martedì 7 marzo 2017

Recensione: CAPITAN GRISAM E L'AMORE di Elisabetta Gnone



Fairy Oak è un posto speciale ed è in questo magico e vivace villaggio che incontriamo la fatina Felì, le gemelle Vaniglia e Pervinca, il risoluto giovanissimo capitan Grisam e la loro Banda, alle prese con i misteri contenuti in un baule appartenuto al loro amico Talbooth.


CAPITAN GRISAM E L'AMORE
di Elisabetta Gnone




A raccontarci le favolose avventure della Banda di Capitan Grisam è la dolce fatina Felì, che è appena tornata da Fairy Oak dopo avervi trascorso gli ultimi 15 anni, durante i quali ha fatto da tata alle gemelline Periwinkle, su esplicita richiesta della loro zia, la strega Tomalilla.

Ad accoglierla nel suo ritorno a casa, alle Rugiade d'Argento, ci sono le altre fatine sue amiche, che sono curiosissime e la riempiono di domande su tutto ciò che è accaduto al villaggio in quegli anni.

Ed è così che Felì comincia a raccontare quattro storie, quattro misteri, uno per ogni sera:

"La prima sera parlai d'amore,
la seconda di mirabolanti incantesimi,
la terza di amicizia, la quarta sera raccontai un addio."

Ed è così che ci addentriamo nel primo mistero di Fairy Oak!

Nascosta fra le cascate ghiacciate c'è una grotta segreta, in cui trovano rifugio cinque giovani amici, che aprono un antico baule e liberano una storia che per molti anni era stata chiusa e dimenticata, volutamente dimenticata!
Cosa c'è dentro quel baule? Quale passato i ragazzi porteranno alla luce?

Al centro del mistero vi è la figura del loro vecchio amico capitan Talbooth (che purtroppo non c'è più); l'uomo è stato il comandante valoroso di una nave e di lui i ragazzi conservano un tenero ricordo e mai hanno messo in dubbio la sua parola.
Eppure, quando cominciano a scavare tra i cassetti del baule, vengono fuori via via tanti piccoli indizi che lasciano dei dubbi sulla vera identità di Talbooth.

L'esperto conoscitore del mare, amorevolmente adottato da Fairy Oak dopo essere stato ritrovato mezzo morto su una spiaggia, era davvero chi diceva di essere?

Toccherà alla dolce, giudiziosa e solare Vaniglia (chiamata affettuosamente Babù), a sua sorella Pervinca, più ribelle, pratica ma anche molto intelligente, al giovane mago Grisam, alla buffa Flox, e all’intera Banda del Capitano scoprire la verità su William Talbooth. 

Tra lettere, divise, diari di bordo ed altri piccoli ma preziosi indizi, inattese scoperte e laconici ricordi, i ragazzi proveranno a ricomporre i pezzi di un passato sepolto che a tratti appare oscuro e addirittura spaventa.

Ma non è sempre detto che ciò che inizialmente ci sembra oscuro e misterioso si riveli poi sbagliato o negativo, e i ragazzi dovranno stare attenti a non trarre conclusioni affrettate su ciò che man mano scopriranno circa Talbooth ed altri personaggi di cui verranno a conoscenza.

Chi era davvero il Capitano? E da chi stava tornando quando la sua nave ha fatto naufragio davanti alle coste del villaggio fatato? E perché da quando il baule è stato aperto tutti sembrano avere una storia d’amore da raccontare? 

E proprio l'amore fa da padrone in questo primo capitolo della saga: c'è zia Tomalilla che ne ha uno custodito teneramente nel cuore (ma chi sarà mai? Proprio lei che non si è mai voluta sposare?); c'è una simpatia speciale tra la vivace Vì (Pervinca) e il saggio Grisam; e poi un giovanotto sembra aver rapito completamente il cuore della romantica Vaniglia...

I nostri giovanissimi amici, dotati di simpatici poteri magici, cercheranno di arrivare alla verità circa l'identità e il passato di Talbooth e non mancheranno i momenti avventurosi e i piccoli ma superabili ostacoli da parte dell'impicciona moglie del Sindaco.

Ma niente paura, il lieto fine non mancherà, e giungerà dopo sorprese e batticuori, in un'atmosfera magica, allegra, fiabesca, sognante, in cui la magia viene in aiuto ai nostri amici e regala ai giovani lettori momenti decisamente spensierati e divertenti.

Questa recentissima edizione del primo volume di Fairy Oak è molto bella perchè arricchita da meravigliose illustrazioni che di certo stimolano l'immaginazione del lettore e lo aiutano ad immedesimarsi nella narrazione, aiutato anche dal linguaggio semplice, vivace, e dai giovanissimi personaggi, coraggiosi, simpatici, leali e alla ricerca di avventure. 

Ringrazio la C.E. Salani e non posso che consigliare questa bella e deliziosa lettura a lettori dai 9 anni in su.

lunedì 6 marzo 2017

Recensione: LA FELICITA' E' UN BATTITO D'ALI di Wendy Wallace (RC2017)



Una giovane donna, vittima della prepotenza di un marito egoista e interessato soltanto alle apparenze, si ritrova a combattere per la propria libertà tra le tristi mura di un istituto psichiatrico che promette di donare rifugio a chi è fragile ma in realtà è una vera e propria prigione. Da essa Anna, la protagonista, dovrà cercare di scappare prima che quella gabbia la spinga davvero alla follia.


LA FELICITA' E' UN BATTITO D'ALI
di Wendy Wallace



LA FELICITA' E' UN BATTITO D'ALI
Ed. Piemme
trad. G. Lonza
«Finché non riusciremo ad andarcene di qui, dovremo fare di tutto per trovare una via di fuga dentro noi stesse.»


Anna Newlove è una giovane donna, cresciuta in riva al mare, cullata dall’impeto delle onde e dall'odore forte della salsedine.
Dal carattere forte e vivace, è abituata a non farsi comandare da nessuno: è uno spirito libero e la sua missione, quella che sente nel suo cuore ormai da tempo e che le fa vibrare le corde dell'anima, è aiutare quanti vengono coinvolti da una tragedia in mare, avendo la sua famiglia subito un dramma simile.
Non solo, ma la mente e i sogni di Anna sono di sovente turbati da immagini e visioni di naufragi e in particolare di un bambino bisognoso del suo aiuto...

Spinta da un irrefrenabile slancio di generosità, Anna decide di partire da casa per prestare soccorso agli scampati da un naufragio, proprio perchè le è giunta voce che tra di loro c'è un bambino: non può restarsene a casa, comoda e tranquilla, deve correre a dae il proprio aiuto!

Ma Anna non ha fatto i conti con il marito, il severo e arcigno Vincent, con cui si è sposata da poco ed inrealtà lo conosce ancora meno; l'uomo è un vicario impegnatissimo nelle attività della propria parrocchia, e per lui la forma conta molto; e poichè Anna è andata via di casa per qualche giorno per dare il proprio contributo ai naufraghi senza dir nulla al marito, questi al ritorno della moglie si dimostra poco conmprensivo.

Infatti, al ritorno l’attende una punizione inesorabile: il marito la fa internare in un istituto psichiatrico, a Lake House, per donne della buona società, che vengono ricoverate in teoria per trascorrere un tempo "sufficiente" in un posto che dovrebbe essere utile a "ristabilirle" nello spirito, dando loro un periodo di serenità, per "ritrovare se stesse".

Questo "luogo di rifugio" è in realtà un vero e proprio manicomio in cui vengono rinchiuse quelle mogli/sorelle/figlie che, a motivo di condotte giudicate "disdicevoli" dai famigliari, devono assolutamente essere allontanate per evitare scandali.

Siamo nell'Ottocento e purtroppo negli istituti psichiatrici si fa ricordo a metodi tutt’altro che nobili per piegare le passioni, sedare gli animi inquieti, curare quell’isteria che secondo la medicina di allora è propria della natura femminile. Del resto, la stessa etimologia della parola "isteria" deriva da "utero" e sottolinea la presunta esclusiva pertinenza del sesso femminile (cosa ovviamente poi smentita).

Anna viene condotta in questo posto con l'inganno e lasciata lì, contro la propria volontà.
Lake House è guidato dal signor Abse Querios, interessato soltanto a mantenere aperto il proprio istituto e quindi a tenere più a lungo le povere pazienti per ricevere il pagamento delle rette, ma in lui non c'è alcuna comprensione, empatia, pietà per le ricoverate, nonostante egli sappia che la maggior parte di esse non sono matte.
Nell'istituo lavorano la signora Makepeace, una donna di ferro, impassibile e imperturbabile, che fa il suo lavoro con rigida professionalità, e la signora Lovely, che si prende cura di Anna, quando viene ricoverata, in modo personale e con dolcezza.
Col passare dei giorni, Anna si rende conto che suo marito non verrà a prenderla e che le sue sorelle non hanno idea di ciò che sta vivendo, il che vuol dire che deve cercare di sopravvivere e di trovare una soluzione, da sola, per uscire da quella gabbia.

La donna comprende ben presto che tra quella mura squallide, dove si decide della libertà di esseri umani, nulla è come sembra e c’è chi approfittacon meschinità del labile confine tra normalità e pazzia per nascondere fini che non hanno nulla a che vedere con la medicina. 

Tra tutti però spicca un dottore giovane e diverso dagli altri: Lucas St Clair, il quale sta portando avanti delle ricerche, sempre in ambito psichiatrico, volte a dimostrare che l'uso delle fotografie possa aiutare a fare una diagnosi più giusta circa la presenza o meno di una patologia psichiatrica in una persona.

Lucas e Anna sentono da subito di capirsi, e se Lucas avverte che c'è qualcosa di differente in quella donna dallo sguardo deciso che non sembra pazza (anche se di certo scossa e nervosa per essere stata rinchiusa), lei comincia a pensare che forse il giovane medico potrebbe aiutarla a scappare da quell'inferno, perchè vede in lui una certa sensibilità per le sofferenze delle pazienti, e non un semplice e freddo approccio medico...

Ma per superare l’alto muro di cinta che isola l’istituto da Londra, dalla vita e dalla libertà, Anna cercherà l’appoggio di un'altra giovanissima anima, affine alla sua, disposta ad ascoltare la sua voce, la sua verità: una ragazza che si nutre di poesia per placare il suo desiderio di avventura, cioè Catherine, la figlia adolescente del signor Abse.

Le giornate in istituto scorrono lente, noiose, sempre uguali e Anna, dopo i primi giorni, comincerà a conoscere alcune delle pazienti, comprendendo e conoscendo le loro storie di dolore, separazione, tradimenti da parte dei familiari.

Intanto Vincent, in canonica, fa il comodo suo, e per lui Anna è soltanto un fardello, un fastidio da mettere a tacere...

Proprio quando la possibilità di fuggire sembra avvicinarsi, qualcosa va storto per Anna, che si ritroverà presa sotto tiro da Abse e dalla signora Makepeace, che hanno ben compreso come la donna sia forte e desiderosa di libertà, ragion per cui va resa inoffensiva. Per farlo, Abse non esiterà a ricorrere a metodi terribili e senza alcuna pietà.

Cosiderazioni

Anna è una protagonista coraggiosa, intelligente, razionale, sensibile, e questa sua personalità risoluta sarà una benedizione per lei, perchè solo facendo appello a se stessa, alle proprie consapevolezze, alla propria identità, ella potrà non impazzire, restare lucida per poter dimostrare che non è pazza e che il suo desiderio di aiutare gli annegati non è folle, ma solo frutto della missione che lei ha deciso di portare avanti nella propria vita. Ammiriamo la sua forza d'animo, la generosità e fremiamo con lei al pensiero delle ingiustizie che l'attendono e dalle quali speriamo esca vincitrice.

Interessanti anche gli altri personaggi "positivi", come Catherine, una ragazza ribelle e insofferente alle regole e all'ambiente soffocante in cui vive a causa del lavoro paterno, e il dottor St Clair, che nei suoi studi è mosso da un sincero desiderio di poter migliorare le conoscenze sulla malattia mentale, per poter aiutare davvero chi è ammalato.

Odioso il marito di Anna, Vincent, un uomo gretto, fariseo, religioso solo all'esterno ("sepolcro imbiancato") ma privo di amore e misericordia; mi hanno colpita molto gli strumenti di tortura (non si possono neppure chiamare "terapie", metodi di cura) usati in questi istituti nei confronti di pazienti "difficili".

"La felicità è un battito d'ali" è un romanzo che si legge con molta scorrevolezza, ha uno stile essenziale, snello, comprendiamo sufficientemente la personalità di Anna, la sua voglia di essere una donna libera, che è poi anche il diritto di tutte quelle povere donne trattate come alienate dalla famiglia e dalla società soltanto perchè volevano essere felici, contro i pregiudizi e le regole imposte da altri, e che purtroppo hanno pagato lo scotto.
L'argomento della malattia mentale è tanto importante quanto delicato, e qui viene sì affrontato e, come accennavo, ci sono anche passaggi più "forti" (circa i tipi di terapie inumane che un tempo venivano effettuate) ma credo che il soggetto di fondo non sia tanto questo, quanto le diverse e dolorose condizioni in cui tante donne si sono ritrovate a causa dell'egoismo e dell'assenza di comprensione da parte delle famiglie, che preferivano internare "la pecora nera" di casa piuttosto che accettare un loro eventuale atteggiamento "anticonvenzionale".

Una bella lettura, anche il finale mi è piaciuto.


Obiettivo n.15 - Un libro che parla di follia

ROSSO ISTANBUL di Ferzan Ozpetek (recensione libro)



Un romanzo che è una dichiarazione d’amore: l’amore per le persone che contano, per chi c’è stato e non c’è più, per una città, che a volte sembra “la città della malinconia, anzi dell’hüzün, quel sentimento a metà fra la tristezza e la nostalgia”, e a volte è “la città dei colori”, che ti racconta la tua storia e dove tu puoi raccontarle la tua.


ROSSO ISTANBUL
di Ferzan Ozpetek


ed. Mondadori
"Io, invece, mi guardo sempre intorno. Ascolto le conversazioni altrui. Mi chiedo che cosa stiano digitando, le persone, sulla tastiera del loro cellulare, a chi rispondano. Cerco di immaginare le loro storie chiuse dentro a un telefonino. E i loro segreti, i rimpianti, i sogni. Per raccontarli nei miei film. Qualcuno ha detto che sono un ladro di storie, e forse è davvero così."

Un famoso regista turco, da tempo assente dal proprio Paese perché vive a Roma, torna a casa, nella “sua” Istanbul e questo ritorno accende in lui tutta una serie di ricordi: della madre, donna bellissima e malinconica; del padre, che per anni è stato assente senza che il protagonista – allora bambino – ne conoscesse le vere ragioni, per poi, questo stesso padre, ricomparire altrettanto misteriosamente dieci anni dopo; della nonna, raffinata «principessa ottomana»; delle «zie», amiche della madre, assetate di vita e di passioni; della fedele domestica Diamante; di quella casa in cui ha trascorso anni importanti della sua fanciullezza e che adesso sta per essere demolita.

E ancora ci vengono narrati piccoli ma significativi episodi: il primo aquilone, il primo film, i primi baci rubati e il suo primo e proibito amore giovanile: Yusuf, bellissimo e ormai lontano e perduto, che resterà per sempre nel suo cuore come un grande amore struggente, tenero, di quelli che non dimenticherai mai più.

E benché Istanbul sia la “sua” città e lui ormai la conosca e bene, pure gli riserva ancora qualche sorpresa, e lo tratterrà nonostante il suo da fare, lui che è un apprezzato regista impegnato nel cinema in Italia, ormai da anni.

E a trattenerlo nella città natale non è il passato, che pure lo tiene avvinto a sè con legami tutt’altro che deboli, bensì il presente:  una serie di eventi che convergeranno nell’incontro casuale ma ripetuto con una donna, una sconosciuta, con cui il protagonista è partito insieme da Roma, sullo stesso aereo e che lui ha rivisto in una notte fredda, quando lei fuggiva da qualcosa (o qualcuno?) in camicia da notte.

Lei è Anna ed è lì a Istanbul in viaggio di lavoro e di piacere, in compagnia del marito Michele e di una coppia di giovani colleghi, Elena e Andrea. Ma la sua vita sta per cambiare, per essere stravolta.
Prima un tragico incidente che coinvolge la coppia di amici e poi la scoperta che colui che era diventato il centro della sua vita da vent’anni, la tradisce.

Se il regista deve scrollarsi di dosso la nostalgia di un passato che pure egli ricorda con malinconica dolcezza, Anna deve invece alzare il capo e guardare al proprio futuro, partendo dalle consapevolezze del presente che improvvisamente s’è fatto incerto.

Ad aiutarla in questo suo bisogno di ritrovare se stessa saranno degli incontri casuali, che la porteranno per i caffè e gli hamam di Istanbul, dandole occhi nuovi per conoscere questa grande e variegata città, che in quei giorni è attraversata da qualche “disordine” da parte di chi, pacificamente, vuol solo protestare per dire no alla commercializzazione e alla mania di far cadere tutto nella luccicante ma falsa rete del consumismo.

Ed è proprio anche grazie a queste manifestazioni che il regista e la donna si incrociano e alla fine si incontrano, si ritrovano occhi negli occhi e poi l’uno accanto all’altro, ad ascoltarsi e a parlarsi come se si conoscessero da una vita.

“Rosso Istanbul” è un romanzo in cui domina l’amore, cosa che non mi stupisce perché l’Amore c’è sempre nelle opere di Ferzan Ozpetek, nei suoi film come nei suoi libri.

L’amore per la propria famiglia, in particolare spicca questa madre ora anziana ma da sempre così dolce, buona, comprensiva ma anche forte all’occorrenza, combattiva, che ha insegnato al proprio figlio l’importanza di amare, perchè è l'unico modo per dare senso a tutta l’esistenza di un uomo.

Ma c’è anche l’amore per una città, Istanbul: rossa come i melograni bevuti per strada, come i vecchi tram, come certi tramonti sul Bosforo che mischiano lo scarlatto al blu, come lo smalto sulle unghie di una madre molto amata.



"...non dimentichiamo mai le persone che abbiamo amato, perché rimangono sempre con noi; qualcosa le lega a noi in modo indissolubile, anche se non ci sono più. Ho imparato che ci sono amori impossibili, amori incompiuti, amori che potevano essere e non sono stati. Ho imparato che è meglio una scia bruciante, anche se lascia una cicatrice: meglio l’incendio che un cuore d’inverno. "

E infine l’amore in tutte le sue tante accezioni e sfumature; quell’amore che non è solo sensualità e fisicità ma soprattutto l’incontro di due anime, di due solitudini che, tra mille occhi presenti nella folla, si sono guardati e si sono scelti, riconosciuti. Perché l’amore è così: è lui che sceglie, e basta.

“Rosso Istanbul” è una storia romantica, in cui ritroviamo tutto il modo di raccontare fatti, persone e sentimenti tipico di questo regista e autore: lo struggimento, la nostalgia, la dolce malinconia di chi proprio non riesce a non cedere al ricordo di un passato che è emozionante e confortante far riaffiorare, e al contempo la leggerezza con cui questi racconti giungono a noi. Sì perché la melanconia di Ozpetek non è mai pesante, cupa, triste, ma ha sempre quella dolcezza e sensibilità che personalmente riesce a commuovermi, a muovermi qualcosa dentro.

Mi è successo anche con l’altro romanzo, “Sei la mia vita”, e in entrambi i libri tanti passaggi che "parlano" di sentimenti, di amore…lo fanno con una "naturale poesia" che inevitabilmente mi tocca molto, e non perché l’Autore dica non so quali aforismi straordinari mai espressi da altri prima di lui, ma proprio per il contrario, perché esprime con semplicità la complessità di sentimenti che non sempre (e non tutti) riusciamo a comunicare con chiarezza.

Le pagine ci scorrono davanti come le immagini di un film… ed infatti Rosso Istanbul è nelle sale italiane da pochi giorni, e vorrei poter andare a vederlo. Chissà!

Mi pare si capisca che ho apprezzato questo breve romanzo autobiografico di Ferzan Ozpetek, ma una nota negativa ahimè la devo trovare: è finito troppo presto, mi ha lasciato come se qualcosa fosse rimasto sospeso, irrisolto, in particolare la parte relativa ad Anna, mi sarebbe piaciuto fosse sviluppata e che al personaggio fosse dato maggiore spessore e spazio. 


Però a parte questo, è molto scorrevole, l’Autore ha un modo di scrivere semplice ma non superficiale, anzi, ci sono tante frasi molto belle, di quelle che sottolinei o rileggi perché ti ci ritrovi, le condividi o semplicemente ti parlano in modo personale; la verità è che semplicemente il modo di scrivere di Ozpetek ha qualcosa che mi ammalia e mi emoziona...!

Consigliato a quanti vogliono immergersi in questa città turca e vagare tra le strade non solo di essa ma anche tra quelle dei languidi ricordi di chi scrive.








obiettivo n.27 - Un libro con un colore nel titolo

domenica 5 marzo 2017

Viaggiare leggendo... con Beatrix Potter



Cari amici e lettori, anche oggi soffermerò la mia attenzione su un personaggio non irrilevante nella storia narrata dalla bravissima Lucinda Riley nel terzo libro della saga "Le Sette Sorelle", LA RAGAZZA NELL'OMBRA, di cui trovate la recensione sul blog: BEATRIX
POTTER, scrittrice e illustratrice per bambini.


Se l'altroieri vi ho parlato brevemente di tre donne dalla spiccata personalità, estroverse e ciascuna col proprio talento, oggi vi parlo di una donna anch'ella piena di talento, carattere, che amava la natura, gli animali e una vita semplice, pur provenendo da una rigida famiglia vittoriana.

Beatrix Potter (1863-1944)  è stata una delle più importanti autrici per l'infanzia, creatrice del noto e amatissimo personaggio di “Peter Rabbit”.



Beatrix già da bambina era solita inventare personaggi e osservare il mondo circostante, descrivendoli nei racconti delle sue vacanze in Scozia e nel Lake District in compagnia dei genitori e del fratello. Tra i quindici e i trent’anni Beatrix tenne un diario scritto completamente in un codice di sua invenzione, e rimasto indecifrato fino al 1958, anno in cui i suoi diari furono pubblicati.

Da sempre amante degli animali, appena ventenne comprò un paio di conigli: il primo lo chiamò Benjamin Bouncer, il secondo Peter.

La storia di Peter Rabbit fu scritta per la prima volta su una lettera che la donna inviò a un bambino di sua conoscenza per confortarlo durante una malattia. A Peter si aggiunsero altri personaggi: Flopsy, Mopsy e Cottontail.

.
Nel 1901 Beatrix mise a punto la storia e si autopubblicò, diffondendola soltanto tra la famiglia e gli amici, finchè non attirò l’attenzione di una piccola casa editrice, la Frederick Warne & Co, che le offrì di pubblicarla. 
Nel 1902, The Tale of Peter Rabbit ottenne un successo immediato e ad esso seguirono altri ventiquattro racconti e libri.

Beatrix si innamorò del suo editore, Norman Warne, e si sposarono nel 1905, ma il loro matrimonio ebbe durata breve perchè l'uomo, affetto da leucemia, morì un mese dopo le nozze. Beatrix portò comunque l’anello donatole dal marito per tutta la vita.

Durante il lutto, Beatrix si ritirò nel Lake District e comprò un fattoria, Hill Top Farm, a Near Sawrey, un villaggio vicino Esthwaite Water. Vivendo lì, immersa nella pace della natura, cominciò ad allevare pecore e pensò di ambientare molti dei suoi racconti in quello scenario, ispirandosi alla gente che abitava lì vicino. The Tale of Ginger and Pickles, ad esempio, racconta del negozio di un certo Mr Taylor.

Nel 1909, Beatrix acquistò il Castle Cottage Farm a Sawrey e continuò a fare l’allevatrice e qualche anno più tardi si innamorò e sposò William Heelis, il suo avvocato.

hill top farm
Oggi è possibile visitare la casa di Beatrix a Near Sawrey: Hill Top Farm è un museo del National Trust. Beatrix è un personaggio emblematico nella cultura britannica: le sue storie hanno divertito generazioni di bambini, compresi i miei. 



Esthwaite Water

lake district

Beatrix Potter: A Life in Nature




Siti consultati per info o immagini:

http://thesevensistersseries.com
ilclanmariapia
Il fascino degli intellettuali
http://www.rachelnicole.co.u
Fly Fishing & Fly Tying


N.B.: LE IMMAGINI SONO STATE PRESE PRINCIPALMENTE UTILIZZANDO GOOGLE MAPS E/O UNA SEMPLICE RICERCA SU GOOGLE (il più delle volte uso il filtro "immagini contrassegnate per essere utilizzate) ATTRAVERSO PAROLE CHIAVE, QUALORA AVESSI VIOLATO COPYRIGHT, SEGNALATEMELO E LE TOLGO.

THESE IMAGES HAVE BEEN TAKEN MAINLY USING GOOGLE MAPS AND / OR SIMPLE GOOGLE SEARCH BY KEY-WORDS, IF I HAD VIOLATED COPYRIGHT, PLEASE WRITE ME AND I'LL REMOVE THEM.

sabato 4 marzo 2017

Leggendo FAIRY OAK: frammenti d’amore... stregato!



Carissimi amici lettori, quali letture stanno allietando il vostro week end?

Io ieri ho terminato il romanzo “Rosso Istanbul” di Ferzan Ozpetek (lunedì la recensione sarà online) e proseguo con tre ebook: “La felicità è un battito d’ali” di W. Wallace, “La strada verso la follia” di Nicola Ronchi (appena iniziato) e "Zucchero filato volante" di Fernando Camilleri.

MA siccome tre libri sono pochi (!?!?!?!!?), ho in lettura anche il bellissimo primo libro (graditissimo dono della C.E. Salani, che ringrazio) dei quattro misteri di Fairy Oak, “Capitan Grisam e l’amore”, una deliziosa storia di magie, di misteri da scoprire, di ragazzi intrepidi e coraggiosi, di dolcissime fate e simpatici maghi e streghette.

E poiché è anche una storia d’amore, ecco a voi un paio di passaggi molto belli.
Spero vi piacciano! Vi auguro un sereno fine settimana e.. BUONE LETTURE!!!!


“«…l’amore è un argomento così complesso soprattutto per una vecchia strega come me, ma, ragionando ad alta voce, chiedo a voi: se l’amore che riceviamo ci rende felici e ci fa sentire vivi, se l’amore che doniamo rende felice colui che lo riceve, di cos’altro dovremmo avere bisogno? »
«Di essere vicini» disse Babù, e come lo disse arrossì.
«Eh, sì» rispose la zia, sorridendole, «e talvolta non lo si è abbastanza, né la speranza di esserlo presto è sufficiente, non è vero? » Babù abbassò lo sguardo e annuì. «Come siamo complicati noi essere umani, cara Felì».

«Complicati? Non so» risposi. «Io, se permettete avrei scelto un’altra parola. Ho sempre pensato, infatti, che gli esseri umani siano “fragili” all’amore. Soffrono ancora di gioirne e temono che esso possa svanire come il fiore dell’ipomea che fiorisce e subito muore.  Ma l’amore non è così. Il vero amore è solido come la roccia e sopravvive al tempo e alla distanza».”



venerdì 3 marzo 2017

Curiosità letterarie: Alice Keppel, Vita Sackville e Violet Trefusis



Se c'è una cosa che apprezzo mentre leggo un libro, sono i riferimenti a fatti e personaggi storici, realmente accaduti/esistiti.

Nel romanzo "La ragazza nell'ombra" c'è un bel mix tra realtà ed immaginazione: uno dei personaggi principali (immaginario), Flora, ha avuto rapporti d'amicizia con altri reali, quali Beatrix Potter, Alice Keppel, il re Edoardo VII e Violet Trefusis.

In questo post vi parlerò brevementre di Alice, sua figlia Violet e dell'amica di quest'ultima, Vita Sackville-West: tre donne determinate, dalla forte personalità, che hanno lasciato a modo loro un segno negli anni in cui hanno vissuto (e non solo).


AVVERTENZA: NON CREDO CHE QUESTO POST POSSA ESSERE UNO SPOILER VERO E PROPRIO, MA PER "ECCESSO DI ZELO", CONSIGLIO A QUANTI HANNO INTENZIONE DI LEGGERE IL LIBRO DELLA RILEY E DESIDERANO SCOPRIRE OGNI PARTICOLARE DURANTE LA LETTURA, 
DI ASTENERSI DAL LEGGERE QUESTO POST ^_^

A QUANTI HANNO GIA' LETTO IL ROMANZO O NON SI FANNO PROBLEMI DI SORTA,
AUGURO "BUONA LETTURA"! ^_-



Violet Trefusis e Vita Sackville-West (questa nel libro è soltanto citata) nel libro sono adolescenti e già sentono una attrazione reciproca particolare, arricchita anche dalla comune passione per la poesia e la letteratura in generale; la loro relazione amorosa ha ispirato il romanzo di Virginia Woolf "Orlando".

Vita
Victoria Mary Sackville-West, Lady Nicolson, nota come Vita Sackville (1892 - 1962), è di frequente ricordata più che altro per le sue sfrenate relazioni: in quanto intima amica di Virginia Woolf, quale amante appassionata di Violet Trefusis, come moglie del parlamentare Harold Nikolson (entrambi erano attratti da persone dello stesso sesso e vissero il proprio matrimonio con.... molte libertà!!), ma raramente ci si ricorda della sua non irrilevante attività di romanziera.
Il suo poema The Land vinse l'Hawthornden Prize nel 1927.

Questa donna fu passionale, trasgressiva, sempre innamorata; ha avuto una vita movimentata, fatta di vacanze, travestimenti, gelosie, ricatti, e in particolare resta celebre la sua fuga in Francia con Violet, con i due mariti che inseguirono le fuggiasche su un minuscolo aeroplano.

La scrittrice Virginia Woolf e Vita si conobbero nel 1922, e la prima fece entrare l'altra nel gruppo di Bloomsbury, un gruppo artistico-letterario nato nel 1905 a Londra, i cui membri si riunivano in case private nel quartiere da cui prese il nome.

A lei dedicò Orlando (1928), in cui sono echi del loro amore, che durò poco tempo.

Ma  le passioni di Vita non erano solo sentimentali: ella amava anche praticare il giardinaggio, tanto che tenne una rubrica per anni sull’«Observer», pubblicata in Italia con il titolo Il giardino alla Sackville-West.
Le sue conoscenze hanno influenzato la pratica dell'arte inglese nella cura dei giardini in maniera profonda e col marito creò il Giardino del Castello di Sissinghurst, che oggi è proprietà del National Trust.

violet
Violet Trefusis (nata Keppel, 1894 – 1972), era la figlia primogenita di una delle più "affezionate amanti" del re Edoardo VII, Alice Keppel: la sorella minore Sonia è stata la nonna di Camilla Parker Bowles.

Nonostante appartenesse ad una famiglia nobile e sua madre fosse al centro dell''alta società londinese di inizio Novecento, sin da adolescente Violet  prende  le distanze dal mondo che la madre rappresenta, sentendosi una “zingara in un mondo di gentaglia perbene”. Fugge a Parigi.

Ha scritto romanzi, poesie, saggi critici, articoli, opere teatrali. 
Ma Violet è ricordata soprattutto per la relazione lesbica con la poetessa Vita ed entrambe ne parlano in alcune delle loro opere, così come in molte lettere e memorie del periodo, tra il 1912-1922.
Trefusis è stata fonte di ispirazione per molti scrittori e fu un personaggio fondamentale in alcuni romanzi. 


alice
Ma se Violet e la sua "amica speciale" Vita nel romanzo sono secondari, ad avere un ruolo preponderante è di certo la madre di Violet, Alice Keppel (1868 - 1947).
Sposò il marito George a 22 anni e restarono insieme per oltre 50 anni, cosa che però non impedì i tradimenti coniugali: il più famoso e chiacchierato - che però diede un'invidiabile notorierà ad Alice - è stato quello con il re d'Inghilterra, Edoardo VII, che l'adorava e le dava anche molto credito, viste le capacità diplomatiche e persuasive della donna, descritta da tutti come gentile, buona, "eccelleva nel rendere felici gli altri, assomigliava a un albero di Natale carico di regali per tutti" (disse di lei la figlia maggiore).

sissinghurst garden

sissinghurst giardino bianco
 vita sackville




Siti consultati per il post:

http://www.enciclopediadelledonne.it
https://it.wikipedia.org
http://thesevensistersseries.com
http://www.violettrefusis.com

giovedì 2 marzo 2017

Recensione: UN BATTITO NEGLI ABISSI di Antonella Tafanelli



Un breve romanzo che, partendo dal triste tema della violenza sulle donne, ci presenta la storia di una donna desiderosa di guardare con speranza al futuro, di non lasciarsi sopraffare dai fantasmi di un passato doloroso, aprendosi a nuove opportunità che la vita ancora le riserva.


UN BATTITO NEGLI ABISSI
di Antonella Tafanelli


Ed. La strada per Babilonia
115 pp
10 euro
2016
“Ho annullato me stessa e ogni livido lo vedevo come una forma di amore”.

Margherita è una donna bella e intelligente, con un lavoro ben avviato, una bella famiglia (purtroppo ha perso sua madre) e tanti cari amici che le rallegrano le giornate, tra cui spiccano Carla e Massimo, con cui si confida e che la conoscono bene.

Ma la vita serena che conduce oggi Margherita, non è stata sempre così: la donna ha alle spalle un matrimonio fallito ma soprattutto una storia di violenza domestica.
Sì, perché Margherita, quand’era giovane e inesperta, si è innamorata di uomo – sposandolo – che però si è rivelato un violento, che nei suoi momenti di ira irrazionale si avventava sulla moglie con calci, pugni, schiaffi, guarniti di insulti, cattiverie ed umiliazioni di ogni tipo.
Insomma, vere e proprie violenze fisiche e psicologiche, e ci son voluti anni prima che lei riuscisse a liberarsi di lui, non solo fisicamente, ma anche mentalmente: anni di analisi per cercare di recuperare se stessa dopo essere uscita da quell’incubo.

Ma si esce mai da certi inferni, che hanno provocato profondi solchi e ferite non solo nel corpo (i lividi dopo un po’ vanno via), ma ancor di più nel cuore e nella mente?

Scacciare paura, diffidenza, bassa autostima, senso di impotenza, solitudine, sfiducia verso gli uomini e l’amore…: tutto questo è difficile da eliminare subito, e anzi a volte è impossibile farlo.

Eppure Margherita è un osso duro, ha una tempra forte e grintosa; non che non abbia insicurezze e debolezze – come potrebbe non averne dopo l’esperienza con l’ex? -, ma col tempo e con l’aiuto di chi le vuol bene, è riuscita a rialzarsi e a riappropriarsi di se stessa e della propria vita, trovando la giusta stabilità emotiva.

Ma l’amore non ha smesso di bussare alla porta del suo cuore, nonostante questo cuore Margherita lo abbia chiuso in una sorta di cassaforte, così da proteggerlo da delusioni e sofferenze inutili; lei stessa si è infatti, trincerata dietro una corazza, dietro un alto muro che non desidera sia scavalcato da nessun uomo, perché il rischio di provare di nuovo paura è, nella sue mente, una spia sempre accesa, che la spinge a stare attenta, “sul chi va là”.

La protagonista (che vive in una città della provincia di Foggia), come dicevo, ha tanti cari amici che, quando possono, si riuniscono per trascorrere insieme serate in allegria, davanti a del buon cibo e a un bicchiere di vino; una sera le viene presentato un ragazzo, Marco, bello e misterioso, con cui scatta un’immediata affinità.
Ma a scattare immediatamente è anche il timore di imbarcarsi in una relazione che non si sa a cosa potrebbe portare, anche perché Margherita, pur essendo molto attratta da Marco, non è affatto convinta di voler iniziare una storia con lui (o con chiunque altro), rinunciando alla propria libertà di “single per scelta” col rischio di mettere in discussione la serenità faticosamente raggiunta.

La paura di soffrire, i fantasmi del passato che non smettono di affacciarsi alla sua mente… saranno più forti del desiderio di Margherita di amare di nuovo?

Più la conoscenza con Marco si approfondisce, più lei lo apprezza e comincia ad andare in crisi, e non sarà facile decidere cosa fare: dovrà combattere con la voglia di tenere tutto in equilibrio e sotto controllo, e capire se desidera che Marco la scuota, liberandola da quella prigione di sicurezza in cui si è arroccata per proteggersi.

È un romanzo breve ma profondo perché Margherita ci lascia entrare tra le pieghe della sua anima e ci racconta tanto di sé, della famiglia, della sua città (che è anche la mia!), del suo modo di essere, di ciò che ha sofferto e di come sia stato duro riemergere dall’abisso di dolore in cui il matrimonio sbagliato e l'amore malato con l'ex-marito l’aveva confinata.

Il tema della violenza sulle donne, lo sappiamo, è purtroppo fin troppo attuale e presente nella nostra società, e l’Autrice, attraverso la protagonista, sa come esprimere il dramma di chi ha condiviso anni con quella brutta categoria di ominicchi che hanno

“schiaffi per il tuo volto, (…) pugni per il tuo stomaco (…), strette così forti per le tue braccia, che il dolore ti fa compagnia. Hanno insulti così ripetuti e urlati che il tuo capo non può far altro che abbassarsi e iniziare a credere che la sbagliata sei tu”.

Ma “Un battito negli abissi” non vuol essere la storia triste di una donna ferita, bensì quella di una donna che anzitutto ha avuto il coraggio di dire basta alla violenza subita, e che poi ha cercato di non perdere se stessa ma di aggrapparsi a tutto ciò che poteva salvarla ed aiutarla a non affondare.

Ho apprezzato questo scritto: la scrittura immediata, fluida e un po’ “cervellotica”, propria di chi pensa e ripensa, rimugina e riflette sulle cose, le sviscera per comprenderle e per farle proprie; è un modo di narrare “intimo”, in cui ci vengono palesati i pensieri, le emozioni, i dubbi e le fragilità della protagonista.
Ho apprezzato anche l’ambientazione – come già precisato, San Severo, la città in cui sono nata e vivo, oltre ad altri paesi vicini menzionati –  perché  inevitabilmente ha reso la storia e i suoi personaggi familiari, vicini al mio mondo.

Consiglio questo libro, si legge velocemente per la sua brevità ma “pesa” per i suoi contenuti importanti e significativi.


Obiettivo n. 37 - Un libro molto breve ma in grado di trasmetterci emozioni, non importa se positive o negative purché ci smuova qualcosa dentro

Anteprima: TUTTA COLPA DELLA MIA IMPAZIENZA (e anche di un fiore appena sbocciato) di Virginia Bramati - dall'8 marzo in libreria



Un'autrice italiana contemporanea di cui finora ho letto tutti i romanzi, è Virginia Bramati, le cui storie mi piacciono molto perché ricche di humor e con personaggi femminili vivaci
Apprendo con piacere che a marzo verrà pubblicato il suo quarto romanzo.

Intanto ecco gli altri tre, nel caso foste curiosi.

TUTTA COLPA DELLA NEVE (e anche un po' di New York) - RECENSIONE
MENO CINQUE ALLA FELICITÀ - RECENSIONE
E SE FOSSE UN SEGRETO? - RECENSIONE

Ebook gratis per chi vuole conoscere l'impaziente Agnese protagonista del nuovo libro "Tutta colpa della mia impazienza (e di un fiore appena sbocciato).

Amazon: http://amzn.to/2kTgFob
Google Play: http://bit.ly/2lug7ZG
iTunes: http://apple.co/2lXroip
Kobo: http://bit.ly/2lUTpuf


Agnese è giovane, esuberante e molto molto impaziente. Riuscirà a sopravvivere a un'estate 'confinata' nella campagna lombarda con un esame da preparare, un ragazzo che le vuole bene, un grande dolore da superare, una zia impicciona, un mistero da risolvere e un ospite inatteso?


TUTTA COLPA DELLA MIA IMPAZIENZA 
(e anche di un fiore appena sbocciato)
di Virginia Bramati



Ed. Giunti
240 pp
14.90 euro
USCITA
8 marzo 2017

Virginia Bramati con questo romanzo ci regala una protagonista esuberante e piena di vita con un mistero da risolvere, sullo sfondo di una campagna lombarda sorprendente e rigogliosa

“Tutta colpa della mia impazienza (e di un fiore appena sbocciato)” è il nuovo romanzo di Virginia Bramati, che racconta di Agnese, l'adorabile protagonista a cui improvvisamente muore la madre, e che si ritrova a fare i conti con i ritmi lenti della campagna, sullo sfondo di una Brianza sorprendente e rigogliosa, non lontano dal magico borgo di Verate che le sue lettrici hanno imparato ad amare.

Agnese è una ragazza esuberante, autonoma, insofferente verso tutto ciò che frena la sua corsa, ma improvvisamente, la vita prende una piega terribilmente dolorosa e si ritrova scaraventata dal centro di una metropoli che non dorme mai, in una grande casa lungo un fiume, immersa nei ritmi immutabili della campagna.

Una grande casa in campagna. Una madre morta troppo presto. Un giovane medico dagli occhi buoni e misteriosi. E un’estate in cui tutto sta per cambiare. 
Pagina dopo pagina, scopriamo insieme ad Agnese la saggezza nascosta nei gesti semplici della cura dei fiori: perché la felicità è più vicina di quanto pensiamo, se solo sappiamo rallentare e guardarla negli occhi.

L'autrice.
Virginia Bramati vive e lavora a Milano. Ha esordito in rete, con un ebook che si è presto trasformato anche in un libro di carta: Tutta colpa della neve (e anche un po' di New York) (Mondadori 2014) poi seguito da Meno cinque alla felicità e E se fosse un segreto?. Tutti i suoi romanzi ruotano intorno al piccolo, verdeggiante borgo di Verate, in Brianza: un luogo immaginario eppure più che mai verosimile, destinato a diventare per le sue protagoniste un vero luogo del cuore.

mercoledì 1 marzo 2017

Bilancio di letture + Reading Challenge (Febbraio 2017)



Febbraio è volato via e io mi accingo a fare il bilancio del mese, circa le letture e non solo ^_^


Partiamo dalla Reading Challenge.




  • Obiettivo n.10 - libro comprato durante un viaggio -  MOSHI MOSHI di Banana Yoshimoto (RECENSIONE): con la sua scrittura sempre delicata, eterea, leggera, ricca di riflessioni, Banana Yoshimoto affronta il tema della rielaborazione del lutto, e lo fa focalizzando la nostra attenzione sulla maturazione emotiva e “spirituale” della giovane protagonista.
  • Obiettivo n.30 -Un libro ambientato nel Medio Evo - DRAGONBLADE. Lama di drago di Kathryn Le Veque. (RECENSIONE). Un amore forte e passionale nato nell'Inghilterra del 1300, tra una giovane donna tanto bella quanto caparbia e un po' ribelle; e un nobile, affascinante cavaliere, abituato a combattere e a farsi obbedire. Il loro amore sarà la forza che li unirà, permettendo di sconfiggere pericolosi nemici e ostacoli e portare a compimento un'importante missione.

Altre letture del mese:


  • LA FABBRICA DI FARFALLE di Samuele Fabbrizzi (RECENSIONE)Nove persone, che hanno vissuto tutta la loro vita come dei reietti, dei rifiuti della società, per lo più succubi di vizi e perversioni, si ritrovano - per caso? - coinvolti in un incubo terribile, catapultati in un inferno senza via di scampo dal quale ne usciranno o morti o decisamente diversi da come sono stati fino a quel momento.
  • IL CARNEVALE A VENEZIA di Livin Derevel (RECENSIONE). Un romanzo stravagante, dallo stile ricco, raffinato, una storia che interseca sogno e realtà, sullo sfondo di una splendida e variopinta Venezia, che - proprio come un grande ed abbagliante fuoco d'artificio - ci ammalia con i suoi sgargianti colori e il suo allegro frastuono.
  • IL BUIO OLTRE LA SIEPE d Harper Lee (RECENSIONE). Un romanzo di formazione che va letto almeno una volta nella vita; tra le pagine di questo libro, il lettore trova tanti spunti di riflessione, sentendosi anch'egli un ragazzino che, come la sua protagonista - Scout -, ha bisogno e voglia di ricevere i preziosi insegnamenti di un uomo/padre saggio, buono e coraggioso come Atticus, un personaggio che si impara ad amare e rispettare.
  • POKER CON LA MORTE di Marvin Menini (RECENSIONE). Un giallo all’italiana, o meglio “alla genovese”, con un linguaggio vivace, con pochi ma essenziali personaggi e interessanti riferimenti al gioco del poker, che rende le vicende molto accattivanti.
  • UNA MASCHERA SUL CUORE di Simona Busto (RECENSIONE). Un amore dolce e passionale, che per poter mettere le ali e volare in alto verso la felicità deve andare oltre la paura di essere rifiutati a motivo delle proprie debolezze e fragilità.
  • I SIGNORI DELLA CENERE di Tersite Rossi (RECENSIONE): un romanzo avvincente, che mescola magistralmente elementi della nostra realtà contemporanea – in primis, la “crisi finanziaria globale” e coloro che la "manovrano" da dietro le quinte – ad altri dal sapore misterioso e leggendario,che affondano le loro radici nelle antiche civiltà perdute; un romanzo che mette l’uno di fronte all’altro il Bene e il Male, la ricerca di un modello di vita sociale libero e privo di gerarchie, contrapposto a quello vigente, che trae proprio dalla disuguaglianza e dalla distinzione tra poveri e ricchi, la propria forza.
  • LA RAGAZZA NELL'OMBRA di Lucinda Riley (RECENSIONE). Un romanzo dalla trama appassionante e originale, una scrittura intensa e capace di emozionare, un contesto storico accurato, personaggi (soprattutto femminili) forti e coraggiosi, un mix tra realtà e fantasia affascinante: anche il terzo libro della saga “Le Sette Sorelle” si rivela ricco di sorprese e svolte che tengono il lettore incollato dalla prima all’ultima pagina.

Ho avuto letture piacevoli in questo mese, tra esse La ragazza nell'ombra spicca tra tutte.


Attualmente ho in lettura:

  • ROSSO ISTANBUL di Ferzan Ozpetek.
  • LA FELICITA' E' UN BATTITO D'ALI di Wendy Wallace.
  • UN BATTITO NEGLI ABISSI di A. Tafanelli

Per quanto riguarda tv e film...: con mia somma gioia, è tornato Salvo Montalbano, il commissario di polizia protagonista di tanti libri di Camilleri.
E i film?

  • JOHN WICK: un bel film, molto movimentato, muore parecchia gente e il protagonista è un agile e spietato assassino i cui nemici non hanno proprio alcuna via di scampo.
  • LETTERE DA BERLINO: bello, racconta un periodo difficile, mostrandoci lo spaccato di una società attraversata da un fanatismo che elettrizzava le masse e terrorizzava chi non vi aderiva; a me fa sempre un certo effetto vedere le scene in cui le SS agivano nei confronti dei civili con una tale barbarie da far rabbrividire, e posso solo immaginare con quale angoscia tanta gente abbia vissuto quel periodo.
  • LA RAGAZZA DEL MONDO: un film che mette in luce le difficoltà che una ragazza affronta in famiglia e in senso alla comunità religiosa d'appartenenza, quando per amore decide di venir meno a certe regole...
  • SPLIT: un thriller psicologico interessante; il protagonista, Kevin, è un giovane con un grave disturbo dissociativo della personalità; dentro di sè ha 23 identità che fanno decisamente "a cazzotti" tra loro perchè ognuna vuol predominare sulle altre; e se a predominare sono quelle più violente, può diventare molto pericoloso.


E VOI? COME SONO STATE LE VOSTRE LETTURE DEL MESE SCORSO?
QUALE LIBRO VI HA COLPITO MAGGIORMENTE?

Recensione film: LA RAGAZZA DEL MONDO (M. Danieli) // SPLIT (M. Night Shyamalan)



Due film, decisamente diversi tra loro, visti di recente!

LA RAGAZZA DEL MONDO


,
ANNO: 2016
REGIA: Marco Danieli
ATTORI: Sara Serraiocco, Michele Riondino,Giorgio Careccia, Pippo Delbono, Marco Leonardi


Giulia è una ragazza che, come tutta la sua famiglia, appartiene alla religione dei Testimoni di Geova (TdG da ora in poi).
La sua vita segue sempre la medesima routine, scandita dalla sua fede: frequentazione assidua alle adunanze settimanali, l'impegno di andare a predicare la buona notizia del Regno, gli studi biblici e tutte le regole che scaturiscono da questa "fede", e che influenzano tutti gli ambiti dell'esistenza, dalla decisione di proseguire gli studi alla scelta del tipo di lavoro da svolgere, dalle compagnie da frequentare..., al ragazzo con cui fidanzarsi.

Giulia è una brava ragazza, obbediente ai genitori e ai dettami da lei appresi dallo studio della Bibbia, ma la sua vita viene stravolta dall'incontro con un ragazzo.

Libero è un giovane con un passato difficile: è stato in carcere per spaccio e adesso che è uscito è un po' un problema per sua madre, perchè non lavora e mostra un atteggiamento aggressivo.

Giulia sente il desiderio di aiutarlo così chiede al padre di trovargli un lavoro; i due iniziano a vedersi di nascosto, si piacciono... ma la loro relazione ha un grosso ostacolo: lui non appartiene alla congregazione dei TdG, è "un ragazzo del mondo", per cui Giulia non può fidanzarsi con lui perchè rischierebbe di essere "disassociata" dall'organizzazione.


La ragazza è combattuta tra il desiderio di non contravvenire alle regole in cui crede, cosa che la allontanerebbe dal mondo al quale appartiene, e quello di vivere appieno il sentimento che prova per Libero, il quale sembra ricambiarla e tenerci a lei.

Cosa sceglierà di fare Giulia?

Il film ci mostra uno spaccato dei modi di pensare ed agire all'interno dei TdG, dentro e fuori l'adunanza, compresa la rigidità di certe credenze e comportamenti, che in taluni e specifici casi risultano davvero eccessivi e sgradevoli, come quando tre "fratelli" (anziani della congregazione) sottopongono Giulia a un interrogatorio in cui vogliono sapere per filo e per segno i particolari dei momenti (intimi) trascorsi con Libero.

Non dev'essere facile, per una giovane che come Giulia si innamora di una persona esterna all'organizzazione, scegliere cosa fare, a cuor leggero, se seguire o meno il proprio cuore, trovandosi però contro la famgilia (tanto quella "carnale" quanto quella spirituale").

Trattare questi argomenti, che afferiscono alla sfera spirituale e che quindi sono molto personali - come lo è la fede e tutto ciò che da essa proviene - è sempre qualcosa di delicato e complesso, come lo è comprendere certe realtà per chi non vi appartiene; giudicare è forse la cosa più semplice ma personalmente non trovo che questo film voglia puntare il dito sulla comunità dei TdG, mostrandone i lati negativi, anche perchè ciò che mostra non è falso nè viene esagerato per essere ridicolizzato o condannato.

Piuttosto, ciò che dalla visione del film emerge è - tra le altre cose - come vivere la fede e l'osservanza di specifici comandamenti, da una parte non sia poi così automatico, anche quando si è cresciuti in certi ambienti, perchè il "momento di crisi" può arrivare per tutti; inoltre, non è semplice neppure decidere di voltare le spalle a certi modi di fare e pensare per appropriarci di quella libertà fino ad allora negata, essendo consapevoli che questo comporterà la disapprovazione e la separazione dalle persone che fanno parte della propria vita.
Però deve necessariamente arrivare il momento in cui ciascuno decide in cosa credere e quanto/come questa fede debba guidare ogni aspetto esistenziale, ma è una decisione che va presa non perchè si è messi sotto pressione, per paura di essere scacciati dalla comunità, bensì per presa di coscienza personale.

Ed è proprio quello che accadrà a Giulia: a prescindere da come evolverà il suo rapporto d'amore con Libero, il  dono più grande che lui le farà sarà quello di renderla consapevole di ciò che vuol essere, di mostrarle che il mondo non inizia e non finisce tra le mura di una "sala del Regno" e che lei dev'essere libera di scegliere come vivere, senza imposizioni esterne; Giulia imparerà la libertà di appartenere a un mondo nuovo e pieno di futuro.

Mi è piaciuto, sempre bravo Riondino, anche la Serraiocco, col suo visino sempre triste e tormentato; ho trovato il film interessante, non mi è sembrato irrispettoso verso i TdG, ma abbastanza onesto nell'affrontare l'argomento in oggetto.


SPLIT

,

ANNO: 2017
REGIA: M. Night Shyamalan
ATTORI: James McAvoy, Anya Taylor-Joy, Haley Lu Richardson, Betty Buckley, Brad William Henke.


Kevin (James McAvoy) è un giovane con un grave disturbo dissociativo della personalità; dentro la sua mente malata convivono ben 23 personalità e la sua psichiatra di fiducia, la dottoressa Fletcher (Betty Buckley) le conosce tutte e parla alternativamente con quelle che predominano senza che nulla di esse le sia nascosto.

Ma pensare di conoscere davvero Kevin è un'illusione che l'anziana dottoressa coltiva con forse troppa serenità, oltre che con la speranza di poter dimostrare ai colleghi scettici, in occasione di qualche congresso medico-scientifico, che le varie identità sono talmente differenti l'una dall'altra da avere quasi una "vita propria", nel senso che una può avere delle caratteristiche, delle malattie, dei vizi ecc... che le altre non hanno, e quindi la persona affetta da codesto disturbo dissociativo può ad es. essere allergica al pelo del gatto quando predomina una determinata identità, e non esserlo quando escono fuori le altre...

La Fletcher vorrebbe che le proprie teorie fossero accettate e intanto accoglie i suoi pazienti in casa, e il più assiduo, che richiede il suo aiuto spessissimo, è proprio Kevin, da cui è affascinata (ossessionata?).

Ma ciò che la donna non sa è che il ragazzo si è macchiato di un crimine grave: ha rapito tre ragazze, Marcia, Claire e Casey; le prime due sono molto amiche mentre Casey è quella più introversa, silenziosa, sempre isolata da tutti perchè considerata strana.

Non solo, ma la dottoressa non sa che c'è una 24esima e oscura identità nascosta in Kevin, che aspetta il momento giusto per materializzarsi e dominare su tutte le altre.

Le ragazze, intanto, rinchiuse in un luogo sconosciuto, sono terrorizzate, soprattutto quando si accorgono che colui che le ha prese è un folle pericoloso da cui non sanno che devono aspettarsi; l'unica che cerca di trarre vantaggio dalla consapevolezza che nel rapitore albergano più personalità, è Casey, che si dimostrerà molto astuta e intelligente, con la giusta dose di sangue freddo e lucidità, e cercherà in tutti i modi di "entrare" nella mente di Kevin per comprenderne i punti deboli e aver salvala vita.

E' un thriller psicologico che crea una certa tensione nello spettatore, per la scelta delle ambientazoni, per il rapporto tra paziente e psichiatra (la cui ingenua fiducia in Kevin mi ha dato un po' il nervoso, onestamente), con la quale condividamo comunque il fascino (perverso?) esercitato dalla convivenza di queste identità in una sola persona, identità che hanno cominciato a farsi la guerra perchè ce ne sono alcune che pretendono di "venire alla luce" e guidare le altre.

Davvero bravo James McAvoy nel dare spessore al suo complesso personaggio, rivelando, nel corpo, nell'espressioni facciali, nel modo di parlare ecc.. di volta in volta le diverse personalità, in particolare la 24esima, che è la più terribile; interessante il personaggio di Casey, di cui ci vengono dati dei flashbak circa determinate cose accadutele quand'era una bambina e che di certo hanno contribuito a formare il suo carattere, rendendola sì più solitaria ma anche più acuta e sensibile verso chi le è davanti, rapitore pazzo compreso.  
Questi thriller in cui c'è di mezzo la complessità della mente umana stuzzicano sempre il mio interesse; lo credevo più crudo e sanguinolento, ma non lo è più di tanto, anche se sono tante le scene molto adenaliniche.

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...