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martedì 17 dicembre 2024

PER UN'ORA D'AMORE di Piergiorgio Pulixi [ RECENSIONE ]



Una donna, di origine sarda ma emigrata a Milano assieme al figlioletto di due anni, viene ritrovata cadavere in circostanze inquietanti, con indosso un abito da sposa.
Il caso viene preso a cuore da Bepi Pavan, che coinvolge il vicequestore Vito Strega e la preziosa poliziotta Eva Croce: i tre si buttano a capofitto in un'indagine che si rivela, sin dal primo momento, complicata e legata a feroci e sempre più frequenti episodi di violenza contro le donne; parallelamente, in Sardegna l'efficientissima Mara Rais - che non ha affatto mandato giù il comportamento poco corretto di Strega nel corso delle indagini sull'omicidio di Maria Stella Coga - dà il suo indispensabile contributo alla soluzione del caso.


PER UN'ORA D'AMORE 
di Piergiorgio Pulixi



Rizzoli
336 pp
Nessun genitore dovrebbe mai seppellire un figlio; è contro natura ed è uno strazio indicibile sopravvivere alla morte dei propri figli.

È così - straziato e lacerato - che si sente Italo, un anziano signore sardo che ha dovuto lasciare la propria terra per venire a stare nella grande e piovigginosa Milano per prendersi cura del nipotino di due anni, Filippo ("Pippo"), rimasto orfano da quando, otto mesi prima, è morta Maria Donata, figlia di Italo e mamma del piccolo.

La donna è stata uccisa, ritrovata con addosso un abito da sposa che non le apparteneva.
Chi è stato il mostro che le ha tolto la vita e perché l'ha fatto?

Italo non si può rassegnare alla morte così tragica e spaventosa della propria amata figliola ed è intenzionato a scoprire cosa possa esserle accaduto. 
Purtroppo, dopo otto mesi di indagini infruttuose, l’omicidio rischia di diventare uno dei tanti cold case che vengono archiviati e restano senza soluzione.

Ma Italo non si arrende e così decide di rivolgersi al brillante criminologo Vito Strega. 

La prima persona con cui Italo riesce a comunicare e a raccontargli dell'omicidio della figlia è Bepi Pavan, che sente verso quell'uomo anziano un'empatia speciale, cosa che lo induce immediatamente a prendere a cuore le indagini, sottoponendole all'attenzione di Strega, che a sua volta coinvolge Eva.

Cominciando a indagare e a raccogliere informazioni sulla vita privata di Maria Donata, i tre capiscono che per arrivare a individuare chi l'ha voluta morta e perché, non possono restare a Milano, ma devono allargare le ricerche fino in Sardegna, là dove Maria Donata è vissuta, dove ha avuto relazioni, legami d'amicizia e di lavoro, così da inquadrare meglio la sua vita e le persone con cui ha avuto a che fare.

In pratica, devono coinvolgere la burbera e incavolatissima Mara Rais perché faccia le proprie ricerche sull'isola e, come sempre, Mara riesce ad essere incisiva e a scoprire dettagli importantissimi sul passato della vittima.

Ma il caso di Maria Donata, purtroppo, non è qualcosa di isolato, nel senso che già dai primi accertamenti, Vito e la sua squadra devono fare i conti con una triste realtà: questo omicidio si inserisce in una serie di femminicidi e aggressioni alle donne che sta scuotendo la città già da un po'; un disegno criminale più ampio e oscuro, nel quale nessuna donna sembra essere al sicuro. 

Accanto alla storia della "sposa", ci sono altre storie di donne brutalmente aggredite da uomini che, evidentemente, le pedinano e le controllano per diverso tempo prima di passare vigliaccamente all'attacco.

E chissà come mai, i principali sospettati hanno sempre degli alibi incrollabili, perfetti. Troppo perfetti, tanto da sembrare costruiti ad hoc.

Il contesto criminale nel quale man mano Vito si trova a doversi muovere è "sommerso", difficile da individuare, afferrare, e coloro che sono invischiati in questi crimini sono furbi e ben organizzati, oltre che accomunati e motivati da una concezione bieca, violenta e maschilista della donna.


Sullo sfondo di una Milano crepuscolare, violenta e indifferente, spazzata dalla pioggia e dal vento, si consumano crimini legati alla violenza di genere, vendette di uomini frustrati e arrabbiati con le donne, incattiviti all'idea che esse siano libere, vincenti, che ricoprano ruoli di rilievo al lavoro, che possano rifarsi una vita dopo una storia finita.

Come sempre nei suoi noir, anche in questo Pulixi racconta una storia che non è "semplicemente" un caso di omicidio da risolvere, non ci sono solo assassini da acciuffare: è prima di tutto il tratteggio di diversi drammi umani, di tragedie famigliari, che richiedono, da parte di Strega, Croce e Pavan, una grande sensibilità e dolcezza.

Ognuno dei poliziotti ha il proprio vissuto, ha le proprie cicatrici, un passato denso di fantasmi da cui cercano di fuggire,e i casi che cercano di risolvere li mettono inevitabilmente faccia a faccia con ciò che sono e con ciò che li tormenta.

Eva Croce ha un matrimonio fallito alle spalle e un dolore immenso e inguaribile, che l'avvicina a Italo e al dolce Pippo.

Bepi rivede in quell'anziano minuto nel fisico, ma solido nell'animo e nel cuore, quel padre con cui non si è lasciato troppo bene, prima che questi morisse.

Rais ha le sue preoccupazioni con una figlia preadolescente che già si comporta come un'adolescente, e inoltre ha la sua bella dose di rancore e rabbia verso Strega, che ancora non riesce a smaltire.

Vito Strega ha quel continuo e disturbante "canto degli innocenti" che lo perseguita, che occupa la sua mente, che disturba i suoi sogni, che sempre più spesso non gli dà tregua.
Egli è consapevole di come sia necessario che nessuno - a parte il suo amico psichiatra, che lo conosce da quand'era un bambino impaurito e traumatizzato - debba mai venire a sapere di queste "voci", perché potrebbero costargli la carriera in polizia.

Eppure, Vito non può ignorare una cosa fondamentale: qualcun altro sa.
Qualcuno che lo sta controllando, che lo tiene sotto scacco, che forse è pronto a ricattarlo.
Una donna senza volto e senza nome, una stalker che lo odia.
Ma chi è? E perché ce l'ha con lui?

A questa domanda ci verrà data risposta proprio alla fine del romanzo che, come accade sempre con Pulixi, ci riserva sorprese e colpi di scena; il finale è aperto e si intuisce che ci sarà un seguito.

Apprezzo sempre la struttura del libro - il susseguirsi dei cambi di scena, luoghi e personaggi, che creano dinamicità e, essendo i capitoli relativamente brevi, non mettono in confusione il lettore, anzi, gli permettono di tenere sott'occhio i vari sviluppi delle vicende senza perdere di vista nessun intreccio e personaggio importante.
Mi piacciono le tematiche - femminicidio, violenza contro le donne, traumi personali e famigliari -, il tratteggio approfondito dei personaggi principali, che sono bravi nel loro lavoro non solo perché intelligenti, attenti, professionali, ma soprattutto perché profondamente umani, fragili, sensibili, capaci di mettersi nei panni dei parenti delle vittime e desiderosi di dar loro un minimo di giustizia.

Graditissimi i momenti intrisi di ironia e umorismo, legati in particolare alle scaramucce verbali tra la poliziotta col chiodo e Dr Martens (Eva Croce) e la collega con le Louboutin e gli abiti alla moda (Mara Rais), alla gigantessa Clara Pontecorvo, con le sue disavventure amorose, e a Bepi con la sua battaglia contro la propria ciccia (e forse ci siamo, stavolta).

Ho ascoltato Per un'ora d'amore dalla voce di Michele Maggiore e mi è piaciuto il suo modo di leggere e interpretare.
Un noir appassionante, con una trama molto ben costruita, che piacerà ai fan di Strega & co.


Romanzi della serie in cui compaiono Rais, Croce e Strega:

  1. L'ISOLA DELLE ANIME
  2. UN COLPO AL CUORE
  3. LA SETTIMA LUNA
  4. STELLA DI MARE

lunedì 9 dicembre 2024

CAMBIARE L'ACQUA AI FIORI di Valérie Perrin [ RECENSIONE ]



Un romanzo intenso, ricco di storie dentro storie, di personaggi femminili e maschili che prendono vita tra queste pagine ed emozionano il lettore con le loro fragilità e i loro errori, con le loro passioni e con quella capacità di amare follemente che fa sentire vivi; pezzi di umanità raccolti tra le lacrime, tra i ricordi, ali rimpianti, le timide ma necessarie speranze.
Un inno alla vita, all'amore che supera il dolore e la paura della morte, alle cose semplici ed essenziali, al tempo che passa e all'amore che resta. 


CAMBIARE L'ACQUA AI FIORI
di Valérie Perrin



Ed. E/O
trad. V. Bracci Testasecca
480 pp
"Mi chiamo Violette Toussaint. Facevo la guardiana di passaggio a livello, ora faccio la guardiana di cimitero. Assaporo la vita, la bevo a piccoli sorsi, come un tè al gelsomino con un po’ di miele. E la sera, quando il cancello del cimitero è chiuso e la chiave appesa alla porta del bagno, sono in paradiso."


Con queste parole si presenta Violette Toussaint, protagonista di questo romanzo che, partendo da lei, dal suo presente, si arricchisce delle storie di altri personaggi che, in un modo o nell'altro, sono collegati alla stessa Violette. 

Orfana, cresciuta in un istituto per bambini come lei - abbandonati -. Violette Trenet si sposa giovanissima, a soli 18 anni, sperando di trovare rifugio, un amore, una casa, in un matrimonio che le regalerà più dolore, solitudine, umiliazioni, smarrimento.. che gioie.

Il marito è Philippe Toussaint, più grande di lei di dieci anni: biondo, riccio, bello, alto e aitante, di Philippe non ci si può non innamorare ed infatti l'uomo è pieno di donne che lo adorano, che lo desiderano e si concedono a lui con ardore e senza riserve.
La stessa Violette ama quel corpo dal quale prende quelle briciole di attenzioni di cui ha tanto bisogno; l'amore, quello no, è a senso unico.
Violette è innamorata del suo bellissimo e sfuggente marito, ma lo vede come lui la tratta e la guarda: per Philippe, la sua giovane mogliettina è una ragazzetta sciocchina, analfabeta, un corpo sinuoso che gli riscalda il letto, una mogliettina premurosa che cucina, lava, stira e, soprattutto, lavora al posto suo.

Sì, perché di Philippe è chiaro che gli piaccia andare a donne, ritrovarsi con gli amici a sbevazzare e a fare orge, giocare ore ai videogiochi.
Lavorare no, non ha mai lavorato un giorno nella sua vita.
Tanto c'è sempre stata la laboriosa Violette a farlo, quando alzavano e abbassavano la sbarra del passaggio a livello e dopo, nel cimitero di Brancion-en-Chalon, una cittadina della Borgogna, in qualità di guardiani di quel giardino in cui riposano coloro che non attraversano più le strade di questo nostro incasinato mondo.

La storia principale parte dal presente, collocato nel 2017, per poi tornare indietro costantemente in diversi anni, tutti cruciali nella narrazione e comprensione degli innumerevoli eventi che riguardano soprattutto Violette, ma non solo lei.


Nel 2017 la nostra Violette è una donna ancora molto bella e affascinante, con uno sguardo aperto e sincero, un modo di accogliere le persone sereno e generoso, una gentilezza squisita e attraente che la rende amabile agli occhi di chiunque varchi la soglia della sua casetta, trovando tra quelle mura un paio di orecchie pronte ad ascoltare e un caffè caldo o un cordiale.

Eppure Violette è sola perché suo marito l'ha abbandonata dieci anni prima, poco dopo essersi trasferiti al cimitero.
È morto? Gli è accaduto qualcosa?

Violette non ne ha idea; certo, Philippe era solito prendere la moto e andarsene via di casa per giorni, senza curarsi di dare notizie di sé e tornando all'improvviso, avvolto di indifferenza e aria da sufficienza, di chi non deve rendere conto di nulla e a nessuno.
Nel corso di dieci anni, Violette ha denunciato la sua scomparsa e ha cercato di scoprire che ne è stato del coniuge, ma niente: volatilizzato.

Ma un giorno tutto comincia a cambiare e una piccola crepa si crea nella fortezza nella quale Violette vive da anni in serenità, seguendo i ritmi di un'abitudinarietà confortante.

Un giorno un poliziotto di nome Julien Seul, arrivato da Marsiglia, si presenta con una strana richiesta: sua madre (Irène Fayolle), recentemente scomparsa, ha espresso la volontà di essere sepolta in quel lontano paesino nella tomba di uno sconosciuto signore del posto (un certo avvocato, Gabriel Prudent).

Da figlio, Julien trova tale richiesta assurda, immotivata e incomprensibile: chi è stato questo Gabriel per sua madre? L'amante? Perché ha voluto addirittura passare con lui l'eternità invece che con suo padre?

Conosceremo, quindi, la storia di Irène attraverso il suo diario, che Julien ritrova e che legge per poter conoscere davvero e intimamente quella mamma che ha custodito un segreto per anni.

Ma non porta con sé solo questo, Julien: attratto dalla bella guardiana del cimitero (che a sua volta non è insensibile al fascino del poliziotto), saputo che  ella è sposata ma che del marito non ci sono notizie da anni, decide autonomamente di indagare, di scoprire che ne è stato di Philippe Touissant.

E in poco tempo, e senza neanche incontrare grosse difficoltà, scopre dov'è.

Perché Philippe non è morto, affatto: vive in un paese non lontano da Brancion e, dal momento in cui Violette apprende, con stupore, questa triste verità (è stata semplicemente abbandonata, come una scarpa vecchia e inutilizzabile), le cose prenderanno una piega inattesa e il lettore conoscerà gradualmente il passato e il presente di tutti i personaggi coinvolti e dei loro legami con persone vive e morte.

Come vi dicevo, in questo romanzo non v'è solo un filone narrativo: 

  • c'è quello principale, che è costituito dalla vita di Violette, dal suo passato, quindi il rapporto con Philippe, con i suoceri, la sua personalità solare e la sua fame di imparare e migliorarsi soffocate da un uomo arido ed egoista; apprendiamo che c'è una figlia, Lèonine. E su di lei non aggiungo altro.
        Conosceremo persone che, nella vita di Violette, sono state un balsamo sulle ferite                 dell'anima, che l'hanno aiutata a non avvizzire dentro e a rinascere.

  • c'è la parte relativa a Irène, la madre di Julien; anche se le sue vicende sentimentali potrebbero sembrare collaterali ed estranee al vissuto di Violette, il racconto del suo amore proibito avrà la sua "utilità" per la protagonista.
  • c'è spazio per lo stesso Philippe.
L'uomo non "fa simpatia" per come tratta la moglie, per il suo maledetto narcisismo, che lo porta a mettersi sempre al centro e al di sopra di tutto e tutti, trascurando Violette, che l'ama sinceramente.
Ma anche dietro questo personaggio "negativo" c'è un vissuto: c'è un cuore, ci sono delle fragilità, una valanga di errori e di rimpianti, di scelte sbagliate, di paure, di tentativi di arrivare alla verità per cercare la causa di un dolore immenso, con la speranza di ottenere se non pace, almeno vendetta.

  • e ci sono altre piccole storie, che si soffermano su personaggi secondari ma che hanno la loro importanza nello sviluppo degli avvenimenti.

Cambiare l'acqua ai fiori è un romanzo denso, pieno di eventi, fatti, persone, relazioni, lacrime, dolore, tradimenti.
È un romanzo che viaggia sul doppio binario della vita e della morte, del passato e del presente, delle gioie e del dolore, della speranza e della disperazione, del tradimento e della fiducia.

Con una penna molto coinvolgente, incredibilmente scorrevole e intensa, evocativa, intrisa di pathos, capace di emozionare, di tenere il lettore incollato alle pagine, Perrin ha dato vita ad una trama ricca di sotto trame e ciascuna è appassionante, perché ci sfila sotto gli occhi una galleria di esseri umani piccoli, deboli, fallaci, egoisti, generosi, sprezzanti, umili, bugiardi, leali, pieni di amore, di passione, di risentimento, di paura, di cicatrici che non si chiuderanno mai. 
Qualcuno perderà la voglia e la motivazione a vivere, qualcun altro la conserverà o la ritroverà, e quale luogo più fortemente simbolico di un cimitero per riflettere su quanto la vita - imprevedibile, crudele, unica - possa togliere, donare, chiedere in cambio e restituire?

Il tratteggio dei personaggi (sia principali che secondari) è perfetto, esauriente e convincente; belle le citazioni che aprono ogni capitolo; i salti temporali e narrativi (da un personaggio all'altro) non solo non infastidiscono ma sono ciò che tiene viva l'attenzione del lettore, che beve e assimila avidamente ogni colpo di scena, che sente attaccata su di sé ogni emozione, che coltiva speranze e trattiene non poche lacrime.

Credo che dalle mie parole si capisca che ho amato questo romanzo, ascoltato dalla voce della brava Michela Cescon.

Consigliato a chi desidera una lettura emozionante e scritta molto bene.


Alcune citazioni

"Il mio presente è un dono del cielo. Me lo dico ogni mattina appena apro gli occhi.
Sono stata molto infelice, addirittura annientata, inesistente, svuotata. Sono stata come i miei vicini, ma in peggio. Le mie funzioni vitali continuavano, ma senza me dentro, senza la mia anima, che a quanto pare, a prescindere da che uno sia grasso o magro, alto o basso, giovane o vecchio, pesa ventuno grammi.
Ma siccome l’infelicità non mi è mai piaciuta ho deciso che non sarebbe durata. La sfortuna deve pur finire, prima o poi."

"È un lusso essere proprietari del proprio tempo, lo ritengo uno dei più grandi lussi che l’essere umano possa concedersi."

"C’è qualcosa di più forte della morte, ed è la presenza degli assenti nella memoria dei vivi."

"Perché si va verso certi libri come si va verso certe persone? Perché siamo attratti da determinate copertine come lo siamo da uno sguardo, da una voce che ci sembra conosciuta, già sentita, una voce che ci distoglie dal nostro percorso, ci fa alzare gli occhi, attira la nostra attenzione e cambierà forse il corso della nostra esistenza?"

"La mancanza, il dolore, l’impossibilità di sopportare possono far vivere e sentire cose che vanno al di là di ogni immaginazione. Quando qualcuno è andato, è andato. Tranne che nella mente di chi rimane, e la mente di un unico uomo è ben più grande dell’universo."

"Amore è conoscere qualcuno che ti dà notizie di te".

"In fondo i ricordi sono grandi vacanze, spiagge private."

"Perché il tempo che passa
Ci scruta e poi ci spezza
Perché non resti con me
Perché te ne vai
Perché la vita e le barche
Che vanno sull’acqua hanno le ali..."

«L’edera soffoca gli alberi, Violette, non dimenticare mai di tagliarla, mai. Appena i pensieri ti portano verso le tenebre prendi la cesoia e taglia via la tristezza».

"Sarai per sempre tutti i miei amori, il primo, il secondo, il decimo e l’ultimo. Sarai per sempre i miei ricordi più belli, le mie grandi speranze."

"Le foglie morte si raccolgono a palate, i ricordi e i rimpianti anche".

"Sento la tua voce in tutti i rumori del mondo".

"Se ogni volta che penso a te spuntasse un fiore, la terra sarebbe un immenso giardino".


domenica 8 dicembre 2024

CARAVAGGIO, TRA FILM E FUMETTO

 

Caravaggio è sicuramente uno degli artisti che più amo.

Tempo fa vidi il film con Scamarcio, L'ombra di Caravaggio, e lo apprezzai molto; ieri, invece, ho letto la bella graphic novel di Milo Manara, Caravaggio (Panini, 116 pp., LINK).


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Tanto il film quanto il fumetto ci raccontano di come Michelangelo Merisi, detto Caravaggio (1571-1610), fosse un genio dall'animo ribelle, e come questo suo essere fuori dal coro e dalle convenzioni si manifestasse nella vita e nella sua arte. 

Caravaggio era uno spirito inquieto, tormentato, e nelle sue meravigliose opere d'arte tirava fuori tanto i propri tormenti quanto la creatività esplosiva che lo caratterizzavano; egli amava dipingere scene, personaggi, azioni e sentimenti propri della vita reale, quotidiana, quella tipica della gente semplice - il popolo -, dei poveri, degli affamati, degli straccioni, delle prostitute e dei vagabondi.
E sceglieva questo tipo di persone come modelli da raffigurare, anche quando si trattava di soggetti sacri e di creare quadri ed opere grandiose su commissione da parte di figure religiose.

Chiaramente il suo modo di lavorare - sebbene gli venissero riconosciute da chiunque l'immensa bravura e l'unicità della sua arte - faceva storcere il naso a tanti, a cominciare dal papa, Paolo V; questi, nel film, ingaggia un agente segreto del Vaticano perché segua e controlli il pittore, denunciandone eventualmente la blasfemia.

Caravaggio era anche un uomo che si lasciava andare ai piaceri, alle bevute con gli amici, insomma, non conduceva un'esistenza morigerata, ma tutto questo non ha mai scalfito il suo genio, anzi, sembrava esserne, in un certo senso, il motore, l'anima.

Era anche una "testa calda", uno che non ci pensava due volte a farsi coinvolgere in litigi e baruffe, tanto da ritrovarsi spesso nei pasticci, restandone ferito, come quando si azzuffava con Ranuccio, un magnaccia violento e prepotente, dalle cui mani Michelangelo desiderava liberare la prostituta Anna (che gli fa da modella in diversi quadri).
Nel film, Scamarcio ben incarna questa personalità forte, questo modo di essere e di vivere "da
maledetto", da anima inquieta, sempre alla frenetica ricerca di stimoli e ispirazione, affascinante e scandalosa.

L'inclinazione a non tacere o essere indifferente davanti alle ingiustizie e il suo temperamento sanguigno lo portano a macchiarsi anche di omicidio, tanto da beccarsi una condanna a morte.

Se nel film ci si concentra (come il titolo stesso suggerisce) sull'investigatore - l’Ombra, interpretato da Louis Garrel - che lo segue ovunque, di nascosto, per coglierlo in fallo e poterlo far arrestare, Milo Manara, nei suoi splendidi disegni, ripercorre la vita e le opere di Michelangelo Merisi a partire dai suoi esordi fino alla sua rapida consacrazione come artista, per giungere alla sua tragica e prematura scomparsa. 

È evidente l'accuratissimo lavoro di ricerca, Milo Manara accompagna il lettore in una vera e propria visita guidata in cui possiamo ammirare moltissimi dei quadri di Caravaggio, che il fumettista ha riprodotto in modo magistrale, minuzioso: La vocazione di San Matteo, Morte della Vergine, Decollazione di San Giovanni Battista, David con la testa di Golia...

Leggere questa graphic novel è un emozionante viaggio attraverso le passioni, le pulsioni, i desideri e i demoni che hanno accompagnato la breve ma intensissima esistenza di un maestro del Rinascimento.

Consigliatissimo.

lunedì 2 dicembre 2024

OLIVE, ANCORA LEI di Elizabeth Strout [ RECENSIONE ]


Seguito di Olive Kitteridge, anche questo romanzo, pur ruotando sempre attorno all'omonima protagonista, comprende racconti riguardanti altre persone che, in qualche modo e anche solo lontanamente, conoscono Olive, la quale è ormai giunta a un'età avanzata ed è alle prese con le piccole gioie e le sempre più grandi difficoltà della vecchiaia.


OLIVE, ANCORA LEI
di  Elizabeth Strout 



Einaudi
trad. S. Basso
273 pp

Lo dico subito: non ho letto il libro precedente e non so se lo recupererò perché il secondo non mi ha fatto impazzire.
Questo per dire che non so tutto di lei, di Olive Kitteridge.

Non conosco i pregressi, ciò che è accaduto prima di questo romanzo, per cui mi posso basare solo su di esso per la mia personale conoscenza con la signora Olive, di Crosby, nel Maine, che vive in questa cittadina costiera sola soletta.

L'amato marito Henry è deceduto e il suo unico figlio Christopher vive a New York, esercita la professione di podologo ed ha una compagna, con cui ha dei figli.
Con il giovane non c'è un rapporto strettissimo, si sentono quel po' che basta e si vedono ancora meno.

Ma in occasione di un Natale, Olive decide di invitare Chris e famiglia a Crosby, per passare qualche giorno insieme nella casa che Olive ha condiviso con il buon Henry.

La motivazione è sicuramente rivedersi ma c'è dell'altro: Olive si è fidanzata e a breve si sposerà.

Con chi?
Con Jack Kennison, a sua volta vedovo.

La novella coppia non è più giovanissima... ma che vuol dire? C'è forse un'età più o meno adatta per unirsi a un'altra persona, decidere di percorrere insieme ad essa l'ultimo tratto dell'esistenza?

La robusta Olive e l'altrettanto corpulento Jack sono due persone essenzialmente sole: entrambe hanno amato i coniugi defunti, di cui hanno sentito molto la mancanza e ancora nel presente l'avvertono; i figli son distanti e i rapporti con essi pure...: perché non mettere insieme, sotto lo stesso tetto, alla stessa tavola, nello stesso talamo, le proprie solitudini?
In fondo, caratterialmente si prendono, nel senso che si sopportano a sufficienza, litigano poco e bene o male trascorrono assieme delle giornate serene.

Perché dopotutto, a una certa età, è alla serenità che bisogna puntare.

Non mancano le piccole scaramucce ed incomprensioni, anche con Chris (che inizialmente non accetta di buon grado che la sua anziana madre si porti in casa un coetaneo che per lui è un estraneo), ma son cose che si superano.
E quando la vita continuerà a scorrere, a togliere, a sparigliare qualche carta, troveremo Olive sempre la stessa, accidenti a lei: solida e robusta come lo è fisicamente, caparbia, pragmatica, spiccia e schietta, spesso brusca e senza filtri, altre volte sensibile ed attenta senza mai essere melensa, buona osservatrice e in grado di apprezzare le piccole cose della vita, come un tramonto o un'alba particolarmente sorprendenti.

Ma non c'è solo lei, in questo libro: l'autrice ci porta brevemente nelle vite e nella quotidianità di altra gente, altri uomini, donne, anche adolescenti, ciascuno indaffarato con i piccoli e grandi problemi esistenziali, relazionali, famigliari.

Una ragazza che ha un cattivo legame con la madre e che si lascia andare a condotte non proprio giuste, come a colmare un vuoto che la sta divorando.

Fratelli che hanno, l'uno nei confronti dell'altro, pesanti sensi di colpa che li separano ma che, alla fin fine, hanno solo bisogno di chiacchierare con franchezza.
Cognate poco sensibili l'una all'altra e disposte, a malapena, a trattarsi con finta cortesia.

Un'ex-studentessa di Olive che scrive poesie e, per farlo, non esita e "rubare" frammenti di conversazioni e di confidenze.

Una donna affetta da "un brutto male" che non ha la forza né fisica né emotiva per affrontare il peso di ogni giorno, che a stento sopporta la presenza, seppur rassicurante ed affettuosa, del marito, ma che, a ben guardare, ha solo bisogno di una persona fidata con cui parlare; qualcuno - come Olive! - che non la compatisca e che non la tratti come se stesse per morire da un momento all'altro...

Insomma, tante piccole storie di gente comune, che ha i problemi che abbiamo tutti e che in qualche modo incrocia o sfiora la vita di Olive.


Non posso dire di aver amato questo libro; ho proseguito nella lettura pur provando, in certi passaggi, un po' di noia e anche una certa "irritazione" per questo saltare da Olive (le cui vicissitudini personali, famigliari e di coppia, mi interessavano un po' di più) ad altri individui, nelle cui vite mi infilavo velocemente e altrettanto di fretta me ne uscivo, senza avere il tempo di affezionarmi ad alcuno.

Probabilmente, ripeto, questo è dovuto anche un po' al fatto che, non avendo letto il precedente romanzo, non avevo idea che mi sarei ritrovata in una trama ricca di sotto-trame; inoltre, c'è da dire che... anche ad Olive non è che accadano cose straordinariamente appassionanti.

Però forse è anche giusto così, nel senso: la vita è un'avventura per tutti, è fatta di alti e bassi, di gioie e dolori, di morti e nascite, di compagnia e solitudine, di albe e tramonti..., per qualcuno è più eccitante che per altri... ma è pur sempre vita ed è degna di essere vissuta e narrata.

Olive ha avuto la sua, sicuramente piena, e leggere gli anni della vecchiaia (in particolare, mi riferisco all'ultima parte del romanzo) mi ha provocato tenerezza, perché la fragilità diviene una presenza purtroppo fedele anche nella quotidianità di un donnone come lei, che pure da anziana continua a far simpatia.

Se vi piacciono le storie che raccontano attimi di vita quotidiana in un paese di provincia, accomodatevi pure.
Però non fate come me: leggete prima Olive Kitteridge.

sabato 30 novembre 2024

L'ULTIMA NOTTE DI WILLIE JONES di Elizabeth H. Winthrop [ RECENSIONE ]



Come vive le sue ultime ventiquattro ore un condannato nel braccio della morte prima di finire sulla sedia elettrica?
E come vivono quell'ultima notte le persone a lui vicine: i suoi genitori, il suo avvocato, gli adulti e i ragazzini che sanno della sua triste sorte e ci spettegolano su?

La storia del protagonista, Willie Jones, si ispira a fatti realmente accaduti.



L'ULTIMA NOTTE DI WILLIE JONES
di Elizabeth Winthrop


Ed. Solferino
302 pp
trad. S. Rota Sperti

"La veglia è solo esistere. 
È aspettare di morire, 
e aspettare che quello che sta succedendo 
sembri reale."

È l'ottobre del 1943 e un altro giorno sta volgendo al termine a St. Martinville, in Louisiana.

Non è una notte come tutte le altre per più di una persona, in questo angolino di mondo.

Non lo è per il diciottenne Willie Jones, da mesi in prigione e, più precisamente, nel braccio della morte: accusato di aver violentato e aver causato la morte di una ragazza bianca (morta suicida, presumibilmente in seguito allo stupro, appunto - secondo l'accusa), quella che lo aspetta è l'ultima notte della sua vita.
A mezzanotte in punto verrà giustiziato sulla sedia elettrica e chissà in quanti verranno a vederlo «friggere», convinti della sua colpevolezza. 
Willie si è sempre dichiarato innocente e questa condanna a morte è per lui una tremenda ingiustizia (in merito a chi era per lui Grace e in che rapporti fossero, è qualcosa che si apprende nel corso della lettura).

La verità è che dietro quella condanna c'è una ragione ben chiara e specifica: il razzismo.

 

Willie è un negro ed è impossibile per la comunità bianca che la vittima - la povera Grace - fosse consenziente. Lui l'ha violentata, ha gettato su di lei una vergogna tale che la ragazza non ha retto e in seguito alla quale ha preferito morire.

Non è una notte come le altre per i coniugi Jones, Frank ed Elma; con la morte nel cuore, sanno che da lì a poche ore perderanno per sempre il loro ragazzo.
Se Elma non riesce neanche ad uscire di casa per il dolore, Frank si mette in viaggio, di notte, con la sua vecchia mula, per poter portare la lapide per il suo povero Willie.

Non è una notte come le altre per Polly, sua moglie Nell e il loro figlio Gabe.
Polly è procuratore distrettuale ed avvocato difensore di Willie, ma a quanto pare non è riuscito a far nulla per il suo cliente e non l'ha salvato dalla sedia elettrica.
Il giovane Gabe - come la piccola Scout de Il buio oltre la siepe - è orgoglioso del proprio genitore, che non esita a difendere i neri, ma non si spiega come sia possibile che allora non sia riuscito ad aiutare Willie.

Polly si tormenta per la medesima ragione.
Essendo il difensore del condannato, è tenuto ad assistere all'esecuzione e la cosa lo rende inquieto, angosciato.
A roderlo dentro sono i sensi di colpa: lui sa che avrebbe potuto gestire diversamente la difesa del giovane Jones, anche perché esercita questa professione perché crede davvero nella giustizia, ma... ha avuto paura.
In paese non puoi difendere un nero e pensare di attirarti le simpatie dei bianchi, tanto meno dei famigliari della ragazza che s'è uccisa.
Polly non è Atticus Finch, che combatte contro le discriminazioni e le ingiustizie con fierezza e coraggio; lui è meno ardimentoso e più pavido.

Non è una notte come le altre per padre Hannigan, il pastore che deve portare gli ultimi conforti religiosi a Willie, ma in realtà avrebbe bisogno egli per primo di ritrovare l'ardore di una fede che, nel suo cuore, va via via affievolendosi.

Non lo è per Dale e sua moglie Ora, il cui unico figlio combatte nel Pacifico, e che si ritrovano a discutere su come trattare dei bimbetti straccioni, neri come la notte, che vivono ai margini della loro proprietà. 


Di ciascuno di questi personaggi seguiamo il flusso di pensieri e la prospettiva di ognuno porta un contributo diverso alla narrazione, che converge chiaramente tutta verso l'esecuzione.
Perché è certo che essa avverrà.
Non siamo in un thriller psicologico, in cui c'è da cercare il serial killer, né in un legal thriller: non ci sono processi, arringhe, giudici, una giuria popolare da convincere.

Qui c'è chiaramente un ragazzo nero, giudicato colpevole di stupro ai danni di una ragazza bianca (per di più morta) e costui è stato condannato alla pena capitale, a morire sulla Feroce Gertie, la pesante sedia di legno in viaggio verso la sua cupa destinazione che, non fosse per quei lacci di cuoio e quei cavi elettrici, sembrerebbe solo una sedia.


In questo romanzo corale, in cui di capitolo in capitolo ci viene dato modo di soffermarci sul punto di vista di svariati personaggi, Elizabeth H. Winthrop tocca magistralmente, con realismo ma anche con delicata intensità i temi sempre attuali del razzismo, della giustizia, della colpa e del perdono

 «Credo nella bontà, e immagino che questo sia un segno. Ma vedo anche il male che esiste nel mondo. Vedo la crudeltà degli uomini verso gli altri uomini.»


I suoi uomini, le sue donne e i suoi ragazzini sono esseri umani ciascuno con le proprie contraddizioni e fragilità, pieni di interrogativi, dubbi, timori, che si muovono in un contesto contaminato dal pregiudizio e dall'odio razziale, costretti a confrontarsi con la triste ma concreta possibilità di compiere essi stessi scelte sbagliate, di cedere alla tentazione di condannare senza sapere la verità, di chiudere gli occhi al cospetto del male, di farsi sopraffare dalla paura o da un'indifferenza falsamente rassicurante.

Avanzando nella lettura, mi sono sentita divisa tra due sentimenti: l'impotenza e l'ineluttabilità di chi sa che il protagonista, innocente o no, sta andando incontro alla morte, e l'assurda speranza che si salvi.
Ma come potrebbe salvarsi se la sentenza è stata già emessa e tutto è pronto per l'esecuzione?

Un romanzo bello, profondo, dalle tematiche forti e coinvolgenti.
Consigliato.



mercoledì 27 novembre 2024

LO SCIAMANO di Salvatore Esposito [ RECENSIONE ]

 

L'esordio letterario dell'attore Salvatore Esposito ci porta in un'indagine complessa e difficile caratterizzata da numerosi ed efferati crimini legati a un mondo terribile e tetro, popolato da streghe e culti esoterici.
A seguire l'inquietante scia di sangue c'è Christian Costa, profiler esperto in delitti rituali -tanto da essere chiamato lo Sciamano- e uomo dal passato oscuro e misterioso.



LO SCIAMANO
di Salvatore Esposito

 
Sperling&Kupfer
324 pp
«Hai un occhio azzurro e uno scuro. 
Quale dei due è rivolto al passato e quale al futuro?»
«Non lo so.» 
«È tempo di saperlo».


Conosciamo il protagonista, Christian Costa (un uomo "all’apparenza gentile, ma di una gentilezza gelida"), mentre è in Svezia per dare una mano alla polizia, impegnata a vederci chiaro in un omicidio agghiacciante: una donna viene ritrovata morta dopo essere stata dissanguata come un animale da sacrificare.

Ma è in Italia che Christian deve tornare: lì dove c'è la sua compagna, Greta, che aspetta un bambino da lui.
Lì dove cominceranno a susseguirsi degli omicidi cruenti e spaventosi che, in un modo assolutamente inaspettato, egli scoprirà essere legati alle sue stesse origini.


Christian è stato, infatti, un bambino abbandonato dalla propria madre e cresciuto in un orfanotrofio; non sa nulla della donna che l'ha partorito, ma sente che qualcosa c'è, in lui, di quella madre sconosciuta: un'eredità innata, scritta dentro di lui, primordiale e buia, che viene fuori nei suoi incubi così spaventosamente vividi, che sembrano delle vere e proprie visioni, delle terrificanti allucinazioni, e che si manifesta anche quando lavora, in particolare in certi momenti cruciali delle indagini, quando è totalmente immerso nella ricerca di quei dettagli, sulle scene dei crimini e sui corpi straziati delle vittime, che nessun altro nota.

Quando è in quei momenti particolarmente ispirati, in cui è concentratissimo e applica tutta la sua intelligenza, il suo formidabile intuito e la sua esperienza, anche la gente attorno a lui resta ammutolita e affascinata, perché dalle labbra del profiler esce una nenia ammaliante, un suono simile ad un "canto elettrico che increspa l'aria" e che è accompagnato da un flebile mormorio di parole indistinguibili, che hanno un che di sacro e magico e che nessuno osa interrompere.
Perché chiunque abbia conosciuto o lavori accanto a Costa, sa che egli ha un modo tutto suo di procedere, di lavorare, di cercare indizi, di osservare ogni piccolo particolare della scena in cui è avvenuto un delitto e di "leggere" ciò che i cadaveri (spesso seviziati e torturati) delle povere vittime hanno da rivelare.

La tecnica di indagine di Costa, incomprensibile ai più, è nota per essere una garanzia di successo, la sua stessa persona è velata da un'aura di mistero e magnetismo, e in tanti restano incantanti nel vederlo all'opera, sapendo che egli difficilmente fallisce.

Un’infallibilità che induce gli ispettori di polizia a chiudere un occhio sui suoi atteggiamenti bruschi, scontrosi, su quella ruvidezza, nel modo di interagire con gli altri, che può indispettire chi non lo conosce.

La sua stessa compagna di vita, Greta, è consapevole delle barriere emotive dietro cui il suo uomo è chiuso e sa che oltre quei silenzi ostinati si nasconde un passato fatto di dolore e di interrogativi rimasti senza risposta. 

"Il passato è un cimitero. E quando scavi in un cimitero, escono fuori gli spettri."

Quando il corpo di una donna riaffiora tra le onde al largo di Ostia, Christian non sa ancora che è solo l'inizio di un viaggio costellato di sangue, intrighi, bugie e segreti che vedono coinvolte persone apparentemente insospettabili.


Da Roma a Napoli, il profiler si trova coinvolto in una intricata ed angosciante indagine che lo costringe a sprofondare in una realtà oscura, dove il confine tra reale e paranormale è labile, dove a confondere le tessere di un puzzle impenetrabile e arcano sono figure tanto ataviche quanto inafferrabili, appartenenti ad un mondo lontano, fatto di leggende popolari e tradizioni pagane, di streghe (le janare), messe nere, culti iniziatici, sacrifici umani, bambini rapiti, vendette e piani diabolici.


Un'indagine che si trasforma in un incubo ad occhi aperti tanto per Christian e per le altre persone coinvolte, quanto per il lettore, che ha tra le mani un thriller che mantiene un buon ritmo narrativo, con una trama sicuramente molto ricca e articolata, piena di personaggi e colpi di scena, con un'atmosfera che in alcuni passaggi rasenta l'horror e con descrizioni accurate, alcune (quelle relative, ad es, ai cadaveri) anche crude. 

Mi è piaciuto il protagonista, quest'uomo dal carattere introverso e dalla mente brillante, che sulle spalle porta il peso di un passato - legato alle proprie origini - ignoto ma di cui sente, ogni giorno, gli strascichi, che fanno di lui una persona unica, con capacità speciali ma, al contempo, cupe e sinistre.

Il finale è un "non-finale", nel senso che è aperto e, del resto, a Lo Sciamano segue il secondo libro della trilogia, "Eclissi di sangue. Una nuova indagine dello Sciamano"; è di recente pubblicazione il terzo volume, "Le streghe di Lourdes".

Ho scelto questo libro dal catalogo di Audible in quanto apprezzo moltissimo l'autore nelle sue vesti di attore e devo dire che sono rimasta impressionata: tenendo conto del fatto che è un esordio nel mondo della narrativa, è un thriller apprezzabilissimo da cui emerge, a mio avviso, la bravura di Salvatore Esposito, che ha fatto anche un interessante lavoro di ricerca nell'ambito dell’occulto e delle leggende popolari.

Lo consiglio, io l'ho ascoltato con molto interesse e come scrittore di thriller Esposito se la cava molto bene.







giovedì 21 novembre 2024

LA DONNA NEL POZZO di Piergiorgio Pulixi [ RECENSIONE ]



Quando una maestra, che conduce una vita tranquilla in un paesino della Sardegna, viene ritrovata senza vita in un pozzo, si pensa subito ad un suicidio.
Ma in quel pozzo, anni prima, fu rinvenuto un altro cadavere femminile.
C'è un legame che unisce le due donne?
A cercare la verità c'è un giovane ghostwriter alla ricerca della storia giusta per un nuovo romanzo.



LA DONNA NEL POZZO
di Piergiorgio Pulixi



Ed. Feltrinelli
304 pp
Cristina Mandas è una maestra apprezzata, una brava mamma e una buona moglie.
Anche se di recente non sente di essere stata esattamente una buona moglie: come ha potuto dimenticare il compleanno del marito?
Quella che potrebbe apparire come una semplice svista è, invece, il segnale che qualcosa ha cominciato a scricchiolare nella sua vita.
L'affacciarsi nel presente, e da un giorno all'altro, di una persona appartenente ad una fase precedente della sua esistenza, di cui lei credeva di essersi liberata, è sufficiente a mandarla in crisi, a far sì che si chiuda, spaventata, in sé stessa.
In pochi, attorno a lei, sembrano dar peso al suo comportamento strano, eppure, nell'ombra, c'è qualcuno che la sta osservando e che non ha mai smesso di tenerla d'occhio.

Perché Cristina non si chiama così, in realtà.
Ella è stata costretta a cambiare identità per una serie di fatti drammatici accaduti diversi anni prima e di cui è a conoscenza; fatti che coinvolgono ragazze innocenti e individui senza scrupoli, i quali hanno tutte le ragioni perché il velo non si alzi sulle loro attività deprecabili e, per farlo, sono disposti ad eliminare tutti i testimoni scomodi.

A Roma, il trentenne Ermes Calvino lavora nella casa editrice di Arturo Panzirolli, un ex galeotto conosciuto in carcere e di cui Ermes è stato l'insegnante.
Ermes è un bravo ragazzo, di sani principi e gran lavoratore; abbandonato dal padre quand'era un ragazzino (abbandono che gli ha provocato un dolore che ancora fa male, anche adesso che è adulto), si è sempre dato da fare per aiutare la mamma e la sorella minore, Noemi, che purtroppo è venuta su un po' scapestrata, nonostante sia mamma di una bambina dolcissima e tanto affezionata allo zio, il quale stravede per la nipotina.

Pur di portare a casa lo stipendio e di togliere dai guai l'irresponsabile sorella, Ermes accetta a malincuore di scrivere romanzi a nome di qualcun altro.
Questo qualcun altro è Lorenzo Roccaforte, che è stato uno degli scrittore osannato dalla critica e finanche vincitore di uno Strega grazie ad un romanzo che ha venduto un gran numero di copie.
Purtroppo, per ragioni personali, a un certo punto la vena creativa ha abbandonato Lorenzo e, di conseguenza, il successo è volato via lasciando dietro di sé un uomo  demotivato, trattato e allontanato come un appestato, considerato da tutti come uno scrittore ormai fallito di cui a malapena ci si ricorda.

Ma la fortuna non ha smesso di sorridergli e Roccaforte si ritrova a fare affari con l'esuberante Panzarolli, grazie al quale pubblica un thriller di successo, che permette allo scrittore di tornare sotto le luci della ribalta e di essere nuovamente ammirato e vezzeggiato da critica e fans.
Peccato che a scrivere i suoi libri e i testi dei podcast true crime non sia davvero Lorenzo, bensì il povero e timido Ermes Calvino, che deve subire i capricci e le battutine sprezzanti del datore di lavoro e dello scrittore. 

Sempre in cerca di nuove idee da far convergere in una nuova intrigante pubblicazione, Panzarolli ordina ad Ermes di cercare, tra le tante lettere che giungono in redazione, quelle che offrano degli spunti per un'eventuale storia su cui costruire un romanzo.

L'ispirazione arriva dalla Sardegna e ha a che vedere proprio col presunto suicidio di Cristina Mandas e con un misterioso delitto avvenuto trent’anni prima, che sconvolse l’isola. 

Ermes e Lorenzo volano immediatamente in Sardegna e, mentre inizialmente Roccaforte cerca di godersi quei giorni sull'isola come se stesse in vacanza, Ermes - nelle cui vene scorre "sangue noir" e ha un fiuto da investigatore - si mette subito sulle tracce di Cristina e di tutte quelle persone che, in qualche modo, hanno (avuto) a che fare con la sua doppia vita (quella di oggi, in cui si chiamava Cristina, appunto, e quella di ieri, in cui era Teresa).

Ben presto, anche Lorenzo si appassiona alla torbida e cupa storia che man mano emerge dalla raccolta di informazioni da parte del ghostwriter ed entrambi si ritrovano a far domande e a ragionare su fatti e persone coinvolte in crimini nuovi e vecchi: persone potenti, che hanno saputo ricattare e costringere altre a mantenere il silenzio sui propri misfatti, ma la verità si sta facendo strada per uscire ed Ermes e Lorenzo sono intenzionati a dare giustizia alle vittime.


"La donna nel pozzo" è un romanzo (che non ho letto ma ascoltato dalla voce di Roberto Fedele, la cui lettura mi è piaciuta moltissimo: espressivo e trascinante) che mi ha coinvolta da subito perché  Piergiorgio Pulixi ha saputo costruire una trama sufficientemente intrigante mescolando gli elementi del thriller e del noir con altri dai toni più leggeri e ironici; Ermes e Lorenzo - caratterialmente e fisicamente agli antipodi - insieme compongono un simpatico duo che personalmente vedrei bene quali protagonisti di altre storie crime.

Ermes Calvino fa simpatia perché è un buono, forse anche troppo perché accetta di ingoiare tanti rospi pur di portare i soldi a casa; le sue interazioni con il cinico e arrogante Roccaforte (quest'ultimo ha il suo personale vissuto, che conosceremo e che ci farà capire perché è diventato lo stron*o che è) e il vivace Panzirolli danno vita a momenti decisamente simpatici. 

Per quanto riguarda la parte squisitamente noir, il quadro che si va delineando vede su due fronti uomini senza morale che credono di poter disporre di giovani donne come fossero oggetti, il che fa ancora più rabbia se si considera che essi siano anche minorenni e, quindi, più vulnerabili.

Pur non avendo trattenuto il fiato o provato quella tensione che solitamente mi accompagna nella lettura dei crime di Pulixi, anche questo libro mi ha comunque convinta e si è rivelato  oltremodo piacevole (da ascoltare, nel mio caso).

lunedì 18 novembre 2024

LE RAGAZZE DELLA GRANDE GUERRA di Freda Lightfoot [ RECENSIONE ]



Siamo in pieno conflitto mondiale e Cecily, assieme alla sorella e alla madre, parte per la Francia per portare sollievo con le sue canzoni alle truppe inglesi.
Sullo sfondo della grande guerra, seguiamo le vicende personali e famigliari di una giovane donna alle prese con l'amore, con il legame contraddittorio con la madre e quello più simbiotico con la sorella minore, e soprattutto con le speranze in un futuro ricco di incertezze.


LE RAGAZZE DELLA GRANDE GUERRA
di Freda Lightfoot




AmazonCrossing
trad. V. Ballardini
410 pp
Il sogno d'amore della dolce Cecily Hanson si infrange davanti alla tragedia della guerra: è il 1917 e il suo devoto fidanzato Ewan viene arruolato nell'esercito inglese e perde la vita combattendo in mare.

Addolorata e smarrita, Cecily trova nell'arte e nella musica il suo scopo e la sua àncora di salvezza per non lasciarsi andare alla disperazione.
La giovane, infatti, ha delle doti canore apprezzabili e comincia a tenere concerti nei teatri, accompagnata dalla madre Queenie e dalla sorella minore Merryn.

Sua madre è già una cantante affermata e ben pagata, anche se purtroppo il vizietto di alzare il gomito, ultimamente, l'ha portata a fare delle figuracce davanti al pubblico, cosa che ha destato non poca preoccupazione nelle due figlie.

Cecily ha un rapporto complicato con la madre: quest'ultima ha sempre mostrato in modo palese di preferire la figlia minore, trattando invece la maggiore con durezza, come se la sopportasse a malapena.
Con Merryn, Cecily ha un ottimo rapporto e le due si confidano l'un l'altra, si vogliono bene e si sostengono, facendo anche fronte comune rispetto ai vizi e ai capricci della loro estrosa e invadente genitrice.
A rendere ulteriormente difficili i rapporti fra le tre donne si aggiunge la strana e immotivata segretezza che Queenie ha sempre avuto in merito al proprio marito e padre delle sue figlie: non ha mai spiegato loro perché il matrimonio è naufragato e che n'è stato del genitore.

Intanto, la guerra incombe e Cecily, in memoria del povero Ewan, morto per la patria, decide di dare anch'ella il proprio contributo: con la sua famiglia, parte per la Francia dove andranno a cantare e tenere spettacoli per le truppe.

"La guerra può lasciare gli uomini piuttosto sconvolti, pieni di paure e di dolore. Ce ne sono alcuni che, dopo lo scoppio di una granata, impazziscono. Quel che offri a noi soldati ci fa bene alla mente e allo spirito, alleggerisce un po' la tensione".

Ad accompagnarle c'è un giovanotto scanzonato e con il vizio di fare il cascamorto con tutte: Johnny, che sa suonare la batteria.

Mentre sono al fronte, tutto si complica, non solo a causa dei bombardamenti e dei pericoli ad essi legati, ma anche perchè a Cecily verrà proposto di collaborare in segreto per aiutare i prigionieri di guerra a fuggire, situazione che le farà rischiare di finire nelle mani nemiche. 

Il periodo trascorso sul fronte francese è forse la parte della storia che si fa apprezzare un po' di più perché la guerra rende precarie le esistenze della nostra cantante e dei suoi cari e il lettore non può che vivere con loro ogni giorno sperando che il conflitto finisca presto ed esse ne escano sane e salve.

Cecily ha modo di conoscere molti militari e di instaurare una sincera e affettuosa amicizia con uno di essi in particolare: forse questo soldato potrà riempire il vuoto lasciato dalla morte di Ewan?

La guerra fortunatamente non dura per sempre ma questo non elimina, con un colpo di spugna, tutti i problemi che si presentano anche dopo la fine del conflitto.

Cecily è una donna molto impegnata nel movimento femminista delle suffragette e cerca in tutti i modi di sensibilizzare la gente attorno a lei sulla necessità che alle donne vengano riconosciuti gli stessi diritti degli uomini, ad es. nei posti di lavoro, soprattutto tenendo conto del fatto che, durante la guerra, quando gli uomini era impegnati a combattere - tanti sono tornati mutilati e altrettanti sono morti -, sono state le donne a sostituire i mariti/padri/figli/fratelli in ogni situazione, facendo il loro lavoro.
E adesso cosa succede? Che i maschi rivogliono le proprie posizioni e alla donne non resta che tornare zitte e buone al focolare domestico.

A donne come Cecily questo non sta bene: ella è convinta che ogni donna sia una risorsa fondamentale e imprescindibile nella società e che vada rispettata e considerata come merita.

Il problema è che troppo spesso la donna è vittima di tanti uomini prepotenti e maschilisti, che vogliono relegarle al solo ruolo di madre, moglie e schiava della casa.

È ciò che succede alla sorella, Merryn: ancora molto giovane, si infila in un matrimonio che da subito si rivela essere una gabbia, un amore tossico e malato, fatto di umiliazioni e privazione di libertà; anche Queenie darà non pochi grattacapi a Cecily, a causa di quel passato che ancora la tormenta e su cui lei non si è mai aperta con le figlie.

Cecily è determinata più che mai a scavare nella storia della madre: quale verità tiene nascosta? E perché?
A darle coraggio e supporto - proprio in un periodo della vita in cui i rapporti con la mamma e la sorellina si fanno problematici - ci sarà un uomo gentile e premuroso, che le offrirà la propria genuina amicizia... e forse qualcos'altro di più profondo.


Allora, lo dico subito: non mi ha fatto impazzire questo romanzo.

All'inizio mi stava piacendo perché c'erano dei buoni presupposti:

- la cornice della guerra;
- la musica come strumento per portare attimi di serenità e allegria ai soldati che ogni giorno rischiavano la vita;
- la personalità della protagonista, che mi sembrava dolce e al contempo caparbia, decisa;
- il passato difficile di Queenie e il mistero attorno al padre di Cecily.

Interessanti anche, come anticipavo qualche riga più su, le dinamiche che si verificano mentre le tre donne sono negli accampamenti dell'esercito, con Cecily impegnata in missioni che nulla hanno a che fare con il canto e la recitazione.

La discesa inizia quando la ragazza torna in Inghilterra a fine conflitto: già il ritmo narrativo comincia a rallentare quando si narra delle giornate nelle tende, ma quando si torna alla vita "normale", si peggiora vistosamente.
Tutto diventa noioso, soporifero e poco approfondito, fatta eccezione per il legame amoroso tra Merryn e il marito, un fannullone dongiovanni e dalla mentalità patriarcale, rispetto al quale Merryn è completamente soggiogata e sottomessa.

A peggiorare è pure Cecily: ok l'affetto per mamma e sorella, ma il suo diventa un atteggiamento esageratamente accondiscendente, anche verso il cognato.
Come puoi pensare di combattere per i diritti delle donne sui luoghi di lavoro se non riesci a farti rispettare neanche dentro casa?

Per non parlare della soluzione del passato di Queenie e del misterioso marito: ecco, leggendo, mi sembrava di essere in un romanzetto sentimentale (con tutto il rispetto per il genere) banalotto in cui i personaggi principali femminili non fanno, onestamente, una gran bella figura, in quanto troppo docili e sottomessi anche quando avrebbero tutte le ragioni per farsi valere.

Insomma, le aspettative sono state disattese e, sinceramente, non lo consiglierei...

lunedì 11 novembre 2024

AQUA E TERA di Dario Franceschini [ RECENSIONE ]

 

Negli anni tra il primo e il secondo conflitto mondiale, tra fermenti politici e sociali, che vedono contrapposti socialismo e fascismo, nasce un amore tanto genuino e profondo quanto proibito e ostacolato.


AQUA E TERA
di Dario Franceschini


La Nave di Teseo
160 pp
17€

Callegari e Barilari: due famiglie appartenenti a ceti differenti e che, soprattutto, hanno sposato ideologie sociali e politiche opposte.

Socialisti i primi, fascisti i secondi.

Due famiglie che, similmente ai celebri Montecchi e Capuleti, faranno di tutto per ostacolare l'amore proibito e fonte di infamia 
tra le loro figlie, Lucia Callegari e Tina Barilari. 

Siamo nel ferrarese, negli anni successivi alla fine del primo conflitto mondiale, e nelle campagne ferraresi i braccianti, da sempre sfruttati da decenni nei lavori di bonifica delle valli infestate dalla malaria, cominciano a ribellarsi. 

Anche perché operai e contadini erano andati in guerra con la speranza che venissero date loro le terre ma la promessa fu disattesa e andò ad alimentare la rabbia dei tanti lavoratori che si spaccavano la schiena ogni giorno per ritrovarsi sempre poveri e schiavi dei padroni.

In un clima ricco di agitazione e tensioni politiche, i Callegari - famiglia di scariolanti e lavandaie -  sono tra coloro che non si limitano a far da spettatori agli eventi storici: gli uomini sono socialisti attivi e combattivi, le donne - come Ginisca, nonna di Lucia - sono forse ancora più guerriere dei maschi, parlano anch'esse di sfruttamento e padroni, aderiscono alle leghe femminili, si incoraggiano a studiare, a leggere, "per non rimpicciolire il cervello e il cuore".


“Aqua e tera. Questo abbiamo noi nelle vene, dicevano i nonni Callegari a Lucia. E tu hai lo stesso sangue, figlia mia.”


In questo universo fatto di miseria e idealismo, di acqua e terra, la provincia di Ferrara del dopoguerra si trova sotto il dominio incontrastato delle leghe rosse per poi essere travolta dalla nascita e dalla diffusione dello squadrismo delle camicie nere: odio e violenza imperano ed è in questo fermento che Lucia cresce, allevata da nonna Ginisca, rivoluzionaria nel cuore e nella mente, che le insegna come le donne non abbiano bisogno del principe per salvarsi, ma esse stesse sono in grado di uccidere il drago; la donna porta con sé la nipotina alle riunioni della lega femminile e le fa addirittura trascrivere i verbali di quelle assemblee. 

Quando, per ragioni di sicurezza (legate all'attività politica del padre, Milvano Callegari), Lucia viene mandata a Ferrara, presso la casa dell'avvocato Fortini (che difende i socialisti) in qualità di domestica della moglie, che è incinta, conosce la coetanea Tina Barilari, appassionata di fotografie e cineprese, e tra le due nasce un sentimento d'amicizia che, ben presto, si apre all'amore.

Le due ragazze si innamorano l'una dell'altra e per diverso tempo vivono questa relazione in segreto, ritagliandosi - di nascosto da occhi indiscreti - momenti preziosi di dolcezza e tenerezza, azzardandosi a sognare un futuro insieme.

Se già il rapporto d'amicizia tra le due viene disapprovato in quanto il padre di Tina è un agrario fascista, figuriamoci la loro relazione amorosa, considerata - tanto da una parte quanto dall'altra - una vergogna, un'onta, uno scandalo.

Cosa ne sarà del loro amore proibito, mentre attorno ad esse infuriano le violenze e il terrore?

Il romanzo di Dario Franceschini ci regala una storia d’amore tenera, forte e osteggiata in quanto omosessuale (le donne lesbiche vengono chiamate con disprezzo "invertite" dalla gente attorno a loro), e la colloca nella terra di Balbo, Matteotti e don Minzoni, in un periodo storico ricco di tensioni sociali e politiche; mi è piaciuta la penna dell'ex-ministro, che ha piena contezza del contesto, degli avvenimenti e dei personaggi storici citati, cosa che gli ha permesso di creare una cornice storicamente accurata, realistica, in cui finzione e realtà si mescolano in modo credibile e appassionante, dando vita ad una storia popolata da uomini e donne le cui vicende personali e famigliari sono quelle dei nonni e bisnonni di tanti lettori; in particolare, ovviamente, ci si sofferma sulla zona del ferrarese, in cui è nato e cresciuto l'autore.

Ho apprezzato molto le figure femminili, da Ginisca a Tina, da Lucia a sua figlia: donne combattenti, dallo spirito libero e indipendente, che non si sottomettono docili a una mentalità che le vuole semplicemente e per forza mogli, madri, figlie devote e silenziose ma, anzi, esse vogliono porsi accanto ai propri uomini per combattere per una società più giusta ed egualitaria, in cui finalmente nessun uomo debba sentirsi "...autorizzato a imporre limitazioni all’altro, allo stesso modo che una classe non può imporle ad un’altra".

In conclusione, è stata una piacevole sorpresa; è un libro che si legge con molta scorrevolezza, interessante per il periodo di riferimento, ricco di avvenimenti importanti per la storia del nostro Paese, in cui si muovono personaggi ben tratteggiati e con al centro una storia d'amore delicata e commovente.

Consigliato.





sabato 2 novembre 2024

IL TEMPO DELLA CLEMENZA di John Grisham [ RECENSIONE ]

 

Un adolescente uccide il compagno della madre, poliziotto stimato e noto in città.
Per il reato c'è la pena di morte ma l'avvocato Jake Brigance farà di tutto per salvarlo.


IL TEMPO DELLA CLEMENZA
di John Grisham




Mondadori
trad. S. Prencipe,
L.Fusari
528 pp
È il 1990 e a Clanton, nel Mississippi, cinque anni prima si è svolto il processo a Carl Lee Hailey (Il momento di uccidere), difeso da un agguerrito Jake Brigance, che era riuscito ad ottenere l'assoluzione per il proprio cliente nonostante il clima di forte razzismo e di  estrema violenza.

Adesso Jake viene nominato suo malgrado dal giudice Noose per la difesa di un sedicenne, Drew Gamble, accusato di aver ucciso, a colpi d'arma da fuoco, Stuart Kofer, vicesceriffo della Ford County.

Jake non ha nessuna voglia di sobbarcarsi un caso come questo, e per diverse ragioni.
C'è di mezzo la polizia, nel senso che la vittima era un poliziotto, ben voluto dai colleghi e dai concittadini; difendere colui che l'ha ammazzato significa mettersi contro l'intero corpo di polizia e Brigance non ha alcuna voglia di attirarsi addosso le ire di gente con cui di solito è in buoni rapporti.

Senza considerare che il suo studio naviga in bruttissime acque; accettare un caso controverso come questo, sicuramente farà calare la clientela e, per di più, lui non si beccherà neppure un compenso dignitoso.

Non ultimo, questo caso prevede di essere lungo perché non è detto che sarà facile trovare un'intera giura disposta a mandare nella camera a gas un assassino che è poco più di un ragazzino.

Quando incontra per la prima volta Drew, infatti, Jake resta impressionato nel constatare come il suo cliente sia gracile, timido, taciturno e molto confuso e smarrito, tanto da non ricordare neanche quello che è accaduto in quella maledetta notte in cui ha premuto il grilletto.

Che sia stato a lui a uccidere Kofer mentre questi era ubriaco fradicio e disteso sul proprio letto, non ci sono dubbi; lui non nega affatto di aver preso la pistola e a testimoniarlo c'è Keira, la sorella 14enne che era con lui quella notte.

Ma cosa è successo e perché questo ragazzo così silenzioso e impaurito ha impugnato un'arma e l'ha puntata alla tempia   della vittima?

Drew, sua sorella Keria e la loro madre, Josie, vivono da un anno in casa di Stuart Kofer, fidanzato di Josie; l'uomo, però, nonostante l'ottima reputazione sul lavoro, in casa e con gli amici era un bevitore incallito e l'alcool lo rendeva estremamente violento.
A farne le spese era in particolare Josie, ma anche i suoi figli, che subivano angherie, botte e soprusi fisici, verbale e psicologici da Stuart, che mal sopportava la loro presenza in casa propria.

In quella notte fatale, qualcosa di grave e irreparabile è accaduto e ha indotto Drew a premere il grilletto.

Jake sa bene di trovarsi davanti a un caso apparentemente semplice e lineare: l'imputato ha preso la pistola di Kofer, svenuto sul letto per la bevuta esagerata, e l'ha ucciso.
Per aver ammazzato un agente di polizia, in Mississippi, Drew rischia la pena di morte.
Chiaro come la luce del sole.

Ma Jake, pur cercando inizialmente di farsi sostituire da qualcun altro, prende a cuore le sorti di questa misera e infelice famigliola e comincia, supportato dal suo team - l'assistente Portia, giovane ed efficiente; l'esuberante collega e amico Harry Rex e il suo mentore, l'avvocato Lucien Wilbanks -, a scavare sempre più in profondità nella vita di Kofer e di Josie e figli.

Cosa accadeva tra le mura di quella casa, ogni giorno? 
Come si è potuti arrivare ad un omicidio a sangue freddo?

Il clima si fa sempre più infuocato man mano che si avvicina la data del processo; come in precedenza, anche questa volta Jake comincia a ricevere minacce, telefonate anonime a casa e altri "dispetti", ma non demorde: sebbene a Clanton in tanti invochino la pena di morte (in primis, la famiglia dell'assassinio), lui sa che l'unica strada da prendere - e che potrebbe spaccare la giuria - è descrivere con accuratezza e senza veli il contesto sociale in cui l'omicidio è avvenuto.

E se Drew avesse ucciso perché vedeva Stuart come una minaccia all'incolumità propria, della madre e della sorella?

Jake porterà la giuria a guardare dentro casa Kofer, per mettersi nei panni delle tre persone che subivano le angherie quotidiane del poliziotto.

Ce la farà a salvare il suo cliente dal braccio della morte?


"Il tempo della clemenza" è un legal thriller che scorre sotto gli occhi del lettore a un ritmo cinematografico; la narrazione non procede a perdifiato ma con la calma di chi si gode ogni scena; l'autore ci induce a seguire Jake nel suo immergersi in toto in un caso facile e cristallino eppure reso complicato dal background delle persone coinvolte.

Chi è la vera vittima?
Certo, è oggettivo che ci sia un cadavere (un giovane uomo poco più che trentenne cui è stata strappata la vita...), ma anche gli altri tre chiamati in causa (l'assassino, sua madre e la sorella) sono state vittime di una continua violenza domestica, e la loro storia diventa un elemento fondamentale nella costruzione della linea difensiva.
Brigance è l'avvocato che tutti vorremmo se ci trovassimo in serie difficoltà: caparbio, empatico, lucido, testardo, temerario, non si tira indietro dal prendere casi complessi anche quando non gli frutteranno una parcella dignitosa, la sua reputazione potrebbe venirne intaccata e la sua famiglia subire disagi.

A me è piaciuto perché amo leggere (e guardare) processi e godermi i vivaci scambi di botte e risposte tra avvocati e giudici; Grisham è uno splendido narratore - scorrevole, dettagliato e appassionante.

Consigliato in particolare a chi ama il genere.

martedì 29 ottobre 2024

LETTERE GIALLE di Miriam Meza [ RECENSIONE ]



Thomas è innamorato della sua compagna di scuola Liv, e i due - nonostante le non poche differenze caratteriali - stanno insieme, sognano un futuro via dal posto in cui vivono e al quale son legati ricordi e trascorsi per nulla piacevoli.
Il loro legame viene messo alla prova da una serie di misteriose e pericolose circostanze, che rischiano di separarli e distruggere il loro amore.


LETTERE GIALLE
di Miriam Meza



trad. Margaret Barbi
181 pp
2024
Link Amazon 


Ci sono pensieri, sentimenti, stati d'animo, paure, desideri... che non sempre riusciamo ad esprimere a voce, soprattutto quando ci sentiamo sopraffatti dalle emozioni.
Soprattutto quando la persona alla quale vorremmo dire tante cose è la stessa che ci fa battere il cuore, che non ci fa chiudere occhio di notte, che è l'oggetto costante dei nostri pensieri e il desiderio di  trascorrere del tempo con lei è sempre più forte, tanto da togliere il fiato e, al contempo, da dare senso e colore alle nostre giornate.

Questo è ciò che prova Thomas al cospetto di Olivia Martin, per gli amici Liv.
Liv è una sua coetanea e compagna di scuola ed è una ragazza bella, popolare, allegra, circondata da molti amici.
È quasi una chimera agli occhi di Thomas, qualcosa di inaccessibile, su cui lui può solo fantasticare, timido e riservato com'è; senza considerare che Liv è sempre attorniata da ragazzi e avvicinarla non è affatto semplice per lui che, purtroppo, è oggetto di bullismo da parte degli studenti più prepotenti e aggressivi.

Thomas è uno degli ultimi arrivati e deve ancora ambientarsi nel nuovo istituto; il ragazzo, infatti, si è da poco trasferito a Shoreham insieme ai genitori, in fuga da eventi dolorosi del passato, le cui conseguenze, però, si fanno sentire ancora dentro casa, dove regna un clima di tensione e tristezza opprimente.

Procedendo nella lettura apprendiamo che qualcosa di drammatico è accaduto nella famiglia di Thomas e che riguarda suo fratello Erick; Thomas parla dell'amato fratello come se fosse morto e questa perdita ha comprensibilmente cambiato tutti loro.

Il problema è che Thomas si sente responsabile di ciò che è successo ad Erick ed è convinto che i suoi genitori ce l'abbiano con lui e che siano rattristati non solo per aver perso un figlio, ma per aver perso quello che amavano di più.

Questo convincimento porta Thomas ad essere molto chiuso con i suoi e a soffrire, a sua volta, dell'eccessiva ritrosia dei genitori verso di lui.

Insomma, i tre condividono la stessa casa ma comunicano poco, ognuno rinchiuso nella propria gabbia di dolore e sensi di colpa.

Quando Liv entra nelle sue giornate piatte (fatte di casa, scuola e il lavoro di cameriere in un ristorante) come un fulmine che rischiara la notte buia, la vita di Thomas riceve una sterzata e una scossa di vitalità che gli mette addosso la voglia di non arenarsi lì dov'è ma di provare a prendere in mano il proprio destino e ad essere felice.

Il legame tra i due giovani nasce inizialmente a suon di lettere e biglietti inviati reciprocamente, in cui essi cominciano pian piano ad aprire il cuore l'uno all'altra, imparando così a conoscersi; la conoscenza si intensifica e li porta a passare del tempo insieme e a fantasticare anche di un futuro insieme.

Attraverso continui flashback passiamo dal presente al passato e scopriamo che è accaduto qualcosa di terribile: Liv è scomparsa, qualcuno l'ha rapita e la sua vita è in pericolo.

Chi ha fatto questo e perché?

La polizia sta indagando e Thomas è tra i principali sospettati, perché è il suo ragazzo e perché i due passavano molto tempo insieme.

Ma il giovane sa bene di non aver fatto del male a Liv (come potrebbe?!), anche se ultimamente è tormentato da incubi e pensieri strani, che lo spaventano e gli fanno dubitare della propria percezione di ciò che accade nel presente e, soprattutto, di ciò che è successo nel passato.

Ben presto, Thomas e i suoi genitori diventano bersaglio di qualcuno (di cui ignorano l'identità) che li ha presi di mira, facendoli sentire costantemente minacciati.

Questo è collegato alla sparizione di Liv?

Il mondo di Thomas è completamente sottosopra; non c'è un solo posto in cui lui e la polizia non  abbiano cercato la ragazza ma nessuno sembra sapere dove sia. 
È come se si fosse dileguata senza lasciare traccia e ogni sospetto converge sul povero Thomas.
Perché, secondo tutti (polizia, famiglia e amici di Liv, abitanti di Shoreham...), nessuno conosce Liv meglio di Thomas.

E lui farà di tutto per ritrovarla, per salvarla prima che sia troppo tardi; comprenderà presto che che salvare lei, in realtà, equivale a salvare sé stesso da una persona del passato sbucata improvvisamente e a posta per fargli del male, per attentare alla sua felicità.

Non solo, ma Thomas dovrà fare i conti anche con un'altra triste verità: la sua vita finora è stata un cumulo di menzogne e segreti.

"Tutte le persone custodiscono dei segreti. Alcuni sono innocui; un'omissione diventa una bugia, fino ad avere un certo peso nella coscienza, trasformandosi in qualcosa di più. Altri segreti sono più oscuri, contorti e pericolosi. Non so ancora in quale categoria collocare lei, suppongo però che non dovrei nemmeno biasimarla. Dopotutto, Liv non è stata l'unica a nascondere delle cose. Anch'io l’ho fatto."

Quali sono questi segreti?

Non vi resta che leggere questo young adult dalle atmosfere misteriose, piene di suspense, per scoprirlo.


Lettere Gialle si è rivelata una lettura davvero molto piacevole, fluida e con un bel ritmo, coinvolgente nello sviluppo delle dinamiche e molto interessante nella caratterizzazione psicologica dei personaggi; i flashback e i cambi di prospettiva (la narrazione è affidata a Thomas e a Liv) rendono la trama vivace, permettono di entrare nella dimensione emotiva  dei protagonisti, di conoscerne pensieri, ricordi, insicurezze.
Si affrontano temi propri della realtà giovanile, come amore, bullismo, problemi famigliari.

Lo consiglio, è un bel romanzo e si lascia leggere con piacere.
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