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venerdì 24 novembre 2023

TILL - IL CORAGGIO DI UNA MADRE - SUBURBIA KILLER (la serie) [ recensioni ]

 

Buon pomeriggio, cari lettori!

In questo post non parliamo di libri bensì di un film e una serie tv che ho avuto modo di guardare ultimamente.

Partiamo dal film, uscito quest'anno.

TILL - IL CORAGGIO DI UNA MADRE 

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Regia di Chinonye Chukwu, con Danielle Deadwyler, Jalyn Hall, Frankie Faison, Haley Bennett, Whoopi Goldberg. 

Narra la storia vera di Emmett Louis Till e della battaglia della madre per avere giustizia.

Siamo nel 1955, in estate, e il quattordicenne afroamericano Emmett Till, che vive assieme alla mamma a Chicago, va a fare visita a dei parenti nel Mississippi, a Money.

Emmett è un bravo ragazzo, educato, rispettoso, ama scherzare e non pensa al fatto che, adesso che è lontano da casa, deve stare attento a ciò che dice e fa perché per lui, che è nero, può essere pericoloso adottare comportamenti giudicati sbagliati e inopportuni dai bianchi.

Questo perché a Money i casi di linciaggi di neri e omicidi per ragioni razziali sono ancora frequenti in quegli anni.

Un giorno, infatti, commette un errore che si rivelerà, ahilui, tragico: entra in un negozio (di proprietà di Roy e Carolyn Bryant,) per comprare qualcosa e rivolge la parola alla ragazza bianca che è dietro al bancone (Carolyn, appunto); non solo, ma, trovandola carina, le fa anche un fischio in segno di apprezzamento.

Questo gesto, innocuo e semplice per noi, gli costerà un prezzo carissimo.

In piena notte, il marito della donna e il fratellastro si recano a casa dello zio di Till, prelevano il ragazzo e commettono un assassinio atroce.

Il povero Till viene torturato, picchiato selvaggiamente, ucciso e il suo corpo martoriato  viene gettato nel fiume Tallahatchie.


Qualche giorno dopo il rapimento da parte di Bryant, il suo cadavere viene ritrovato nelle acque del fiume, Mamie Till viene informata della terribile notizia e da quel momento in poi inizia la sua battaglia affinché il suo povero ragazzo ottenga giustizia e la sua terribile morte non sia vana. 

La donna, combattiva e determinata, chiede di essere fotografata accanto al volto orribilmente deformato del figlio e lascia che la bara, durante le esequie, sia aperta al pubblico affinché tutti vedano cosa ha subito Emmett, che era praticamente irriconoscibile; ad aiutare nel riconoscimento fu un anello che era ancora al dito e che era appartenuto al padre.

Il film, quindi, si concentra per gran parte sulla mamma di Till, Mamie, e su quanto e come si sia battuta per sensibilizzare l'opinione pubblica in merito alla violenza razziale nel sud degli States e ai crimini d'odio che venivano commessi e che restavano per lo più impuniti. 

Se Mamie - che è poi diventata un'attivista impegnata nel movimento per i diritti civili degli afroamericani - suscita profonda ammirazione perchè non si è lasciata spezzare dal grande dolore per il tristissimo destino del figlio ma ha reagito per cambiare le cose e combattere le ingiustizie e le discriminazioni, a destare tanta rabbia sono gli assassini di Emmett: furono assolti e la stessa Carolyn (a causa della quale quale è successo tutto) ha avuto la sfrontatezza di sostenere che il ragazzino l'aveva offesa dicendo cose "irriferibili" (!!); fatto sta che nessuno di questi individui ha pagato per i propri misfatti, nonostante tempo dopo abbiano confessato di aver ucciso il povero Emmett.

Se vi piacciono i film tratti da storie vere e con questo genere di argomenti, provate a dargli un'occhiata ^_-


La serie che vi consiglio è spagnola (El inocente) e mi è piaciuta molto perché mi ha tenuta col fiato sospeso tutto il tempo, puntata dopo puntata (ne sono otto): è tratta dall’omonimo romanzo dello scrittore americano Harlan Coben.

SUBURBIA KILLER

Allora, la base è questa: un giovanotto di nome Mateo Vidal si ritrova, a causa di una rissa notturna, in un incubo dalle dimensioni e dalle dinamiche inimmaginabili, e non solo per lui ma pure per noi spettatori.

Succede, infatti, che una sera - mentre è in un locale con il fratello - discute con dei ragazzi e, nella colluttazione, uno di questi (Daniel) muore accidentalmente, sbattendo a terra la testa.

Mateo viene accusato di omicidio e passerà 9 anni in carcere e, si sa, la vita dietro le sbarre non è proprio una passeggiata e gli incontri che si fanno non sono dei più simpatici...
Fatto sta che esce dalla prigione dopo aver scontato la sua pena e si sposa con la bella Olivia Costa: i due sono felici e lei ha da poco scoperto di essere incinta del loro primo figlio.

Ma la donna, dopo aver ricevuto una misteriosa telefonata, vola a Berlino senza dare troppe spiegazioni al marito, che però dopo qualche ora si vede arrivare sul cellulare dei video e delle foto in cui Olivia è in situazioni a dir poco compromettenti: è nuda, in una camera d'albergo, nel letto disfatto e a riprenderla è un uomo che Mateo non ha mai visto e che fa capire di essere l'amante di Olivia...
Mateo è sconvolto e non crede ai suoi occhi: Olivia lo sta tradendo?
Decide di andare a Berlino per scoprirlo.

Ma questo filone della storia si incrocia con un'altra drammatica vicenda: in un orfanotrofio cattolico gestito da religiose, una notte, una suora viene trovata morta, caduta dalla finestra della sua camera: suicidio o omicidio?

A indagare è l'ispettrice Lorena Ortiz, donna tutta d'un pezzo, decisa, pratica e testarda, ma non priva di fragilità, frutto - queste - di un trauma subito nell'infanzia (padre poliziotto suicida); lei stessa è cresciuta nell'orfanotrofio attorno al quale si trova a indagare per far luce sulla tragica e inspiegabile morte della suora, che si scopre essere, in realtà, tutto fuorchè una vera religiosa: si chiamava Emma e aveva una vita fuori dalle mura dell'istituto; non solo, ma aveva anche un passato difficile, complesso e non del tutto sepolto, evidentemente, ma che anzi l'ha seguita e fatta fuori.

Le due storie, quindi, si intrecciano e ad unirle è Olivia, moglie di Mateo e amica della finta suorina, Emma: come, dove e quando si sono conosciute le due donne?

Le indagini prendono piede, cominciano a verificarsi, senza tregua e uno di seguito all'altro, una serie di avvenimenti complicati che svelano alcuni particolari che sono tutte tessere di un puzzle contorto e avvincente.

Olivia, come Emma, ha un passato terribile dal quale è scappata, e c'è qualcuno che la sta cercando e che sa chi davvero lei sia, cosa facesse e come vivesse prima di cambiare vita e diventare la brava e tranquilla moglie di Mateo Vidal.

Vidal, a sua volta, ha conosciuto delle persone in carcere e forse ha pestato i piedi a chi non avrebbe dovuto...

Non solo, ma ha un ambiguo rapporto (d'amicizia?) con la mamma di Dani, il ragazzo che lui "uccise accidentalmente" e che gli è costato nove anni di gattabuia: perché si sente con lei, nonostante il marito della signora non sia affatto d'accordo?

In polizia c'è qualcuno che mette i bastoni tra le ruote a Lorena perché non vuole che scopra ciò che c'è dietro al mondo cui apparteneva Emma: un ambiente squallido, sporco, malato, fatto di ricatti, prostituzioni e tanti altri crimini.

Ok, mi fermo perché non ha molto senso che vi dica altro: la trama è complicata, intrecciatissima, con moooolti colpi di scena, rivelazioni, è torbida nei contenuti, abbondano violenza, tradimenti, segreti, depistaggi...: insomma è piena! Otto puntate dal ritmo frenetico, esagitato, un susseguirsi di vicende e personaggi loschi legati tra loro che potrebbero intrigarvi e indurvi a guardarla sino alla fine.

La storia di Mateo ci ricorda come la vita di una persona possa cambiare radicalmente e all'improvviso in un batter di ciglia e senza che uno abbia realmente una colpa (quanto meno non intenzionale); mostra come le situazioni drammatiche vissute cambino chi le vive, inesorabilmente; la ingarbugliata e movimentata storia di Olivia ci ricorda che tutti abbiamo il diritto al riscatto di noi stessi, il diritto di lasciarci alle spalle sbagli, traumi, cattivi incontri, di rifarci una vita ma che spesso questo porta con sé delle conseguenze, degli strascichi.

Bella, mi è piaciuta; ripeto, forse è effettivamente molto densa di accadimenti, ma comunque se si resta coinvolti nel vortice di dinamiche e misteri, poi si ha voglia di proseguire.


mercoledì 8 novembre 2023

[[ CIAK! PILLOLE DI CINEMA ]] L'ULTIMA NOTTE DI AMORE |||| UNSANE

 

Come anticipato qualche giorno fa nel post dedicato alle letture di ottobre, nel mese scorso ho avuto modo di vedere un paio di film e un paio di serie che mi son piaciuti.

In questo post mi soffermerò sui due film.


L'ultima notte di Amore
è un noir poliziesco diretto da Andrea Di Stefano, con
Pierfrancesco Favino e Linda Caridi.

Il protagonista è il poliziotto Franco Amore (Pierfrancesco Favino), che è sulla soglia della pensione ma si ritrova a vivere, proprio la sera in cui la moglie gli ha organizzato la festa a sorpresa per il suo pensionamento, la notte più terribile della propria vita.

Franco vive a Milano con la vivace ed esuberante moglie Viviana; per 35 anni ha servito lo Stato con orgoglio e giustizia ed è famoso, tra i colleghi del dipartimento, per non aver mai sparato a un uomo; Franco è una persona perbene, crede nell’onestà e l’ha sempre perseguita mantenendosi integro e pulito.

Ma durante la notte che precede la fine del suo onorato servizio in polizia, si verificheranno dei tragici eventi che lo metteranno alla prova, facendo vacillare tutte le sue convinzioni, la sua serenità.

Il suo amico Dino, nonché suo partner da diversi anni, rimane ucciso in una rapina di diamanti.

Cos'è successo a Dino, anch'egli poliziotto tutto d'un pezzo? Era forse coinvolto in qualcosa di poco limpido?

Per rispondere a questa domanda dobbiamo tornare indietro nel tempo, ma di poco: l'amico e cugino della moglie (Cosimo), un po' di tempo prima dell'imminente pensionamento, gli propone un lavoretto non proprio legale ma apparentemente privo di grosse insidie e di pericoli; Franco dovrebbe lavorare, se accetterà, per dei cinesi che commerciano diamanti e il suo compito sarà solo quello di "scortare" la merce ed evitare che finisca in mani sbagliate (= polizia).
Insomma, niente di troppo difficile.

Seppur indeciso circa la bontà di questi affari e restio a impelagarsi in qualcosa di poco chiaro che intaccherebbe la sua moralità di bravo e onesto poliziotto, Franco - anche su incitamento di Viviana - accetta, e proprio durante la fatidica ultima notte (quella della festa per la pensione), mentre è in macchina insieme a Dino (che ha coinvolto senza che questi, in realtà, c'entrasse nulla inizialmente) e alla coppia di cinesi col bottino di diamanti, viene fermato da una pattuglia di carabinieri... e succede il patatrac.

Nello scontro con i quasi colleghi, restano uccisi questi e pure i cinesi e Dino; l'unico a salvarsi è Franco, che riesce non solo a scappare e a lanciare lontano i diamanti, ma anche a bruciare l'auto in modo che non vi siano tracce della sua presenza.

Disperato, l'uomo chiama Viviana al telefono per chiederle aiuto, prima che egli salga su per la festa; la donna si dimostra pragmatica e lucida e supporta Franco, aiutandolo nell'affrontare con più razionalità e sangue freddo possibili, tutto il caos che si è scatenato.

Carabinieri e polizia vogliono sapere che è successo ai rispettivi colleghi; i cinesi sono preoccupati per i diamanti.

E intanto Franco si strugge per aver coinvolto il povero Dino, che lascia il figlioletto orfano e che ha pagato con la vita la decisione di seguire l'irreprensibile Amore in questo losco affare.

Come fare per uscirne vivo e ancora con la reputazione intonsa?
Fortunatamente per Franco, accanto a lui c'è Viviana, che per amore è disposta a tutto e non ha paura di niente, tranne che di vedere distrutta la vita sua e dell'onesto marito. Ed è intenzionata ad evitare che ciò accada.

Il film mi è piaciuto davvero moltissimo; oltre agli attori bravissimi (Favino è super come sempre), è proprio la storia in sé ad avermi coinvolta dal primo momento fino all'ultimo, la tensione emotiva è sempre a mille perché i tragici e adrenalinici avvenimenti avvengono tutti in questa ultima notte; se Viviana colpisce per essere un personaggio femminile dal carattere particolare, un po' eccentrico, dai principi morali meno saldi del marito, quest'ultimo l'ho apprezzato perché tira fuori un lato di sé che per tutta una vita non era mai emerso.
Franco Amore non si è mai venduto, non ha mai tradito i suoi ideali e la convinzione che una vita onesta e integerrima fossero più importanti dei soldi, eppure basta un attimo di cedimento - una sola volta!! - per mettere a rischio tutto il castello costruito fino a quel momento.
Il finale si presta a più di un'interpretazione, il che rende il film ancora più interessante.
Bello, lo consiglio, è fatto proprio bene.



UNSANE  è un thriller diretto da Steven Soderbergh, con protagonista Claire Foy.

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Sawyer Valentini è una giovane donna in carriera che lascia Boston per fuggire dalla minaccia oppressiva di David Strine, uno stalker che la perseguita. 

Consapevole di come questa disavventura la stia rendendo sempre più ansiosa e sospettosa, per risolvere il proprio disagio, la ragazza si rivolge ad una terapista, che però la raggira facendole firmare un ricovero di 24 ore. 

Quando capisce che la permanenza in clinica non è di un'ora ma di più, Sawyer va nel panico, non si dà pace perché sa di non essere matta e di non aver bisogno addirittura di un ricovero forzato, così cerca di convincere medici, direttore e personale che lei ha una vita, un lavoro e non ha alcuna intenzione nè tanto meno bisogno di starsene lì, attorniata da squilibrati.
E si sa: più dici che non sei pazzo, più lo urli e ti agiti... e più lo sembri.

Le sue continue rimostranze non sono affatto gradite ed infatti viene anche legata e obbligata a prendere medicine per stare calma e buona.

L'unica persona che pare crederle e ritenerla in effetti sana di mente, è Nate,  che in realtà è un giornalista che si trova lì per smascherare il marcio che c'è dietro alla clinica e che ha a che fare con le truffe sanitarie...

Mentre la povera Sawyer cerca di contattare la madre per chiederle di farla uscire da lì, la situazione peggiora quando nella struttura, tra gli infermieri, compare proprio il suo stalker, che ha cambiato identità.

La ragazza cerca in tutti i modi di convincere gli operatori che quell'uomo si chiama David e che è pericoloso, ma ovviamente nessuno le crede.
È tutto vero o è la mente della povera Sawyer che vacilla?

Il thriller ha la particolarità di essere stato girato in una settimana con l'IPhone; quello del protagonista ricoverato a forza in una struttura psichiatrica non è una novità, come non lo è che lo stesso si ribelli al TSO, che cerchi di convincere chi gli è intorno della propria ottima salute mentale e che si senta minacciato all'interno dell'ospedale. Insomma, niente di nuovissimo, però il film mantiene una bella tensione almeno per la metà del tempo; certo, poi prende una svolta un po' assurda (troppo?), con risvolti poco realistici, che possono lasciare un attimino perplessi, però nel complesso si lascia guardare e l'attrice che interpreta la regina Elisabetta in The Crown è brava; finale in linea con quanto detto prima (niente di nuovo sotto il sole): la protagonista, alla fine, qualche problemino ce l'ha davvero o no?



FATEMI SAPERE SE AVETE VISTO
QUESTI DUE FILM 
O SE VI INCURIOSISCONO.


domenica 2 luglio 2023

[[ GIUGNO 2023 ]] Tra pagine e popcorn

 

Luglio è da poco entrato e io riepilogo qui con voi le mie letture del mese di giugno!


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1. PERFECT DAY di R. Hausmann: se tuo padre fosse accusato di essere un mostro, lo difenderesti senza se e senza ma? (4/5) IDEALE PER CHI CERCA UN THRILLER PSICOLOGICO DA LEGGERE IN SPIAGGIA.
2. LA PIAZZA DI NESSUNO di M. Rosato: una piazza immobile ed eterna, spettatrice del mutare degli eventi che coinvolgono gli esseri umani (3.5/5). PER CHI CERCA UNA LETTURA DIVERSA DAL SOLITO, CON PERSONAGGI STRAVAGANTI.
3. PER AMORE DI BENEDICT di T. Thompson: una giovane e solare ragazza cerca di portare amore e speranza a un uomo sfiduciato (4/5). ADATTO AGLI AMANTI DEL ROMANCE.
4. OMICIDIO FUORI STAGIONE   di A. J. Seaman: su un'isoletta in cui non accade mai nulla cominciano a morire degli adolescenti (3,5/5). GIALLO NORDICO SOFT, SCRITTO DA UN ITALIANO
5. COME AGNELLI IN MEZZO AI LUPI di D. Pitea: un serial killer semina morte in quel di Roma mandando messaggi criptati e indovinelli alla polizia prima di colpire (4,5/5). THRILLER AD ALTA TENSIONE.
6. ZANNUTA  di A. Di Cesare: la vita travagliata di una donna sola ed emarginata ma dallo spirito forte e indipendente (5/5). SE SEI ALLA RICERCA DI UNA STORIA AL FEMMINILE COINVOLGENTE.

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7. PANE COSE E CAPPUCCINO DAL FORNAIO DI ELMWOOD SPRINGS  di F. Flagg: non c'è modo migliore per prendersi cura di sé che tornare a casa, alle proprie radici (4/5). PER CHI HA VOGLIA DI UNA COCCOLA LETTERARIA.


I libri maggiormente apprezzati a giugno sono stati Zannuta, per la protagonista indimenticabile, che ne ha vissute tante e la cui schiena ne ha prese non poche, ma niente è riuscita a spezzarla; il thriller di Pitea per la sua trama complessa e accattivante.






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 FILM

 Per quanto concerne i film che mi sento di segnalarvi, ci sono:

- C'MON C'MON di Mike Mills, con Joaquin Phoenix  e Woody Norman.

 È un film che ha al centro il rapporto tra un uomo e il suo nipotino; i due impareranno a conoscersi e ad instaurare un legame molto bello e sincero, che farà bene a entrambi.

Joaquin è Johnny, un giornalista impegnato a girare documentari e a fare interviste radiofoniche; il suo ultimo progetto lo vede viaggiare per l'America per incontrare diversi bambini e intervistarli riguardo al futuro non proprio idilliaco del nostro pianeta.

Quando riceve la telefonata della sorella, Viv, con cui non intrattiene grosse frequentazioni (in particolare dopo la morte della loro mamma), non ha idea di ciò che sta per chiedergli: dovendo lei occuparsi del marito (che soffre di disturbi mentali), ha necessità di lasciare il figlioletto, Jesse, con una persona di fiducia per qualche giorno.

Quelli che all'inizio dovevano essere pochi giorni, ne diventano decisamente di più, tanto che Johnny -
non potendo restare a casa per troppo tempo perché deve lavorare - sarà costretto a portare con sé il nipote in uno dei suoi viaggi, che li porterà da Los Angeles a New York e poi New Orleans. 

La trama del film è di per sé semplice ed essenziale e si concentra, come dicevo, sul rapporto che zio e nipote - che sono praticamente due estranei l'uno all'altro - instaurano via via che stanno insieme; Jesse è un bambino di 9 anni  particolare, con un'intelligenza superiore alla media e con comportamenti iperattivi; Johnny, che è un uomo solitario, silenzioso e tranquillo, si rende conto sin da subito che non è affatto semplice, per un tipo come lui, interagire in modo soddisfacente con un ragazzino chiacchierone, curioso, pronto a fare sempre mille domande su tutto, schietto e senza peli sulla lingua, restio ad obbedire agli adulti senza fiatare o argomentare.
È faticoso, per l'uomo, rapportarsi a questo nipote semi sconosciuto, cui è complicato star dietro, essendo Jesse un vulcano di parole, domande, immaginazione, e prendersi cura di lui, facendo attenzione a restituirlo alla madre tutto intero, non è proprio un'impresa scontata, anche perché il ragazzino tende a volte a sfuggire alle attenzioni dell'adulto.

I dissidi e le incomprensioni non mancano, anche perché i giorni per stare insieme si allungheranno e questo metterà alla prova emotivamente entrambi, facendo emergere insospettabilmente un mondo interiore - fatto di sentimenti contraddittori, solitudine, paure... - complesso, fino a quel momento tenuto a chiave e che il loro legame, appunto, tirerà fuori.

La pellicola è in bianco e nero e, privata dei colori, assume un carattere maggiormente intimo, dando allo spettatore il modo di concentrarsi sugli stati emotivi dei personaggi, sulle loro evoluzioni psicologiche e comportamentali, su come l'amicizia inaspettata e speciale nata tra zio e nipote abbia donato ad ambedue nuove prospettive, fiducia, voglia di spensieratezza, di parlare per capirsi ed entrare in sintonia, di aiutarsi.
I due protagonisti sono bravissimi, tanto il giovanissimo Woody Norman quanto il mio amato Joaq, sempre eccellente in queste parti intimiste e malinconiche, e ciò che ne viene fuori è un film molto bello, delicato, dolce, che emoziona, fa riflettere e si lascia apprezzare per l'attenzione posta sui sentimenti e la complessità dei legami umani.
Consigliato!!


L'altro film è meno recente ma io l'ho visto soltanto poche settimane fa: AMABILI RESTI, diretto da Peter Jackson e con Saoirse Ronan, Mark Wahlberg, Rachel Weisz, Susan Sarandon, Stanley Tucci, Michael Imperioli.
Come in tanti sicuramente saprete, esso si ispira all'omonimo romanzo di Alice Seibold e racconta la storia di una ragazzina uccisa da un serial killer ma il cui "spirito" non riesce a passare all'aldilà, schiacciato com'è dal dolore per una morte violenta e ingiusta e dal desiderio di giustizia (vendetta?).

Siamo a Norristown, in Pennsylvania, in una cittadina carina e tranquilla, tra villette a schiera e campi di pannocchie; qui vive la 14enne Susie Salmon, un'adolescente solare e socievole, appassionata di fotografia e innamorata del compagno di scuola Ray Singh. 

Purtroppo, il 6 dicembre 1973 Susie viene fermata sulla strada di casa dal vicino, il signor Harvey, che si è sempre dimostrato affabile e cortese; con un diabolico escamotage, l'uomo adesca la ragazzina, invitandola e convincendola ad entrare in un piccolo rifugio sotterraneo da lui stesso costruito, dove nasconde delle cose belle da mostrare ai ragazzi.
E' una trappola: Harvey fa violenza alla piccola Susie e la uccide brutalmente. 

Da quel momento, lo spirito di Susie si trova sospeso fra la terra e il cielo, in una sorta di limbo fatto di ricordi e di fantasie, da dove può vedere quello che ancora succede ai suoi cari e al suo omicida nel mondo mortale.
Susie è sgomenta e soffre per il proprio ingiusto destino: perchè proprio a lei doveva accadere una cosa talmente brutta - essere vittima di un mostro senza cuore -? 
Era una ragazzina qualunque, serena, con dei sogni da adolescente, che desiderava innamorarsi, fare fotografie, divertirsi.., vivere! 
Non si può tornare indietro: lei è morta e tale resterà, però... se solo potesse fare in modo che i suoi famigliari continuino a tener d'occhio quel maledetto vicino di casa, così da denunciarlo!
Ma come potrebbe mai lei influenzare le vite dei viventi essendo solo una sorta di "fantasma"?
Per Susie è atroce vedere come i suoi genitori soffrano indicibilmente per questa tragedia, per la quale tra  l'altro non c'è giustizia, visto che non è stato arrestato nessuno per la scomparsa e la morte della loro figlioletta.
Il corpo di Susie non è ancora stato ritrovato, ma solo oggetti e tracce di sangue a lei appartenenti; nessun indizio che permetta di rintracciare chi le ha fatto del male.
Attraverso gli occhi disperati e addolorati della giovane sfortunata protagonista, assistiamo impotenti all'inevitabile dolore che si consuma nella famiglia Salmon, finendo per spaccarla.
Intanto, comunque, la povera Susie "vive" in una specie di pre-paradiso (al quale accederà quando sarà pronta a lasciare definitivamente la dimensione terrena, alla quale non appartiene più), dai colori sgargianti e meravigliosi (tipici della raffigurazione del paradiso, per capirci, dove è pieno di fiori, cielo azzurro, luce ecc...), ai quali si alternano immagini più cupe quando il pensiero della defunta va alla propria morte e a ciò che essa significhi.

“Questi erano gli amabili resti, cresciuti intorno alla mia assenza. I legami, a volte esili, a volte stretti a caro prezzo, ma spesso meravigliosi. Nati dopo che me n’ero andata…”

Quando sarà pronta Susie a lasciare definitamente questo mondo? Forse quando vedrà i suoi famigliari rassegnarsi e cercare di tornare a vivere? Quando essi si saranno battuti per "risolvere il caso" e trovare l'assassino (la cui identità è ovviamente nota da subito allo spettatore)?
La piccola vittima cova un mix di vendetta e giustizia ed è ciò che ancora la lega ai mortali (oltre all'amore per la propria famiglia e il rimpianto di ciò che le ' stato tolto).
Come spezzare questo filo?

Il film nel complesso mi è piaciuto, nel senso che l'ho guardato con coinvolgimento, visto il drammatico tema affrontato; ho apprezzato anche la vena thriller, soprattutto relativamente ai tentativi di un famigliare di Susie di sgamare il colpevole; è la prospettiva fantasy-paranormal che mi ha forse convinta meno, ma in generale lo promuovo, perché trasmette tanto l'angoscia legata alla violenza e all'assassinio della ragazzina, quanto la sua legittima voglia (ingiustamente spezzata) di vivere, di essere felice e spensierata. Bravissima Saoirse.

venerdì 3 febbraio 2023

GENNAIO 2023 - LIBRI E SERIE TV



Il primo mese dell'anno è passato ed eccomi con il recap di gennaio.

  1. FIORI SOPRA L'INFERNO di I.Tuti: thriller, la prima inchiesta di Teresa Battaglia, burbera
    commissario di polizia, si svolge in un fitto bosco, sotto gli occhi di un gruppetto di bambini innocenti di oggi e di un adulto non amato da bambino (4.5/5);
  2. BUBULINA. UNA STORIA STRAORDINARIA di G. Boschettiracconto per bambini legato alla tradizionali icone religiose russe (3.5/5);
  3. I DONI DELLA VITA di I. Némirovsky: la vita va avanti e continua a elargire i suoi doni nonostante le atrocità della guerra (4/5).
  4. IL NIDO di T. Winton: anche nelle vite più disprezzate si possono annidare i semi della speranza e della redenzione (3.5/5);


AUDIOLIBRI


🚙 TUTTO IL BLU DEL CIELO di M. Da Costa: cosa faremmo se sapessimo di avere poco tempo da vivere? Il protagonista parte per un viaggio, che si rivelerà indimenticabile. Romanzo on the road commovente (5/5);
👩‍❤️‍👨 L'INVENZIONE DI NOI DUE di M. Bussola: romanzo sull'amore e sul rapporto di coppia. Cosa si arriva ad inventarsi per recuperare un matrimonio scricchiolante? (4/5);
LA LINEA VERDE. GIALLO A GERUSALEMME di F. Diodatigiallo/spy story - intrighi, complotti e attentati sullo sfondo di una Palestina martoriata e insanguinata (3.5/5);
♣ Amon il macellaio - Goebbels, il diavolo zoppo - Irma Grese. La iena di Auschwitz (RECENSIONE): in un'ora e mezza circa sono concentrate le esistenze di tre criminali nazisti, devoti all'ideologia hitleriana fino all'ultimo respiro e capaci, in suo nome, di commettere le peggiori nefandezze.
♦ PORRAJMOS - la persecuzione nazifascista di rom e sinti di A. Giuseppini: la persecuzione su base razziale, scientificamente programmata con lo scopo di distruggere l’intero popolo sinti, la sua cultura e la sua lingua, portò alla morte di oltre 500.000 persone.


Tra le letture più belle ci sono FIORI SOPRA L'INFERNO, molto avvincente e con una protagonista che si fa voler bene in quanto, dietro quella scorza dura, c'è un grande dolore, e TUTTO IL BLU DEL CIELO, intenso e toccante."


Sul fronte Reading Challenge, per il mese di gennaio ho scelto di leggere:

ZOMBIE di J. C. Oates: l'inquietante viaggio nella disturbata mente di un serial killer (3/5).


CITAZIONE DEL MESE

"Mi definiscono una persona riservata, ed è abbastanza vero. Lo dicono quasi fosse un limite. Io, al contrario, ho sempre pensato alla riservatezza come a una specie di regalo. Riservare qualcosa ha a che fare col tenerlo in serbo per qualcuno".



FILM / SERIE TV

Ho guardato un film su Raiplay,
-
DOVE CADONO LE OMBRE
, diretto da Valentina Pedicini, con 
Elena Cotta, Federica Rosellini, Josafat Vagni, Lucrezia Guidone, Alberto Cracco.
A catturare il mio interesse sono state le breve righe introduttive, in cui compare la parola eugenetica e la precisazione che le vicende siano ispirate "a una storia vera, a 2000 storie vere".

La protagonista è Anna, infermiera in un istituto per anziani; Hans è il suo fedelissimo assistente e ha un ritardo cognitivo che fa sì che parli e agisca come se fosse un ragazzino.
Anna ci appare da subito come una ragazza triste, cupa, che raramente sorride; compie il proprio lavoro con diligenza, questo sì, ma si percepisce che qualcosa in lei non va..., o meglio, che è qualcosa è "rotto".
Attraverso numerosi e oscuri flashback, capiamo che tra quelle mura Anna e Hans hanno trascorso la loro infanzia in quanto la struttura, in passato, è stata un orfanotrofio; quando fu chiuso per poi diventare una casa di riposo, i due (ormai cresciuti e non adottati) sono rimasti a lavorare lì.

Sempre attraverso i salti temporali nel passato, scopriamo però anche un'altra tristissima verità: quell'orfanotrofio non era una semplice struttura che accoglieva bimbi senza famiglia in attesa che fossero "ricollocati": tra quei corridoi, in quelle stanze... avvenivano torture fisiche e psicologiche, effettuate su quei bambini con l'intento crudele e iniquo di condurre esperimenti di eugenetica.
I piccoli ospiti non erano scelti a caso, ma per l'appartenenza a una "razza" giudicata asociale, pericolosa: gli "zingari bianchi", gli Jenisch, residenti in Svizzera e che dallo stato furono perseguitati.

➤Poiché ho intenzione di parlarne più in dettaglio in un altro post, per adesso vi dico solo che migliaia di bambini, tra gli Anni Venti e Settanta del secolo scorso, furono strappati alle proprie famiglie per essere ricoverati forzatamente in questi pseudo-orfanotrofi, con l'assurda speranza di "raddrizzarli" socialmente.

Ma torniamo al film: Anna e Hans, quindi, portano sulle proprie spalle i drammatici ricordi di un'esperienza atroce, che li ha segnati, nel corpo e nell'anima, rendendo il ragazzo "un idiota" e lei una donna chiusa, angosciata, con la mente ancorata a quel passato e al ricordo di un'amichetta amata e poi perduta (Franziska).
Un giorno viene ricoverata una vecchietta che sbuca dritta dritta da quel maledetto passato: Gertrud, colei che, ai tempi in cui Anna era una ragazzina, ha effettuato le sue torture pseudo-scientifiche sui poveri corpi dei bambini.
Le due si riconoscono immediatamente e Gertrud cerca di essere gentile con Anna, anzi, addirittura pretende di ricordarle quell'infanzia terribile come se niente fosse, come se non avesse portato dolore nella ragazza e negli altri ricoverati.
L’istituto perde dunque i contorni attuali e torna ad essere, per la sconvolta e arrabbiata Anna, ciò che ha rappresentato per tantissimi innocenti: un posto infernale.
Cosa farà adesso che ha tra le sue mani quell'anziana donna, fragile nel corpo ma ancora d'acciaio nello spirito e tagliente nel parlare? Anna si farà travolgere da quel dolore mai sopito che ora rischia di riesplodere in tutta la sua forza carica di odio e risentimenti per coloro che le hanno fatto del male?

Il film, coerentemente col titolo, è cupo, sempre su tonalità fredde, come freddo è il cuore di Anna, che sembra incapace di provare ed esternare tenerezza, compassione; anche nei confronti del povero e incolpevole Hans lei è quasi cattiva, insultandolo e alzando le mani su quel poverino, che continua a seguirla come un cagnolino indifeso e solo.
Dietro quell'atteggiamento sempre impettito e glaciale, Anna nasconde dentro di sé un fuoco di emozioni che Gertrud, con la sua calma serafica e inopportuna (di chi si ostina a non voler fare mea culpa per i propri peccati) le sta riaccendendo, rendendola furiosa e rancorosa.

Ve ne consiglio la visione, è fatto bene, l'attrice protagonista, in particolare, è molto brava nel renderci tutta la sofferenza, per anni soffocata, di Anna; e poi è un modo per conoscere o approfondire uno di quegli "stermini" di cui si sa e si parla poco.



Sul fronte serie tv, ne ho guardata una anch'essa ispirata a fatti realmente accaduti: Unbelievable. 
REGIA: Susannah Grant, Lisa Cholodenko
CAST: Toni Collette (Detective Grace Rasmussen), Merritt Wever (Detective Karen Duvall), Kaitlyn Dever (Marie Adler).

Si basa sulla vera storia di Marie (il nome di battesimo è lo stesso, il cognome no) Adler, 
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una ragazza che ha denunciato 
alla polizia di essere stata vittima di stupro ma che si è scontrata con la diffidenza e lo scetticismo dei poliziotti che hanno raccolto la sua deposizione.

Marie è un'adolescente "problematica", con una storia di abbandoni e affidi alle spalle; attualmente segue un percorso di reinserimento sociale e quando racconta, con comprensibile difficoltà, che un uomo è entrato in casa sua mentre dormiva, l'ha legata, imbavagliata e abusato di lei, qualcosa nel suo racconto non convince chi indaga e neanche una delle madri affidatarie.
Troppi buchi, troppe contraddizioni, domande senza risposta, ricordi vaghi, annebbiati..: come si fa a trovare uno stupratore senza avere i necessari indizi ed elementi? 

La versione di Marie traballa, ha qualcosa che non va e lei stessa sembra reticente nel fornire dettagli preziosi, che permettano al detective Parker e al suo fido collaboratore di avere un quadro attendibile di ciò che è accaduto.

Marie, non è che te lo sei inventato? Magari per un bisogno di attenzioni, di far parlare di te, di ricevere premure scarsamente avute negli anni a causa del tuo percorso di vita?

Mossi dalla consapevolezza di non possedere una vera e propria pista d'indagine e dall'atteggiamento insicuro e inaffidabile (?) di Marie, Parker e collega la convincono, anzi la costringono (sotto minaccia di accusarla di falsa testimonianza) a ritirare le accuse e a
ritrattare la sua storia.

Intanto, in altri stati e distretti americani, vengono denunciati altri stupri e - tadaaaa - tutti hanno caratteristiche mooolto simili (per non dire gli stessi) al resoconto della povera Marie, che, dopo la doppia terribile esperienza (violenza sessuale e in non essere stata creduta) ha dovuto tirare avanti portandosi dietro tutto il carico di malevolenza che le sue "bugie" le hanno attirato addosso, all'interno del quartiere e da parte delle persone con cui aveva rapporti di amicizia e lavoro. 
Insomma, oltre al danno, la beffa! Da vittima a bugiarda megalomane.

Sui nuovi stupri indagano due poliziotte fortunatamente diverse da Parker: due donne toste, determinate, coscienziose, che amano il proprio lavoro, credono in ciò che fanno, empatizzano con le vittime e, soprattutto, credono alle loro denunce, vedono il dolore nei loro occhi e nella difficoltà a riprendere in mano la propria vita! 
E' vero, il po*co è astuto, intelligente e attentissimo, tanto da lasciare immacolate le scene del reato, come se lui in quelle case non ci sia mai passato, ma questo non induce le detective Karen Duvall e Grace Rasmussen ad essere scettiche e ad etichettare come bugiarde le vittime, quanto semmai ad impegnarsi per rimettere in ordine tutte le tessere del drammatico puzzle e acciuffare il colpevole. Perché c'è e va fermato, visto che per almeno due anni ha agito indisturbato in varie città.
Riusciranno a prenderlo? E a Marie verrà data la possibilità di dimostrare che non ha mai mentito?

La serie Netflix è basata sui reportage di Christian Miller (ProPublica) e Ken Armstrong (The Marshall Project) e sul loro libro "A false report. A true story of rape in America" (QUI), che dimostra come l'indagine della polizia di Lynnwood (relativa al caso di Marie) fosse viziata e condotta davvero male e con troppi pregiudizi ad ostacolare il lavoro di professionisti che tali, purtroppo, non si sono rivelati.
Assolutamente consigliata!!

venerdì 23 dicembre 2022

"Benvenuti all'interno" - INSIDE MAN (serie tv)

 

Quattro puntate sono state troppo poche: mi sarebbe piaciuto continuare a vivere più a lungo la tensione che viaggia e cresce sui binari di una storia drammatica ma in una maniera assurda, attraversata da un filo di umorismo nero e grottesco e proprio per questo capace di calamitare la mia attenzione in maniera quasi morbosa.


INSIDE MAN



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Regia: Steven Moffat
Cast: David Tennant, Stanley Tucci, Dolly Wells, Lydia West, Lyndsey Marsha, Atkins Estimond.


In questa storia ci sono un detenuto nel braccio della morte in una prigione in Arizona, una giovane giornalista britannica, una donna scomparsa e un prete che ci tiene tanto a mantenere la propria facciata di "servo di Dio" irreprensibile.

No, tranquilli, non è una barzelletta di Iva Zanicchi, quindi niente sfumature hot 😁

Il detenuto è Jefferson Grieff (S. Tucci), professore di criminologia che attende l'esecuzione della propria condanna a morte: è dentro per aver commesso un efferato omicidio ed essersi accanito sul cadavere nascondendone una parte...
Insomma, un tipo tranquillo, ecco.
Però è intelligentissimo, va detto: ha un acume invidiabile, un intuito formidabile, sa manipolare le conversazioni e ottenere scaltramente le risposte e le informazioni che vuole, senza che l'interlocutore riesca ad evitarlo; sempre pacato e impassibile, sembra che nessuna provocazione riesca a scuoterlo o anche solo ad innervosirlo; ha una buona memoria ma giustamente si fa aiutare da "un supporto esterno", costituito da un altro carcerato, Dillon Kempton che, aspettando anch'egli il proprio giorno del giudizio su questa terra, occupa la cella accanto al dottore, trascorrendo il tempo con lui in singolari chiacchierate.

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Nonostante sia un omicida impenitente e freddo, l'intelligenza di Jefferson desta non poche ammirazioni e attenzioni; ammirato ne è, ad es., il direttore del carcere, e per quanto riguarda le attenzioni, il condannato a morte costantemente riceve richieste di aiuto da gente che ha un qualche dilemma (scomparse, omicidi irrisolti...) da proporgli e che finora nessuno è riuscito a risolvere.

Janice Fife (D. Wells) è una donna riservata e perbene che frequenta la casa del reverendo per dare ripetizioni di matematica al di lui figliuolo adolescente, Ben; i due hanno un bel rapporto, basato sulla fiducia. Nonostante le ritrosie iniziali del ragazzo verso questa estranea, a lungo andare con la comprensiva e simpatica Janice studiare è diventato piacevole e per nulla noioso.
Janice potrebbe sembrare, a un occhio superficiale, una scialba zitella che ha superato i 40, senza partner e senza figli, magari un tantino bigotta o bisbetica, invece è brillante, perspicace, determinata, acuta osservatrice e, all'occorrenza, furba. E non poco.

Harry Watling
(D.Tennant)
 è lo stimato vicario di un piccolo paesino della periferia londinese,
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sposato felicemente con Mary e padre di Ben.
Non è propriamente un "figo da paura" ma piace alle signore che frequentano la parrocchia e qualcuna arriva a dargli l'appellativo giulivo di "prete sexy".
Il religioso non è di quelli "vecchio stampo" ma, anzi, è giovanile nei modi e nel linguaggio e sembra sprizzare simpatia da tutti i pori; a fargli da sagrestano c'è un giovanotto con non pochi problemi di natura psichica ed emotiva, con alle spalle tentativi di suicidi, una madre super bigotta e incredibilmente oppressiva verso questo figlio tenuto costantemente sotto controllo, e un viziaccio che sarà alla base di tutto ciò che accadrà: il ragazzo, infatti, ha l'abitudine di visionare e conservare materiale pornografico.

Un giorno, per salvarlo dai pasticci e dagli aspri rimproveri materni, Harry decide di prendere la  pennetta del giovanotto (su cui c'è il materiale sporcaccione) e di nasconderla a casa propria.
Purtroppo, i video lì memorizzati vengono visti, per sbaglio, da Janice...: da quel momento nulla sarà più come prima in quanto si creerà una catena di equivoci, errori madornali, litigi, decisioni assurde... che scombinerà la vita di tutti i personaggi coinvolti.

Janice, infatti, sconvolta per il contenuto del materiale sulla chiavetta (che lei crede sia di Ben e invece è del sagrestano con i problemi), che non è "semplicemente" pornografico, ma anche pedo-, vuol fare ciò che lei ritiene giusto, per la morale e per la legge: denunciare Ben e, in questo modo, aiutarlo anche a rendersi conto della pericolosa e criminale deriva che sta prendendo.

Ma Harry non può permetterlo, per due ordini di ragioni: 1. il materiale non è di Ben e non è giusto che il ragazzo paghi per ciò che non ha commesso! 2. Il prete non può dire di chi sia la pen drive perché è la sua tonaca a impedirglielo: è una questione di rispetto per l'anima disgraziata che gliel'ha data supplicandolo di tenerla con sé e "coprirlo" (va detto che Harry non aveva un'idea precisa di che tipo di immagini e video ci fossero...)! Il colpevole è già pieno di problemi..., se lui lo "tradisse" per quello sciagurato sarebbe la fine.

La situazione precipita.
Cercate di immaginarvela: un uomo (prete, marito, padre) vuol salvare capra e cavoli, vuol cercare di non far incriminare ingiustamente il figlio e, al contempo, salvaguardare il "vero colpevole", e in tutto questo deve convincere una donna retta e devota a non andare alla polizia a fare denunce basate su false congetture.
Cosa fareste voi, se foste Harry?
Cerchereste di convincere con dolcezza Janice della bontà e giustezza delle vostre ragioni? E se lei non volesse ascoltarvi o credervi, tenacemente convinta che sia giustissimo denunciare Ben per pedopornografia?

Il prete è disperato e quando si è in preda alla disperazione, si rischia di compiere azioni e scelte che, in condizioni di lucidità e tranquillità, non solo non si farebbero ma si riterrebbe abominevole anche solo il pensare di commetterle!!

Eppure è proprio questa la strada presa da Harry: una sequela di azioni e decisioni irrazionali, alcune sceme, altre proprio folli e senza logica, e soprattutto pericolose, criminali, che innescheranno un effetto domino imprevedibile e non governabile, dando spazio al verificarsi di una serie di eventi e situazioni paradossali.
Si andrà di male in peggio e ovviamente il prete si vedrà costretto, suo malgrado, a coinvolgere la moglie Mary, e questo non farà che ingarbugliare ancor di più i fili di questa trama già contorta.

Manca un personaggio, dei quattro iniziali, che non ho ancora menzionato e che ha il suo ruolo importante nella storia: la giornalista Beth Davenport (L. West).

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Beth conosce Janice prima che accada tutto questo "patatrack"; le due diventano amiche, pur non sentendosi o vedendosi spessissimo; fatto sta che un giorno (e non uno qualsiasi, ma il giorno in cui tutto comincerà ad accadere) riceve dalla donna una foto poco chiara e molto strana, in cui Beth percepisce che qualcosa non va: e se Janice fosse in una situazione di pericolo e quella foto, inviata forse in fretta e furia, fosse una richiesta d'aiuto?

Come mai? Cosa sta cercando di farle capire Janice con quel bizzarro messaggio senza testo ma con solo un'indefinibile e sgranata fotografia?

E qui entra in gioco Grieff: la tenace e intrepida giornalista decide di rivolgersi a quel famoso omicida che aspetta la morte in Arizona e di cui si vocifera che aiuti, con il suo intelletto sopraffino e il suo intuito infallibile, chi gli chiede aiuto per risolvere casi misteriosi e per i quali si vaga in un vicolo cieco.

Ma Jefferson  è un omicida capriccioso: ok, sarà pure in attesa di essere ammazzato per le nefandezze compiute, ma ha comunque i suoi principi e la sua "etica"; è vero, è disposto a risolvere i casi altrui ma essi devono rispondere a una conditio sine qua non: la moralità.
Chi gli fa richiesta dev'essere spinto da ragioni di tipo morale, da altruismo, empatia, desiderio di soccorrere chi è in difficoltà.
Insomma, non aiuta chiunque il caro Grieff.

Come valuterà le ragioni di Beth? L'aiuterà a far chiarezza su cosa sia accaduto a Janice?

Io mi fermo qui perché la serie è brevissima e, se la iniziate, la finite in un niente e non solo perché sono quattro episodi, ma perché "vi prende", in quanto la narrazione si basa tutta sulle scelte drammatiche e stupide fatte dal prete, che si ritrova in una spirale in cui non saprà come agire se non continuando a sbagliare e a impelagarsi sempre più in una gabbia di errori che potrebbero costar cari non soltanto a lui, ma anche alle persone che lui stesso voleva proteggere.

Si guarda la serie chiedendosi cosa avremmo fatto noi al posto dei personaggi, con la speranza ovviamente che ci saremmo comportati in modo più intelligente e sensato.
Ma chi può dirlo con certezza?

Harry ci ricorda in modo evidente un principio che in fondo è noto a tutti: l'abito non fa il monaco. Non basta un colletto bianco a qualificare una persona, a guidarne le decisioni e la moralità, a preservarlo da certi passi falsi in cui una persona di fede non dovrebbe incorrere (o meno facilmente, se vogliamo); ma la verità è che quando ci si sente in pericolo, quando si vede minacciata la serenità della propria famiglia, si rischia di tirar fuori un lato di sé che neppure si pensava di possedere e, quando emerge, la persona ne resta, lei per prima!, oltremodo spaventata e confusa.
Tanto da dare il via a comportamenti terribili, che non fanno onore.
Il prete, quindi, ci sembra davvero il più assurdo di tutti, quello a cui spesso ci verrebbe da dire: "Ma che cavolo stai facendo??".

Janice non figuratevela come la povera disgraziata in balia di una mina vagante e impazzita, perché è scaltra, ci sa fare con la dialettica e ha una finezza psicologica da far concorrenza al nostro criminologo.

Per quanto riguarda lui, non possiamo non sorridere davanti a quell'aria compassata, placida, al suo cinismo nel raccontare qualche macabro particolare del delitto che lo porterà alla morte e che, se da una parte ci fa innervosire, dall'altra ha un che di irresistibile e strappa pure sorrisi stupiti.

C'è del geniale in questa serie e personalmente l'ho guardata con molto interesse, col desiderio di scoprire di volta in volta l'evoluzione di ogni situazione, quali balzane idee affioravano nelle mente confusa del prete e quali sagaci interpretazioni e indicazioni dava il criminologo dalla sua celletta.
Questi è in pratica l'esatto opposto del prete perché mentre Harry non accetta di avere in sé una parte oscura e di poter quindi essere capace di commettere brutte azioni, Grieff è assolutamente cosciente di essere un assassino spietato, non vuole essere assolto e sa di meritare la condanna inflittagli.

Nel suo essere così bizzarra e ai limiti dell'incredibile, questa serie mette lo spettatore davanti ad una incontrovertibile verità: ogni uomo è capace di compiere azioni malvagie se si ritrova in situazioni fuori dall'ordinario, in grado di metterne in crisi ogni certezza e quei principi di vita da sempre ritenuti saldi.

"Lo siamo tutti. Ci sono momenti che rendono assassini tutti noi.
Non siamo mostri in gabbie che vanno osservati, giudicati, raccontati come se fossimo un'altra specie: siamo l'uomo comune in una brutta giornata.
Si possono aprire voragini nelle vite più ordinarie e inghiottire chiunque.
Nessuno è al sicuro della sue azioni peggiori."


Davvero una serie bella, che tiene incollati fino alla fine. La consiglio e spero ci sia la seconda stagione!


 

lunedì 21 novembre 2022

Serie tv - tra fede e fanatismo ** IN NOME DEL CIELO **

 

Ho appena finito di guardare una miniserie (una sola stagione, sette episodi) ispirata a drammatici fatti di sangue realmente accaduti: IN NOME DEL CIELO (Under the Banner of Heaven).

È tratta dall'omonimo libro-inchiesta "In nome del cielo. Una storia di fede violenta", in cui l'autore, Jon Krakauer, racconta il duplice omicidio di Brenda Wright Lafferty e della figlia Erica, di soli 15 mesi, compiuto nel 1984 nello Utah, maturato in ambiente mormone; a tal proposito, Krakauer esamina anche l'origine e l'evoluzione della Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni (LDS), ramo integralista dei mormoni.

Ideata da Dustin Lance Black, la serie vede nel cast Andrew Garfield,  Daisy Edgar-Jones, Gil Birmingham e Sam Worthington

Si tratta di un crime drama che ripercorre, appunto, gli eventi di quel 1984, quando a Salt Lake Valley, nello Utah, furono trovate morte in casa la giovane mormone Brenda e la sua bambina.

Ad occuparsi del caso è il detective Jeb Pyre, che si ritrova a indagare su questo terribile duplice omicidio; per lui non è un caso come tutti gli altri in quanto egli stesso è di fede mormone e dover scavare nei torbidi segreti della Chiesa alla quale appartiene, lo fa star male, lo fa sentire quasi un traditore.

Purtroppo ciò che scopre non è nulla di edificante; nell'indagare sulla numerosa famiglia Lafferty, grazie anzitutto alle informazioni e all'aiuto di Allen (il più piccolo dei fratelli Lafferty, nonché marito della povera Brenda), emerge una realtà di fanatismo religioso da far accapponare la pelle.

Il racconto del presente - dei comportamenti violenti e assurdi dei Lafferty e di tutto l'odio e il folle fondamentalismo da essi portato avanti con la scusa di servire il Padre Celeste e di fare la Sua volontà sulla terra - si alterna a quello del passato, ai giorni in cui è stato fondato il movimento mormone, ad opera di John Smith.

Ad accomunare presente e passato è purtroppo la violenza: uomini che dicono di credere in Dio, di seguire le Scritture, e che invece sono capaci di architettare e commettere le peggio cose.

In particolare, a dare inizio alla frangia ribelle in famiglia è Dan, che si ribella all'autorità paterna e decide di essere lui il portavoce del Signore, un nuovo profeta, insomma.

Ovviamente non resterà solo nei suoi vaneggiamenti, ma verrà affiancato dagli altri fratelli, non solo carnali - tra cui Ron, che assume, via via che si procede con gli episodi, sempre più importanza nell'evolversi dell'indagine, perché anche lui si farà prendere da un fervore religioso pericoloso - ma anche "in fede".

Questi uomini predicano un ritorno alle origini, ai primi insegnamenti del loro profeta Smith: sì alla poligamia, sì al prendere in moglie addirittura le figlie, sì ad azioni efferate e sanguinose contro chi vuole contrastarli, no all'obbedienza alle leggi dello stato.

La dolce ma decisa Brenda si accorge dal primo momento che la famiglia Lafferty, pur essendo 

la vera Brenda con Erica
"credente", ha modi di fare estremi, troppo conservatori, ma i suoi timori peggioreranno quando capirà che i cognati hanno perso la testa e si credono "dio in terra", tanto da poter decidere chi merita di vivere e chi no.


Cercherà di fermarli? In fondo, anche lei è una devota e sincera mormone, ma vede che i parenti acquisiti si sono incamminati in una strada piena di insidie, che invece di avvicinarli a Dio li sta allontanando, rendendoli cattivi, violenti, vendicativi, prepotenti.

Pyre viene messo seriamente in crisi perché si scontra con una comunità - neanche tanto piccola e isolata - di fedeli ("santi"), fratelli e sorelle, che non ha molta voglia di collaborare, ma anzi queste persone hanno alzato una barriera protettiva per non far trapelare le verità scomode e le usanze discutibili all'interno della loro congregazione.

Perdere lucidità nel corso del lavoro, negli interrogatori, nella ricerca di informazioni, nello scavare nel marcio presente in quella che Jeb considera la propria Chiesa, è quindi un rischio più che concreto; a salvarlo da questo pericolo di viziare le indagini ci pensano anzitutto il collega (un nativo) Bill Tapa, e poi anche il forte senso di giustizia e di onestà che Jeb si sforza di mettere davanti a tutto.

Non lo aiuta il fatto che sia la moglie sia i fratelli della propria comunità non condividano il suo lavoro (per i motivi già detti), ma un poliziotto deve fare il suo lavoro e farlo bene, senza lasciarsi influenzare da convinzioni personali e sentimentalismi sterili, ed è ciò che - non senza sofferenza - farà il detective.

Personalmente sono sempre affascinata dalle storie (se sono vere, ancora di più) in cui la fede è una forte componente e in cui essa diventa un vile strumento, purtroppo, in mano a individui egoisti e invasati che rispolverano dogmi vecchi e ne inventano di nuovi,  e che quasi sempre celano solo una cieca voglia di primeggiare e tiranneggiare, di manipolare gli altri, di imporre la propria voglia insana di far ciò che vogliono dentro e fuori casa, millantando una "chiamata del Signore" che, manco a dirlo, hanno sentito e ricevuto solo loro.

Non per nulla, all'aspetto religioso (che comunque ha delle ripercussioni a livello civile, legale..., come nel caso della poligamia, che non è consentita dalla legge) si aggiunge anche uno di tipo sociale e politico, visto che i fratelli Lafferty si convincono che Dio li voglia esonerare dal pagare le tasse...

Una serie tv che a me è piaciuta, l'ho seguita con interesse perché lascia entrare nei meccanismi - non tutti e non sempre limpidi - e nelle credenze di questa organizzazione religiosa della quale so decisamente poco; gli eventi narrati sono inquietanti e mi ha stupito vedere come in questo stato americano la presenza di mormoni fosse (se lo sia ancora non lo so) tanto forte da pensare di influenzare pure le indagini di polizia (!!!).

Se l'argomento non vi dispiace, provate a darle un'occhiata, anche perché è pure breve ^_-


sabato 25 giugno 2022

[[ Serie tv ]] RATCHED



Dopo aver terminato la sesta stagione della super citata Outlander, per non sentirmi troppo orfana ho cercato qualche altra serie che non fosse, però, troppo lunga, e mi sono imbattuta per caso in RATCHED.

Appartiene al genere horror e chi mi legge da un po' potrebbe ricordarlo: io non amo l'horror, però, navigando alla ricerca di informazioni e leggendo la trama e qualche breve giudizio sulla serie, ho capito che non era un horror contenente elementi parlanormal. Ecco, diciamo che secondo me è più un thriller psicologico con atmosfere, certe scene "forti" (con moooolto sangue) e musiche "da horror".

Un altro motivo che mi ha spinta ad iniziarla è il fatto che si basi sul celebre romanzo del 1962 "Qualcuno volò sul nido del cuculo" scritto da Ken Kesey e di cui è fondamentalmente il prequel.

La serie è del 2020, ideata da Evan Romansky, con Sarah Paulson (Mildred Ratched), Finn Wittrock
(Edmund Tolleson), Cynthia Nixon (Gwendolyn Briggs), Jon Jon Briones (Richard Hanover), Charlie Carver (Huck Finnigan), Judy Davis (Betsy Bucket), Sharon Stone (Lenore Osgood).

La protagonista indiscussa della serie è l'infermiera Mildred Ratched, personaggio presente nel romanzo di Kesey.

In questo thriller/horror psicologico si raccontano le origini di Mildred, che ha lavorato come infermiera di guerra e che nel 1947 arriva nella California del Nord con la speranza di poter donare la propria professionalità in un prestigioso ospedale psichiatrico diretto dal dottor Hanover.

In questa struttura si svolgono esperimenti nuovi (e un tantino inquietanti, oltre che molto discutibili, ma consideriamo anche in che epoca siamo) sulla mente umana
Per dirne una, il buon Hanover si appassiona a ogni pratica innovativa, tipo la lobotomia, praticata con fervore ed entusiasmo al cospetto di giornalisti e personale ospedaliero, o la idroterapia (sottoporre il povero paziente a sedute di acqua bollente e poi ghiacciata per soffocare certi... impulsi).
Benché Hanover sembri sinceramente intenzionato a portare benefici ai propri pazienti, ciascuno con le proprie turbe psichiche, i risultati raggiunti non sembrano dei migliori, e soprattutto i metodi per raggiungerli sono decisamente controversi, se non proprio disumani.

Ad es., all'interno dell'ospedale, si possono trovare non solo pazienti schizofrenici o psicotici, ma anche donne "affette" da lesbismo, la cui perversione va ovviamente curata in quanto ritenuta una bieca e vergognosa malattia...

Ad ogni modo, partiamo dalla scena iniziale, che è tutto un programma in quanto a violenza e spargimento di sangue: un giovane uomo, dallo sguardo non proprio rassicurante, compie una strage ammazzando con estrema efferatezza quattro preti; uno di questi pare sia il suo padre biologico perché in passato ha abusato della madre del killer (che quindi è frutto di uno stupro). 
Sopravvive solo un giovane prete, che riesce a nascondersi sotto al letto e a vedere comunque in viso l'assassino, il cui nome è Edmund Tolleson.

Torniamo a lei, a Mildred.
Ovviamente capiamo da subito che la donna - col suo fare rigido, impettito, serioso, di poche parole - ha qualcosa che non va, nel senso che dietro quella facciata di donna perfettina si nasconde qualcosa di oscuro e pericoloso.
Perché vuole per forza lavorare nell'ospedale di Hanover? Farebbe di tutto per farsi assumere ed è infatti pronta ad ordire un tranello perché venga licenziata un'infermiera così che lei possa essere assunta al suo posto.
Hanover è in soggezione al cospetto di questa donna sicura di sé, raffinata, calma ma determinata e - sembra - preparata e professionale, oltre che entusiasta all'idea di poter lavorare accanto ad un luminare del calibro di Hanover.
Ad essere invece moooolto diffidente verso questa nuova collega è la caposala, Betsy Bucket che - essendo innamorata del direttore, che invece la snobba con fare scocciato e scorbutico - non vede di buon occhio la presenza ingombrante di questa donna, che gira attorno al "suo" dottore interpretando la parte dell'infermiera perfetta e della primadonna a tutti i costi.
Tra Betsy e Mildred ci saranno scintille ogni giorno e pure per un nonnulla, anche se il loro rapporto conflittuale è destinato ad evolvere.

Sotto quella apparente eleganza, Mildred nasconde un animo burrascoso e una personalità... strana; tiene gli altri esseri umani a debita distanza, non dà confidenza a nessuno, non ama essere sfiorata neppure per sbaglio, sembra dimostrare sensibilità verso i pazienti ma poi, al contempo, non esita a sottoporli alle assurde cure dell'esaltato direttore.
Anche se... un cuore ce l'ha pure lei e, grazie ad un inserviente con il volto deturpato ma dall'anima gentile e pura (Huck), cercherà in tutti i modi di aiutare due povere pazienti sottoposte a cure disumane.

A un certo punto nella clinica arriva il killer della scena iniziale, Edmund; l'uomo dovrà passare del tempo in ospedale sotto il controllo e i tentativi terapeutici di Hanover, il quale dovrà stendere una relazione finale e rispondere alla domanda: Tolleson è pazzo e quindi deve restare a vita in manicomio o è sano di mente? In questo caso, dovrà affrontare il processo e molto probabilmente la pena di morte.

Mildred è giunta in clinica per lui, per Edmund; lo sta cercando da anni, vuole riabbracciarlo in quanto egli è suo fratello.
Su questo ci sarebbe da fare qualche precisazione, ma per non guastarvi la visione vi dico solo che i due condividono un'infanzia difficilissima, costellata da abusi e maltrattamenti, e questo ha inevitabilmente condizionato le loro esistenze.

Mildred è intenzionata ad evitare al fratello la pena di morte, ma non sarà affatto semplice in quanto le cose si complicano quando Hanover si affida al governatore della California per ricevere aiuti economici per l'ospedale: il politico, dopo un'iniziale titubanza (dovuta al fatto che non gliene può fregar di meno dei malati di mente), accetta di aiutare il "dottore dei pazzi", sperando che questo possa fargli guadagnare dei voti in campagna elettorale; in particolare, punta sul caso Tolleson, nel senso che il governatore si convince che mandare sulla sedia elettrica il pericoloso killer che ha sgozzato quattro poveri preti sicuramente lo renderà popolare e gli farà vincere le prossime elezioni.

Un personaggio molto importante nella serie è la portavoce del politico, Gwendolyn Briggs, una donna garbata, fine e cortese, che ha il suo piccolo segreto: è lesbica ed è attratta dalla brava e distinta infermiera Ratched.
Questa all'inizio si sentirà oltremodo turbata, per non dire offesa. dalle avances di Gwendolyn, ma chi ci dice che il suo turbamento non sia indice del fatto che Mildred sia confusa dal turbinio di sensazioni ed emozioni che fino ad allora non aveva mai provato per esponenti del suo stesso sesso?

Nonostante la sua gelida riservatezza, la Ratched non è in odor di santità e castità, e durante il suo soggiorno presso il motel (di proprietà di una donna impicciona e sciocca), avrà modo di sollazzarsi in compagnia di un omone misterioso, che si scoprirà essere un sicario.

L'uomo sta cercando Hanover per farlo fuori e consegnare la sua amabile testolina alla donna che lo ha assoldato, la signora Osgood, che odia a morte il dottorino (che, scopriamo, non si chiama davvero Hanover) per aver rovinato la vita al suo unico figlio.

Altro personaggio che avrà il suo ruolo non irrilevante è un'altra infermiera: Dolly, una ragazza bellina e frivola, che si invaghisce di Edmund e mollerà tutto per provare a farlo evadere. 

Ok, mi fermo davvero, non vi aggiungo altri elementi sulla trama; piuttosto, vi dico cosa mi è piaciuto di questa prima stagione, che si vede in un niente perché accattivante, oltre che breve (otto episodi).

- Il contesto della clinica per malati mentali, che ha sempre il suo torbido fascino in virtù dei metodi di cura delle diverse malattie mentali; purtroppo, la psichiatria di quel tempo ha ancora tanta strada da fare, ad es. nello svestirsi dei pregiudizi in merito agli orientamenti sessuali delle persone (giudicate come malattie da curare, anzi estirpare, dalla mente degli immorali di turno), o nella convinzione di poter guarire i malati con pratiche terribili, come quelle citate più su.
C'è un caso, però, che Hanover prende a cuore e in cui manifesta, forse per la prima ed unica volta, un desiderio sincero di curare una paziente affetta da disturbo dissociativo d'identità attraverso un approccio terapeutico meno... "stravagante" (ipnosi), e a un certo punto pare quasi riuscire nell'intento di guarirla. Ma si sa, l'effetto sorpresa è sempre dietro l'angolo. 

- Il personaggio di Mildred Ratched è conturbante, molto sfaccettato e complesso; ora appare come una folle lucida e calcolatrice, ora come una donna piena di fragilità; a volte ci sembra cinica e indifferente, in altri momenti mostra un'inaspettata umanità (tanto da essere chiamata "angelo della misericordia"); il suo passato doloroso spiega sicuramente molte cose della sua complicata e contraddittoria personalità, nonché del rapporto morboso con il fratello.

- Edmund attrae perchè alla fine ci lascia nel dubbio: è pazzo, seriamente squilibrato - e per questo incontrollabile, imprevedibile - o è sano di mente e "semplicemente" cattivo, privo di moralità, di sensi di colpa, di rimorsi? 

- La parte narrativa relativa alla ricca signora Osgood (interpretata da una bravissima Sharon Stone) e al suo amato figliolo (che sta fuori come un balcone) ci regala alcune delle scene più assurde, disturbanti e violente; la scimmietta, fedele compagna della donna, è la più normale della famiglia.

- Ho trovato irresistibile il personaggio di Betsy, che è simpaticissima e darà vita a momenti che strapperanno addirittura dei sorrisi divertiti, il che "fa strano" se pensiamo che non è proprio una serie in cui ci scappa da ridere ogni mezzora. Ma lei è così particolare, eccentrica, solare - ama il suo lavoro, il suo ruolo di caposala, è fanciullescamente pazza di Hanover... - ed è in fondo una donna sensibile e generosa, che è impossibile non prenderla in simpatia.

- Le musiche alla Hitchcock mettono un'ansia che non vi dico e ben sottolineano le scene in cui sta per accadere qualcosa di pericoloso, terribile, violento..., insomma in cui qualche sfortunato sta per lasciarci e non proprio placidamente.

Ovviamente la serie termina in modo tale da lasciarci con il fiato sospeso, consapevoli che ci aspetta un'altra mattanza da parte di...
Ve lo lascio scoprire, se guarderete la serie.

Io la consiglio, è avvincente, ti prende e non vedi l'ora di vederla e finirla tutta subito.

venerdì 27 maggio 2022

[[ CINEMA ]] BELFAST di Kenneth Branagh || THE HOUSE



Ultimamente ho guardato un paio di film che mi sono piaciuti.

Il primo è la storia di un ragazzino nato e cresciuto in una Belfast tanto bella quanto pericolosa, attraversata, alla fine degli anni '60, da scontri e tumulti politico-religiosi.

BELFAST


Film diretto da Kenneth Branagh, ha sullo sfondo il conflitto nordirlandese, che ebbe inizio nel 1968 e
che si protrasse per ben trent'anni.

Il protagonista è il giovanissimo Buddy (Jude Hill), un bambino di 9 anni che vive a Belfast, appunto, con i genitori (Jamie Dornan e Caitriona Balfe - la mia adoratissima Claire Beauchamp di Outlander!- ) e i suoi nonni, un'anziana coppia bella arzilla. 

La sua famiglia è di fede protestante e lì nel quartiere in cui abita la vita procede tranquilla, come se tutti facessero parte di una grande famiglia in cui ci si conosce, ci si aiuta, insomma si respira un'atmosfera di appartenenza ad una collettività.

Buddy è un tipo allegro, curioso, intelligente, e trascorre le giornate nei pressi di un cinema o di fronte la TV a guardare film e programmi americani; a scuola è molto bravo e sta cercando di conquistare una compagnetta di cui si è invaghito.

Sono gli anni '60 e la placida vita a Belfast subisce improvvisamente un colpo molto duro: si comincia a respirare un'aria satura di malcontento generale, che vede schierarsi cattolici contro protestanti. 

Iniziano rivolte e attacchi, tutti ne sono spaventati e si sentono minacciati; la bella e famigliare Belfast diventa teatro di conflitti che porteranno inevitabilmente ai tumulti della guerra civile.

L'infanzia di Buddy smette di essere spensierata; egli vede gli adulti attorno a sé seriamente preoccupati: i genitori litigano spesso, suo padre va e viene perché lavora in Inghilterra, la madre - una donna determinata, con un carattere forte e deciso - cerca con fatica di proteggere la famiglia ed è certa di una cosa: qualunque cosa accada, Belfast è la loro casa, solo tra quelle strade e in quel quartiere in cui i loro figli sono nati, essi sono a casa.
A casa, sì, ma non al sicuro.
Restare in questa città tormentata da scontri quotidiani, in cui si commettono crimini e violenze e soprusi, è davvero la scelta più saggia da fare? E lo è in particolare per i figli, che hanno diritto di crescere tranquilli e non certo in un posto in cui i negozi vengono incendiati, o saccheggiati e poi distrutti, e chi ha una fede diversa deve avere paura di uscir di casa se non vuol essere aggredito?

I genitori di Buddy dovranno prendere una decisione importante, anche se questo vorrà dire lasciare qualcuno indietro...

È un film molto bello, emozionante, e l'attore protagonista è davvero bravo nel trasmettere tutta l'innocente spensieratezza della sua età, quel guardare il mondo con gli occhi stupiti di chi vede questi adulti attorno a sè che si fanno la guerra perché non accettano di avere come vicino di casa uno che prega Dio in modo differente.

Ispirato alla storia personale del regista, "Belfast" è sensibile, delicato, poetico, malinconico, va dritto al cuore e a questo contribuiscono le musiche bellissime e suggestive e la fotografia in bianco e nero.
Bello bello, lo consiglio!!

❤♣❤♣❤♣❤♣❤♣❤♣

L'altra pellicola è un film d'animazione molto particolare e che ruota attorno al tema della casa e di quanto ad essa si possa essere così attaccati da divenirne schiavi, con conseguenze poco piacevoli.


THE HOUSE


Il film è in pratica un'antologia composta da tre storie slegate tra loro per protagonisti, contesto, periodo di ambientazione, ma aventi un unico filo conduttore: l'attaccamento morboso alla casa in cui vivono.

Nella prima (diretta da Emma De Swaef e Marc James Roels) i protagonisti vivono alla fine del XIX secolo e sono molto poveri: si tratta del signor Raymond, sua moglie e le loro figliolette, tra cui la piccola Mabel.
Un giorno la famiglia riceve la visita di alcuni ricchi parenti che non risparmiano umilianti critiche; amareggiato, il padre di Mabel esce nel bosco a ubriacarsi ma a un certo punto viene avvicinato da un misterioso individuo che, al pari di un benefattore, si offre di costruire una casa per la famiglia gratuitamente.

E così, la famiglia si trasferisce in questa casa immensa mentre la loro vecchia casina viene demolita e i lavori nella nuova sembrano procedere-

Ma l'abitazione da subito si rivela strana, misteriosa, inquietante: al suo interno, infatti, si manifestano fenomeni sinistri e da pelle d'oca, che però solo Mabel riesce a notare!

Il soggiorno in questa dimora grande, con tante stanze buie, diventa per Mabel un'esperienza spaventosa, che la vede impegnata a prendersi cura della sorellina (la vediamo, infatti, sempre con lei in braccio) e a cercare di capire se i suoi genitori si stiano accorgendo delle cose strane che accadono tra quelle mura: voci, risate, presenze inafferrabili..., e come se non bastasse, ad aver mutato atteggiamento e a essere diventati molto strani, sono proprio mamma e papà, che si estraniano e si allontanano dalle loro bambine, smettendo di prendersene cura.

Cosa nasconde quella casa? È davvero quel luogo sicuro e confortevole in cui una povera famiglia potrebbe essere felice?

Questo episodio è il più dark di tutti, una fiaba nera ("alla Tim Burton"), claustrofobica, in cui -
,
benché non 
avvengano effettivamente avvenimenti classificabili come horror - la tensione narrativa viaggia costantemente sul filo della paura, si percepisce che nella casa c'è qualcosa di oscuro e che terrorizza proprio perché non è definibile né visibile.  
Ad aggiungere questa cupa sensazione di minaccia, oltre alla casa in sé (io non sono un'esperta dell'orrore, ma mi pare pacifico che solitamente le case infestate da oscure presenze siano molto ricorrenti in questo genere di film), ci pensano gli stessi personaggi: dei "pupazzi" dalle fattezze non proprio attraenti, ma anzi... un tantino inquietanti, ideali per creare incubi ai bambini.


La seconda storia è ambientata ai giorni nostri ed è diretta da Niki Lindroth von Bahr: il protagonista è un ratto (una sorta di programmatore sempre attaccato allo smartphone, a prendere appuntamenti e a far chiamate ad una presunta amante), che decide di rinnovare la propria casa grande e fatiscente (il problema principale sta nella presenza di un esercito di odiosi coleotteri, che sbucano ovunque) per rivenderla in tempi brevi, ma il progetto sarà meno semplice di quel che immagina.
Molti ospiti (tutti animali come lui) inaspettati cambieranno il suo modo di vedere le cose; verranno sì a vedere l'immobile ma trovare un acquirente serio si rivelerà un'impresa complicata, in particolare quando dentro casa si infilerà una coppia di toponi grossi, goffi e ridicoli che, con naturalezza e prepotenza insieme, prenderanno dimora nella casa senza che il padrone - sgomento - riesca a cacciarli.
Insomma, il povero ratto - che ha già i suoi problemi - dovrà affrontarne altri sgradevoli a causa di questi inquilini indesiderati...

Nel terzo e ultimo atto, diretto da Paloma Baeza, siamo nel futuro. 
Anche qui abbiamo la proprietaria di una casa, circondata dall'acqua perché le inondazioni sono diventate sempre più frequenti; si chiama Rosa ed è una gatta gentile ma anche testarda, fissata con l'idea di restaurare l'edificio e poterci vivere lì per sempre.
Con lei vivono il pescatore Elias e la mistica Jen, e ben presto si aggiunge Cosmos, una specie di guru; con grande delusione di Rosa, Elias lascia la casa partendo su una barca; anche gli altri due sono intenzionati ad andarsene, ed esortano Rosa a non restarsene lì da sola, in quella casa che è praticamente impossibile da sistemare, ma a partire con loro alla ricerca di qualcosa di meglio.
Ma la padrona non riesce ad aprirsi al cambiamento ed è disposta - sebbene ne soffra - a veder partire gli amici pur di non abbandonare quel posto.

"...là fuori non c'è niente di meglio 
Per colui che decide di non cercarlo, non può esserci nulla.
È ora di proseguire, anche se non si sa per dove.
Non aver paura di diventare una persona diversa; ama il tuo passato ma poi... va oltre!"

Riuscirà a far sue le incoraggianti e sagge parole di Jen e ad andare verso una nuova vita, in un altro posto?

I tre racconti sono quindi collocati nel passato, nel presente e in un futuro distopico e hanno a che fare con il concetto di casa, come luogo da abitare fisicamente ma anche come un bene che permette a chi lo possiede di vivere meglio (a almeno è ciò che crede e spera); c'è la casa vista nel suo valore economico ma che trasuda solitudine e che basta poco perché diventi una topaia; e infine la casa come rifugio affettivo, un luogo noto e rassicurante che non si vuole abbandonare neanche quando i presupposti per viverci bene vengono meno.

Mi è piaciuto questo film d'animazione, in particolare il primo per le atmosfere cupe, gotiche e intriganti, e il terzo perché c'è una sottile vena d'ottimismo verso la fine.
In questi tre racconti incontriamo tanti difetti e debolezze umane (anche se in realtà, in due storie su tre, i personaggi non sono esseri umani, ma gatti e topi antropomorfi, che fanno il verso all'uomo, vestendo come lui e manifestando i suoi stessi vizi, stranezze, paure, desideri...): l'avidità, la brama di possedere beni materiali e l'attaccamento ad essi, la solitudine, la difficoltà di aprirsi al cambiamento; è un film allegorico, surreale, che ha il suo messaggio e risulta senza dubbio intrigante e piacevole da guardare
Consigliato!!
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