Ventidue racconti che, come recita il "foglietto illustrativo", sono indicati per il trattamento di depressione, dubbio, senso di vuoto, incertezza, sensazione di aver perso il senso della propria vita.
"La notte che stirai dieci camicie e divenni onnipotente"di Santa Fe
Qual è il tema (i temi) di queste piccole storie? Difficile dare una risposta univoca, ma di certo essi hanno degli aspetti in comune, a cominciare dall'atteggiamento del protagonista/narratore verso la vita: a tratti pessimista e rassegnato, ma altresì desideroso di godersela fino in fondo, perché la felicità è qualcosa di fugace e questa vita disordinata e imprevedibile va vissuta cogliendo gli attimi, a volte seguendo la ragione, anche se il più delle volte non conviene, perché a furia di guardare il mondo con gli occhi della ragione, e non con quelli del cuore, si perde di vista ogni profondità.
In ogni racconto c'è un incontro di istinti e voglie, di corpi bramosi e di anime sole, che condividono sudore, gemiti, piacere, odori, confidenze, che bastano a riempire le notti e nulla più.
Grazie ad un linguaggio diretto, informale e senza peli sulla lingua, il lettore si ritrova, di volta in volta, introdotto in scene surreali, oniriche, come se si trovasse all'interno di un sogno grottesco, che parte da situazioni leggere, "normali" (andare a bere qualcosa in un locale con un amico, rimorchiare una tipa al bancone del bar), goliardiche, per poi sfociare in qualcosa di fantasioso, bizzarro e quasi sempre legato al sesso.
E infatti, se c'è un comune denominatore in tutti i racconti, è proprio il pallino per il sesso, per le parti del corpo, che giocano un loro ruolo importante, sono un elemento essenziale, non solo per dare piacere fisico ma quale mezzo per "entrare" nell'altra persona, per divenire un tutt'uno con essa, perdersi dentro di lei.
Ogni racconto è un sogno composto da frammenti variegati, folli, pieni di parole, personaggi, di tante cose confuse e lucide assieme, in cui la razionalità e il buon senso cedono il passo alla stravaganza e a dialoghi e situazioni apparentemente prive di senso, che per questo non di rado strappano un sorriso.
In ognuno di essi c'è un fondo di insoddisfazione (che va in qualche modo sfogata, e il sesso è la valvola di sfogo per eccellenza), di tristezza anche un po' patetica, un atteggiamento scettico verso l'amore, la vita, il futuro, anche verso la speranza, in quanto quest'ultima, proiettandoci verso quello che ancora non c'è, ci spinge a ignorare il presente, non permettendoci di godere di ciò che ci è vicino per pensare a quello che chissà, un giorno potremo avere o fare o essere.
Insomma, scene strampalate e irreali che celano un certo pessimismo, che, lungi dall'essere deprimente, è attraversato da non poco umorismo, in cui l'ironia fa da padrone, veicolata da un linguaggio irriverente, sfacciato, di chi ha capito che per essere onnipotenti non c'è bisogno di scomodare la divinità: è sufficiente riuscire a fare ciò che si vuole, quando si vuole.
Non è propriamente il mio genere: non adoro i racconti (tanto meno quelli troppo brevi e, oltretutto, slegati alla dimensione reale, con personaggi con cui non hai modo di "entrare in sintonia") e la presenza di scene di sesso ogni due pagine non mi diverte né intrattiene, ma ho apprezzato la fluidità nello stile di scrittura; un po' meno i refusi e/o gli errori presenti nel testo.
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Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz