Una madre e una figlia legatissime tra loro; la prima si è allontanata dalla sua famiglia per evitare di soffrire, la seconda è cresciuta con la madre, apprensiva, controllante e che l'ha sempre trattata come un'eterna adolescente.
E le due donne, di eternità, se ne intendono.
Perché sono due dee, immortali, potenti, superiori agli umani ma travolte dalle medesime forti passioni, soggette anch'esse a odio, amore, rabbia, vendetta, tenerezza, desiderio di essere amate.
LA REGINA DEGLI INFERI.
La maledizione di Persefone
di Hannah Lynn
|
Ed. Newton Compton trad. F.Gazzaniga S. Decio 384 pp |
Questa è la storia di Demetra e di sua figlia Kore, che hanno cercato di crearsi un'eternità fatta di serena felicità e di sicurezza lontano dagli dèi dell'Olimpo, ma qualcosa, nei loro piani, non è andata come volevano.
Demetra è una delle 12 divinità dell'Olimpo, essendo figlia di Crono e sorella del famigerato Zeuz, il dio di tutti gli dèi.
Zeus: il fratello minore tanto amato, il "liberatore" dei suoi fratelli, che è riuscito a far sì che il loro padre, che aveva ingoiato i suoi primi cinque figli, li risputasse fuori.
Demetra ama Zeus, così forte, potente, impetuoso, ma sarà proprio il carattere dominante e prepotente del dio a renderglielo odioso, quando un giorno il padre di tutti gli dèi violenta sua sorella Demetra, e da quello stupro nascono Iacco e Kore.
Demetra non si darà mai pace per la violenza subita e si allontanerà dalla sua divina famiglia, rottura che diventerà definitiva quando ancora lui, Zeus, le toglierà l'unico barlume di felicità (l'amore di un uomo, di un mortale) in maniera egoistica e violenta (ancora una volta).
La bella e triste Demetra capisce che nulla può farla sentire ancora legata a quel mondo immortale che non le ha dato molte gioie, ma semmai dolore, rabbia, lacrime, disperazione.
La sola via per vivere la propria eternità serenamente è stare il più lontana possibile dall'arrogante fratello e crescere la propria figlia adorata, Kore, su un'isola chiamata Sifanto.
"Al mio tocco la terra arida si trasformava e diventava fertile, e il grano brillava alla luce del sole, in quantità tali da esaudire i sogni di qualsiasi contadino. Perché quello era il mio dono. Era per quello che i mortali mi veneravano, perché portavo loro l'abbondanza dei raccolti."
Demetra è una divinità molto amata, che trova il suo diletto nel portare benefici agli umani ed essendo ella la dea della natura, gode nel far del bene alla terra, attraverso abbondanza di raccolti, campi fertili, ricevendo in cambio la gratitudine e la sincera adorazione di quegli esseri limitati, bisognosi degli interventi divini e dall'esistenza così breve.
Ma il sogno di vivere per sempre con le ninfe (quelle fedeli che l'hanno seguita nella sua fuga dall'Olimpo) e con la dolce e spensierata Kore, che ha sempre mostrato di essere una figlia obbediente, che accetta le decisioni materne senza fiatare, è destinato a finire.
Sì, perché Kore (il cui nome significa "fanciulla"), col trascorrere dei secoli, è stanca di quella segregazione nell'isola e sente l'impellente bisogno di girare il mondo, di passare di prato in prato, di conoscere e raccogliere le specie di fiori e frutti più belle e mai viste prima, di osservare gli umani che amano, cantano, ballano, si sposano, fanno figli, lavorano, muoiono... e di sentirsi viva!
Kore non vuol diventare come sua madre.
L'ama, certo, l'ammira per la sua pervicacia, per il coraggio di sfidare la famiglia decidendo di allontanarsene, per la capacità di conservare nel proprio cuore una misura d'amore abbondante, che neppure lo scorrere del tempo può indebolire.
Ma non può condividere il desiderio (o la paura?) di Demetra di starsene per conto proprio, di limitare i rapporti con le altre divinità, di condurre un'esistenza immortale all'insegna della solitudine.
No, Kore non è come la madre: lei ha un fuoco dentro che la divora, ha una vitalità e un'energia dirompenti, che la spingono a "costruirsi" una sorta di seconda vita: quando decide di lasciare Sifanto durante il giorno, per andare a visitare il mondo, Kore si rende conto che oltre la pacifica esistenza accanto alla mamma, c'è tanto da conoscere: posti nuovi, muovi sapori, brezze, colori... e forse anche un amore.
Non l'amore malinconico come quello perduto e rimpianto da Demetra, ma un amore passionale, vissuto con tutta se stessa, con il cuore quanto con il corpo.
Quel sentimento che ti fa battere il cuore a mille, ti fa arrossire le gote e seccare la bocca... e che vorresti fosse eterno.
E Kore vive un amore così... fino al momento in cui sparisce nel nulla.
A rapirla è Ade, il sovrano dell’Oltretomba e fratello di Demetra e Zeus; il dio la porta con sé sottoterra e Kore è sgomenta e disperata, anche al pensiero della madre, che starà impazzendo nel non sapere dove si trovi l'amatissima figlia.
Quando si rende conto che implorare Zeus è inutile, Demetra scatena la sua furia, facendo calare un inverno perenne.
Il padre degli dei dell'Olimpo non vuole aiutarla? Bene, lei non benedirà più i mortali con rigogliosi raccolti, anzi: la terra diventerà sterile e arida, non ci saranno più musica né gioia finché ciò che le è stato sottratto non verrà restituito.
Gli dèi non si sarebbero mai aspettati una tale e ferrea presa di posizione da una dea piuttosto pacifica quale è Demetra, ma l'amore di una madre ferita può divenire un fiume in piena, violento e inarrestabile.
Demetra rivuole indietro sua figlia, non accetta che sposi Ade né che lui la segreghi nel regno dei morti, tutto tenebre e spettri. Kore è luce, vita, sorrisi, colori...: non appartiene a quel regno oscuro e triste!
La stessa Kore non è a suo agio lì e vorrebbe che Ade capisse che il suo è stato un rapimento operato con violenza e inganno: davvero si aspetti che lei lo ami e che accetti volentieri di diventare sua moglie, la regina degli inferi?
Ma una serie di circostanze imprevedibili interverranno a cambiare Kore, nel suo interiore e anche esteriormente.
È vero, non è scesa negli inferi di propria volontà, ma c'è qualcosa nel comportamento di Ade che pian piano le si insinua dentro, inducendola a cambiare, a maturare, ad acquisire nuove consapevolezze su se stessa, sulla propria personalità, sull proprio valore come dea.
Scendendo nell'oltretomba, la spensierata ed eterna fanciulla figlia di Demetra, cresce e una parte di sé - fino a quel momento soffocata - comincia a farsi spazio, a reclamare dignità e brama di potere.
Kore è ormai al di fuori del controllo (seppure amorevole) materno ed è colpita da come Ade la tratti come una sua pari, come la regnante che è; lui la rispetta, è paziente e dà importanza alla sua opinione.
Ade capisce che, durante quel soggiorno negli inferi, Kore si sta trasformando in una dea nuova, autorevole, "adulta".
No, non è più tempo di essere solo la figlia, la fanciulla, bensì di imporsi quale regina del regno dell'Oltretomba: Persefone.
Demetra saprà accettare di non riavere sua figlia tutta per sé?
Dovrà accettarlo suo malgrado e da quel momento la terra conoscerà se mesi di abbondanza e natura lussureggiante e sei di aridità e freddo.
Questo romanzo mitologico è molto bello, la lettura scorre splendidamente, i personaggi sono ben caratterizzati e di essi comprendiamo la psicologia, il carattere, le debolezze e la forza attraverso le loro azioni e reazioni; Demetra e Kore/Persefone sono due donne dalle personalità distanti ma accomunate da un cuore buono e da un grande bisogno di dare e ricevere amore.
Entrambe amano con tutto il cuore e sì struggono per un amore perduto.
Entrambe, seppur con percorsi differenti, evolvono, mutano nel corso del tempo, divenendo più coscienti di sé stesse e imparando a ritagliarsi il proprio spazio, a usare con saggezza risorse e capacità personali.
Un libro che consiglio a quanti amano le storie degli dèi immortali dell' Olimpo (così umani nel loro modo di amare, vendicarsi, adirarsi, soffrire..., e in un certo senso anche invidiosi dei mortali, che vivono la loro breve e fugace esistenza con tanta passione) e, consentitemelo, a quanti sono cresciuti con l'indimenticabile Pollon (◠‿◕)
ALCUNE CITAZIONI
"...ci sono momenti in cui la sofferenza va anestetizzata e altri in cui bisogna lasciarla bruciare, con tutto il fuoco che il tuo corpo può sopportare".
"Chi ha conosciuto il lutto sa che il dolore ha il potere di piegare il tempo. Di far durare un'eternità ogni secondo".