giovedì 30 giugno 2022

GIUGNO 2022 - TRA LETTURE E SERIE TV



Il caldissimo mese di giugno sta per andar via e io mi accingo a riepilogare le letture (e non solo) del mese.


 


  1. DOVE SEI, MONDO BELLO di S. Rooney: un romanzo contemporaneo che narra di storie d'amore e d'amicizia e di quattro trentenni alla ricerca di un po' di bellezza in questo mondo un po' confuso (4/5).
  2. IL GIARDINO DELLE OMBRE CINESI di V. De Cecco: romanzo ambientato tra gli anni Venti e Trenta del secolo scorso; una serie di lettere portano alla luce segreti di famiglia (4/5).
  3. TRIESTE, 1974 di M. Stefani: romanzo di formazione; in una multietnica ed affascinante Trieste, scossa da attentati terroristici, le storie di alcuni ragazzi si incrociano; sullo sfondo la figura di Pasolini (4/5).
  4. I GUARDIANI DEL FARO di E. Stonex: ispirato a fatti realmente accaduti; un faro circondato dalle acque, tre uomini scomparsi; vent'anni dopo uno scrittore vuol capire cosa sia successo (4/5).
  5. LE VERITÀ DI MIRACLE CREEK di Angie Kim: thriller giudiziario; una camera iperbarica esplode, ci sono dei morti: tragico incidente o ci sono altre verità dietro? (4.5/5)
  6. PRIMAVERA, INDOMABILE DANZA di G. Aprile: raccolta di poesie a tema primaverile (3,5/5).
  7. LA BEFANA VIEN DAL NORD di E. Molaschi: young adult che affronta tematiche come la malattia (3/5).


Tra queste letture, quella che mi ha sorpresa maggiormente è stata LE VERITÀ DI MIRACLE CREEK, perché alla base c'è sì la ricerca della verità ma soprattutto si scava nelle personalità dei personaggi, indagando sulle loro motivazioni, sulle bugie, sui tentativi di giustificare le proprie colpe.



Sul fronte SERIE TV, mi son data da fare, anche perché avendo avuto il Covid un paio di settimane fa, sono stata costretta a stare a casa.

Vi ho già parlato di OUTLANDER (QUI il post) e vi ho ripetuto allo sfinimento che è una serie bellissima e che mi sentirò un'orfanella nell'attesa della settima stagione.

Altra serie che consiglio è RATCHED (QUI il post), una produzione Netflix basata sul personaggio di Mildred Ratched, l'infermiera rigorosa e algida che lavora nell'ospedale psichiatrico nel romanzo (e nell'omonimo film) "Qualcuno volò sul nido del cuculo". 

Bene, in questa trasposizione che vuol essere praticamente un prequel, conosciamo meglio Mildred, interpretata magistralmente da Sarah Paulson: una donna non solo molto rigida e sulle sue, ma soprattutto piena di segreti, con un passato alle spalle doloroso, che ha influenzato la sua vita e l'ha resa quella che è oggi, sostanzialmente una persona che si approccia agli altri in un modo tutto particolare. 

Calcolatrice, paziente, dalla mente diabolica, sa quando e come agire per raggiungere i propri scopi e non esita a commettere azioni terribili; c'è un che di torbido in lei, nonostante dia l'impressione di essere perfetta, distinta, pacata, razionale.
La serie mi è piaciuta per la complessità e le sfaccettature della protagonista (sì, l'infermiera sa essere un mostro... ma inaspettatamente ha anche lati umani, che talvolta escono fuori e te la rendono pure simpatica), per la trama principale ma anche per le dinamiche che si creano con personaggi secondari; certo, è un continuo scorrere di sangue e crudeltà varie, ma, insomma.., è pur sempre un thriller/horror psicologico :-D

E vogliamo parlare del sangue e delle aberrazioni di cui si macchia lui, lo psichiatra cannibale più malvagio del cinema, Hannibal Lecter?
Ho ripreso a guardare la serie HANNIBAL, sono alla terza stagione (ho guardato, per ora, le prime due puntate) e ovviamente il dottorino perverso dà il meglio di sé, sia nel fare a fette le proprie vittime che nel cucinarle, realizzando piatti saporiti e raffinati.
Ecco, raffinato è forse l'aggettivo che più si addice a questa serie: nonostante l'efferatezza del tema - i numerosi omicidi, il sangue (vero e immaginario) che scorre a iosa, i corpi dilaniati, su cui lo psichiatra riversa tutto il proprio estro, dei poveri disgraziati che finiscono in padella o esposti come opere d'arte in luoghi significativi dal punto di vista simbolico, la manipolazione mentale in cui Lecter è maestro -, c'è un che di elegante, di attraente, che coinvolge lo spettatore, che resta affascinato dal personaggio di Hannibal, sentendosene respinto e sedotto al contempo.
Non mancano i flashback (ad es., conosciamo il momento in cui la dottoressa Bedelia Du Maurier è entrata  ufficialmente e irrimediabilmente nelle grinfie malefiche e psicologiche di Lecter) e le allucinazioni. Eh già, perché quando si tratta di lui, l'altro protagonista della serie, non possono mancare i sogni ad occhi aperti, gli immensi giri mentali con cui ci si convince che una cosa è avvenuta e si è verificata in un certo modo, per poi scoprire che, appunto, era tutto uno scherzo di una mente turbata .

***** SPOILER - evita di leggere la parte evidenziata in nero se non hai terminato la seconda stagione *****
Sto parlando di Will Graham, che nonostante sia stato accoltellato dall'amico-nemico nell'ultima puntata della seconda, è sopravvissuto. Il suo rapporto morboso con Hannibal non è concluso e, un po' come noi spettatori, anch'egli ne è irresistibilmente attratto e soggiogato e, allo stesso tempo, lo odia perché diabolico.

Il cannibalismo dello psichiatra si sposta dagli USA all'Italia, prima a Firenze e poi a Palermo, dove 

l'uomo dà il meglio di sé, lasciando la propria maledetta impronta di sangue; ho incontrato Fortunato Cerlino (che nel mio cuore è sempre don Pietro Savastano): qui è un ispettore di polizia ossessionato, ormai da vent'anni, dai sanguinosi omicidi fiorentini (ho storto il naso davanti all'uso dell'espressione "mostro di Firenze"; evitabile, onestamente) e dal desiderio di fermare il terribile assassino.

Ok, non mi resta che proseguire e vedere quali prelibati piatti ha in mente per me lo psichiatra dal palato più delicato ed esigente che ci sia, che - finora non l'ho mai detto - non poteva avere un interprete migliore di Mads Mikkelsen. Ti fa sentire il brivido con uno solo dei suoi sguardi gelidi ma eloquenti e ti induce a chiederti: chissà con che spezie arricchirebbe il mio fegato e a che vino lo abbinerebbe? (ok ok, scusate la vena macabra).


mercoledì 29 giugno 2022

[[ SEGNALAZIONI - NOVITÀ EDITORIALI ]] romanzo storico/saga famigliare ♦ giallo-poliziesco ♦ racconto

 

Cari amici, stamattina torno con alcune segnalazioni, comprendenti una saga storica famigliare, due romanzi polizieschi/gialli e un racconto  chick- lit e molto estivo!


Il primo libro che vi presento è l’ultimo romanzo di Lisa Beneventi, una saga famigliare che ci accompagna nel secolo scorso e ci insegna a volare come le farfalle. 


SIAMO COME LE FARFALLE
di Lisa Beneventi


NUA Edizioni
580 pp

Quando i figli crescono e se ne vanno, “tu ti ritrovi a guardare sempre più spesso al passato […]. E pensi a tutte quelle persone che ti hanno preceduto, alle quali devi la vita, e che nessuno ricorda più. Anch’io sarò dimenticata tra due o tre generazioni? Capisci allora che la vita dura come quella di una farfalla, leggera, evanescente. Un batter d’ali ed è tutto finito. Ma in quel batter d’ali, quanti eventi, quanti cambiamenti, quante sofferenze!”

Comincia così la saga della famiglia paterna di Lisa Beneventi, una storia che copre gli anni dal 1724, gli anni della costruzione della Reggia estense di Rivalta, a pochi chilometri da Reggio Emilia, fino al secondo dopoguerra, gli anni dei sanguinosi eventi accaduti nel “triangolo rosso” dell’Emilia.
La Reggia estense di Rivalta, o Palazzo Ducale, fu commissionata da Carlotta d’Aglae, nipote di Luigi XIV, e dal principe ereditario Francesco Maria d’Este. Il progetto si ispirava alla Reggia di Versailles; fu infatti, per molti anni, sede di sfarzose feste che riecheggiavano il lusso parigino e, successivamente, occupata dalle truppe napoleoniche. Per l’appunto, la saga «Siamo come le farfalle» ripercorre due secoli colmi di importanti avvenimenti storici. Avvenimenti che si intrecciano con le vicissitudini familiari di due famiglie: i Beneventi e i Burani.

Questa è la storia di contadini e artigiani, i Beneventi e i Burani, che attraverso le esperienze degli anni dolorosi dell’oppressione estense, degli illusori momenti di libertà finalmente conquistata con la venuta di Napoleone a Reggio e la nascita della Repubblica Cisalpina, delle delusioni della Restaurazione, delle speranze riposte nelle guerre d’indipendenza e nel nuovo Regno d’Italia, prendono gradualmente 
coscienza della loro condizione, avvicinandosi prima al socialismo prampoliniano, poi al comunismo.
E con coraggio emigreranno in Francia per sfuggire ai “manganelli fascisti”, dove vivranno le speranze del Fronte Popolare e conosceranno un mondo nuovo, per poi ricadere nell’inferno della Seconda guerra mondiale. Il destino degli uomini si intreccia con il fato di intere Nazioni e mentre i governi cadono, la vita di queste famiglie viene stravolta. 

Attraverso i secoli, i Beneventi e i Burani sopravvivono, soffrono, gioiscono, ma con lo sguardo sempre rivolto al futuro. Vivono le ingiustizie, i lutti e la sofferenza ma imparano a lottare contro di essi per affermare i loro diritti. Non saranno tutti vincitori: alcuni non ce la faranno a sopportare il duro peso della vita. Ma tutti ci lasceranno la stessa eredità: la convinzione che per vivere bisogna “amare la vita”, “aprire le ali e volare”.

L'autrice.
Lisa Beneventi è nata a Reggio Emilia, Lisa Beneventi vive e lavora tra Quattro Castella e la Val Pusteria. Felicemente sposata, ha tre figli e due nipoti. Ama la montagna, l’opera lirica, la pittura astratta. Il suo hobby: creare gioielli. È stata docente di lingua francese nei licei della sua città e formatrice. E’ stata docente di lingua francese nei licei della sua città, formatrice e autrice di numerosi corsi multimediali di lingua francese per le scuole superiori pubblicati dalla Casa Editrice Zanichelli. Spinta dal desiderio di rinnovarsi è stata, in tempi più recenti, attratta dalla pittura, sua antica passione. Per la sua attività artistica ha ricevuto la medaglia di bronzo del Senato della Repubblica italiana. Non ha mai abbandonato l’interesse per la scrittura creativa. Negli ultimi anni, tale interesse si è concretizzato nella stesura del suo primo romanzo Noi siamo come le farfalle
.


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Il prossimo romanzo che vi segnalo, "Gli alberi del nord", è l'esordio poliziesco di Marco Bosonetto, che si cimenta per la prima volta in questo genere rispettandone tutti i vincoli, ma senza rinunciare alla sua cifra stilistica: una lingua tagliente e perturbante, complessa. Un giallo in cui non sono solo gli uomini a fare i protagonisti, ma anche il paesaggio tipico della pianura padana, col suo fascino provinciale e denso.

L’anziano commissario Gastaldi, quando meno se lo aspetta, si trova a dover far luce su un 
Ed. Baldini+Castoldi
320 pp
18 euro
GIUGNO 2022

caso inquietante: tre donne vengono trovate morte, impiccate a un albero, ma la sua indagine scopre un mondo ben più pericoloso di quello della prostituzione. 
Un mondo in grado di manovrare giudici e poliziotti, di corrompere persino gli incorruttibili.


Il commissario Gastaldi si sente già in pensione quando vengono scoperte tre donne africane impiccate a un ontano in riva al Po, vicino a Piacenza, in una mattinata di nebbia. 
Una delle tre, poco più che bambina, è ancora viva, aggrappata ai cadaveri delle altre. 

Le indagini imboccano subito la pista del regolamento di conti fra bande che sfruttano la prostituzione. 
Eppure Gastaldi non è convinto. C'è un eccesso di crudeltà in quel delitto che oltrepassa la razionalità criminale, per quanto distorta. 
Gli alberi del Nord portano strani frutti, risuona nella mente del commissario: la versione deformata di una canzone resa celebre da Billie Holiday, sui linciaggi degli afroamericani negli Stati Uniti del sud (Southern trees bear strange fruit). 
Ora sono gli alberi del Nord Italia a essere carichi dei frutti del razzismo. 
E il commissario Gastaldi ha raccolto uno di quei frutti che ancora respira, ma non è in grado di testimoniare, neppure quando riprende conoscenza, perché parla una lingua ignota, che appartiene a un gruppo etnico estinto. 
Stavolta il commissario Gastaldi, che per gran parte della sua carriera è riuscito a tenersi alla larga da inchieste pericolose, non può sottrarsi alla responsabilità di dare giustizia alla ragazza impiccata e sopravvissuta, intrappolata in una lingua che nessuno capisce. 
Vorrebbe tanto fare il nonno, dedicarsi a coltivare l'intelligenza precoce e un po' inquietante, del nipote Ettore, ristrutturare la casa di suo padre sulle Alpi e starsene lontano dalla pianura padana il più possibile. 
Invece si trova ad affrontare l'indagine più complicata della sua vita professionale, a un passo dalla pensione.

L'autore.
MARCO BOSONETTO ha pubblicato Il Sottolineatore Solitario (1998), Nonno Rosenstein nega tutto (2000, tradotto anche in Francia), Morte di un diciottenne perplesso (2003), Requiem per un'adolescenza prolungata (2008), Nel grande show della democrazia (2010), Un'ora sola (2015) e Il bacio della Dea Montagna (2018). Per i lettori più giovani ha pubblicato Uffa, cambio genItori! (2011) e L'economia è una bella storia (con Giacomo Vaciago, 2013, tradotto in coreano e cinese). Ha scritto anche per il teatro e per il cinema. In particolare, il film di Alessandro Aronadio Due vite per caso (tratto da Morte di un diciottenne perplesso) è stato presentato al Festival di Berlino nel 2010.


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Termino con l'autrice Maria Teresa Valle, che presenta la sua ‘Terza indagine per il Commissario Damiano Flexi Gerardi’.
Un nuovo appassionante caso in una Genova in festa per il Raduno degli Alpini. Edito da Fratelli Frilli Editori.


GENOVA, UNA PALLOTTOLA PER IL BECCHINO
di Maria Teresa Valle


Fratelli Frilli Editori
14.90 euro
Corre l’anno 1952 e Genova si appresta ad accogliere un importante avvenimento: la Venticinquesima Adunata Nazionale dell'Associazione Nazionale Alpini. 
Il commissario capo Damiano Flexi Gerardi, soprannominato il Becchino per via del suo abbigliamento cupo ed elegante e per il suo carattere schivo, è incaricato dal questore di occuparsi dell'organizzazione e della realizzazione del servizio di sicurezza dell'evento. 
Il commissario preferirebbe di gran lunga occuparsi delle indagini di un caso che lo riguarda molto da vicino: l’omicidio di un suo parente. Il legame di parentela con la vittima è, però, ciò che lo esclude dalle indagini ufficiali. 
Del caso è perciò chiamato a occuparsi il collega Alfredo Dominici, di cui il Becchino non ha nessuna stima. 
Insofferente ai vincoli imposti dalla legge, decide di seguire ugualmente il caso, seppur in maniera non ufficiale. 
Nel frattempo, vengono a galla nuovi omicidi; il Becchino crede siano tutti collegati da un unico movente e da un solo assassino, mentre il collega Dominici sostiene si tratti di casi distinti tra loro. Chi avrà ragione? Ce la farà il commissario Gerardi a trovare l'assassino e, contemporaneamente, a gestire il raduno degli alpini? 
In suo aiuto accorrerà il fidato ispettore Silvio Marceddu e il nuovo bonario vice, Demetrio Russo. 
Sullo sfondo di un festoso e rumoroso raduno, le vicende personali del commissario si aggroviglieranno sempre più e in modo del tutto inaspettato.

L'autrice.
Maria Teresa Valle nata a Varazze (SV), risiede attualmente a Genova. Sposata, ha due figli e tre splendidi nipoti. Laureata in Scienze Biologiche ha lavorato per molti anni in qualità di Dirigente Biologa all’Ospedale San Martino di Genova. Per Fratelli Frilli Editori ha pubblicato: La morte torna a settembre (2008, anche in edizione economica per la collana “Liguria in Giallo”), Le tracce del lupo (2009 anche in edizione economica per la collana “Liguria in Giallo”), Le trame della seta. Delitti al tempo di Andrea Doria (2010, anche nella collana Super pocket in giallo e distribuiti con il quotidiano “Il Secolo XIX”), L’eredità di zia Evelina. Delitti nelle Langhe (2012, ha fatto parte della collana “Noir Italia” pubblicata dal “Sole 24 ore”), Il conto da pagare (2013 tradotto in Spagna col titolo Adjuste de cuentas per “Terapias Verde”), La guaritrice. Piccoli sospetti (2014), Burrasca. Delitto al liceo Chiabrera (2015), Maria Viani e le ombre del ’68 (2016), I ragazzi di Ponte Carrega (2017), Delitto a Capo Santa Chiara (2018), Il mandante (2019) e Colpevole di innocenza (2021). Su soggetto del gruppo Neverdream (Progressive Rock) ha scritto The Circle la storia noir del loro ultimo concept album. CD e libro sono scaricabili gratuitamente dal sito www. neverdream.info. Ha pubblicato inoltre svariati racconti in molte antologie, tra cui Apro gli occhi premiato al 36° Premio Gran Giallo della Città di Cattolica
.



“L’uva dei cuori infranti”. Racconto estivo
di Simona Diodovich

Genere: Chick-lit, Second chance,
Hate to love

Editore: Self Publishing
Pagine: 120 pagine
Prezzo Ebook: 0,99
in preorder dopo 1,89

Data pubblicazione: 1 luglio

➤ Link ebook:

Trama

Samantha sta per divorziare da Randall, il suo “quasi ex marito traditore”. Sì, perché lei lo chiama sempre in questo modo, per ricordarsi del male che le ha fatto. 
Tutto procede su quella strada, quando cominciano a scontrarsi su un’unica proprietà che appartiene a lei da generazioni: il vigneto
di famiglia.
Chi non vorrebbe avere un vigneto come il suo, con una proprietà favolosa e al centro una piscina enorme? 
Quando lei decide di passarci l’estate con il suo nuovo ragazzo, non si aspetta di certo di trovarsi lì il suo quasi ex marito con la sua giovane ragazza, che sembrava un po’ un’oca.
Nessuno dei due vuole cedere, men che meno lasciare l’abitazione.
È così che cominciano le vacanze di tutti, ognuno in un’ala della grande casa. 
Possono evitare d’incontrarsi? Impossibile.
È per questo motivo che ognuno dei due realizzerà una serie di dispetti all’altro, ricordando qualcosa che fa male… fino a capire che…

L’uva dei cuori infranti è un racconto estivo, chick- lit, second chance, hate to love.

Pronti a vedere come finisce? Perché come in ogni estate, prima della fine, ci sono i botti ad agosto!


L’autrice.
Simona Diodovich nasce a Milano il 17 Aprile 1969, studia come grafica pubblicitaria diventando poi
illustratrice a Canale 5 disegnando cover di cd e dvd per A. Valeri Manera. Ha 34 d’esperienza lavorativa nell’editoria. È grafica pubblicitaria, illustratrice, fumettista, autrice di libri di differenti target, copywriter, editor, sceneggiatrice di fumetti e colorista. Ha lavorato con Arnoldo Mondadori per il Tv sorrisi e Canzoni, con le cover dei cd dello zecchino d’oro, per la Medusa Video le cover delle videocassette di Lupin III, persino con la LysoForm per un giornalino per i bambini sull’igiene, oltre le varie case editrici italiane. Prosegue la carriera come fumettista disegnando il dottor sorriso per conto della Fondazione Garavaglia, che si ispira alla fondazione americana di Patch Adams. Come grafica pubblicitaria si divide tra case editrici ed enti pubblici, dove realizza da sola volumetti sull’educazione stradale, manifesti, giochi, usando ogni mia conoscenza acquisita negli anni. Per amore dei disegni e, per il fatto che adorava inventarsi personaggi e storie, il passo dal disegnare storie e scrivere un libro è stato molto breve. Cartoni animati per LPR/Leroy Merlin, realizzazione di fumetti. Per beneficenza, insieme a scrittori, poeti e cantanti, ho creato un pezzo per sensibilizzare la gente al problema SLA. Quel testo è poi stato doppiato dalla bellissima voce di Guido Ruberto e la fotografia è di Roberto Besana. Questo è il link https://youtu.be/zdl455jDijM

lunedì 27 giugno 2022

** RECENSIONE ** DOVE SEI, MONDO BELLO di Sally Rooney



Ci sono quattro amici... e no, non sono necessariamente al bar.
Volevano cambiare il mondo? Forse sì... o forse no. Magari è il mondo che vuol cambiare loro, chissà.
E mentre vivono e vagano per le strade di questo mondo che spesso sembra più brutto che bello, mentre ne avvertono tutta la sfibrante incertezza, ciascuno a modo suo continua a cercare di mettere insieme frammenti di sé, persi qua e là, e di provare ad aggiungere un pezzetto di bellezza, di felicità, di amore.


DOVE SEI, MONDO BELLO
di Sally Rooney



Ed. Einaudi
trad. M.Balmelli
312 pp
Il punto di partenza di questo romanzo è presto detto: ci sono due amiche del cuore, Eileen e Alice, che si scrivono fiumi di email in cui si raccontano le proprie vite, il lavoro, la famiglia, pensieri e considerazioni su argomenti filosofici, politici, esistenziali, religiosi, ma anche arte e cambiamenti climatici. Non mancano le condivisioni delle proprie storie d'amore.

Le due - che si conoscono dai tempi dell'università e che ora sono attorno ai trenta - si vogliono bene ma... si vedono poco.
Perché, come mai?, chiederete voi, abitano lontane?
Mah, neanche più di tanto, in una manciata di ore di volo sarebbero l'una a casa dell'altra.
Diciamo che procrastinano sempre il momento di vedersi, un po' per impegni lavorativi, un po' per altri "imprevisti" e, chissà, un po' per pigrizia.
Non giudichiamole troppo male però. Può succedere anche a noi. Avete presente quando ci si convince che certi rapporti siano capaci di andare oltre le distanze geografiche e la quantità di tempo trascorso insieme, perché ciò che conta è la consapevolezza che l'altro c'è ed è sempre presente, anche quando non lo vediamo spesso o non ci telefoniamo tutti i giorni? Ecco, magari è solo questo.

Per inciso: Eileen lavora come redattrice per una rivista letteraria che non vanta chissà quanti lettori, ed infatti la paga è da fame; ma vabbè, la ragazza s'accontenta, non ha grosse pretese.
Dal canto suo, Alice è una scrittrice di successo ed è molto impegnata con le presentazioni e le conferenze sui suoi libri, dei best-seller che l'hanno resa praticamente ricca.
Ma la ricchezza, si sa, non è sinonimo di felicità. Non sempre almeno.
Facciamo quasi mai, va'.

In seguito ad un esaurimento nervoso - per il quale ha dovuto ricoverarsi in ospedale per curarsi -, la nostra scrittrice ha deciso di lasciare New York e di prendere una casa in un zona di campagna, in Irlanda, vicino al mare. La sua è una quotidianità piuttosto solitaria e, fatta eccezione per i viaggi di lavoro, non ha una rilevante vita sociale.
Sarà per questo che bazzica su Tinder ed eccola in un bar di un paesino sulle coste dell’Atlantico mentre aspetta un uomo che ancora non conosce. 
Lui è Felix, è attraente e a questo primo incontro è un tantino impacciato (beh, comprensibile, no?), e forse è proprio l'imbarazzo che non lo rende simpaticissimo; non ama il proprio lavoro (sposta merci in un gelido magazzino) e non legge libri..., tanto meno quelli di Alice.

Questo primo incontro è un completo flop, eppure qualcosa dev'essere scattato se Alice lo invita ad accompagnarla nel suo prossimo tour promozionale a Roma e Felix - rassicurato sul fatto che non tirerà fuori un euro - accetta.

Frattanto a Dublino Eileen continua la sua vita, sistemando la punteggiatura di articoli non suoi per una rivista letteraria su cui un tempo ha pubblicato un unico pezzo degno di nota, e per il resto scorre le pagine social del suo ex e cerca di rimettere insieme i cocci di ambizioni e speranze dimezzate.

Entrambe le donne non hanno rapporti sereni con le proprie famiglie, con cui per loro è più facile entrare in conflitto (seguito dal silenzio per evitare discussioni) che relazionarsi in modo tranquillo; Eileen, in particolare, ha un legame difficile con sua sorella Lola: non fanno che stuzzicarsi, Lola è sempre pronta a dire qualche cattiveria all'altra, che vorrebbe essere difesa, almeno un po', dalla madre, la quale invece resta ai margini, facendosi i fatti propri.
Unica nota positiva - a parte la corrispondenza con Alice - è l'amico di sempre, Simon.

Simon è un punto di riferimento per Eileen; sono amici per la pelle dagli anni dell'adolescenza (di lei, lui è cinque anni più grande), ci sono sempre l'una per l'altro, si raccontano tutto, si consigliano, si sfogano, lui ha sempre una solida spalla da offrire all'amica quando lei ha bisogno di piangere (il contrario è molto  meno frequente, visto che Simon si sbottona poco) e, tra una relazione e l'altra, ogni tanto vanno a letto insieme.
Così, per amicizia, per affetto, per sentirsi meno soli, per addormentarsi e risvegliarsi tra braccia conosciute e rassicuranti.
Simon è un bell'uomo, è un consulente politico ed è sempre in giro; accomodante, sempre cortese, comprensivo, è cattolico e vive un cristianesimo tutto suo, fatto di preghiere, messe... e l'incapacità (?) di non resistere alle tentazioni, tipo quelle sessuali, tipo quelle con Eileen.

Quattro esistenze che sembrano fin troppo comuni (o forse lo sono davvero); nulla di particolarmente esaltante ma neppure da buttar via.
O no?

Eppure, qualcosa non va, e lo capiamo dalle lunghe e sincere email che le due donne si scambiano, in cui si fanno prendere da frenesie intellettualistiche e affrontano temi d'attualità - dal contrasto fra la società dei consumi e la miseria della moltitudine al crollo della civiltà nella tarda Età del bronzo, dalla perdita del senso del bello con l’avvento della plastica agli effetti corrosivi della fama sulla cultura - e in mezzo ci infilano le loro storie private, i dubbi, le speranze, ciò che le rende insoddisfatte, insicure. Infelici.

«Ecco che nel bel mezzo di tutto, con il mondo messo com’è, l’umanità sull’orlo dell’estinzione, io mi ritrovo qui a scriverti un’altra mail a proposito di sesso e amicizia. C’è altro per cui valga la pena vivere?».

Il racconto in prima persona da parte delle due amiche si alterna a quello in terza persona delle esperienze e dei legami che entrambe vivono separatamente con i due uomini con cui hanno una relazione un po' ambigua, indefinita, sfuggente, e forse per questo più eccitante.

Alice e Felix si frequentano, si scrivono messaggi, hanno una relazione sessuale che rende appagati entrambi..., ma poi?
C'è amore? La prospettiva di una relazione stabile? Stanno insieme o sono solo "il tipo/la tipa che sto frequentando in questo periodo"?

I dubbi colgono pure Simon ed Eileen: lui frequenta addirittura un'altra donna ed Eileen non sa che pensare di questo. Che rapporto c'è tra loro? Amicizia sicuramente, la sintonia emotiva e fisica è perfetta, si conoscono benissimo e c'è molto affetto.
Ma anche qui: è amore?

In entrambe le coppie a un certo punto la fatidica domanda - dove finirà questa relazione? A cosa porterà? Si evolverà in qualcosa di stabile e definito oppure no? - diviene sempre più urgente.

Mentre leggiamo, impariamo a conoscere le personalità dei quattro personaggi e ognuno ci appare complicato a modo suo; si cercano, si vogliono, desiderano la reciproca compagnia, ma qualcosa li frena.
In un mondo dominato dall'incertezza, dalla sensazione di ineluttabile declino, in cui è facile sentirsi alienati, "intellettualmente senza patria", in cui la bruttezza sembra aver preso il predominio nella vita moderna, in cosa si può trovare senso, pace, stabilità, serenità?

Simon è così buono, quasi perfetto, inarrivabile, così pulito e saggio con le sue certezze di fede, così diverso da Felix, insoddisfatto del proprio brutto lavoro, franco ma spesso cinico e tagliente nelle sue battute ed osservazioni, in special modo verso Alice, la cui personalità così particolare e distante da lui lo attrae e lo mette, allo stesso tempo, in soggezione.

Se nelle email le due donne tirano fuori pensieri su argomenti vari e ci sembrano così ordinate e sicure, riflessive, sensibili e profonde, è nei momenti in cui le vediamo interagire con i due uomini (e, a un dato momento, tutti e quattro tra loro) che emergono insicurezze, contraddizioni, paure, interrogativi su sé stesse, su ciò che sono e vogliono e, su tutti, il dubbio di non saper vivere, di non riuscire a trovare la felicità, la pace, l'amore. E, chissà, di non meritare nessuna bellezza.

"Mi dico che voglio vivere una vita felice e che le circostanze per viverla non si sono semplicemente presentate. Ma se non fosse vero? Se fossi io che non riesco a concedermi di essere felice? Per paura, o perché preferisco crogiolarmi nell’autocommiserazione, o perché credo di non meritarmi niente di buono, o per qualche altra ragione. Ogni volta che mi capita qualcosa di bello mi ritrovo a pensare: chissà quanto durerà prima di finire male. E desidero quasi che il peggio arrivi presto, meglio prima che dopo, e se possibile subito, cosí almeno smetto di stare in ansia."


All'inizio ho fatto un po' di fatica a empatizzare con i quattro amici, e lo stile dell'Autrice non mi ha aiutato in questo, nel senso che mi sembrava narrasse le vicende di questi protagonisti in un modo troppo distante, poco coinvolgente.

Però questa sensazione di distacco emotivo è andata sfumando e poi sparendo quando sono "entrata nella storia" e i caratteri - pregi e difetti, incongruenze e punti di forza - delle due amiche e dei loro uomini hanno iniziato ad essermi più chiari; del resto, è così anche nella vita reale: quando conosciamo qualcuno, ci facciamo sì un'impressione iniziale ma è solo parlandoci e frequentandolo che iniziamo ad entrare in sintonia, a "inquadrarlo" e a decidere se ci piace o no.

Le relazioni amicali e amorose che si snodano di capitolo in capitolo, tra un'email e l'altra, sono lo specchio, in un certo senso, della disillusione, della frammentarietà e della mancanza di certezze che vigono nel mondo contemporaneo (tra problemi di ordine politico, climatico, sociale, ecc...), di come i desideri romantici di questa generazione alla deriva si scontrino con un mondo che sta crollando e sta facendo emergere, tra le altre cose, profonde disuguaglianze. Tra i quattro, infatti, avvertiamo anche questo aspetto: un'insoddisfazione, un'amarezza dovute alla propria condizione socio-economica. Tutti e quattro svolgono il proprio mestiere senza necessariamente ritenerlo meraviglioso e appagante a tutti gli effetti; forse l'unica che fa quello che vuole è Alice, ma anche lei giudica comunque il proprio lavoro "moralmente e politicamente inutile" e sente che parenti ed amici pensano di lei che sia ricca senza in realtà fare chissà quale grosso sforzo.

Il mio parere su questo romanzo della Rooney è sicuramente positivo; ha un linguaggio scorrevole, disinvolto, dialoghi efficaci e realistici, che - essendo privi di virgolette - si lasciano leggere come un flusso continuo, libero da interruzioni (dovute all'interpunzione).

Una lettura stimolante; voglio provare a leggere altro di questa scrittrice.


ALCUNE CITAZIONI

"Ho bisogno di sentire che la mia vita ha un qualche tipo di centro, un posto cui i miei pensieri possano fare ritorno e trovare requie."

"...mi sento davvero fallita, e per certi versi la mia vita è davvero insulsa, e le persone che si preoccupano di quello che mi accade sono pochissime. A volte trovare un senso è davvero dura, quando le cose che credevo significative si rivelano insignificanti e le persone che dovrebbero amarmi non mi amano."

"... certi dolori, a certi stadi formativi della vita, s’imprimono in modo permanente nella percezione di sé. "

"In realtà il mio problema è che me la prendo con gli altri perché non hanno le risposte quando sono la prima a non averne. E chi sono io per pretendere umiltà e apertura da parte degli altri? Cos’ho mai dato al mondo per pretendere cosí tanto in cambio? Potrei disintegrarmi in un mucchietto di polvere, per quel che importa al mondo, ed è giusto che sia cosí."

domenica 26 giugno 2022

UNA CITAZIONE, UN'IMMAGINE

 


"Quando cerco di immaginarmi come potrebbe essere una vita felice, mi accorgo che da quando ero bambina l’immagine non è molto cambiata: una casa circondata da alberi e fiori, un fiume nei paraggi e una stanza piena di libri, e qualcuno che mi ami, nient’altro. Solamente potermi sentire a casa, e occuparmi dei miei genitori quando invecchieranno. Non dovermi muovere, non dovere mai più salire su un aereo, vivere serenamente e poi essere sepolta nella terra. Per cos’altro si vive?"

(Sally Rooney. Dove sei, mondo bello)


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sabato 25 giugno 2022

[[ Serie tv ]] RATCHED



Dopo aver terminato la sesta stagione della super citata Outlander, per non sentirmi troppo orfana ho cercato qualche altra serie che non fosse, però, troppo lunga, e mi sono imbattuta per caso in RATCHED.

Appartiene al genere horror e chi mi legge da un po' potrebbe ricordarlo: io non amo l'horror, però, navigando alla ricerca di informazioni e leggendo la trama e qualche breve giudizio sulla serie, ho capito che non era un horror contenente elementi parlanormal. Ecco, diciamo che secondo me è più un thriller psicologico con atmosfere, certe scene "forti" (con moooolto sangue) e musiche "da horror".

Un altro motivo che mi ha spinta ad iniziarla è il fatto che si basi sul celebre romanzo del 1962 "Qualcuno volò sul nido del cuculo" scritto da Ken Kesey e di cui è fondamentalmente il prequel.

La serie è del 2020, ideata da Evan Romansky, con Sarah Paulson (Mildred Ratched), Finn Wittrock
(Edmund Tolleson), Cynthia Nixon (Gwendolyn Briggs), Jon Jon Briones (Richard Hanover), Charlie Carver (Huck Finnigan), Judy Davis (Betsy Bucket), Sharon Stone (Lenore Osgood).

La protagonista indiscussa della serie è l'infermiera Mildred Ratched, personaggio presente nel romanzo di Kesey.

In questo thriller/horror psicologico si raccontano le origini di Mildred, che ha lavorato come infermiera di guerra e che nel 1947 arriva nella California del Nord con la speranza di poter donare la propria professionalità in un prestigioso ospedale psichiatrico diretto dal dottor Hanover.

In questa struttura si svolgono esperimenti nuovi (e un tantino inquietanti, oltre che molto discutibili, ma consideriamo anche in che epoca siamo) sulla mente umana
Per dirne una, il buon Hanover si appassiona a ogni pratica innovativa, tipo la lobotomia, praticata con fervore ed entusiasmo al cospetto di giornalisti e personale ospedaliero, o la idroterapia (sottoporre il povero paziente a sedute di acqua bollente e poi ghiacciata per soffocare certi... impulsi).
Benché Hanover sembri sinceramente intenzionato a portare benefici ai propri pazienti, ciascuno con le proprie turbe psichiche, i risultati raggiunti non sembrano dei migliori, e soprattutto i metodi per raggiungerli sono decisamente controversi, se non proprio disumani.

Ad es., all'interno dell'ospedale, si possono trovare non solo pazienti schizofrenici o psicotici, ma anche donne "affette" da lesbismo, la cui perversione va ovviamente curata in quanto ritenuta una bieca e vergognosa malattia...

Ad ogni modo, partiamo dalla scena iniziale, che è tutto un programma in quanto a violenza e spargimento di sangue: un giovane uomo, dallo sguardo non proprio rassicurante, compie una strage ammazzando con estrema efferatezza quattro preti; uno di questi pare sia il suo padre biologico perché in passato ha abusato della madre del killer (che quindi è frutto di uno stupro). 
Sopravvive solo un giovane prete, che riesce a nascondersi sotto al letto e a vedere comunque in viso l'assassino, il cui nome è Edmund Tolleson.

Torniamo a lei, a Mildred.
Ovviamente capiamo da subito che la donna - col suo fare rigido, impettito, serioso, di poche parole - ha qualcosa che non va, nel senso che dietro quella facciata di donna perfettina si nasconde qualcosa di oscuro e pericoloso.
Perché vuole per forza lavorare nell'ospedale di Hanover? Farebbe di tutto per farsi assumere ed è infatti pronta ad ordire un tranello perché venga licenziata un'infermiera così che lei possa essere assunta al suo posto.
Hanover è in soggezione al cospetto di questa donna sicura di sé, raffinata, calma ma determinata e - sembra - preparata e professionale, oltre che entusiasta all'idea di poter lavorare accanto ad un luminare del calibro di Hanover.
Ad essere invece moooolto diffidente verso questa nuova collega è la caposala, Betsy Bucket che - essendo innamorata del direttore, che invece la snobba con fare scocciato e scorbutico - non vede di buon occhio la presenza ingombrante di questa donna, che gira attorno al "suo" dottore interpretando la parte dell'infermiera perfetta e della primadonna a tutti i costi.
Tra Betsy e Mildred ci saranno scintille ogni giorno e pure per un nonnulla, anche se il loro rapporto conflittuale è destinato ad evolvere.

Sotto quella apparente eleganza, Mildred nasconde un animo burrascoso e una personalità... strana; tiene gli altri esseri umani a debita distanza, non dà confidenza a nessuno, non ama essere sfiorata neppure per sbaglio, sembra dimostrare sensibilità verso i pazienti ma poi, al contempo, non esita a sottoporli alle assurde cure dell'esaltato direttore.
Anche se... un cuore ce l'ha pure lei e, grazie ad un inserviente con il volto deturpato ma dall'anima gentile e pura (Huck), cercherà in tutti i modi di aiutare due povere pazienti sottoposte a cure disumane.

A un certo punto nella clinica arriva il killer della scena iniziale, Edmund; l'uomo dovrà passare del tempo in ospedale sotto il controllo e i tentativi terapeutici di Hanover, il quale dovrà stendere una relazione finale e rispondere alla domanda: Tolleson è pazzo e quindi deve restare a vita in manicomio o è sano di mente? In questo caso, dovrà affrontare il processo e molto probabilmente la pena di morte.

Mildred è giunta in clinica per lui, per Edmund; lo sta cercando da anni, vuole riabbracciarlo in quanto egli è suo fratello.
Su questo ci sarebbe da fare qualche precisazione, ma per non guastarvi la visione vi dico solo che i due condividono un'infanzia difficilissima, costellata da abusi e maltrattamenti, e questo ha inevitabilmente condizionato le loro esistenze.

Mildred è intenzionata ad evitare al fratello la pena di morte, ma non sarà affatto semplice in quanto le cose si complicano quando Hanover si affida al governatore della California per ricevere aiuti economici per l'ospedale: il politico, dopo un'iniziale titubanza (dovuta al fatto che non gliene può fregar di meno dei malati di mente), accetta di aiutare il "dottore dei pazzi", sperando che questo possa fargli guadagnare dei voti in campagna elettorale; in particolare, punta sul caso Tolleson, nel senso che il governatore si convince che mandare sulla sedia elettrica il pericoloso killer che ha sgozzato quattro poveri preti sicuramente lo renderà popolare e gli farà vincere le prossime elezioni.

Un personaggio molto importante nella serie è la portavoce del politico, Gwendolyn Briggs, una donna garbata, fine e cortese, che ha il suo piccolo segreto: è lesbica ed è attratta dalla brava e distinta infermiera Ratched.
Questa all'inizio si sentirà oltremodo turbata, per non dire offesa. dalle avances di Gwendolyn, ma chi ci dice che il suo turbamento non sia indice del fatto che Mildred sia confusa dal turbinio di sensazioni ed emozioni che fino ad allora non aveva mai provato per esponenti del suo stesso sesso?

Nonostante la sua gelida riservatezza, la Ratched non è in odor di santità e castità, e durante il suo soggiorno presso il motel (di proprietà di una donna impicciona e sciocca), avrà modo di sollazzarsi in compagnia di un omone misterioso, che si scoprirà essere un sicario.

L'uomo sta cercando Hanover per farlo fuori e consegnare la sua amabile testolina alla donna che lo ha assoldato, la signora Osgood, che odia a morte il dottorino (che, scopriamo, non si chiama davvero Hanover) per aver rovinato la vita al suo unico figlio.

Altro personaggio che avrà il suo ruolo non irrilevante è un'altra infermiera: Dolly, una ragazza bellina e frivola, che si invaghisce di Edmund e mollerà tutto per provare a farlo evadere. 

Ok, mi fermo davvero, non vi aggiungo altri elementi sulla trama; piuttosto, vi dico cosa mi è piaciuto di questa prima stagione, che si vede in un niente perché accattivante, oltre che breve (otto episodi).

- Il contesto della clinica per malati mentali, che ha sempre il suo torbido fascino in virtù dei metodi di cura delle diverse malattie mentali; purtroppo, la psichiatria di quel tempo ha ancora tanta strada da fare, ad es. nello svestirsi dei pregiudizi in merito agli orientamenti sessuali delle persone (giudicate come malattie da curare, anzi estirpare, dalla mente degli immorali di turno), o nella convinzione di poter guarire i malati con pratiche terribili, come quelle citate più su.
C'è un caso, però, che Hanover prende a cuore e in cui manifesta, forse per la prima ed unica volta, un desiderio sincero di curare una paziente affetta da disturbo dissociativo d'identità attraverso un approccio terapeutico meno... "stravagante" (ipnosi), e a un certo punto pare quasi riuscire nell'intento di guarirla. Ma si sa, l'effetto sorpresa è sempre dietro l'angolo. 

- Il personaggio di Mildred Ratched è conturbante, molto sfaccettato e complesso; ora appare come una folle lucida e calcolatrice, ora come una donna piena di fragilità; a volte ci sembra cinica e indifferente, in altri momenti mostra un'inaspettata umanità (tanto da essere chiamata "angelo della misericordia"); il suo passato doloroso spiega sicuramente molte cose della sua complicata e contraddittoria personalità, nonché del rapporto morboso con il fratello.

- Edmund attrae perchè alla fine ci lascia nel dubbio: è pazzo, seriamente squilibrato - e per questo incontrollabile, imprevedibile - o è sano di mente e "semplicemente" cattivo, privo di moralità, di sensi di colpa, di rimorsi? 

- La parte narrativa relativa alla ricca signora Osgood (interpretata da una bravissima Sharon Stone) e al suo amato figliolo (che sta fuori come un balcone) ci regala alcune delle scene più assurde, disturbanti e violente; la scimmietta, fedele compagna della donna, è la più normale della famiglia.

- Ho trovato irresistibile il personaggio di Betsy, che è simpaticissima e darà vita a momenti che strapperanno addirittura dei sorrisi divertiti, il che "fa strano" se pensiamo che non è proprio una serie in cui ci scappa da ridere ogni mezzora. Ma lei è così particolare, eccentrica, solare - ama il suo lavoro, il suo ruolo di caposala, è fanciullescamente pazza di Hanover... - ed è in fondo una donna sensibile e generosa, che è impossibile non prenderla in simpatia.

- Le musiche alla Hitchcock mettono un'ansia che non vi dico e ben sottolineano le scene in cui sta per accadere qualcosa di pericoloso, terribile, violento..., insomma in cui qualche sfortunato sta per lasciarci e non proprio placidamente.

Ovviamente la serie termina in modo tale da lasciarci con il fiato sospeso, consapevoli che ci aspetta un'altra mattanza da parte di...
Ve lo lascio scoprire, se guarderete la serie.

Io la consiglio, è avvincente, ti prende e non vedi l'ora di vederla e finirla tutta subito.

venerdì 24 giugno 2022

[[ RECENSIONE ]] IL GIARDINO DELLE OMBRE CINESI di Viviana De Cecco



Quando un pacchetto contenente delle lettere scritte dalla defunta madre giunge nelle mani di Beatrice, la ragazza è confusa: quelle lettere sono state scritte nel 1921..., ma come è possibile se sua madre è morta dandola alla luce nel 1919?
Beatrice capisce che c'è un passato, fino a quel momento tenuto nascosto, che chiede di essere svelato, perché solo facendo entrare la luce nel buio le ombre possono sparire.


IL GIARDINO DELLE OMBRE CINESI 
di Viviana De Cecco 



Genesis Pub.
144 pp
2019
«L’ombra non esiste, Liliana. Anch’essa nasce dalla luce. Senza di essa, esistono soltanto buio. Un po’ come il destino. Se non lo alimenti con la luce della felicità, diventa un deserto di morte.»


Beatrice vive in Sardegna, a Cagliari, con suo padre Rodolfo (medico) e sua sorella minore, Clelia.
È il 1938 e quello sarebbe un giorno come gli altri, se non fosse per gli incubi che spesso turbano il sonno della ragazza e per l'arrivo del postino, che le consegna qualcosa di inaspettato.

Si tratta di un pacchetto con dentro un misterioso origami a forma di rosa bianca, con cui è possibile creare delle ombre cinesi sul muro, e alcune lettere ingiallite dal tempo.
Chi le ha mandato questo pacco? Il mittente non è riportato ma, aprendo le buste delle lettere, Beatrice resta scioccata: sono state scritte da una mano incerta, da una persona che viveva a villa Clara... nel 1921.
E questa persona altri non è che Liliana, sua madre.

Ma com'è possibile? Il padre le ha sempre detto che Liliana è deceduta nel 1919, dandola alla luce.
Eppure, quelle lettere, con un ritardo di non pochi anni, sono nelle sue mani e dicono un'altra verità: sua madre è sopravvissuta al parto e ha vissuto in un luogo dove si sono presi cura di lei.
Quelle lettere, vergate dalla mano di Liliana, sono lì aperte e pronte ad aprire una finestra sul passato, portando alla luce segreti di famiglia e vergognosi intrighi che finalmente Beatrice sta per conoscere.

Con la lettura delle lettere da parte di Beatrice, la narrazione passa dal 1938 al 1918, a quando la giovane Liliana viveva in casa della suocera Matilde, in attesa che la guerra finisse e riportasse indietro Rodolfo, il marito di Liliana, un uomo di dieci anni più grande, sposato senza amore ma solo per la posizione sociale ed economica.
Tra i due sposi non c'era complicità, confidenza, e dopo poco tempo dal matrimonio era intervenuta la guerra a dividerli, mandando l'uomo in trincea.
Liliana vive con la signora Matilde e la servitù in una grande casa nella quale, però, si sente in gabbia.
A farle compagnia ci sono solo le ombre di un'esistenza infelice, priva di affetto, di comprensione, di carezze, di una presenza che le doni protezione e amore.
Il ritorno del marito dal fronte è atteso come se fosse una speranza di liberazione da quella vita soffocante, controllata dallo sguardo arcigno e malevolo della suocera.

Ma quando Rodolfo, infine, ritorna a casa, per Liliana si aggiunge un altro problema, costituito da un'altra presenza ingombrante.

Rodolfo porta con sé un amico, conosciuto in guerra e che per lui è una figura importante: si chiama Lorenzo, è un giornalista e Rodolfo gli sarà per sempre debitore perché l'altro gli ha salvato la vita!
Starà nella loro grande casa per tutto il tempo che vorrà, come loro ospite.

Liliana sente un immediato turbamento al cospetto di quel giovanotto affascinante ed enigmatico, che la guarda con aria sfrontata, di sfida, provocatrice e come un lupo rapace in cerca della preda.
Perché Lorenzo questo rivela pian piano di essere: un predatore, un uomo calcolatore, cinico, che ha in mente un losco piano per approfittare della generosità e della riconoscenza di Rodolfo.

Certo, quella sua mogliettina diffidente e ostile potrebbe causare problemi, ma Lorenzo è dotato di acume e di un'intelligenza spietata, e capisce subito che quella bella fanciulla è un'infelice, chiusa in un matrimonio che non reca gioia a nessuno dei due (Rodolfo non fa nulla per nascondere il fastidio che gli provoca la vicinanza della moglie) e vittima passiva e inerme di una suocera che la disprezza.

Forse, tutta questa cappa opprimente di infelicità, che fa da padrona tra quelle mura, potrebbe tornare a suo vantaggio, ed è così che ordisce una trappola in cui far cadere la povera Liliana.

Liliana, che si sentiva "un’ombra incatenata alla sua esistenza isolata", il cui cuore vagava inquieto e insoddisfatto tra le stanze di una prigione priva d'amore, ha avuto la sfortuna di incontrare sul proprio cammino un'altra ombra, Lorenzo.
Lorenzo è un uomo ozioso, apatico, indolente, che non ha progetti per il futuro, che non ama sobbarcarsi di responsabilità e oneri e che è disposto a mettere a tacere la propria coscienza quando a indurlo ad agire sono motivazioni torbide, malevoli, insensibili, e se per raggiungere i propri scopi è "costretto" a mentire, a prendere in giro, a tradire... bene, così sia!

No, Lorenzo non è l'uomo giusto per portare fresche novità nella grigia esistenza di una ragazza che ha già il suo bel daffare per dissipare le proprie ombre.

Cos'ha in mente il giornalista? Come pensa di mantenersi a Cagliari? Vuol davvero abusare della pazienza e dell'ospitalità di Rodolfo per un tempo illimitato?
E cosa vuole dalla bella Liliana, la quale a un certo punto comincia a vedere quel giovanotto con occhi diversi, più indulgenti e curiosi? Cederà al fascino misterioso di lui?

Il lettore segue con interesse le vicende di Liliana negli anni 1918-1919, venendo a conoscenza di ciò che le è capitato, di quanto infauste siano state quelle due presenze maschili (nessuna delle due è stata capace di amarla e di darle un po' d felicità...) nella sua giovane vita, e come sul triste destino della ragazza abbia giocato un ruolo non indifferente anche la suocera.

Dalle lettere, Beatrice apprende che, quindi, sua madre non è affatto morta nel partorirla, ma negli anni successivi era ancora viva, anche se chiusa in una struttura particolare, che accoglieva donne fragili come sua madre.
Come è finita in quel posto?
Ma soprattutto, come sono arrivate queste lettere, sfidando il tempo e il peso di verità oculatamente nascoste per tutto quel tempo?
Chi ha deciso di far affiorare questi segreti di famiglia?

Suo padre è un uomo taciturno, riservato, ombroso, chiuso nei suoi impenetrabili silenzi e Beatrice ha sempre avvertito da parte sua una sorta di astio malcelato e non di rado, negli anni,  le sembrava di cogliere sguardi carichi di ostilità da padre del genitore.
Perché? Forse Beatrice gli ricordava troppo Liliana e il pensiero di quella prima moglie lo addolorava?

Quelle lettere finalmente aprono un pesante e scuro velo sul passato della sua famiglia e, grazie ad esse, Beatrice può tentare di ricostruire l'esistenza di quella madre mai conosciuta e da lei sempre rimpianta. 

"Desiderava riappropriarsi di un passato sepolto tra le macerie del tempo, ma aveva l’impressione che scavare tra quelle rovine non le avrebbe restituito la pace tanto agognata."

Ma quegli scritti, per quanto preziosi, non sono sufficienti a scoprire tutta la verità. Sarà necessario che qualcuno che sa prenda il coraggio di raccontare, confessare, ammettere le proprie colpe, chiedere perdono e restituire al cuore di questa figlia l'immagine appannata di una madre che per troppo tempo è rimasta imprigionata tra le ombre  che ne hanno sempre caratterizzato l'esistenza.

"Il giardino delle ombre cinesi" è un romanzo che ho letto con coinvolgimento e interesse grazie a una scrittura elegante, assolutamente consona al periodo (anni Venti e Trenta) in cui sono collocate le vicende, delicata, che sa tenere viva l'attenzione del lettore e, soprattutto, sa come presentare i personaggi in modo da farci entrare nel loro mondo personale, facendocene conoscere i pensieri, il buio che hanno dentro, i sentimenti, le fragilità, le loro azioni all'interno di una vicenda contrassegnata da passioni impossibili, amori segreti, tradimenti e malvagi raggiri, che ci mostrano come l'amore e il destino non possano sopravvivere ma appassiscano come fiori, se privati della luce, che dà vita e calore.

Affascinante e realistico lo sfondo della città di Cagliari, di cui l'autrice menziona specifici luoghi (ha inserito anche un glossario per identificare i termini sardi e i luoghi del romanzo).

Ringrazio di cuore Viviana per avermi dato l'opportunità di leggere questo suo libro e non mi resta che consigliarvelo perché ha una storia bella e intensa, raccontata con uno stile molto piacevole e scorrevole.


giovedì 23 giugno 2022

[ Serie tv ] OUTLANDER - sesta stagione ** recensione a modo mio **

 

Ho avuto modo di vedere la sesta stagione della serie tv Outlander, ispirata ai romanzi di Diana Gabaldon.



Le prime cinque le ho viste tutte di seguito, non mi sono fermata fino a quando non sono arrivata all'ultima puntata della quinta stagione.

Puntata per me difficile da mandare giù perché vedeva la povera Claire finire nelle luride mani di Lyonel Brown e dei suoi uomini, e subire le peggio cose da parte di quei barbari.

Certo, Jamie Fraser e i suoi l'hanno liberata e si son vendicati delle malefatte di quegli esseri, ma Claire continua ad essere ossessionata dal ricordo di quel mostro di Brown, il cui "fantasma" non cessa di farle visita, tormentandola, regalandole incubi e rischiando quasi di farla impazzire.

Nella sesta stagione, quindi, continuiamo a seguire i Fraser mentre cercano di proseguire la loro vita..., ma quando mai per Claire e Jamie sono previste la serenità e l'assenza di problemi?

Anzitutto, al Fraser's Ridge giunge un personaggio che sin da subito "ci puzza" e difficilmente punteremmo su di lui per farne il nostro consigliere più fidato: sto parlando di Thomas Christie, un reverendo protestante che sbuca direttamente dal passato dello stesso Jamie.

I due, infatti, sono stati prigionieri ad Ardsmuir (1753) e i loro rapporti non sono stati dei migliori, anche se Tom aveva comunque potuto constatare come Fraser fosse un uomo leale, coraggioso, disposto a sacrificarsi per i suoi uomini. 

Adesso che è anche lui in Carolina, assieme ad altri compatrioti protestanti, cerca ospitalità nella colonia dei Fraser e, nonostante Jamie non serbi tutta questa stima per Christie, non lo manda via e lo lascia stare da loro, assieme ai di lui figli, Alan e Malva.
 
Ecco, questi due signorini creeranno non pochi problemi al Ridge, in particolare lei, Malva, con il suo bel faccino e quella bocca sempre pronta a sputare giudizi citando versetti biblici a caso.
Malva, in fin dei conti, è pur sempre figlia di suo padre, un uomo oltremodo severo, bigotto, osservante dei principi della Scrittura in senso stretto e ottuso, e non esita a prendere a frustate la figlia se ritiene che si stia comportando come una peccatrice.
Non solo, ma non fa che ricordarle la fine che ha fatto quella poco di buono di sua madre, una strega che è morta come meritano di morire le donnacce come lei che si fanno sedurre dal diavolo.
Bene, la cara Malva, che sembra tutta innocente e ingenua, tirerà fuori le unghie, saprà come circuire addirittura Claire, che le si affezionerà e la lascerà fare da assistente durante i suoi trattamenti medici, e architetterà un diabolico piano per creare scompiglio in casa Fraser.
Ma una mano sconosciuta la fermerà e questo però non sarà un bene per Claire e Jamie...

Sul fronte Fergus e Marsali, assistiamo ai problemi coniugali della coppia, dovuti alla tendenza di Fergus ad alzare il gomito troppo spesso; la dipendenza dall'alcool lo rende indolente verso i propri doveri di marito e padre, e non di rado aggressivo, soprattutto perché Marsali - che ha sempre avuto un bel caratterino - fa sentire la propria voce, e ora cerca di stimolarlo ad essere un uomo migliore, ora lo rimprovera quando serve, il che fa innervosire Fergus.

Perché questi, che è sempre stato un ragazzo maturo, dotato di buon senso e responsabile, si comporta così?
Eh, il povero ragazzo si sente in colpa per non aver protetto Marsali e Claire dalle azioni malvagie di Brown & co.; questo pensiero lo tormenta e lo getta nella frustrante convinzione di non essere un uomo capace di proteggere chi ama.
Quando per Marsali  arriva il momento del parto, le cose tra i due sembrano migliorare, fino a quando il piccolo viene alla luce e, al solo guardarlo, Fergus resta scioccato.
Il neonato, infatti, ha un "piccolo" problema: è un nano...
E accettare un nano in quella comunità di uomini e donne ancora troppo influenzati dalla superstizione e da un pauroso mix di convinzioni pagane e religiose, non sarà semplice.

Ci sarà un po' di pace per Fergus e famiglia?

Capitolo Lizzie.
Ecco, anche lei ci è sempre sembrata ingenua, quasi terrorizzata dai maschi e dall'idea del sesso... e invece la fanciulla ci stupirà: zitta zitta e con un candore da far sorridere, ci darà dentro e instaurerà non una ma una doppia relazione amorosa, con due baldi giovani del Ridge. 

Brianna e Roger: si amano, sono così felici con il loro amatissimo Jemmie, a proposito del quale verrà 
finalmente fuori la paternità; così, casualmente, mentre i due gli danno un'occhiata in testa :-D
La loro serenità coniugale verrà giusto un po' offuscata dalla cattiveria di Malva ma niente di irreparabile.

Inoltre, Roger comincia a trovare il proprio ruolo all'interno del Fraser's Ridge.
Lui, un accademico proveniente dagli anni '60 del Novecento, che cosa potrebbe mai fare nella seconda metà del Settecento, tra guerrieri e coloni?
Ecco, forse forse un posto per lui esce: è pur sempre figlio (adottivo) di un reverendo, no? E se quella dei sermoni fosse anche la sua strada?

Ian
.
Il passato ha lasciato una ferita incurabile nel suo cuore: mentre era presso gli indiani il giovane s'era innamorato, ricambiato, di una bella nativa; ma qualcosa di drammatico è intervenuto e non solo li ha separati, ma ha fatto sì che, oltre ad un amore naufragato, Ian soffrisse anche per un'amicizia tradita.
Questa esperienza dolorosa lo aveva indotto a lasciare la comunità degli indiani e a far ritorno dallo zio Jamie, ma quando si fa un patto di sangue con gli indiani, esso resta valido e al momento opportuno essi sanno come darti una mano e difenderti perché sei uno di loro.

Lo stesso Jamie tasterà con mano la fedeltà, il coraggio e il tempismo degli indiani, che verranno in suo soccorso in un momento per lui molto difficile.

Tra lui e Claire le cose andrebbero alla grande se non fosse che la vita ha sempre qualche cattiva sorpresa.
La passione non li abbandona mai, come anche la voglia di sostenersi l'un l'altro, di proteggersi a vicenda; certo, Claire cerca sempre di risolvere i problemi da sola, di non confidare al marito ciò che la fa star male, per non dargli ulteriori preoccupazioni, ma Jamie è sempre lì, pronto ad aspettarla, ad ascoltarla, a confortarla.

Abbiamo già detto che Clare ha i suoi maledetti demoni a tormentarla, nella persona di Brown, il cui odiatissimo ricordo sembra materializzarsi sotto i suoi occhi per dirle un sacco di cattiverie. 
E come fa la nostra "guaritrice" per mandare via quelle "visioni", quella voce malefica? Respirando etere come se fosse una droga, con l'obiettivo di cadere in un sonno profondo per un po' e zittire la brutta faccia che la perseguita.
Ma questa dipendenza le si ritorcerà contro e finirà per metterla nei guai...

La sesta stagione consta solo di otto episodi e ovviamente l'ultimo finisce in modo da farci esclamare: "Eh no, dai, come faccio a resistere fino alla prossima stagione!!! Devo assolutamente sapere cosa accadrà!".
Non dimentichiamo che, oltre a tutti i problemi personali e di comunità (piccolo appunto: i coloni che vivono al Fraser's Ridge sono una massa di ingrati! Non ci si può fidare, sarebbero pronti a tradire Jamie per niente!), c'è la guerra d'indipendenza che incombe e, con essa, la brutta fine che attende le comunità dei nativi americani.




Vabbè io ho amato anche questa stagione, ma è tutta la serie che adoro alla follia; credo che cederò alla tentazione di rivedermi qualche puntata delle stagioni precedenti, perchè  Outlander crea dipendenza e quando non vedo Jamie e Claire vado in crisi d'astinenza.
Menomale che comunque ci sono anche i libri da leggere.

E voi, la state seguendo? O siete tra coloro che magari l'hanno iniziata e poi interrotta?

martedì 21 giugno 2022

Benvenuta, Estate! - Summer Booktag 2022



Oggi ha inizio l'estate!!!
E come celebrare il solstizio d'estate sul blog se non attraverso un booktag tutto estivo?

E' un mix di tag presi da due blog differenti; sotto troverete i link.


Bevanda ghiacciata: un libro rinfrescante


Sicuramente mi viene in mente un romanzo simpatico, di quelli leggeri e adatti a questo periodo, che ti "rigenerano" proprio come quando plachi la sete con un drink ghiacciato.

Ecco, pensavo quindi alla Kinsella e un suo libro, in particolare (il primo che ho letto, tra i suoi): SAI TENERE UN SEGRETO?, che - ricordo - mi ha divertito moltissimo; lo lessi praticamente sotto l'ombrellone e fu uno spasso.


Zucchero filato: un libro soffice e dolce



Oh di libri dolci ne ho letti diversi negli anni; scegliere è arduo, ma mi butto su IL PRIMO ULTIMO BACIO di Ali Harris, letto  diversi anni fa e di cui ho ancora un retrogusto dolce in bocca ^_-


Occhiali da sole: un libro oscuro


IL MARCHIO PERDUTO DEL TEMPLARE di G. Scavuzzo: è una lettura di quest'anno e ha un mix di horror e paranormal che per me è... troppo. Troppo oscuro, appunto.


CAPPELLO DA SOLE: UN LIBRO CON UN'AMBIENTAZIONE MOLTO VASTA.

Ehm..., non mi dite niente ma cado su La straniera, di Gabaldon, e le "sue" suggestive Highlands scozzesi. Adorooooh! 
A dire il vero, adoro anche l'ultima ambientazione, che è quella americana, la Carolina del Nord, dove i Fraser stanno cercando di farsi una vita mentre gli echi della guerra d'indipendenza americana si fanno sentire.






FIORI TROPICALI: 
SCEGLI UN LIBRO AMBIENTATO IN UN PAESE ESOTICO


L'ISOLA SOTTO IL MARE di Isabel Allende è ambientato a Santo Domingo. Spero sia abbastanza esotico :-D


Picnic in una giornata piovosa: un libro triste 


Non mi piace molto la definizione di libro triste, perchè potrebbe essere fraintesa; triste ok ma non perché sia stato brutto >>  L'AMORE E LE FORESTE di Eric Reinhardt, che racconta il matrimonio travagliato di una donna con un marito assolutamente incapace di amare.



Sabbia: un libro che ti ha irritato

Hum..., forse CON LE PEGGIORI INTENZIONI di Alessandro Piperno, per il suo linguaggio volutamente ricercato e verboso.


LIMONATA: 
UN LIBRO CHE È INIZIATO AMARO MA POI È MIGLIORATO



Ricordo che quando lessi GENERAZIONE PERDUTA di Vera Brittain pensai che lo stile fosse un po' pesantuccio, ma giunta alla fine fui comunque felice di aver letto un libro che è autobiografico e che narra come la guerra porti solo sfacelo nelle vite dei singoli come delle collettività.


Gelato caduto: 
un libro che hai capito da subito che non sarebbe stato come lo volevi


LA PICCOLA BOTTEGA DEI RICORDI di Anneliese Corbrion: dalle prime pagine avevo capito che sarebbe stata una lettura deludente :(


Palma: un grande libro che hai amato


Eh quanti ce ne sono di libri amati!!

Ne dico uno per stimolare a leggere libri sull'argomento che fa da sfondo alla storia: COME IL VENTO TRA I MANDORLI di Michelle Cohen Corasanti  che ci racconta, attraverso il punto di vista di un ragazzo palestinese nato e cresciuto in una terra devastata e sotto il controllo militare israeliano, una storia di amore ed amicizia, e soprattutto la storia di un ragazzo che imparerà a sue spese quanto alto sia il prezzo dell'odio ma altresì quanto sia forte il potere dell'amore e del perdono.


Falò: un libro che vuoi bruciare

No dai, nessuno. Non darei alle fiamme i libri, neanche quelli che ho mano amato. Per principio, proprio. Se volessi liberarmene, lo darei piuttosto o a qualcuno che, credo, lo apprezzerebbe o al massimo lo riporrei su una bancarella di libri usati :-D





Fonti: 

https://pastmidnight.home.blog/2021/07/02/summer-book-tag-2021/

https://tinyobsessions.wordpress.com/2015/08/26/the-summer-book-tag/

lunedì 20 giugno 2022

[[ RECENSIONE ]] LA BEFANA VIEN DAL NORD di Emanuela Molaschi



C'è sempre il tempo per cambiare vita; c'è sempre un modo per esercitare la speranza, il perdono, l'empatia, e per dare a se stessi e a chi ci circonda la possibilità di dare una svolta alla propria esistenza.
Anche quando si fanno degli errori o quando ci si sente soli, incompresi, o quando è una malattia invalidante a bloccarci.
"Nulla è impossibile se credi e credi in te."


LA BEFANA VIEN DAL NORD
di Emanuela Molaschi


86 pp
Quando sei affetto da una patologia invalidante, uno dei tuoi desideri più grandi è che ci sia una cura, e se non una cura definitiva, per lo meno qualcosa che ti permetta di vivere in modo dignitoso e di soffrire il meno possibile.
Una delle protagonisti di questo breve romanzo di Emanuela Molaschi è Laura, una giovane ragazza ipovedente e affetta da fibromialgia che attende la propria medicina e spera di poterne usufruire a breve. 

Il farmaco è stato creato da turchi e irlandesi ma un giorno accade qualcosa di inaspettato, che getta Laura nella preoccupazione: la medicina, che è conservata nel laboratorio turco Kaya, viene fatta sparire.

Chi l'ha rubata e perché?
Si scopre che è stato Hakan, che l’ha sottratta per indispettire uno degli scienziati del laboratorio e avere la meglio sul suo ex compagno di classe, ora erede dell'azienda.

Laura decide di non starsene con le mani in mano ma di mettersi alla ricerca della Fibronormal contattando Chris, un hacker, e lo stesso erede dei Kaya (il derubato Ferit), per provare a recuperare la necessaria medicina.
Alla loro avventura partecipano anche Bella, ragazza italo-turca, e le due conosceranno anche Osman, un ragazzo molto gentile.

Sin da subito gli ostacoli non mancheranno, a partire dalla famiglia di Laura, che non vuole che la ragazza si infili in una "missione" del genere, che potrebbe rivelarsi pericolosa; lo stesso Ferit è perplesso, ma poi si lascia convincere perché scopre l'utilità degli studi di Laura, la quale è appassionata di Enneagramma, uno strumento che individua  e descrive la personalità secondo nove modelli principali, e permette, a chi lo conosce, di sapere come rapportarsi con esse, in base ad affinità e a modi di interagire tra i diversi tipi di carattere.

Lo scienziato vuole che Laura utilizzi delle tecniche specifiche e l'enneagramma per capire Hakan e i suoi complici per poi farli confessare, anche se la ragazza è sulle prime un po' restia ad utilizzare l'Enneagramma per questo scopo, soprattutto perchè la sua applicazione non è qualcosa di matematico.

Dopo non poche traversie, Laura e Bella riusciranno a incontrarsi e attuare un piano per recuperare la medicina.

Il racconto punta molto su un sentimento importante, che poi è alla base di ciò che motiva e dà senso alle nostre azioni: la speranza, in grado di operare miracoli, se solo la sai usare.

"...dove c’è il coraggio c’è la forza, dove c’è la forza c’è la sicurezza, dove c’è la sicurezza si crede e dove si crede, l’impossibile passato, diventa il possibile presente e quindi il possibile futuro."

Il modo di raccontare dell'autrice è particolare, il libro va letto con calma e senza fretta, anche perché lo scopo non è semplicemente quello di intrattenere il lettore raccontandogli una storiella simpatica e avventurosa, ma quello di condurre sempre a riflessioni importanti; tra queste pagine si parla di malattie, delle difficoltà quotidiane da esse derivanti, di come ci si approccia agli altri, dello sforzo di capire le personalità altrui e come possiamo rapportarci ad esse al meglio, di come ogni legame umano debba fondarsi sull'ascolto empatico, sulla capacità di perdonare chi sbaglia affinché possa avere la possibilità di redimersi, sull'importanza dell'amicizia e della famiglia.

Ringrazio Emanuela Molaschi per avermi fatto conoscere Laura e i suoi amici, e ho apprezzato i link e i suggerimenti per l'approfondimento personale sulla fibromialgia e l'Enneagramma.


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