Una serie di efferati femminicidi sta sconvolgendo Castellammare di Stabia, colorando di sangue i suoi vicoli e riempiendo di terrore i giorni di una calda estate del 2021.
Il commissario di polizia Giulia Cangiato e tutta la sua squadra sono nel pieno di un'affannosa e urgente ricerca del killer - chiamato il Cobra - ma c'è una persona in particolare che potrebbe dare un contributo fondamentale nell'individuazione dell'assassino: Dora Neri, l'unica vittima ad essere stata lasciata in vita.
I GIORNI DEL COBRA
di Daniela Merola
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LFAPublisher 328 pp 19.90 euro |
In una placida serata estiva una donna cerca di rialzarsi da terra, a fatica: trema, tutto il corpo le fa male, soprattutto il basso ventre, cerca di non crollare nonostante tutto in lei gridi dolore.
Un dolore lancinante cui Dora Neri sa di non poter soccombere perché c'è un figlio che l'aspetta a casa.
Ma prima dovrà recarsi in ospedale, camminando sulle sue scarpe rosse ormai rovinate.
Dora è vittima di stupro e di una brutale aggressione ad opera di un farabutto che s'è divertito sadicamente con il suo corpo; Dora sa di averlo visto, di averne individuato le principali caratteristiche fisiche e di aver udito la voce del bruto mentre ripeteva insistentemente "Io sono il Cobra".
Eppure, quando viene esortata da subito, già in ospedale, a denunciare, è reticente.
Lo è anche in presenza dell'amica commissario, Giulia Cangiato, che conduce le indagini sul killer stupratore che ha già colpito in precedenza e, purtroppo, colpirà ancora dopo poco tempo la violenza subita da Dora.
La Cangiato lavora fianco a fianco con i propri solerti agenti di via Alcide De Gasperi e con l’Ispettore Manuele Basilio; tutti sono determinati a cercare il Cobra e a fermarne i folli atti criminali nei confronti di povere donne inermi.
Il caso di Dora è un'eccezione all'interno del modus operandi del Cobra, in quanto ella è l'unica sua preda a non essere stata uccisa per strangolamento, come invece è accaduto alle altre povere donne da lui raggiunte e uccise, dopo essere state violentate.
La domanda non può che sorgere spontanea: è un caso che Dora sia stata risparmiata?
Siamo in presenza di un serial killer scaltro, che agisce in maniera organizzata, precisa e, proprio come un essere strisciante, è subdolo, sa come mimetizzarsi tra i cittadini di Castellammare; vive sicuramente una doppia vita e, se ha lasciato Dora in vita, dev'essere per una ragione.
La volitiva e caparbia Giulia sa di dover insistere con l'amica affinché faccia un serio lavoro su sé stessa per recuperare dal proprio inconscio tutte quelle informazioni utili a identificare l'uomo.
Perché di una cosa la stessa Neri è convinta: il Cobra conosce lei... e lei conosce il Cobra.
I ricordi di quella terribile notte sono confusi e vividi al tempo stesso: confuso è il ricordo del volto dell'aggressore ma non la sua stazza e altri particolari fisici; vivide sono le sensazioni e le emozioni collegate a quello che è uno dei traumi più tremendi che una persona possa vivere e che coinvolge ogni parte di sé: il corpo, la mente, il proprio mondo interiore... Tutto sembra andare in frantumi dopo un'esperienza di questo tipo e, se non avesse un figlio da accudire, Dora forse l'avrebbe fatta finita.
Ma non può: deve andare avanti, così cerca di riprendere la propria vita tornando al lavoro (presso un'agenzia di pompe funebri), occupandosi di Aurelio che ha bisogno di lei (il padre è un'assenza cui ormai ci si è abituati) e che desidera trascorrere del tempo con la madre, andando in vacanza...; insomma, Dora Neri deve tirar fuori quel coraggio che l'è rimasto, seppellire il dolore e l'umiliazione subiti su quella spiaggia per mano di quel mostro del Cobra, indossare le sue scarpe rosse e sforzarsi di non cedere, di non impazzire ripensando a quella maledetta sera.
Ma è impossibile non ripensarci: Giulia le fa pressione affinché ricordi ogni particolare e le impone delle sedute di ipnosi da una psicologa; seppur contrariata, Dora obbedisce ma per lei è uno strazio immane tornare con la memoria alla violenza.
Proprio quando sembra che il volto del Cobra si sveli... ecco che qualcosa la blocca e tornano a dominare le nebbie della confusione e del terrore.
Forse la mente, a modo suo, cerca di proteggerla da una verità troppo scomoda?
Chi è davvero il Cobra e perché il suo inconscio non vuol riportare alla coscienza le sembianze di quel volto truce e odioso?
Dora stessa si persuade che il Cobra è qualcuno che lei conosce... Ma chi? E soprattutto, lui continua a seguirla, a controllarla, meditando di aggredirla ancora e, questa volta, di portare a termine la propria iniqua missione, uccidendola?
Il rapporto d'amicizia tra lei e Giulia si incrina: Dora trova sgradevole e indelicato che il commissario continui a "perseguitarla" perché ricordi, dandole anche la colpa dei successivi omicidi da parte del killer, e Giulia è frustrata perché sa di avere la responsabilità professionale e morale di arrestare il colpevole, che continua imperterrito e impunito a colpire, arrivando anche ad aggredire un agente di polizia.
Le settimane passano e le indagini proseguono, infilandosi in quei pertugi e tra quegli individui loschi e poco raccomandabili che quasi sicuramente conoscono il Cobra e intrattengono anche sporchi affari con lui; ma districarsi tra queste persone prive di moralità non è semplice perché c'è poco da fidarsi della loro parola.
Il punto cruciale resta lei: Dora, la sua testimonianza personale, i suoi ricordi.
Nelle pieghe della sua memoria c'è quel nome, quel volto, c'è lui, il Cobra.
E anche se si rifiuta di pensarci e ripensarci, Dora a un certo punto viene "folgorata" da una verità lampante, improvvisa come un fulmine e devastante come una valanga: le bastano pochi ma decisivi attimi e delle parole scambiate con un uomo che lei conosce (perché legato a una persona a lei vicina) per capire che è lui il Cobra.
Ma rivelarne l'identità non è semplice in quanto rischia di sollevare un polverone, di non essere creduta dalla polizia...
Certe verità possono essere dolorose da accettare e da raccontare, ma stare in silenzio significa rischiare di finire nuovamente nelle mani del predatore e lasciare che egli faccia del male ad altre innocenti.
Dora riuscirà a fare il fatidico nome?
Sarà davvero lui il colpevole o la donna si sta lasciando suggestionare da una fiumana di stati d'animo contrastanti e che neppure lei sa gestire e distinguere?
La narrazione è in terza persona e segue, da diversi punti di vista, le vicende di Dora, Giulia e degli altri personaggi coinvolti, compreso il Cobra; di quest'ultimo l'autrice ci racconta, un po' alla volta, il passato, soffermandosi in particolare sul rapporto con la madre e sull'infanzia del Cobra bambino e ragazzino, il quale aveva nella mamma l'unico modello di riferimento femminile e che costituirà il metro di paragone per ogni donna cui lui si accosterò da adulto.
Il giallo/noir psicologico di Daniela Merola è un viaggio che segue diversi percorsi, che toccano l'universo femminile e quello maschile.
Ci sono le donne che restano avviluppate nella spirale di violenza e morte del serial killer; c'è Dora, che sente ancora dentro e su di sé l'influenza velenosa di quell'essere viscido e, nonostante provi a buttarsi dietro le spalle lo stupro, qualcosa in lei si è rotto per sempre; c'è il commissario Giulia Cangiato, una donna forte, determinata, che non intende demordere nella ricerca dell'assassino e, per farlo, non si tira indietro dall'essere dura anche le persone cui vuol bene, tra cui Dora.
E non ultima c'è Brigida, la povera mamma del Cobra, che - per quanto inconsapevole - sarà, in un certo qual modo, l'origine del male che crescerà sempre di più, di anno in anno, lacrima dopo lacrima, nella mente del figlio, nella cui tortuosa psiche il lettore viene condotto, in una discesa verso il personale e intimo inferno di colui che ha scelto di essere il Cobra, il cui veleno mortifero viene disseminato nelle strade della città.
Violenza di genere, rapporti di coppia, legame madre-figlio (e la sua importanza nel condizionare una vita intera), lo squallore di certi ambienti in cui domina la malavita, l'amicizia e l'amore, il desiderio di riscatto, le bugie e la ricerca della verità, anche di quella che fa male, di quella fraintesa, di quella che non è mai univoca: il romanzo della Merola è denso di tematiche affrontate, intenso e viscerale per come esse vengono esplicitate e raccontate nel susseguirsi di vicende nere, cupe, che affondano le proprie radici tanto nel dolore di chi riceve la violenza quanto nella folle sete di possedere e fare scempio di poveri corpi, in balia di una furia omicida.
Un libro che afferra il lettore sin dalla prima drammatica "scena" sulla spiaggia, portandolo con sé per le strade e nei locali di una città di mare contaminata dalla follia di una mente perversa, mostrandogli il modo di pensare e agire di uno spietato stupratore assassino, lasciandogli avvertire l'urgenza di fermarlo affinché non rovini altre esistenze, con la triste consapevolezza che altri Cobra sorgeranno per sporcare il mondo con la loro malvagità.
Ringrazio l'autrice Daniela Merola per avermi omaggiato di una copia del suo libro e non posso che consigliarvene la lettura, soprattutto se amate i noir e le storie drammatiche in cui è preponderante l'aspetto psicologico.