domenica 28 gennaio 2024

🖤 RECENSIONE 👑 LA REGINA DEGLI INFERI. LA MALEDIZIONE DI PERSEFONE di Hannah Lynn



Una madre e una figlia legatissime tra loro; la prima si è allontanata dalla sua famiglia per evitare di soffrire, la seconda è cresciuta con la madre, apprensiva, controllante e che l'ha sempre trattata come un'eterna adolescente.
E le due donne, di eternità, se ne intendono.
Perché sono due dee, immortali, potenti, superiori agli umani ma travolte dalle medesime forti passioni, soggette anch'esse a odio, amore, rabbia, vendetta, tenerezza, desiderio di essere amate.


LA REGINA DEGLI INFERI.
La maledizione di Persefone
di Hannah Lynn



Ed. Newton Compton
trad. F.Gazzaniga
S. Decio
384 pp
Questa è la storia di Demetra e di sua figlia Kore, che hanno cercato di crearsi un'eternità fatta di serena felicità e di sicurezza lontano dagli dèi dell'Olimpo, ma qualcosa, nei loro piani, non è andata come volevano.

Demetra è una delle 12 divinità dell'Olimpo, essendo figlia di Crono e sorella del famigerato Zeuz, il dio di tutti gli dèi.
Zeus: il fratello minore tanto amato, il "liberatore" dei suoi fratelli, che è riuscito a far sì che il loro padre, che aveva ingoiato i suoi primi cinque figli, li risputasse fuori.

Demetra ama Zeus, così forte, potente, impetuoso, ma sarà proprio il carattere dominante e prepotente del dio a renderglielo odioso, quando un giorno il padre di tutti gli dèi violenta sua sorella Demetra, e da quello stupro nascono Iacco e Kore.

Demetra non si darà mai pace per la violenza subita e si allontanerà dalla sua divina famiglia, rottura che diventerà definitiva quando ancora lui, Zeus, le toglierà l'unico barlume di felicità (l'amore di un uomo, di un mortale) in maniera egoistica e violenta (ancora una volta).

La bella e triste Demetra capisce che nulla può farla sentire ancora legata a quel mondo immortale che non le ha dato molte gioie, ma semmai dolore, rabbia, lacrime, disperazione.
La sola via per vivere la propria eternità serenamente è stare il più lontana possibile dall'arrogante fratello e crescere la propria figlia adorata, Kore, su un'isola chiamata Sifanto.

"Al mio tocco la terra arida si trasformava e diventava fertile, e il grano brillava alla luce del sole, in quantità tali da esaudire i sogni di qualsiasi contadino. Perché quello era il mio dono. Era per quello che i mortali mi veneravano, perché portavo loro l'abbondanza dei raccolti."

Demetra è una divinità molto amata, che trova il suo diletto nel portare benefici agli umani ed essendo ella la dea della natura, gode nel far del bene alla terra, attraverso abbondanza di raccolti, campi fertili,  ricevendo in cambio la gratitudine e la sincera adorazione di quegli esseri limitati, bisognosi degli interventi divini e dall'esistenza così breve.

Ma il sogno di vivere per sempre con le ninfe (quelle fedeli che l'hanno seguita nella sua fuga dall'Olimpo) e con la dolce e spensierata Kore, che ha sempre mostrato di essere una figlia obbediente, che accetta le decisioni materne senza fiatare, è destinato a finire.

Sì, perché Kore (il cui nome significa "fanciulla"), col trascorrere dei secoli, è stanca di quella segregazione nell'isola e sente l'impellente bisogno di girare il mondo, di passare di prato in prato, di conoscere e raccogliere le specie di fiori e frutti più belle e mai viste prima, di osservare gli umani che amano, cantano, ballano, si sposano, fanno figli, lavorano, muoiono... e di sentirsi viva!

Kore non vuol diventare come sua madre.
L'ama, certo, l'ammira per la sua pervicacia, per il coraggio di sfidare la famiglia decidendo di allontanarsene, per la capacità di conservare nel proprio cuore una misura d'amore abbondante, che neppure lo scorrere del tempo può indebolire.

Ma non può condividere il desiderio (o la paura?) di Demetra di starsene per conto proprio, di limitare i rapporti con le altre divinità, di condurre un'esistenza immortale all'insegna della solitudine.

No, Kore non è come la madre: lei ha un fuoco dentro che la divora, ha una vitalità e un'energia dirompenti, che la spingono a "costruirsi" una sorta di seconda vita: quando decide di lasciare Sifanto durante il giorno, per andare a visitare il mondo, Kore si rende conto che oltre la pacifica esistenza accanto alla mamma, c'è tanto da conoscere: posti nuovi, muovi sapori, brezze, colori... e forse anche un amore.

Non l'amore malinconico come quello perduto e rimpianto da Demetra, ma un amore passionale, vissuto con tutta se stessa, con il cuore quanto con il corpo. 
Quel sentimento che ti fa battere il cuore a mille, ti fa arrossire le gote e seccare la bocca... e che vorresti fosse eterno.

E Kore vive un amore così... fino al momento in cui sparisce nel nulla. 

A rapirla è Ade, il sovrano dell’Oltretomba e fratello di Demetra e Zeus; il dio la porta con sé sottoterra e Kore è sgomenta e disperata, anche al pensiero della madre, che starà impazzendo nel non sapere dove si trovi l'amatissima figlia. 

Quando si rende conto che implorare Zeus è inutile, Demetra scatena la sua furia, facendo calare un inverno perenne.

Il padre degli dei dell'Olimpo non vuole aiutarla? Bene, lei non benedirà più i mortali con rigogliosi raccolti, anzi: la terra diventerà sterile e arida, non ci saranno più musica né gioia finché ciò che le è stato sottratto non verrà restituito. 

Gli dèi non si sarebbero mai aspettati una tale e ferrea presa di posizione da una dea piuttosto pacifica quale è Demetra, ma l'amore di una madre ferita può divenire un fiume in piena, violento e inarrestabile.

Demetra rivuole indietro sua figlia, non accetta che sposi Ade né che lui la segreghi nel regno dei morti, tutto tenebre e spettri. Kore è luce, vita, sorrisi, colori...: non appartiene a quel regno oscuro e triste!

La stessa Kore non è a suo agio lì e vorrebbe che Ade capisse che il suo è stato un rapimento operato con violenza e inganno: davvero si aspetti che lei lo ami e che accetti volentieri di diventare sua moglie, la regina degli inferi?

Ma una serie di circostanze imprevedibili interverranno a cambiare Kore, nel suo interiore e anche esteriormente.

È vero, non è scesa negli inferi di propria volontà, ma c'è qualcosa nel comportamento di Ade che pian piano le si insinua dentro, inducendola a cambiare, a maturare, ad acquisire nuove consapevolezze su se stessa, sulla propria personalità, sull proprio valore come dea.

Scendendo nell'oltretomba, la spensierata ed eterna fanciulla figlia di Demetra, cresce e una parte di sé - fino a quel momento soffocata - comincia a farsi spazio, a reclamare dignità e brama di potere.

Kore è ormai al di fuori del controllo (seppure amorevole) materno ed è colpita da come Ade la tratti come una sua pari, come la regnante che è; lui la rispetta, è paziente e dà importanza alla sua opinione.
Ade capisce che, durante quel soggiorno negli inferi, Kore si sta trasformando in una dea nuova, autorevole, "adulta".
No, non è più tempo di essere solo la figlia, la fanciulla, bensì di imporsi quale regina del regno dell'Oltretomba: Persefone.

Demetra saprà accettare di non riavere sua figlia tutta per sé?
Dovrà accettarlo suo malgrado e da quel momento la terra conoscerà se mesi di abbondanza e natura lussureggiante e sei di aridità e freddo.

Questo romanzo mitologico è molto bello, la lettura scorre splendidamente, i personaggi sono ben caratterizzati e di essi comprendiamo la psicologia, il carattere, le debolezze e la forza attraverso le loro azioni e reazioni; Demetra e Kore/Persefone sono due donne dalle personalità distanti ma accomunate da un cuore buono e da un grande bisogno di dare e ricevere amore.
Entrambe amano con tutto il cuore e sì struggono per un  amore perduto.
Entrambe, seppur con percorsi differenti, evolvono, mutano nel corso del tempo, divenendo più coscienti di sé stesse e imparando a ritagliarsi il proprio spazio, a usare con saggezza risorse e capacità personali.

Un libro che consiglio a quanti amano le storie degli dèi immortali dell' Olimpo (così umani nel loro modo di amare, vendicarsi, adirarsi, soffrire..., e in un certo senso anche invidiosi dei mortali, che vivono la loro breve e fugace esistenza con tanta passione) e, consentitemelo, a quanti sono cresciuti con l'indimenticabile Pollon (⁠◠⁠‿⁠◕⁠)



ALCUNE CITAZIONI

"...ci sono momenti in cui la sofferenza va anestetizzata e altri in cui bisogna lasciarla bruciare, con tutto il fuoco che il tuo corpo può sopportare".

"Chi ha conosciuto il lutto sa che il dolore ha il potere di piegare il tempo. Di far durare un'eternità ogni secondo".

sabato 27 gennaio 2024

"IL SEGNALIBRO DELLA MEMORIA"





AUDIOFICTION


LA SIGNORA DEI TULIPANI di Mauro Ruggiero

Un'anziana e taciturna signora dai capelli bianchi vende fiori in una strada di Praga tra l'indifferenza dei 


passanti. Ad accorgersi di lei sembra essere solo un giovane giornalista che, spinto dal desiderio di aiutarla, compra spesso quell'unico mazzetto di tulipani che la donna offre.
Presto, però, il giovane scoprirà che dietro quegli occhi azzurri e assenti, la "Signora dei tulipani" nasconde una storia incredibile e toccante iniziata al tempo dell’occupazione nazista della Cecoslovacchia e della Shoah.



L'uomo incapace di sorridere di Giancarlo Villa

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Londra, 28 Novembre 1962. È una piovosa serata di fine autunno, gelida e cupa.
Due giovani avventori del locale "The Star" si stanno godendo gli ultimi minuti di una serata blues. Il chitarrista del gruppo è un tipo strano, cupo, eccentrico.
La sua terribile storia è una storia di sopravvivenza estrema contro il male; la Storia di un sopravvissuto al campo di sterminio di Mauthausen.

Pur essendo due fiction, quindi con personaggi fittizi, di fantasia, ciò che viene narrato rispecchia vicende assolutamente realistiche; sono racconti brevi ma aventi una loro intensità, che coinvolgono emotivamente l'ascoltatore spingendolo a riflettere sui concetti di bene e di male, e di come questi siano presenti entrambi nel profondo dell'animo umano; in particolare nel secondo audiolibro, il personaggio principale è sopravvissuto all'Olocausto per cui la sua esperienza è ovviamente (e tristemente) fedele alla realtà.
In entrambi i casi l'ascolto è stato gradevole grazie all'espressività dei narratori espressivi.



BIOGRAFICO

Il comandante Franz Ziereis di Giancarlo Villa.
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Al centro vi è la figura del massimo comandante di Mauthausen, 
il campo di concentramento dove venivano deportati principalmente gli intellettuali polacchi e i prigionieri di guerra sovietici.
Dopo esser entrato nella polizia tedesca, Ziereis scala gli ordini gerarchici fino a ottenere il comando del campo, dove si trasferì con la propria famiglia e risiedette per tutta la durata del suo ruolo.
 
Passato alla storia come uno dei più spietati e crudeli gerarchi, incapace di pentirsi persino in punto di morte, Ziereis era noto per la sua ossessione di sparare dalla sua abitazione, davanti al figlio undicenne, a qualsiasi prigioniero tentasse di scappare.

In questa breve ed essenziale biografia l'ascoltatore apprende come sia stata l'infanzia di Ziereis a Monaco, che era un bambino timido e vittima di bullismo da parte dei coetanei, fino ad arrivare agli orrori commessi da comandante nazista, nell'angolo di secolo più buio per l'umanità.
Interessante, permette di conoscere un altro personaggio meschino che ha contribuito a scrivere una pagina nerissima della storia.


TESTIMONIANZE

Le storie di Stanka e Maria: Il campo di concentramento di Gonars e la deportazione dei rom e dei sinti in Friuli Venezia Giulia durante la Seconda guerra mondiale di Andrea Giuseppini


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Nel campo di concentramento fascista di Gonars, un paese in provincia di Udine, furono internate decine di migliaia di civili sloveni e croati. Il campo rimase in funzione dalla primavera del 1942 fino all’8 settembre del 1943. Si calcola che in questo periodo, all’interno del campo, morirono di fame e di malattie circa 500 persone.

Stanka è un’anziana donna rom, nata nella provincia di Lubiana e deportata nel 1942 nel campo di Gonars. Nei ricordi di Stanka, raccolti in questo audio documentario, ci sono la terribile fame, il gran freddo, e le morti, tra cui quella di una piccola bambina rom.

Maria è invece una sinta italiana, nata nel 1929 a Trieste. Per fuggire ai pericoli dei bombardamenti, Maria e la sua famiglia si rifugiano nelle campagne friulane. Qui, dopo l’8 settembre del 1943 e l’occupazione tedesca, incontrano i rom sloveni deportati a Gonars.

Nei mesi successivi, la madre e un fratello di Stanka, il fratello di Maria e altri giovani rom saranno catturati dai tedeschi e deportati nei campi di concentramento e di sterminio nazisti.
Solo in pochi faranno ritorno.

Nell’audiolibro, oltre alle voci di Stanka e Maria, si possono ascoltare quelle della storica Alessandra Kersevan, della partigiana Rosa Cantoni e dello scrittore Boris Pahor.

Testimonianze che vanno ascoltate, conosciute perché sono storie vere, drammatiche, dolorose, che escono direttamente dalla bocca di chi le ha vissute sulla propria pelle, di chi ha sofferto la fame, il freddo, la paura di essere picchiato, ucciso per il solo fatto di essere rom.
Storie che per molto tempo sono state ignorate, non considerate, storie di crimini per i quali i colpevoli non sempre hanno pagato.


Tutte storie da ricordare per il Giorno della Memoria ma affinché questa ricorrenza - che è giustissimo celebrare, non solo il 27 gennaio, ma sempre - non perda il suo valore e il suo fine, è necessario, a mio avviso, denunciare ogni sopruso, violenza, crimine di guerra, tentativi di pulizia etnica/sterminio ecc... che ancora oggi purtroppo avvengono.
Il fatto che ad oggi in tante parti del mondo i diritti di tanti uomini, donne, bambini... vengano costantemente violati non deve far cadere nell'errore di credere che il Giorno della Memoria abbia perso significato, che sia pura retorica e che quindi non serva più ascoltare ancora le testimonianze dei sopravvissuti (il cui numero, ovviamente, si fa sempre più esiguo), leggere libri/articoli o  guardare film/documentari a tema...; nondimeno, proprio per onorare con onestà e in una logica inclusiva questa giornata, nessuna vittima di azioni criminali a scopo di sterminio, di negazione dei diritti umani, va ignorata, sminuita, dimenticata, altrimenti la memoria di ciò che è accaduto durante la seconda guerra mondiale non sarà mai un ricordo, se poi sotto i nostri occhi continuano a verificarsi ingiustizie simili davanti alle quali si tende a girare la testa dall'altra parte e quasi a considerarle "di serie B".


"...se la storia e la memoria pubblica sono un antidoto dovremmo chiedercelo sempre, dove eravamo e dove siamo. Per provare a non correre il rischio di finire in quel maledetto scantinato stantio, a rifugiarsi nello studio, mentre i bambini gridano nella notte. “La memoria della Shoah è di tutti”, ha sostenuto sul sito di “Gariwo” la storica Anna Foa, e ha ragione: è anche delle donne e dei bambini intrappolati a Gaza o nei campi profughi di tutto il Medio Oriente. Sempre che sopravvivano.

Forse, chissà, un giorno succederà quello che immagina Elie Duprey (“Contretemps”, 23 dicembre 2023):

"La situazione non lascia spazio all'ottimismo. In Palestina, innanzitutto e prima di tutto, dove il sostegno incondizionato dato a Israele dalle potenze occidentali rende difficile immaginare qualcosa di diverso dall'approfondimento delle dinamiche attuali: pulizia etnica, apartheid, fascistizzazione sempre più spinta della società israeliana, indignazione generale – da parte dell'Occidente – di fronte alle esplosioni di violenza più spettacolari, indifferenza generale – da parte dell'Occidente – di fronte alla violenza quotidiana della colonizzazione. La storia degli Stati Uniti dimostra che certi processi coloniali possono trionfare e certi popoli scomparire. Forse un giorno qualche turista entrando in un casinò di Gaza verserà una lacrima in memoria dei crimini passati, prima di tornare a godere dei benefici della civiltà. Forse no".

Forse sarà così, forse no – in ogni caso decine di migliaia di persone non ci sono più. Dipende anche da noi, dal poco – pochissimo – che contano le nostre voci. Se non le alzeremo abbastanza, e se non verremo ascoltati, chissà, può essere che un giorno qualcuno ci verrà a cercare, sempre che non sia già troppo tardi. Quando busserà alla nostra porta chiedendoci se davvero non sentivamo, non vedevamo, non parlavamo, noi, o almeno io, probabilmente non sapremo cosa dire."


(stralcio di un articolo di Carlo Greppi presente su Gariwo)

mercoledì 24 gennaio 2024

CHICCHI DI NEWS [ concorso letterario / ebook in omaggio ]

 

Buongiorno, lettori!

Il post di oggi accoglie un paio di news, che mi fa piacere condividere in quanto a qualcuno di voi potrebbero interessare.


La prima comunicazione ha a che fare con un concorso, per cui se avete un manoscritto nel cassetto, tiratelo fuori ^_-

Giunge quest’anno al traguardo della trentesima edizione il Trofeo RiLL per il miglior racconto fantastico, premio letterario bandito dall’associazione RiLL Riflessi di Luce Lunare, col patrocinio del festival internazionale Lucca Comics & Games e della casa editrice Acheron Books.

Le iscrizioni al concorso sono aperte fino al 20 marzo 2024. 

Possono partecipare storie fantasy, horror, di fantascienza e, in generale, qualunque racconto sia (per trama e/o personaggi) “al di là del reale”.

Ogni autore/autrice può inviare una o più opere, purché inedite, originali e in lingua Italiana.

I racconti possono essere inviati, a discrezione di ciascun partecipante, in modalità cartacea oppure elettronica. 
Per i/le partecipanti residenti all’estero, è raccomandata la spedizione in formato elettronico.

I dieci racconti finalisti del 30esimo Trofeo RiLL saranno pubblicati (senza alcun costo per i rispettivi autori/autrici) in un e-book della collana “Aspettando Mondi Incantati”, curata da RiLL. 

Inoltre, i migliori 4-5 racconti fra quelli finalisti saranno pubblicati (gratuitamente) nell’antologia del concorso (collana “Mondi Incantati”, ed. Acheron Books), che verrà presentata al festival internazionale Lucca Comics & Games 2024.
Infine, il racconto vincitore sarà tradotto e pubblicato in Spagna (su Visiones, antologia annuale di PORTICO - Asociación Española de Fantasía, Ciencia Ficción y Terror) e in Sud Africa (su PROBE, la rivista associativa della SFFSA - Science Fiction and Fantasy South Africa).

L’autore/autrice del racconto primo classificato riceverà un premio di 250 euro.

La selezione dei 10 racconti finalisti sarà curata da RiLL. 
Ciascun testo partecipante sarà letto e valutato in forma anonima (cioè senza che i lettori-selezionatori conoscano il nome dell’autore/autrice).
La giuria del Trofeo RiLL deciderà poi, fra i racconti finalisti, quelli da premiare e pubblicare nell’antologia “Mondi Incantati”. 
Fra i giurati dell’edizione 2023 del Trofeo RiLL: gli scrittori Donato Altomare, Mariangela Cerrino, Giulio Leoni, Gordiano Lupi, Massimo Pietroselli, Vanni Santoni, Sergio Valzania; il sociologo e autore di giochi Luca Giuliano; l’anglista e saggista Cecilia Barella; la poetessa Alessandra Racca; i giornalisti ed autori di giochi Andrea Angiolino, Renato Genovese e Beniamino Sidoti.

Tutti i/le partecipanti al 30esimo Trofeo RiLL riceveranno in omaggio l’antologia “LE CASE CHE ABBIAMO PERSO e altri racconti dal Trofeo RiLL e dintorni” (ed. Acheron Books, 2023, collana Mondi Incantati), che prende il titolo dal racconto vincitore del 29esimo Trofeo RiLL, scritto dal vibonese Francesco Corigliano.
Il volume contiene dodici storie: i migliori racconti del 29esimo Trofeo RiLL e di SFIDA 2023 (altro premio curato da RiLL) e i racconti vincitori di tre concorsi per storie fantastiche banditi all’estero (in Portogallo, Spagna e Sud Africa) e con cui il Trofeo RiLL è gemellato.

Tutti i libri della collana “Mondi Incantati” sono disponibili su Amazon, Delos Store, Lucca Fan Store, oltre che (a prezzo speciale) su RiLL.it
Gli e-book “Aspettando Mondi Incantati” sono invece disponibili nel Kindle Store di Amazon e (come EPUB) su KOBO, La Feltrinelli e Mondadori Store.

La cerimonia di premiazione del 30esimo Trofeo RiLL avrà luogo a novembre, all’interno del festival internazionale Lucca Comics & Games 2024.

Per maggiori informazioni si rimanda al bando di concorso, all’e-mail (info@rill.it) e al sito di RiLL (https://www.rill.it/).


Tempo fa ho letto e recensito un bel romanzo storico: Messer Matteo gentiluomo e 
fiorentino a Borgo Silva,
 di Peter Hübscher >> RECENSIONE <<.

Ebbene, potete approfittare fino al 29 gennaio per scaricarne gratuitamente la copia digitale in pdf (gentilmente offerta dall'autore), cliccando 



Vi si aprirà una nuova pagina dalla quale potrete scaricare il file.

lunedì 22 gennaio 2024

|| RECENSIONE || AMARO IN VETRO di Davide Carotenuto



Ironico, arguto, scanzonato e romantico, "Amaro in vetro" è un’autobiografia sentimentale con cui il protagonista (e voce narrante) si mette a nudo, si espone raccontandosi a 360°, gettando maschere e inibizioni per guardarsi dentro e, al contempo, confrontandosi col complicato e "misterioso" universo femminile.


AMARO IN VETRO
di Davide Carotenuto


La Bottega delle parole
135 pp
La vita è un susseguirsi di incontri - alcuni più importanti di altri -, di occasioni mancate, di amori rincorsi e persi, di relazioni -alcune più intense, altre meno - il cui ricordo (dolce o amaro che sia) può accompagnarci per anni.
In queste pagine, che scorrono agevolmente sotto gli occhi del lettore, il protagonista si racconta in prima persona, lasciandoci entrare nel suo mondo interiore, fatto di mille pensieri, ricordi, battute scherzose, considerazioni, amarezze, sorrisi, e il racconto di sé è un vero e proprio fiume in piena, travolgente e appassionato.

Nel suo raccontarsi senza filtri e senza riserve, il protagonista torna indietro nel tempo molto spesso e, proprio come se parlasse a un amico silenzioso con cui ha voglia di aprirsi, ci confida aneddoti del suo passato e lo fa senza essere mai pesante, triste o patetico, ma al contrario con un piglio simpatico, autoironico, sempre pronto alla battuta spensierata.

Incontri con donne più o meno importanti, ciascuna della quali ha lasciato comunque un segno - per piccolo che sia - nella sua vita (altrimenti non varrebbe neppure la pena parlarne, no?) e ha contribuito a renderlo la persona che è: pragmatica, forse a tratti anche un tantino cinica e disillusa, eppure mai privata di quel romanticismo di cui egli sente fortemente il bisogno.

Perché il nostro protagonista non ha smesso mai di sperare di incontrare, presto o tardi, l'amore della vita: "...nonostante tutto, ci credo ancora nell’amore. Credo ancora di poter trovare la persona giusta che, al mattino, mi svegli sussurrandomi “...ho fatto il caffè ... facciamo colazione insieme?”".

Dai suoi racconti emerge quanto egli provi ad analizzare - criticamente eppure senza prendersi troppo sul serio - tutte le affascinanti contraddizioni dello sfaccettato mondo femminile, raccontandone le sfumature, le fragilità che spesso risultano poco comprensibili agli uomini. 

Il racconto vivace (una vivacità in cui però non manca, talvolta, una vena di malinconia) e disinvolto delle proprie avventure sentimentali diventano il trampolino per parlare di sé, dei propri pensieri e sentimenti, riflettendo sulla vita e sui rapporti con chi lo circonda, fino ad arrivare ad una migliore conoscenza della propria persona, aprendosi alla possibilità che ogni esperienza fatta, ogni difficoltà incontrata, ogni presenza importante e ogni mancanza che pesa, hanno avuto il loro perché nella alla scoperta di sé stesso, nella sua crescita come uomo che si interroga, che prova a guardarsi e riconoscersi attraverso gli occhi degli altri, individuando, comprendendo e accettando debolezza e insicurezze, proprio quelle che ha sempre cercato di negare e che forse un po' gli hanno impedito di costruire una solida relazione amorosa. 

Nello svelarci ciò che gli passa per la testa, il protagonista prova a smorzare col sorriso la tristezza e a celare ferite che però, a un certo punto, devono essere curate.

"Incidere, drenare e tagliare. E proprio come per una strana infezione, che ti fa stare male al punto da girarsi e rigirarsi nel letto in preda agli spasmi, bisogna praticare un’incisione nel punto nevralgico, favorire la fuoriuscita di quel male oscuro e tagliare via tutto ciò che non serve più..."

Nel parlare di sé, egli è, come dicevo più su, un fiume inarrestabile, che va da un episodio all'altro, collegandoli tra loro attraverso associazioni e ricordi che si succedono di seguito e che sono un po' come delle tappe nel suo percorso esistenziale, tanti piccoli "qualcosa" che hanno spezzato, anche soltanto per un po', la solita routine fatta di gesti abitudinari, più o meno inconsapevoli "che somigliano sempre più al movimento di un automa".
In fondo, fermarsi a ricordare qualcuno e qualcosa ha la sua importanza, perché significa che non ci siamo limitati a vivere senza renderci conto del chi, dove, come quando, perché, ma che abbiamo, anzi, conservato dei frammenti di certe esperienze, di certi attimi, parole, sguardi, silenzi, persone.


"Amaro in vetro" è un romanzo breve ma denso, che riesce ad essere ricco ed introspettivo senza mai appesantire la lettura, la quale - grazie a un'oculata e intelligente leggerezza mista a sfumature di lieve malinconia - risulta costantemente snella e piacevole.

Ringrazio la casa editrice partenopea La Bottega delle parole per la gradita copia digitale in omaggio.

sabato 20 gennaio 2024

RECENSIONE ⛪ CHI HA PECCATO di Anna Bailey



Una sincera amicizia nata tra due ragazze caratterialmente diverse ma legate tra loro da un'affinità profonda: entrambe sono infelici e insoddisfatte del proprio contesto famigliare, della loro vita che, pur così giovane, sembra già arenata tra tristi macerie.
E quando una delle due scompare in circostanza misteriose, l'altra farà di tutto per scoprire la verità, mentre attorno a lei altro non si odono che i rumori cupi del fitto bosco e gli ipocriti sermoni di un pastore esaltato.


CHI HA PECCATO
di Anna Bailey



Ed. Feltrinelli
trad. E. Cantone
339 pp
"È una tipica serata da cittadina di provincia -  l' ultima a Whistling Ridge per molti anni a venire, anche se ancora nessuno può saperlo".

Emma ed Abigail sono amiche da sempre, cresciute insieme nella tranquilla realtà di paese di Whistling Ridge, in Colorado, in cui tutti conoscono tutti e sanno i fatti privati di ognuno.
O almeno credono che sia così.

Ma quando la bella e rossa adolescente Abigail Blake sparisce dopo una serata "vivace", all'insegna del divertimento (droga? alcool? sesso?), trascorsa ad una festa alle Tall Bones (il ritrovo nel bosco in cui si danno appuntamento i teenager di Whistling Ridge), gli equilibri rischiano di incrinarsi perché quello che dovrebbe essere, in fin dei conti, un dramma famigliare, rischia invece di portare allo svelamento di segreti imbarazzanti e verità sgradevoli che getterebbero ombre sulla cittadina, in cui tutti vantano di avere una fede in Dio onesta e sincera.

Il punto di riferimento, attorno al quale si raccoglie tutta la comunità, è infatti costituito dalla chiesa battista guidata dal pastore Lewis, fervente cristiano e appassionato predicatore che dal pulpito, ogni domenica, non fa che tuonare contro il peccato e i peccatori (che si nascondono tra loro), incoraggiando, con veemenza e con la minaccia dell'inferno, le proprie pecorelle ad attenersi ai giusti sentieri tracciati dalla Parola di Dio.

Ma purtroppo sono in tanti, troppi!, a "predicare bene e razzolare male" e nel corso della lettura il lettore si accorge di come ciascuno si serva della propria presunta fede per sentirsi migliore degli altri, per ergersi a giudice, condannando o assolvendo, o per colpevolizzarsi sentendosi un fallito; c'è chi la fede l'ha smarrita a furia di ingoiare bocconi amari e chi vi si aggrappa con tutte le forze, come uno zoppo tiene saldo il proprio bastone nella mano per non cadere.

Emma Alvarez è la migliore amica di Abigail e, dopo aver appreso della sua scomparsa, si sente in colpa.
Perché?
Perché lei era con Abi quella maledetta sera a Tall Bones, ha provato a farla desistere dall'andare alla festa senza di lei ma nulla ha potuto contro la sicurezza dell'amica, che non aveva alcuna intenzione di rinunciare a divertirsi.

Se solo Emma avesse insistito di più, se avesse supplicato Abi di non andare, di non seguire quel losco e ambiguo figuro che è Hunter Maddox (loro compagno di scuola, di famiglia benestante e figlio di Jerry Maddox, proprietario della segheria di Whistling Ridge, che dà lavoro a diversi uomini in città), forse non le sarebbe accaduto nulla.

La polizia - rappresentata dallo sceriffo Gaines - non ha preso molto sul serio la scomparsa: tenendo conto dell'età della ragazza, potrebbe essere tranquillamente una bravata e, tenendo conto della scapestrata famiglia Blake, potrebbe essere una fuga volontaria da una situazione famigliare decisamente difficile.

Sì, perché tutti a Whistling Ridge sanno chi sono i Blake.
Samuel - il capofamiglia - è un uomo di oltre cinquant'anni con un passato complicato e traumatico (ha combattuto in Vietnam) che riversa tutto il carico di rabbia, frustrazione, infelicità, sui famigliari, vale a dire la moglie Dolly e i figli Noah, Abigail e Jude.

Tranne Abi (che è la preferita del genitore), tutti in casa hanno assaggiato le percosse di Samuel, e non parliamo di un ceffone ogni tanto ma di cinghiate, calci, pugni sferrati con una violenza tale da far saltare i denti, sfondare muri e scaraventare un bambino di cinque anni per le scale, rompendogli una gamba.

Tutti, nella comunità e in parrocchia, sanno della violenza domestica in casa Blake, i cui segni sono ben visibili sui volti e sul corpo di Dolly e figli maschi; sanno ma si fanno i fatti propri.

Il pastore Lewis ciarla di autorità paterna benedetta da Dio, di mogli sottomesse, di figli che devono essere obbedienti e, se non lo sono, è giusto che assaggino la verga.
E quando Abigail sparisce è facile per tanti fare 2+2: è ovvio che la ragazza abbia deciso di scappare, con un padre così (bruto, rozzo, aggressivo, un mezzo pazzo, in pratica), una madre rassegnata e depressa, che si imbottisce di sigarette e Valium, un fratello maggiore di cui si vocifera sia gay e di un fratellino 12enne che ha avuto la disgrazia di nascere per sbaglio in una famiglia che definire disfunzionale è un eufemismo.

Dalle luride pareti delle disordinate stanze di casa Blake emana un puzzo di infelicità e rabbia repressa da essere quasi palpabile e che spinge tutti a stare alla larga da una famiglia così.

Solo Emma resta, negli anni, vicina ad Abi, come sua madre Melissa prova a fare con Dolly, salvo poi perdere l'amica a causa delle limitazioni imposte da Samuel, che non vuole estranei attorno ad impicciarsi dei fatti suoi.
E se il piccolo Jude prova, con l'innocenza dei suoi 12 anni, a coltivare una fede in Gesù genuina, Noah ha smesso da tempo di credere che Dio vegli su di lui e sui suoi cari: no, Dio s'è dimenticato della triste e passiva Dolly, la quale, a sua volta, si è dimenticata cosa voglia dire essere madre: una madre è colei che protegge i propri figli da tutto e tutti, che si batte per loro, che li abbraccia se piangono, li rialza se cadono, si interessa a loro, li ascolta se hanno qualcosa da raccontare.

E Noah avrebbe qualcosa da dire alla madre: vorrebbe dirle che sì, è vero, gli piace un ragazzo e si chiama Rat.

Rat è un rumeno che vive nei pressi di Whistling Ridge, in un camper nel bosco; le sue compagnie sono discutibili e di lui si dice che spacci, ami ubriacarsi e darsi al divertimento più peccaminoso.

Questo straniero è un campanello d'allarme per la comunità e pastore Lewis non perde l'occasione per urlarlo dal pulpito: questo giovanotto, con le sue abitudini dissolute, sta corrompendo i giovani di Whistling Ridge, per cui va assolutamente fermato.
Non solo: pare conoscesse la giovane Abigail... E se c'entrasse qualcosa con la sua scomparsa?

Emma prende a frequentare anch'ella Rat, intenzionata a scoprire la verità su Abi; ma la ragazza ha le proprie fragilità da affrontare, la principale delle quali è il vizio di bere alcool.

Emma è una mezzo sangue, suo padre è un messicano (che ha abbandonato lei e la madre da molti anni e su questo abbandono Melissa non ha mai dato spiegazioni alla figlia) mentre sua madre è una bianca, che di professione fa il medico.

Emma ha un buon rapporto con sua madre, la quale si occupa e preoccupa di questa figlia adolescente piena di problemi e insicurezze, che sta prendendo l'allarmante strada dell'alcolismo e che va un po' troppo spesso nel bosco con amici poco raccomandabili; e adesso che ha perso l'amica del cuore, Emma è ancora più smarrita e arrabbiata.

Mentre cerca di capirci qualcosa - convinta che la chiave di tutto sia il bosco e qualcosa che dev'essere per forza accaduto lì, quella sera -, Emma si scontra con un contesto sociale profondamente razzista, che odia ed emargina chiunque non sia un "americano puro", e bigotto, pronto a sfoderare versetti biblici solo per indicare i peccatori da condannare.

Whistling Ridge perde, giorno dopo giorno, la propria cappa di tranquillità e sicurezza e al cielo, più che le preghiere irreprensibili dei santi, saliranno le urla di invasati e fanatici religiosi il cui odio verso chi è diverso li porterà a commettere azioni deprecabili, chiudendo gli occhi davanti ai veri peccatori, come i padri violenti o quelli che vanno dietro alle ragazzine.

Chi ha peccato a Whistling Ridge?
Sono in tanti a doversi battere il petto: mamme deboli e impaurite che non difendono i figli, mamme che mentono per amore, padri senza scrupoli morali e altri che prendono piacere nell'umiliare i propri cari.

Emma riuscirà a scoprire cosa è successa alla sua Abigail, consapevole di come solo sapendo la verità si possa trovare un po' di quiete per poter poi proseguire verso altre strade, altre direzioni.


"Chi ha peccato" è un thriller dal ritmo incalzante, con una bella suspense che tiene viva l'attenzione del lettore non solo sul destino della ragazza scomparsa ma anche sulle vicende personali, famigliari e comunitarie dei diversi personaggi, principali e no; omosessualità e omofobia, l'importanza della fede e il rischio di un ipocrita e sterile bigottismo che induce solo a colpevolizzare il prossimo piuttosto che ad aiutarlo, razzismo e paura dello "straniero", i problemi adolescenziali, la violenza domestica, i legami genitori-figli sono alcune delle tematiche principali che emergono tra queste pagine, molto ben scritte, scorrevoli, che sostengono uno sviluppo delle vicende molto ben costruito, interessante e coinvolgente.

Consigliato!!

domenica 14 gennaio 2024

LEGGENDO LEGGENDO [[ OBIETTIVI DI GENNAIO ]]

 

Buongiorno e buona domenica, lettori!

Il post di oggi è una sorta di promemoria e mi serve per fare il punto della situazione delle letture che mi attendono in relazione:

  • alla Reading Challenge
  • a un gioco libroso cui sto partecipando (battezzato I LIBRI VOSTRI, organizzato sulla falsariga del famoso programma tv di Rai Uno, "I fatti vostri")
  • a eventuali libri scelti in occasione della Giornata della Memoria
  • a una lettura condivisa che inizierà a breve.


READING CHALLENGE


GENNAIO
Per l'obiettivo scelto - tra l'altro proposto da me perché è un tema che mi piace e ricerco -, vale a dire UN LIBRO IN CUI FEDE E RELIGIONE HANNO UN RUOLO DETERMINANTE (NEL BENE E NEL MALE), avevo pensato a (e lo sto leggendo) CHI HA PECCATO di Anna Bailey, in quanto dalla trama mi era sembrato che l'aspetto della fede e l'osservanza dei precetti contenuti nella Scrittura avessero un posto non irrilevante nello sviluppo delle vicende.

Attualmente sono a un terzo del libro e, per quanto ci sia sicuramente una presenza di versetti biblici, gente bigotta che predica bene e razzola male, un pastore metodista che fa sermoni dal pulpito, devo ancora valutare bene se centri al 100% l'obiettivo.
Nel caso mi rendessi conto che così non è, ho un libro d'emergenza, non lungo e sicuramente rientrante nella Rc di gennaio, a farmi da "salvagente".



I LIBRI VOSTRI

,
Vi sintetizzo il gioco (che è più complesso di come ve lo racconto, ma evito di spiegarvelo tutto e di arrivare all'esito che interessa me): noi lettori-giocatori abbiamo ricevuto dalla sorte un "pacco" (una lista di sei libri) che potevamo decidere di tenere o provare a scambiarlo con un altro lettore; chiaramente nessuno sapeva che libri ci fossero nella lista per cui la decisione di tenercela o lasciarla era "ad occhi chiusi", a sensazione toh.

Per farla breve: io me la sono tenuta e mi è "capitato" il pacco n.12 di una lettrice che - fortunata me - ha gusti letterari non lontani dai miei:

Infatti, come potete notare, tre titoli sono "cancellati" e questo perché li ho già letti in passato; per riempire i buchi, l'organizzatrice ha attinto ad una lista di 12 libri (divisa in due blocchi da sei) che io le ho inviato prima che vi fosse l'estrazione, per cui i tre libri scritti in viola sono romanzi che io ho e che avevo intenzione di leggere.


GIORNATA DELLA MEMORIA

Per questo appuntamento, sto approfittando dell'offerta su Audible e ho iniziato ad ascoltare un paio di audiolibri a tema.
Il primo è un'audio fiction ispirata ad eventi realmente accaduti sugli orrori dei nazifascismi in Europa: L'uomo incapace di sorridere di Giancarlo Villa.

Londra, 28 Novembre 1962. È una piovosa serata di fine autunno, gelida e cupa. 
Due giovani avventori del locale "The Star" si stanno godendo gli ultimi minuti di una serata blues. Il chitarrista del gruppo è un tipo strano, cupo, eccentrico. 
La sua terribile storia è una storia di sopravvivenza estrema contro il male; la Storia di un sopravvissuto al campo di sterminio di Mauthausen.


Pur essendo fiction, quindi con personaggi fittizi, di fantasia, ciò che viene narrato dal personaggio sopravvissuto all'Olocausto è ovviamente (e tristemente) fedele alla realtà; l'ascolto è stato gradevole perché i narratori sono molto espressivi e permettono all'ascoltatore di sentirsi emotivamente coinvolto dai fatti drammatici narrati.

Il secondo audiolibro è biografico e ha al centro Franz Ziereis, il massimo comandante di Mauthausen, il campo di concentramento dove venivano deportati principalmente gli intellettuali polacchi e i prigionieri di guerra sovietici. 
Dopo esser entrato nella polizia tedesca, Ziereis scala gli ordini gerarchici fino a ottenere il comando del campo, dove si trasferì con la propria famiglia e risiedette per tutta la durata del suo ruolo. 
Passato alla storia come uno dei più spietati e crudeli gerarchi, incapace di pentirsi persino in punto di morte, Ziereis era noto per la sua ossessione di sparare dalla sua abitazione, davanti al figlio undicenne, a qualsiasi prigioniero tentasse di scappare.

In questa biografia si ripercorre cosa ha significato Ziereis per il Novecento, si passa dall'infanzia a Monaco, quella di un bambino timido e bullizzato dai suoi coetanei, fino ad arrivare agli orrori commessi da comandante nazista, nell'angolo di secolo più buio per l'umanità.


LIBRO SCELTO PER LA "LETTURA CONDIVISA"

.
Mi hanno coinvolta in una condivisa e il libro proposto risponde all'esigenza di NON IGNORARE - a fronte delle letture  scelte (autonomamente dai componenti del gruppo di lettura) in vista del 27 gennaio - le atrocità che stanno accadendo a Gaza (in particolare dal 7 ottobre, ma potremmo tranquillamente tener conto di ciò che i palestinesi vivono e subiscono da decenni) in seguito alla risposta di Israele all'attacco di Hamas.

Il libro è APEIROGON di Colum McCann (Feltrinelli, trad. M.Magri, 528 pp).

Bassam Aramin è palestinese. Rami Elhanan è israeliano. Il conflitto colora ogni aspetto della loro vita quotidiana, dalle strade che sono autorizzati a percorrere, alle scuole che le loro figlie, Abir e Smadar, frequentano, ai checkpoint. Sono costretti senza sosta a negoziare fisicamente ed emotivamente con la violenza circostante. Come l’Apeirogon del titolo, un poligono dal numero infinito di lati, infiniti sono gli aspetti, i livelli, gli elementi di scontro che vedono contrapposti due popoli e due esistenze su un’unica terra. Ma il mondo di Bassam e di Rami cambia irrimediabilmente quando Abir, di dieci anni, è uccisa da un proiettile di gomma e la tredicenne Smadar rimane vittima di un attacco suicida. Quando Bassam e Rami vengono a conoscenza delle rispettive tragedie, si riconoscono, diventano amici per la pelle e decidono di usare il loro comune dolore come arma per la pace.
Nella sua opera più ambiziosa, Colum McCann crea Apeirogon con gli ingredienti del saggio e del romanzo, e ci dona un racconto nello stesso momento struggente e carico di speranza.



Per adesso questo è tutto e vado a leggere: un gennaio pieno di obiettivi mi attende! 

sabato 13 gennaio 2024

[[ RECENSIONE ]] LA VOCE DI ELOISA di Antonella Grimaldi



Una giovane e bella cantante viene ritrovata morta in circostanze misteriose; il caso si presenta, sin dal primo momento, complesso e intricato ma il commissario Antonio Conte, supportato dai suoi efficienti sottoposti, è intenzionato a districare l'ingarbugliata matassa che man mano si andrà delineando e che vedrà coinvolte diverse persone insospettabili.


LA VOCE DI ELOISA 
di Antonella Grimaldi




LFA Publisher
206 pp


Eloisa Donati è una giovane e bellissima donna proprietaria di una trattoria e con un talento canoro notevole; quando in commissariato arriva una telefonata anonima per avvertire che presso l'Abbazia Cistercense, in un dirupo, è presente un corpo senza vita, la polizia scopre che è proprio quello della ragazza.

Suicidio?

Apparentemente potrebbe sembrare così, ma diversi particolari relativi alla posizione e alle condizioni del corpo inducono il commissario Antonio Conte a dubitare che Eloisa si sia tolta la vita.

Le indagini partono immediatamente e Antonio, accompagnato dai fedelissimi e operosi Esposito e Niccolai, inizia a cercare di capire chi fosse la povera Eloisa, come vivesse, che frequentazioni avesse, per capire se ci fossero nella sua vita delle zone d'ombra, delle situazioni oscure che l'hanno potuta portare alla morte.

Dal momento in cui viene scartata con convinzione l'ipotesi suicidaria, non resta che l'omicidio, con le relative e pressanti domande: chi ha ucciso Eloisa Donati e, soprattutto, perché?

Scavare nella vita, nel passato come nel presente, della vittima è inevitabile, e così Conte raccoglie gradualmente informazioni sulla famiglia - in particolare sulla ambigua figura materna e su quella poco raccomandabile del compagno di lei -, sul rapporto col fidanzato Marco, sulle insistenti visite al ristorante di un cliente in particolare (chi era e perché è andato a cena da Eloisa per molte sere di seguito?), sulle amicizie passate, sul suo modo di essere, e pian piano emerge il ritratto di una ragazza nella cui vita non sembrano esserci "scheletri nell'armadio", una donna pulita e con un grande dono: una voce angelica, che sapeva intonare melodie davanti alle quali non ci si poteva che fermarsi per ascoltarla incantati e rapiti.

Il fascino di questa voce colpisce lo stesso Conte - che già di suo è un uomo molto empatico, sensibile alla bellezza femminile, sia a quella dell'animo che a quella estetica - e, in un certo senso, gli risuonerà nelle orecchie guidandolo verso la soluzione del caso.

Antonio Conte è da tutti considerato un grande poliziotto, serio, dotato di un buon intuito e di una sincera devozione alla sua missione di vita: combattere le ingiustizie, difendere i deboli; per carattere e temperamento, egli tende ad essere malinconico, riflessivo, pensa molto al passato e ai legami importanti che hanno dato valore alla sua esistenza fino a quel momento; è un commissario che non si limita ad inseguire e arrestare i colpevoli e i criminali, ma a questo dovere aggiunge il sincero desiderio di cercare la verità, di far sì che trionfino il bene e la giustizia.

Nel suo modo di relazionarsi a coloro che, in qualche modo, sono coinvolti nelle fitte maglie che avvolgono la morte di Eloisa, Antonio si lascia sempre guidare dalla compassione, dal bisogno di comprendere l'essere umano che ha di fronte, che sia una donna dai "facili costumi" o un genitore o un ragazzo semplice e ingenuo.

Durante la coinvolgente ricerca investigativa, egli si ritrova, quindi, a confrontarsi con un universo umano variegato, popolato da gente semplice che ha imparato a trovare la pace e la libertà pur restando ai margini di una società ingiusta, corrotta, in cui troppo spesso ad averla vinta sono i potenti e i prepotenti, coloro che hanno soldi e influenza e che, con i loro velenosi tentacoli, arrivano e hanno le mani in pasta ovunque.

La città viene man mano sconvolta da altri efferati omicidi, a cominciare da persone vicine ad Eloisa, per arrivare ad altre che, solo in apparenza, non paiono collegate all'omicidio di partenza.
Pur essendo solitamente una località tranquilla, Conte scopre con sgomento che c'è un retroterra criminale spaventoso e che i delitti su cui deve indagare sono connessi strettamente a loschi tentativi di infiltrazione da parte della 'Ndrangheta nel tessuto economico della città.

I nomi che, giorno dopo giorno, vengono fuori da interrogatori e minuziosa raccolta di indizi, sono altisonanti, di gente importante con troppi sporchi segreti che Conte è intenzionato a portare a galla affinché Eloisa e le altre vittime possano ottenere giustizia.

Il romanzo di Antonella Grimaldi è un noir/poliziesco che si lascia leggere con fluidità e interesse grazie ad una trama per nulla scontata o banale ma anzi molto ben strutturata e ricca di elementi che conferiscono alla trama corposità; ha, sì, al centro dei delitti e la loro necessaria soluzione ma va oltre questo: ciò che mi ha colpito è stato il porre attenzione all'aspetto umano, ai vissuti, agli stati d'animo, ai pensieri del protagonista, la cui personalità emerge con chiarezza attraverso il suo agire, le sue parole e anche attraverso i frequenti momenti di solitudine, in cui il silenzio - carico di ricordi, desideri inespressi, rimpianti - è il suo unico compagno.

Caparbio, determinato, non prende nulla sotto gamba, non si tira indietro dall'accettare le continue sfide che il suo difficile lavoro gli mettono davanti: Antonio Conte è quel genere di commissario che attira le simpatie del lettore per il suo modo di essere onesto, intelligente ma non cinico e freddo, piuttosto egli è ricco di un'intelligenza emotiva, che gli permette di entrare in connessione con chi gli è vicino, di non ignorarne gli stati d'animo e gli umori.
C'è un che di romantico in quest'uomo che ha superato i quaranta, condivide l'appartamento con il gatto, ha una fidanzata con cui vive una relazione altalenante, si lascia sedurre dalla bellezza femminile e non può fare a meno di fermarsi per ammirarla e fantasticarci un po' su.

Ringrazio l'Autrice per avermi dato l'opportunità di leggere il suo libro, che ho apprezzato e che consiglio, soprattutto a chi ama il genere.

venerdì 12 gennaio 2024

LIBRI PER SOSTENERE LA RICERCA SCIENTIFICA SENZA ANIMALI


Buongiorno, lettori.
Oggi desidero presentarvi dei libri diversi dal solito e il cui acquisto può contribuire a progetti importanti nell'ambito della ricerca scientifica senza animali.


I CARE EUROPE ODV (SITO) fornisce consulenza gratuita e biotecnologie avanzate alle università e centri di ricerca per sostituire gli animali da laboratorio.
L'associazione è riuscita a porre fine all'uso di cani, gatti e cavalli nella ricerca di base presso le università italiane.

Ma per tagliare nuovi traguardi abbiamo bisogno dell'aiuto di tutti.

Le offerte dalla cessione dei libri ci permettono di continuare a riscattare animali dai laboratori per gli esperimenti sostituiti e mantenerli presso i nostri rifugi.

La vera scienza non usa animali di Federica Nin e Davide Nicastri, tema antivivisezionismo, pubblicato nel 2022, offerta minima 15 euro (spedizione compresa).

Si tratta di un bellissimo libro  a più voci da regalarsi e regalare in ogni occasione; gli autori intervistano scienziati ed esperti sul tema della sperimentazione animale e spiegano come l'uso di animali nella ricerca scientifica sia non solo crudele, ma dannoso per gli esseri umani e per il progresso scientifico stesso.


- Chimica e ambiente, sviluppo sostenibile e tutela della
salute pubblica
" del Dott. Massimo Tettamanti, tema antivivisezionismo scientifico, pubblicato nel 2003.
Donazione minima 9,99 euro (spedizione compresa);


- Prima causa di morte dell'Associazione Italiana di Supporto Vittimologico, tema business della carne, offerta minima 11,99 euro (spedizione compresa);


- Bimbo Sano Vegano
 della Dott.sa De Petris, del Dott Pietro La Monaca e della cuoca Giulia Giunta, con ricette e consigli divisi per fasce di età, pubblicato nel 2016, offerta minima 9,99 euro (spedizione compresa);


- Tossicità legale, introduzione alle metodologie che non richiedono impiego di animali  del Dott Massimo Tettamanti, tema metodi sostitutivi, pubblicato nel 1998, offerta minima 9,99 euro (spedizione compresa);

- Tossicità legale 2 del Dott Massimo Tettamanti, tema metodi sostitutivi,offerta minima 9,99 euro (spedizione compresa);


- I diari di Michelle Rokke, tema vivisezione, offerta minima 9,99 euro (spedizione compresa);

- Armi da fuoco. Tendenze e contraddizioni italiane
 del Dott Massimo Tettamanti, stampato nel 2011, offerta minima 9,99 euro (spedizione compresa).

 

Per avere questi libri potete donare tramite PayPal dal sito www.ricer.care cliccando su Donazione, oppure tramite bonifico all'IBAN dell'associazione IT36D0623051010000015090146 intestato a I CARE EUROPE ODV.

Una volta pagato, potete girare la ricevuta e il tuo indirizzo di spedizione a info@ricer.care o whatsapp 3801396370


L'intero ricavato andrà a sostenere le attività di I CARE EUROPE ODV 
per la ricerca scientifica senza animali.


mercoledì 10 gennaio 2024

# RECENSIONE # METELLO di Vasco Pratolini



Al centro di questo romanzo storico e di formazione vi è il racconto del periodo che va dall'infanzia ai trent'anni della vita del protagonista e, in parallelo, vengono ripercorse le tappe principali della storia di un'Italia che, all'indomani dell'Unità, è attraversata da duri conflitti di classe e che vedono i lavoratori combattere per la costruzione e rivendicazione della propria coscienza di classe e dei propri diritti.



METELLO
di Vasco Pratolini



Rizzoli
329 pp
IBS
Metello Salani nasce a Firenze nel 1875 ma resta orfano di entrambi i genitori molto presto; viene quindi cresciuto dalla famiglia Tinaj, che vive in campagna; quando la famiglia decide di cercar fortuna in Belgio, il ragazzo parte da solo verso Firenze.

Ha solo quindici anni e, coraggioso e intraprendente, va in cerca di lavoro e di fortuna, guadagnandosi la protezione di Betto, un vecchio amico del padre che gli vorrà bene come ad un figlio.
Sveglio e curioso, il ragazzino impara a muoversi dentro Firenze, a conoscerne i movimenti politici, economici e sociali, attraverso gli occhi di Betto, che è un anarchico.

Crescendo, trova lavoro come muratore nei cantieri edili, impara cosa significhi far parte della classe dei lavoratori, che piegano la schiena dalla mattina alla sera per qualche spicciolo con cui campare sé stessi e la famiglia, e chi siano invece i "Padroni", coloro per i quali si lavora e che dettano orari, salari, riposo.

Metello sviluppa ben presto una coscienza sociale che lo spinge a muovere i primi passi nel movimento sindacale; ha le sue esperienze amorose, alcune più importanti (come quella con Viola, una vedova più grande di lui), altre decisamente meno, finché non incontra Ersilia.

La conosce quando è solo una ragazzina che ha appena perso il padre (collega di Metello, morto sul lavoro); più tardi i due si innamorano e si sposano.

Metello, nel corso della nostra storia, va in carcere tre volte, conosce la lotta politica, fa esperienze e scelte (personali/famigliari) anche discutibili e diventa un punto di riferimento per i suoi colleghi quando si tratta di fare lo sciopero per chiedere un aumento dei salari all'ingegnere Badolati.
Lo sciopero durerà più di un mese e non sarà affatto un periodo semplice: resistere senza andare a lavorare e senza poter portare i soldi a casa è durissima ma se non combattono i diretti interessati per i propri interessi, nessun altro lo farà per loro.

Metello è un personaggio carismatico, è caparbio, assennato, razionale, anche furbo e sagace, di una "intelligenza modesta ma quadrata"; è generoso ed ha una grande consapevolezza delle proprie idee, per le quali si batte ed è disposto a sacrificarsi e, se succede, a farsi portare dietro le sbarre.

"Queste idee, che gli uomini sono tutti uguali, che tutti si ha diritto di lavorare e di non essere sfruttati, quando sono entrate nel sangue, tirano come il sangue, proprio."

L'evoluzione umana e sociale di Metello riflette quella della classe sociale di appartenenza, dei muratori che si trovano davanti alla necessità di unirsi, di fare squadra per far arrivare la propria voce alle orecchie del "Padrone", che ovviamente pensa ai propri affari e, fosse per lui, farebbe chiudere la Camera del Lavoro e ogni associazione sindacale.

Tra queste pagine emerge come, per quanto sia necessaria un'unità di intenti a fare da collante tra i lavoratori che si ribellano a condizioni ingiuste di lavoro, ciò che alla fine deve smuovere ciascuno è la presa di coscienza individuale, senza la quale non c'è coscienza sociale.

"Il numero fa o non fa la forza?".
 "Il numero fa gregge. Collettive sono le pecore che hanno sempre bisogno di tre cose: del pastore, del cane e del bastone. L'individuo è libero e arbitro di tutte le sue azioni".

Coloro che decidono di non stare zitti e di non sopportare più a capo chino sono animati da un sentimento di dignità, di ribellione, e prima ancora  dalla fame e dalla propria personale e precaria situazione.

"Il pane del povero è duro, e non è giusto dire che dove c'è poca roba c'è poco pensiero. Al contrario. Stare a questo mondo è una fatica, soprattutto saperci stare."


Se Metello è sicuramente il protagonista di questo romanzo, ad avere un impatto molto positivo sulla sua maturazione e crescita umana è di certo sua moglie, la giovane Ersilia, dal carattere determinato, innamorata del proprio uomo e della famiglia che hanno cominciato a costruire, disposta a tutto pur di proteggerla da tentazioni e insidie; Ersilia è una compagna di vita sempre pronta a consolare e incoraggiare il marito e anche a perdonarlo quando le manca di rispetto, pur di custodire e portare avanti la speranza di un futuro insieme.

Non posso dire di aver divorato questo libro, forse perché le parti relative alla lotta di classe mi hanno coinvolta un po' meno, però sono contenta di aver letto un'opera di Pratolini, ne ho apprezzato la narrazione realistica, asciutta, resa molto spontanea e naturale dall' uso di un linguaggio parlato e informale (vi sono modi di parlare tipici fiorentini).

lunedì 8 gennaio 2024

* RECENSIONE * L'AMORE MOLESTO di Elena Ferrante



Con la sua penna affilata e schietta, Elena Ferrante scava nel rapporto tra una donna e la sua sfuggente madre, morta suicida (almeno così sembra).


L'AMORE MOLESTO 
di Elena Ferrante



Ed. E/O
176 pp
"Ero così decisa a diventare diversa da lei, che perdevo a una a una le ragioni per assomigliarle."


A quarantacinque anni Delia diventa orfana di madre; proprio nel giorno del suo compleanno, infatti, Amalia viene ritrovata morta, annegata nel tratto di mare di fronte alla località che chiamano Spaccavento.

Che cosa l'è accaduto? Perché si è tolta la vita, ammesso che sia suicidio?
C'era qualcuno con lei la notte in cui è morta? 

Delia fa ritorno da Roma nella città natale, Napoli, in cui viveva la mamma, per organizzare le esequie e, soprattutto, per indagare su questa morte tanto improvvisa quanto tragica.
Sua madre, una donna di sessantatré anni, aveva indosso solo un reggiseno di pizzo, lezioso e lontano dal genere di biancheria - decisamente più semplice - solitamente da lei indossata. 
Delia ripensa al fatto che prima di morire la madre l'avesse chiamata diverse volte al telefono per raccontarle di un uomo che la importunava; si era lasciata andare ad una serie di frasi sconnesse, illogiche, che aveva impensierito la figlia lontana.

E adesso Amalia è morta, non c'è più e Delia non può rivolgerle alcuna domanda.

Eppure il desiderio e l'impellente bisogno di sapere, di indagare, di far cadere ogni velo di mistero sulla propria genitrice, la costringono a restare a Napoli.

Chi era davvero Amalia?

Se lo chiede, Delia, perché si accorge di conoscerla poco, in fondo.
Era la madre di tre figlie femmine, con le quali a un certo punto è andata via di casa, lasciando da solo il marito violento, che per anni l'aveva riempita di botte e tormentata con la sua folle gelosia.

Ne aveva ben donde il padre, di essere roso dalla gelosia più cieca e violenta? Amalia era realmente una donna ambigua, una moglie bugiarda, con una doppia vita, che amava farsi ammirare dagli uomini e sedurli?

"L'infanzia è una fabbrica di menzogne che durano all'imperfetto: la mia almeno era stata così."

Delia riporta alla memoria molti frammenti di ricordi legati all'infanzia a Napoli, in casa con quel padre duro, aggressivo, rozzo, e quella madre inafferrabile, che sembrava non disdegnare le attenzioni di altri uomini e che subiva, remissiva, gli insulti e le botte del marito; alcuni ricordi sono confusi, altri più chiari e Delia capisce che solo buttandosi a capofitto nella caotica e rumorosa città da cui è fuggita, può cercare di capire tante cose su Amalia e, di riflesso, su sé stessa.

Ed è ciò che fa.

Resta a Napoli e comincia a far domande: alla vicina di casa, al burbero e apprensivo zio Filippo (fratello della madre), va in giro per le strade, immergendosi nei chiacchiericci e nelle grida dei vicoli, nel trafficare delle motorette, camminando di fretta sul selciato, respirando gli odori forti di quella vivace città di mare, nella quale si sente ora estranea (non riesce più a parlare il dialetto napoletano in modo spontaneo, fluente, ma anzi il suo ne è una brutta copia, stentata e quasi ridicola) ora parte integrante di qualcosa che le appartiene nelle viscere, nell'anima, di cui è figlia.

Sale e scende dagli autobus, immaginandosi assieme ad Amalia, mentre uomini sconosciuti allungano le mani e lanciano sguardi insistenti e lascivi; va nel negozio di biancheria in cui è stato acquistato il capo di intimo che la madre aveva su quando è annegata.
Incontra persone che potrebbero, in qualche modo, aiutarla a capire, ricordare, mettere a fuoco; tra questi c'è un individuo la cui presenza - tanto nel presente quanto nel passato - è molto ingombrante: Caserta, un uomo anziano che sua madre ha frequentato, che suo padre ha picchiato e con cui pare che Amalia avesse (avuto?) un relazione, che fosse solo di amicizia o qualcosa di più Delia non lo sa con certezza, ma di certo questo Caserta la inquieta, un po' la spaventa e sicuramente la ripugna.

Quella di Delia si trasforma in una sorta di indagine che si snoda in una Napoli libera e soffocante insieme, personaggio in prima linea e vivo tanto quanto le persone che ruotano attorno alla protagonista.

Il quadro che ne viene fuori è quello di vicende famigliari come tante se ne vedono, fatte di quotidiani strazi e litigi, di tradimenti veri o presunti, di donne (mogli, madri, sorelle) che ci si aspetta siano e restino sempre sottomesse, docili, che "le prendano" senza ribellarsi e che restino accanto al coniuge anche quando questi sarebbe capace di ammazzarle.

Delia cerca di ricostruire "il personaggio" di Amalia, di individuarne la vera identità, i difetti e le qualità, e il lettore si ritrova a fare lo stesso "lavoro": Amalia è una donna che ha cercato di essere libera nonostante le percosse, le ingiurie continue, le umiliazioni, le limitazioni; faceva il contrario di ciò che il violento marito si aspettava da lei, pur essendo brava a rabbonirlo con qualche parola mansueta.

Più "conosce" Amalia, più Delia crede di vederne le enormi differenze rispetto a sé stessa.
Fa di tutto per convincersene: Io non sono come te.
Ma la domanda iniziale resta: chi era Amalia?  Perché per prendere le distanze da lei, per dichiarare la diversità e la lontananza dal modello femminile materno, Delia deve prima capire chi era realmente la donna.

In questo travagliato processo di costruzione, decostruzione e ricostruzione dell'immagine materna,  del suo passato, della sua complessa personalità, del loro rapporto madre-figlia, Delia viene messa davanti a diverse e scomode verità, che la turberanno non poco e la spingeranno ad avere diversi confronti e faccia a faccia (con l'odiato padre, ad es.), difficili ma necessari, e soprattutto a capire meglio sé stessa, a mettere ordine tra i ricordi infantili che per decenni sono rimasti come sospesi nella sua memoria. 
La morte della madre, inspiegabile e inaspettata e, per questo, in un certo senso avvolta nel mistero, diventa l'opportunità per la riservata e sola Delia per guardarsi dentro con onestà, senza filtri e distorsioni.

"Ero, all'imperfetto. Mi sentivo lei coi suoi pensieri, libera e felice, sfuggita alla macchina per cucire, ai guanti, all'ago e al filo, a mio padre, alle sue tele, alla carta giallastra su cui era finita in sgorbi sanguigni. Ero identica a lei e tuttavia soffrivo per l'incompiutezza di quell'identità. Riuscivamo a essere «io» solo nel gioco, ormai, e lo sapevo."

"L'amore molesto" è un romanzo breve, si legge (per me: si ascolta) in un soffio, scorre senza intoppi grazie a una scrittura tagliente, energica e quasi aggressiva, al racconto verace della città di Napoli e dei suoi abitanti, all'alone di mistero concernente Amalia (la sua personalità, le sue azioni passate, i suoi legami), all'intensità emotiva (a volte delicata, più spesso brutale) che sprigionano le vicende personali e famigliari narrate.

Leggere l'esordio letterario di Elena Ferrante mi ha messo su una gran voglia di restare a Napoli, riprendendo magari le tetralogia dell'Amica geniale, come mi sono ripromessa di fare.
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