la ragazza è riavere Adam al suo fianco, ma la terribile maledizione, che pende sui loro capi, sembra destinata a durare per sempre.
Per Lilith, il Regno Celeste è il nemico da sconfiggere ed Eva la pedina ideale per raggiungere i suoi scopi di vendetta. Mentre le forze del bene e del male si risvegliano dal loro antico torpore, vecchi e nuovi legami sono messi a dura prova in quella che, ben presto, si trasformerà nell'ultima grande guerra tra il Regno Celeste e gli Inferi.
Chi avrà la meglio, guadagnando la vittoria?
E il Padre, che ha generato ogni creatura con immenso Amore, rimarrà spettatore dello sfacelo tra Suoi figli?

L'autrice
Ella M. Scarlett - Laureata in Giurisprudenza, pratica la professione di avvocato a Genova, dove è nata e cresciuta. Amante di fumetti e letteratura, coltiva la passione per la scrittura fin da bambina. Passa l’adolescenza immersa nel mondo delle fanfiction, a cui deve molto più di quanto possa dire, e che continua a leggere assiduamente, anche oggi.
Predilige le storie in cui la realtà si intreccia con la fantasia e in cui nulla è impossibile o incredibile, perché l’immaginazione, per lei, non conosce limiti. L’Albero della Vita - La Genesi è il suo romanzo d’esordio, primo volume di una serie paranormal romance, pubblicata dalla Genesis Publishing.



Tratto dal capitolo I “Presentimento


In origine il giardino venne creato per ospitare l’uomo e la donna: quella bizzarra mescolanza di carne e spirito che Dio aveva creato di fronte agli occhi attoniti della stirpe celeste.Tutti gli angeli si erano commossi per la bellezza di quella nuova forma di vita, al contempo fragile e forte nella sua finitezza.Inni di lode e gioia si erano innalzati da ogni angolo del Regno Celeste per celebrare il Padre e l’ennesima opera da Lui compiuta, ma non tutti si erano rallegrati della notizia.C’era qualcuno, infatti, che non amava l’idea degli umani. Qualcuno che rifiutava di unirsi ai festeggiamenti e che protestava a gran voce denunciando l’ingenuità dei suoi fratelli.Lucifiel, primo tra i Serafini e sommo consigliere del Padre, guardava con diffidenza quella nuova creazione, quella nuova vita che aveva preso dominio di una parte della Terra e la cui natura gli appariva come un abominio.Di fronte al suo sconcerto, il Signore si mostrò indulgente e, senza rabbia, lo invitò a scendere coi suoi fratelli sulla Terra.«Osservali e prova a dar loro una possibilità» gli disse. «Quando tornerai da me, ne discuteremo ancora.»Seppur diffidente, Lucifiel scese nell’Eden per camminare al fianco degli umani. Come altri, prima di lui, rimase incantato dalla loro bellezza esteriore, dal loro aspetto al contempo simile e distante da quello della razza celeste, privo della loro luce e della loro conoscenza, ma caldo al tocco e fisico come quello di ogni altra creatura terrena. Allo stesso tempo, con una sorta di orrore crescente, cominciò ad apprezzarne la natura e, soprattutto, i limiti.Sebbene in possesso di un’anima, gli umani non percepivano la Volontà del Signore: erano ciechi alla Sua Luce e sordi alla Sua Voce. La loro essenza non era altro che una scintilla inconsistente, una flebile fiamma prigioniera della carne e schiava dei bisogni di quest’ultima. Non c’era altro che egoismo in loro, desideri e ambizioni sconosciuti alla razza celeste e pericolosi per l’equilibrio dell’intero Regno.Ciò che Lucifiel vide nell’uomo fu la distruzione della propria stirpe e la scomparsa di tutto ciò che egli amava.Quando espose i suoi timori al Padre, però, venne deriso dai suoi fratelli e giudicato meschino per i suoi pregiudizi. Nessuno di loro lo appoggiò, nemmeno uno sollevò la voce in suo favore. Nessuno di loro vide mai ciò che per lui era chiaro fin dall’inizio: l’umanità doveva essere distrutta.«Non capisco le tue paure, Lucifiel. Cosa pensi potrebbero farci? Siamo superiori in ogni modo. Dimentichi, forse, chi sei? Cosa sei?»La Luce lo rassicurò a lungo, cullandolo nel proprio tepore, mostrandogli la Creazione in tutta la sua gloria. Lucifiel guardò e si commosse, come mai aveva fatto prima di allora. Vide i grandi animali che danzavano nell’aria spalancando soffici ali simili a quelle della stirpe celeste; gli innumerevoli predatori dalle morbide pelli colorate capaci di attraversare deserti e foreste in un battito di ciglia; le gigantesche bestie coperte di squame dai colori dell’arcobaleno, che dormivano in fondo agli abissi e potevano respirare nelle profondità dell’acqua. Per loro, il Signore aveva creato un immenso giardino: prati sconfinati ricamati di boccioli in fiore, rigati da pennellate di acqua azzurra e grigia, che brillavano di luce propria sotto i raggi tiepidi del sole; alte montagne dalle cime cosparse di terra fredda e bianca; distese di sabbia cocente in cui solo le piante più robuste riuscivano a mettere radice.Nonostante quella meravigliosa visione, nonostante il piacere che gli impediva perfino di parlare, l’animo di Lucifiel restava turbolento e la sua mente non riusciva a trovare pace, né avrebbe potutotrovarne. Non finché l’uomo avrebbe continuato a camminare indisturbato sulla Terra.«Oggi, forse, non rappresentano un rischio, ma non sarà sempre così. Le loro menti hanno la capacità di apprendere senza limiti. Hanno le nostre stesse potenzialità, perché Tu hai voluto che fossero così. Li hai resi come noi eppure non potrebbero essere più differenti. Ascolta le mie parole: oggi gli fai dono della Terra e domani vorranno l’intero Regno» ripeteva instancabilmente, volta dopo volta, ma nessuno gli prestava orecchio.Ben presto, le sue proteste divennero oggetto di critica e biasimo da parte degli altri angeli e un fastidio evidente per il Padre, che iniziò a ignorarne il consiglio e a evitarne la compagnia.Sebbene la sua solitudine lo ferisse, sebbene la derisione dei suoi fratelli lo facesse sentire umiliato, Lucifiel non smise mai di dire ciò che pensava realmente e intraprese quella che considerava ormai l’unica strada possibile: decise di svelare a tutti la vera natura degli umani.





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lunedì 22 maggio 2017

Recensione: LA VENTIQUATTRORE (Delitto in albergo) di Maurizio Castellani



Una ventiquattrore dal contenuto misterioso, un uomo dalla professione decisamente particolare trovato morto in un albergo tranquillo e poco affollato, e tre amici pronti a investigare sul delitto... tra una mangiata e l'altra!


LA VENTIQUATTRORE (Delitto in albergo)
di Maurizio Castellani


Marco Vincenti è un 50enne che per più di vent’anni ha svolto la professione di geometra; avendo ricevuto in eredità da una vecchia zia un albergo a Casciano Terme, un paesino in provincia di Pisa, decide di cambiare vita e di abbandonare il lavoro di geometra per abbracciare quello di albergatore.
Si trasferisce quindi in questo modesto e un tantino vetusto alberghetto in stile anni ’50, decisamente poco moderno (a cominciare dal nome: da zia Maria) ma tranquillo, e inizia da subito a prenderne in mano la gestione in maniera convinta.

Ad aiutarlo ci sono l’amico Piero e la bella Grazia, la nipote della signora Luisa che lavora all’albergo da tempo; la donna sostituisce temporaneamente l’anziana parente e, nonostante gli iniziali timori di Marco, si rivela molto attenta ed efficiente e nel tenere in ordine la struttura e nel prendere le prenotazioni degli ospiti.

Tra questi ultimi, un giorno, sopraggiunge un certo signor Corrado Fantozzi, rappresentante di “prodotti non meglio specificati”  destinati al pubblico femminile: un uomo distinto, riservato, di poche parole un po’ brusco e sempre con una valigetta ventiquattrore in mano, da cui non si separa praticamente mai.
Questo signore - dal simpatico Marco soprannominato l’asciutto – viene però trovato morto nella propria stanza: a scoprirne il cadavere è proprio Marco, che entra in camera dopo averlo chiamato parecchie volte e non avendone ricevuto risposta. Sul comodino accanto al letto c’è un flacone di sonniferi: forse c’entra qualcosa con la morte dell’uomo?

Immediatamente Marco inizia ad indagare, insieme agli amici Piero e Andrea; i tre spesso e volentieri si incontrano per aggiornarsi su ciò che di volta in volta scoprono intorno alla figura del defunto rappresentante e, tra un ragionamento e l’altro, si concedono gustosi pranzi e cene, accompagnati da buon vino.
A “vegliare” sulle loro indagini di improvvisati Sherlock Holmes, ci pensa il maresciallo Bevacqua, col quale i tre condividono dubbi, ipotesi e congetture.

Il mistero dell’uomo con la ventiquattrore troverà la propria conclusione e soluzione, com’è giusto che sia in un romanzo giallo, e ci si arriva attraverso i vivaci ragionamenti dei tre amici e grazie a tanti piccoli indizi importanti: uno sconosciuto dal taglio di capelli singolare con cui l’asciutto è stato visto la sera prima di morire; il nome di una donna e un numero di cellulare; il lavoro particolare dello stesso Fantozzi…
Ma Marco non si dedicherà soltanto alla soluzione del caso: sarà impegnato anche ad interagire con il gentil sesso, che sia un’amica d’infanzia o la bella e procace Grazia, che non manca di girargli attorno mostrandogli le proprie grazie…!


La narrazione dei fatti è scandita in giorni e ore e comprende un arco di tempo che va dal 23 marzo al 13 aprile; anche se è in terza persona, il racconto delle vicende ha comunque un tono molto colloquiale, informale, diretto, intervallato molto spesso dai pensieri di Marco, un uomo intelligente, ironico, amicone, amante della buona cucina e delle belle donne; i suoi due amici sono “toscanacci” come lui, sempre allegri e buontemponi e “l’aria” che si respira in questo breve romanzo è decisamente gioviale, “casereccia” (nel senso di genuina, verace), cameratesca; un linguaggio immediato, colorito,  arricchito di pittoresche espressioni toscane,  uno stile molto fluido, un ritmo pimpante rendono “La ventiquattrore” un giallo spensierato, divertente, con una gradevole dose di umorismo che ne fa una lettura senza dubbio piacevole.

domenica 21 maggio 2017

Recensione: E ORA PARLIAMO DI KEVIN di Lionel Shriver (RC2017)



Qual è la responsabilità civile e penale di genitori i cui figli commettono feroci atti criminali, organizzati nei minimi dettagli con uno spaventoso sangue freddo?
Questo libro di Lionel Shriver mette a nudo con una lucidità spiazzante i pensieri più reconditi di una madre la cui esistenza è stata letteralmente stravolta da un figlio assassino.



E ORA PARLIAMO DI KEVIN
di Lionel Shriver


Ed. Piemme
Trad. A. Romeo

"La madre del terribile Kevin Khatchadourian, ecco quello che sono adesso, un'identità che può essere annoverata tra le piccole vittorie di nostro figlio (...). Non sono sicura di voler capire Kevin, trovare un pozzo dentro di me così scuro da riuscire a dare un senso a ciò che ha fatto".

Il libro è impostato in forma epistolare; a scrivere le lettere è la protagonista, Eva Khatchadourian, e il destinatario è suo marito Franklin; esse raccolgono un arco di tempo che va da novembre 2000 ad aprile 2001; dalle prime righe comprendiamo che i due sono separati e che questo è avvenuto dopo i fatti del giovedì, di quel giovedì maledetto in cui si è verificata la tragedia che ha sconvolto la vita di tanta gente, compresa quella di Eva e della sua famiglia.

Ma procediamo con ordine.
Eva Khatchadourian è sposata con Franklin Plaskett, l'amore della sua vita; la coppia è felice e serena, nonostante le differenze di vedute su tanti argomenti; Franklin, ad esempio, è il classico americano DOC, fiero di appartenere alla nazione più democratica del mondo, al Paese delle grandi opportunità, in cui è possibile vivere un'esistenza appagante perchè Stati Uniti significa libertà, ricchezza.... Insomma, come si può disprezzare un Paese come gli USA?

Di diverso parere è sua moglie Eva - che ha fondato un'agenzia che pubblica libri di viaggio -, di origini armene, dalla personalità decisa, forte, molto pragmatica, poco incline ai sentimentalismi, che non riesce a sentirsi parte integrante del beone e ipocrita popolo americano (da lei ultra criticato e disprezzato), tutto patatine fritte e hamburger.

La vita dei due procede comunque alla grande, fino a quando, sulla soglia dei 40 anni, ai due non viene il desiderio di avere un figlio.

A Franklin piacerebbe essere padre; per Eva è un po' diverso: a lei piace l'idea di mettere al mondo una creatura che appartenga ad entrambi e che in qualche modo li aiuti a rispondere alle grandi domande esistenziali che da sempre l'essere umano si pone; un figlio ti fa capire chi sei, qual è il senso della vita, ti dà la sensazione che qualcosa di te non morrà mai perchè si protrarrà nelle generazioni successive.

Nonostante la comune decisione di avere un bambino, la scoperta della gravidanza mette in difficoltà Eva, che accetta con evidente disappunto l'idea di mettere da parte tutte le sue ambizioni professionali per fare la mamma.

Ma accetta comunque il compito... In fondo, avere figli è stata una scelta consensuale, no? Chi obbliga una coppia a fare i genitori, se non lo vuole? Non è il figlio che chiede di nascere, quindi è stupido scaricargli addosso frustrazioni e risentimenti!
Beh, questo è vero in teoria, ma poi gli stati d'animo, le paure, le ambizioni mortificate, i pensieri più intimi... sono un'altra cosa, ed Eva non può fare a meno di provare da subito per il suo bambino sentimenti contrastanti.

Quando Kevin nasce e le viene messo tra le braccia, e poi quando deve allattarlo per la prima volta, Eva non si sente travolta dall'emozione di essere madre; si deve sforzare per provare amore per quel cosino rosso che sembra guardarla torvo e disgustato!
E la sua sofferta indifferenza (Eva comunque avverte un certo senso di colpa per questo mancato feeling con la creaturina frutto del proprio seno) cozza, stride in modo evidente con l'entusiasmo e la tenerezza del marito, che accetta il ruolo di padre con una tale gioia da apparire tenera e patetica insieme, agli occhi di una donna pratica come Eva.

Le lettere di Eva al marito (e alle quali non riceve risposta) sono scritte con grandissima lucidità, quasi con distacco, non perché non traspaiano emozioni e pensieri - tutt'altro! - ma in quanto questi vengono quasi "dissezionati", vengono esplicitati con un'analiticità sconvolgente, che spiazza il lettore e allo stesso lo induce a continuare la lettura.
Il racconto del passato - di quegli anni che precedono il giovedì -, e quindi la genesi del rapporto con Franklin, il matrimonio, la gravidanza, l'arrivo della secondogenita, Celia, e il resto, inevitabilmente si mescola col presente, in cui capiamo che Eva vive da sola, isolata da parenti e amici; le è rimasto soltanto il lavoro e ad inseguirla ci sono gli sguardi di disprezzo delle persone e i ricordi dolorosi di ciò che è avvenuto e che è immutabile, la consapevolezza di un oggi intriso di solitudine, e un futuro che non ha nulla, ma proprio nulla, da regalare.

Ma cosa è accaduto che ha cambiato radicalmente la vita dei Plaskett?

Inutile girarci attorno: l'8 aprile 1999 Kevin, il sedicenne Kevin Khatchadourian (chiamato KK da giornalisti e opinione pubblica, dopo il giovedì), ha ucciso un gruppo di persone, tra studenti e un'insegnante; adesso è rinchiuso in carcere a Chatham, a scontare una pena che non potrà mai soddisfare alcun senso di giustizia, perché non restituirà i morti alle famiglie distrutte dalla tragedia messa in atto da questo ragazzino che sapeva quel che faceva.

Ecco, questo è il cuore del libro e tutto ciò che Eva ci racconta, o meglio che racconta e ricorda al marito, è funzionale a quel giovedì, agli omicidi commessi da Kevin.

Quando accadono stragi di tale portata, le domande che nascono istintive sulla bocca di chiunque ascolti l'orribile notizia, sono sempre le stesse: Perché? Perché un sedicenne, di una famiglia benestante, brillante, con ottimi voti, non rientrante nella "classica" categoria dello studente brufoloso sfigato, deriso dalle ragazze e bullizzato dai ragazzi, arriva a commettere tali nefandezze? Cosa lo ha spinto a macchiarsi di più omicidi?
E quanto è responsabile la famiglia, che nel proprio seno ha cresciuto un tale pericolo per la società? Ha forse voluto e preferito ignorare i probabili (?) segnali che il ragazzo (psicopatico? depresso? lucidamente folle? o semplicemente CATTIVO, arrabbiato col mondo?) ha lanciato agli inconsapevoli (quanto inconsapevoli??) genitori? Si sarebbe potuta evitare la tragedia?

Leggendo, veniamo a sapere da subito che Eva è stata processata in quanto genitore di un assassino minorenne e in quanto negligente nei suoi confronti.
Scopriamo anche che è l'unica della famiglia che va a trovare il carcerato, che non sembra affatto felice di vederla, tant'è che tra i due continua ad esserci quel rapporto conflittuale che c'è sempre stato.


Sì, perché tra Kevin ed Eva non è mai intercorso amore, comprensione, complicità, sintonia...; Eva ha sempre mantenuto un certo distacco emotivo e Kevin a sua volta ha sempre mostrato di andare maggiormente d'accordo col paparino, affettuoso fino all'eccesso; infatti, con Franklin, il piccolo Kevin si dimostra un bambino tranquillo, mentre con la madre continua a piangere, passando dal provocatorio mutismo infantile fino alla ribellione adolescenziale agli ordini della madre.

Ovviamente vi risparmio i particolari del difficile rapporto di Eva con Kevin, tutte le sensazioni di lei come madre circa il figlio, un ragazzino da sempre strano, arrabbiato col mondo, chiuso nel suo mondo ma per null'affatto stupido o asociale.
Anzi, crescendo, Kevin rivela un'intelligenza fuori dal comune, un intuito sorprendente, una capacità di leggerti dentro e prevenire le tue parole che fa paura.

A differenza del marito, reso quasi "ottuso" dal troppo ed eccessivo amore protettivo verso il povero piccolo Kevin, la lucidissima Eva vede ciò che nessun altro nota e rabbrividisce di fronte agli sguardi taglienti ed inquietanti del figlio, davanti ai suoi rari sorrisi, mai spontanei e onesti, ma sempre sarcastici e "in formato ghigno malefico".

Cosa c'è in Kevin che non va?

Nel corso degli anni, accadono tanti piccoli fatti che, alla luce di quel giovedì, Eva comprenderà essere i presupposti, i famosi segnali ai quali lei e il marito, in quanto genitori, avrebbero dovuto dare importanza, per interpretarli in modo giusto.

Considerazioni.

Leggere questo libro, questo epistolario, è stato, per me, emotivamente faticoso; lo stile è molto scorrevole e l'Autore dà alla narratrice una tale capacità di raccontare i fatti in modo ordinato e chiaro, che è impossibile staccarsi dalla storia; si è avidi di sapere, di giungere al cuore dei fatti..., ed in fondo è quello che succede ogni giorno al cospetto delle tante e frequenti brutali notizie di omicidi, che ormai sono diventati fatti quotidiani, che rischiano di non stupirci neanche più...: c'è o no un certo inquietante interesse, a tratti morboso, per i particolari truculenti degli omicidi, meglio ancora se commessi da serial killer, da geni del male che hanno architettato delle stragi per filo e per segno, con una perizia e un'attenzione quasi... affascinanti...?

Lettera dopo lettera, Eva ci mette davanti ad un susseguirsi di fatti e di episodi che scavano nell'intimità di una famiglia come tante, e ne viene fuori un quadro lacerante, doloroso, sofferto, filtrato dalla controllata razionalità, dall'intelligenza e dalla profonda umanità di Eva, che - nonostante un'iniziale ed inevitabile impressione non proprio positiva (quella di essere una donna fredda, una madre anaffettiva, scostante, troppo dura) - non smette di chiedersi se la colpa per la tragedia perpetrata dal figlio non sia anche sua, e del rapporto indubbiamente ostile con lui.

La storia raccontataci da Eva solleva una fiumana di sentimenti ed emozioni contrastanti nel lettore: dall'indignazione alla pietà, dalla rabbia allo sconcerto, dal dolore alla tristezza impotente, dalla certezza della disapprovazione e della condanna al cospetto di efferati assassinii alla perplessità nell'attribuzione delle colpe e di fronte alla prospettiva del perdono.

È una lettura che, quindi, non lascia assolutamente indifferenti, ma coinvolge, solleva interrogativi, dubbi, anche paure (soprattutto se i lettori hanno figli, o sono educatori/insegnanti...), che fa scuotere il capo, che mozza il respiro quando si giunge a certi momenti cruciali, sconvolgenti ed emotivamente forti.

Shriver ha scritto un libro che disorienta, turba, indigna, ferisce, e tutto questo a maggior ragione perché a narrarci ogni cosa è una madre: una madre distrutta e terribilmente sola che non viene meno al dovere di autoesaminarsi, che affronta la sofferenza derivante dal ripercorrere un passato immodificabile, che guarda in faccia la desolazione del proprio presente, privato degli affetti più cari, e alla quale resta soltanto la possibilità di andare avanti, di sopravvivere.
Nonostante tutto. Nonostante le turpe azioni commesse da Kevin.

Un libro tagliente, doloroso, nel quale spicca la figura di questo ragazzo, del quale leggiamo la storia - la personalità, le azioni... - e stentiamo a credere che possa essere realistico, verosimile.

Però l'Autore stesso - attraverso la voce narrante - ci ricorda che... accidenti se la storia è lontana dalla realtà...! A rammentarci quanto giovani in carne ed ossa possano essere dei possibili Kevin, ci pensano i telegiornali, i fatti di cronaca, e questo pone interrogativi urgenti a tutta la società, in primis a quanti sono impegnati nell'educazione delle giovani generazioni.

Consigliato a quanti si sentono in grado di affrontare una lettura a forte impatto emotivo, cruda e, perché no, scioccante.
So che c'è il film, per cui conto di vederlo al più presto; intanto, vi lascio il trailer:





Obiettivo n.26 - Un libro scritto in forma epistolare



sabato 20 maggio 2017

Spazio emergenti: "Ikanos la Gazza La Corona Spezzata" di Chiara Orlando // LOVE GENERATION di Noelle Olsen



Cari lettori, rieccoci insieme in questo sabato mattina, che qui sul blog ha inizio con una doppia segnalazione.


A giugno vedrà la sua pubblicazione un fantasy per ragazzi, il primo volume di una serie:


Ikanos la Gazza 
La Corona Spezzata 
di Chiara Orlando

Fantasy 
dai 12 anni in su
EKT- Edikit 
12 euro
Sarà disponibile da GIUGNO ma è possibile comperarlo in prevendita sul sito dell'editore: 


TRAMA

Nella città di Mabre vige una ferrea gerarchia. A governare è la famiglia dei Leoni, aiutati dai nobili della Città Alta e dai Lupi Bianchi, feroci militari.
Le famiglie più umili, come le Pecore, i Maiali, i Conigli e le Galline vivono nella Città Bassa. Poi c’è il Recinto che separa la civiltà dal Margine, area desolata e pericolosa alla quale sono stati relegati i criminali, gli emarginati, i dissidenti, i mendicanti e gli storpi. Questo è il regno dei Ratti, padroni incontrastati di Sottomabre, città nata nei cunicoli fognari sotto il Margine, cuore pulsante del crimine di Mabre, popolata da Serpent, Volpi e Gazze Ladre.

Ikanos è proprio una Gazza Ladra. Abbandonato appena nato dai genitori, sopravvive di espedienti al Margine, insieme ad altri Cuccioli di Strada; un fortunato incontro con le sorelle Chioccia però gli offre l’opportunità di mettere la testa a posto e sfruttare le sue capacità per un lavoro onesto: trovare per altri le cose smarrite. Procede tutto bene, fino a quando in ufficio non si presenta un misterioso personaggio in cerca di una mappa che sostiene gli sia stata rubata. Ikanos non è convinto da questo nuovo cliente;il suo istinto gli dice che sta nascondendo qualcosa.

Tra misteri e colpi di scena, la Gazza Ladra, insieme ai suoi amici, si metterà alla ricerca della mappa, ritrovandosi catapultato in un’incredibile avventura.


Il secondo romanzo è un rosa:


LOVE GENERATION
di Noelle Olsen


<<…quella di Arianna era veramente la “Generazione d’Amore” che descriveva Bob? Una generazione di svalvolati sognatori? Una generazione custode del più grande dei sentimenti?>> 


Anno 2006. Arianna Lombardi, diciottenne studentessa dell’ultimo anno di liceo, vive una vita quasi perfetta: famiglia benestante, feste in yacht, amici a volontà. 
Arianna, però, custodisce un segreto. O meglio: custodisce una persona dentro di se’ di cui è segretamente innamorata. 
Lui, Tommy Ferrari, il classico belloccio popolare e altezzoso. S’incontrano spesso, tra feste e ore scolastiche, come se una forza misteriosa voglia sempre intervenire sui loro destini. Tutto sembra andare a gonfie vele nella vita di Arianna, quando una notizia sconvolgente si abbatte su di lei come un fulmine a ciel sereno, in quella calda giornata di Agosto, cambiando per sempre la sua vita. 
Un evento capace di inaugurare una catastrofe silenziosa, sistematica. Tutto quel castello di sogni, speranze, illusioni giovanili, rimpiazzato giorno dopo giorno da una realtà tortuosa, fatta di preoccupazioni e responsabilità. 
Una notizia che cela dietro di se’ una verità molto più agghiacciante. 
Arianna si troverà ad affrontare, come tanti altri suoi coetanei, il lungo percorso in cui vede il suo mondo innocente, la sua ‘‘generazione d’amore’’ trasformarsi in un mondo crudo e colpevole . 
Il cammino dall’adolescenza all’età adulta.
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