Visualizzazione post con etichetta intervista. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta intervista. Mostra tutti i post

venerdì 30 maggio 2014

INTERVISTA A SOFIA DOMINO, AUTRICE DI "COME LACRIME NELLA PIOGGIA"



Buongiorno carissimi lettori!!
Questo è un appuntamento speciale perchè siamo nel mondo delle interviste con gli autori...!
Anzi, per essere precisi, con un'Autrice, già ospitata nel blog...!
Sto parlando di Sofia Domino e del suo secondo romanzo, "Come lacrime nella pioggia" (RECENSIONE), legato ad un'importante iniziativa di cui vi ho parlato più volte nei giorni scorsi.

  1. D. Ciao Sofia! Anzitutto grazie per essere di nuovo qui su Chicchi di pensieri, insieme a me e a quanti ci stanno leggendo!
    Grazie di cuore a te per questa opportunità, e un saluto a tutti coloro che ci stanno leggendo!
  2. D: "Come lacrime nella pioggia" è il tuo secondo romanzo pubblicato e ancora una volta hai deciso di affrontare una tematica quanto mai reale e forte. In "Quando dal cielo cadevano le stelle" hai collocato la tua storia nel difficile contesto della Seconda guerra Mondiale e della persecuzione degli Ebrei. In questo secondo libro, invece, trasporti il tuo lettore in un Paese esotico, tanto affascinante quanto vasto e non privo di diversi aspetti "negativi".
    Cosa ti ha spinta a scegliere l'India come ambientazione della tua storia?
    Adoro parlare di tematiche forti e scrivere di argomenti che, secondo me, meritano di avere una voce, come la persecuzione degli ebrei nel mio romanzo d’esordio “Quando dal cielo cadevano le stelle” e come le condizioni di vita delle donne in India in “Come lacrime nella pioggia”.
    Nonostante l’India mi abbia sempre affascinata, ho deciso di scrivere “Come lacrime nella pioggia” in maniera molto naturale. Ricordo che stavo navigando su internet quando m’imbattei in alcune fotografie che ritraevano bambine, ragazze e donne impegnate a manifestare. Alzavano dei cartelloni al cielo e nei loro occhi era impressa la forza e il coraggio. Ammiro molto le persone forti e indipendenti, e subito mi sono chiesta per che cosa stessero manifestando quelle donne indiane.
    Ecco come, giorno dopo giorno, mi sono ritrovata catapultata in una realtà di cui non potevo rimanere indifferente.
    L’India è definito dalle Nazioni Unite il Paese peggiore in cui nascere donna. Nascere donna è in India è la tua condanna. Una bambina indiana, solitamente, non raggiunge il quinto anno di età. Si stima che ogni venti minuti una ragazza indiana sia violentata...
    Ancora oggi le ragazze – specialmente nei villaggi rurali – sono obbligate a interrompere gli studi per sposarsi con uomini che non conoscono, sono vendute a delle aste, sono picchiate… Le donne in India non sono nessuno.
    Come potevo rimanere indifferente davanti a tutto questo? Prima di scrivere “Come lacrime nella pioggia” mi sono chiesta se avessi materiale a sufficienza per trasformare le mie idee in romanzo, e quando ho scoperto che potevo trovare numerose informazioni e leggere testimonianze, ho capito che questo sarebbe stato il mio secondo romanzo, anche se sia “Come lacrime nella pioggia” sia “Quando dal cielo cadevano le stelle” sono stati scritti senza pensare a una pubblicazione. Ma adesso sono molto contenta di aver pubblicato anche “Come lacrime nella pioggia”, di accendere i riflettori sull’India, su tutte quelle bambine, ragazze e donne che meritano una vita migliore.
  3. D: Quando hai deciso di incominciare a scrivere un libro impegnativo come questo - in cui la violenza sulle donne indiane e le loro condizioni di vita davvero terribili sono poi il fil rouge della storia -, come ti sei mossa nelle tue ricerche per poter presentare delle vicende che fossero il più possibile vicine alla realtà?
    Prima di scrivere “Come lacrime nella pioggia” ho svolto numerose ricerche e ho raccolto altrettante testimonianze. Volevo che il lettore potesse sentirsi in India, immerso nei colori e nei sapori del Paese. Ho cercato numerose informazioni sulle varie città indiane, e naturalmente su Kailashpur, il villaggio rurale in cui si svolge gran parte della storia.
    Per quanto riguarda il personaggio di Asha, ragazzina indiana quindicenne, ho dovuto svolgere un lavoro molto attento. Lei è la “portavoce” di tutte le ragazzine che vivono in India. I suoi modi di parlare, pensare e reagire sono ispirati a testimonianze di ragazze che hanno subìto gran parte di quello che subisce Asha durante la storia.
    È stato scioccante rendersi conto che ci sono ragazze della mia età che vivono in condizioni disumane. Molte di loro non lavorano, non hanno soldi, e per loro anche solo un sogno costa troppo.
    Fortunatamente nelle più grandi città indiane le cose si stanno smuovendo, e sempre più donne riescono a trovare la loro indipendenza, il loro posto nel lavoro, ma non basta. Anche in città come Nuova Delhi le donne vivono sotto la costante paura di essere avvicinate dagli uomini, di essere violentate.
    La polizia indiana, corrotta, non offre alcun sostegno alle ragazze vittime di stupro. In India si dice che se una donna viene violentata, la colpa è sua, del suo modo di vestirsi, di atteggiarsi…
    E, naturalmente, anche le bambine sono violentate. Basta ricordare la vicenda di quella bambina di quattro anni, violentata il 17 aprile 2013 nella città di Ghansaur, rapita da due uomini che le avevano promesso una barretta di cioccolata. Oppure basta ricordare il caso della bambina indiana di cinque anni, torturata e mutilata nei genitali da due uomini. Caso che ha fatto scendere in strada numerosi manifestanti.
    Ma queste sono soltanto due delle vicende che rendono l’India un Paese terribile.
    Una donna in India non ha alcuna difesa, alcuna protezione. Bambine sono costrette a lavorare, e ragazzine dei villaggi rurali inseguono delle promesse che, alla fine, si trasformano in incubi.
    Ho letto testimonianze di bambine di nove anni vendute in spose, di ragazzine che vorrebbero solo studiare, di ragazze vendute ad aste, costrette a prostituirsi, rinchiuse, bruciate vive…
    Tutto ciò che Asha subisce nel mio romanzo, e che subiscono le altre ragazze indiane, è realtà. Non è frutto della mia immaginazione.
    Naturalmente, i rapporti tra Asha e Sarah e gli altri personaggi sono frutto della mia fantasia, così come i vari avvenimenti, ma le atrocità che circondano Asha, in India sono all’ordine del giorno.
    L’India non è un Paese per donne, eppure troppe bambine, ragazze e donne sono costrette a viverci.
    Non avrei mai creato il personaggio di Asha senza avere la certezza di non poter dare alle donne indiane la loro giustizia, senza avere la certezza di poter dare loro quella voce che, ancora, non riesce a varcare il confine dell’India.
  4. D: Sarah è molto giovane eppure tanto determinata nel voler far sua la "causa" di Asha. Potremmo dire che in lei c'è quella parte di te che si vuol impegnare in modo personale (per quel che ti è possibile chiaramente) in "battaglie" come queste?
    m
    Sì, credo di sì. Sia io sia Sarah vogliamo dare una voce alle donne dell’India, vogliamo accendere i riflettori sulle verità nascoste di quel Paese e vogliamo migliorare le condizioni di vita delle donne indiane. Anch’io sono molto forte e determinata, e nonostante abbia molti lati diversi da Sarah, ci unisce la stessa voglia di lottare. Credo sia bellissimo che lei abbia avuto la possibilità di conoscere Asha, una ragazzina tanto dolce quanto vogliosa di lottare per la sua vita, una ragazzina con tanti ideali e con molti sogni, come quello più grande, il sogno di poter essere libera.
    Anni fa adottai a distanza una bambina indiana, Reshma, aveva sette anni e ho ancora la sua fotografia. Un giorno, però, l’associazione alla quale mi ero rivolta per adottare un bambino a distanza m’informò che Reshma e la sua famiglia avevano lasciato la zona in cui si trovava l’associazione per andare alla ricerca di fortuna. Di conseguenza, loro non avrebbero più potuto mandarmi sue notizie ed io non avrei più potuto sostenerla e ricevere dei disegni da parte sua.
    Mi dispiacque molto, e ancora adesso mi chiedo dove sia, se ha trovato quella fortuna che tanto cercava e meritava.
    Come accennato prima, sono sempre stata affascinata dall’India, e chissà, se prima credevo che sarei andata in India per incontrare Reshma, adesso mi chiedo se ci andrò mai, magari per aiutare di persona quei bambini, quelle ragazzine, quelle donne che sognano un futuro migliore.
  5. D. E quanto invece c'è di te nel personaggio dolce e forte insieme della piccola Asha?
    Nonostante Asha viva in una nazione molto lontana dalla mia, e nonostante le nostre culture siamo molto diverse, la ammiro molto e in lei c’è qualcosa di me. Siamo accomunate dalla forza, dalla voglia di lottare per quello in cui crediamo e da quel lato sognatore, che ci fa alzare lo sguardo sull’immensità del cielo e sul volo di un uccello... Asha, però, ha anche molti aspetti diversi da me, dati dalla nascita in un Paese con determinate leggi e usanze. Inoltre, durante il corso della storia, Asha vive nella violenza, nella paura, vive circondata da persone che vogliono annientarla, che vogliono rubarle anche l’ultima goccia di vitalità. Io, invece, sono estremamente fortunata a vivere in un Paese sicuro, dove posso godere del rispetto altrui.
    Comunque, mi sento molto legata a entrambe le protagoniste di “Come lacrime nella pioggia”, e so che ormai fanno parte della mia famiglia.
  6. D: Se è vero che gli uomini indiani, per la maggior parte, nella storia narrata, non spiccano per la propria gentilezza e, anzi, molti di essi appaiono come dei bruti senza sentimenti, a "riscattare" la categoria, in un certo senso, ci pensa Abhai, fidanzato di Sarah. Cosa vorresti dire su questo tuo personaggio?
    Abhai ha lasciato l’India alla tenera età di cinque anni, per cercare fortuna negli Stati Uniti assieme a suo padre Ijay. Credo che l’aver lasciato da bambino la mentalità ristretta del suo villaggio abbia favorito il comportamento di Abhai, e credo anche che il merito sia di suo padre, che nonostante il suo essere nato e cresciuto in India, ha insegnato al figlio che le donne valgono quanto gli uomini.
    Abhai è un personaggio tranquillo, sincero e follemente innamorato di Sarah. Vuole avere una famiglia con lei e, come vediamo nel romanzo, farebbe qualsiasi cosa per Sarah. Se delle volte Abhai può sembrare un personaggio di sfondo, lentamente ci rendiamo conto che per Sarah la sua presenza è fondamentale, e scopriamo che Abhai dovrà affrontare delle scelte molto importanti.
    In “Come lacrime nella pioggia”, con il personaggio di Abhai, ho voluto mostrare che ci sono numerosi uomini che rispettano le donne e vorrebbero vederle felici e protette.
  7. D: Sofia, non ti nascondo che diversi passaggi (soprattutto relativi al punto di vista di Asha) mi hanno "turbata", nel senso che - essendo molto "forti" - ho trovato quasi difficile leggerli, come se l'immedesimazione con il personaggio facesse soffrire anche me. Ecco, volevo chiederti se e quanto immaginare e scrivere certe scene ed esperienze dure di Asha ti sia "costato", dal punto di vista della partecipazione emotiva.
    Sono sempre contenta quando una lettrice mi dice di essere rimasta “turbata” da alcuni passaggi dei miei libri, perché sento di aver raggiunto il mio scopo, di aver mostrato al  alcune realtà, in questo caso le condizioni di vita di troppe ragazze indiane.
    Come ho accennato prima, il personaggio di Asha è stato arricchito da numerose testimonianze di ragazze vendute, rapite, violentate e picchiate. Scrivere certe scene è stato emotivamente pesante e anche doloroso. Quando scrivo i miei romanzi lascio il posto ai miei personaggi, e nella parte di “Come lacrime nella pioggia” scritta dal punto di vista di Asha, ho lasciato il posto a lei. Era lei che scriveva, e tutto era così vero… La sua paura era vera, la sua speranza era la mia, così come quel dolore che le toglieva il respiro, che le ricordava che ormai aveva perduto tutto, anche la sua innocenza.
    Scrivere certi passaggi è stato peso e mi sentivo struggere nel sapere che tutto quello non era frutto della mia fantasia, ma che le varie vicende erano ispirate a testimonianze che avevo letto. Però solo scrivendo la verità e solo mostrando ogni lato, ogni piccola emozione, sapevo che avrei dato alle donne indiane la voce che meritavano.
  8. D. Qual è il messaggio, lo scopo principale, che desideri i tuoi lettori possano conservare, dalla lettura di questo tuo romanzo?
    Ho scritto “Come lacrime nella pioggia” per accendere i riflettori sulle condizioni di vita delle donne in India, sui diritti negati, sulla forza delle donne e sull’importanza di una vera amicizia. Sono stata molto contenta di aver ricevuto dei messaggi da parte di alcune lettrici che mi hanno fatto sapere che ne sapevano poco o niente di questi argomenti. Una di loro, proprio ieri, mi ha detto che ormai tutto questo le sta a cuore, altre mi hanno detto che si sentono tanto fortunate di vivere in una nazione in cui le donne valgono quanto gli uomini…
    Ho reso il mio romanzo leggibile gratuitamente (per ricevere il pdf di “Come lacrime nella pioggia” basta inviarmi un’e-mail all’indirizzo sofiaromanzo@yahoo.it) perché voglio che le condizioni di vita delle donne indiane siano conosciute, perché voglio aiutare le donne dell’India. Ecco perché sostengo Change.org e Amnesty International.
    Su Change.org (piattaforma online gratuita di campagne sociali) ho lanciato una petizione indirizzandola al governo indiano, per migliorare le condizioni di vita delle donne, e incoraggio tutti a firmarla.
    Firmare la petizione è veloce e gratuito e, una volta che avrò raccolto un elevato numero di firme, farò pressione sul governo indiano (accompagnando le mie parole dalla petizione), oppure mi rivolgerò a chiunque altro possa aiutare le donne indiane.
    Per crescere, la mia petizione ha bisogno di ogni firma.
    Prima di lasciare il link diretto alla mia petizione, ci tengo a ringraziarti ancora una volta, Angela, per aver già firmato la mia petizione e per aver già parlato delle cause benefiche che supporto.
    L’unione fa la forza.
     
    Con il mio romanzo, incoraggio anche a sostenere Amnesty International, che da cinquant’anni difende i diritti umani. Il loro lavoro è impressionante, e credo fermamente che ogni essere umano vada protetto, difeso.
    Amnesty International vive solo grazie al supporto economico dei loro soci e sostenitori: per rimanere imparziale e indipendente, infatti, non accetta soldi dai governi. Anche le imprese e le istituzioni economiche possono contribuire attivamente. 
    Sostenerli vuol dire difendere i diritti e le libertà fondamentali di ogni essere umano.
    Chiunque può sostenere Amnesty, una famiglia, un privato, un'associazione e anche uno studente!
    Sostenere Amnesty International è semplicissimo e sicuro: puoi farlo versando una delle quote associative o una quota libera!
    Vai al link:
    Oppure puoi attivarti con Amnesty contattando il Gruppo Locale o l’ufficio regionale della tua zona. Puoi partecipare alle manifestazioni di Amnesty, firmare gli appelli dell’associazione, iscriverti alla Newsletter per tenerti aggiornata o fare shopping acquistando gli articoli a marchio Amnesty International, prodotti dal commercio equo e solidale!
    Vai al link:
     
    Grazie a nome mio e a nome di tutte le donne dell’India!
     
     
    9) D. Finora ci hai donato due romanzi non fiction, intensi e strettamente aderenti alla realtà (tanto del passato quanto del presente). Pensi di allargarti anche al genere fiction? Stai già lavorando a un nuovo libro?
    Al momento sono molto interessata a scrivere dei romanzi in cui tratto situazioni nascoste o dimenticate. Non scrivo testimonianze, ma scelgo un tema che mi sta a cuore, che mi emoziona, e poi cucio una storia intorno ad esso. In questo modo posso esprimermi quanto voglio, posso far accadere numerose cose, posso decidere io i vari passaggi e i rapporti tra i personaggi. Posso aggiungere vari ingredienti, quali l’amore, l’amicizia e della suspense, continuando però a portare alla luce delle tematiche che, secondo me, meritano di essere lette.
    Per dei progetti futuri ho delle idee in testa, ma sono ancora in alto mare. Non so ancora con esattezza se riuscirò a trovare delle informazioni sufficienti per trasformare le mie idee in un romanzo, ma sicuramente m’impegnerò al massimo, anche perché la storia che ho in mente m’interessa molto.
    Inoltre, vorrei far tradurre “Come lacrime nella pioggia” in lingua inglese, così da far conoscere mondialmente le condizioni di vita delle donne indiane.
    Naturalmente, qualunque cosa sceglierò di fare, terrò sempre aggiornati i miei lettori e tutti i blogger che mi hanno sostenuto dall’inizio di questa bellissima avventura, come hai fatto tu!
10.D. Sofia, sei stata gentilissima e, ringraziandoti di cuore per la tua disponibilità e per questa chiacchierata, ti faccio ancora una volta i miei in bocca al lupo per altri progetti futuri!
  1. Grazie a te per la disponibilità e per la bella chiacchierata, è sempre un piacere essere ospite nel tuo blog! Un caro saluto anche a tutti i lettori!

lunedì 20 gennaio 2014

Charis Interview: Quattro chiacchiere con le Autrici



Buongiorno carissimi lettori e amici!!

Giorni fa vi avevo segnalato e presentato due interessanti anteprime in digitale, la cui uscita è prevista per il 27 Gennaio, giorno in cui ci si ferma a ricordare la persecuzione e lo sterminio da parte dei nazisti a danno di Ebrei e non solo; una giornata che va commemorata perchè ricordare serva a non ripetere più certe abominazioni di cui, purtroppo, l'uomo è stato (ed è ancora...) autore.

Vi ricordo i romanzi:

Amburgo, 1943. La vita di Josepha, quindici anni, trascorre fra le uscite con le amiche,
le lezioni e i sogni, nonostante la Seconda Guerra Mondiale.
Le cose cambiano quando suo padre decide di nascondere in soffitta una famiglia di ebrei.
Fra loro c'è Rina, e con lei sboccia una delicata amicizia .
 Ma quando Josepha dovrà rinunciare alla sua casa e dovrà lottare per continuare a sperare
 e per cercare di proteggere Rina, l'unione fra le due ragazzine,
continuerà a riempire i loro cuori di speranza.
Un romanzo che dà voce degli "eroi silenziosi",
a coloro che hanno aiutato gli ebrei in uno dei periodi più bui della Storia.


Lia ha tredici anni, è una ragazzina italiana di origini ebree piena di sogni e di allegria;
quando scoppia la Seconda Guerra Mondiale e arrivano le leggi razziali, la sua vita cambia,
e con la sua famiglia è costretta a rifugiarsi in numerosi nascondigli, a sparire dal mondo.
 Il 16 ottobre 1943, la comunità ebraica del ghetto di Roma viene rastrellata dalla Gestapo
 e i nazisti le ricorderanno che una ragazzina ebrea non ha il diritto di sognare, di sperare, di amare.
 Di vivere. Lia sarà deportata ad Auschwitz con la sua famiglia, e da quel giorno avrà inizio il suo incubo.
Terrore, lavoro, malattie, camere a gas, morti. E determinazione.
Quella che Lia non vuole abbandonare.
 Quella determinazione che vorrà usare per gridare al mondo di non dimenticare.



Allora, Rebecca e Sofia, anzitutto grazie per essere qui nel mio piccolo spazio virtuale. 

Sofia: Grazie a te! È un piacere essere qui.
 
Rebecca: Grazie a te per ospitarmi!

Per  me è un vero piacere poter condividere qui su Chicchi di pensieri l'uscita dei vostri romanzi, soprattutto in occasione di un appuntamento annuale così importante come "La Giornata della Memoria".
La prima domanda che desidero farvi è, semplicemente: vi va di raccontarci qualcosa di voi?

Rebecca: Sono una ragazza di 29 anni, abito in Toscana e ho cominciato a scrivere quando ero bambina. La scrittura è sempre stata una passione, per me, anche se purtroppo nel corso dell’adolescenza l’ho abbandonata, riprendendola più avanti. Mi definisco una persona determinata, sicura di sé, mi piace godere delle piccole cose della vita e passare del tempo con mia sorella.

Sofia: Anche per me è molto importante parlare di un argomento che mi sta tanto a cuore e poterlo fare per La Giornata della Memoria. Comunque certo, ti racconto qualcosa di me; ho ventisei anni, abito in Toscana e amo scrivere. Amo tutto quello che è creativo, ma la mia prima passione è, appunto, la scrittura. Sono una ragazza curiosa, solare, determinata e che ama vivere nuove esperienze.

Sofia e Rebecca, pur essendo questa la vostra prima pubblicazione, non è probabilmente il vostro primo scritto. Quando e com'è nata la passione per la scrittura?

Sofia: Ho cominciato a scrivere quando avevo sette anni. All’inizio usavo i classici quaderni della scuola, poi sono passata alla macchina per scrivere e, infine, al computer. Ho sempre avuto una grande immaginazione e trovo che ogni emozione, ogni musica, ogni volto e ogni vicenda possa trasformarsi in uno spunto per un nuovo romanzo. Da bambina ero contenta di andare a scuola principalmente quando potevo scrivere dei lunghi temi, e con il passare degli anni ho maturato questa mia passione.
Con rammarico, devo dire che verso l’adolescenza ho smesso di scrivere per dedicarmi ad altro. Ho fatto alcune esperienze ma, alla fine, sono tornata alle origini. Adesso scrivo ogni giorno e quotidianamente butto giù idee. Finalmente ho capito che la scrittura è la mia vera passione e, dopo essermi migliorata nel corso degli anni e dopo aver imparato dai miei stessi errori, ho deciso di fare un passo avanti e di far uscire il mio primo romanzo; “Quando dal cielo cadevano le stelle”.
 
 
Rebecca: Hai indovinato, “La mia amica ebrea” non è il mio primo scritto. Come ho accennato poco fa, la mia passione per la scrittura è cominciata quando ero bambina. A scuola mi piaceva scrivere temi, e spesso scrivevo anche nel tempo libero. Naturalmente, quando ero piccola si trattava di scritti brevi, qualche pagina al massimo, ma crescendo ho scritto dei romanzi brevi e anche dei veri e propri romanzi in quanto a lunghezza, però erano solo esercizi di scrittura.
Durante gli ultimi anni ho sperimentato vari generi, ma ho sempre avuto una predilezione per le storie che possono far riflettere, storie a volte controverse. Per alcuni anni ho messo da parte la scrittura dedicandomi ad altro, anche perché ho vissuto a Londra con mia sorella per un anno, e quindi avevo meno tempo da dedicare alla mia passione. Per fortuna che poi ho ricominciato a scrivere, perché adesso non smetterei più!
 

Per le vostre storie, avete dei modelli di scrittori/scrittrici cui guardate e vi ispirate? E per quanto riguarda il genere letterario?

Rebecca: No, onestamente non ho una scrittrice o uno scrittore cui m’ispiro ma leggo molto, e leggo quasi tutti i generi, pur non avendone uno preferito.
 
Sofia: Non ho una scrittrice cui m’ispiro. Leggo spesso e mi piace variare autori, e lo stesso vale per il genere letterario. Naturalmente ho delle preferenze di stile ma credo che possiamo imparare da ogni libro, bello o brutto che sia.

Quando cominciate ad avere delle idee per un'eventuale storia, le condividete tra voi? Vi consigliate? 

Rebecca: Sì! Mia sorella ed io parliamo di tutto e ovviamente le nostre storie e idee non fanno eccezione. L’altra è un supporto importantissimo sin dall’inizio e a volte è successo che sia stata mia sorella a dirmi un’idea geniale o a risolvere il problema di un passaggio che non tornava. Poi, una gran comodità è che nelle varie fasi di rilettura e in quelle di editing, io leggo i testi di Sofia e lei legge i miei, con il risultato che magari riusciamo a vedere refusi, errori di battitura, ecc… che possono sfuggire più facilmente all’occhio dell’autrice. In generale, direi che mia sorella è il mio lettore ideale, perché siamo sulla stessa lunghezza d’onda nella vita e, di conseguenza, anche nel modo di scrivere e di leggere.
 
Sofia: Quando una delle due dice all’altra “mi è venuta in mente un’idea per il prossimo romanzo…” allora il più delle volte quelle idee poi si trasformano veramente in un libro. Alcune volte capita che in una giornata abbiamo cento idee per la testa, allora ci scambiamo solo quelle più valide. Mia sorella ed io siamo andate sempre molto d’accordo e siamo unite da un legame fortissimo, quindi è sempre un piacere aiutarci a vicenda e consigliarci. Ragioniamo insieme e alcune volte decidiamo dei passaggi importati proprio discutendone. È sempre molto importante farlo ma è anche divertente. Stimo molto mia sorella quindi trovo molto importante ascoltare i suoi suggerimenti e cercare di metterli in pratica.

Entrambe, pur essendo molto giovani, avete scelto di esordire ufficialmente nel mondo letterario con due romanzi ambientati in uno dei periodi più oscuri e drammatici della nostra Storia. Qual è il motivo che vi ha spinto a scegliere proprio la Seconda Guerra Mondiale quale ambientazione ed, in particolare, la ferocia del nazismo e le sue vittime?

Sofia: Ho sempre voluto dare una voce a chi non ne ha una e ho sempre voluto raccontare le atrocità del nazismo. Quando ho finito di scrivere “Quando dal cielo cadevano le stelle” ho sentito dentro di me il bisogno di far uscire questo romanzo perché nessuno dimentichi quello che hanno subìto tutte le persone che sono state rinchiuse in un campo di concentramento. La vita durante la Seconda Guerra Mondiale era molto dura; il cibo continuava a diminuire e i bombardamenti si susseguivano. Il mio romanzo è ambientato a Roma e, grazie alle numerose testimonianze che ho letto prima di scriverlo, so quanto la popolazione fosse spaventata dalla guerra. Ma la domanda che mi sono chiesta è: che cosa significava essere ebrei durante la Seconda Guerra Mondiale?
Che cosa significava temere l’arrivo dei nazisti?
Il 16 ottobre 1943 il ghetto ebraico di Roma è stato rastrellato dalla Gestapo e troppe famiglie ebree sono state catturate. Anche Lia, la protagonista di “Quando dal cielo cadevano le stelle”, viene catturata assieme alla sua famiglia e, d’improvviso, viene internata ad Auschwitz. Il romanzo non si ferma qui, ma prosegue ed entriamo con Lia in uno dei peggiori campi di concentramento realmente esistiti.
Ho scritto questo romanzo per dare una voce a chi non ha potuto averne una, per non dimenticare tali atrocità e perché tutto questo non avvenga mai più.
In molti definiscono il tema dell’Olocausto “troppo deprimente” ma io non credo che questa sia una ragione valida per voltare le spalle a un periodo del nostro passato neanche troppo lontano. Ho voluto scrivere proprio su questo tema per far riflettere, per far piangere e per far sognare. Inoltre, credo che per una scrittrice potersi esprimere e dare voce a così tante emozioni, al dolore puro, alla gioia vera, alla speranza, alla vita… sia semplicemente meraviglioso.
 
 
Rebecca: Sono sempre stata interessata alla Seconda Guerra Mondiale perché penso che, con tutte gli eventi che sono successi in quegli anni, partendo proprio dalla ferocia dei nazisti nei confronti degli ebrei e da cosa volesse dire vivere nella Germania nazista, la Seconda Guerra Mondiale sia una fucina di possibili idee per romanzi che si focalizzano su vari argomenti, pur trattando sempre dello stesso periodo.
Parlando nello specifico de “La mia amica ebrea” ho deciso di scrivere il romanzo dal punto di vista di Josepha, una ragazza di quindici anni che vive ad Amburgo, nel 1943, che è cresciuta indottrinata da Hitler e dalla sua politica. E che, improvvisamente, si ritrova una famiglia di ebrei nascosta in soffitta, fra cui Rina, una ragazza della sua età. Con il mio romanzo, ho cercato di rispondere alla domanda: che cosa significava crescere nella Germania nazista? Penso che i lati più nascosti delle storie più famose siano molto interessanti, proprio perché, sotto la superficie, spesso si nascondono storie di persone coraggiose, come gli “eroi silenziosi” che sono davvero esistiti e che hanno aiutato gli ebrei durante il nazismo.

Sofia, il tuo romanzo, "Quando dal cielo cadevano le stelle" ha come protagonista una ragazzina di soli 13 anni che si trova ad affrontare la terribile esperienza della deportazione, reagendo però ad essa con tutta la determinazione possibile. Quanto di te c'è nella personalità di Lia? La storia che hai scritto è ispirata a qualcosa in particolare o è totalmente frutto della tua fantasia?

Ho deciso di scrivere di una protagonista di tredici anni così che il lettore cresca con lei. Durante il romanzo viviamo al fianco di Lia, sentiamo le sue paure e conosciamo la sua famiglia. Come ogni ragazzina, Lia è piena di sogni e di speranze e, con il passare del tempo, vive il suo primo amore.
Ci tengo a far sapere che nel corso del romanzo passano gli anni. Ecco perché all’apertura ho deciso di far avere a Lia tredici anni, così che alla fine non fosse una giovane donna ma ancora una ragazza.
Quanto di me c’è in Lia? Moltissimo. Lei si ritrova coinvolta in una situazione atroce, ma decide di non smettere di lottare e continua a sognare. È frustrante doversi nascondere ed essere tagliati dal mondo, è terribile essere strappati dalla propria casa e dai propri sogni. È devastante essere rinchiusi in un campo di concentramento ed essere costretti a lavorare al freddo e sotto il controllo delle SS. È inaccettabile sentire la morte così vicina.
Lia si ripete che, fino a quando sarà al fianco della sua famiglia, riuscirà a essere forte, e so che anche per me è lo stesso. Sono sicura che, tra tutti i personaggi che ho incluso in “Quando dal cielo cadevano le stelle”, lei sia quella cui mi sento più vicina. Siamo entrambe molto determinate e ci piace sognare. Amiamo la vita e non smettiamo mai di ripeterlo.
Prima di scrivere “Quando dal cielo cadevano le stelle” ho svolto numerose ricerche e ho letto altrettante testimonianze; di famiglie di ebrei e di bambini e ragazzini che cercavano di trovare delle risposte a tutte quelle atrocità. La storia che si svolge nel mio romanzo è frutto della mia fantasia, ma alcune parti sono ispirate a situazioni realmente accadute.
 

Rebecca, anche tu in "La mia amica ebrea" tratti il tema della persecuzione degli Ebrei ma lo fai da un altro punto di vista, che è quello di coloro che, in un periodo tanto difficile, hanno scelto di dire NO a certe ideologie orribili, come il nazismo, appunto, divenendo così degli "eroi silenziosi", amici ed alleati di chi veniva perseguitato e scacciato. Cosa ti ha spinto a soffermarti su questo aspetto e quale messaggio desideri  che arrivi al lettore?

Come stavo dicendo nella risposta precedente, sono sempre stata affascinata dai lati meno conosciuti delle vicende che sono passate alla storia. La protagonista del mio romanzo, all’inizio può apparire come un mostro: è talmente abituata a sentir dire certe cose sugli ebrei che, quando se li ritrova in casa, vorrebbe semplicemente che se ne andassero, incurante dei rischi che correrebbero una volta fuori, delle sofferenze che hanno già dovuto patire e delle persecuzioni nei loro confronti. Ma, dentro Josepha, c’è qualcosa che sboccia lentamente, e che è sempre stato lì: una sorta di germoglio che sarà proprio il rapporto con Rina, la giovane ebrea, a far crescere.
Ci sono tante cose che vorrei che i lettori portassero con sé dopo la lettura: quanto doveva essere dura la vita durante la guerra, come la precarietà della vita stessa la rendesse più preziosa, dando valore a ogni singolo attimo; vorrei che le persone, specialmente i più giovani, smettessero di passare tutto quel tempo davanti al computer o a giocare sul cellulare e seguissero con lo sguardo il volo di un uccellino nel cielo, come fanno le due ragazze del romanzo e, naturalmente, vorrei che ricordassero tutte le persone, adulte e giovani, che sono esistite davvero e che hanno pagato – spesso con la vita – per aver aiutato degli ebrei durante il nazismo.
Vorrei anche le lettrici, specialmente le più giovani, fossero spronate dal comportamento di Josepha che, pur andando incontro a dei rischi, decide di seguire la vocina dentro di lei, che le dice qual è la strada giusta da seguire. Per fortuna, al giorno d’oggi non corriamo più pericoli così gravi e non dobbiamo più prendere decisioni tanto drammatiche, ma ci sono ancora le ingiustizie e un messaggio che ho voluto mandare è proprio quello di non rimanere indifferenti di fronte ai problemi e alle difficoltà altrui, che possono essere anche piccolezze, ma di fare quanto in nostro potere per aiutare gli altri, perché, se lo facessero tutti, la società diventerebbe migliore.

C'è un libro in particolare, che tratta la "tematica" della Shoah - eccetto il vostro ovviamente - che avete amato e che consigliereste a chi ci sta leggendo?

 Sofia: Sicuramente consiglierei “Il diario di Anna Frank”. Come tutti sappiamo questo non è un romanzo, ma il diario racchiude le testimonianze di una ragazzina ebrea costretta a nascondersi con la sua famiglia. Sfortunatamente, Anna, una volta deportata, non ha avuto modo di continuare il suo diario, ma credo che quello che ha scritto nel suo rifugio segreto sia qualcosa di molto importante che tutti quanti dovrebbero leggere. Nonostante la sua giovane età, Anna aveva già le idee molto chiare e cercava di migliorare il mondo e di vedere sempre qualcosa di positivo tra la gente. Basta pensare a una frase nota del suo diario; “È davvero meraviglioso che io non abbia lasciato perdere tutti i miei ideali perché sembrano assurdi e impossibili da realizzare. Eppure me li tengo stretti perché malgrado tutto, credo ancora che la gente sia veramente buona di cuore”.
Essendo anch’io scrittrice, adoro che anche per Anna la scrittura fosse molto importante. È un grande peccato che una ragazza così giovane e talentuosa sia morta solo perché, appunto, ebrea.
 
 
Rebecca: Sono d’accordo con mia sorella, e consiglio “Il diario di Anna Frank” perché, trattandosi del diario scritto da una ragazzina che ha vissuto veramente durante la Seconda Guerra Mondiale, e che è stata costretta a nascondersi agli occhi del mondo a causa del suo essere ebrea, può mostrare chiaramente le paure, le angosce, ma anche le speranze di chi viveva a quel modo. Quello di Anna è un diario che si distingue da quelli pubblicati delle altre persone che hanno vissuto esperienze simili alla sua, perché era una ragazzina diversa dalla massa, che amava scrivere, sognare e che non andava d’accordo con le persone che le stavano intorno, inclusi i suoi famigliari. Persone che, generalmente, non riuscivano a vedere la bellezza della vita e si barcamenavano fra futilità. Penso che Anna Frank sia un esempio positivo per le giovani e non solo, un esempio di forza, dolcezza e coraggio, e il suo diario è un libro che tutti dovrebbero leggere almeno una volta nella vita.
 

Quali passioni coltivano Sofia e Rebecca, quando non scrivono?

Rebecca: Una mia grande passione, oltre la scrittura, è viaggiare. Ho abitato per un anno a Londra, ed è stata un’esperienza interessantissima. Sofia ed io abbiamo condiviso una casa nel centro della capitale inglese e abbiamo vissuto in stile british per ben un anno, per poi tornare al sole e alle lasagne J Ho visitato anche tanti altri luoghi, inclusi gli Stati Uniti, e penso che un viaggio sia simile al leggere un bel libro, ti coinvolge, ti sconvolge e quando torni non sei più come prima della partenza. Mi piace molto anche leggere, leggo un po’ di tutto, anche generi che non scrivo. Generalmente, mi piace passare il tempo in maniera tranquilla: passeggiare, giocare con il mio cane, passare il tempo con le persone con cui vado d’accordo, guardare un film che mi piace e, d’estate, passare pomeriggi interi al mare.
 
Sofia: La mia passione è la scrittura, ma ho moltissimi interessi. Adoro leggere, ascoltare la musica e viaggiare. Sono stata spesso negli Stati Uniti, ho vissuto un anno a Londra e ho visitato la Francia e la Spagna, ma penso che questo sia solo l’inizio. Siamo così fortunati a vivere in un periodo in cui possiamo viaggiare e spostarci velocemente! Ci sono molte altre cose che però mi piace fare, tra cui passare il tempo con la mia famiglia oppure, più semplicemente, sedermi ad ammirare il cielo, il tramonto, la natura… l’immagine perfetta sarebbe di me al fianco di mia sorella, l’azzurro del cielo sopra le nostre teste, gli uccelli che volano liberi e spinti dal vento e una bella canzone in sottofondo…
 

Ultima domanda..: avete pensato di scrivere un libro a "quattro mani"? State già lavorando a qualcos'altro?

Rebecca e Sofia: Non scriveremo mai un libro a quattro mani, ma avevamo già pensato di scrivere un libro “ a due”, una sorta di raccolta di storie brevi, accomunate da uno stesso argomento. Stiamo parlando di storie che troviamo interessanti, poco conosciute, che trattano di temi che dovrebbero scuotere la coscienza, ma che sono insufficienti in tema di documentazioni per svilupparci un romanzo completo. Non appena avremo del tempo, ci dedicheremo anche a questo progetto: per ora abbiamo un’idea del tema che raggrupperà le storie, e sicuramente sarà un tema d’interesse sociale.
 
Sofia: Come ho accennato, non passa un giorno in cui non scriva e non mi dedichi a fare degli appunti o a leggere testimonianze e informazioni per i miei prossimi romanzi. Ci tengo molto a dire che adesso sono in fase di editing del mio secondo romanzo che uscirà a giugno. Non posso dire molto sulla trama, ma i temi principali sono delicati e forti al tempo stesso. È ambientato in India, il Paese peggiore in cui nascere donna. E le protagoniste sono proprio due donne, diverse ma uguali, e l’argomento principale è la loro amicizia e loro voglia di essere libere e di lottare per la giustizia.
 
Rebecca: Sì, sto già lavorando a qualcos’altro, anche perché cerco di scrivere ogni giorno, quindi ho sempre dei progetti in cantiere. Il mio prossimo romanzo uscirà quest’estate, ed è un libro che ho scritto un po’ di tempo fa. Non posso anticipare molto al riguardo, ma per me scriverlo è stata una sfida stimolante perché, per la prima volta, ho portato su carta una persona realmente esistita, i suoi sogni, i suoi desideri, i suoi dolori, le sue paure, per dar voce a una ragazza la cui storia è sconosciuta ai più.
 

Bene, ragazze, grazie per essere state qui con me su "Chicchi di pensieri" e in bocca al lupo per tutti i vostri progetti futuri...!

Rebecca: Grazie a te per avermi ospitato e buona fortuna con il tuo blog!
 

Sofia: Grazie a te, è stata una bellissima “chiacchierata”! E crepi il lupo!

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...