lunedì 6 marzo 2023

► RECENSIONE ◄ PICCOLE COSE DA NULLA di Claire Keegan



La vita è scandita da tanti eventi e relazioni importanti, che la rendono unica, ma anche da piccole azioni quotidiane, che danno ad ogni giorno il suo valore; valore di cui spesso non ci accorgiamo, presi come siamo dalle svariate incombenze in famiglia, a scuola, al lavoro...
Il protagonista, però, è un tipo che fa caso alle "piccole cose da nulla" ed è serenamente soddisfatto e grato di quel che è e di quel che possiede, e sa che se vuol essere felice deve continuare a vivere tranquillamente come sta facendo, evitando colpi di testa e strambe curiosità per fatti che non lo riguardano.
Ma l'incontro con qualcuno meno fortunato di lui lo induce a riflettere e a chiedersi: come posso continuare ad occuparmi delle mie piccole cose di ogni giorno, ignorando il dolore e i problemi altrui, se è in mio potere dare aiuto?



PICCOLE COSE DA NULLA
di Claire Keegan


Ed. Einaudi
trad. M. Pareschi
104 pp
"...giunse alla conclusione che niente accadeva mai due volte: ognuno ha a disposizione giorni e possibilità che non torneranno più. E non era forse meraviglioso starsene fermi in un punto e lasciare che il presente per una volta ci ricordasse il passato, per quanto doloroso, invece di scrutare continuamente il meccanismo dei giorni e i guai a venire, che forse non sarebbero nemmeno arrivati?".

Il quarantenne Bill Furlong è un onesto commerciante di carbone e legname che nel periodo invernale lavora tantissimo e guadagna altrettanto; il gran freddo non piace quasi a nessuno, ma se gelo e basse temperature vogliono dire "più richieste" di carbone e legna, e beh, il nostro uomo non può che sfregarsi le mani dalla contentezza.

È quasi Natale e Bill non fa che girare per fattorie e villaggi con il camion carico di legna, torba e carbone, rifornendo case e istituti, conventi compresi. 

La neve scende su New Ross, una tranquilla cittadina irlandese, mentre le famiglie aspettano il Natale occupando il tempo con le azioni tipiche di questo periodo: si va a messa, nelle case si sente il buon profumo dei dolci natalizi..., insomma, la solita vita.
Bill è un brav'uomo, sposato con Eileen; la coppia ha ben cinque figlie, tutte educate, diligenti a scuola; la più grande aiuta il padre in azienda e qualcun'altra va nella scuola adiacente il convento per  studiare canto.

Non si può lamentare, Furlong, assolutamente no, tanto più se si guarda indietro: lui è il figlio di una ragazza madre, non ha mai saputo l'identità del padre biologico ed è cresciuto in casa Wilson, dove la caritatevole padrona di casa ha lasciato vivere e lavorare sua madre e ha dedicato non poche attenzioni proprio a lui, Bill, che quindi è stato tirato su in un ambiente sereno, stimolante, sostenuto dalle amabili attenzioni della signora.

È stata una vera fortuna che la padrona si sia fatta carico di lui e della sua povera mamma, perché altrimenti chissà che ne sarebbe stato di loro!
Forse proprio il fatto di essere cresciuto provando una sincera gratitudine verso la propria benefattrice, fa sì che anche adesso che è adulto, con una famiglia e un lavoro rispettabili, Furlong non smetta di essere riconoscente, di dare valore e importanza a quelle che lui chiama "le piccole cose da nulla" e alle quali si ferma a pensare mentre osserva ciò che accade intorno a lui.

Ciò che gli accade intorno.
Ma forse certe volte è meglio non guardare, non sapere, non fare domande.
Farsi i fatti propri, insomma.

Ma Bill Furlong, che tanto deve a un'estranea che avrebbe potuto infischiarsene di lui e di sua madre e non l'ha fatto, non è il tipo che si gira dall'altra parte.
E se finora l'ha fatto, qualcosa potrebbe convincerlo a non farlo più.

Un giorno porta il carbone al convento St Margaret, di cui si dicono tante cose. 
Tipo che le suore accolgono ragazze "deviate", ribelli, incinte, signorine che hanno avuto una condotta immorale e discutibile e che la famiglia manda lì perché siano "corrette", rieducate, "raddrizzate".
Tipo che queste ragazze, tra le mura di istituti religiosi come quello (e ce ne sono diversi, in Irlanda), vengono trattate molto male, con troppa durezza, sfruttate, costrette a lavorare nelle lavanderie tante, troppe ore al giorno.

Tante cose si sussurrano, si dicono sottovoce e vanno di bocca in bocca, da un orecchio all'altro, ma chissà quanto e cosa sia vero, poi!

Bill ne avrà un piccolo assaggio... e non gli piacerà.
Sarà un assaggio amaro, che gli smuoverà qualcosa dentro, che non lo lascerà tranquillo né tanto meno indifferente.
Certo, pensare ai fatti propri e chiudere la bocca sarebbe meglio e, agli occhi dei più, saggio; ma per Bill è il momento di seguire il cuore, di dare un senso a quel Natale, affinché non resti una festività fatta solo di regali e scambi di auguri, bensì sia accompagnata da gesti veri e concreti di generosità e solidarietà.

"...si ritrovò a domandarsi che senso aveva essere vivi se non ci si aiutava l’uno con l’altro. Era possibile tirare avanti per anni, decenni, una vita intera senza avere per una volta il coraggio di andare contro le cose com’erano e continuare a dirsi cristiani, a guardarsi allo specchio?"


Sin dalla dedica scritta in apertura al romanzo, veniamo messi davanti al fatto storico cui si fa riferimento in queste pagine: le Case della madre e del bambino e le Magdalene Laundries sparse sul territorio irlandese (anche in Inghilterra) a partire da XIX sec. e anche nel XX; l’ultimo istituto è stato chiuso solo nel 1996!

Le “Casa Magdalene” ospitavano ragazze orfane o considerate "peccatrici" per la loro condotta contro la morale; in queste comunità, le ragazze – alcune anche molto giovani – venivano trattenute spesso contro la propria volontà (su esplicita richiesta dei famigliari) ed erano costrette a lavorare secondo ritmi estenuanti e svolgendo mansioni faticose.
Con la scusa di doverle educare e di "aiutarle" ad espiare i propri peccati, queste giovani venivano in realtà sfruttate, in particolare nelle lavanderie... in cui lavoravano praticamente gratis, visto che non venivano di certo pagate e vitto e alloggio non erano granché.

Ma torniamo al romanzo.

Preciso subito che stiamo parlando di un libro di circa cento pagine, per cui se vi accostate ad esso con l'intenzione di poter approfondire l'argomento in questione, vi dico che non è la lettura che fa per voi.
L'obiettivo dell'autrice non è descrivere i fatti drammatici attinenti le Magdalene Laudries, quanto quello di raccontarci una storia che, a primo impatto, ha i contorni di una fiaba.

Il protagonista è davvero una brava persona, che ben si presterebbe a un racconto edificante, per di più inserito in una cornice natalizia, tutta fiocchi di neve, dolcetti e calore nelle case riscaldate dalla legna che lui stesso vende; e poi una moglie saggia, cinque figlie obbedienti, un passato modesto ma in fondo decoroso e non così triste, vissuto sotto l'ala protettrice di una signora buona che gli ha voluto bene.

Ma Bill ci porta fuori da questa cornice e ci dice: non dappertutto si respira un'atmosfera di misericordia cristiana e di benevolenza..., e questa constatazione è ancor più amara se parliamo di istituti religiosi.

È un romanzo piccolo, come piccole sono le azioni quotidiane e rassicuranti che avvolgono l'esistenza di Bill, fino al giorno in cui egli decide di mettere il naso fuori da quel contesto confortevole, a cui è abituato e in cui sta bene; è come se fino a quel momento avesse vissuto in una bolla fuori dal tempo che ora è scoppiata, rivelandogli qualcosa di brutto, che lo turba e gli impone di non starsene con le mani in mano.

Un libro pieno di buoni sentimenti, una sorta di mini coccola letteraria, da gustare mentre si è al caldo, con una tazza fumante in mano, e magari mentre fuori piove (come sta accadendo adesso, che sto scrivendo).
Mi è piaciuto lo stile della scrittrice, che ha un modo di narrare delicatissimo, quasi poetico, come se fossimo davvero in una favola contemporanea; il velo aperto sulle meschinità perpetrate nelle Case Magdalene è interessante e invita il lettore a informarsi e saperne di più.
Se ci fossero state altre pagine, lo avrei gradito di più, perché così com'è mi ha lasciato una sensazione di sospensione, di incompiutezza.

Consigliato a chi cerca un libro non impegnativo (ma non per questo banale o superficiale), che si legge davvero in poco tempo e che ha il tocco di una lieve carezza: quella carezza data da chi non è indifferente alle sorti del prossimo e non smette di interrogarsi e di rendere significativi i piccoli, grandi gesti che danno valore ad ogni singola esistenza.

Chi desiderasse avere un'infarinatura circa le lavanderie Magdalene, può dare un'occhiata qui:




sabato 4 marzo 2023

FEBBRAIO 2023, TRA LETTURE E SERIE TV

  

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Ed eccomi con il riepilogo del mese di Febbraio.

Partiamo dalle letture: cartacei, audiolibri e libri in formato digitale.


CARTA E INCHIOSTRO


LIBRI IN FORMATO DIGITALE:

AUDIOLIBRO

UNA DONNA IN FUGA di L. Castillo: poliziesco.Una poliziotta sta fuggendo da qualcuno che la vuole morta. Ad aiutarla, un Amish e una poliziotta (ex-Amish). 4/5.

Tra le letture "febbraiole" che menziono ci sono IL TAVOLO BLU, per lo stile delicato con cui l'autrice ha scelto di raccontare tre donne forti e vulnerabili allo stesso tempo; I NOSTRI CUORI 

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PERDUTI perchè è un distopico in realtà non molto lontano dai nostri tempi, sempre più di frequente caratterizzati da comportamenti razzisti e descriminatori.


Per quanto concerne specificatamente la Reading Challenge, gli obiettivi del mese di febbraio prevedevano  la scelta fra tre autori e il romanzo della Mazzantini.

Io ho scelto quest'ultimo: MANOLA : due gemelle antitetiche si lanciano in una lunga e surreale confessione; bizzarro nei contenuti, originale dal punto di vista linguistico (3/5).


CITAZIONE DEL MESE

"L’anima è in pace solo nei luoghi che conosce."
(Una minima infelicità, C. Verde)

"Le radici del nostro dolore affondano a tal punto nella perdita che la morte ha finito per vivere con noi, come se fosse un componente della famiglia che saremmo ben contenti di evitare,ma che comunque fa parte della nostra famiglia". (OGNI MATTINA A JENIN, Susan Abulhawa)


SERIE TV

Come già detto due post fa, sono finita in un paesino quasi-bucolico negli USA: Virgin River.

Ci sono arrivata in compagnia di Mel (Melinda) Monroe, determinata a lasciare la sua agiata
vita a Los Angeles e ricominciare da zero.
Perché questo drastico cambiamento - scoraggiato da amici e famigliari, in particolare dalla sorella maggiore Joey, che la vorrebbe con sé in Colorado? 
Mel un anno fa è rimasta vedova; non solo, ma lei e l'amatissimo marito Mark avevano da poco anche perso una bambina (nata morta a causa di complicazioni durante il parto), per cui a una tragedia - vissuta in coppia - si è poi aggiunta la morte improvvisa di Mark.

Per la povera Mel tutto questo è troppo, per cui non le resta che lasciarsi, per quanto possibile, il passato alle spalle e provare a cambiare decisamente aria.

In tutti i sensi, in questo caso.

Virgin River è sinonimo di aria purissima, meravigliosi laghi, boschi di sequoie, cielo azzurrissimo, prati che in primavera sono distese di un verde brillante...
Certo, Mel ci arriva in una stagione fredda, con tanto di brutto tempo, fango..., insomma, l'accoglienza non è delle migliori.
Al suo arrivo, però, è convinta di trovare ciò che l'è stato promesso: un meraviglioso e caldo chalet, dotato di tutti i comfort.
A offrirle l'allettante sistemazione è stata Hope McCrea, la sindaca di Virgin River, nonché colei che l'ha assunta per telefono.
Mel è un'infermiera specializzata e ostetrica e da quelle parti c'è un gran bisogno di una professionista come lei, anche perché il dottor Mullins è in là con gli anni e necessita di una valida collaboratrice.
Il contratto è di un anno, poi Mel potrà essere libera di andarsene.
Ma quando giunge nella località di montagna, si rende conto che... nulla di quanto aveva immaginato c'è!
Lo chalet è in condizioni disastrose e invivibili; Hope è scontrosa e poco propensa ad ammettere di aver mentito a Mel; l'auto si ingolfa a causa di un tempo terribile; Doc Mullins (il medico con cui deve lavorare) non la vuole un'infermiera tra le scatole e spera di indurla a fuggire a gambe levate con la propria ostentata maleducazione.

Insomma, una tragedia, altro che cambiar vita!! L'unico aspetto positivo è il bar di Jack Sheridan.
E Jack, ovviamente.
Jack è il proprietario dell'unico bar della cittadina ed è un bell'uomo attorno ai 40, possente, fisicamente ben piazzato e tanto, tanto gentile.
Quando vede la bella infermiera bionda che viene da Los Angeles, i suoi occhi si spalancano: e quando gli ricapita una pollastrella così in quel posto dimenticato dal mondo??
Comincia così il suo "piano" per fare in modo che la bellissima Mel resti tra loro.

Mel vuole andarsene, ne è convinta.
Ma intervengono alcuni eventi a convincerla a prolungare il suo soggiorno in quel paesino in cui tutti si conoscono (e si impicciano): una bimba di pochi giorni viene lasciata davanti all'ambulatorio e a trovarla sono proprio Mel e Jack.

Da quel momento, Mel resterà legata a Virgin River contro ogni aspettativa, integrandosi nella comunità, che la accetterà entusiasta.

Accanto alla storia d'amore tra lei e Jack, viaggiano altre vicende, che coinvolgono altri personaggi di Virgin River: adolescenti che vogliono vivere liberamente il loro amore nonostante la bigotta opposizione di certi adulti; criminali che coltivano erba e danno non poco fastidio alla brava gente; l'ex di Jack che ovviamente detesta Mel; il rapporto burrascoso tra Hope e Doc..., insomma, sarà pure un paesotto ma è vivace, eh!!

Sono giunta alla quarta puntata della terza stagione e il mio interesse non è calato; come dicevo, è quel tipo di serie in grado di farmi rilassare, di trasportarmi in un posticino delizioso, un po' country, dove accadono quegli inconvenienti "normali", comuni, che creano dinamicità, fanno sorridere, commuovono..., insomma io la sto apprezzando, pur non essendo amante di storie "troppo rosa" o smielate.

La consiglio a chi ama il genere.

Cast: Alexandra Breckenridge, Martin Henderson, Tim Matheson, Annette O'Toole, Lauren Hammersley.

giovedì 2 marzo 2023

🌀 RECENSIONE 🌀 IL TAVOLO BLU di Manuela Costantini



Il tavolo blu è una storia di donne che provano a vivere e a sopravvivere ai vuoti che tanti pezzi mancanti hanno lasciato nella loro vita.
Donne che affrontano, ciascuna a modo suo, il lutto, la solitudine, le assenze, le conseguenze delle proprie scelte sbagliate.
Donne in attesa di chiudere cerchi per poter ricominciare là dove s'erano interrotte e perse.



IL TAVOLO BLU 
di Manuela Costantini




Morellini Editore
264 pp
18 euro
USCITA
1° MARZO 2023
"Blu: il colore del silenzio, della calma e della tranquillità. Il colore dell’eterno movimento, di chi è  legato a ciò che ha di più caro ma riesce comunque a far fronte ai continui alti e bassi che la vita presenta."

Ad Amalbena, una piccola città sul mare Adriatico, vive Mirna, una giovane donna che lavora nell'azienda del padre, Ottavio.
In realtà, Ottavio non è davvero il suo papà; quando sua madre Diana ha avuto Mirna, il padre biologico della piccola era morto e la neomamma era andata a vivere nella tranquilla Amalbena, dove aveva conosciuto e sposato il buon Ottavio.

Ma un tragico, imprevedibile e scioccante evento travolge la vita di questa famiglia: la morte di Diana.
Nessuno può dirlo con matematica certezza, ma sembra che la donna si sia uccisa, gettandosi dal tetto di casa.

Perché l'ha fatto? Sarebbe stato possibile individuare dei "segnali" che facessero presagire l'eventualità di un tale drammatico gesto?
Come hanno potuto Ottavio e Mirna non accorgersi del malessere che evidentemente covava dentro Diana e che l'ha indotta a togliersi la vita, invece di chiedere aiuto?

Le tante domande tormentano Mirna, che vorrebbe poter avere le risposte che cerca e che forse, una volta trovate, potrebbero lenire il suo dolore, dare un senso a quel vuoto, a quell'assenza ingombrante che dentro casa si fa sentire e che non accenna a lasciare né lei né suo padre, un marito innamorato, sempre pieno di attenzioni per quella moglie dal carattere forte, energico, deciso.

Nessuno, tra coloro che conoscevano la donna, si spiega il perché di quell'ultimo, fatale gesto.
E il non sapere, il non riuscire a spiegare, a trovare motivi razionali, può essere logorante per chi resta.

"Chiedi e ti sarà dato": a chi può chiedere, Mirna, per capire sua madre?
Chi può aiutarla nella sua ricerca di risposte in grado di placare il tormento che le si agita dentro?

Mentre cerca di raccogliere i pezzi lasciati dalla mamma e di affrontare il lutto insieme al suo patrigno, conosce una donna, coetanea di Diana: Rachele.

Rachele ha da poco preso in gestione un ristorante molto conosciuto in città e lo ha chiamato "Scegli un colore", e questo in virtù del fatto che la sala è composta da tavoli di diverso colore, appunto.
Viola, indaco, blu, arancione, giallo...: i clienti possono sedersi dove desiderano e Rachele si diverte, in un certo senso, a "indovinare il loro colore", ad immaginare di individuare e riconoscere qualcosa del loro modo di essere, della loro personalità. 

Rachele ha vissuto per diverso tempo altrove e si è trasferita ad Amalbena per ricominciare, un'altra volta. La sua vita, fino a quel momento, è stata un continuo fuggire da situazioni che le creavano dolore e disagio, ma adesso sembra stia trovando un po' di stabilità, grazie al lavoro (che le occupa molta parte del tempo) e alle chiacchierate con l'amica Caterina, una signora diretta, di una schiettezza disarmante e un po' burbera.

Di recente ha conosciuto un uomo, chiamato Scorza, un tipo solitario, enigmatico, anche lui coi suoi tormenti personali, che ama raccontare storie.

Ma l'incontro più importante, che cambierà la sua vita - e non solo - è quello con Mirna.
La ragazza entra nel ristorante e va a sedersi al tavolo blu; chiacchierando, le due scoprono di avere in comune una persona per entrambe importantissima: Diana.

Diana e Rachele sono cresciute insieme in un orfanotrofio, intrecciando un legame strettissimo, vivendo in simbiosi, come sorelle, per diciannove anni.
Poi, qualcosa è successo e le due si sono divise per sempre, senza cercarsi e, addirittura, senza neppure incontrarsi mai ad Amalbena, pur non vivendo lontane.

Eppure, l'affetto che le univa non le ha mai abbandonate, nonostante la lontananza e il quasi trentennale silenzio, e ambedue hanno continuato a indossare la collanina con la pietra colorata, testimone di un'amicizia che nel cuore non è mai morta.

Mirna e Rachele si avvicinano, spinte dal ricordo sempre vivo di Diana, cominciano a parlare, a passare del tempo insieme a colpi di scalpello e bulino, dando forma ciascuna a qualcosa che chiede con urgenza di uscire, di prendere vita sotto le loro mani.

Ma quello che verrà fuori da questa amicizia è qualcosa a cui nessuna di loro è preparata ma che è necessario far emergere per poter rispondere a domande importanti, per chiudere cerchi, per ricominciare.
Per salvarsi.

Sia Rachele che Mirna sono come impantanate in un malessere, in un'inquietudine difficile da definire ma che le rende insoddisfatte, come se ci fosse qualcosa di sospeso nella loro vita.

E se Rachele non vuole guardarsi indietro perché ricordare ciò che è stato la fa soffrire, Mirna sente il bisogno di cercare risposte, di capire cosa è successo quando la mamma restò incinta di lei, di incontrare le persone che l'hanno conosciuta e che forse potrebbero aiutarla.

Se Rachele ha smesso di scappare e vorrebbe poter trovare, nella sua nuova vita ad Amalbena, una serenità che finora è fuggita da lei, Mirna deve allontanarsi per riprendere a respirare, per riappropriarsi di sé stessa, di ciò che è e di ciò che vuole.
Ha bisogno di prendere decisioni dolorose ma drastiche e necessarie, in seguito alle quali sicuramente perderà una persona  a cui tiene ma guadagnerà il rispetto per sé stessa e il diritto di provare ad essere felice.

Ma la felicità non può non passare per la ricerca di quei tasselli mancanti che compongono il suo passato, quello di sua madre, e che vede coinvolta anche Rachele.
La verità verrà fuori e sarà un uragano per entrambe, che le lascerà ammutolite, amareggiate, arrabbiate, di nuovo perse e confuse.


Il tavolo blu è un romanzo delicato e potente insieme, che ruota attorno a tre donne forti, ognuna con il proprio fardello, fatto di timori, inquietudini e speranze che non si ha il coraggio di pronunciare per non restare deluse.
Sono donne fragili e forti, che sanno cosa sia l’abbandono, la mancanza di punti di riferimento; sono simili a "rami protesi come artigli che non hanno più nulla a cui aggrapparsi. (...) sbeccati, lacerati, e tenuti stretti indissolubilmente a radici ormai sradicate".

Rachele e Mirna sanno di dover "togliere per capire", di dover eliminare le cose negative ed inutili per provare a dar vita a qualcosa di nuovo. 
Ricominciare. Ricreare.
Ciascuna lo deve a sé stessa, prima di tutto, e anche se la vita ha insegnato loro che ci si salva sempre da soli, anche se la paura di essere abbandonate a volte ha il sopravvento sul bisogno di avere legami saldi e stabili, è altrettanto vero che "in questo viaggio solitario non è bello trovare qualcuno che ci faccia un po’ di compagnia? E per stare bene insieme è necessario sapere qualcosa di chi ci accompagna. E se non chiedi non lo saprai mai.»"

Mi è piaciuta molto la sensibilità dell'autrice nell'esplorare il vissuto delle protagoniste, nel mostrarcene la personalità attraverso le loro azioni e reazioni, le imperfezioni, le fughe, i silenzi ostinati, le risposte sincere, gli atteggiamenti scostanti, gli errori..., e nel lasciarci guardare al di là delle loro insicurezze e paure, dove ci sono anche coraggio, determinazione, voglia di vivere, desiderio di essere felici, di poter scegliere e decidere.

Un libro che vi consiglio perché è scritto davvero bene e l'autrice affronta tematiche diverse - elaborazione del lutto, l'importanza di legami che uniscono le persone al di là della consanguineità, l'amicizia, l'amore - con una scrittura scorrevole e avvolgente.


ALCUNE CITAZIONI

"Ci sono persone fatte apposta per te, loro ti capiscono e tu le capisci e non servono nemmeno le parole. Succede qualche volta, ma devi essere molto fortunato. "

"...secondo un’antica credenza, le anime delle persone che abbiamo perduto, restano prigioniere altrove. In un animale, in un albero o in un oggetto. Perdute fino al giorno in cui ci troveremo a passare accanto all’animale, all’albero o all’oggetto che le tiene prigioniere."



Con la recensione de Il tavolo blu di Manuela Costantini partecipo al Review Party ad esso dedicato e cominciato lunedì 27 febbraio; di seguito, le tappe:


locandina

27 febbraio – Lilith Hendrix  
28 febbraio – Paper Purrr
1 marzo – Le letture di Adso
2 marzo – Chicchi di pensieri
3 marzo – La libreria di Anna
6 marzo – Hope and Paper
7 marzo - Buona Lettura
8 marzo - Les Fleurs Du Mal



L'autrice.
Manuela Costantini è nata a Giulianova sul mare d’Abruzzo. Ha pubblicato racconti su antologie, quotidiani e siti letterari. Per i Gialli Mondadori ha pubblicato diversi racconti e il romanzo Le immagini rubate, con il quale ha vinto il Premio Tedeschi nel 2014; il romanzo breve Quasi sempre a ottobre, biografia romanzata della serial killer Milena Quaglini, e il romanzo Le scelte imperfette. Per Lisciani Libri ha pubblicato Teseo e il Minotauro, L’Odissea per ragazzi, VacciNo–Chi ha paura delle punture?


mercoledì 1 marzo 2023

LETTURE DI MARZO E READING CHALLENGE (aggiornamento di inizio mese)


Diciamo ciao ciao al mese più corto dell'anno e diamo il benvenuto a Marzo, il mese della primavera!!!




In questo post condivido con voi:

📚 libri in lettura;
🔜📚 letture previste a marzo, compresa la Reading Challenge '23;
💶📚ultimi acquisti librosi;
🍿 serie tv che sto guardando.


🌄OGNI MATTINA A JENIN (S. Abulhawa): la storia della Palestina raccontata attraverso le vicende di una famiglia che diventa simbolo delle famiglie palestinesi.
In primo piano ci sono la tragedia dell’esilio, la guerra, la perdita della terra e degli affetti, la vita nei campi profughi, come rifugiati, condannati a sopravvivere in attesa di una svolta.

🛣️⛰️LA STRADA PER VIRGIN RIVER (R.Carr): una donna col cuore a pezzi cerca pace e stabilità in una paciosa località immersa tra le montagne. Cosa farà se inaspettatamente busserà l'amore alla sua porta?


🍖🩸CARNE E SANGUE di M. Cunningham: l’epopea di una famiglia americana, attraverso quattro generazioni e cento anni di storia, con personaggi sfaccettati, straordinari e indimenticabili, fa riflettere sui molti modi in cui si può amare ed essere famiglia.

🟦 IL TAVOLO BLU di M. Costantini: donne alla ricerca di sé stesse, di una salvezza dalla disperazione e di una possibilità per ricominciare. 




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Leggerò, per il club di lettura, il libro del mese:

💞 PICCOLE COSE DA NULLA di C. Keegan: è quasi Natale e Bill Furlong gira per fattorie e villaggi con il camion carico di legna, torba e carbone. Fino al giorno in cui, nel cortile silenzioso di un convento, Bill fa un incontro che smuove la sua anima e i suoi ricordi. 


Il seguente noir è invece un graditissimo prestito di una cara amica, anch'ella fervida lettrice:

📚🐱🐾LA LIBRERIA DEI GATTI NERI di P.Pulixi: un gruppo di lettori, appassionati di gialli, cercherà di risolvere il caso del "killer delle clessidre".


Tra le letture marzoline rientra il romanzo da scegliere per la Reading Challenge.


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📕🇮🇹 CONTEMPORANEO ITALIANO: come vedete c'è Ammaniti questo mese ed io in casa ho, da tempo immemore, TI PRENDO E TI PORTO VIA. Sarà arrivato il momento di leggerlo, finalmente?

📕 🌏CONTEMPORANEO STRANIERO: anche di Schmitt ho un libro (in digitale): LA VENDETTA DEL PERDONO, e si tratta di quattro racconti. Sarà arrivato il suo turno?

🏛️CLASSICO: stessa situa per Virginia, di cui posseggo ORLANDO.

🏩 Non sono attratta moltissimo dall'unico titolo presente, che corrisponde sempre a un "libro del cuore" dell'organizzatrice: la raccolta di racconti "100 storie d'amore" di Enrica Tesio, e poiché è l'unico libro che comunque non ho, mi sa che non rientrerà nella scelta.





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Ad essere precisi, non si tratta di libri comperati in libreria, bensì al mercato dell'usato (3 libri 5 euro).

👩‍❤️‍👨 TATIANA E ALEXANDER di P. Simons: il prosieguo di IL CAVALIERE D'INVERNO (recensione), romance letto un po' di tempo fa e che ho amato. 


👭 VOGLIAMO VIVERE QUI TUTT'E DUE di Amal Rifa'i, Odelia Ainbinder, Sylke Tempel: una ragazza palestinese e un'israeliana raccontano cosa significa vivere in una terra contesa e insanguinata dalla guerra e offrono un segnale di speranza per una pace possibile.


📒👩 DIARIO DI UNA GIOVINETTA: è uno di quei testi che desidero leggere dai tempi delle medie, quando studiavo una delle mie materie preferite, Antologia!!


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Sul fronte SERIE TV, sto guardando VIRGIN RIVER; io sono all'inizio della terza stagione e finora ne sono disponibili quattro. Se non vado errata, è in uscita la quinta. Mi sta piacendo, la trovo deliziosa, i momenti trascorsi a guardarla hanno un che di... "comfortable", nel senso che mi rilassano, mi fanno sognare un po'. Sarà l'ambientazione (questo villaggio tra le montagne, circondato da una natura bella, da favola, capace di riconciliarti col mondo e con te stesso), sarà la storia d'amore tra i due protagonisti (Mel e Jack), il fatto che Virgin River sia il classico paesino in cui tutti si conoscono - il che da una parte rimanda a un'idea rassicurante di comunità sociale, dall'altra questo significa anche zero privacy e una caterva di pettegolezzi al bar, dal parrucchiere e al negozio sotto casa, in grado di creare anche equivoci e dinamiche a sorpresa -, insomma sarà quel che sarà ma ingurgito a gran velocità una puntata dopo l'altra..



lunedì 27 febbraio 2023

LIBRI A TEMA - I LOVE SCOTLAND

 

Per la rubrica LIBRI A TEMA, oggi voliamo in Scozia, paese che da sempre mi affascina  moltissimo.

Uno dei romanzI che mi hanno fatto amare questo paese è senz'altro La straniera di Diana Gabaldon, che si concentra sul sanguinoso conflitto tra gli scozzesi e gli inglesi, e sul desiderio dei primi di vivere liberi, combattendo i nemici con tutte le loro forze.

Ma vediamo insieme altri romanzi ambientati nella meravigliosa Scozia, collocati in differenti periodi storici e appartenenti a più generi letterari, così da andare incontro ai gusti dei lettori.





ONCE UPON A TIME... IN SCOTLAND


ROMANZO STORICO

QUANDO: * XVII secolo*


I PURITANI DI SCOZIA di sir Walter Scott (SAGAEgmont, trad. G. Barbieri, ebook)

Henry Morton si trova al centro di due fuochi: da un lato i Covenanti, un gruppo nazionalista Scozzese dagli ideali religiosi estremamente radicali; dall'altro l'esercito di Carlo II d'Inghilterra, intento a imporre la volontà della corona anche sul sud-ovest della Scozia. 

Un romanzo storico tra i più fedeli mai scritti. Una storia di castelli arroccati, scogliere sul Mare del Nord, foreste e cavalieri, spade e scudi frantumati: un libro imperdibile per gli amanti del genere.





QUANDO: * XIX secolo*

PROGETTO DI SANGUE di Graeme Macrae Burnet (Ed. Neri Pozza, trad., M. Ortelio, 286 pp).


Roderick Macrae è il reo confesso di un triplice omicidio che, nel 1869, sconvolge la minuscola comunità scozzese di Culduie. 
Sin da ragazzo, Roddy ha dovuto abbandonare gli studi per lavorare la terra e guadagnare il denaro che serve alla sua famiglia col sudore della fronte. 
Le tribolazioni della famiglia hanno un solo nome: Lachlan Mackenzie. 
Non è mai corso buona sangue fra i Macrae e il clan dei Mackenzie, un rancore che perdura da decenni e da quando Lachlan è stato eletto conestabile del villaggio, la famiglia Macrae non ha più pace. 
Lachlan, infatti, trova il modo di infierire ancora su Roderick Macrae, riuscendo a togliergli un quinto del podere e poi a sfrattarlo. 
Il giorno dopo lo sfratto, Lachlan viene trovato brutalmente assassinato e Roderick, ricoperto di sangue, viene avvistato nei dintorni del podere dei Mackenzie.



QUANDO: * XIX secolo*

I GILLESPIE di Jane Harris (Neri Pozza, trad., M.Ortelio, 508 pp).

Nella primavera del 1888, dopo la morte della zia da lei amorevolmente accudita, Harriet Baxter decide di lasciare Londra e viaggiare alla volta di Glasgow. 
Durante una passeggiata, Harriet soccorre una distinta signora di circa sessant'anni stramazzata al suolo per un malore sconosciuto. Qualche giorno dopo si ritrova a onorare l'invito, elargito in segno di riconoscenza per il suo bel gesto, a casa dei Gillespie, la famiglia della donna soccorsa. 
Ci sono Elspeth, l'esuberante madre del padrone di casa; Mabel, l'acida figlia di Elspeth; Kenneth, il figlio belloccio e tormentato; Annie, la dolce moglie del padrone di casa; il padrone di casa, il pittore Ned Gillespie, giovane, bello... e triste. 
Harriet Baxter si convince di dover salvare Ned dalla sua indigenza, che gli impedisce di dare libero sfogo alla sua creatività, nonché dalla sua turbolenta famiglia. 
Ma l'ombra della tragedia è dietro l'angolo.



                                  

LIFE IN SCOTLAND



NARRATIVA CONTEMPORANEA


QUANDO: *AI GIORNI NOSTRI*


TRAINSPOTTING di Irvine Welsh (Ed. Guanda, trad. G. Zeuli, 368 pp).     

Irruento, sboccato, beffardo: "Trainspotting" racconta il sesso, lo sballo e la rabbia di un gruppo di ragazzi di Edimburgo e dintorni. 
Renton, Sick Boy, Spud e Begbie sono i dannati di un modernissimo inferno chimico, che vivono una vita sfilacciata e senza scampo, alla costante ricerca di un riscatto, di un senso da dare alla propria esistenza. 
Terrorizzati all'idea di rimanere intrappolati nel vicolo cieco fatto di casa, famiglia e lavoro, trovano nella droga e nella violenza l'unica alternativa possibile al vuoto delle loro giornate. 
Alcuni moriranno, altri continueranno un'incerta esistenza sull'orlo del baratro, altri ancora decideranno di fuggire e di lasciarsi alle spalle in una sola, decisiva mossa la droga, i compagni e la Gran Bretagna.



QUANDO: *AI GIORNI NOSTRI*

LA STANZA DELL'ECO di Luke Williams (Ed. Neri Pozza, trad. A. Arduini, 405 pp).

Evie Steppman ha sessantaquattro anni quando decide di chiudersi nell'attico della sua casa sul mare, in Scozia, con l'intenzione di scrivere la storia della sua vita prima che i ricordi la abbandonino, e prima che non vi sia più traccia del dono, o della maledizione, che ha accompagnato tutta la sua esistenza e di cui si è nutrita la sua memoria: un udito eccezionalmente fine, al di fuori della portata della gente comune, una capacità di cogliere e comprendere decine, centinaia di suoni contemporaneamente, e di costruire attraverso essi una personale, originale, unica "mappa del mondo". 
Evie ripercorre l'infanzia a Lagos, i tentativi di un'istruzione convenzionale e le fughe nei bassifondi nigeriani; la vita adulta, sempre inquieta e precaria, tra la Scozia e l'America, tra una lunga storia sentimentale e la solitudine, tra un tentativo di suicidio e la dedizione alle più disparate attività per poter vivere.



QUANDO: *AI GIORNI NOSTRI*

LETTERA D'AMORE ALLA SCOZIA: UNA STORIA DEL 44 SCOTLAND STREET di Alexander McCall Smith (Guanda, trad. E.Banfi, 349 pp).

Al numero 44 di Scotland Street ci sono grandi cambiamenti. Domenica è partita per lo stretto di
Malacca con l’intento di condurre una ricerca antropologica sui pirati, e a occupare l’appartamento dell’ultimo piano è arrivata la sua amica Antonia. 
Bruce si è trasferito a Londra e Pat, la sua simpatica inquilina, ha dovuto cambiare casa. Dopo ben due anni sabbatici, ha finalmente cominciato a frequentare l’università, dove conosce l’ennesimo ragazzo sbagliato... 
E il povero Matthew? Sempre innamorato di lei. 
Angus Lordie e il suo cane Cyril frequentano ancora le strade e i bar della New Town edimburghese, ma sentono la mancanza di Domenica e non legano affatto con l’intellettuale Antonia. 
Il piccolo Bertie, sassofonista prodigioso che a sei anni parla correntemente l’italiano, continua a deliziare i vicini con le note di As Time Goes By, mentre la madre Irene è quasi giunta al termine di una seconda gravidanza che ne ha esasperato il carattere non facile.





                                 

SCOTLAND IN LOVE


YOUNG ADULT

QUANDO: *AI GIORNI NOSTRI*


Anywhere. Ovunque tu sia. Dunbridge Academy di Sarah Sprinz (tre60 Ed., trad. M.C. Dallavalle, 360 pp, 19.60 euro, USCITA: 28 FEBBRAIO 2023) 

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Quando viene accettata alla Dunbridge Academy, il college scozzese in cui si sono conosciuti i suoi genitori tanti anni prima, Emma ha un solo desiderio: rintracciare suo padre e capire perché ha deciso di abbandonare lei e sua madre sei anni prima. 
L'amore non è nei suoi programmi, anche perché è stata appena lasciata da Noah e non ha alcuna intenzione di innamorarsi di un altro ragazzo che con ogni probabilità la farà soffrire. 
Tuttavia, quando conosce Henry ne rimane subito affascinata: gentile, premuroso, è diverso dagli altri. 
Tra feste e passeggiate notturne all'interno delle vecchie mura della scuola, Emma realizza che tra loro sta nascendo qualcosa. 
Solo che... Henry ha una ragazza, ed Emma non vuole assolutamente che un amore che le spezzi il cuore…


QUANDO: *XIV secolo *

LA PRIGIONIERA DELL'HIGHLANDER di Mariah Stone (trad. T.Pennato, V.Salerno, 280 pp, 1° vol. di una serie).


Durante un viaggio nelle Highlands scozzesi, l’americana Amy MacDougall scende nei sotterranei del
castello di Inverlochy. Ignara, tocca una pietra magica che la trasporta indietro nel tempo e tra le braccia di un highlander.
Craig Cambel si è infiltrato nel castello di Inverlochy per preparare un attacco, quando si imbatte in una bella sconosciuta. Ma niente deve intralciare il suo piano ed è costretto a imprigionarla, nonostante l’attrazione che prova per lei.

È l’anno 1307 e lei è una nemica.
Secoli, sospetti e dubbi li separano.
La passione li unisce.




                          

SCOTTISH CREEPS



THRILLER/GIALLO

QUANDO: * AI GIORNI NOSTRI *

LA MIGLIOR VENDETTA di Elizabeth George (Ed. TEA, trad. L. De Angelis, 430 pp).

Riunita nel castello scozzese di Westerbrae, una compagnia teatrale londinese si appresta a leggere un nuovo testo. 
Ma dopo una serata tempestosa, punteggiata da litigi e scontri, Joy Sinclair, la bellissima autrice, viene trovata morta nel suo letto. 
Una faccenda troppo delicata per i poliziotti di quella sonnolenta zona delle Highlands. 
Così New Scotland Yard manda a Westerbrae l'ispettore Thomas Lynley, affiancato come sempre dal sergente Barbara Havers. 
Per Lynley, quel delitto assume subito i contorni di un incubo: una delle ospiti del maniero è infatti Helen Clyde, la donna di cui è innamorato, che, nella notte fatale, non era sola...




QUANDO: * AI GIORNI NOSTRI *

NEL NOME DEL MALE di James Oswald (Ed. Giunti, trad., L. Taiuti, 416 pp).

Nei sotterranei di un'antica dimora nel cuore di Edimburgo viene rinvenuto il cadavere di una ragazza, 
rimasto nascosto per sessant'anni all'interno di una cripta. 
Incaricato delle indagini, l'ispettore McLean, spirito libero e cocciuto, si trova di fronte ad un corpo straziato in un contesto che ha tutta l'aria di un cerimoniale. 
Per gli alti vertici della polizia questo cold case non è certo una priorità, ma McLean è ossessionato dal macabro rituale con cui è stata seviziata la vittima e non riesce proprio a girare al largo. 
Intanto Edimburgo è sconvolta dal brutale assassinio di un vecchio banchiere, seguito da una catena di altri omicidi di uomini in vista: tutti ricchi e potenti. Tutti sventrati con lo stesso rito cruento. 

Possibile che si tratti solo di coincidenze? Qual è il filo rosso che lega gli omicidi tra loro? E quale mente perversa può congegnare un simile orrore?



QUANDO: * XIX SECOLO *

L'ASSASSINIO DI LADY GREGOR. UN MISTERO SCOZZESE di Anthony Wynne (Ed. Vallardi, trad. G. Sartori, 304 pp).

Quello di Duchlan è il classico castello tetro e minaccioso delle Highlands scozzesi. 
Una notte viene ritrovata uccisa Mary Gregor, sorella del nobile Laird di Duchlan, pugnalata a morte nella sua camera da letto..., ma la stanza è chiusa dall'interno e le finestre sono sbarrate!
Unico minuscolo indizio sulla scena del delitto è una scaglia di pesce d'argento rinvenuta sul cadavere. L'ispettore Dundas viene inviato a Duchlan per indagare sul caso. 
Presto si verificano altri omicidi, impossibili da spiegare quanto il primo, e l'atmosfera si fa sempre più cupa. La gente del posto, in accordo con le superstizioni locali, dà la colpa alle creature che sarebbero solite emergere dalle acque profonde nei pressi del castello.



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sabato 25 febbraio 2023

✔ IMPARARE LEGGENDO ✔ CONSULTIAMO IL VOCABOLARIO

 

Leggendo leggendo, mi capita di incappare in vocaboli che, onestamente, non fanno parte del mio vocabolario d'uso quotidiano e di cui non conosco (o forse non ricordo, proprio perché non me ne servo) il significato.

Ergo, questo post ha il nobile fine di colmare qualche lacuna o rinfrescarmi la memoria ^_-





Sono termini in cui mi sono imbattuta leggendo MANOLA, di Margaret Mazzantini.


RUPOFOBIA: dal greco, "paura dello sporco", la Nesting Syndrome si caratterizza per la presenza di comportamenti tipicamente fobici, come evitamenti e richieste di aiuto per salvarsi dai pericoli dello sporco e della contaminazione. In altri casi, invece, con espressioni maggiormente compulsive, quindi con lavaggi continui, ripetuti ed incontrollabili delle mani, del corpo, degli oggetti che si toccano, di parti della casa, dei vestiti indossati ecc. (fonte)


ACROFOBIA
: fobia delle altezze, nonché una intensa paura ad affacciarsi “sul vuoto”, come per esempio da un balcone, una finestra, un tetto, un'altura, ecc.. (fonte)


MACRURO: s. m. pl. [lat. scient. Macrura, comp. di macro- e -ura (v. -uro1)]. – In zoologia, gruppo di crostacei decapodi caratterizzati da un addome che, a differenza di quello dei brachiuri, non è ripiegato sotto il cefalotorace ed è provvisto di un telson bene sviluppato. (Treccani)


TRISULCO: agg. [dal lat. trisulcus, comp. di tri- «tre» e sulcus «solco»] (pl. m. -chi), letter. – Che ha tre solchi, tre punte(Treccani)


AFANITE: s. f. [der. del gr. ἀϕαν ή ς «non evidente», per la struttura molto minuta]. – In litologia, nome usato dapprima per indicare tipi di rocce oscure a orneblenda con struttura minutissima e compatta, e poi esteso a tutte le rocce a struttura non risolvibile a occhio nudo. (Treccani)



giovedì 23 febbraio 2023

[ RECENSIONE ] MANOLA di Margaret Mazzantini



Due sorelle, due gemelle eterozigoti, diverse, anzi opposte, sotto ogni aspetto: splendente l'una, cupa l'altra; là dove una è bella e formosa, l'altra è brutta, di una magrezza malata e decorata da un repellente tripudio di peli che ricoprono il corpo sgraziato come una foresta cresciuta senza possibilità di ceretta; se Anemone è sfacciata, vivace, senza pudore, Ortensia è triste, affetta da senescenza precoce, grigia, ingrugnita.
Queste sorelle paiono, messe insieme, un singolare scherzo della natura, come un grande scherzo sono i racconti che esse fanno delle loro esistenze, personalità, manie, paure, desideri.
La vita stessa sembra giocare con loro e, alla fine, in un certo senso si prende gioco di loro rovesciandone i ruoli.


MANOLA 
di Margaret Mazzantini


Ed. Mondadori
252 pp
Manola non nasce come un romanzo, bensì come una pièce teatrale, che vede la stessa scrittrice nel ruolo di interprete (nel 1995).
È un libro particolare, volutamente "strano" e strambo nei toni, nel linguaggio, perché tali sono le due protagoniste, Anemone e Ortensia, e il mondo e il modo in cui esse vivono.

Come dicevo nell'introduzione, sono due donne agli antipodi: splendente e colorata Anemone, nera e ombrosa Ortensia.
Sono cresciute nell'albergo dei propri genitori, abituate a un viavai di uomini e donne di tutti i tipi; sono cresciute un po' come due selvagge, lasciate a sé stesse e con due genitori altrettanto singolari e bizzarri.

E Manola? Chi è?

"Ma lei, Manola, esattamente cos'è? Una prana, una sensitiva, una teosofa, un'antroposofa, un'alienista?"

Manola non è, a ben guardare, un vero e proprio personaggio, nel senso che, pur essendo colei alla quale entrambe le ragazze si rivolgono (per raccontarsi), non la vediamo né parlare, né agire e interagire, ma è tra le pagine solo per accogliere, muta e invisibile, le confidenze, gli sfoghi. C'è ma non c'è, insomma.

Le due sorelle pensano ciascuna che l'altra sia "sbagliata", che non abbia tutte le rotelle al posto giusto; se per Orty, Any è un essere superficiale, cui la vita e la perfida madre natura ha donato tutto, "una sorta di uccello del paradiso, un goffo impiastro variopinto, eppure non conosce la levità aerea dei volatili, ha il passo terrestre di un trattore a cingoli", quest'ultima ritiene che sua sorella non abbia alcun senso della realtà, delle proporzioni: 

"È brutto, Manola, non riuscire a guardarsi nella giusta dimensione. È una vera e v propria malattia, la malattia dello sconfinamento. Se e 'è una cosa che bisogna avere bene in testa nella  vita sono i confini, poi, per il resto, fai come ti pare. Io sono per la libertà vigilata. Ma mia sorella è una tale zuccona di fosso. Io vorrei aprirgliela, la zucca, dico, per vedere cosa c'è dentro." 

Insomma, per la coloratissima Anemone, l'infelice gemella è un ammasso di peli sotto cui convivono tante, troppe manie e fissazioni: Ortensia è incapace di vivere, è inadeguata, una bruttona con la vocazione per il martirio, o meglio per l'ostentazione dello stesso, della sofferenza, del dramma.

A sentirle parlare (e sparlare) l'una dell'altra, può sembrare che si odino, ma non è esattamente così: a modo loro, come tutte le sorelle (e le gemelle ancor di più) si vogliono bene e sono l'una lo specchio dell'altra.

Entrambe imperfette ("Sono le imperfezioni che ci caratterizzano"), bisognose di amore, attenzioni, forse per questo, a un certo punto, si innamorano dello stesso uomo, Poldo.

Ecco, Poldo.
Che personaggio assurdo, repellente e comico allo stesso tempo.
Potrebbe sembrare un uomo ma boh..., non è detto che lo sia davvero.
È probabilmente il più grottesco dei personaggi (già tutti irrealistici) che ruotano attorno alle gemelle, e a lui si affiancano altri tipi incredibili, dal tacchino Grogo al medico serbo, alla psicanalista freudiana Lucianella (matta come un cavallo, se non di più).

Non c'è una trama ordinata e con un filo logico in quanto il libro si pone come una lunga doppia confessione, per cui le due donne si raccontano partendo dal passato, dall'infanzia in albergo, ci parlano dei loro genitori e di loro stesse e di come ciascuna vede l'altra, di come concepiscono la vita, delle avventure sessuali di ogni tipo di Anemone e delle mille fobie di Ortensia, dell'autostima della prima - carina, boccolosa, guardata con lascivia dagli uomini - e della consapevolezza di Orty di essere quella brutta, che tutti scacciano schifati...,fino a quando nella sua vita non arriva Poldo, appunto.

Poldo: grasso oltre ogni lardosità possibile, viscido, fissato con l'autoerotismo e soprattutto col cibo: mangia tutto e, se non stai attento, se magna pure a te.

Il ritratto spassoso e divertente di questo soggetto - che non può esistere davvero perchè è ... troppo, decisamente troppo!! sotto ogni aspetto - ce lo dà la sarcastica Anemone, che non riesce a comprendere come a quell'acciughina tutta preghierine e occhi al cielo di sua sorella, possa piacere quell'ammasso rivoltante di ciccia.

"Lui si chiama Poldo. Non ho mai visto niente di simile. Lui è la "Cosa", un oggetto molle e immondo, che si spande ovunque. Sono letteralmente sgomenta. No, non credo che sia di questa terra; credo, piuttosto, che sia stato espulso in corsa da un disco volante, in transito nella nostra atmosfera. Poldo è il classico abominio che neanche gli ET vogliono tenersi. Non so come spiegarle. Ha presente trecentocinquanta chili di trippa fetida montati su centoquaranta centimetri d'altezza? (...)
Mangia tutto, Manola, macina tutto! Ortensia mi ha spiegato che il trippone si vorrebbe mangiare la madre, ma siccome non può s'innervosisce e deve ruminare giorno e notte."


Comunque, nella vita ci vuole fortuna e questo Poldo - che nulla di attraente possiede, dal fisico abnorme alle sue ipocrite velleità da pseudointellettuale dei poveri sfigati - a un certo punto diventa il principe azzurro delle gemelle, l'oggetto erotico, il sogno proibito di Anemone e Ortensia.

Come andrà a finire: se lo divideranno? Si batteranno con le unghie e coi denti per averlo ognuna tutta per sé?

Beh, a dirla tutta, il nocciolo del libro non è Poldo con la sua carica erotica, ma sono le nostre gemelline e la loro affannata ricerca di un proprio posticino in questo mondo, il loro bisogno di amore, approvazione, di trovare un senso da dare alla propria esistenza, chiusa tra le mura di quell'albergo.

In questo libro, la Mazzantini affronta tanti temi in modo apparentemente leggero e "folle", con l'intelligenza e l'ironia che le appartengono e che spingono ad andare oltre la superficie, a scavare, a sviscerare, grazie anche all'uso di termini insoliti e stravaganti, con una forte valenza onomatopeica, e di espressioni e descrizioni che evocano nel lettore precise sensazioni (disgusto, stupore, ilarità...): c'è l’universo femminile con tutto ciò che lo compone, la sessualità, l'amore senza inibizioni, il rapporto con il cibo, i legami coi genitori (e tra madre e padre), quello tra sorelle, la psicanalisi e Freud, il desiderio di emancipazione e il bisogno di legarsi a qualcuno (fino a dipenderne) pur di sentirsi parte di qualcosa, le fobie, pure il comunismo e le mode culturali. 

Un minestrone, penserete.
Eh, un po' sì (non ditelo troppo forte chè c'è il rischio che se lo mangi Poldo!), ma con un suo senso, che è da ricercare nell'autoironia e nella capacità della Mazzantini di descriverci personaggi femminili sopra le righe, visti sempre da dentro, mentre sono impegnati a pensare, mangiare, andare al bagno, fare sesso, piangere, disperarsi..., a vivere, in pratica.

In Manola troviamo una scrittura potente dal punto di vista della capacità e dell'efficacia comunicativa, che alterna l'uso di un linguaggio volutamente ricercato (sono presenti molti vocaboli non di uso comune, quotidiano) a uno molto informale, con termini gergali, spesso utilizzati nella loro forma alterata (zerbinaccia, gozzaccio, fazzolettuccio, acchiappaticcio, ecc...), dialettali, parole ed espressioni che di proposito sconfinano nello scurrile, soprattutto nel loro riferimento alla sessualità, 
raccontata in modo insolente, sfacciato, ma anche giocoso e comico.
Credo che questo aspetto dello stile narrativo della Mazzantini sia, del resto, più che noto a quanti abbiano letto almeno un suo libro: non ha peli sulla lingua, se deve essere esplicita e "sfrontata" lo è, e lo sono anche i suoi, spesso eccessivi e originali, personaggi.

Consigliato? Bah, ad essere onesta, non posso dire che lo consiglio a tutti, perchè il modo di scrivere della mia adoratissima Margy non è da mezze misure: o lo si odia o lo si ama; è fin troppo diretto ed esplicito, senza dubbio efficace nel tratteggiare in modo molto vivido i personaggi e il loro vissuto ma, proprio per questo, può infastidire, "urtare"; mentre leggevo, soprattutto all'inizio, mi son ritrovata spesso a pensare: "Ma che vuoi raccontare? Davvero dovrei seguire le folli psico-confessioni di queste due sorelle matte e sorbirmi le loro sciagure, le manie, i vaneggiamenti, la loro malata e anomala sessualità ecc...? Dove vuoi arrivare con questo minestrone condito con una maionese impazzita?".

Ma non potevo lasciare un libro di Margaret a metà; aspetto e spero che si decida a pubblicare qualcosa di nuovo e poi che faccio?, abbandono Anemone e Ortensia così, senza pensarci due volte? 
E no, non potevo.
Tra l'altro, le due mi hanno lasciata nel dubbio: ma sono realmente due sorelle... o è una donna sola ma con qualche problemino di bipolarità?? Due facce della stessa medaglia? Le contraddizioni e le mille sfaccettature che formano la nostra personalità? Luce e tenebre, bianco e nero, timidezza e sfacciataggine, dipendenza affettiva ed emancipazione... e potrei continuare.

Insomma, cari lettori, con Margaret è difficile che la lettura assomigli a una dolce carezza sul viso: è più simile a una risata sguaiata, a un trippone che continua a mangiare a sbafo senza fermarsi, a un tacchino psicopatico. È come una seduta di brainstorming, una chiacchierata con lo psicanalista muto e senza lettino.
Effetto shaker assicurato.




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