sabato 2 marzo 2019

Recensione: CLAUDIO BAGLIONI. UN CANTAUTORE DEI GIORNI NOSTRI 1967-2018 di Paolo Jachia



Questo breve ma interessante saggio di Paolo Jachia ripercorre in maniera cronologia la carriera di Claudio Baglioni, a partire dalla prima canzone scritta nel 1967 sino ad arrivare a tempi più recenti, con Capitani Coraggiosi in compagnia di Morandi e la sua (prima) designazione come direttore artistico e conduttore del Festival di Sanremo 2018.
L'autore non si limita ad analizzare l'aspetto musicale ma ancor più la capacità comunicativa, lo spessore artistico e l'evoluzione che negli anni hanno caratterizzato la musica di Baglioni



CLAUDIO BAGLIONI. UN CANTAUTORE DEI GIORNI NOSTRI 1967-2018
di Paolo Jachia


Fratelli Frilli Ed.
176 pp
12.90 euro
La lettura di questo trattato è stata davvero interessante per me che sono "baglioniana" da ormai molti anni.
Ripercorrere la brillante carriera del cantautore romano me l'ha fatto apprezzare (se mai ce ne fosse bisogno!) ancora di più perchè inevitabilmente la disamina di Jachia mi ha indotta a considerare (ancora una volta) e a soffermarmi su alcuni aspetti fondamentali che hanno contrassegnato l'evoluzione artistica del protagonista di queste pagine, Claudio Baglioni appunto.

Si parte dagli inizi, dal '70, quando esce "Un cantastorie dei nostri giorni", da "Signora Lia", una canzone che nella sua semplicità e immediatezza ci fa capire come già da giovanissimo Claudio scrivesse testi che parlavano di vita quotidiana, di persone "normali", di scene di vita di ogni giorno che arrivano a noi come se stessimo guardando una fotografia.
Inevitabile passare per quella che è stata definita "la canzone del secolo" e che molto probabilmente è, per tanti, il primo brano che viene in mente quando si nomina Claudio: Questo piccolo grande amore, una canzone che parla di un amore giovanile romantico e che è da sempre definita una canzone popolare, sciropposa, melensa.... e purtroppo questa etichetta Baglioni se la ritroverà addosso per anni, nonostante egli poi scelga coraggiosamente di dimostrare di non essere solo "uno che canta d'amore" ma anche un artista che cresce, matura e sviluppa e affina la capacità di raccontare tante altre tematiche, e di farlo non più solo in quei toni malinconici, "crepuscolari" che caratterizzano la sua produzione artistica ante 1977 (anno in cui pubblica l'album "Solo", e che lo vede staccarsi dalla RCA e separarsi da Coggio, fino a quel momento coautore di molti testi di Baglioni), ma con una maturità che emerge tanto nella scrittura quanto nella musica.

Non che Claudio smetta di parlare di sentimenti e di amore, ma semplicemente cambiano "i termini" e il modo di raccontarlo; del resto, è la vita che ce lo insegna: si cresce, si abbandona l'adolescenza per entrare nell'età adulta, ci si innamora, si soffre, una relazione può finire e lasciare dietro sè piccole o grandi macerie nel nostro cuore, può trascinarci in momenti di solitudine, di sofferenza... Altro che amore romantico, frasi da "Baci Perugina" e occhi a cuore: l'amore può ferire e può non durare per sempre, ma non per questo non è importante e non merita di essere raccontato, anzi... fotografato, proprio come fa Claudio, che rivela, di album in album, una grande e più forte consapevolezza compositiva, espressiva e una sempre maggiore ricchezza nella scelta di parole, immagini, simbolismi.

In queste pagine il lettore - in particolare chi magari non è un estimatore Doc di Baglioni - ha modo di conoscerne meglio il repertorio, che è fatto anche di testi in cui emergono tematiche sociali - pensiamo a brani come "I vecchi", "Uomini persi" - o che semplicemente ritraggono la realtà attorno a sè, che sia una sera come tante di una famiglia tra le mura domestiche, schiacciata dalla propria esistenza appiattita e grigia ("E adesso la pubblicità") o l'umanità - uomini e donne - che ogni giorno si svegliano e affrontano un nuovo giorno ("Un nuovo giorno o un giorno nuovo").

Al centro c'è quello che è unanimamente considerato il capolavoro di Baglioni, "Oltre", una sorta di romanzo in versi, stratificato e complesso sotto ogni aspetto, e anche dall'analisi dei successivi album viene fuori un artista sempre più sensibile e capace di osservare il mondo con uno sguardo ogni volta nuovo, di chi non smette di farsi domande, di porsi interrogativi sui grandi temi della vita, di chi non ha paura di mettersi in viaggio alla ricerca di sè e del prossimo.

Credo che questo libro possa piacere tanto a chi già ama e apprezza moltissimo Claudione, quanto a chi lo conosce poco (o comunque solo attraverso alcuni suoi brani ritenuti "rappresentativi", i più "famosi", ma che forse in realtà sono quelli che gli rendono meno giustizia ^_- ), perchè restituisce un ritratto del Nostro onesto, ben argomentato e contestualizzato, che esamina in modo intelligente e consapevole molti dei brani più belli e significativi, dai quali vien fuori un artista e, ancor prima, un uomo che attraverso la sua splendida musica non s'è risparmiato al suo pubblico e che personalmente mi auguro (anzi, ne sono certa) abbia ancora tanto da dare a chi vuole emozionarsi attraverso le sue canzoni.
Ringrazio di cuore la C.E. Frilli Editori per avermi fatto dono di questa graditissima copia e non posso che consigliarne la lettura, tanto più a quanti amano la musica cantautorale italiana. (di cui Baglioni è degno rappresentante).





'51 Montesacro e tutto cominciava...

Da allora un ragazzo di pianura, 

camminando lungo le vie dei colori e sulle scale di un pianoforte,

è diventato un Grande Mago, un Cantastorie che ci ha regalato nuvole e sogni, 

come un urlo in mezzo al cielo, che vola e va da me a te.

A CLA'.., 

son le ultime parole che ho pensato in questa stanza ....

e non sono mai abbastanza per dire 

GRAZIE....,

perchè hai dato un po' di te da amico vero

a tutta questa gente che c'è al mondo,

e così, tra canzoni e amore, ti ritrovo fianco a fianco

a ricordarmi che 

IL SOGNO E' SEMPRE

... LA VITA E' ADESSO!

venerdì 1 marzo 2019

Bilancio di letture del mese di febbraio 2019



Il mese più corto del'anno è volato via, tra febbre e tosse, e io tiro le somme delle mie letture di febbraio ^_-



  • LA CULLA BUIA di S. Hannah (RECENSIONE). In questo thriller psicologico l'autrice britannica Sophie Hannah affronta un argomento spinoso, quello delle morti in culla: genitori stanchi, un po' assonnati, che finalmente, dopo una lunga giornata, vedono il loro bimbo di pochi mesi addormentarsi..., ma il mattino successivo il risveglio potrebbe essere decisamente tragico se quel bimbo dovesse restare immobile nel lettino...
  • APPUNTAMENTO IN OBITORIO di Mauro Valente (RECENSIONE): un giallo appassionante, un inspiegabile omicidio che nasconde fitti collegamenti con il mondo militare e i suoi segreti; ma nessuna verità può restare sepolta per sempre.
  • LA PIETRA DI LUNA di Wilkie Collins (RECENSIONE): un diamante meraviglioso su cui aleggia l'eco di una maledizione per chi ne diventa indegno possessore. Un poliziesco tinto di noir scritto con una penna magistrale, una narrazione fluente pur essendo minuziosa; il ritratto di un'Inghilterra in Età Vittoriana che si muove tra l'ironico e il melanconico.
  • BUIO E LUCE. Alzate gli occhi al cielo di Fabio Salvatore (RECENSIONE): la testimonianza serena, consapevole e toccante di un uomo che ha trovato nella fede la via per affrontare il cancro che da anni ha colpito il suo corpo ma non è riuscito ad abbattere il suo spirito.
  • ELLIE ALL'IMPROVVISO di Lisa Jewell (RECENSIONE). Un'adolescente scomparsa in circostanze misteriose; una madre distrutta che, da quella tragica sparizione, non s'è mai ripresa davvero. Un passato che torna prepotentemente a bussare e, finalmente, tante domande troveranno, dopo dieci anni, risposta.
  • UNA NOTA NEL CUORE di Ilaria Mossa (RECENSIONE). Una storia d'amore dolce e romantica nata tra le note della musica e all'ombra del "magico" suo potere di risvegliare emozioni e sentimenti.
  • PISTA NERA di A, Manzini (RECENSIONE): Rocco Schiavone è un vicequestore davvero particolare: scorbutico, "cannaiolo", sempre di cattivo umore, sarcastico all'ennesima potenza, all'occorrenza manesco e poco gentile..., ma anche molto bravo nel risolvere i casi più difficili. Ed è impossibile non amarlo, nonostante il suo caratteraccio.
Sul podio vanno di sicuro LA PIETRA DI LUNA perchè ho conosciuto un grande narratore dell'età vittoriana, che approfondirò (Wilkie Collins), PISTA NERA perchè Rocco Schiavone è un gran personaggio, e il thriller psicologico ELLIE ALL'IMPROVVISO, molto bello e intrigante; un po' delusa da LA CULLA BUIA di Sophie Hannah :((


Attualmente in lettura:

- EDUCAZIONE EUROPEA (R. Gary)
- DEVORA (F. Buso)
- LA CASA DI VETRO (S. Mawer)


Sul fronte cinema ahimè non ho nulla da dichiarare; sto apprezzando la fiction su canale 5 NON MENTIRE con Preziosi e Greta Scarano, ritengo sia fatta bene, attori bravi, intriganti le vicende; sono molto curiosa di vedere l'ultima puntata.



E ORA TOCCA A VOI!
QUALI LETTURE DI FEBBRAIO VI HANNO COLPITO MAGGIORMENTE?
QUALI VI HANNO DELUSO?

giovedì 28 febbraio 2019

Recensione: PISTA NERA di Antonio Manzini



Rocco Schiavone è un vicequestore davvero particolare: scorbutico, "cannaiolo", sempre di cattivo umore, sarcastico all'ennesima potenza, all'occorrenza manesco e poco gentile..., ma anche molto bravo nel risolvere i casi più difficili. Ed è impossibile non amarlo, nonostante il suo caratteraccio.




PISTA NERA
di Antonio Manzini


Ed. Sellerio
288 pp
13 euro
"Una telefonata sul cellulare a quell’ora di sera era una rottura di coglioni, sicuro come una raccomandata di Equitalia. (...) Una rottura di coglioni di ottavo grado. Se non addirittura nono.
Rocco Schiavone aveva una sua personalissima scala di valutazione delle rotture di coglioni che la vita insensibilmente gli consegnava ogni giorno. (...) L’ottavo grado vedeva in primis il parlare in pubblico, poi le pratiche burocratiche di lavoro, il teatro, riferire a questori o magistrati. Al nono i tabaccai chiusi, i bar senza l’Algida, incontrare qualcuno che gli attaccasse delle chiacchiere infinite, e soprattutto gli appostamenti con agenti che non si lavavano. Poi per ultimo c’era il decimo grado della scala. Il non plus ultra, la madre di tutte le rotture di coglioni: il caso sul groppone."


Semisepolto in mezzo a una pista sciistica sopra Champoluc, in Val d’Aosta, viene rinvenuto un cadavere, in condizioni davvero orribili: sul corpo, infatti, è passato un cingolato in uso per spianare la neve, smembrandolo e rendendolo irriconoscibile.
Ovviamente, attorno al luogo in cui viene trovato il morto sono poche le tracce utili per il vicequestore Rocco Schiavone, da poco trasferito ad Aosta e al quale è affidato il caso: briciole di tabacco, lembi di indumenti, resti organici e  qualcosa che lascia intuire dai primi momenti che non si è trattato di un incidente ma di un delitto. 
La vittima viene presto riconosciuta grazie ad un tatuaggio sul petto, ed è proprio la moglie del morto a dare una mano in questo senso: Leone Miccichè, catanese, proveniente da una famiglia di imprenditori vinicoli, stabilitosi tra le cime e i ghiacciai per aprire una lussuosa attività turistica, insieme alla moglie Luisa Pec, una donna tanto bella quanto intelligente; Luisa è di Champoluc e i suoi modi di fare suadenti - nonostante il dolore per la fresca vedovanza - non possono che stuzzicare i facili appetiti del vicequestore. 

Chi e perchè ha ucciso il povero Miccichè?
Le ipotesi più probabili sono tre: la vendetta di mafia, i debiti, il delitto passionale. 
Difficile individuare la pista giusta, visto che per ciascuna sembra mancare il tassello esatto..., ma Rocco ci sa fare non solo con i casi complicati ma ancor più... con l'essere umano.

Proprio lui, che si trova nella gelida e innevata Val d'Aosta non per volontà proprio ma in seguito ad un trasferimento punitivo.

Classe 1966, Rocco Schiavone è un vicequestore nato e cresciuto a Trastevere, che odia lo sci, le montagne, la neve e il freddo, bestemmia per le dita ghiacciate e per le sue Clark fradice ed inutili in un posto come quello.
Come mai dalla capitale è finito in quel luogo dimenticato da tutti?
Evidentemente ha combinato qualcosa di grosso per meritare un esilio come questo. 
Del resto, stiamo parlando di un poliziotto corrotto (eh sì, non è uno stinco di santo e lo vedremo coinvolto anche in un affare non proprio legale e non certo adeguato alla divisa che porta), che ama la bella vita, ha un temperamento violento, atteggiamenti sarcastici - nel senso più romanesco che ci sia (tanto da essere quasi sempre sgradevole e antipatico), saccente, infedele, maleducato con le donne (se son belle, non riesce a non formulare pensieri sessuali su di loro), cinico con tutto e chiunque... e, come se non bastasse, odia il suo lavoro, che reputa una gran rottura di... 
Però ha talento.
Sa come mettere un tassello dietro l’altro nell’enigma dell’inchiesta, ha una grande abilità nel leggere le persone, comprendendone i caratteri, le motivazioni, le intenzioni, i pensieri nascosti, utilizzando questi dati e queste intuizioni come frammenti utili per comporre un unico puzzle. 

Là dove gli indizi sembrano più labili che mai, dove i testimoni appaiono poco attendibili, lì dove la storia del " qui a Champoluc siamo tutti parenti, amici e cugini" può rivelarsi un'arma a doppio taglio, lì dove ognuno conosce i fatti altrui e il pettegolezzo è all'ordine del giorno - che sia al bar di Mario e Michael piuttosto che nel negozietto dai prezzi stellari, o alla scuola di sci o ancora nel ristorantino che delizia il palato con un risotto al Barolo che ti mette (temporaneamente) in pace col mondo -, ecco che Schiavone sguinzaglia tutto il suo acume, la sua logica di ferro, le sue capacità investigative invidiabili e infallibili che lo portano dritto dritto verso il colpevole.

Ad aiutarlo nelle indagini - che durano pochi giorni - ci sono il medico legale Fumagalli - bravo nel suo mestiere, ironico, si diverte a stuzzicare Schiavone, che lo manda gentilmente a quel paese ogni volta -, e l'agente Italo Pierron - giovane, inesperto ma intelligente, bravo, affidabile, con cui Rocco instaura un buon rapporto di collaborazione; anche l'agente Caterina Rispoli, carina ed efficiente, rientra (stranamente?) nelle simpatie del burbero vicequestore.
Divertenti le interazioni con gli altri due poliziotti, D'Intino e Deruta, assolutamente goffi, imbranati ed incapaci di fare autonomamente e con competenza il proprio lavoro, e per questo oggetto di insulti e urla da parte di Schiavone, che non manca di rimproverarli e sfotterli ad ogni occasione.

Schiavone non è il superiore ideale, con la sua faccia strafottente, burbera e poco aperta al sorriso, i suoi modi ruvidi e zotici, la sua voce rabbiosa, il suo sguardo che sa intimorire; non è l'uomo che vorresti come partner, e lo sa bene la donna che in questo periodo frequenta ad Aosta, la bella Nora, paziente e consapevole che Rocco o lo accetti per quello che è (un amante inaffidabile, incostante, scostante, di umore decisamente variabile) o è meglio che lo lasci perdere.

Eppure, nonostante il suo caratteraccio, da lettrice non ho potuto non fare il tifo per lui; perchè Rocco alla fine è una persona, a modo suo, trasparente, anticonformista, capace di andare contro i luoghi comuni che lo circondano, di racchiudere dentro di sè un mondo che in pochi conoscono ma che è più ricco e sensibile di quanto traspaia all'esterno.

E il lato più umano di Rocco, la parte più fragile, quella capace di sciogliersi in lacrime, di parlare da solo davanti ad uno specchio, di commuoversi, di amare oltre tutto e tutti, c'è e il lettore può osservarla da vicino, seppur in pochi sprazzi, nei dialoghi con lei, la donna della sua vita: la moglie Marina.

Rocco fa il suo lavoro in maniera eccellente ma quando porta a casa un caso chiuso in poco tempo e brillantemente non si sente affatto felice.

"«Mestiere di merda» ringhiò il vicequestore (...). E la solita spiacevole sensazione di colpevolezza calò sui suoi sensi, sul suo corpo stanco e infreddolito. Era sempre così. Ogni volta che chiudeva un caso si sentiva sporco, lurido, bisognoso di una doccia o di un viaggio di un paio di giorni. Come se fosse lui l’assassino. (...) Ma non si può toccare l’orrore senza farne parte. E lui lo sapeva. (...) Doveva sporcarsi. Il fango diventava casa sua. (...) Era la parte più brutta e oscura della sua vita, tornarci era doloroso, faticoso. E tutto questo, le indagini, gli assassini, le falsità lo costringevano a rifarci i conti. A lui, che cercava di lasciarsi alle spalle le cose più brutte che aveva vissuto. Che tentava di dimenticare il male fatto e quello ricevuto. Il sangue, le urla, i morti. Che si ripresentavano dietro le palpebre ogni volta che le chiudeva. (...)  Nella palude Rocco Schiavone era come tutti gli altri. Né più né meno. Nella palude il confine tra bene e male, tra giusto e sbagliato non c’è. E non ci sono neanche le sfumature. O ti ci butti dentro, o ne stai fuori."

Rocco Schiavone non è il commissario..., ohps, il vicequestore! (non chiamatelo commissario che s'inalbera e vi scarica addosso una valanga di parolacce) scanzonato, ironico, solitario e sulle sue ma in fondo buono ed empatico cui ci hanno abituato personaggi memorabili come Poirot, Maigret o anche un Philip Marlowe; no, lui è indisponente e sembra far di tutto (in realtà gli viene proprio spontaneo, non si sforza affatto!) per risultare antipatico, arrogante e bifolco.
Però sa il fatto suo e basta uno sguardo dei suoi, carico di domande - quelle giuste! - e avvertimenti - "non fare il furbo con me chè ti sgamo immediatamente!" - per farti capitolare e confessare.
Perchè uno come lui sa come guardarti dentro, come scavare e arrivare negli angoli buii della tua anima, della tua mente; fiuta da lontano il marcio perchè lui in quel buio e in quel marcio ci vive ogni giorno, lo conosce fin troppo bene ed è lì che vivono i suoi dèmoni, i suoi incubi personali e più intimi, che lo tormentano da tempo e non lo lasciano in pace.

Ma non immaginatevi questo noir di Manzini come qualcosa di cupo, triste, di una malinconia mortale ed opprimente; sì, il protagonista è sicuramente un uomo con un passato difficile e doloroso alle spalle, ha un carattere ombroso e poco socievole, ma sa anche come regalarci momenti molto ironici, che ci fanno sorridere proprio perchè Rocco è così spontaneamente burbero da fare battutacce e osservazioni talmente crude e schiette da risultare, alla fine, buffo, comico.

Aggiungo che nella lettura mi ha "aiutata" molto il poter attribuire un volto (delle facce, dei toni di voce ecc...) ai personaggi, in primis a Schiavone, avendo guardato la serie con protagonista il formidabile Marco Giallini, che incarna perfettamente il vicequestore romano.

Un noir per me impeccabile, piacevolissimo, trama molto intrigante, location suggestiva e ben descritta, protagonista che "spacca" e conquista il lettore.

Mi è venuta voglia di continuare la serie, Rocco già mi manca!

mercoledì 27 febbraio 2019

Alcune proposte editoriali (marzo 2019)



Cari lettori, torno con voi per presentarvi alcune novità editoriali appartenenti a diversi generi letterari.




La Scelta di Morgane Mentil

Genere: Paranormal romance
Casa Editrice: Self-publishing
Pagine: 336

Milano, giorni nostri. La città è colpita da improvvise esplosioni. In una di queste resta coinvolta Sarah Terenzi che per miracolo sopravvive. 
Da quel momento la vita della giovane giornalista cambia. E non solo la sua. Le distruzioni si moltiplicano investendo l’intero Pianeta – dal Brasile alla Cina, dagli Stati Uniti all’Italia – e quel che sembrava un piano ben congegnato da una cellula terroristica assume i contorni di una devastazione su scala mondiale mai vista prima. 
Al fianco della ragazza, l’amico ed ex-fidanzato Michele Fontini, giornalista ambizioso e con la propensione a cacciarsi nei guai, e il suo cameraman Andrea. 
Scoprire la verità non è cosa semplice ma Sarah ha un asso nella manica: nel parco cittadino in cui si sono verificati i primi attacchi nota un uomo che porta in salvo molte vittime e si scontra con un altro, un tipo strano, cupo e accigliato, di cui presto si dimentica. 
Di lì a invaghirsi dell’eroe sconosciuto il passo è breve: scovare quel tizio diventa per Sarah un’ossessione, come comprendere chi si nasconde dietro gesti apocalittici che paiono compiuti da folli terroristi. Salvata anche lei dalle braccia e dal corpo di questo semidio un po’ scontroso, tenta di approcciarlo, ma viene cacciata in malo modo. 
La giovane però non si arrende e quando sembra che il fato abbia soltanto tirato un brutto scherzo, ecco rispuntare quel fantasma sfuggente in tutta la sua statuaria bellezza, intenzionato a fare amicizia con lei. L’uomo misterioso, custode di segreti ben oltre l’immaginabile, non ha calcolato l’amore per Sarah e, incastrato fra un padre padrone e un’accesa faida tra fratelli, dovrà fare i conti con il ruolo cruciale ricoperto in famiglia, la missione più che straordinaria sulla Terra e una coscienza per troppo tempo ignorata. 
Sia lui, sia Sarah dovranno scegliere tra il cuore e la ragione, la morte e la vita, il buio e la luce, senza per questo abbandonare a sé stessa l’intera Umanità.


,
L’apprendista bardo di Federico Leonardo Giampà

Genere: Fantasy/Storico
Casa Editrice: Bookabook
Pagine: 258


L'’apprendista bardo è un romanzo che affianca ad eventi storici realmente accaduti il mondo della magia e dello straordinario, che nella storia è un universo nascosto in grado di determinare gli eventi "reali". 
Non si tratta quindi di un fantasy classico, ma di un testo che riprende temi epico-fantastici della tradizione letteraria europea, rielaborati per lettori giovanissimi. 
Caratteristica di spicco del romanzo sono i frequenti richiami alle leggende del ciclo arturiano, che si fondono con lo scenario oscuro, quasi gotico, dentro il quale si muovono i protagonisti. La storia si svolge nella Francia medievale, poco prima dell'anno mille. 
Realtà e fantasia si intersecano seguendo il filo delle avventure del protagonista principale, Raymond (l’apprendista bardo), figlio ed erede del conte di Provenza che, con gran dispiacere del padre, non è interessato al combattimento e ai cimenti, ma alla musica, tanto che decide di fuggire dalla corte per trovare il proprio destino. 
Raymond all’inizio non ha una meta, ma la trova grazie alla conoscenza di un uccello parlante, la gazza Luc, un tempo grande bardo, poi tramutato in uccello da una strega per essersi rifiutato di condividere con lei i segreti della musica magica. 
Tra i due nasce un patto, e Luc diviene il maestro di Raymond. Inizia così il viaggio del giovane apprendista bardo, tra misteriosi luoghi incantati, nuove amicizie, tornei cavallereschi, oscure insidie, e secolari segreti che aspettano di rivelarsi.


,
L’azienda di Cristiano Chiesa-Bini 

Genere: Romanzo
Casa Editrice: Multimage
Pagine: 184
Prezzo: euro 15,00

Roma, 2055. Cinzia lavora nel reparto selezioni pubbliche dell’Azienda: un ente supremo che guida i desideri dell’umanità con lo scopo di parificare i bisogni umani per un nuovo ordine mondiale privo di conflitti. 
Ma i nuovi dettami sociali, questo livellamento imposto dall’alto, riusciranno a generare una società appagata e libera? 
La narrazione è costruita attorno a Cinzia e Giulia, due amiche legate fin dalla nascita da una profonda amicizia, parti di una società ipertecnologica che non hanno potuto scegliere. 
Le loro riflessioni e le loro scelte cambieranno il corso della loro esistenza, il punto di vista del lettore e il futuro di tutta l'umanità.


Il potere e la magia della gratitudine di Ivan Nossa
.

Genere: Crescita personale, motivazione e successo
Casa Editrice: Uno Editori
Pagine: 135


Grazie è una delle parole meno utilizzate al giorno d’oggi, ma racchiude al suo interno un grandissimo potere. 
Attraverso questo libro si imparerà a vivere nella gratitudine, ad aprire gli occhi e riconoscere i doni che la vita offre ogni giorno, a intraprendere un viaggio alla scoperta delle meraviglie che riposano all’interno del cuore, a fare esperienza di un nuovo e più alto livello vibrazionale che potrà cambiare la vita di ognuno, e a vivere un’emozione unica che porterà gioia e pace all’anima. 
Essere grati è una delle chiavi fondamentali per vivere una vita ricca di gioia e amore, e in questo libro si racconta come tutto ciò possa accadere. 


.

Mavaffanguru di Prem Dayal

Genere: Satira socio-spirituale
Casa Editrice: Ilmiolibro
Pagine: 303


Mavaffanguru. Guida spirituale per mistici senza Dio è un libro provocatorio che si propone di tracciare un autentico percorso di risveglio della coscienza, utilizzando un linguaggio comico e uno strumento improbabile: i “Mantra italiani”. 
Scrollandosi di dosso le facce serie, l’odore di muffa e gli eterni sorrisi New Age che spesso affliggono i lettori di testi spirituali, l’opera provoca le tradizioni nazionali e le credenze religiose di qualsiasi parte del mondo. 
Danzando fra la secchezza del trattato, il calore della narrativa, la corrosività di un foglio satirico e la delicatezza della poesia, invita il lettore a ridere, riflettere, ispirarsi o rimanere semplicemente scandalizzato. 
Il libro è diviso in due parti: “La Malattia” e “La Medicina”, e l’autore affida a Peppino Cocozza, un personaggio fantasioso che incarna la saggezza paradossale e borderline di un outsider abituato a vivere alla giornata, il compito di spiegare nel dettaglio i Mantra Italiani del Distacco, della Purificazione e della Disidentificazione, fondamentali nella ricerca del sé più autentico.

domenica 24 febbraio 2019

Recensione: LA CULLA BUIA di Sophie Hannah (RC2019)



In questo thriller psicologico l'autrice britannica Sophie Hannah affronta un argomento spinoso, quello delle morti in culla: genitori stanchi, un po' assonnati, che finalmente, dopo una lunga giornata, vedono il loro bimbo di pochi mesi addormentarsi..., ma il mattino successivo il risveglio potrebbe essere decisamente tragico se quel bimbo dovesse restare immobile nel lettino...



LA CULLA BUIA
di Sophie Hannah

Ed. Garzanti
trad. S. Lauzi
438 pp
11.60 euro
E' il 7 ottobre 2009 quando Helen Yardley, casalinga 38enne, viene trovata morta, assassinata, in casa propria.
La sua morte violenta è destinata a suscitare clamore e la polizia, impegnata ad acciuffare l'assassino (o gli assassini), subito si ritrova sotto i riflettori e le attenzioni dei media: la donna, infatti, è da anni tristemente nota a tutti - alla polizia, all'opinione pubblica, ai giornalisti... - per aver affrontato un vero e proprio incubo giudiziario, iniziato nel 1996 e terminato nove anni dopo, in seguito ad una lunga carcerazione.
La Yardley nel 1996 fu condannata per l'omicidio dei suoi due figlioletti, Morgan e Rowan, trovati morti (rispettivamente nel '92 e nel '95) nelle proprie culle in circostanze inspiegabili, per le quali però la giustizia aveva deciso di incolpare e condannare proprio lei, Helen, la madre delle piccole creature.
La donna, quindi, oltre al dolore del doppio lutto vissuto insieme al marito, il fedele e devoto Paul (che le è sempre rimasto accanto durante tutti gli anni di inferno giudiziario), ha dovuto subire la vergogna e la sofferenza di essere ritenuta l'assassina dei suoi amati figli; non solo, ma la loro terza figlia, Paige (partorita mentre era agli arresti domiciliari), fu loro immediatamente tolta e affidata ad un'altra famiglia per proteggerla da sua madre...

Solo dopo nove anni, grazie alla battaglia portata avanti da quanti (in primis da Laurie Nattrass, giornalista e produttore tv) hanno sempre creduto nell'innocenza non soltanto di Helen ma anche di altre donne accusate dell'improvvisa e "strana" morte dei propri bimbi (Ray Hines, Sarah Jaggard...), la donna era stata dichiarata innocente e dunque vittima di un clamoroso errore giudiziario che le aveva rovinato la vita, errore al quale aveva dato il suo pesante contributo il parere di una "esperta", la dottoressa (pediatra e patologa forense) Judith Duffy, che aveva testimoniato contro alcune di queste madri, denunciando la presenza, nei bimbi, di lesioni e fratture molto strane e che testimoniavano, a suo dire, storie di "maltrattamenti" ai danni delle piccole vittime.

Proprio ora che era diventata nuovamente una donna libera, la cui reputazione di buona madre e persona perbene era stata finalmente riscattata..., Helen Yardley viene assassinata...!
Da chi? Chi aveva interesse a farla fuori? Forse qualcuno della "fazione" avversaria, qualche fanatico giustizialista convinto che lei fosse davvero colpevole di infanticidio e che quindi, uccidendola, ha pensato di compiere un atto di giustizia?

La polizia promette di indagare con tutto l'impegno necessario, e a capo delle indagini c'è l'ispettore Giles Proust, arrogante, cocciuto, intrattabile, dispotico con i subalterni, tanto che lo odiano tutti, in particolare l'agente Simon Waterhouse, che nutre nei confronti del superiore (soprannominato l'Omino di Neve per via dei modi alquanto sarcastici di dimostrare disapprovazione verso gli uomini della squadra, oggetto delle sue pesanti prese in giro) un odio profondo, anche un tantino esagerato ed irrazionale, che neanche le esortazioni della fidanzata, la poliziotta Charlie Zailer, riescono a placare.

Simon prende molto a cuore la ricerca del colpevole della morte di Helen, e sia lui che i colleghi iniziano indagini certosine per far luce su tutti quegli aspetti e quelle persone che potrebbero essere coinvolte nel caso, a cominciare dai vicini di casa e da chiunque fosse legato alla vittima, in particolare in merito alle accuse di infanticidio; la sua linea di indagine segue percorsi e domande decisamente diverse da quelle proposte da Proust, ma Simon è altrettanto testardo e sa di avere un fiuto e un sesto senso infallibili (lo stesso superiore, seppur di malavoglia, glieli riconosce) e proprio grazie ad essi, e al non dare nulla per scontato, riuscirà a rispondere ad interrogativi fondamentali.

Il tutto viene complicato e reso più urgente da un particolare inquietante, che fa pensare di trovarsi davanti ad un probabile serial killer che potrebbe colpire ancora: ad Helen è stato trovato (in tasca) un biglietto con su scritta una serie di sedici numeri, apparentemente priva di senso.
A ciò si aggiunge che questo biglietto è stato inviato alla giovane produttrice televisiva Felicity (Fliss) Benson: perchè proprio a lei? Cosa c'entra con Helen, le morti in culla e tutti i casi ad esse legati?

Fliss Benson lavora alla Binary Star (società di produzione televisiva) per l'antipatico e insopportabile Laurie Nattrass, il peggior capo che si possa desiderare: altero, cinico, strafottente, tratta con palese indifferenza i suoi dipendenti, Fliss compresa...; eppure, Laurie è anche l'alfiere della battaglia c condotta affianco al Jipac, il movimento volto a dimostrare l'innocenza di quei genitori e baby-sitter ingiustamente accusati di aver provocato la morte dei piccoli a loro affidati; e in questa battaglia Nattrass ha investito e continua ad investire tutto, proprio perchè crede ad occhi chiusi alla non colpevolezza di persone come Helen, Sarah Jaggard, Rachel Hines...

E proprio per dar voce a queste donne ha deciso di girare un documentario sulla loro vicenda, affinchè anche l'opinione pubblica si convinca di quale assurdo errore le abbia travolte e, ancor di più, affinchè presunti esperti come la dottoressa Duffy vengano radiati dall'albo e smettano di esercitare una professione che non son degni di rappresentare, visto che con i loro pareri professionali hanno rovinato la vita a degli innocenti.

Ma una mattina - la stessa in cui Fliss riceve per posta il biglietto anonimo con la serie di numeri - la ragazza apprende che Laurie sta per lasciare la Binary Star e che ha deciso di non mandare all'aria il docu-film sulle morti in culla, affidandolo proprio a lei, a Fliss, ordinandole di fare le sue veci, di occuparsene in prima persona (per quanto sempre sotto la sua supervisione) e di sostituirsi a lui anche in qualità di capo della società.

Fliss ovviamente non si sente in grado di prendere il posto di Laurie e di proseguire con il documentario e prova a rifiutare, ma non c'è verso di liberarsi di questo fardello; così, per dimostrare a se stessa di non essere la nullità che Laurie crede che sia, Fliss decide di cominciare ad interessarsi al caso, provando a mettersi in contatto con una delle donne prima accusate poi prosciolte, Ray Hines.
Inoltre, capisce - non senza paura - di essere coinvolta suo malgrado anche nell'omicidio della Yardley, visto che qualcuno si sta divertendo a mandarle questi biglietti anonimi, identici a quello trovato sulla vittima... 

Come se non bastasse, altre donne coinvolte e legate al caso di Helen vengono aggredite, e intanto l'identikit del presunto assassino comincia a delinearsi...: di chi si tratta? Perchè aggredisce persone allineate su entrambi gli opposti schieramenti (tanto chi accusa le donne di infanticidio, quanto le accusate)?

Nello spazio di meno di una settimana, Fliss - che "nasconde" una propria personale motivazione che l'avvicina alle vicende di questi genitori accusati - troverà il coraggio e la determinazione giusti per portare avanti il documentario, avvicinandosi pericolosamente alla verità, e contemporaneamente Simon Waterhouse e la fidanzata Charlie riusciranno a dare la giusta direzione alle indagini, intuendo che dietro gli omicidi e le aggressioni ad opera di questo "serial killer delle sedici cifre" si cela una mente che sta organizzando una sorta di vendetta che va assolutamente fermata.

Nel complesso il romanzo mi è piaciuto perchè tocca un argomento controverso e di difficile spiegazione, che è quello della morte in culla, sudden infant death syndrome (Sids), la morte improvvisa dei bambini di età inferiore a un anno, che si verifica durante il sonno e che, anche dopo indagini molto accurate (inclusa l’autopsia), non trova alcuna spiegazione.

L'autrice, attraverso le voci di alcune delle donne che, nella finzione narrativa, sono accusate e condannate per infanticidio, ci lascia immaginare tutto il dolore legato a una tragedia che diventa doppiamente angosciosa: non solo una coppia di genitori si ritrova dalla notte al giorno a perdere uno o più figli per cause non chiare, ma deve gestire anche tutto il carico di sospetti e accuse, rendere conto di cosa possa essere accaduto, di cosa possa aver causato la morte dei figli, di quanta responsabilità essi abbiano in tal senso.

Emerge il quadro di famiglie distrutte, divise e lacerate dai dubbi, dalle accuse, dal carcere, oltre che dal lutto; ma soprattutto, queste donne devono ricostruirsi una vita dopo aver perduto i propri piccoli che amavano, devono ricostruire il rapporto con il partner, con i famigliari e, non ultimo, la propria dignità, la propria reputazione.
Quante persone resteranno interiormente convinte della loro innocenza o colpevolezza, a prescindere dalle decisione di un tribunale?
Ma soprattutto, sono davvero tutte innocenti? Qualcuna probabilmente lo è davvero, ma che dire di quelle madri snaturate che non si prendono cura al 100% dei propri figli in modo amorevole e coscienzioso? D'altra parte, essere una madre che desidera far carriera o una un po' sciagurata e scapestrata... significa automaticamente essere anche un'assassina?

Il lettore segue sia il filone delle indagini serrate della polizia, le testimonianze raccolte, le intuizioni di Simon, sia quelle non ufficiali di Fliss, che indaga a modo suo, soffermandosi in particolare sulla vicenda di una delle madri indagate (Ray) e sulla posizione della dottoressa che le ha danneggiate in tribunale.
Leggendo, ci si fa una cultura sulle morti in culla, su come non sia semplice comprendere il perchè di certe morti improvvise di bimbi piccolissimi e su come anche un particolare relativo alle loro condizioni fisiche possa avere un significato pro o contro gli accusati in base alla lettura che se ne vuol dare (e che dipende quindi di volta in volta dal parere del professionista interpellato).

La scrittura è sufficientemente scorrevole, l'argomento è interessante e affrontato con cognizione di causa, è evidente che l'Autrice si sia informata molto e bene; per scoprire chi sia l'assassino di Helen Yardley si deve avere la pazienza di arrivare alla fine, anche se qualche dubbio viene prima, grazie alle ricerche personali di Fliss.

A dirla tutta, ciò che manca a questo thriller è la suspense...; non posso dire che l'Autrice mi abbia tenuto col fiato sospeso, sulle spine, che io sia arrivata all'ultima pagina sentendo il brivido della tensione corrermi lungo la spina dorsale..., e questa mancanza incide sul giudizio complessivo del libro.
Mi sarei aspettata un'atmosfera più cupa, che il dubbio sulle madri presunte assassine o sul serial killer serpeggiasse in maniera più evidente e intrigante..., invece mi è risultato tutto troppo... prolisso, verboso.
Non posso dire che non sia in generale un libro interessante, scritto bene, ma emotivamente mi ha presa poco, pur trattando un argomento drammatico e forte.
Mi ha convinta a metà, nel senso che ho apprezzato la bravura della scrittrice nello sviscerare l'argomento, nel fornire spiegazioni anche "tecniche", ma è come se avesse soddisfatto solo gli aspetti razionali della questione e un po' meno quelli legati alla sfera delle emozioni, dell'empatia.

Però non mi arrendo, voglio provare a leggere qualcos'altro di Sophie Hannah, perchè è un'autrice molto amata e credo che meriti un'altra possibilità.

E voi, avete mai letto qualcosa di questa prolifica scrittrice britannica?

sabato 23 febbraio 2019

Novità editoriali (Frilli Editori - Porto Seguro Ed. - Kimerik Ed.)



La prima segnalazione ha al centro l’eterno conflitto tra bene e male, in queste pagine interpretato sotto forma di un racconto adrenalinico e dal ritmo sempre incalzante.


SEPOLTI NELLA NEBBIA. Ritorno
di Targiom Aiogi



Kimerik Ed.
638 pp
28 euro

Attraverso le vicissitudini di Aiton, il lettore ha modo di scoprire, passo dopo passo, se stesso.
I suoi timori, le sue paure, tutto viene messo davanti a uno specchio nel quale, immerso nella propria condizione di essere umano, si riflette.

Un romanzo ben strutturato, di piacevole lettura e con una profonda morale finale.
Una lettura consigliata agli amanti delle opere ricche di contaminazione di generi (qui nello specifico fantasy, thriller, horror) e a chiunque desidera andare oltre le parole impresse sulla carta.








Dopo il successo decretato dalle ottime vendite dei precedenti "POKER CON LA MORTE" (Fratelli Frilli Editori, 2017) e "I DELITTI DEI CARUGGI" (Fratelli Frilli Editori, 2018), Marvin Menini in questo nuovo romanzo propone ancora come suggestivo scenario quello dei vicoli di Genova neri e schivi come spesso risulta essere la città stessa.


I MORTI NON PARLANO
di Marvin Menini



Frilli Editori
240 pp
14.90 euro
Matteo De Foresta, giornalista genovese e quarantenne, affronta la sua prova più difficile. 
Braccato sia dalla Polizia sia dalla Mafia, deve comprendere in fretta ciò che Bob gli ha detto prima di morire; per salvare se stesso e per scagionare il suo amico vicequestore Guido Rocchetti, ormai latitante ed accusato di essere il contatto in Polizia del clan mafioso dei Lo Nardo. 
In un’indagine condotta tra il centro storico di Genova e un’altra città europea, Matteo dovrà scoprire con l’aiuto dei suoi amici Bruno e Andre quale realtà si nasconde dietro alle parole di Bob. 
E quale verità si cela nel suo cuore: sempre diviso a metà tra la compagna Barbara e la sua amante Clara. 

In un intricato gioco di silenzi, bugie, tradimenti e ricerche dovrà anche fare i conti con il passato di una misteriosa, introvabile donna e del suo compagno ormai morto: fino a scoprire, in un finale pirotecnico, una sottile quanto ironica verità: soltanto i morti non parlano.




Il secondo libro che vi presento è un originale caleidoscopio di personaggi e situazioni che conducono il lettore nelle avventure più disparate: dieci racconti attraversati da una sottile ironia di sottofondo, che dona al tutto un'atmosfera decisamente piacevole. 



FERMO! CHE LA SCIMMIA SPARA
di David Cintolesi



Porto Seguro Ed.
209 pp
14.90 euro
Cosa succederebbe se la notte di due ragazze sotto allucinogeni, si trasformasse improvvisamente in un set di un film horror, con zombi assassini e cantanti che si tramutano in bestie cannibali?
Se un ragazzo, senza arte né parte, fosse tormentato dalla sua pornostar preferita? 
E se tua moglie ti stesse osservando di nascosto da delle telecamere, e la tua sorte dipendesse da un dipinto di Banksy? 
E se la notte di due ladri strampalati, durante l'ultimo colpo prima di cambiare vita, fosse minacciata da un serial killer che taglia i piedi alle sue vittime? 

Dieci racconti che mescolano tutti i generi: grottesco, commedia, pulp, horror, thriller, noir ma, che trovano in una vena ironica, il loro punto in comune.







mercoledì 20 febbraio 2019

"Amare vuol dire..."




Un passaggio significativo sull'amore, tratto da BUIO E LUCE, di Fabio Salvatore.



.
"Amare vuol dire condividere, 
non umiliare, non condannare. 
Amare significa abbracciare l'anima dell'altro curandone le ferite, accarezzandone i dolori, anche passati, 
rispettare le sue scelte, 
provando a comprendere prima di negare. 
Amare significa perdonare, 
scegliere sempre la via dell'incontro, 
piuttosto che dello scontro. 
Essere capaci di fare un passo indietro rispetto al bene dell'altro, 
non pretendere, non anteporsi a lui."






martedì 19 febbraio 2019

Prossima lettura: IL GARZONE DEL BOIA di Simone Censi



Cari lettori, oggi vi presento un romanzo d'ambientazione storica e che costituirà una mia prossima lettura.


IL GARZONE DEL BOIA
di Simone Censi

Elison Publishing
Ambientato nell'Italia dell’Ottocento, questo romanzo è la storia del più celebre esecutore di sentenze capitali dello Stato Pontificio, Giovanni Battista Bugatti detto Mastro Titta, raccontata dal suo aiutante comprato per pochi soldi dalla famiglia di origine per farne il proprio garzone.

Una visione assai diversa, a volte in contrasto con quella del proprio Maestro che vede il mestiere del boia come una vocazione, mentre per il buon garzone è solamente una scelta obbligata dalla quale fuggire alla prima occasione.
Gli eventi si susseguono tra le esecuzioni di assassini e le storie vissute dai protagonisti o raccontate dal popolino sotto la forca.
Il Maestro cresce il proprio aiutante iniziandolo anche alla lettura e alla scrittura, così che il romanzo presenta una doppia stesura.
Una prima, in corsivo, fatta dall'aiutante alle prime armi, con un linguaggio spesso forte e colorito e una seconda scrittura, quando oramai avanti con l’età su consiglio del suo analista, riprende in mano questa storia per fuggire dai fantasmi che ancora lo perseguitano.

domenica 17 febbraio 2019

Recensione: APPUNTAMENTO IN OBITORIO di Mauro Valente (RC2019)



Un giallo appassionante, un inspiegabile omicidio che nasconde fitti collegamenti con il mondo militare e i suoi segreti; ma nessuna verità può restare sepolta per sempre.



APPUNTAMENTO IN OBITORIO
di Mauro Valente



Esseditrice
328 pp
13 euro
2017
"... la vita corre, e il tempo dei rimpianti arriva inesorabile. Sta solo a noi decidere se alzare lo sguardo e cominciare a sorridere."

E' la notte del 7 dicembre quando, alle tre di notte, l'avvocato Marco Valle viene svegliato da una telefonata da parte dei Carabinieri, apprendendo di essere stato nominato avvocato difensore di un ragazzo, tale Luca Ambrosio, che si è dichiarato reo confesso di un omicidio.
Luca, infatti, parlando con il suo avvocato, dichiara di aver ucciso Michele Ambrosio, suo padre, che poi non è davvero il padre, essendo Luca frutto di una relazione adulterina della madre.
La versione che fornisce però ha delle incongruenze, non convince Marco, nonostante il presunto omicida non solo affermi con forza di aver sparato alla vittima ma di meritare la galera in quanto colpevole.
Quella stessa notte, un'altra persona muore, anche se in ben diverse circostanze: il giovane militare Stefano Cozzolino perde la vita in un incidente.
Cos'hanno in comune i due fatti?
Apparentemente nulla, se non fosse per un particolare: la presenza di un tatuaggio assolutamente identico e che entrambi hanno sulla stessa parte del corpo; un tatuaggio col motto dannunziano "Memento audere semper".
E' solo un caso o c'è davvero un filo che lega i due ragazzi?

Marco Valle si ritrova a indagare - per diverso tempo, anche ufficiosamente - sul caso di Luca insieme all'amico di sempre, il medico legale Willy Conza, e il maggiore Vito Schirinzi; tra i tre uomini si instaura di giorno in giorno un rapporto di collaborazione, di fiducia e stima; la loro tenacia e la ricerca della verità li indurranno a cercare sempre più a fondo in vicende e personaggi solo apparentemente scollegati tra loro, ma che a ben vedere si riveleranno interconnessi; ad unirli c'è un altro militare (Rodolfo Cognetti), ucciso anni prima in un attentato in Africa mentre era in missione con l'Esercito Italiano.
Una morte archiviata con molta, troppa facilità e velocità, come a voler nascondere qualcosa di grave, che qualcuno molto in alto ha tutti gli interessi a non lasciar emergere; dietro, infatti, si celano fatti gravi che toccano la sfera della politica internazionale e delle missioni militari all'estero.

Ad aiutare i tre amici in questa indagine molto complessa c'è un giovane hacker, intelligentissimo e che sa fare il proprio "lavoro" come nessun altro, e grazie al suo contributo tanti interrogativi verranno risolti.

"Appuntamento in obitorio" non è solo un giallo con un caso difficile da risolvere; tra le sue pagine troviamo anche la ricchezza propria dell'essere umano (nel bene e nel male) e dell'amore: amore per la giustizia e la verità; amore per il proprio lavoro; l'amore di una madre per i figli; l'amore disposto a sacrificarsi per chi si ama.

La narrazione del presente (dicembre 2017) relativa alle indagini si alterna alle pagine del diario di una mamma che scrive rivolgendosi al figlio, Luca (proprio lui, il reo confesso), raccontandogli della propria malattia incurabile, della sofferenza fisica, psicologica ed emotiva ad essa correlata, dell'amore per i suoi figli (Luca ha un fratello minore, Daniele, che ha una disabilità intellettiva grave), del marito assente e di come questo la facesse star male; le pagine intime e private di questo diario possono sembrare semplicemente l'accorato e intenso sfogo di una povera madre affetta da un male incurabile, ma in realtà anch'esse hanno il suo peso nell'intricata faccenda che collega l'omicidio di Michele Ambrosio con il suo ipotetico assassino e con le vicende dei due militari.

L'impianto narrativo creato dall'Autore Mauro Valente (che di professione fa l'avvocato, proprio come Marco Valle) è articolato, complesso e convincente; il lettore segue passo passo le indagini e le sue tappe con interesse e curiosità, e in un'atmosfera quasi di familiarità, grazie ai tre amici, che nella loro ricerca della verità e della giustizia sono mossi dalle migliori intenzioni, sfoderando non solo la loro professionalità ma anche tutta la loro umanità, e questo è senza dubbio uno degli aspetti che ho molto apprezzato.
Marco, Willy, Vito Schirinzi, ciascuno con la propria personalità, i propri modi di fare, la propria vita, credono sinceramente in ciò che fanno, sono caparbi e per nulla disposti ad arrendersi alle prime difficoltà pur di arrivare a sciogliere tutti gli intricati nodi che formano quest'ordito cui è difficile venire a capo; ma soprattutto, mostrano un interesse umano verso Luca e il suo caso, e il tutto prenderà via proprio dal fatto di non poter permettere che egli finisca in galera con l'accusa di omicidio se prima non si chiarisce la dinamica dei fatti.

L'Autore ci permette di entrare in sintonia con i tre protagonisti, tanto con Marco quanto con il maggiore Schirinzi, entrambi due professionisti coscienziosi, che credono nel proprio lavoro, quanto con Willy Conza, che tra i tre ci appare inizialmente il più burbero ma che in realtà ha alle spalle qualche rimpianto e una grossa vera mancanza (affettiva) che non gli danno la giusta serenità.

Come dicevo, la trama è fitta e densa di tanti piccoli eventi e scoperte che travolgono il lettore in un ritmo narrativo che resta sempre serrato; la presenza generosa di dialoghi contribuisce a dare dinamicità e spontaneità alla narrazione; la lettura risulta sempre molto scorrevole e assolutamente godibile.
Alla fine del libro, il lettore potrà dirsi soddisfatto perchè ogni domanda avrà trovato la sua risposta e ogni cerchio sarà chiuso.
Se vi state chiedendo la ragione del titolo, ebbene sappiate che esso deriva dal luogo (un po' inquietante, lo ammetto) in cui i tre amici e "investigatori" si incontrano sistematicamente per fare il punto circa lo sviluppo delle indagini.

Sono davvero contenta di aver letto questo romanzo scritto da un mio concittadino e ambientato oltretutto nella mia città (San Severo); un romanzo in grado di appassionare il lettore dalla prima all'ultima pagina e che mi auguro abbia modo di trovare una più ampia vetrina per essere apprezzato da tanti altri lettori come me.

Frammenti di lettura



Un romantico e struggente passaggio tratto dal libro in lettura EDUCAZIONE EUROPEA di Romain Gary.


"«Ti amo, sì. Ti amo. Non piangere, Zosia. Non bisogna. Abbiamo tempo per sapere. Abbiamo tempo per dimenticare. Impareremo parole belle, 
dimenticheremo quelle brutte». 

«Gli uomini non hanno una bella parola per questa cosa». 

«Io ne inventerò una. Io e te insieme ne inventeremo una. Io e te. Saremo i soli a conoscerla. Saremo i soli a capirla. Non la diremo mai a nessuno. Ce la terremo segreta, per noi soli. Non piangere, Zosia. Un giorno non ci saranno più i tedeschi. Un giorno sarà impossibile aver fame, aver freddo. Non piangere. Ti amo tanto...» 

«Dimmelo ancora».

«Quante volte vorrai. Mi piace dirtelo. Ti amo, ti amo...» 

«È una bella parola».

«Allora non piangere più». 

«Non piango più. (...)»"



Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...