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venerdì 2 luglio 2021

** SEGNALAZIONI EDITORIALI ** "Io sono Gordon Bloom" di Francesco Cariti || "Al mutar del vento" di Paola Maria Liotta


Buongiorno cari lettori!!

Oggi vi presento un paio di recenti pubblicazioni appartenenti a generi differenti.

Il primo libro è "Io sono Gordon Bloom" di Francesco Cariti, un thriller dinamico e attuale, che scardina - impercettibilmente - le linee guida del genere. Protagonista è uno scaltro mercante d'arte, che narra la sua storia da un carcere di massima sicurezza. Un romanzo denso di echi drammatici, tramato di un umorismo lievemente sottotraccia.

322 pp
14.90 euro
Maggio 2021
LINK AMAZON
Cosa spinge il figlio di due genitori modello a trasformarsi in un criminale senza scrupoli? Ma è davvero una trasformazione? Forse no. Forse il destino di ognuno di noi è segnato dalla nascita, e non c’è molto che possiamo fare per cambiarlo.

Dal carcere di massima sicurezza di Cedar Junction, Massachusetts, Gordon Bloom ci narra la sua incredibile storia. Sta scontando la pena di tre ergastoli per un’impressionante serie di delitti. Tutto è nato da una menzogna che ha raccontato quando era un ambizioso mercante d’arte: da quella scintilla è nato un rogo.
Un crimine ne ha generato un altro, poi un altro, un altro ancora, e Gordon si è ritrovato a inscenare una fuga rocambolesca per tutti gli Stati Uniti, inseguito dalla polizia, dall’FBI, dalla criminalità  organizzata, dai cacciatori di taglie e dai giornalisti televisivi. Si è persino infiltrato in un campo di addestramento di suprematisti bianchi, assoggettandosi ai loro fanatici rituali e partecipando ai loro comizi farneticanti.
Eppure, Gordon non è pentito di quel che ha fatto. Perché non si può sfuggire alla propria natura, secondo lui. Il vero crimine è assoggettarsi alle regole imposte dalla società.

Un romanzo ricco di situazioni drammatiche ma anche pervaso di un cinico umorismo, che vi terrà incollati alle pagine, dalle prime righe fino all’inevitabile epilogo.

L'autore.
Francesco Cariti ha esercitato per vent’anni la professione di avvocato, ha insegnato diritto privato all’Università di Firenze e ha svolto mansioni di giudice onorario presso il Tribunale. Ha soggiornato per lunghi periodi negli Stati Uniti. Ora vive a Berlino.
Io sono Gordon Bloom è il suo primo romanzo ed è il frutto — dichiara l’autore — di un desiderio naturale che appartiene a tutti noi: «quello di riuscire a mantenere il controllo della propria vita».


*****

L'altro è "Al mutar del vento" di Paola Maria Liotta, che racconta le storie di Creta e, in particolare, il mito di Arianna e Teseo in chiave privata e multifocale. Articolata in tre parti, lo scritto alterna monologhi, dialoghi e una narrazione corale di grande vivacità.


Il Convivio Editore
134 pp
13 euro

Tutti conosciamo la figura di Arianna: il mito ce l’ha consegnata come una ragazza intelligente, ma non altrettanto fortunata. Nessuno, prima di lei, aveva pensato che bastasse un gomitolo per trovare la via d’uscita da un labirinto; ma Teseo, a cui lei consegna il prezioso filo, non ricambia i suoi sentimenti e la abbandona appena può.

Eppure, questo romanzo ci racconta una storia molto diversa...

Nella scrittura elegante di Paola Maria Liotta, il mito di Arianna rifiorisce e si trasforma in una storia d’amore e di passione.
Il romanzo ha una struttura plurifocale: tanti gli attori in gioco, individui colti al centro dei sentimenti, dove pulsioni e fragilità svelano il fondo dell’animo umano. Ogni personaggio propone il proprio punto 
di vista in un monologo; svela inganni e disinganni, giustifica le proprie azioni e nello stesso tempo aggiunge un tassello importante al ritratto di Arianna. 
La sedotta e abbandonata si trasforma così in una vera eroina, una donna capace di cogliere il buono di Teseo, di comprendere il valore della sua missione e — soprattutto — di trasformare costruttivamente il dolore.
Un’opera viscerale e riflessiva, femminile e raffinata, sostenuta da un intenso desiderio di narrare l’altra parte del mito.

Di quest'autrice ho letto e recensito: PIANO CONCERTO SCHUMANN.


Il libro si può acquistare nelle librerie e, online, su:

Amazon       laFeltrinelli       IBS 


L'autrice.
Paola Maria Liotta vive ad Avola (Siracusa) ed è docente di ruolo di materie letterarie e latino nei licei. Appassionata di letteratura da sempre, cura presentazioni di libri, salotti letterari ed eventi culturali. Dal 2018 ha un proprio blog letterario, “Di scritture, di sogni e di chimere” (www.paolaliotta.it).
Ha pubblicato quattro sillogi poetiche, ottenendo premi di rilievo nazionale. Al 2013 risale la pubblicazione del suo primo romanzo, Ed era colma di felicità. Nel 2014 ha pubblicato Miele, mandorle e cannella, finalista al Premio Letterario “Città di Pentelite”. Per Il Convivio Editore ha pubblicato La luce dell’inverno. Madrigali sciolti e rime varie (2018) e il testo teatrale Briseide (2019), finalista al Premio “Giuseppe Antonio Borgese” e menzione speciale per la qualità della proposta letteraria al Premio Dostoevskij. Nel 2019 è uscito per Il Seme Bianco il suo romanzo Piano Concerto Schumann, finalista al Premio “Città di Sarzana”, molto apprezzato dai lettori e recensito positivamente anche su riviste di argomento musicale.


mercoledì 21 ottobre 2020

CANZONI ISPIRATE... DA LEGGENDE! (#2)


Nel precedente appuntamento abbiamo visto una canzone di De Andrè ed una di Baglioni, entrambe ispirate a due leggende.

Oggi a farci compagnia sono Angelo Branduardi e Roberto Vecchioni.

Il primo ha rivisitato una leggenda degli indiani d’America nel brano La pulce d’acqua.

Un'antica leggenda dei nativi americani racconta di una pulce d'acqua capace di rubare l'ombra a chi avesse spezzato le armoniose regole della natura.
Perché proprio l'ombra? La risposta sta nella convinzione, da parte delle tribù dei "pellerossa", che l'ombra fosse la parte del corpo più sfuggente, una proiezione proveniente dal corpo eppure intoccabile, come lo spirito vitale che anima ogni creatura.

Privato dell'ombra, il "peccatore" era destinato a perdere sé stesso, la propria vitalità e quindi si ammalava e l'unico modo per espiare la propria colpa e ripristinare l'armonia con la natura, era attraverso canti e balli, con cui lo "stregone" chiedeva il perdono per l'ammalato affinchè gli fosse restituita la pace interiore e fisica perduta.


È la pulce d'acqua
Che l'ombra ti rubò
E tu ora sei malato
E la mosca d'autunno
Che hai schiacciato
Non ti perdonerà
Sull'acqua del ruscello
Forse tu troppo ti sei chinato
Tu chiami la tua ombra
Ma lei non ritornerà
È la pulce d'acqua
Che l'ombra ti rubò
E tu ora sei malato
E la serpe verde
Che hai schiacciato
Non ti perdonerà
E allora devi a lungo cantare
Per farti perdonare
E la pulce d'acqua che lo sa
L'ombra ti renderà
È la pulce d'acqua
Che l'ombra ti rubò
E tu ora sei malato
E la mosca d'autunno
Che hai schiacciato
Non ti perdonerà
E allora devi a lungo cantare
Per farti perdonare
E la pulce d'acqua che lo sa
L'ombra ti renderà







Vecchioni si è invece ispirato alla tragedia di Euripide, Ippolito, con la sua canzone La leggenda di Olaf.


Ippolito, figlio di Teseo, re di Atene, è un giovanotto tutto dedito alla caccia, che non pensa all'amore, cosa che fa infuriare la benna Afrodite.
La dea, per vendetta, decide di suscitare nella matrigna Fedra (che ha sposato Teseo in seconde nozze)l un sentimento d'amore e passione per il figliastro.
Fedra sembra quasi impazzita gli occhi di tutti e in suo soccorso va la nutrice, che rivela a Teseo l'amore che Fedra ha per lui; il giovane ne è indignato e umilia la matrigna, la quale s'impicca..., non senza ver lasciati un biglietto in cui accusa Ippolito di averla violentata.

Quando Teseo scopre ciò che è successo, maledice il figlio e lo bandisce da Atene. 
Mentre Ippolito sta lasciando la città su un carro con i suoi compagni, un toro mostruoso uscito dal mare fa imbizzarrire i cavalli, che fanno schiantare il carro contro le rocce.

Mentre il povero Ippolito è in agonia, la dea della caccia - da lui tanto venerata -, espone la verità dei fatti a Teseo, il quale perdona il figlio.


Fu allora che madonna gli disse:" Hai gli occhi belli
Vorrei che accarezzassi stanotte i miei capelli"
Fu allora che rispose: "Grazie madonna no!
Io sono un cavaliere e il re non tradirò"
E a lei non valse a niente comprare la memoria
Di sentinelle e servi, mandati a far baldoria
E a lui negli occhi grigi l'amore ritornò
L'attesa di una vita, per dover dire "no"
"Che fai sotto le stelle? chi vuoi dimenticare?"
Socchiuse gli occhi e volle andarsene, sparire
Sognò, sognò, sognò, sognò, sognò, sognò, sognò
Poi, come tutti, si risvegliò
Sognò, sognò, sognò, sognò, sognò, sognò, sognò
Poi, come tutti, si risvegliò
Tornò di lì a tre giorni, il re dalla gran caccia
E lei gli corse incontro, graffiandosi la faccia
L'ira le fece dire: "Puniscilo perché
Ha mancato di rispetto alla moglie del re"
E a lui non valse a niente il sangue sui castelli
Rocroi, la spada e il sole sul viso nei duelli
Quando sentì di dire di dover dire "sì"
Con un cavallo e l'acqua fu cacciato di lì
"Che fai sotto le stelle? chi vuoi dimenticare?"
Socchiuse gli occhi e volle andarsene, sparire
Sognò, sognò, sognò, sognò, sognò, sognò, sognò
Poi, come tutti, si risvegliò
Sognò, sognò, sognò, sognò, sognò, sognò, sognò
Poi, come tutti, si risvegliò
Capì d'aver ucciso per essere qualcuno
Capì d'aver amato il giorno di nessuno
La strada all'improvviso, la strada si accorciò
E sotto un sicomoro la gola s'impiccò
Sentì tagliar la corda e gli tesero una mano
Ma dentro c'era l'oro, l'oro del suo sovrano
"Il re ti paga e chiede di non parlare mai
Monta a cavallo e fila, più lontano che vai"
"Che fai sotto le stelle? chi vuoi dimenticare?"
Socchiuse gli occhi e volle andarsene, sparire
Sognò, sognò, sognò, sognò, sognò, sognò, sognò
Ma quella volta non si svegliò






http://giardinonaiadi.blogspot.com/
wikipedia

sabato 17 ottobre 2020

CANZONI ISPIRATE... DA LEGGENDE! (#1)

 

Non molti giorni or sono, mentre ero in pullman per andare a lavorare, ho ascoltato (non era la prima volta, of course) una bellissima ballata di Fabrizio De Andrè, Geordie, e in passato mi era venuta voglia di cercare informazioni su cosa avesse ispirato il cantautore ligure nello scrivere questo brano.

Ecco, in linea con questa curiosità, ho pensato di cercare altre canzone ispirate a leggende, personaggi letterari o realmente esistiti.

Oggi è il turno della già citata Geordie e di una canzone vecchiotta di Claudio Baglioni, che forse è conosciuta più che altro da chi, come me, ama il cantautore romano: Il lago di Misurina (Album: Sabato pomeriggio; 1975).


Ecco il testo di Geordie:


Mentre attraversavo London Bridge
Un giorno senza sole
Vidi una donna pianger d'amore
Piangeva per il suo Geordie
Impiccheranno Geordie con una corda d'oro
È un privilegio raro
Rubò sei cervi nel parco del re
Vendendoli per denaro
Sellate il suo cavallo dalla bianca criniera
Sellatele il suo pony
Cavalcherà fino a Londra stasera
Ad implorare per Geordie
Geordie non rubò mai neppure per me
Un frutto o un fiore raro
Rubò sei cervi nel parco del re
Vendendoli per denaro
Salvate le sue labbra, salvate il suo sorriso
Non ha vent'anni ancora
Cadrà l'inverno anche sopra il suo viso
Potrete impiccarlo allora
Né il cuore degli inglesi né lo scettro del re
Geordie potran salvare
Anche se piangeranno con te
La legge non può cambiar
Così lo impiccheranno con una corda d'oro
È un privilegio raro
Rubò sei cervi nel parco del re
Vendendoli per denaro


La canzone di De Andrè si ispira ad un’antica ballata britannica, che fa parte delle Child Ballads, una raccolta di 305 ballate tradizionali inglesi e scozzesi suddivise in cinque volumi pubblicati tra il 1882 e il 1889.

La storia di Geordie pare abbia due versioni: in quella scozzese, George Gordon, marchese e conte di Huntly, fu accusato di essersi ribellato a Giacomo VI, re di Scozia, e nel 1598 fu condannato a morte per alto tradimento, ma grazie alla intercessione della famiglia fu graziato.

Nelle ballate inglesi, Geordie è un bracconiere, la cui sorte è stata meno lieta.

Nell’Inghilterra medievale il bracconaggio nelle tenute e nelle riserve reali era punito con la pubblica impiccagione, ed infatti il giovane Geordie, nonostante le suppliche della moglie, non viene risparmiato; l'unico privilegio che gli riservarono fu quello di essere impiccato con una corda d’oro, a motivo delle sue origini aristocratiche.






Vi posto il testo della canzone di Claudio Baglioni, Il lago di Misurina.


Sciolta ormai l'ultima neve
Su un tappeto d'erba nuova
Con un passo lieve nell'aurora
Misurina camminava
Sopra ad una rupe si fermava
Ogni dì alla stessa ora
Nella calma del mattino
Il silenzio era velluto
Un arcobaleno di pensieri
Lei gettava giù nel vuoto
E qualcuno la spiava muto
Il suo nome era (Sorapis)
(Sorapis) che viveva solo lassù
Tra abeti e genziane blu
Nessun sorriso ebbe mai
E Misurina che era tutto per lui
Un giorno scivolò giù
La vide con gli occhi suoi
Misurina riposava
Tra il ginepro e i rododendri
Si affacciava il sole dalle nubi
Sopra i suoi capelli biondi
Ed un alito di vento andava a sfiorare lei
Per lasciarla poi
Tra le braccia di (Sorapis)
chiuse gli occhi e il capo chinò
E giorno e notte aspettò
Finché di pietra non fu
E con le lacrime che scesero giù
Un verde lago formò
Tra abeti e genziane blu




LA LEGGENDA

Il Lago di Misurina è un  lago naturale piuttosto esteso e tra i più belli d’Italia. Situato nel bellunese, ha un perimetro di 2,6 chilometri ed è profondo circa 5 metri.  

Infodolomiti
Attorno ad esso c'è una leggenda, con protagonista proprio una certa Misurina, figlia unica del re Sorapis, governatore delle terre comprese tra le Tofane, l’Antelao, le Marmarole e le Tre Cime di Lavaredo. 
Il re stravedeva per la sua figlioletta, le permetteva qualsiasi cosa ed infatti la bambina era viziata, molto capricciosa e dispettosa, ma era anche molto molto carina. 
All'età di otto anni, Misurina venne a conoscenza dell’esistenza di una fata che viveva sul Monte Cristallo e che possedeva uno specchio magico, il quale dava il potere di leggere i pensieri di chiunque vi si specchiasse. 
Misurina supplicò con tanta insistenza il padre affinché le procurasse lo specchio, che questi alla fine cedette e partì alla ricerca dell'oggetto magico.
Incontrò la fata che gli disse: "Io posso darti lo specchio, però in cambio voglio te: diventerai alto come una grossa montagna e con la tua ombra mi riparerai dal troppo sole."

Sorapis restò perplesso e la fata precisò che se la bambina, sapendo dello scambio, avesse rinunciato al proprio desiderio, il re Sorapis sarebbe stato salvo, altrimenti l’incantesimo si sarebbe compiuto.

Il padre accettò, persuaso che la sua bambina mai avrebbe preferito uno specchio al padre, e invece..., quando ritornò a casa e riferì a Misurina le parole della fata, la bambina accettò lo scambio e volle lo specchio al posto del papà!!

E fu così che immediatamente Sorapis venne trasformato in una enorme montagna! Misurina, nel vedere che davvero l'incantesimo si era realizzato, si pentì del suo egoismo e cominciò a chiamare il padre, chiedendogli di tornare da lei.

Ma ormai non c’era più nulla da fare.

La bimba allora incominciò a piangere, a piangere, e tante furono le lacrime versate che si sciolse completamente e al suo posto si formò un lago:  il lago di Misurina!



Fonti consultate:

https://siviaggia.it/
https://favolefantasia.com
https://www.ernyaldisko.com/
https://libreriamo.it/
https://terreceltiche.altervista.org/

martedì 6 agosto 2019

Il papavero: piccole curiosità




"Lo sai che i papaveri son alti alti...."

Il papavero rosso (così come il papavero da oppio), per via delle sue caratteristiche blandamente sedative e antispasmodiche, soggetto all'influenza di Saturno, è stato considerato il simbolo della pigrizia, della misantropia e della mollezza di carattere.
In passato, il fiore di papavero veniva anche usato per rappresentare la fedeltà:  si prendeva un suo petalo e, dopo averlo posato sul palmo della mano, si colpiva con un pugno: se si sentiva un rumore come di schiocco voleva dire che non c'erano corna in vista e l'amato/a era fedele.


Significato e leggende.

La tradizione mitologica narra che Demetra, dea delle messi e dei raccolti, disperata dopo la perdita della figlia, riuscì a trovare conforto solo bevendo infusi di papavero.
Ed infatti, oltre ad essere simbolo di semplicità, questo fiore rappresenta anche la consolazione.


Storia.

Sin dall'antichità sono state riconosciute al papavero proprietà terapeutiche ed eccitanti.

Gli Egizi lo utilizzavano come antidolorifico, mentre in Grecia, essendo i semi del papavero considerati portatori di salute e forza, gli atleti ne bevevano una pozione energizzante prima delle gare a base di miele e vino.

L'uso del papavero da oppio come droga dilaga nell'Europa dopo la Rivoluzione Industriale e si diffonde fra artisti ed intellettuali come Baudelaire, Byron e Dickens.



fonti consultate: http://www.elicriso.it e letteratour

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