sabato 30 luglio 2022

[[ RECENSIONE ]] LA MORTE VIENE DAL PASSATO di Vincenzo Meleca



Un criminale filonazista dei giorni nostri, ricercato per atti di terrorismo in Germania, decide di arrivare sino in Norvegia per dissotterrare una cassetta contenente qualcosa di importante, di prezioso per chi, come lui, continua a credere nei principi della folle ideologia nazista. Qualcosa che è rimasto nascosto dai tempi della seconda guerra mondiale e su cui egli vuol mettere le mani, e per farlo è disposto davvero a tutto.



LA MORTE VIENE DAL PASSATO
di Vincenzo Meleca


TraccePerLaMeta Edizioni
186 pp
 
Novembre 1944, Auschwitz. Il dottor Rieder sta lavorando ad una ricerca dalla portata straordinaria, quando riceve la visita di un suo superiore delle SS che gli ordina di far sparire tutto ciò che è stato fatto in quel campo di concentramento, soprattutto i risultati dei suoi studi, che tanto gli stavano dando soddisfazione.
I Russi stanno per arrivare e non devono trovare traccia né dei prigionieri né di alcuna attività svolta nel campo.

Qualche mese dopo, una cassetta di ferro, dal contenuto segreto, viene deposta in una grotta, nei pressi della stazione meteorologica Haudegen, nell'arcipelago delle Svalbard, Norvegia. 
A lasciarla lì sono degli ufficiali tedeschi.
Molti decenni dopo, qualcuno è intenzionato a recuperare a tutti i costi quella cassetta e il suo contenuto; lo deve a suo padre e al sogno (infranto) di una Germania potente e invincibile. 

Quest'uomo è Alfred Becker, pericoloso criminale neonazista ricercato dalla polizia tedesca alla quale finora è riuscito a sfuggire, assumendo di volta in volta diverse identità.

Il suo scopo è trovare qualcuno che lo porti a Haudegen, così che possa recarsi in quella grotta in cui è stata nascosta una cassetta e prenderla, finalmente.
Non è facile trovare un passaggio, complice il periodo dell'anno, ma nulla può farlo desistere dal suo scopo.

Intanto, parallelamente alle vicende losche di questo tedesco poco raccomandabile, conosciamo quelle di tre italiani - i cugini Antonio e Massimo, Dino (figlio di Antonio), Matteo (guida e ricercatore) - e il  norvegese Knut.
I quattro partono per un viaggio avventuroso in Norvegia, nell'arcipelago delle Svalbard, imbarcandosi sulla goletta di un certo Gunnar; soltanto un anno dopo, però, il ricordo di quell'esperienza spensierata tra amici verrà macchiato da un evento tanto tragico quanto inatteso, che coinvolgerà in prima persona uno del gruppo.

Le loro strade, purtroppo, si incroceranno con quella del tedesco ossessionato dalla cassetta e questo li coinvolgerà loro malgrado in un altro viaggio in Norvegia, ancora una volta insieme e nei medesimi posti dell'anno prima, ma con un animo decisamente diverso, oppresso dal dispiacere e dal terribile sospetto che un pericolo imminente sia lì ad attenderli.
Ed infatti, questa volta non dovranno stare attenti a foche e orsi bensì alla follia di un criminale senza scrupoli e senza coscienza.

Il romanzo di Vincenzo Meleca è un thriller spionistico che spazia dalla seconda guerra mondiale ai nostri giorni, e attraverso una trama articolata e avvincente ci porta in Norvegia, tra montagne ricoperte di ghiaccio, fiordi e orsi polari; l'insolita ambientazione è realisticamente descritta ma anche un posto come questo, freddo, lontano ed incontaminato - in cui i pericoli sono costituiti più che altro da una natura che, se non si sa come approcciarla, può risultare nemica - può divenire lo scenario ideale per custodire fatti e vicende che vengono dal passato e che si allacciano a una pagina buia della storia contemporanea, legata al nazismo e ai terribili crimini messi in atto nei lager.

La narrazione è precisa, puntuale, si capisce che lo scrittore conosce, e bene, la materia narrativa trattata, dietro cui c'è documentazione, ricerca storica, padronanza della terminologia militare (e infatti egli collabora da anni con alcune riviste del settore storico-militare e con l’Ufficio Storico della Marina), il che dà forza e credibilità alla storia raccontata e ai personaggi, ben caratterizzati.

Se vi piacciono le storie di spionaggio e intrighi internazionali, con riferimenti alla storia e dal ritmo che via via si fa sempre più incalzante, questo romanzo potrebbe fare al caso vostro. 

giovedì 28 luglio 2022

🔑 RECENSIONE 🔑 VIA POMA, INGANNO STRUTTURALE TRE di Carmelo Lavorino


Il criminologo Carmelo Lavorino analizza il tristemente noto "giallo di via Poma" e tra le pagine di questo suo terzo lavoro sul caso in oggetto ci propone una dettagliata analisi investigativa e criminologica, prendendo in esame i vari elementi legati al delitto, dai personaggi coinvolti alle varie  piste investigative seguite, dagli errori commessi ai depistaggi ad opera di una "manina manigolda".


VIA POMA, INGANNO STRUTTURALE TRE 
di Carmelo Lavorino

StreetLib
253 pp
L'efferato omicidio di Simonetta Cesaroni è, dopo trentadue anni, ancora irrisolto e tante sono le domande senza risposta.

Questo delitto viene analizzato dal criminologo Carmelo Lavorino in modo meticoloso, con un approccio scientifico, freddo e con toni schietti, poco diplomatici e, quando è il caso, anche sarcastici, nei confronti di chi, negli anni, ha portato avanti le indagini in maniera poco precisa e inconcludente.

L'autore sviscera il caso, tenendo conto di tutte le variabili possibili, consapevole che però, alla fine, la verità sia purtroppo impantanata nelle sabbie mobili di incompetenze, errori procedurali, metodi raffazzonati e imprecisi, piste mai prese in considerazione ed altre seguite nonostante fossero poco probabili...: insomma, il quadro che il lettore ricava, leggendo questo testo, è che troppe cose siano state trascurate o fatte male, il che ha condotto alla non soluzione del "giallo".

“Spegnere il lume è un mezzo opportunissimo per non vedere la cosa che non piace, ma non per vedere quella che si desidera”: citando Manzoni, Lavorino ci ricorda come purtroppo molte volte il lume della ragione e dell’analisi investigativa venga spento perché ci si rifiuta di vedere tutto ciò che non è in linea con le proprie convinzioni.

Il lettore, quindi, ripercorre ciò che è accaduto in quel funesto pomeriggio a Roma, nel condominio di via Poma 2: era il 7 agosto 1990 e la povera Simonetta si recava negli uffici degli Ostelli della Gioventù per il turno pomeridiano di lavoro; lì ha trovato la morte per mano di un assassino spietato, che le ha inferto 29 ferite su diverse parti del corpo, con un tagliacarte.

Lavorino inserisce anche foto e disegni in cui vengono mostrati il corpo senza vita della vittima, le ferite su di esso, i segni lasciati dall'assassino nella sua furia omicida, il modo in cui ha sistemato il cadavere (il reggiseno, il corpetto...), e poi la disposizione delle stanze e gli oggetti al loro interno, gli effetti personali di Simonetta presenti e quelli portati via dalla scena del crimine dallo stesso assassino.

Circa l'identità dell'assassino, e del suo profilo criminale, il modo in cui ha deciso di lasciare il corpo ha in sé elementi contraddittori, perché se da una parte la posa umiliante in cui viene ritrovata la vittima ci suggerisce il desiderio di dominio da parte dell’aggressore, dall'altra questo stona col fatto che il top della giovane sia stato disposto successivamente sul ventre, come un atto di pietas o undoing (riparazione del crimine, negazione psichica); sempre che sia stato lui a compiere quel gesto e non il complice.
L'assassino, nel suo agire, ha dimostrato di essere un soggetto disorganizzato e impulsivo e il suo è stato un omicidio d’impeto, frutto della perdita del controllo.

Purtroppo, se c'è una verità che emerge con prepotenza è che la raccolta dei dati è stata poco scrupolosa, per cui... "tutto è possibile grazie all’incertezza dei dati!".

Vengono descritti gli orari in cui si sono verificati l'omicidio e la successiva pulizia accuratissima del luogo del delitto; e ancora, le testimonianze dei soggetti coinvolti, come le impiegate che lavoravano per l'AIAG (Associazione Italiana Alberghi della Gioventù), i responsabili, il portiere e i famigliari, alcune persone che abitavano nel condominio...

Vengono esaminate le tantissime incongruenze, ad es. relative all'ora del decesso della ragazza e le telefonate che si sono susseguite prima della morte.

Il criminologo è del parere che Simonetta sia stata uccisa prima delle 17:00 e che, quindi, non sia stata lei a telefonare a Luigina Berrettini (ammesso che la telefonata ci sia stata) – e che "questo INGANNO STRUTTURALE abbia impedito sinora la soluzione del caso, proprio perché ha spostato il momento zero (o nucleico) del crimine, determinando la creazione di falsi presupposti e, quindi, di false conclusioni."

Infatti, Luigina Berrettini (collega di Simonetta e dipendente dell’AIAG) ha dichiarato di aver ricevuto a casa una telefonata dall’AIAG, da una ragazza, presentatasi come Simonetta Cesaroni, che la chiamava per chiedere delucidazioni su un codice da inserire al computer, ma secondo l'autore vi è la probabilità che la telefonata possa essere stata effettuata 45-60 minuti prima dell'ora  dichiarata da Berrettini; in base allo spostamento dell'orario, si è obbligati a porsi la domanda: la ragazza al telefono era realmente Simonetta o una bugiarda che partecipava ad una farsa (perché? per ordine di chi?); non solo: ma la telefonata c’è stata realmente? Se sì, davvero alle 17:05 o 45-60 minuti prima? "Questo è il nodo gordiano di Via Poma!", sostiene Lavorino.

Altri elementi interessanti che mi hanno colpito in questa disamina:

✔ Tutti gli impiegati dell’AIAG  sono coperti da alibi del tipo familiare o personale.

✔ La documentazione investigativa  relativa alla scena del crimine è incompleta e imprecisa per diverse ragioni; ad es., non vengono fotografati e documentati molti dettagli come la stanza dove lavorava Simonetta col computer e dove era il telefono della Berrettini, dove sarebbe stata repertata la famosa agendina rossa Lavazza; le tracce papillari non sono state repertate perché, tra le altre cose, c'è stato un gran viavai sulla scena e l'inevitabile conseguente contaminazione; anche il sangue nell’ascensore fu  rinvenuto ben tre settimane dopo il delitto, e i reperti (come il reggiseno) furono male custoditi e/o scomparsi.

Addirittura i segni di ecchimosi, prodotte dal killer sui fianchi della vittima o il segno sul capezzolo...: il medico legale omise di tamponare tali importantissimi segni, impedendo di fatto l’analisi di eventuali tracce biologiche.

Stranamente, non si cercarono le tracce nemmeno sul foglietto in cui appariva il disegno e la scritta “CE DEAD OL” o “OK”. 

Ma cosa ancor più assurda: l’appartamento venne pulito da cima a fondo, per cui la scena del crimine fu distrutta:  come mai, perché? A chi è convenuto? 

L’unica traccia papillare utile è stata rinvenuta sul telefono usato dall'assassino ed è di Antonello Barone (fidanzato di Paola Cesaroni, la sorella di Simonetta; i due accorsero nell'ufficio e trovarono il cadavere, assieme al titolare della Reli, Salvatore Volponi). Quindi il telefono era stato precedentemente pulito.

In pratica, oltre all'assassino (e dopo di lui) c'è stato almeno un soggetto pulitore, che sapeva cosa, dove e come cancellare e perché.

✔ Diverse sono le perplessità attorno alla figura di Roland Voller, ritenuto per un po' di tempo un "super testimone" e infatti gli fu dato credito quando accusò Federico Valle, il nipote dell’architetto Cesare Valle,  progettista del palazzo di Via Poma; perché quest'uomo aveva in uso un telefono cellulare intestato al Ministro dell’interno? In che veste e perché Voller già frequentava il palazzo dove è avvenuto l’omicidio? Perché gli fu consegnata una lettera di raccomandazione da parte della questura di Roma, a firma del dottor Del Greco, per ottenere la cassetta di sicurezza alla BNL e cosa custodiva quest'ultima? Quale attività avrebbe svolto il Voller per conto dei servizi di sicurezza dello Stato? Ha percepito per tali servizi somme di denaro? 

La questione del tagliacarte di Maria Luisa Sibilia è lo snodo determinante del giallo di Via Poma: all’uscita della donna dall’ufficio esso non era sulla sua scrivania (la Sibilia lo aveva cercato ma, non sapendo dove fosse, ne prese un altro), ma dopo il delitto ed all’arrivo della Polizia vi è apparso misteriosamente; non è più dritto, ma leggermente ricurvo, senza impronte o tracce papillari (e comunque non fu analizzato immediatamente). Ovviamente è stato accuratamente lavato e poi disposto sulla scrivania della Sibilia dopo il delitto dal pulitore, il che fa pensare che questi sapesse sì muoversi all'interno dei locali ma che comunque non sapesse che la Sibilia fosse alla ricerca dell'oggetto.

Il fatto che l’arma fosse in quell'ambiente dove è accaduto l'omicidio e che sia stata addirittura lasciata lì dopo la pulizia, indica che si tratti di omicidio d’impeto maturato in una specialissima situazione criminogena; non è stato pianificato ma è frutto delle circostanze, forse di un litigio o di un'aggressione sessuale, di avances rifiutate che hanno scatenato la furia dell'aggressore.

l'agendina Lavazza, evidentemente sulla scena del crimine, venne consegnata alla famiglia Cesaroni perché si credeva appartenesse a Simonetta..., ma così non era ed infatti Claudio Cesaroni (padre della vittima) la restituì alla Polizia.
Di chi era quest'agendina? Di Pietrino Vanacore, il portiere morto suicida nel marzo 2010, due giorni prima del processo contro Raniero Busc, dove (assieme al figlio Mario ed alla moglie Giuseppa De Luca) avrebbe dovuto testimoniare.
Il suo gesto è stata una sorta di ammissione di colpevolezza? Il senso di colpa per aver strappato la vita a Simonetta o per aver partecipato al delitto in altri modi (come soggetto pulitore, ad es.) era atroce e troppo gravoso da portare e confessare? O s'è tolto di mezzo pur di non dover essere ulteriormente coinvolto e proteggere eventualmente il colpevole (qualche suo famigliare? qualcuno dell'AIAG?).


Insomma, è chiaro - dice l'autore - come l’INGANNO STRUTTURALE abbia prodotto e determinato  errori,  stranezze e caos.

E poiché non esiste il cosiddetto delitto perfetto, se ce ne sono di irrisolti è perché è l’indagine  ad essere inadeguata, sbagliata o sfortunata.

Resta l'interrogativo già espresso più su: in tutta la confusione che contrassegna il giallo di via Poma, quale parte di essa è stata creata ad hoc per ingarbugliare di proposito la matassa e quale è attribuibile a incapacità, sbagli e abbagli da parte di chi doveva investigare?

In sintesi, i punti fondamentali da tener presente se ci si vuole avvicinare (!!) alla soluzione del caso, sono: la certezza che l'assassino

1. abbia usato la mano sinistra per colpire con uno schiaffo la tempia destra di Simonetta e poi sferrarle 29 pugnalate col tagliacarte della stanza n° 3;
2. abbia un alibi dalle 16 alle 17:30 traballante;
3. sia stato aiutato dal complice, poi dalla fortuna e dalla copertura dello sporco e/o dei segreti altrui;
4. abbia gruppo sanguigno A DQAlfa 4/4.


Se vi interessano i casi di cronaca nera e, nello specifico, i cold case che, dopo anni, reclamano ancora giustizia e verità, questo libro fa al caso vostro; fatta eccezione per alcune ripetizioni e nonostante sia denso di dettagli, il testo si legge con facilità e scorrevolezza.

martedì 26 luglio 2022

⚓ RECENSIONE ⚓ ACAYA A.D. 1714. TRAGICA FINE DI UN SOGNO di Ferruccio Agrimi



Lorenzo vive ad Acaya nel 1700. La sua vita - fatta di studio e poi lavoro - scorre serena, con l'amore  e il sostegno della sua famiglia e il futuro sognato con Costanza, compagna inseparabile di giochi durante l'infanzia e in seguito fidanzata.
Ma la laboriosa e placida esistenza degli abitanti del borgo fortificato di Acaya corre verso un destino poco lieto.


ACAYA A.D. 1714. TRAGICA FINE DI UN SOGNO 
di Ferruccio Agrimi



Kimerik Ed.
122 pp
16 euro

In questo breve romanzo storico Ferruccio Agrimi ci racconta la storia di un giovanotto proveniente da una famiglia semplice ma dotato da qualità e virtù che gli permetteranno di fare strada e di costruirsi un buon nome e una buona posizione sociale.
Il contesto in cui nasce e cresce il protagonista ha un posto rilevante ed infatti l'Autore lo descrive con dovizia di particolari, dandoci un'idea chiara del periodo di riferimento e del tipo di vita  che, con i suoi ritmi e i suoi impegni, si conduceva nel Salento in quegli anni.

Acaya, situata a pochi chilometri da Lecce, anticamente era chiamata Segine ed affonda le proprie origini nell'ottavo secolo d.C.

Lo scrittore parte, in modo breve ma esaustivo, dal luglio del 1480, quando una flotta navale turca, per ordine del sultano Maometto II, attacca Otranto, mettendola sotto assedio 
e saccheggiandola.
Dopo la tragedia di Otranto, Segine diventa Acaya
prendendo il nome dalla casata di origine greco-spagnola, i Dell’Acaya, ai quali il re del Regno di Napoli concede quei territori come feudo e quale compenso per i servigi di guerra.

Alla fine del 1600, il borgo di Acaya è un centro rurale abitato da persone semplici ma operose, contadini in larga parte, ma non solo; esso ha la fama di essere un luogo particolarmente sicuro, poiché protetto da alte mura e fossati.

Lorenzo è figlio di una coppia che lavora duramente nei campi e sia lui che i fratelli maggiori aiutano i genitori, ricoprendo ciascuno le proprie mansioni, contribuendo a portare avanti i bisogni della famiglia.

Sin dalla giovanissima età, il ragazzino mostra una saggezza fuori dal comune: è coscienzioso, maturo e responsabile, ma soprattutto ha una invidiabile dialettica, un modo di rivolgersi agli altri (a prescindere da età, ceto sociale...) da lasciare a bocca aperti gli adulti.

Un giorno, il padre di Lorenzo lo convoca, insieme al fratello Fortunato e alla sorella Anna, per comunicare loro che è costretto a mandarli a Lecce, in quanto il lavoro nel campi come coloni è faticoso e non permette ai genitori di andare incontro alle esigenze di tutti i loro figli; invece, andando a stare in casa sello zio Pippi, a Lecce, lo zio potrà avviarli al mondo del lavoro, facendo sì che tutti e tre imparino un mestiere e possano avere maggiori e migliori possibilità di un futuro più roseo e soddisfacente.

Per quanto il dispiacere di dividersi sia enorme, Lorenzo, Fortunato e Anna lasciano il borgo natio per andare a Lecce, a vivere nella casa dello zio Pippi.
Andando via, i tre non lasciano soltanto la famiglia, ma anche abitudini, giochi, amici; Lorenzo, poi, lascia la sua amica Costanza, con cui ha condiviso tanti momenti di divertimento e spensieratezza.
Benché giovanissimi, i due amici sentono che quella separazione è solo temporanea e, negli anni, non smetteranno di pensare l'una all'altro.

Anche in casa dei parenti Lorenzo tira fuori la sua parlantina, il suo essere sereno e giudizioso, capace di portare tranquillità e ragionevolezza in chiunque lo ascolti; e proprio grazie alla sua notevole dialettica, alla sua intelligenza e alla bravura negli studi, Lorenzo va incontro a delle esperienze importanti, che segneranno la sua vita.

Uno dei compiti più particolari che gli vengono affidati, e in cui egli mette a frutto la sua innata empatia e la gentilezza per cui tutti gli vogliono bene, lo svolge quando viene nominato membro dell'ordine laico della "Confraternita dei Bianchi della Giustizia"; il suo compito consiste nel prestare conforto ai condannati a morte in quei pochi istanti prima di essere condotti al patibolo.
È un ruolo che gli si addice molto proprio perché Lorenzo è per sua natura un'anima buona, affabile, che sa come parlare al cuore degli altri - in special modo di chi è in difficoltà o soffre - per donargli un po' di serenità, sostegno morale e consolazione. 

Con il passare degli anni il ragazzo riesce a costruirsi e a consolidare una buona posizione professionale, conquistandosi la stima di chiunque lo conosca.

Certo, il suo cuore è rimasto nell'amato borgo di Acaya e ben presto il desiderio di farvi ritorno, anche solo per poco, prevale: dopo aver riabbracciato i commossi e orgogliosi genitori, non può non andare a salutare la sua cara Costanza, rinnovando, prima tacitamente e poi pubblicamente, i sentimenti che egli prova per lei, ricambiato.

Ma proprio quando il futuro appare sereno e splendido, le nuvole nere di un imminente attacco da parte degli Ottomani si stagliano all'orizzonte.

Come andrà per Acaya e i suoi pacifici abitanti, è storia.

Un borgo da sempre ritenuto inespugnabile in quanto ben trincerato e al sicuro da un'eventuale minaccia via mare, visto come il perno di un sistema difensivo costituito da molte masserie fortificate, volte proprio a proteggere sia la città di Lecce che le più importanti vie di comunicazione costiere, viene invece attaccato da conquistatori stranieri: per le antiche vie di Acaya in un giorno di settembre del 1714 si scatenano il terrore e la morte.

Cosa ne sarà di Lorenzo e dei suoi cari? La fine di questo luogo incantato coinvolgerà anche lui?

È vero, il titolo ci fa pensare alla fine di un'era caratterizzata dalla sicurezza e dalla pace, ma in realtà la sensazione che ne ricaviamo, giunti a fine lettura, non è di irrimediabile tristezza e rassegnazione davanti alle atrocità dei saccheggiatori (che pure hanno portato sangue, lutti, distruzione, paura), ma di speranza e di rinascita.
Lorenzo, con la sua forza morale e la sua fiducia nel futuro, ci ricorda che le disfatte possono arrivare, e spesso giungono quando meno ce le aspettavamo, quando ci sentivamo al sicuro e invincibili, ma se riusciamo a sopravvivere ad esse, dobbiamo essere grati per quella vita che ancora ci scorre nelle vene, e non abbatterci, ma rialzarci verso una nuova fase dell'esistenza.

Ho trovato questo scritto di Ferruccio Agrimi piacevole nel linguaggio (elegante, consono al personaggio e all'ambientazione) ed interessante per la ricchezza di dettagli e la precisione nel descrivere (senza essere pesante o noioso) i luoghi in cui è ambientata la vicenda e il periodo storico, ponendo attenzione a tutti gli ambiti del vivere, da quello sociale a quello politico, da quello famigliare a quello relativo ai mestieri diffusi a quell'epoca.

Se siete appassionati di storia e di borghi antichi, questo libro potrebbe fare a caso vostro. 

venerdì 22 luglio 2022

RECENSIONE ★ "Il mistero del bosco. L'incredibile storia del delitto di Arce" di Pino Nazio ★



 Nel romanzo-inchiesta"Il mistero del bosco. L'incredibile storia del delitto di Arce" il giornalista Pino Nazio espone, con un linguaggio chiaro e accessibile a tutti il caso, attualmente irrisolto, dell'omicidio di Serena Mollicone. 

Sovera Ed.
128 pp
15 euro

La diciottenne di Arce scompare da Isola Liri il primo giugno del 2001; il suo corpo senza vita viene ritrovato due giorni dopo da una squadra della protezione civile, nel boschetto di Fontecupa. 
Serena ha le mani e i piedi legati, un sacchetto di plastica le avvolge la testa; sul sopracciglio sinistro c'è una ferita provocata da un colpo violento, che non l'ha uccisa ma stordita: è morta, infatti, per soffocamento, dopo una lenta agonia. Chi le ha tolto la vita, l'ha portata nel bosco poche ore prima del ritrovamento.

Chi e perché si è macchiato di questo orrendo delitto? Chi poteva volere la morte di una ragazza così giovane, da tutti in paese conosciuta come una studentessa allegra, solare, altruista e gentile, tanto con le persone che con gli animali?

Ad oggi, dopo ben ventuno anni da questa morte assurda e violenta, non c'è nessun colpevole.
È di pochi giorni la notizia dell'assoluzione, da parte della Corte di Assise di Cassino,  dei cinque imputati (l’ex maresciallo Franco Mottola, la moglie Anna Maria, il figlio Marco, il luogotenente Vincenzo Quatrale e l'appuntato Francesco Suprano - con diversi capi d'accusa -) "per non aver commesso il fatto".

La sentenza ha fatto discutere e ha suscitato molta amarezza e delusione, perché la domanda su chi abbia ucciso Serena resta e ci ricorda che l'assassino (o gli assassini) è ancora a piede libero e finora l'ha fatta franca.
Il padre della vittima, Guglielmo Mollicone, sin dal primo istante non ha smesso di lottare perché la verità su cosa sia accaduto alla sua amatissima figlia venisse fuori, ma purtroppo è morto due anni fa privato della (comunque magrissima) consolazione che fosse fatta giustizia e che la morte di Serena non restasse vana.

"...non è vero che tutte le morti sono uguali: alcuni dei modi in cui lasciamo il transito terreno sono più duri da digerire. Una morte violenta per mano di altri uomini non ha niente di naturale, di scontato, accade semplicemente perché nell’indole umana, negli aspetti più reconditi, si annidano comportamenti
inspiegabili, comportamenti contro natura."
 

L'autore inserisce la narrazione dei fatti reali in una cornice fittizia, romanzata, immaginando due amici (Lorenzo e Jacopo, già presenti nel libro su Emanuela Orlandi) che si incontrano per parlare del caso della ragazza uccisa nel frusinate nel 2001; con il contributo di un'amica di Lorenzo, Jacopo ha modo di immergersi, prima ancora che nella sequenza di eventi che hanno caratterizzato il delitto in oggetto, nel contesto famigliare in cui è nata e cresciuta Serena.

Si parte infatti col disegnare la situazione della famiglia: il matrimonio di Guglielmo con Bernarda, l'attività della cartoleria, il lavoro come maestro delle elementari, e poi l'arrivo della primogenita (Consuelo), anni dopo quello di Serena, le affinità tra Bernarda e Consuelo e tra Guglielmo e Serena, e poi il dramma della malattia della mamma e la sua prematura dipartita, quando la piccola di casa aveva solo otto anni.

Una variabile importante per inquadrare ciò che è accaduto a Serena riguarda il fatto che nella zona di Arce e nel suo circondario era diffuso l’uso e lo spaccio di droga: droghe leggere, come hashish o marijuana, ma anche droghe pesanti, eroina e cocaina. 
Nel giro di amicizie e nella comitiva di cui faceva parte la ragazza purtroppo non mancavano personaggi poco raccomandabili, che fossero ragazzi dediti all’uso quotidiano di droghe pesanti o spacciatori.

Questo aspetto è fondamentale in quanto la ricerca del movente e dell'assassino si è diretta, da un certo momento in poi, proprio su questo sentiero.

In ventuno anni diverse sono state le piste investigative e anche i sospettati; in particolare citiamo Carmine Belli, un carrozziere di Arce che conosceva Serena (era solito darle un passaggio in macchina; la ragazza chiedeva spesso l'autostop) e su cui sono caduti i sospetti degli inquirenti, tanto da incarcerarlo per poi però tornare libero in quanto l'uomo non aveva a che fare con l'omicidio, non avrebbe avuto materialmente modo e tempo per commetterlo, e anzi il suo impianto accusatorio sembrava piuttosto costruito a tavolino, come a voler trovare per forza il colpevole, o meglio il capro espiatorio.

Ma a dare una virata al "giallo di Arce" e ad alimentare la speranza di Guglielmo circa la possibilità concreta di arrivare alla verità, ci pensa il brigadiere Santino Tuzi, sette anni dopo l'omicidio: l'uomo racconta al magistrato titolare delle indagini di aver visto Serena Mollicone entrare in caserma verso le 11.30 di quel primo di giugno e recarsi al piano di sopra per parlare col comandante o comunque con qualcuno cui potesse dire ciò che le premeva raccontare.
Ebbene, a detta del Tuzi (che, ricordiamo, muore suicida nell'aprile del 2008, pochi giorni dopo la confessione davanti al magistrato), la ragazza lui non l'ha vista scendere, pur essendo rimasto in servizio fino a dopo le 14.
Se la testimonianza dell'uomo era vera, cosa poteva implicare? Che Serena fosse stata vittima di un'aggressione - e quindi poi della volontà omicida - di qualcuno all'interno della caserma di Arce? E perché qualcuno di questi uomini con la divisa avrebbe dovuto azzittirla?
Forse Serena si era recata lì per denunciare qualcuno di sua conoscenza che, purtroppo, spacciava droga?
I sospetti cadono su Marco Mottola, il figlio dell'ex maresciallo, anche perché all'inizio delle indagini c'era stata pure la testimonianza di una barista, che aveva dichiarato di aver visto Serena, la mattina della scomparsa, scendere da una Lancia Y, lo stesso modello di auto di Marco; la donna però aveva poi ritrattato...

Pino Nazio, quindi, ci fa ripercorrere le tappe che hanno contrassegnato gli anni di indagini, le piste e le ipotesi investigative, gli errori, i particolari strani ed inspiegabili, come il cellulare di Serena che scompare e riappare "magicamente" nel cassetto della cameretta, o Mottola padre che, senza mandato e in via del tutto informale, si reca a casa Mollicone per prendere diari o quant'altro potesse risultare utile alle indagini (?!)...
Ma soprattutto ciò che resta impressa è la tenacia, la caparbietà di un padre coraggio che non si è mai arreso finché è stato in vita, ma ha sempre tenuto accesi i riflettori e l'attenzione sull'omicidio della sua bambina, anche se purtroppo, come dicevamo, è deceduto senza ottenere le risposte e la giustizia che cercava.

Le domande sui responsabili e sul movente del delitto di Arce restano attualmente ancora senza risposte, ma ci auguriamo che non sia così per sempre e che questo non sia uno dei tanti cold case che, con gli anni, finiscono nel dimenticatoio o vengono tutt'al più ricordati proprio perché sono dei "gialli irrisolti" e fitti di mistero.

Un libro-inchiesta breve, fruibile, molto fluido nello stile e agile nel ritmo, interessante per chi desidera avere una comprensione ordinata, immediata e chiara degli elementi principali di questo caso.


mercoledì 20 luglio 2022

LibriAtema ✤ ZAINO IN SPALLA... E IN VIAGGIO! ✤ (parte seconda)



Come anticipato qualche giorno fa, torno con la rubrica "LibriAtema" per proseguire con l'argomento VIAGGIO.

I libri di questa seconda parte, come vi dicevo, li ho letti e trovate le recensioni cliccando sui titoli linkabili; sono romanzi in cui il viaggiare è una componente fondamentale nell'esperienza personale e nell'evoluzione del/dei protagonista/i.






GIOVANI VIAGGIATORI


UNA VALIGIA PIENA DI SOGNI di Paullina Simons

Il viaggio (programmato) come occasione irripetibile per crescere, uscire dal guscio famigliare e fare un'esperienza unica con fidanzati e migliori amici. La protagonista e i suoi amici partono dagli USA per l'Europa, prima di andare al college; l'esperienza si trasforma in un'inaspettata e dolorosa occasione per svelare ipocrisie, mettere in discussione relazioni sentimentali ed amicizie, far emergere le loro personalità e porli nella necessità di fare i conti con ciò che davvero vogliono essere nella vita. E in particolare, sarà la vita di Chloe (personaggio principale) ad esserne maggiormente stravolta.



Un viaggio improvvisato, nato dalla necessità di fuggire, lei da un futuro che non sente suo, lui da un passato doloroso. Finn e Bonnie si incontrano in un momento della loro vita in cui sono più fragili che mai, ma nonostante lo scoraggiamento e le tante incertezze, in entrambi c'è quella scintilla di vita e di voglia di essere liberi e felici che li porterà ad affidarsi l'uno all'altra, a darsi la mano e a rischiare tutto.
Il loro viaggio in macchina, come Bonnie e Clyde, tra auto noleggiate e abbandonate e veloci pernottamenti in hotel, rivoluzionerà le loro esistenze.


IL CONFINE DI UN ATTIMO di J.A. Redmerski

La bellissima storia d’amore tra Andrew e Camryn è vissuta tutta on the road: il loro viaggio in auto attraversando vari stati americani è un'avventura meravigliosa, esaltante, piena di emozioni, una favola che ha come fine vivere il presente, godendo ogni attimo di felicità e libertà.


QUEL CHE RESTA DI TE di Keith Gray

Un viaggio di 261 miglia, dove ogni passo e ogni tappa sono espressione di un sentimento di cui nessun uomo (a prescindere dall'età) può fare a meno: l'amicizia.
Tre giovanissimi amici decidono di partire per un'avventura speciale: un amico muore ed essi lo "portano con loro" (in un'urna) recandosi in una cittadina scozzese (che ha lo stesso nome dell'amico defunto): il loro viaggio sarà una incredibile occasione per crescere, guardarsi dentro e conoscersi meglio.


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VIAGGI "SPIRITUALI"

I seguenti due libri che vi consiglio hanno in comune il Cammino di Santiago de Compostela.

IN CAMMINO VERSO COMPOSTELA di Beatrice Masci

Il viaggio che cambia la vita e il modo di guardarla, di concepirla e di affrontarla, con i suoi pesi e le sue bellezze, giorno per giorno. 


L'EMOZIONE IN OGNI PASSO di Fioly Bocca

Un viaggio fatto di sentieri, tappe e percorsi che costano una fatica e una stanchezza reali, ma che assumono ad ogni passo un alto valore spirituale, di rinascita
Alma e Frida sono due donne che hanno, seppur in modo differente, perduto l'amore e smarrito ciò che dava senso della propria esistenza; per ritrovarlo decidono di partire per un viaggio molto speciale.


IL VIAGGIO COME RICERCA 


FURORE  di John Steinbeck

Quello narrato nelle pagine di questo meraviglioso romanzo americano è un viaggio di disperazione e speranza assieme: è l'esodo di più famiglie costrette a lasciare la propria terra natìa per andare alla disperata ricerca di una terra promessa, perché nonostante le ingiustizie e l'inumanità degli uomini contro i propri simili, ogni persona ha il diritto di vivere e lavorare con dignità.


Il viaggio come ricerca avventurosa di qualcosa di straordinario: dirigersi verso le piane selvagge ed inesplorate del West, oltre il fiume Mississippi, a cavallo, macinando migliaia di chilometri alla ricerca di resti giganteschi che, si dice, sono appartenuti a un animale non meglio identificato.


VIAGGIARE PER CONOSCERE GLI ALTRI E IL MONDO 

"Racconti di viaggio, racconti di vita" di Milka Gozzer

Un viaggio su due ruote per conoscere posti diversissimi tra loro, incontrare tante persone, con le loro culture, linguaggi, costumi e tradizioni. Tra storia e reportage, autobiografia e cronaca di costume, racconto e avventura, Milka Gozzer ci conduce in un percorso epico dal deserto della Namibia alle metropoli di Tokio e di Seul, dalla Bolivia alla Cambogia, dalla terra delle badanti alla tecnologia di Taiwan, dal Golfo del Tonchino a Parigi.


Il viaggio di un giornalista
polacco che va in Africa, passando di villaggio in villaggio, sotto il caldo soffocante del giorno e il freddo della notte, sfidando la polvere, gli insetti e i pericoli, ma altresì arricchendosi del confronto con una realtà complessa, un groviglio di culture, usi e costumi, tradizioni, leggende e miti, religioni e superstizioni, lingue, modi di dire e fare e pensare, lontani dalla cultura europea.

lunedì 18 luglio 2022

ANTEPRIMA MONDADORI 🐝 QUANDO ACCADRÀ DILLO ALLE API ♥ di Diana Gabaldon - in libreria dal 30 agosto

 

Di recente ho appreso - e con quale felicità 😍 - che una delle mie scrittrici straniere, Kate Morton,  preferite sta ultimando il suo ultimo romanzo.

HOMECOMING sarà pubblicato nell'aprile 2023 nel Regno Unito, Nord America, Canada, Australia e Nuova Zelanda, cui seguiranno altre date. 
L'autrice non ha ancora rilasciato informazioni dettagliate sulla trama ma per ora ci basta sapere che si tratta sempre di un mystery che intreccia il presente e il passato, attraverso ambientazioni bellissime e con un cast di personaggi indimenticabili.

Eh lo so, è un po' pochino, ma per ora non si sa di più.

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Un'altra anteprima che non posso non segnalare, anche se io personalmente dovrò rimandarne la lettura di parecchio (😄) è l'uscita del nono volume (in Italia è il 16°) della fantastica saga fantasy/romance/storica OUTLANDER, di Diana Gabaldon.

QUANDO ACCADRÀ DILLO ALLE API


Ed. Mondadori
trad. C. Brovelli
1008 pp
26 euro
USCITA
30 AGOSTO 2022
1779. Claire e Jamie, finalmente insieme, vivono con la figlia Brianna, suo marito Roger e i loro bambini a Fraser's Ridge. 
Avere tutta la famiglia riunita è un sogno che i Fraser avevano sempre ritenuto irrealizzabile. 

Ma in North Carolina si sentono risuonare i tamburi di guerra. 
Le tensioni sono sempre più feroci; Jamie sa che tra i suoi coloni ci sono divisioni, ed è solo questione di tempo prima che la loro serenità ne venga intaccata. 

Anche Brianna e Roger hanno di che preoccuparsi: la loro fuga dal Ventesimo secolo potrebbe non essere stata senza conseguenze, e non sono certi di avere compiuto la scelta giusta per la loro famiglia… 

Non molto lontano, il giovane William Ransom sta ancora facendo i conti con la scoperta della vera identità di suo padre – e, di conseguenza, anche della sua. 
E lo stesso Lord John Grey deve affrontare riconciliazioni e pericoli… per il figlio e per se stesso. 

Nel frattempo, le colonie del Sud si infiammano e la Rivoluzione si avvicina a Fraser's Ridge. 

E Claire non può fare a meno di chiedersi quanto del sangue che sarà versato apparterrà a coloro che ama...


LIBRI DELLA SAGA 


1. Outlander
     1. La straniera

2. Dragonfly in Amber
    2. L'amuleto d'ambra
    3. Il ritorno


3. Voyager
    4. Il cerchio di pietre
    5. La collina delle fate

4. Drums of Autumn
    6. Tamburi d'autunno
    7. Passione oltre il tempo

5. The Fiery Cross
    8. La croce di fuoco
    9. Vessilli di guerra

6. A Breath of Snow and Ashes
    10. Nevi infuocate
    11. Cannoni per la libertà


7. An Echo in the Bone
    12. Destini incrociati
    13. Il prezzo della vittoria

8. Written in My Own Heart's Blood
    14. Legami di sangue
    15. Prigioniero di nessuno

9. Go Tell the Bees That I Am Gone
    16. Quando accadrà dillo alle api

sabato 16 luglio 2022

LibriAtema ✤ ZAINO IN SPALLA... E IN VIAGGIO! ✤ (parte prima)


Buon pomeriggio, cari lettori!

Estate: tempo di sole, vacanze, mare e/o monti, cielo azzurro, relax... e viaggi, brevi o lunghi che siano!

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Ebbene, in questo post volevo dare un'occhiata assieme a voi ad alcuni libri a tema VIAGGIO, che magari potrebbero interessarci ed entrare a far parte delle nostre letture estive, da portare con noi in vacanza.

Quando dico "tema viaggio" non intendo necessariamente che il libro tratti principalmente l'esperienza del viaggiare (come può essere, ad es., in un diario di viaggio), ma che quest'ultima abbia comunque un ruolo non irrilevante nella formazione del protagonista, contribuendolo alla sua maturazione e crescita come persona.

Divido il post in due parti (altrimenti sarebbe troppo lungo, e da preparare e da leggere); in questa prima parte ho raccolto testi che NON ho letto, ma che ho scelto - tra i tanti in cui mi sono imbattuta navigando - in base al tema del viaggio.

Nella seconda parte conto di presentarvi libri che ho letto e recensito, sempre sulla medesima tematica.




IL VIAGGIO PERFETTO di Paco Nadal (AMAZON).

Chi decide di partire per un viaggio lo fa perché desidera vivere un'esperienza unica, che rimanga 
impressa per sempre nella memoria. 
Ma non tutti i viaggi sono dettati dalle stesse esigenze, circostanze o finalità. 
Paco Nadal, un veterano della vita "on the road", ha scritto una guida per suggerire le destinazioni perfette in base all'età, alla compagnia o alla situazione emotiva. 
La crisi dei quarant'anni, una delusione amorosa, il debole per le mete letterarie più insolite o la voglia di avventura: qualunque sia la ragione che vi spinge a mettervi in viaggio, in questa guida scoprirete gli itinerari più adatti a voi, con oltre trecento destinazioni indimenticabili. Non resta che preparare le valigie! Ricomincia a viaggiare! Scopri le migliori destinazioni in tutto il mondo, scelte secondo le tue inclinazioni tra 330 imperdibili mete. 


AMERICA

SULLA STRADA di Jack Kerouac (AMAZON).


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Sal Paradise, un giovane newyorkese con ambizioni letterarie, incontra Dean Moriarty, un ragazzo dell'Ovest. 
Uscito dal riformatorio, Dean comincia a girovagare sfidando le regole della vita borghese, sempre alla ricerca di esperienze intense. 
Dean decide di ripartire per l'Ovest e Sal lo raggiunge; è il primo di una serie di viaggi che imprimono una dimensione nuova alla vita di Sal. 
La fuga continua di Dean ha in sé una caratteristica eroica, Sal non può fare a meno di ammirarlo, anche quando febbricitante, a Città del Messico, viene abbandonato dall'amico, che torna negli Stati Uniti.

WILD di Cheryl Strayed (AMAZON).
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Dopo la morte prematura della madre, il traumatico naufragio del suo matrimonio, una giovinezza
disordinata e difficile, Cheryl a soli ventisei anni si ritrova con la vita sconvolta. 
Alla ricerca di sé oltre che di un senso, decide di attraversare a piedi l'America selvaggia tra montagne, foreste, animali selvatici, rocce impervie, torrenti impetuosi, caldo torrido e freddo estremo. Una storia di avventura e formazione, di fuga e rinascita, di paura e coraggio. Una scrittura intensa come la vicenda che racconta, da cui emergono con forza il fascino degli spazi incontaminati e la fragilità della condizione umana di fronte a una natura grandiosa e potente.





PATAGONIA EXPRESS di Luis Sepùlveda (AMAZON).

Il diario di viaggio di Luis Sepúlveda in Patagonia e nella Terra del Fuoco: un libro in cui personaggi leggendari rivivono sullo sfondo di una natura indimenticabile. 
Una "Moleskine" riempita di riflessioni, racconti, leggende, personaggi particolari scoperti senza difficoltà nell'eccezionale natura della Patagonia e incontri che si intrecciano nel maestoso scenario del Sud del mondo, dove l'avventura non solo è ancora possibile, ma è la dimensione quotidiana del vivere. 






ASIA

AUTOSTOP CON BUDDHA: VIAGGIO ATTRAVERSO IL GIAPPONE di Will Ferguson (AMAZON).


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“È una terra che ispira metafore. L’hanno paragonata a una cipolla: uno strato dopo l’altro a ricoprire… il nulla. Qualcuno l’ha definita un labirinto, una fortezza, un giardino. Una prigione. Un paradiso. Ma per alcuni il Giappone non è niente di tutto questo. Per qualcuno, il Giappone è una via da percorrere.”


L'autore rievoca il suo viaggio in Giappone seguendo gli itinerari più inconsueti e con garbata e partecipe ironia nell’intimo delle persone. 
Il suo è un vivido racconto di un’esperienza fatta di incontri con persone indimenticabili, con un paese ricco di inquietudini, squilibri, contraddizioni.




CUCCETTE PER SIGNORA di Anita Nair (AMAZON).

Stazione ferroviaria di Bangalore, India.  
Akhila, single quarantacinquenne da sempre confinata nel ruolo di figlia, sorella, zia, è a un passo dal realizzare il suo grande sogno: salire su un treno gloriosamente sola, sistemarsi in una delle cuccette riservate alle signore e partire alla volta di una meta lontana, il paesino in riva al mare di Kanyakumari. Con le cinque donne del suo scompartimento - Janaki, moglie viziata e madre confusa; Margaret Shanti, insegnante di chimica sposata con un insensibile tiranno; Prabha Devi, la perfetta donna di casa; Sheela, quattordici anni e la capacità di capire ciò che le altre non possono; Marikolanthu, la cui innocenza è stata distrutta da una notte di lussuria - si crea subito una profonda intimità. 
Nelle confidenze sussurrate durante la lunga notte Akhila cerca una risposta alle domande che la turbano da quando era bambina, gli stessi dilemmi che caratterizzano il viaggio intrapreso da ogni donna nella vita.


AFRICA


MWENDE. RICORDI DI DUE ANNI IN AFRICA di Stefania Bergo (IBS).

Emozioni intense, natura prepotente di indescrivibile bellezza, persone straordinarie, vita quotidiana in 
un ospedale missionario, viaggi on the road tra Kenya, Tanzania, Zanzibar e Sudan. A 35 anni, malgrado una carriera avviata come ingegnere clinico, Stefania sente il bisogno di cambiare rotta. 
Decide di mollare tutto, un lavoro sicuro e gli affetti, e riparte con la sua valigia gialla per trasferirsi nell'arido villaggio di Matiri, in Kenya, come Direttore generale dell'ospedale St. Orsola. 
Lì conoscerà altri volontari, troverà amici tra i residenti, si scontrerà con una realtà a volte affascinante altre difficile da accettare, spesso combattuta tra ciò che le bisbiglia la testa e quello che le grida il cuore, sperimentando indimenticabili e logoranti montagne russe emozionali. 
E inaspettatamente, Stefania troverà anche l'amore. 


EUROPA

I FRATELLI DI KABUL di Caroline Brothers (IBS).

Aryan ha solo 14 anni, ma è costretto a prendersi cura di Kabir, il fratellino di 8 anni:  sono rimasti 
orfani nel tormentato Afghanistan e i due fratelli sognano di partire e di raggiungere Londra, la città della libertà, dove potranno studiare e avere una vita migliore. 
Così, decidono di fuggire e attraversare il confine con nient'altro che i loro miseri vestiti addosso e un grande sogno da realizzare. 
Ma Londra è lontana, e prima di raggiungerla passeranno per Teheran, Istanbul, Atene, Roma, Parigi. Sarà un lungo viaggio, in cui dovranno soffrire la fame, il freddo e la violenza, affidarsi a gente che vuole soltanto sfruttarli, resistere nella speranza che prima o poi quel sogno si realizzerà. 
Una toccante storia di amore e coraggio, un viaggio attraverso l'Europa vista con gli occhi di due bambini che hanno perso tutto e che lottano disperatamente per cercare di riprendersi il proprio futuro.


AUSTRALIA


DIRT MUSIC di Tim Winton (IBS).

Confinata ai margini dell'Australia, Georgie Jutland, moglie del pescatore Jim Buckridge e matrigna dei suoi due figli Josh e Brad, trascorre le giornate in compagnia dei suoi quarant'anni e delle sue speranze disattese. 
Tra vodka e Internet, l'ex infermiera, compagna senza passione di un uomo dal passato turbolento, s'innamora di Luther Fox, uomo dal futuro improbabile, musicista sfortunato, pescatore di frodo, che pare avere poco da offrirle. 
Ma Fox incarna il cambiamento e, nonostante tutto, avendo per sfondo una natura dalla bellezza magica e gli sconfinati paesaggi australiani, Georgie seguirà la fuga di quest'uomo fino ai confini dell'universo, là dove incontrerà aborigeni dalle radici spirituali ancora vive.

giovedì 14 luglio 2022

** RECENSIONE ** LE STANZE SEGRETE DELLA PIOGGIA di Viviana De Cecco



Per Rebecca, tormentata da un passato famigliare che ha causato tanto dolore a lei e ai suoi cari, è difficile ritornare nella cittadina in cui è cresciuta, ma è ciò che fa, nonostante tutto. La sua vita è un continuo stare sotto una pioggia scrosciante, in cui ogni goccia è una lacrima che racchiude sensi di colpa, rimorsi e solitudine; adesso per la ragazza è arrivato il momento di scrollarsi dal cuore tutta la pesantezza che la opprime e di affrontare i propri segreti e le proprie paure.


LE STANZE SEGRETE DELLA PIOGGIA
di Viviana De Cecco



Genesis Publishing
186 pp
«Voglio essere una pioggia di cui non aver paura. Una pioggia che lavi via il dolore e lo trascini lontano.»

Rebecca ha vissuto per un po' di tempo a Berlino, fuggendo dalla cittadina in provincia di Venezia in cui viveva con la famiglia, per cercare di rifarsi una vita lontana da un passato doloroso.
Nella capitale tedesca aveva sognato di poter lavorare come fotografa, scontrandosi con la dura realtà della crisi; i soldi erano sempre pochi e per sbarcare il lunario Rebecca doveva svolgere addirittura tre lavori, tutti precari: cameriera ai tavoli di un ristorante italiano all’ora di pranzo, addetta alle prenotazioni di un sito internet di viaggi nelle ore notturne e dog sitter nel fine settimana.

Quando la storia con il fidanzato Alessandro giunge al capolinea, Rebecca sente che non ci sono più delle vere ragioni per restare a Berlino; a darle conferma di questo ci pensa l'amica di sempre, Maddalena, che le suggerisce di "tornare finalmente a casa" e di sistemarsi da lei.
Seppur reticente, Rebecca accoglie il consiglio e ritorna in Italia, nella sua cittadina, cominciando a lavorare in un negozio (di proprietà di Maddalena).

È in un giorno di pioggia che la sua vita comincia a prendere strade inaspettate.
Del resto, la pioggia ha sempre accompagnato determinati eventi della sua esistenza, e purtroppo non belli, anzi.

"...il suo cuore era stato devastato da una pioggia di dolore sotto cui si era ritrovata indifesa e vulnerabile."

E anche quando piove Rebecca mantiene un'abitudine di cui proprio non sa liberarsi: protetta dal suo ombrello azzurro si ferma ogni sera a osservare le finestre di un appartamento vuoto. 

Come mai, chi abita in quel palazzo?

Dietro i vetri delle finestre ci sono stanze che, in un tempo che sembra essere ormai lontanissimo, hanno risuonato di risate, voci allegre, scherzi, abbracci, momenti di gioia e complicità famigliare.
Uno spazio e un luogo che una serie di fatti drammatici, capitati alla sua famiglia, hanno strappato via per sempre.

Rebecca ha avuto un'infanzia felice con i suoi cari genitori e il fratello Damiano, fino al giorno nefasto in cui suo padre, in seguito ad un fallimento in ambito lavorativo, ha abbandonato lei, sua madre e suo fratello maggiore, senza un biglietto e senza una spiegazione, lasciando che essi se la vedessero da soli con i creditori che bussavano alla loro porta, pronti a togliere loro tutto.

E Rebecca e la sua famiglia sono stati davvero privati di tutto: casa, mobili, oggetti e soprattutto la loro dignità come persone.

Quella tragedia aveva portato una lacerazione in casa, rendendo la madre l'ombra di ciò che era prima: una donna infelice, abbandonata dal proprio uomo, che doveva affrontare una situazione economica complessa con solo i figli accanto; dopo l'abbandono, la donna non aveva più avuto la forza di lottare per essere di nuovo felice.

E Rebecca ha dei forti sensi di colpa verso la mamma e il fratello perché sa di averli abbandonati anche lei!

Non è rimasta con loro e non per vigliaccheria o egoismo, ma perché i sensi di colpa la divoravano: la giovane, infatti custodisce un particolare segreto  di ciò che accadde non molto tempo dopo la fuga del padre: un fatto di cui si incolpa perché convinta che lei avrebbe potuto far qualcosa affinché non si verificassero, poi, altre conseguenze penose.

Ma il passato non possiamo modificarlo e piangersi addosso... a cosa può servire?

Rebecca lo sa, eppure non riesce a liberarsi dei suoi fantasmi e della sgradevole e malinconica sensazione che per lei, nel suo futuro, ci sia sempre e solo pioggia: quella pioggia carica di tristezza, di grigiore, che rimarca tutta la fragilità del suo cuore.

Ma, come dicevo più su, in un giorno di pioggia accade qualcosa che potrebbe stravolgerle l'esistenza. Se lei vorrà.

Una sera, mentre è davanti al palazzo che non può fare a meno di contemplare, col sole o con le nuvole, si scontra accidentalmente con l'affascinante Massimiliano. 

Trentenne in carriera, restio a "mettere radici" e ad instaurare relazioni sentimentali durature, Massimiliano resta folgorato da quella ragazza dai capelli neri, gli occhi profondi e l'ombrellino azzurro.

Entrambi, a dire il vero, dopo aver scambiato qualche battuta - neanche troppo cortese - continuano a pensarsi... e qual è la loro sorpresa nel rivedersi nel negozio di Maddalena, apprendendo che lui lavorerà lì, assieme a Rebecca. 

Nonostante tutti e due sentano di avere un "cuore vagabondo", l'attrazione scatta immediatamente, anche se a placare i sensi ci pensano la ragione e il cuore, sempre sul chi va là.

Però Massimiliano è testardo e realizza di tenerci davvero a quella ragazza un po' schiva, diffidente, poco incline alle confidenze ma che - è evidente - ha un mondo di emozioni dentro che chiede di venir fuori, e cerca in tutti i modi di scavare nell'anima della sua "ragazza della pioggia" e di trovare le risposte ad alcune domande che, via via che si frequentano (e non solo per lavoro) emergono.

Massimiliano capisce che il palazzo in cui vive (è, infatti, in affitto in un appartamento dello stabile) è proprio quello davanti al quale si ferma costantemente Rebecca, che resta immobile e nostalgica sotto la sua finestra, di sera, per ragioni che ancora non sa. Quali sono?

E perché la ragazza, da quando è tornata, non ha avuto rapporti con la famiglia?

Cosa l'ha resa così eccessivamente cauta verso l'amore? Perché le è così difficile abbandonarsi ai sentimenti che i due nutrono l'uno verso l'altra?

Certo, anche Massimiliano ha le sue paure e anche lui deve decidere cosa vuole dalla vita, a cosa e a chi dare priorità, ma ciò che per lui conta di più è aiutare Rebecca a sbloccarsi e a realizzare che non ci sono solo lacrime nella pioggia, ma anche vita e speranza.

 

"...il destino aveva deciso di intrecciare le loro strade senza neppure chiedere il permesso. Il destino era come la pioggia. A volte, si dimenticava di dare segni premonitori e si abbatteva sulla vita delle persone come un temporale improvviso."


Il giovane tenterà di scoprire quali dolorose verità si annidino nell'animo solitario di Rebecca e per 
quale ragione ella odi la pioggia più di se stessa.
E chissà, magari grazie a quel misterioso appartamento al quale Rebecca è tanto legata e nelle cui stanze i due vivono con gioia ed entusiasmo il loro amore, il passato potrebbe riconciliarsi col presente, fugare ogni dubbio, rimorso, senso di colpa, vergogna e, proprio come accade al sole, che riappare dopo la pioggia, anche il futuro potrebbe finalmente trovare il suo posto e apparire più luminoso e pieno di speranza.

"Le stanze segrete della pioggia" è un romanzo che racconta una dolce storia d'amore, nata per caso ma che cresce piano piano, perché entrambi i protagonisti, malgrado le paure, le reticenze, i mille dubbi, sentono un gran bisogno di dare e ricevere amore, di avere una ragione vera per mettere le proprie radici, trovare una "casa" e non essere più delle anime raminghe, alla costante ricerca di una felicità che si diverte a farsi rincorrere.
Massimiliano è un giovane uomo che non si lascia scoraggiare dal carattere chiuso e guardingo di Rebecca, ma si sforza di farla sfogare, di ascoltarla e di aiutarla a liberarsi di ciò che la fa star male.
Lei, dal canto suo, è una donna sensibile, che però si è caricata, negli anni, di pesi troppo gravosi da portare, che finora l'hanno resa infelice e di cui deve essere pronta a liberarsi, se vuole darsi la possibilità di ricongiungersi con i propri cari e di provare a vivere il bello che la vita le vuol donare.

È una storia, quindi, d'amore certamente, ma anche di vicissitudini personali e famigliari che - come accade del resto anche nella vita reale - inevitabilmente segnano la vita di chi si ritrova ad affrontarle.
Una lettura romantica e senza dubbio piacevole, anche per la scrittura dell'autrice, che si riconferma sensibile e introspettiva nello scavare nell'interiore dei suoi personaggi. 

martedì 12 luglio 2022

** RECENSIONE ** BLU di Giorgia Tribuiani



Magrolina, i capelli blu, lo sguardo triste e perso in un vortice di pensieri inafferrabili e logoranti: la diciottenne Ginevra, che tutti chiamano Blu, porta sulle sue esili spalle fardelli, fissazioni, paure inconfessabili, che rischiano di schiacciarla e il lettore percepisce il suo malessere lungo tutta la lettura, che è un vero e proprio viaggio nella mente di questa ragazza fragile e bisognosa di amore e sicurezze.


BLU
di Giorgia Tribuiani



Fazi Ed.
256 pp

Un fiume in piena è Ginevra-Blu ed è difficile starle dietro.
Quante cose pensa in un minuto neppure lei è in grado di dirlo; quante volte in un giorno inizia a contare e ricontare, ossessivamente, a compiere gesti scaramantici, a cercare la solitudine per mettere ordine in quella testolina che viaggia a mille all'ora: tante, infinite volte.

Ginevra-Blu ha una mente e un cuore accelerati, incapaci di rallentare un attimo, di fermare il flusso di paranoie e pensieri negativi che le frullano in testa e che la rendono insicura, eccessivamente taciturna e solitaria, sicuramente stramba e un po' "matta" agli occhi dei coetanei, e un rebus per i genitori e per i pochi insegnanti che fanno caso a lei (di quelli per i quali gli alunni non sono soltanto un nome sul registro).

È il caso della professoressa Castaldi, che mostra non soltanto un sincero apprezzamento per la bravura di Ginevra-Blu nel disegno, ma anche un'empatia che spiazza la studentessa.

Ginevra frequenta il liceo artistico e ha un grande talento nel disegno, in particolare nel ritrarre  volti e corpi.

Blu è figlia di genitori divorziati: vive con la madre, una donna  dolce e amorevole, che però lavora molto ed è spesso fuori casa, assenza di cui la ragazza risente e non poco.
Il padre (che Blu vede regolarmente) si è rifatto una vita accanto ad un'altra donna, Costanza (brava in cucina, a differenza della mamma che si limita a scongelare surgelati) e hanno una figlia, Lea, una bambina di quattro anni minore di Blu, e figlia di una precedente relazione di Costanza.

C'è anche un fidanzatino: Roberto è innamoratissimo di Blu, della sua schiva, silenziosa e poco espansiva Blu, ed è terrorizzato all'idea che lei lo lasci; così, per farle capire quanto ci tenga a lei, la riempie di regalini, fiori soprattutto.
Beh, anche la mamma ha sempre usato questa "tecnica", da quando Blu era una bambina: un regalo ogni volta che tardava dal lavoro. 
Mi vuoi comprare, mammina?
 
Vista dall'esterno, non c'è nulla che non vada nella vita di Blu; sì, ok, il divorzio dei propri genitori non rende felice nessun figlio, ma Blu non è comunque sola o abbandonata a sé stessa, ha dei genitori che la amano; sugli amici sorvoliamo ma ha almeno un fidanzato che stravede per lei. 

Semmai è la ragazza che non esplode d'amore per Roberto, e anzi vorrebbe trovare il coraggio di lasciarlo perché la sua presenza, le sue mani che la toccano, le sue attenzioni, il suo continuo bisogno di conferme... la irritano, la soffocano; i momenti d'intimità sono una tortura per lei ma, nonostante questa relazione non la renda in alcun modo felice, non riesce a chiudere perché divorata dai sensi di colpa.

Ecco, i sensi di colpa.
Gli amici più odiati ma anche più che mai presenti nella testa di Blu.
Sono il suo peso più ingombrante, quello che la tormenta costantemente, facendola quasi uscire di testa.

Verso tutti Blu ha sensi di colpa, a differenza di Ginevra, l'altra sé stessa, la cattiva, la disubbidiente.
E invece Blu è la brava bambina, quella che mangia tutto, quella paziente con la sorellina, che non fa piangere la mamma, che ascolta il papà.
Ginevrablù ha maturato, nella sua breve esistenza, una caterva di sensi di colpa.

In particolare, verso la madre: lei è così premurosa, cerca di farsi perdonare le assenze attraverso gesti e attenzioni pieni d'amore, ma Ginevra sente di non saperle dimostrare nessuna gratitudine: si vede meschina, malvagia, ingrata e le dispiace perché la madre non se lo merita ma lei non riesce ad essere Blu l'ubbidiente perché c'è sempre il riflesso degli occhi di Ginevra che la fissano pieni di rabbia.

Si sente in colpa verso Lea per un episodio accaduto dieci anni prima, al compleanno della sorella, che fu oggetto di prese in giro da parte degli amici e lei si unì a loro, senza prendere le difese della piccola.

Ha sensi di colpa pure verso Roberto, che l'ama follemente e teneramente e lei invece riesce a stento a sopportarne la presenza.

In questo quotidiano turbinio caotico di pensieri, paure, rimorsi, frustrazioni (quante volte Blu avrebbe voglia di dire o fare qualcosa - di cattivo? - ma poi si ferma perché si sente in colpa, ingoiando parole su parole), la ragazza continua a disegnare, a ricevere i complimenti dell'insegnante, a sognare di fare amicizia con una compagna che invece non è seriamente interessata ad allacciare rapporti con lei, finché un giorno accade qualcosa che costituirà per Blu uno strappo, una virata violenta.

Durante una gita scolastica assiste a un’esibizione di performance art, restando folgorata da quel modo di esprimere l’atto creativo e, in special modo, dall’artista stessa, una certa Dora, una quarantenne molto bella e sensuale.

Rivedere la donna e stare del tempo con lei, frequentarla, diviene un pensiero fisso per Blu, che arriva a sviluppare per l'irraggiungibile Dora una vera e propria ossessione. 

Da quest'incontro casuale ne segue, per Ginevrablù, una sorta di "sconquasso" a livello emotivo e psicologico che la conduce verso un vicolo cieco, popolato non solo da pensieri maniacali (molti di natura sessuale, perché Blu sente di essere attratta fisicamente dalla donna) via via sempre più opprimenti, ma anche di comportamenti assurdi, irrazionali, che la vedono compiere cose che turbano lei per prima, ma che non riesce a stoppare.

La cosa più preoccupante è che Ginevrablù non smette mai di sentirsi divisa in due, come se avesse uno sdoppiamento della personalità che, subdolo e pericoloso, la fa sentire ora Ginevra, ora Blu, ora cattiva, ora buona, e che si palesa - tra le altre cose - anche in disturbi alimentari.

Che faccia bene o faccia male, Ginevrablù è comunque sempre angosciata, arrabbiata verso sé stessa, pronta a compiangersi con durezza, a colpevolizzarsi per tutto e tutti e a cercare di trovare, in azioni morbose e incomprensibili manie, una valvola di sfogo.

Povera Blu, che "senti addosso tutta la tristezza del mondo. Tutta la tristezza è lì, contro di te e dentro di te, lì in mezzo al cranio, e nella fronte che diventa pesante e crolla giù, acciuffata appena in tempo dalle mani..."

Tutto questo malessere interiore, questo tormento troppo grande e spaventoso per una ragazzina che si sente sola, e che altro non aspetta che qualcuno la accolga, senza giudizi, sorrisetti, imbarazzi.

Lottare contro il suo doppio, quel mostro familiare e sempre presente che lei sa di dover sconfiggere e spingere via, lontano da sé - per non impazzire e andare al manicomio? -, è qualcosa che le succhia ogni energia e rischia di spingerla sull'orlo di un baratro scuro, nel quale forse... è meglio cadere per porre fine a tutta questa sofferenza.

O forse no, forse varrebbe la pena di liberarsi dalla gabbia soffocante dei brutti pensieri, se vi fosse qualcuno a tenderti la mano, Blu, a darti una carezza, a dirti che no..., non puoi portare tutti i pesi del mondo, che non hai le colpe che ti attribuisci e non meriti le punizioni che ti infliggi...


Allora, devo confessare di aver fatto un po' di fatica ad andare avanti nella lettura a motivo dello stile di scrittura di Giorgia Tribuiani in questo romanzo.
È un unico e continuo flusso di coscienza: il lettore entra dal primo rigo nella testa di Ginevrablù e là resta, imprigionato insieme a lei; non c'è modo di staccarsi un attimo dalle sue pene e angosce interiori, non c'è respiro ma è come un continuo trattenere il fiato; non ci sono momenti, capitoli, paragrafi in cui si esce dalla mente della protagonista per seguire lo svolgersi di alcuni eventi da un punto di vista esterno e differente, e tutto questo fa sì che il ritmo sia molto serrato, fitto, denso, claustrofobico, asfissiante.

Ora, la scelta di mettere a nudo il vissuto psichico ed emotivo dei personaggi a me solitamente piace: amo quando lo scrittore ne dà un ritratto psicologico preciso, appassionato, realistico, ma qui a non avermi rapita e convinta è stato questo fiume inarrestabile di parole, paranoie, frasi interrotte, riprendere un concetto per poi infilarne un altro... Insomma, ho avvertito una irritante sensazione di disordine che, per la maggior parte della lettura, mi ha dato una punta di fastidio, lo ammetto.

Però. C'è un però.

Tutto questo disordine, il senso di incompiutezza, di caos, di pensieri assurdi e azioni maniacali, appartengono alla protagonista e una cosa è certa: l'autrice ha reso alla grande e in modo intenso tutto il tormento che si agita dentro Blu e ha fatto sentire me, lettrice, come si sente la ragazza ogni giorno: senza scampo, rinchiusa in un bozzolo irrespirabile dal quale è difficile uscire e liberarsi.

Il finale mi ha regalato un brivido di tenerezza e commozione, che mi hanno fatto, se non dimenticare, quanto meno riconsiderare la "fatica" provata nell'attraversare, senza sosta, le tortuose strade percorse dalla giovane e fragile mente di un'adolescente.

Ecco, è un libro che consiglio a chi si sente attratto da romanzi di formazione con queste caratteristiche, narrative e di stile.

domenica 10 luglio 2022

[ RECENSIONE ] IL MIGLIORE DEI MONDI POSSIBILI di Davide Carrozza



Da dove trae ispirazione uno scrittore?
Tra le pagine di questo breve romanzo, il protagonista (che di mestiere fa il giornalista) si ritrova a dover rispondere a questa domanda, che diventa una vera ossessione per lui; infatti, un editore in là con gli anni gli commissiona la stesura di un romanzo, progetto al quale l'uomo non aveva mai pensato - prima di allora - di dedicarsi.


IL MIGLIORE DEI MONDI POSSIBILI
di Davide Carrozza




CATARTICA EDIZIONI
Prezzo: 15.00 €
 192 pp
Marzo 2022

Alessandro Terzi è un giornalista, lavora per una delle più grandi testate del nostro Paese, per il quale scrive articoli di cronaca.
La sua vita procede in modo tranquillo, seguendo sempre la solita routine; è fidanzato con Clara (insegnante), con cui ha una relazione resa solida da un sentimento molto forte e da una grande complicità.

Un giorno Alessandro, sentendosi particolarmente ispirato, scrive per il giornale un articolo (più precisamente un racconto, dal titolo "Sistema Immunitario") diverso dal solito in cui dà il meglio di sé, ricevendo gli elogi di colleghi e direttore, che restano entusiasti di fronte alle sue abilità di narratore.
E non sono gli unici a esserne colpiti positivamente.

Il breve scritto finisce sotto gli occhi di un vecchio editore in pensione, tale Giancarlo Marinetti: un uomo cresciuto e vissuto all'ombra del padre, proprietario di una rinomata casa editrice, attualmente nelle mani di Giancarlo, che - in contrasto con quella che è sempre stata sua vita, fervida e impegnatissima (caratterizzata dalla letteratura, dalla cultura, dal continuo andare e venire di letterati, di presentazioni e incontri con scrittori affermati ed emergenti) - è in realtà una persona essenzialmente sola.
La sua unica compagnia vivente è costituita dal gatto Ernesto, che però sta poco bene; per il resto, a intrattenere le ore solitarie di quest'uomo colto, che per anni è stato un punto di riferimento culturale, sociale e politico per la città di Padova, una persona influente e degna di rispetto, riconosciuta dall’intera comunità padovana per il suo spessore morale, sono i libri e il tempo speso a leggere.

Ora che l'età avanza sempre più, ha un unico desiderio, finora mai realizzato: che uno scrittore gli dedichi un libro.

Giancarlo sente di essersi guadagnato questo piccolo privilegio, dopo una vita e una carriera spesa pubblicando libri dedicati ad altri.

E quando legge "Sistema Immunitario" di Alessandro Terzi arriva la folgorazione: ecco chi potrebbe scrivere un romanzo per lui e dedicarglielo!
Questo giornalista ha un modo di scrivere che lo colpisce e lo convince di aver trovato "il suo uomo": puntuale, preciso, asciutto e incisivo.

Lo contatta, quindi, tramite un'email e non solo gli commissiona il romanzo (attorno al quale lascia Alessandro libero di gestirsi come vuole, non dandogli nessun suggerimento o indicazione in merito, ad es., al soggetto, all'argomento ecc...), ma è pronto sia a versargli un sostanzioso anticipo se accetterà l'incarico, sia a bonificargli una somma ingente alla fine, quando il libro sarà terminato.

Il giornalista non crede ai suoi occhi quando legge le parole di questo perfetto sconosciuto: possibile che quell'uomo - un editore di successo, proprietario di una delle più storiche case editrici di Padova, abituato a frequentare la crème de la crème dell'intellighenzia padovana, scrittori, uomini di cultura... - sia rimasto talmente impressionato dal suo articolo da decidere di commissionargli nientemeno che la scrittura di un libro da dedicargli?

Stranito ma ovviamente compiaciuto e felice, Alessandro accetta, oltremodo entusiasta.
E quando gli ricapiterà un'offerta del genere, che tra le altre cose è economicamente generosa?

La sua mente eccitata comincia a far progetti, ipotesi, sogni ad occhi aperti: potrebbe lasciare il lavoro al giornale e imbarcarsi in questa nuova avventura di scrittore!! Se il suo racconto è piaciuto ad un uomo che tutto è fuorché uno sprovveduto e un incompetente in materia letteraria, qualcosa vorrà dire, no? Evidentemente ha visto in lui delle potenzialità che lo stesso Alessandro, così abituato alla propria esistenza sempre uguale e al suo lavoro privo di veri stimoli, non aveva mai scorto.

Ne parla con Clara, che lo incoraggia, e così comincia per Alessandro una fase nuova della sua vita, in cui apre gli occhi al mattino e pensa "Oggi cercherò qualcosa che mi ispiri, che possa diventare l'oggetto del mio libro".

Beh, più facile a dirsi che a farsi.

Da dove viene l'ispirazione? Cosa innesca questi misterioso ed affascinante processo che porta uno scrittore a gettarsi con slancio e passione su un foglio bianco e cominciare a riempirlo di parole, frasi...?

Diciamocelo: scrivere un raccontino, frutto di una "ispirazione estemporanea e provvisoria", non è lo stesso che avere in mente un progetto, almeno abbozzato, da cui trarre un romanzo, che è qualcosa di ben più complesso, articolato, che richiede un impegno costante e prolungato nel tempo.

Alessandro, una volta detto sì a Marinetti, si ritrova davanti alla domanda semplice ma urgente: "E ora che scrivo?".
Si rende conto che non sa da dove iniziare, su quale argomento concentrarsi.
Ma perché il committente non gli ha dato dei suggerimenti, delle linee-guida? Magari in merito al personaggio, al periodo storico..., insomma qualunque cosa potesse fungere da base di partenza su cui ragionare, immaginare...!

A cosa o a chi potrebbe ispirarsi per realizzare questo progetto?

"Al centro dei pensieri di Alessandro vi era inevitabilmente solo l’ispirazione, che nel pensiero greco si otteneva attraverso un’estasi, momento in cui il poeta veniva trasportato al di fuori della sua mente a contatto con i pensieri degli dei, e qui invece era divenuto un mero pensiero pratico e razionale."

L'uomo incomincia ogni giornata col pensiero fisso di inseguire la musa ispiratrice.
Ne parla con Clara, esponendo dubbi, paure..., ma lei minimizza: non pensarci troppo, vedrai che arriverà da sola questa ispirazione! Esattamente com'è successo con il racconto: non sei stato lì a scervellarti, ti sei seduto e hai scritto, tutto d'un fiato, semplicemente ispirato.

Ma Alessandro è in agitazione e vuole trovare degli spunti da sfruttare per la scrittura.
Viaggiare potrebbe aiutarlo?
Prova a seguire il suggerimento di Alda Merini: forse l'ispirazione risiede nel sentimento e nel ricordo?
Ok, allora tornare nel paese natale potrebbe essere una buona idea. Ma Gallipoli non gli dà alcun input.

Non sarà che per scrivere sia necessaria una situazione rilassante, che favorisca la riflessione, l'immaginazione? Allora lui e Clara decidono di trascorrere 15 giorni in un villaggio vacanze; ma dell'ispirazione non v'è traccia.
La bella Padova, con la sua cultura, la sua arte: magari l'aiuto verrà da lì...? 
Forse la calma bucolica delle distese verdi dei colli euganei? Macché, niente. Mente vuota.

La pagina Word del pc pure. Vuota.

Davanti a lui si profilano, crudeli, la pagina bianca e quel maledetto cursore intermittente che attende che il presunto scrittore cominci a scrivere.

Il pensiero di star fallendo, di non riuscire a soddisfare la richiesta del committente (per la quale è già stato versato un anticipo sulla fiducia) è frustrante, avvilente e gli procura un mix di emozioni e pensieri negativi.

La frenesia di accogliere tutti i suggerimenti che la vita, nel suo naturale procedere giorno per giorno, gli offre si scontrano con la realtà che... di suggerimenti non ne arrivano proprio.
Il vuoto assoluto.

Un vuoto riempito dal panico, dalla rabbia, dalla frustrazione, dalla paura di non essere (semplicemente?) in grado di costruire ab nihilo una trama, di infilarci dentro un protagonista e dei personaggi, immaginandone le dinamiche, le interazioni, di collocarli in un contesto storico-sociale...: Alessandro è ossessionato dalla ricerca di un'ispirazione che sembra sfuggirgli, che pare ridere di lui e scappare lontana, lasciandolo solo, incompreso, senza risorse alcune, senza idee.

Anche l'amata Clara non lo capisce davvero e la sua irritante accondiscendenza non è di stimolo né di aiuto. Anzi, fa sentire il fidanzato ancora più solo.

Strisciante e perfido, il pensiero di contattare Marinetti, ridargli i soldi e abbandonare il progetto, si insinua ed è forte. Un pensiero fisso.

Riuscirà Alessandro ad acchiappare finalmente questa benedetta ispirazione e a scrivere il romanzo per Giancarlo?
Quanto pesa il fatto che nel suo caso scrivere un libro sia frutto di una richiesta, di una precisa  commissione, accompagnata da un pagamento, come se si trattasse di un normalissimo lavoro da consegnare (seppur senza scadenza)?
È forse la richiesta in sé a bloccare, o addirittura a far morire sul nascere, la possibilità di lasciarsi guidare da una genuina ispirazione?


Il romanzo ruota molto attorno alla tematica dell'ispirazione e l'autore lascia che il protagonista si perda nelle proprie elucubrazioni e riflessioni su cosa voglia dire essere ispirati, su cosa l'"accenda", se essa scatti a prescindere dalla volontà dell’artista o se questi decida, con un suo preciso meccanismo mentale, quando è il momento di lasciarsi guidare dall'ispirazione, e ancora se esistano luoghi adatti a coltivare la propria arte e a favorirne la creazione.

Il ritmo narrativo non è serrato, come potete immaginare dal fatto che è pregno di pensieri e meditazioni, in particolare sull'argomento principale, ma anche sulla letteratura, l'arte, il calcio (il Milan), il cinema (viene menzionato un film che è tra i miei preferiti, come lo è per Alessandro: "Il Corvo", reso iconico dalla presenza dell'attore Brandon Lee, che purtroppo perse la vita proprio mentre girava una scena del film), la filosofia  e, a tal proposito, è molto interessante il riferimento al filosofo Leibniz, da cui l'autore riprende il titolo stesso del libro.

Mi è piaciuta l'attenzione posta alle mille domande e speculazioni di Alessandro, che ne fanno emergere la personalità, le insicurezze; la commissione cambia per sempre la sua esistenza, proiettandolo in una dimensione a lui sconosciuta e, se è vero che lo getterà in una profonda crisi, dall'altro affinerà sicuramente la sua sensibilità e la sua capacità di guardarsi dentro, senza filtri ma con estrema - e a volte dolorosa - onestà, con la consapevolezza che per esprimere la propria creatività non deve guardare a quella degli artisti passati ma scrutare dentro sé stesso.

Un romanzo breve ma che mi è piaciuto per i ritratti psicologici dei personaggi, che sono profondi, riflessivi e ben caratterizzati, e per lo stile di scrittura, preciso, molto piacevole, accurato e non banale. 


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