lunedì 8 novembre 2021

Recensione: L'IMPRONTA DEL MALE di Manuel Ríos San Martín


Due omicidi distanti sei anni ma accomunati da particolari inquietanti, che rimandano a riti ancestrali, risalenti agli uomini primitivi. A chi appartiene la mano assassina?


L'IMPRONTA DEL MALE 
di Manuel Ríos San Martín


Edizioni Nord
trad. f. Taibi
552 pp
"L’istinto alla violenza si nasconde dentro di noi, acquattato nel nostro io più profondo. È nel DNA, nell’anima. Ciascuno può collocarlo dove vuole, sta di fatto che è presente, e che non si può estirpare senza uccidere l’essenza dell’essere umano. È qualcosa di primitivo, atavico, fondamentale. Esiste da milioni di anni. È il mistero che ci definisce. Bisogna solo aspettare che la rabbia o il dolore lo risveglino. Oppure l’invidia. O la paura. O la lussuria. E a quel punto..."
 

Silvia Guzmán è un'ispettrice di polizia in gamba, intuitiva, professionale, che dà tutta se stessa nei casi da risolvere.
Ma non è infallibile, certamente, e ancora le brucia l'insuccesso di sei anni prima, quando lei e il suo collega di allora (Daniel Velarde) non erano riusciti a risolvere il delitto delle Asturie: una ragazza molto giovane (Teresa Yaner) era stata rinvenuta cadavere dopo essere scomparsa per due giorni; il suo corpo giaceva nudo, in posizione fetale, in un sito funerario (la grotta di El Sidrón); attorno a lei, una polvere rossa.
Un delitto inquietante, dalle tinte fosche e misteriose, per il quale avevano un sospettato - il tassidermista Carlos Bejar -, che però non erano riusciti ad inchiodare e che, da allora, era scomparso. Dileguatosi, senza lasciare traccia.

Sei anni dopo, la polizia è davanti ad un caso molto - troppo! - simile.
Ad Atapuerca, un paesino che sorge in un angolo sperduto della Spagna ma famoso per essere uno dei siti di archeologia preistorica più vasti del mondo (dove sono conservati i resti umani più antichi mai rinvenuti e dove è stato commesso il primo omicidio documentato della storia), un gruppo di studenti in gita scopre il cadavere di una ragazza: nuda, in posizione fetale e disposta come nei riti funebri della preistoria. 
Il suo nome è Eva Santos e ad indagare viene richiamata proprio Silvia, accompagnata dal giovane ispettore Rodrigo Ajura.

Quando la donna si rende conto che troppi particolari dell'omicidio della povera Eva coincidono con quello di Teresa, le sembra di rivivere un incubo fin troppo noto, che ai tempe le tolse il sonno, ed ancora oggi la turba, avendole lasciato sensi di colpa e un maledetto senso di sconfitta e di impotenza. 

Quel delitto mai risolto, infatti, aveva quasi distrutto la sua carriera di poliziotta ed era costato il posto a Daniel Velarde (che attualmente non è più poliziotto) con cui non aveva solo condiviso quell'incarico ma anche una relazione clandestina, che aveva lasciato amarezza, risentimenti e un gran disagio ad entrambi, creando tra loro un abisso e una lontananza incolmabili.
Silvia apprende che il giudice ha preteso la presenza di Velarde come consulente della polizia, essendo molto apprezzate le sue doti investigative.

Quando i due si rivedono, dopo anni di silenzio, sono imbarazzati: non si erano lasciati serenamente, tutt'altro, e l'idea di lavorare di nuovo l'uno accanto all'altra non li entusiasma.
La nuova indagine potrebbe rivelarsi l'occasione propizia per affrontare i fantasmi del passato e i loro demoni personali, e forse per venire a patti coi sentimenti e l'attrazione che ancora provavano l'uno per l'altra. 

Ma non sarà affatto semplice in quanto, col trascorrere delle ore, si rendono conto che in quel luogo inquietante che trasuda antichità e preistoria - in cui sembra che tutti si conoscano ma in realtà a regnare sono i segreti più inconfessabili, celati bene bene dietro le singole esistenze - arrivare a dare un volto e un nome al colpevole della morte di Eva (e chissà..., magari anche di Teresa) si rivela dal primo istante un rebus dei più complicati.

Troppe persone via via paiono essere coinvolte e avere moventi - anche deboli - per l'omicidio.

Incrociando dati, foto, informazioni avute tramite interrogatori serrati da parte di Silvia e Daniel, i due arrivano ad una prima verità: la bella e conturbante Eva era una ragazza con uno stile di vita fuori dagli schemi; era molto (eccessivamente?) interessata alla vita nella preistoria, in particolare al sesso e ad altri riti strani e con risvolti pericolosi.
Inoltre, aveva un rapporto ambiguo col fratello, Gabriel, un giovanotto con problemi mentali e che lei in qualche modo manovrava.
Eva aveva un fidanzato, Adriàn, e pare che i due siano stati visti litigare qualche ora prima che lei morisse.

La polizia è di fronte ad un caso molto intricato, che richiede agli investigatori di calarsi appieno nell'atmosfera selvaggia, primitiva, che avvolge in modo radicale e diffuso Atapuerca; soprattutto, bisogna capire il modo di ragionare di chi è ossessionato dai rituali degli uomini primitivi, cercare di ragionare come loro così da poter arrivare quantomeno a delle piste credibili.

Silvia e Daniel scoprono che diverse persone a vario titolo coinvolte nell'indagine, erano presenti anche sei anni prima nelle Asturie: forse tra loro si nasconde l'assassino? O magari quello attuale è semplicemente un emulatore?
In ogni caso va fermato e, in momenti diversi nel corso delle ricerche, i sospetti cadranno su più persone, con i quali la defunta aveva rapporti poco chiari, compreso un giovanotto di nome Galder, anch'egli con la passione della vita nei tempi antichissimi e con la agghiacciante convinzione di voler provare a vivere come gli antenati: a contatto con la natura, cacciando animali, di piccola e grande taglia, con arco e frecce, col corpo pitturato, a mangiare e danzare attorno al fuoco, mezzi nudi o solo vestiti di pelli.
Chissà cosa si prova ad ammazzare con le proprie mani un essere vivente per sopravvivere? A fare sesso nelle grotte come i selvaggi? A simulare le sepolture dei morti così com'erano in uso presso gli ominidi?

Grazie alle stimolanti conversazioni con Samuel Henares (direttore degli scavi di Atapuerca), Daniel cerca di addentrarsi (per comprenderli) nei meccanismi che si attivano nella mente (e nell'animo?) dell'uomo e che lo portano a concepire e compiere il male.
Un male che è connaturato all'essere umano? È dentro di noi da sempre, scritto nel nostro DNA? 
Siamo tutti dei potenziali criminali?

"Quando si ha a che fare col male, è facile vederlo negli altri, in coloro che classifichiamo come criminali; il difficile è accorgersi che vive dentro ognuno di noi."

"Spesso aveva sentito dire che la differenza tra pensiero e azione è quella che separa un innocente da un assassino. «Tutti abbiamo fatto pensieri di cui vergognarci, ma non altrettante azioni terribili di cui pentirci»"


I personaggi che agiscono in questo intricatissimo e sinistro caso - tanto la vittima quanto i possibili sospettati - hanno tutti in qualche modo dei lati oscuri e torbidi, dei "vizi" che li portano (o potrebbero portarli) a progettare/commettere azioni che superano il buon senso, ciò che è moralmente accettabile e a dare sfogo agli istinti primordiali, atavici, gli stessi che muovono gli animali o che hanno guidato il vivere quotidiano degli uomini primitivi.

Silvia, Daniel e Rodrigo non potranno esimersi dal guardare negli angoli più sordidi e morbosi della mente umana, per capire fin dove essa si può spingere quando si abbandona la via della ragione per assecondare gli impulsi ferini e violenti, e per  riuscire a districarsi tra bugie, depistaggi, silenzi e fissazioni insane così da arrivare a chiudere il cerchio, venendo a capo non soltanto dell'assassinio di Eva ma anche di altri individui coinvolti nel caso e di quello della stessa Teresa sei anni prima.

"L'impronta del male" è un thriller corposo e molto ingarbugliato, ricco di particolari, descrizioni minuziose di scene e luoghi, dove la maglia dei misteri che avvolgono i diversi omicidi . che si susseguono dopo quello principale - si fa progressivamente più fitta.

I poliziotti protagonisti sono sicuramente bravi e scrupolosi ma non sarà affatto semplice per loro districare ogni nodo, tanto più perché le questioni personali rischiano di offuscare la loro lucidità.

Rodrigo è un novellino con tanta buona volontà e voglia di farsi notare, ma questo potrebbe indurlo ad essere precipitoso e a commettere passi falsi.

Silvia ha problemi con il fidanzato storico e con il proprio cuore..., che sobbalza al solo pensiero di avere Daniel accanto a sè, ad accompagnarla nelle indagini; con l'uomo c'è una relazione interrotta bruscamente e che ha lasciato dietro di loro strascichi dolorosi, che però non sono stati sufficienti ad annullare il sentimento che nutrono l'una per l'altro. A ciò si aggiunge l'amarezza che la ragazza prova nel rendersi conto di come sia difficile per una donna farsi apprezzare dai superiori, che le preferiscono ancora Daniel, quando invece lei è cosciente di saper fare - e bene - il proprio lavoro. Circa la protagonista, devo confessare di non essere entrata poco in sintonia con lei: c'è qualcosa nei suoi modi bruschi e nervosi (e un po' da depressa) che me l'hanno resa antipatica.

Daniel continua a ripensare a ciò che s'è spezzato con Silvia - pur essendone ancora attratto mentalmente e non solo - ma questo non gli impedisce di concedersi brevi flirt, basati sull'attrazione sessuale, come quello con Inès Madrigal, la giovane coordinatrice degli scavi, tanto bella quanto colta, arguta e dall'aria fresca ed innocente.
I momenti d'intimità tra i due sono saturi di erotismo e ci vengono descritti dettagliatamente, ma del resto la componente sessuale ha un ruolo non indifferente nella comprensione e soluzione del caso, perchè sta alla base delle azioni di alcuni dei personaggi.

Affascinante ed interessante tutta la parte relativa all'archeologia e alla preistoria, ai modi di vivere di Homo Sapiens, di Neanderthal, all'importanza dei riti, alla paura della morte e al modo di affrontarla; similmente, lo sono i ragionamenti sul male che l'uomo è capace di compiere e di come esso risieda in ogni individuo al pari del bene; ogni persona deve sentirsi necessariamente responsabile delle proprie azioni, altrimenti è accomunabile alle bestie, che agiscono istintivamente e senza alcun principio etico, morale.

Concludendo, devo ammettere che non ho divorato questo romanzo; ho provato sì interesse e curiosità, per tutto il tempo, verso le indagini e la ricerca del colpevole, ma mi è mancata l'adrenalina, che solo verso la fine s'è attivata; credo che ciò sia dovuto al fatto che si sia dato ampio spazio alle parole, ai ragionamenti, alle disquisizioni  filosofiche, antropologiche e psicologiche, il che un po' ha rallentato il ritmo, più da serie tv (in cui devi attendere la puntata successiva per sbrogliare ogni piccolo mistero e avere un colpo di scena) più che da film thriller frenetico che mozza il respiro.

Ma in linea generale mi è piaciuto leggerlo perché trovo che la sua trama complessa e ricca sia narrata con accuratezza, minuziosamente, e che ogni particolare, ogni dettaglio apparentemente insignificante, abbiano il loro perché; rinnovo l'apprezzamento per il contesto archeologico che ti porta indietro di tantissimi anni nella storia dell'Uomo.



domenica 7 novembre 2021

Recap di ottobre 2021 - libri e serie tv

 


Buongiorno e buona domenica!!

Eccomi con il recap del mio ottobre.


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  1. LA STANZA BUIA di D. Raisi: un noir psicologico che, ruotando attorno ad un delitto efferato, ci conduce nella stanza buia dove risiedono gli incubi peggiori della protagonista (4/5);
  2. DUE DI CUORE. IL FASCINO DISCRETO DELLA RELAZIONE di S. Bordignon: su quali basi e fattori si fonda la costruzione del rapporto di coppia? (4/5);
  3. LA LUNA DI MEZZO di A. d'Angela: pensieri ed emozioni sul vivere quotidiano e sull'amore, impressi su carta (3,5/5);
  4. ALMANDA. IL VIAGGIO di E. M. Petruzzella: l'utopia di un uomo che sogna di costruire una città in cui vivere liberi; un ragazzo che, anni dopo, scopre che essa si fonda su un inganno (4/5);
  5. NUVOLE E RACCONTI - Credici, sempre - di E. Di Logarati: racconti al limite del fantasy, in cui i protagonisti sono alla ricerca del proprio posto nel mondo (3/5);
  6. UNA NOTTE BUIA DI SETTEMBRE di V. Marra: un giallo frascatano piacevole con un commissario ombroso ma bravo (3.5/5);
  7. IO SONO LA BESTIA di A. Donaera:  una storia tragica, dura, intrisa di violenza - primitiva, brutale, bestiale, sanguinosa -, di amore, di sentimenti di vendetta (5/5);
  8. "Nonno non mi riconosce più. L'Alzheimer raccontato ai bambini" di T. Kelley: libro illustrato che esprime la difficoltà del rapporto di un nipotino con l'amato nonno che non lo riconosce più (4/5);
  9. "Avventure con la nonna. La nonna è un mito!" di A.Pérez Hernández: simpatica avventura di due fratellini con una nonna energica e divertente (4/5);
  10. LE LESIONI DELL'ANIMA di M. R.Bellezza: una storia "magica", dove il confine tra il reale e il surreale, tra il sogno e la realtà, si fa labile (3.5/5).

Il vincitore del mese di ottobre è senza ombra di dubbio Donaera, che mi ha ipnotizzata con la sua tragedia pugliese, che tira fuori il lato oscuro che c'è negli esseri umani quando lasciano che la bestia che riposa dentro di loro si svegli e prenda il sopravvento. Interessante "scoperta" il noir di Daisy Raisi.



Sul fronte serie tv, devo dire che a ottobre mi son data da fare.



Ho continuato con Outlanderalternandola al prosieguo di Squid Gamealla visione di Dr Death.
La serie continua a prendermi moltissimo; i viaggi temporali, da un'epoca all'altra, mi son sempre piaciuti e ne sono sempre stata affascinata, i periodi storici coinvolti sono interessanti e ricchi di avvenimenti; sono alla terza stagione e ho intenzione di andare avanti speditamente, anche perché pure le riprese procedono e ho letto che sono alla sesta. Devo sbrigarmi!  *_*


Ho terminato la ormai discussa SQUID GAME

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Vi dico che a me questa sorta di "giochi senza frontiere versione cattivissima e splatter" è piaciuta, guardarla è stato interessante e coinvolgente, a ogni episodio ero sempre più turbata e affascinata da come l'innocenza di giochi dell'infanzia potesse essere rivestita di crudeltà, sangue, egoismo

È terribile pensare come l'estrema disperazione e la povertà possano indurre le persone (comprese le più tranquille) a buttarsi a capofitto volontariamente (anche se non proprio consapevolmente, non al 100% almeno) in una competizione malefica in cui, vuoi o non vuoi, dovranno alternare il gioco di squadra al più completo individualismo, in cui cercare di restar vivi diventa il solo scopo di tutto e, se per farlo bisogna sacrificare la vita altrui, si fa.

Quando è in gioco (in tutti i sensi, in questo caso) la propria sopravvivenza (oltre che il raggiungimento di un traguardo che consiste in un notevolissimo montepremi, in grado di stravolgere in meglio l'esistenza del fortunato che se lo becca tutto), anche l'essere umano più mansueto e solitamente generoso, altruista, può tirar fuori la natura più primitiva, da "homo homini lupus", e sputare in faccia a qualunque forma di solidarietà e amicizia.

Inquietante il pensiero che alla fine tutto quel sangue (rischio spoiler >>e quelle morti fossero frutto dei capricci di un manipolo di ricconi viziati, annoiati e depravati, indifferenti al valore della vita umana. 
Col coreano ho avuto un rapporto contrastante: in un primo momento mi ha irritato e non poco per il suo essere così... cantilenante, però poi mi sono abituata e alla fine l'ho trovato divertente e buffo (con tutto il rispetto) :-D
Ovviamente mi aspetto il sequel e spero non deluda.



Poichè Outlander per me è già una serie lunga, per non infilarmi in un'altra impegnativa, ho affiancato la visione di una miniserie da cominciare e terminare in poche volte: DR. DEATH.

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Essa si basa sulla storia vera di Christopher Duntsch (Joshua Jackson), stella nascente della neurochirurgia con alle spalle un notevole percorso universitario e di ricerca, arricchito delle referenze migliori.
Dutsch sembra essere la figura più promettente nel campo degli interventi  alla schiena o al collo, ma qualcosa decisamente non va se durante i suoi interventi accadono puntualmente delle complicanze gravissime, che portano a grosse ed irreversibili conseguenze sullo stato di salute dei poveri malcapitati che passano sotto le sue mani, o addirittura dei decessi.
La cosa impressionante è che sono in tanti, in sala operatoria (infermieri, colleghi) a rendersi conto, nel corso degli interventi, che Duntsch sta commettendo errori assurdi, incomprensibili (assolutamente evitabili, poi), ma sul momento non c'è verso di fermarlo (il dottore è arrogante e iracondo, non accetta critiche o suggerimenti da nessuno) e anche denunciarlo come unico colpevole è complicato.

Fortunatamente due dottori di Dallas - Henderson e Kirby (interpretati rispettivamente da Alec Baldwin e Christian Slater) - e una giovane avvocatessa si intestardiscono nel voler inchiodare il neurochirurgo alle proprie responsabilità, affinché venga arrestato e smetta di rovinare vite umane.

L'ho apprezzata, motivata soprattutto dal fatto che stiamo parlando di fatti realmente accaduti; l'attore protagonista ha interpretato molto efficacemente il ruolo del "dottor morte", risaltandone la personalità malvagia e assassina attraverso le espressioni facciali, gli sguardi, i gesti inquietanti, che ci danno l'immagine di un uomo seriamente pericoloso, con manie di grandezza, convinto di essere infallibile, di poter avere in mano le vite delle persone e di poter decidere - come fosse dio - se farle morire o meno.
Insensibile, con grossi problemi di autocontrollo e gestione di emozioni e pulsioni, anaffettivo, cinico, egoista, spaventosamente narcisista e soprattutto incompetente: un fallito che non accetta di essere tale, desideroso solo di ricevere elogi sulla propria (presunta) brillante carriera, sui suoi progetti di ricerca su cui la comunità scientifica non è disposta ad investire (chissà perché), smanioso di ricchezza, fama, gloria, a discapito degli affetti; calpesta chiunque, dalla famiglia (è cresciuto con genitori che l'hanno educato nei sani principi cristiani, ma a quanto pare Chris è stato poco ricettivo...) agli amici, alla compagna.
Ne consiglio la visione.


CITAZIONE DEL MESE

"Quando la tempesta sarà finita, 
probabilmente non saprai neanche tu 
come hai fatto ad attraversarla e a uscirne vivo. 
Anzi, non sarai neanche sicuro 
se sia finita per davvero. 
Ma su un punto non c'è dubbio. 
Ed è che tu, uscito da quel vento, 
non sarai lo stesso che vi è entrato". 

(Haruki Murakami, Kafka sulla spiaggia)

venerdì 5 novembre 2021

Recensione: DONNE CHE PARLANO di Miriam Toews



Tra il 2005 e il 2009, più di trecento ragazze e donne, appartenenti a una comunità mennonita (nella colonia di Molotschna) sono state rese incoscienti e stuprate nei loro letti. In media, uno stupro ogni tre o quattro giorni.
Come comportarsi, per proteggere se stesse e le proprie figlie? 
Far finta di nulla e perdonare, da buone cristiane? Rispondere con la violenza? Andarsene?
Le donne della comunità si riuniscono per decidere la "strategia" da adottare verso i colpevoli.



DONNE CHE PARLANO 
di Miriam Toews



Ed. Marcos y Marcos
trad. M. Balmelli
253 pp

Violenze perpetrate di notte, col favore delle tenebre. Proprio "loro", gli uomini della comunità, i capi-famiglia che si definiscono cristiani, osservanti delle Sacre Scritture e che dovrebbero dimostrare di essere "figli della luce".
Violenze perpetrate da padri, mariti, nonni, zii, nipoti, amici, fratelli, a danno di madri, sorelle, nipoti, amiche....; uomini che, solo poche ore dopo, di giorno, si comportano come se niente fosse.

Come si può continuare a vivere in un contesto in cui la sicurezza delle donne - giovani e meno giovani - non è garantita, anzi, è decisamente in pericolo?

Tra queste pagine, l'Autrice (a sua volta cresciuta in una comunità mennonita a Manitoba, in Canada, e da essa allontanatasi) immagina un gruppo di donne che si riunisce in gran segreto all'interno di un fienile per decidere, di comune accordo, la strategia da seguire a fronte dei ripetuti stupri commessi a loro danno.
Hanno scoperto, infatti, con gran sgomento, paura e raccapriccio, che tante di loro sono state narcotizzate con uno spray (un anestetico usato per le mucche) e poi stuprate nel sonno. 

Le povere vittime si svegliavano doloranti, sporche di sangue e liquido seminale, con segni di corda su polsi e caviglie, e non capivano cosa fosse loro successo durante la notte.

Il pastore della comunità, Peters, spiega che questi "malesseri" o sono frutto della loro sfrenata immaginazione, o eventualmente del diavolo. Eh sì, il diavolo faceva loro del male a motivo dei peccati commessi e che dovevano espiare (!!).
Stuprate e colpevolizzate, come nelle "migliori" (sono ironica) tradizioni maschiliste e patriarcali.

Ma altro che fantasmi violentatori! I colpevoli erano uomini della comunità: zii, fratelli, vicini, cugini! Persone con cui, durante il giorno, erano fianco a fianco, il che rende tutto ancora più orribile, spaventoso e minaccioso.
La più giovane delle vittime è una bimba di soli tre anni e mezzo, che da allora si è chiusa in se stessa! Stessa triste reazione hanno avuto altre vittime molto giovani, che hanno riportato conseguenze di tipo psicologico a causa delle violenze sessuali. Per non parlare delle gravidanze...
A queste ragazze/donne - figuriamoci! - il pastore Peters non ha concesso nè sostegno medico nè tantomeno psicologico.

Gli stupratori sono attualmente in carcere ma purtroppo stanno per uscire su cauzione (ovviamente quest'ultima è pagata dagli altri uomini della comunità che, in questo modo, è come se si schierassero con i "mostri") e torneranno a casa.

Che fare con loro?

Perdonare, come vorrebbe il pastore Peters? Rispondere con la violenza alla violenza?
O andare via, per sempre, per conquistare una vita diversa, di rispetto, amore e libertà?

È vero, la maggior parte di esse non ha memoria delle violenze subite perché erano incoscienti, addormentate: questo fa sì forse che non ci sia nulla da perdonare solo perché non ricordano lo stupro?
Ovviamente le vittime si rifiutano di abbassare il capo, per cui urge una decisione.

Il romanzo parte proprio da questo punto: dal momento in cui le donne devono decidere cosa fare. Si incontrano di nascosto e ammettono tra loro un solo uomo: August Epp, un membro della comunità che però vive un po' per i fatti suoi, dopo aver vissuto per anni fuori da Molotschna (è stato anche in carcere), esiliato insieme ai suoi genitori (considerati anticonformisti, ribelli); alla morte di questi, è stato riammesso nella colonia mennonita come insegnante dei bambini, ma in realtà non è un integrato, anzi: è considerato da tutti un "mezzo uomo", un effeminato, uno smidollato che non sa lavorare la terra.
August è da sempre innamorato di una delle donne presenti alla riunione, ma sa che ella non lo ricambia, pur trattandolo con estrema gentilezza.
Al buon August le otto donne chiedono di redigere il verbale della loro riunione, volta a stabilire la linea d'azione.

Nello scambiarsi animatamente e disordinatamente opinioni e suggerimenti, esse arrivano a formulare tre possibili decisioni:

1.  Non fare niente
2. Restare e combattere
3. Andarsene

È possibile accettare con rassegnazione la condotta scellerata di questi uomini e continuare la vita con e tra loro senza che nulla sia successo? Se si rifiutano di perdonare, dovranno lasciare la comunità (!) e sicuramente perderanno il posto in Paradiso, pensano le donne.

Se decidono di andarsene fuori dalla comunità, come sopravvivranno in un mondo esterno a loro sconosciuto?

"Siamo donne senza voce, afferma Ona, pacata. Siamo donne fuori dal tempo e dallo spazio, non parliamo nemmeno la lingua del paese in cui viviamo. Siamo mennonite senza una patria. Non abbiamo niente a cui tornare, a Molotschna perfino le bestie sono più tutelate di noi. Tutto quello che abbiamo sono i nostri sogni..."

Le otto amiche si rendono conto di essere trattate male da questi uomini che hanno la Parola di Dio sulle labbra ma, a quanto pare, non nel cuore.

"Non saremo forse bestie, dice, ma ci hanno trattato peggio, e di fatto le bestie di Molotschna corrono meno rischi delle donne di Molotschna, e sono meglio accudite."

È inaccettabile che il pastore minimizzi ciò che è successo e soprattutto è pericoloso: come fanno ad avere la certezza che non riaccadrà?
Loro sono madri che hanno il dovere e il diritto di proteggere le proprie figlie!

Per quanto furiose, indignate, ferite, le donne non accantonano la propria fede; esse non hanno smesso di credere in Dio, nella sua giustizia, nel suo amore, ma al contrario: vogliono prendere decisioni sulla base della propria fede sincera!

Durante l'accesa discussione, emerge la convinzione che andarsene dalla colonia sia un modo per esercitare la fede, perché se è vero che in quanto cristiane sono chiamate al pacifismo, al perdono, alla compassione, all'amore, all'assenza di vendetta e odio..., restando lì - accanto ai colpevoli! - tutte queste nobili virtù vengono seriamente compromesse.
Continuando a vivere accanto agli aggressori, infatti, si ritroverebbero a desiderare di vendicarsi e il massimo che potrebbero offrire è un perdono falso, ipocrita.
Allora che fare? Andarsene? Lasciare mariti, figli, case...? Con quale prospettiva di futuro?
Non è una scelta facile.
Cosa decideranno di fare queste otto donne?

Le protagoniste femminili di questo libro sono spesso eccentriche e un po' sopra le righe, ma anche forti e tenaci, con dei sogni di libertà e di vita a motivarle.
Sono donne abituate ad essere sottomesse, ad obbedire, a sopportare percosse e sgridate, a non rispondere ai maschi; non sanno né leggere né scrivere e questo analfabetismo le limita tantissimo nella propria libertà di scelta, rendendosi conto che, se dovessero andar via, non saprebbero neppure leggere una mappa...!

Sono donne avvezze ai silenzi, a chinare il capo, ma quando possono stare tra di loro e parlare liberamente, ecco che vengono fuori le personalità di ciascuna e scopriamo che sanno divertirsi, fare battute, prendersi in giro, bisticciare.
Hanno età diverse e, di conseguenza, visioni diverse della vita, ed infatti litigano, si interrompono a vicenda, si contraddicono, a volte cambiano argomento e cominciano a discutere di cose che nulla hanno a che vedere con il tema principale, che le ha viste riunite.
August le osserva con attenzione, ammirazione, imbarazzo, sorridendo della loro vivacità.
Del loro coraggio.
Perché finalmente, nascoste in quel fienile, esse hanno già fatto il primo ed importante passo di fede: ribellarsi e provare a prendere in mano il proprio destino. 

Nonostante l'argomento in sé sia drammatico e delicato, i toni restano sempre leggeri, grazie ad un linguaggio colloquiale, molto semplice, come semplici sono i personaggi che intervengono, a partire da colui che redige i verbali e riporta non solo le discussioni tra le donne, ma anche i loro gesti, atteggiamenti, espressioni, dandoci modo di capire i loro caratteri.

"Donne che parlano" è un romanzo pieno di coraggio, necessario, perché con esso Miriam Toews ha dato voce a tante donne mennonite, lasciando emergere realtà spesso nascoste, taciute, ma che sono proprie di comunità patriarcali in cui la donna è trattata come un essere inferiore.
Se non si è infastiditi dallo stile particolare, che può apparire confusionario ma che in realtà ben riflette la vivacità delle donne, l'euforia di potersi finalmente confrontare, sfogare e organizzare assieme un principio di ribellione -, è un libro che si legge velocemente e fa riflettere su ciò che accade in certe realtà religiose (che si basano su interpretazioni parziali ed errate della Bibbia) poco conosciute. 


giovedì 4 novembre 2021

** Novità ** "In cucina per rinascere - le ricette di una filosofa" di Maria Giovanna Farina



Oggi vi presento una pubblicazione molto particolare, che unisce filosofia e amore per la cucina.


 Ed. Rupe Mutevole
Data uscita: ottobre 2021

 Maria Giovanna Farina non è solo una filosofa studiosa di comunicazione e di relazioni che ama far sperimentare il valore curativo della filosofia, in lei c'è qualcosa di caratteristico che vive nel suo profondo fin dall'infanzia: l'amore per la cucina. 

La relazione col cibo è un aspetto fondamentale del nostro essere: l'amore per la cucina può farsi testimone della vita stessa. 

Filosofia e cucina sanno farci rinascere se trovano un punto di incontro valido per tutti. 

Con il suo stile scorrevole e a tratti ironico, l'autrice ha collegato alcune ricette da lei ideate e presenti nel testo a particolari momenti della vita quotidiana, ricette reali ma anche dal significato simbolico, ricette che rispettano l'ambiente e sono contro lo spreco, ricette attente alla nostra salute nonostante qualche strappo alle regole.
A tavola si può dialogare, decidere il futuro, fare affari, dichiarare l'amore, trovare un'intesa tra amici e soprattutto rinascere. 
Chi l'accompagnerà in questo viaggio? Naturalmente Socrate ed irrinunciabili pratici pensieri filosofici!


Notizie sull'autrice.
Maria Giovanna Farina si è laureata in Filosofia con indirizzo psicologico all’Università Statale di Milano. È​ filosofa, consulente filosofico, analista della comunicazione, formatrice e autrice di libri per aiutare le persone a risolvere le difficoltà relazionali. Nei suoi testi divulgativi, saggi e romanzi, ha affrontato temi quali l'amore, la musica, la violenza di genere, la filosofia insegnata ai bambini, l'ottimismo, la libertà, la relazione con gli animali da compagnia e con il cibo. Il suo libro di maggior successo è stato Ho messo le ali (ed. Rupe Mutevole). Pioniera nel campo delle pratiche filosofiche, nel 2002 ha fondato​ Heuristic Institution​ dove si è dedicata anche alla ricerca di metodi e strategie da applicare alla risoluzione delle difficoltà esistenziali. Autrice di numerosi articoli e di interviste anche in video fatte ad alcuni tra i più noti personaggi della cultura e dello spettacolo, è creatrice della rivista “L’accento di Socrate”. Scrive su varie riviste on line e cartacee. Per Rupe Mutevole dirige la collana editoriale Le Relazioni. Il suo sito è​ www.mariagiovannafarina.it

martedì 2 novembre 2021

Film tratti dai libri - in uscita (novembre-dicembre)

 

Quali libri son diventati film e ci aspettano in sala?

Eccone alcuni previsti nelle prossime settimane.


Chi è senza peccato - The Dry (The Dry) è un film diretto da Robert Connolly, con Eric Bana e Martin Dingle Wall; è l'adattamento cinematografico del pluripremiato romanzo Chi è senza peccato, scritto da Jane Harper.
Uscita al cinema il 11 novembre 2021.

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L'agente federale Aaron Falk è tornato da Melbourne a Kiewarra, nell'outback australiano, per i funerali del suo vecchio amico Luke Hadler, della moglie e del figlio: un omicidio-suicidio che ha risparmiato solo Charlotte, la più piccola della famiglia. 
La comunità è scossa; il padre di Luke chiede a Falk di indagare, ma la sua non è una richiesta, è una minaccia legata al mistero di un'altra morte violenta avvenuta anni prima, quella di Ellie Deacon, sedici anni, occhi e capelli scuri, una breve vita densa di cose non dette. Così Falk, seppure a malincuore, rimane in quel piccolo paese in cui la siccità sembra aver inaridito insieme ai campi le coscienze e tutti hanno qualcosa da nascondere.
 L'alleanza con Raco, il giovane, ingegnoso poliziotto locale, dà presto i suoi frutti, disseminando dubbi sulla versione ufficiale del caso e riaprendo vecchie ferite. E quando i segreti tornano a galla nessuno può più chiudere gli occhi.


Promises è un film drammatico romantico franco-italiano scritto e diretto da Amanda Sthers, basato sul suo romanzo omonimo (Rizzoli) che racconta le tappe della vita di un uomo, Alexander, con un passato ed  un'infanzia difficili. Alexander riesce a trovare la felicità solo quando ha una famiglia sua, composta dalla moglie e la loro bambina. 

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Eppure questa serenità viene meno quando incontra Laura, una gallerista d'arte prossima al matrimonio, con cui nasce un sentimento molto forte.
Alexander vede nel trascorrere del tempo ciò che davvero ha importanza: la sofferenza vissuta durante l'infanzia, i momenti di felicità, le amicizie che a seconda delle occasioni possono trasformarsi da fedeli a dolorose, il fallimento del matrimonio e soprattutto il puro amore, quello vero che non è stato in grado di afferrare. I due, incapaci di compiere delle scelte, si ritrovano divorati da un sentimento non consumato, che non accenna a spegnersi.

Il film è interpretato da Kelly Reilly, Jean Reno, Pierfrancesco Favino, Cara Theobold, Deepak Verma e Kris Marshall.
Uscita al cinema il 18 novembre 2021.



Cry Macho - Ritorno a casa è un film del 2021 diretto ed interpretato da Clint Eastwood. Il film è l'adattamento cinematografico dell'omonimo romanzo del 1975 scritto da N. Richard Nash, autore della sceneggiatura insieme a Nick Schenk.
Uscita al cinema il 2 dicembre 2021.

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Ambientato nel 1978, segue la storia di Miko , ex campione di rodeo e addestratore di cavalli. Trovandosi in difficoltà economiche, per guadagnare soldi facili, Miko decide di accettare dal suo ex capo, l'incarico di riportare a casa in Texas, Rafa, il giovane figlio dell'uomo, per proteggerlo dalla madre messicana schiava dell'alcol.Sulla strada del ritorno dal Messico verso il Texas, Miko e Rafa, si conoscono meglio e diventano amici. 
I due si troveranno ad affrontare avventure e pericoli inaspettati e se da una parte il viaggio rappresenterà per il giovane ragazzo motivo di crescita e conoscenza, per l'anziano allevatore sarà invece un'occasione per liberarsi dai peccati commessi durante la sua esistenza.


Scompartimento n. 6 - In viaggio con il destino è un film diretto da Juho Kuosmanen, con Seidi Haarla e Yuriy Borisov. 
Uscita al cinema il 2 dicembre 2021. 
Adattamento cinematografico del romanzo Scompartimento n. 6 di Rosa Liksom (Iperborea).

Il film racconta la storia di una donna finlandese, Laura, che, per fuggire a un'enigmatica storia d'amore 
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a Mosca, sale a bordo di un treno per recarsi in un sito archeologico di Murmansk, verso il polo artico. Durante questo lungo viaggio, si ritrova a condividere il compartimento ferroviario, il numero 6, con uno sconosciuto, un minatore russo. Il lungo tragitto porta i due, completamente opposti tra loro, soprattutto per il carattere e gli ideali, a una convivenza sul treno, durante la quale faranno incontri improbabili. Questo viaggio, però, cambierà per sempre la loro visione della vita e li unirà molto.
Nonostante le loro differenze, che inizialmente sembravano abissali, i loro destini, segnati dall'incontro, finiranno per legarsi e trovare nell'altro quel profondo desiderio di connessione umana, da entrambi tanto agognato.




domenica 31 ottobre 2021

Recensione: LA STANZA BUIA di Daisy Raisi



Una tranquilla cittadina inglese viene sconvolta da un fatto di sangue che tocca molto da vicino la protagonista, la ventisettenne Lisa Barberini, che deve fare i conti non soltanto con questo evento terribile che stravolgerà la sua vita, ma anche con un angosciante segreto custodito in una stanza buia della sua memoria.


LA STANZA BUIA
di Daisy Raisi



211 pp
A ventisette anni Lisa conduce un'esistenza ordinaria a Bologna (dove lavora nella libreria dell'amica Letizia), che si potrebbe definire tranquilla, se non fosse per uno sgradevole particolare: è afflitta da continui e invalidanti mal di testa, che le rendono difficile compiere le normalissime azioni quotidiane, e per di più essi sono accompagnati da frequenti incubi.
Ce n'è uno, tra questi, che in particolar modo la ossessiona e la terrorizza: un grosso ragno peloso le si avvicina minaccioso per divorarla e lei non riesce a sfuggirgli. Ad ogni incubo, si sveglia in preda alle proprie urla angoscianti.

Come se non bastasse, il suo presente è reso amaro dalla consapevolezza di sentirsi molto sola: suo padre è morto per un tumore da pochi anni e solo con lui la ragazza aveva un rapporto speciale; lei e sua madre Angela (che attualmente vive in Inghilterra con il figlio minore, Nico) non sono mai state affiatate e complici, e anche con suo fratello Lisa non ha mai avuto un grosso feeling.

Spesso i ricordi di quand'era bambina tornano con insistenza a farle visita e la giovane si rivede piccola, impaurita, indifesa e non compresa da una madre rigida, algida, poco affettuosa e comprensiva nei suoi confronti, sempre pronta a rimproverarla e farla sentire sbagliata.

Convinta di dover risolvere molte cose sepolte nel proprio inconscio per cercare di prendere in mano la propria vita e il proprio futuro con serenità, Lisa prende una decisione coraggiosa: decide di rivolgersi alla dottoressa Sara, esperta in ipnoterapia, con la speranza che le sedute di ipnosi possano aiutarla a tirar fuori ricordi, paure, traumi..., insomma tutto ciò che sta all'origine dei suoi malesseri psico-fisici.

Durante l'ipnosi, in effetti, accade qualcosa: la dottoressa riesce a guidare la paziente verso quel passato doloroso che lei aveva rimosso ma che comunque sta avendo i suoi effetti negativi nel presente.
Di cosa si tratta?
Lisa si ritrova in una stanza, piange, vorrebbe uscire da lì ma non può, sua madre l'ha chiusa dentro; non è sola, è con Nico, che però è piccolino ed è ancora nel box.
E poi c'è un'ombra accanto a sua madre: sembra un uomo, magro e severo, che le ispira diffidenza e antipatia. Chi è e perché è in casa loro? E dov'è suo padre? Perché non è con lei a proteggerla?

Pian piano, col susseguirsi delle sedute - nonostante sembri che non ci siano giovamenti e i mal di testa non accennino a scomparire né diminuire - Lisa tornerà più volte in quella stanza buia e si ritroverà faccia a faccia con una realtà difficile, che riguarda se stessa e la sua famiglia, e che le farà ricordare eventi e persone dimenticate per anni.

Quando, a causa di un evento accidentale, deve volare in Inghilterra, a Windsor, dove vivono Angela e Nico (quest'ultimo è in ospedale dopo aver avuto un incidente), Lisa si riunisce alla madre e al fratello, ma ricucire i rapporti con i due non è per niente facile ed automatico, soprattutto dopo che l'ipnosi ha portato a galla delle verità sgradevoli sulla madre...
Ma non ci sarà tempo e modo di chiedere spiegazioni e chiarimenti, perché di lì a qualche giorno, purtroppo, la povera Lisa sarà costretta a vivere un nuovo evento traumatico che la getterà in un incubo, ma uno vero, reale, non di quelli che fino a poco tempo prima popolavano i suoi sogni: accadrà, infatti, una tragedia improvvisa, che colpirà con violenza Lisa, Nico e soprattutto Angela.
Una tragedia provocata da una mano sconosciuta, sporca di sangue; un omicidio inspiegabile che va assolutamente risolto: c'è forse un killer che si aggira per le strade della piccola e pacifica cittadina inglese?

Il caso vede coinvolti dei bravi e coscienziosi poliziotti che si mettono prontamente sulle tracce  dell'assassino, interrogando tutti coloro che hanno avuto a che fare con la vittima e augurandosi che l'assassino faccia un passo falso e sia possibile smascherarlo.

"La stanza buia" è un thriller/noir avvincente, dalla prosa raffinata e fluida, che sa come guidare il lettore lungo i tortuosi e complessi percorsi della mente umana quando è in preda a incubi, pensieri negativi, paure, traumi irrisolti, che si traducono in malesseri fisici e psicologici talmente intensi da impedire, a chi ne è travolto, di vivere normalmente il presente e di progettare il futuro.
E questo è il caso di Lisa, che lungo tutta la narrazione non smetterà mai di apparirci fragile, provata, spaventata come un uccellino, ma al contempo determinata a non lasciarsi sopraffare da paure alle quali non sa dare un nome, ma che lei è intenzionata a individuare per poterle sconfiggere.
Non sarà un percorso semplice, tutt'altro, soprattutto perché la vita non smette di metterle davanti ostacoli, sofferenze, prove, ma non sarà sola: Nico e la sua amica Letizia sono accanto a lei, e la ricerca della verità, pur passando per sentieri dolorosi, non potrà che liberarla da tutti i suoi peggiori incubi.

"La vita è un delicato gioco di equilibri da cui esce vittorioso solo chi ha imparato a compensare il dolore saltando i motivi di gioia".

Ho apprezzato tantissimo che all'aspetto psicologico sia stato dato un ruolo importante e trovo affascinante il trattamento dell'ipnosi; rilevante è il tema dei traumi subiti durante l'infanzia, delle loro conseguenze tristi e negative nella vita di una persona, e della necessità di risolverli.
L'indagine volta alla scoperta dell'assassino, in Inghilterra, è coinvolgente perché ci permette di seguire passo passo gli interrogatori dei sospettati e, di conseguenza, i ragionamenti e le ipotesi fatte dagli investigatori per districare ogni nodo.
La scrittura di Daisy Raisi è accurata, accattivante e abile nel saper gestire le dinamiche tra i personaggi - la narrazione si concentra inizialmente su Lisa per poi dare spazio anche agli altri - e i diversi livelli temporali in cui si svolgono via via i fatti narrati; ho letto il romanzo tutto d'un fiato perché l'atmosfera che lo attraversa è misteriosa sin dall'inizio e ha stuzzicato efficacemente la mia curiosità man mano che procedevo nella lettura.

Non posso che consigliare questo libro a quanti hanno voglia di lasciarsi coinvolgere da una storia ricca di mistero, pathos e molto ben narrata.

sabato 30 ottobre 2021

Recensione: DUE DI CUORE. IL FASCINO DISCRETO DELLA RELAZIONE di Silvano Bordignon



Costruire una relazione di coppia piena e appagante non è qualcosa che avviene dall'oggi al domani: richiede tempo, volontà, l'impegno di conciliare il proprio legittimo desiderio di vivere in libertà la propria progettualità ed autorealizzazione con quello di un'altra persona, con cui cominciare e portare avanti un percorso di vita insieme. L'autore ci ricorda che anche in una società complessa come quella attuale, pur con tante problematiche, questo non solo è possibile, ma ne vale la pena.



DUE DI CUORE. IL FASCINO DISCRETO DELLA RELAZIONE
di Silvano Bordignon

Casa Editrice Kimerik
170 pp

Ogni coppia è formata da due individui unici, ognuno con una sua storia e un vissuto personali, un proprio stile di vita, le proprie origini familiari.
È fondamentale capire se e come si desidera conciliare due percorsi differenti e superare insieme le naturali difficoltà dovute all'essere individui diversi; è qualcosa che molto probabilmente ci vedrà occupati per molti anni... se non per tutto l'arco della vita (o comunque degli anni che trascorreremo con la stessa persona).

Sono molti i fattori intervengono nella costruzione di legami di coppia, tra cui l'essere figli unici o meno, la situazione socio-economica di provenienza, il modello genitoriale che, volenti o nolenti, ci influenzerà da adulti, come ci ha influenzati e formati da bambini.

"Realizzare un armonico rapporto di coppia è un percorso lungo, fatto di assestamenti continui".

È un lavoro che richiede tempo, impegno, pazienza, elasticità mentale, comprensione, sempre conservando la consapevolezza che le difficoltà non sono legate alla presenza del sentimento, ma che anzi sarà quest'ultimo ad aiutarci ad affrontarle nel modo più saggio.
Emerge in tutto il libro un concetto basilare: l'amore come scelta, la scelta di fare un percorso insieme ad un'altra persona che ogni giorno scegliamo come compagno/a di vita, confermando di voler amarla comunque e nonostante i disaccordi, gli ostacoli, o "semplicemente" i difetti.

L'autore ha maturato negli anni molta esperienza nell'ambito del sostegno psicologico alle coppie in difficoltà e questo libro è frutto proprio dei tanti incontri, colloqui pubblici e privati avuti con tantissime coppie giovani e non; egli ci conduce in un affascinante viaggio all'interno del complesso universo che è la coppia, e lo fa ad es. attraverso il ricorso ad opportune metafore ed associazioni di idee, ad immagini tratte dalla realtà concreta, che risultano sempre di immediata comprensione in quanto ognuna si sofferma su specifiche caratteristiche accomunabili alle relazioni amorose.

Bordignon riporta, dunque - anche solo con poche ma incisive frasi -, brevi dialoghi avuti con coppie da lui seguite e i consigli dati alle stesse; non solo, ma attinge, con leggerezza e autoironia, alla propria esperienza matrimoniale e famigliare (come marito e come padre), così che il lettore abbia la piacevole percezione di ascoltare un amico, o meglio un professionista che, amichevolmente, sa indirizzarti verso dritte e suggerimenti inducendoti alla riflessione, all'autoesame, aiutandoti a soffermarti su aspetti importanti ed utili a migliorare i rapporti col partner; non si avverte mai tra le pagine un tono né un intento meramente didascalici, "da professore che trasmette nozioni dall'alto della propria cattedra", bensì ho trovato molta dolcezza, una professionalità ed una saggezza dovute all'esperienza (personale e professionale) maturata sul campo, fatta propria e condivisa con gli altri.

Questo breve manuale si legge con incredibile scorrevolezza, grazie alla penna intelligente ed equilibrata di Silvano Bordignon, che sa come accompagnare con delicatezza il lettore all'interno dell'articolata ed affascinante avventura che è la costruzione di una relazione sentimentale stabile, basata sul rispetto e fedeltà reciproci, sull'empatia, sulla complicità e l'intesa in ogni ambito (affettivo, sociale, intellettuale/culturale, sessuale...); una relazione in cui si cresce insieme giorno per giorno, ci si arricchisce e completa a vicenda, imparando a risolvere conflittualità e ostacoli.

Un trattato chiaro, scritto con un linguaggio semplice ed accessibile a tutti, in grado di offrire molti spunti interessati a coppie giovani e meno giovani.

martedì 26 ottobre 2021

Libri che vorrei leggere


Cari lettori, ho adocchiato un paio di libri che trattano due temi delicati, attuali e molto interessanti: la violenza sulle donne e la pena di morte.
Vorrei leggerli a breve, uno dei due sicuramente costituirà una lettura novembrina.
Fatemi sapere se li conoscete e/o se stuzzicano la vostra curiosità.


DONNE CHE PARLANO
di Miriam Toews

Ed. Marcos y Marcos
trad. M. Balmelli
253 pp
Venivano narcotizzate con lo spray per le mucche, e poi stuprate nel sonno. Si svegliavano doloranti, sanguinanti. 
E si sentivano dire che era tutto frutto della loro sfrenata immaginazione, o eventualmente del diavolo. 
Invece i colpevoli erano uomini della comunità: zii, fratelli, vicini, cugini. 
Che fare adesso, con questi uomini, che sono in carcere, ma presto usciranno su cauzione e torneranno a casa? 
Perdonare, come vorrebbe il pastore Peters? Rispondere con la violenza alla violenza? 
O andare via, per sempre, per affermare una vita diversa, di rispetto, amore e libertà? 
Il romanzo parte da qui: dal momento in cui le donne devono decidere cosa fare. 
Sono donne sottomesse, abituate a obbedire. Nascoste in un fienile, prendono in mano, per la prima volta, il proprio destino. 
La loro ribellione incandescente risana. 
E linfa vitale anche per August Epp, l'uomo amorevole e giusto che aveva perso la speranza, e che le donne chiamano a testimone della loro cospirazione di pace, perché possa raccontarla.




DIARIO DI UN CONDANNATO A MORTE
di Alessandro Piana



bookabook
316

Diario di un condannato a morte racconta gli ultimi otto anni di vita di William Van Poyck, detenuto nel braccio della morte della Florida, tra il 17 aprile 2005 e il 12 giugno 2013, giorno della sua esecuzione tramite iniezione letale.
Il libro, partendo dalle lettere che William ha inviato alla sorella Lisa, mette a nudo tanti episodi di vita nel braccio della morte, portando alla luce maltrattamenti, condizioni estreme, privazioni di diritti e abusi di potere difficilmente immaginabili per un lettore “libero”.
Le considerazioni di William non sono mai banali e ci conducono in un mondo parallelo e nascosto dove i detenuti, alle prese con la costante paura di morire, sono costretti a trovare un senso alla loro vita “a tempo determinato”.

domenica 24 ottobre 2021

Recensione: LA LUNA DI MEZZO di Alessandra d'Angela

 

"La luna di mezzo" rappresenta quasi un percorso compiuto dalla scrittrice, attraverso il quale dà libero sfogo ai suoi pensieri anche più reconditi, a tutte quelle parole che, di solito, restano nella mente, senza avere mai il coraggio di verbalizzarle.



LA LUNA DI MEZZO
di Alessandra d'Angela

Casa Editrice Kimerik
204 pp
La presente raccolta è composta da testi in versi e alcuni in prosa, attraverso i quali l'Autrice pone sotto una lente d'ingrandimento il proprio mondo interiore: pensieri, sentimenti, stati d'animo, speranze, rimpianti, desideri, considerazioni su temi comuni ad ogni persona, siano essi l'amore, legami affettivi e d'amicizia, lutti, il rapporto con chi ci circonda, la consapevolezza di chi si è, di cosa si vuole, di quello che mostriamo agli altri e che da essi riceviamo.

L'amore, in queste poesie, ha per lo più una sfumatura nostalgica, malinconica, in quanto esse sono dedicate all'amato con cui non si condivide più un percorso insieme, per cui a predominare sono i ricordi di un amore vissuto appieno, che era tutto e che a tutto dava senso, ma che attualmente resiste solo nella memoria e nelle parole di chi non riesce (e non vuole) dimenticare i sentimenti travolgenti provati.
L'importanza dei ricordi - che nessuno può rubarci ma che ciascuno di noi conserva gelosamente - è un tema che compare spesso: è vero, certe esperienze ci hanno segnati negativamente, ma se le abbiamo vissute in modo travolgente, con tutto il nostro essere, con sincerità, coinvolgimento, donando tutto il nostro amore e il nostro essere, non abbiamo nulla da rimproverarci e i bei momenti passati insieme alla persona amata - a prescindere da dove essa sia nel presente - non potrà toglierceli nessuno.

"Non si torna indietro
ma mi piace pensare 
che in un qualche modo
i nostri cuori
non smetteranno mai di 
appartenere l'uno all'altro."


Quando certe relazioni importanti giungono al capolinea, spesso lasciano dietro di sé tanti sentimenti contrastanti: la consapevolezza di aver provato gioia, un senso di  completezza grazie all'altro, di aver vissuto momenti indimenticabili, e al contempo l'amarezza perché questo idillio - che colorava le proprie giornate, che  dava un senso a progetti, desideri, gesti, parole - è finito, e di esso restano cumuli di detriti pieni di amarezza, delusione e rimpianti.
Amori mai dimenticati, che ancora conservano nel cuore un posto speciale, unito alla segreta speranza di ritrovarsi per non lasciarsi mai più, cacciando via la terribile paura di restare nuovamente soli.

Ma non ci si può crogiolare nel dolore di un amore perduto/non corrisposto, lasciandoci schiacciare dal peso di un passato che non tornerà: è necessario rialzarsi, e non sono poche le poesie in cui viene espressa la voglia di dare più spazio ed importanza a se stessi, perché se non abbiamo noi per primi stima di ciò che siamo, desideriamo e della ricchezza di cui siamo portatori, chi lo farà al posto nostro?

"Noi siamo di chi ci considera una priorità e non un'alternativa."

L'autrice fa anche delle valutazioni su come vede la realtà attorno a sé, su come non di rado i rapporti con le persone siano sterili, basati sull'apparenza, poco approfonditi; ho ravvisato in molti componimenti un sentimento di disincanto e disillusione, provato nel rendersi conto che in generale, in questo nostro tempo, non c'è una reale voglia di conoscersi, capirsi, andarsi incontro, sostenersi; mancano spontaneità, autenticità, empatia e quando la troviamo in un'amica, teniamocela stretta perché purtroppo è raro trovare qualcuno con cui ci si capisca al volo, con cui condividere gioie e dolori senza essere giudicate.

Accanto alle poesie dedicate all'amore perduto, ci sono quelle dedicate alla bellezza dell'amore quando giunge inaspettatamente a dare nuova vita e slancio, ed è quell'estasi a cui tutti, seppur ognuno in modi e in tempi differenti, aneliamo perché ci fa sentire vivi ed appagati.

In questo volume Alessandra d'Angela mette su carta sensazioni, emozioni, pensieri e riflessioni che, toccando varie sfere della vita, il lettore può riconoscere come qualcosa di vicino a sé, alla propria esperienza, e nelle sue parole, quindi, viene istintivo ritrovarsi, come se l'Autrice desse voce a certi nostri stati emotivi, considerazioni, timori, fragilità, speranze e delusioni che abbiamo provato e che non a tutti viene automatico mettere su carta ed esprimere in modo cristallino e genuino.

Un libro che si legge con piacere, tanto più se abbiamo voglia di immergerci in pagine che narrino il fiume d'emozioni che attraversa l'esistenza di ogni persona e ne costituisce la linfa, l'essenza; pagine nelle quali possiamo immedesimarci, come se uno specchio fosse posto davanti al nostro cuore e noi potessimo leggervi dentro senza filtri, senza pregiudizi, senza veli, senza alcun timore di fare i conti con ciò che risiede nel profondo di noi stessi, con la nostra sensibilità e con il legittimo bisogno, mai sopito, di dare e ricevere amore, di essere apprezzati per quello che siamo realmente, con i nostri pregi e difetti.

venerdì 22 ottobre 2021

Recensione: ALMANDA. IL VIAGGIO di Ennio Maria Petruzzella

 

Attraverso venticinque quadri viene tratteggiata la storia di un luogo magico e surreale: Almanda, "la città", il sogno di una umanità alla ricerca di un luogo nuovo e senza tempo in cui fondare una comunità di uomini e donne che amano la vita, la conoscenza, la cultura; un mondo rinnovato, diverso, più libero.

Almanda è anche il racconto di un viaggio, degli amori, delle invenzioni, dei libri ritrovati, delle scoperte e delle disillusioni di un gruppo di variegato di uomini: navigatori, marinai, manovali, scienziati, inventori, letterati e artisti.


ALMANDA. IL VIAGGIO 
di Ennio Maria Petruzzella 


Les Flâneurs Edizioni
202 pp
15 euro
A fondare la città di Almanda è un uomo di nome Giulio Flaviano, ricco, bello, fortunato, che per sconfiggere ansie, noia e un'inaspettata e terribile incapacità di fare sogni, decide di renderli concreti attraverso un progetto straordinario, Almanda, appunto: essenza del viaggio, sogno di una vita rinnovata, incontaminata, fuori dalle rotte convenzionali della storia.

"...noi avremo una vita nuova perché la costruiremo sull'anima e sull'esperienza della nostra stessa storia".

È un viaggio ai limiti della terra, al di là dell'oceano conosciuto: il  "luogo geometrico dei sogni dell'umanità".

Il racconto si snoda in un prima e non dopo, cioè prima e dopo la fondazione di Armanda; se nel prima incontriamo il fondatore di Almanda - conoscendo le sue avventure e tutto ciò che ha fatto e architettato per concretizzare il proprio sogno, le persone, i mezzi coinvolti, i dubbi, le speranze, le passioni che hanno agitato la sua vita -, nel dopo incontriamo Julius Landsdale, un ragazzo sensibile, intelligente, curioso, che vive proprio ad Almanda e che un giorno scopre che... è scomparso il sole dalla città!

Come si fa a vivere senza la luce del sole, dal quale dipende la vita di ogni essere vivente e che scandisce il giorno e la notte e dunque tutte le attività quotidiane del vivere umano?
Non avere più il sole è una tragedia a cui bisogna porre rimedio e questo ragazzino vuol provarci, sostenuto dal proprio coraggio e dall'amore innocente che lo unisce alla bellissima Valena.

Almanda è il sogno nascosto nel cuore di ogni uomo nobile che si mette tenacemente alla ricerca di un luogo lontano e segreto dove non vi siano invidia, odio, guerre e malattie; un luogo dove fare ricerca, lasciarsi andare alla riflessione, alla meditazione su ciò che dà senso e valore alla vita di ogni uomo.

"Una città, per l’esattezza, un luogo ancora solo immaginario in questo momento. L’ho immaginata come il luogo dei sogni che non abbiamo ancora fatto, e si trova dall’altra parte del mare."

"...ci sono sogni che riguardano il destino di tutti gli uomini, indifferentemente, che sono nati e vivono, alla meglio, sul nostro pianeta. Io ho fatto un sogno che ha dato un senso alla mia vita, è per questo che sono qui. Il mio desiderio è quello di portare una nave di legno e di sogni dall’altra parte del mondo per far conoscere a chiunque una realtà oggi inconoscibile e irraggiungibile."

Una città in cui costruire macchine per alleviare le sofferenze del fisico e diffondere libri e conoscenza per elevare l'animo umano; un posto in cui tutti gli uomini sono uguali e vivono realizzando i propri desideri.
Un luogo impossibile da costruire?

Forse no, se chi ne è alla ricerca ci crede davvero, testardamente, ed è disposto a lasciarsi alle spalle la vecchia vita con le sue illusioni di felicità e a investire danaro, energie, progetti e parole per convincere i compagni di viaggio.

Ma non c'è sogno che non richieda sacrifici rinunce e questo avviene anche con Almanda.
Qual è il sacrificio che Giulio dovrà affrontare pur di fondare l'agognata città?

Tanti anni dopo il giovane Julius cercherà di saperne di più su come è nata Almanda e si imbatterà nel segreto su cui essa poggia le proprie fondamenta: una verità non semplice da accettare e che potrebbe sconvolgere gli equilibri degli abitanti della città.

Julius la scoprirà? E se dovesse arrivare a svelarla, cosa è chiamato a fare: a condividerla con gli altri o a lasciare che questo segreto resti tale, garantendo così la pace e la sopravvivenza di Almanda?

Questo romanzo di Ennio M. Petruzzella l'ho trovato originale e contraddistinto in particolare da uno stile elegante, raffinato, con cui l'Autore crea mirabilmente le condizioni ideali perché tutto in queste pagine abbia anche di nobile, elevato, caratteristiche che sono proprie in primis del fondatore di Almanda: un sognatore convinto, dall'animo gentile, dalla mente aperta e riflessiva, amante del sapere e della vita; un uomo generoso, in quanto vuol far sì che il proprio sogno non resti suo e basta ma venga accettato e accolto da altri uomini come lui, con i quali realizzarlo per il bene della collettività.
Nobili sono i suoi coraggiosi compagni e co-fondatori e lo è anche Julius che, benché molto giovane, è risoluto nel ricercare le risposte alle mille domande su Amanda e Giulio.

È un libro denso di considerazioni profonde sulla vita, su ciò che da scopo e senso all'esistenza, che guida le passioni, i desideri, che giustifica le rinunce e provoca i sorrisi, le lacrime e tutto quello che rende unica ogni esistenza.

Una storia che accarezza con leggerezza l'animo del lettore sensibile e riflessivo, introducendolo in un universo senza tempo, sospeso in una dimensione fantastica, irreale, onirica e per questo ricca di malia e suggestione, che ci ricorda come avere desideri e sogni, anche apparentemente impossibili, e provare a realizzarli, sia innato in ogni uomo e come essi siano più belli se condivisi con gli altri.
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