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domenica 8 dicembre 2024

CARAVAGGIO, TRA FILM E FUMETTO

 

Caravaggio è sicuramente uno degli artisti che più amo.

Tempo fa vidi il film con Scamarcio, L'ombra di Caravaggio, e lo apprezzai molto; ieri, invece, ho letto la bella graphic novel di Milo Manara, Caravaggio (Panini, 116 pp., LINK).


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Tanto il film quanto il fumetto ci raccontano di come Michelangelo Merisi, detto Caravaggio (1571-1610), fosse un genio dall'animo ribelle, e come questo suo essere fuori dal coro e dalle convenzioni si manifestasse nella vita e nella sua arte. 

Caravaggio era uno spirito inquieto, tormentato, e nelle sue meravigliose opere d'arte tirava fuori tanto i propri tormenti quanto la creatività esplosiva che lo caratterizzavano; egli amava dipingere scene, personaggi, azioni e sentimenti propri della vita reale, quotidiana, quella tipica della gente semplice - il popolo -, dei poveri, degli affamati, degli straccioni, delle prostitute e dei vagabondi.
E sceglieva questo tipo di persone come modelli da raffigurare, anche quando si trattava di soggetti sacri e di creare quadri ed opere grandiose su commissione da parte di figure religiose.

Chiaramente il suo modo di lavorare - sebbene gli venissero riconosciute da chiunque l'immensa bravura e l'unicità della sua arte - faceva storcere il naso a tanti, a cominciare dal papa, Paolo V; questi, nel film, ingaggia un agente segreto del Vaticano perché segua e controlli il pittore, denunciandone eventualmente la blasfemia.

Caravaggio era anche un uomo che si lasciava andare ai piaceri, alle bevute con gli amici, insomma, non conduceva un'esistenza morigerata, ma tutto questo non ha mai scalfito il suo genio, anzi, sembrava esserne, in un certo senso, il motore, l'anima.

Era anche una "testa calda", uno che non ci pensava due volte a farsi coinvolgere in litigi e baruffe, tanto da ritrovarsi spesso nei pasticci, restandone ferito, come quando si azzuffava con Ranuccio, un magnaccia violento e prepotente, dalle cui mani Michelangelo desiderava liberare la prostituta Anna (che gli fa da modella in diversi quadri).
Nel film, Scamarcio ben incarna questa personalità forte, questo modo di essere e di vivere "da
maledetto", da anima inquieta, sempre alla frenetica ricerca di stimoli e ispirazione, affascinante e scandalosa.

L'inclinazione a non tacere o essere indifferente davanti alle ingiustizie e il suo temperamento sanguigno lo portano a macchiarsi anche di omicidio, tanto da beccarsi una condanna a morte.

Se nel film ci si concentra (come il titolo stesso suggerisce) sull'investigatore - l’Ombra, interpretato da Louis Garrel - che lo segue ovunque, di nascosto, per coglierlo in fallo e poterlo far arrestare, Milo Manara, nei suoi splendidi disegni, ripercorre la vita e le opere di Michelangelo Merisi a partire dai suoi esordi fino alla sua rapida consacrazione come artista, per giungere alla sua tragica e prematura scomparsa. 

È evidente l'accuratissimo lavoro di ricerca, Milo Manara accompagna il lettore in una vera e propria visita guidata in cui possiamo ammirare moltissimi dei quadri di Caravaggio, che il fumettista ha riprodotto in modo magistrale, minuzioso: La vocazione di San Matteo, Morte della Vergine, Decollazione di San Giovanni Battista, David con la testa di Golia...

Leggere questa graphic novel è un emozionante viaggio attraverso le passioni, le pulsioni, i desideri e i demoni che hanno accompagnato la breve ma intensissima esistenza di un maestro del Rinascimento.

Consigliatissimo.

domenica 29 settembre 2024

THE 8 SHOW || THE GLORY || THE FIVE [ Serie Tv ]

 

Oltre a Pyramid game, ho da consigliarvi altre tre serie tv, di cui due - indovinate un po'? - coreane.


THE 8 SHOW


Questa serie sta facendo molto parlare perché pur ricordando - per tematiche e tipologia - la celebre 
 Squid game (>> QUI <<), ha elementi che la differenziano da essa e, per certi versi, la rendono forse anche più inquietante.

Alla base c'è una situazione simile: un giovane uomo, indebitato fino al collo, accetta di partecipare a un programma misterioso e incontra dei compagni di gioco mai visti prima.

In questo caso, come si evince dal titolo, si tratta di otto giocatori, tutte persone diverse l'una dall'altra per estrazione sociale e carattere. Essi si ritrovano in un edificio che, oltre ad avere un piano terra comune a tutti (in cui si notano giostrine per bambini, una piscina finta e altre attrazioni non effettivamente utilizzabili ma che fanno più che altro da abbellimento), consta di otto appartamenti.

Come emerge man mano che gli episodi procedono, ciascuno degli otto ha scelto autonomamente e inconsapevolmente la chiave dell'appartamento in cui soggiornare.
Se l'appartamento del piano N.1 è piccolo quanto uno sgabuzzino, il N.8 è quasi un monolocale, lussuoso e dotato di comfort.

Le otto persone che hanno accettato di giocare non conoscono i nomi le une delle altre e per tutta la durata dello show si chiameranno col numero dell'appartamento.

I giocatori ricevono - tramite un ascensore - il cibo ogni giorno e hanno anche l'opportunità di acquistare beni e oggetti di cui necessitano, il cui costo viene scalcolato dalla somma di danaro (ripostata su un contatore digitale appeso a una parete di ogni camera) che potrebbero vincere, a fine gioco (e che aumenta di minuto in minuto).

In cosa consiste il gioco?
A differenza di Squid game, qui non ci sono delle prove da affrontare o giochi da fare in gruppo, ma una verità appare evidente, dopo un po': più tempo trascorrono nell'edificio, più guadagnano denaro.
Quindi la somma da vincere dipende dall'accumulare sempre più tempo.

Inizialmente, gli otto giocatori immaginano che sia una specifica azione da compiere che permetta  loro di guadagnare tempo (e soldi), ma  dopo qualche ora capiscono che quella strategia ha smesso ben presto di funzionare.

Come fare per aumentare il tempo così da restare più giorni e cercare di uscire da lì con un montepremi consistente?

I concorrenti cominciano a chiedersi: se è vero che stanno partecipando ad un gioco, allora c'è anche qualcuno che li guarda? Del resto, vi sono telecamere ovunque, tipo Grande Fratello,  e a qualcosa dovranno pur servire, no?


I giocatori dei piani superiori decidono di potersi comportare da privilegiati rispetto ai piani inferiori e, proprio perché sono "in alto", hanno il diritto di comandare, di essere "su" nella gerarchia sociale dello show e di sfruttare gli inferiori affinché si diano da fare per assecondare il meccanismo perverso che sta alla base del gioco.

Una volta riflettuto e compreso quale esso sia, ha inizio il caos.

Ciò che incomincerà a prendere forma è qualcosa che vi farà innervosire come non mai, perché lo show diventerà grottesco, agghiacciante, crudele, in cui ci sono dei prepotenti che tengono sotto scacco i compagni più "deboli" e sono pronti a trattarli con sadismo e malvagità pur di ottenere ciò che vogliono: inscenare momenti di intrattenimento e divertimento.


I concorrenti dei piani inferiori riusciranno a far valere i propri diritti e a ribellarsi?


Solo su una certezza essi possono confidare: 
nessuno deve morire, 
altrimenti il gioco si interromperebbe 
e addio vincita finale.

Disperazione, rabbia, inganni, voltafaccia, suppliche, pianti, minacce, torture...: avviene di tutto e il senso di impotenza che si prova sale tanto quanto il montepremi.

Perché ho detto che è, in un certo senso, peggio di Squid game?
Perché mentre lì è evidente da subito che i giocatori sono tutti contro tutti in quanto vincerà solo una persona, in The 8 show comunque vincono tutti per cui qualsiasi azione, compiuta al fine di far salire i soldi, è dettata dalla pura avidità, dalla voglia di tiranneggiare sugli altri, di vederli strisciare ai propri piedi, di sentirsi onnipotenti.

Ci sarebbero tante considerazioni da rilevare, mi limito ad esprimerne alcune: 
  • come sempre ho riscontrato nei k-drama, non manca anche qui la tematica delle differenze socio-economiche tra le persone, il divario tra ricchi e poveri, che esiste nella società e si riflette pari pari nella piccola comunità che partecipa al gioco;
  • si è amici e alleati fino a quando conviene, ma se c'è da tradire per salvarsi la pelle, ben venga; il che vuol dire che, in realtà, non ci si può fidare di nessuno perché...
  • anche la persona che, nella vita di ogni giorno, dimostra di possedere un temperamento mite, se messa davanti alla possibilità di soffrire o morire, può adottare condotte moralmente discutibili per sopravvivere in un contesto particolare, stra-ordinario e in cui s'è creata una netta separazione tra i forti e i deboli;
  • quando uno è un miserabile, un poveraccio sull'orlo della disperazione, pur di risollevarsi (in questo caso, di racimolare quanto più danaro possibile) è disposto ad accettare  di infilarsi in un tipo di situazione con molteplici incertezze e incognite (per la serie: tanto più in basso di così, non posso andare).

È una serie che si beve tutta in un sorso perché si ha voglia di proseguire di puntata in puntata, vincendo la sensazione claustrofobica provocata dal fatto che  da quel maledetto edificio non è possibile né uscire quando si vuole né chiedere aiuto; in pratica, siamo come un pubblico invisibile, voglioso di continuare a guardare esseri umani che si fanno del male, aspettando di capire fino a che punto i concorrenti saranno disposti ad arrivare per soldi e in che modo i giocatori dalla personalità più pacata, dai valori più nobili, si comporteranno verso i prepotenti.

Bella, mi è piaciuta proprio per le emozioni che mi ha fatto provare mentre la guardavo; i colpi di scena ci sono e sino all'ultima scena è bene stare attenti e non fermarsi ai titoli di coda ^_-

Il finale si presta a più di una interpretazione e potrebbe far pensare ad un seguito ma, son sincera, ancora non mi informo se sia o meno prevista la seconda stagione.



La seconda serie che vi menziono l'ho già consigliata, in verità >> QUI <<; in pratica, vi confermo che vale la pena guardarla.

domenica 7 luglio 2024

[ GIUGNO 2024 ] Letture, film, serie tv

 

Ed eccomi con il mio recap di giugno 2024.


  1. LA CERIMONIA DELL'ADDIO di R.Cotroneo: narrativa italiana - una profonda riflessione sul difficile percorso affrontato da chi elabora una perdita, un abbandono, un lutto (4/5). ADATTO A CHI CERCA UNA LETTURA INTIMA, INTENSA E DAI TONI MALINCONICI.
  2. TUTTO SU DI NOI di R. Petri (4.5/5): narrativa italiana - storia di una famiglia disfunzionale, narrata con la voce irriverente e schietta dell'unica componente sana di mente (5/5). SE AMI I RACCONTI IN PRIMA PERSONA SU COMPLICATE DINAMICHE FAMIGLIARI.
  3. LA PIENA (Blackwater I)  di M. McDowell: gotico, paranormal - primo libro di una saga famigliare dalle atmosfere cupe e misteriose (4.5/5). ADATTA AGLI AMANTI DEL GENERE.
  4. NEL PAESE DI BLA BLA di B. Masci: narrativa umoristica - riusciremmo a vivere senza i social? Restare sempre connessi è l'unica cosa che conta ormai? (3.5/5). LETTURA CHE OFFRE SVAGO E RIFLESSIONE.
  5. X di V. Mira: romanzo autobiografico (sotto forma di lettera), il racconto di uno stupro e di come la protagonista sia riuscita ad andare avanti. Feroce e doloroso (5/5). SE CERCHI UNA STORIA VERA CHE VA DRITTA AL CUORE.
  6. L'UNITÀ  di N. Holmqvist: distopico - immagina un tempo in cui se non sei genitore, non sei nessuno, non sei utile... a meno che non ti sacrifichi per il bene della collettività (5/5). SE AMI I DISTOPICI E GLI SPUNTI DI RIFLESSIONE A CARATTERE SOCIALE CHE OFFRONO.
  7. UN'ESTATE  di C. Keegan: racconto breve - un'estate è sufficiente per imparare cosa voglia dire essere amati? (4/5). IDEALE PER CHI CERCA UN ROMANZO MOLTO BREVE MA STRUGGENTE.
  8. SPORCO SUD di J. Connolly: crime novel - diverse ragazze di colore vengono assassinate ma lo sceriffo è poco intenzionato a indagare. Interviene l'ex-detective Charlie Parker, mosso da motivazioni personali (4.5/5). SUPERATA LA PRIMA META' (PROLISSA), SCORRE PIU' CHE BENE, SODDISFACENDO CHI AMA NOIR E CRIME.
  9. DOVE SI ANNIDA IL MALE di Vi. De Cecco: giallo italiano ambientato in un'uggiosa Udine; l'omicida può rifugiarsi dove meno te lo aspetti (3.5/5). PIACEVOLE GIALLO CHE SI SOFFERMA SULLE FRAGILITA' DELLA MENTE UMANA.
  10. ISOLATI E CONTENTI di I.Carioti: narrativa romantica - ai tempi del lockdown, una quasi suora e un giovanotto, latin lover per stile di vita, si sentono attratti l'una dall'altro. L'amore vince sulle diversità? Ma certo che sì! (3/5). PER CHI CERCA UN LIBRO LEGGERO E SENTIMENTALE.
  11. INTRODUZIONE ALLA PATRISTICA. Dal platonismo al Concilio di Nicea di M. Distort: saggio utile per studiare e capire il percorso intellettuale e filosofico della prima tradizione cristiana (5/5). INTERESSANTE L'ARGOMENTO, SCRITTURA DETTAGLIATA MA FRUIBILE AI PIU'.

Per la READING CHALLENGE ho raggiunto l'obiettivo UN LIBRO CHE HAI SULLA MENSOLA DELLA LIBRERIA DA OLTRE 5 ANNI,  scegliendo 

12. IL GIARDINO DEGLI INCONTRI SEGRETI di L. Riley: narrativa straniera - un appassionante intreccio di passato e presente dove il comune denominatore è l'amore (5/5). SE AMATE LE STORIE COINVOLGENTI, DISLOCATE SU DUE DIVERSI PIANI TEMPORALI.


Come potete notare, molti libri letti il mese scorso mi hanno conquistata: gli intrecci coinvolgenti della Riley, il racconto difficilissimo di uno stupro, quello schietto e tagliente di una famiglia complicata...


SERIE TV/FILM

A giugno, di rilevante ho guardato

✔ MISS VIOLENCE del regista greco Alexandros Avranas: è la storia di una famiglia greca fortemente patriarcale e molto, molto disfunzionale.
L'uomo di casa è un individuo che domina sulla famiglia col pugno di ferro, tenendo moglie, figli, nipoti nella paura, in un regime di sottomissione totale; tutto deve avvenire nei modi e nei tempi decisi da lui, anche cosa e quando mangiare o uscire, se tenere le porte aperte o chiuse, se parlare o meno, se uscire di casa o giocare.

Che le cose in questa casa grigia e triste vadano male è palesato dalla prima violenta e drammatica scena cui lo spettatore assiste, impreparato: è il giorno dell'11esimo compleanno di una dei componenti della famiglia, Angeliki; dopo aver soffiato sulle candeline e aver fatto un mezzo ballo con il padre-padrone, la ragazzina si dirige verso il balcone e si butta giù.
Si è suicidata. A 11 anni.

Angeliki muore sul colpo e ci resta più di sasso lo spettatore che i famigliari della povera ragazzina, che accorrono attorno al cadavere e lo guardano sbigottiti e immobili.
Sulla tragedia il padre cerca, dai primi momenti, di far cadere lo spesso velo del silenzio, dell'oblio; della suicida non si deve parlare, né dentro né fuori casa, ciò che le è appartenuto viene gettato via.
Questo dramma va relegato nel dimenticatoio.

Se da subito l'atmosfera che si respira è percepita dallo spettatore come opprimente, asfissiante, irrespirabile e angosciante, ad emergere progressivamente è il tipo di rapporti che realmente intercorrono tra i membri del nucleo famigliare.
Il padre-padrone è il genitore di chi, esattamente? Ed è il nonno di...?

Dopo la morte di Angeliki, in casa vivono sei persone: il padre, sua moglie (che però sembra più grande anagraficamente del marito, tanto da poter essere indotti quasi a credere, nei primi momenti, che sia sua madre...), le due figlie Myrto (14enne) e la maggiore Eleni, che ha due bambini, Philippos ed Alkmini. Per quanto riguarda il padre di questi ultimi...: non pervenuto (ovviamente andando avanti con la visione viene più di un dubbio circa la paternità...).

All'inizio può sembrare che i ragazzi siano tutti figli dell'uomo, ma poi ci accorgiamo che i più piccoli lo chiamano nonno, il che fa scattare in chi guarda una sensazione sgradevole di inquietudine, anche perché, a un primissimo impatto, Eleni potrebbe essere scambiata per la moglie di lui, ma no, è la figlia maggiore ed è un'altra volta incinta...

Entrando in questa casa l'infelicità è palpabile; anche nei rari momenti in cui qualcuno sorride o accenna una risata, è evidente come ogni manifestazione di gioia sia innaturale in quel contesto.

Eppure, dall'esterno, questa famigliola allargata mostra una facciata borghese di apparente normalità: i ragazzi vanno regolarmente a scuola, il padre/nonno non si perde un colloquio o un incontro con gli insegnanti, accompagna con premura Eleni dalla ginecologa..., insomma, da fuori pare tutto ok.
Ma noi che siamo lì con loro lo vediamo che il padre non è proprio a posto, che alza le mani, umilia, ordina, rimprovera, punisce duramente (corporalmente e psicologicamente), impedisce a tutti di poter coltivare un qualsiasi interesse o amicizia fuori di casa; non c'è intimità o privacy, le porte non vanno mai chiuse e lui deve saper tutto ciò che succede.

E man mano comprendiamo... tante cose, tutto, e il maledetto quadro che si prospetta davanti agli occhi ferisce, indigna, fa stare male; andando verso la fine, in particolare, il male e la violenza che dominano in quella casa si palesano con crudeltà, e ciò che avevamo comunque immaginato, considerando il clima di muto terrore e di dipendenza psicologica, ci scoppia in faccia senza filtri, in tutta la sua oscenità.

In quella famiglia si compiono abusi e soprusi, col silenzio (assenso?) della madre/nonna (anch'ella comunque vittima, certo, anche se la rabbia nei suoi confronti un po' viene) e il vederli avverarsi sotto i nostri occhi impotenti... è tremendo.

E capiamo - eccome se capiamo! - perché Angeliki ha preferito la morte.

Si può porre fine all'orrore che si compie ogni giorno all'interno delle mura di questo appartamento?
A un certo punto arrivano i servizi sociali..: cambierà qualcosa??

Che dire: è un film che racconta di abusi in famiglia e lo fa attraverso un'ambientazione grigia, anonima, fredda e tristissima, puntando sui non detti e su ciò che si intuisce dietro certi sguardi, gesti e parole ambigue, anche se poi l'ambiguità verrà meno e vedremo il padre in tutto il suo disgustoso ruolo di carnefice.
Durante la visione mi ero immobilizzata, proprio come le donne di questa casa, desiderando da una parte una loro decisiva reazione e dall'altra comprendendone la dolorosa accettazione di quello che è, per esse, un dato di fatto, uno status quo che non sanno come modificare.

Il finale non saprei giudicarlo, nel senso che da un lato mi ha dato una certa "soddisfazione" ma dall'altro mi ha lasciato un grande amaro in bocca..., tanto più se penso che queste drammatiche realtà, di famiglie abusanti, sono molto diffuse. 
Lo stesso regista ha dichiarato di essersi basato su fatti reali di cronaca nera per il suo film.

Non mi sento di consigliarlo a tutti, soprattutto non a chi è molto sensibile e suscettibile al tema abusi; per me è stato un film potente e "duro" da vedere e ho continuato a pensarci per un bel po', anche dopo averlo terminato, proprio perché lascia un magone dentro.


✔ OUTLANDER Stagione 7 (i primi 8 episodi).

Basata principalmente sui libri "Destini incrociati" e "Il prezzo della vittoria" e su alcune trame dei precedenti -  "Nevi infuocate" e "Cannoni per la libertà" - non trattate nella precedente stagione, ritroviamo l'(ex) Highlander Jamie Fraser alle prese con la liberazione di Claire, prima che venga processata e condannata ingiustamente per l'omicidio di Malva Christie. 

Sullo sfondo ci sono le avventurose vicende inerenti alla rivoluzione americana, che vanno via via facendosi più complicate, costringendo Jamie e Claire ad accantonare il desiderio di tornare a Lallybroch e riportare finalmente il giovane Ian da sua madre Jenny.

In questa stagione conosceremo meglio il figlio illegittimo di Jamie, cresciuto da lord John, William; scopriremo anche chi ha ucciso davvero Malva.

Brianna e Roger hanno la loro seconda figlia che però ha un serio problema di salute; perché sopravviva, non possono restare nel passato ma devono tornare negli anni '80 e permettere alla bimba di subire una necessaria operazione.
Li vediamo quindi provare a riprendere in mano la loro esistenza lontani dai Fraser e nell'epoca contemporanea, con il cuore diviso tra l'oggi e quel passato lontano secoli che però per loro è vicinissimo, concreto e, soprattutto, dove hanno lasciato una vita che amavano (nonostante difficoltà. pericoli e disagi) e i loro cari, Claire e Jamie, cui pensano spesso con nostalgia.
Con una Mandy ormai cresciuta e Jemmy che è un ragazzino sensibile e intelligente, Brie cerca di dare un senso agli studi accademici intrapresi in precedenza e a farsi strada in un mondo professionale tutto al maschile, mentre Roger è in cerca del proprio posto in quell'epoca in cui si sente un po' un pesce fuori d'acqua.

Purtroppo nella loro vita fa capolino un uomo che scopre il segreto di Roger e famiglia e commetterà un'azione che indurrà la coppia a prendere decisioni radicali...

Trovo ogni volta molto appassionante tornare nella seconda metà del Settecento e seguire le vicende dei miei amati Claire e Jamie, sempre disposti a tutto pur di preservare l'una la vita dell'altro e impegnati a districarsi tra gli eventi rivoluzionari della storia.


✔ Ho cominciato Bridgerton e ho terminato la prima e la seconda stagione.

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Al centro della serie vi è la famiglia Bridgerton e la prima signorinella di cui seguiamo le vicende sentimentali è Daphne, la figlia maggiore, che ha raggiunto l'età giusta per sposarsi.
Siamo negli anni del regno della regina Carlotta, donna esigente, capricciosa, permalosa e chi più difetti ha da attribuirle, prego, si accomodi pure; se lei elegge una giovinetta come il "diamante della stagione", automaticamente gli occhi di tutta la società londinese sono sulla prescelta che, in questo caso e non per nulla, è la deliziosa, bella e gentile Daphne.

Il fratellone Anthony (che in seguito alla morte del padre è diventato, suo malgrado, l'uomo di casa ed è sua la responsabilità di portare avanti la famiglia, la tenuta, di accasare le sorelle e di badare ai fratelli minori) però, vorrebbe per la sorellina un uomo degno di starle accanto e scarta qualsiasi pretendente; il fato mette sul cammino di Daphne sia il principe (nipote della regina) che il duca di Hastings, amico di Anthony e noto scapolo d'oro assolutamente non intenzionato a prender moglie.
Il duca è un giovane tanto bello quanto tormentato dal ricordo sempre vivo di un'infanzia infelice, priva di affetto paterno (la madre morì dandolo alla luce) e questo dolore l'ha segnato, influenzandone le scelte di vita, compresa quella di non sposarsi né di mettere al mondo dei figli.
Quando conosce Daphne, tra i due nasce un'affinità che entrambi pensano di "utilizzare" per interessi personali in cui il coinvolgimento emotivo tra loro è escluso a priori, ma l'amore è pronto a mettere alla prova ogni loro presunta convinzione...

Ogni fatto e pettegolezzo è oggetto di conversazione tra gli uomini e le donne dell'alta società ma è, più di tutto, materia di articoli da parte di una misteriosa scrittrice: Lady Whistledown, le cui considerazioni, i giudizi e opinioni contano moltissimo per la regina e per gli aristocratici, che attendono con trepidazione e timore ogni uscita delle sue "cronache", che possono decretare vincitori e perdenti a ogni ballo e stagione.

L'identità della temuta Lady Whistledown viene svelata nell'ultimo frammento dell'ultimo episodio della prima stagione.

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Nella seconda stagione ci si concentra principalmente su Anthony, anch'egli occupato a cercar moglie; dopo aver scartato moltissime pretendenti, la ragione - non il cuore!! - lo conducono verso una signorina tanto bella quanto ingenua, Edwina Sharma,  che sogna un amore vero e travolgente.
Anthony, invece, non ritiene necessario sposarsi per amore ma solo per dovere, e quando la sorella maggiore di Edwina (Kate) scopre le reali intenzioni del visconte Bridgerton, prova in tutti i modi a boicottare il possibile matrimonio tra la sorellina e quel nobile arrogante e cinico.
Le schermaglie verbali tra i due, però, non faranno che avvicinarli pericolosamente l'uno all'altra.
Lo scandalo è dietro l'angolo.

Attorno ai filoni principali, ne gravitano altre che danno il via a sotto trame: Eloise, sorella minore di Daphne e Anthony, "accusata" dalla regina di essere nientemeno che Lady Whistledown; lady Featherington, impegnata a far sposare una delle figlie con il cugino venuto a insediarsi in casa loro; Penelope, che prosegue a nascondere il proprio segreto (il quale verrà scoperto da Eloise al termine della stagione) e i propri sentimenti per Colin Bridgerton.

L'ho seguita con sufficiente interesse, più che altro perché adoro in generale i film e le serie in costume, le ambientazioni inglesi e il periodo storico; inoltre, sono storie che mi ricordano la cara zia Jane, anche per l'ironia che ne accompagna "il racconto"; ho preferito la prima alla seconda, che ho trovato in alcuni punto un po' moscia; non so, forse la storia tra Anthony e Kate mi ha presa di meno.

Comunque vedrò anche la terza ^_^


E questo è quanto!!
Fatemi sapere se avete visto queste serie e cosa ne pensate; 
se poi avete dei titoli da consigliarmi, fatevi sotto!

venerdì 24 novembre 2023

TILL - IL CORAGGIO DI UNA MADRE - SUBURBIA KILLER (la serie) [ recensioni ]

 

Buon pomeriggio, cari lettori!

In questo post non parliamo di libri bensì di un film e una serie tv che ho avuto modo di guardare ultimamente.

Partiamo dal film, uscito quest'anno.

TILL - IL CORAGGIO DI UNA MADRE 

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Regia di Chinonye Chukwu, con Danielle Deadwyler, Jalyn Hall, Frankie Faison, Haley Bennett, Whoopi Goldberg. 

Narra la storia vera di Emmett Louis Till e della battaglia della madre per avere giustizia.

Siamo nel 1955, in estate, e il quattordicenne afroamericano Emmett Till, che vive assieme alla mamma a Chicago, va a fare visita a dei parenti nel Mississippi, a Money.

Emmett è un bravo ragazzo, educato, rispettoso, ama scherzare e non pensa al fatto che, adesso che è lontano da casa, deve stare attento a ciò che dice e fa perché per lui, che è nero, può essere pericoloso adottare comportamenti giudicati sbagliati e inopportuni dai bianchi.

Questo perché a Money i casi di linciaggi di neri e omicidi per ragioni razziali sono ancora frequenti in quegli anni.

Un giorno, infatti, commette un errore che si rivelerà, ahilui, tragico: entra in un negozio (di proprietà di Roy e Carolyn Bryant,) per comprare qualcosa e rivolge la parola alla ragazza bianca che è dietro al bancone (Carolyn, appunto); non solo, ma, trovandola carina, le fa anche un fischio in segno di apprezzamento.

Questo gesto, innocuo e semplice per noi, gli costerà un prezzo carissimo.

In piena notte, il marito della donna e il fratellastro si recano a casa dello zio di Till, prelevano il ragazzo e commettono un assassinio atroce.

Il povero Till viene torturato, picchiato selvaggiamente, ucciso e il suo corpo martoriato  viene gettato nel fiume Tallahatchie.


Qualche giorno dopo il rapimento da parte di Bryant, il suo cadavere viene ritrovato nelle acque del fiume, Mamie Till viene informata della terribile notizia e da quel momento in poi inizia la sua battaglia affinché il suo povero ragazzo ottenga giustizia e la sua terribile morte non sia vana. 

La donna, combattiva e determinata, chiede di essere fotografata accanto al volto orribilmente deformato del figlio e lascia che la bara, durante le esequie, sia aperta al pubblico affinché tutti vedano cosa ha subito Emmett, che era praticamente irriconoscibile; ad aiutare nel riconoscimento fu un anello che era ancora al dito e che era appartenuto al padre.

Il film, quindi, si concentra per gran parte sulla mamma di Till, Mamie, e su quanto e come si sia battuta per sensibilizzare l'opinione pubblica in merito alla violenza razziale nel sud degli States e ai crimini d'odio che venivano commessi e che restavano per lo più impuniti. 

Se Mamie - che è poi diventata un'attivista impegnata nel movimento per i diritti civili degli afroamericani - suscita profonda ammirazione perchè non si è lasciata spezzare dal grande dolore per il tristissimo destino del figlio ma ha reagito per cambiare le cose e combattere le ingiustizie e le discriminazioni, a destare tanta rabbia sono gli assassini di Emmett: furono assolti e la stessa Carolyn (a causa della quale quale è successo tutto) ha avuto la sfrontatezza di sostenere che il ragazzino l'aveva offesa dicendo cose "irriferibili" (!!); fatto sta che nessuno di questi individui ha pagato per i propri misfatti, nonostante tempo dopo abbiano confessato di aver ucciso il povero Emmett.

Se vi piacciono i film tratti da storie vere e con questo genere di argomenti, provate a dargli un'occhiata ^_-


La serie che vi consiglio è spagnola (El inocente) e mi è piaciuta molto perché mi ha tenuta col fiato sospeso tutto il tempo, puntata dopo puntata (ne sono otto): è tratta dall’omonimo romanzo dello scrittore americano Harlan Coben.

SUBURBIA KILLER

Allora, la base è questa: un giovanotto di nome Mateo Vidal si ritrova, a causa di una rissa notturna, in un incubo dalle dimensioni e dalle dinamiche inimmaginabili, e non solo per lui ma pure per noi spettatori.

Succede, infatti, che una sera - mentre è in un locale con il fratello - discute con dei ragazzi e, nella colluttazione, uno di questi (Daniel) muore accidentalmente, sbattendo a terra la testa.

Mateo viene accusato di omicidio e passerà 9 anni in carcere e, si sa, la vita dietro le sbarre non è proprio una passeggiata e gli incontri che si fanno non sono dei più simpatici...
Fatto sta che esce dalla prigione dopo aver scontato la sua pena e si sposa con la bella Olivia Costa: i due sono felici e lei ha da poco scoperto di essere incinta del loro primo figlio.

Ma la donna, dopo aver ricevuto una misteriosa telefonata, vola a Berlino senza dare troppe spiegazioni al marito, che però dopo qualche ora si vede arrivare sul cellulare dei video e delle foto in cui Olivia è in situazioni a dir poco compromettenti: è nuda, in una camera d'albergo, nel letto disfatto e a riprenderla è un uomo che Mateo non ha mai visto e che fa capire di essere l'amante di Olivia...
Mateo è sconvolto e non crede ai suoi occhi: Olivia lo sta tradendo?
Decide di andare a Berlino per scoprirlo.

Ma questo filone della storia si incrocia con un'altra drammatica vicenda: in un orfanotrofio cattolico gestito da religiose, una notte, una suora viene trovata morta, caduta dalla finestra della sua camera: suicidio o omicidio?

A indagare è l'ispettrice Lorena Ortiz, donna tutta d'un pezzo, decisa, pratica e testarda, ma non priva di fragilità, frutto - queste - di un trauma subito nell'infanzia (padre poliziotto suicida); lei stessa è cresciuta nell'orfanotrofio attorno al quale si trova a indagare per far luce sulla tragica e inspiegabile morte della suora, che si scopre essere, in realtà, tutto fuorchè una vera religiosa: si chiamava Emma e aveva una vita fuori dalle mura dell'istituto; non solo, ma aveva anche un passato difficile, complesso e non del tutto sepolto, evidentemente, ma che anzi l'ha seguita e fatta fuori.

Le due storie, quindi, si intrecciano e ad unirle è Olivia, moglie di Mateo e amica della finta suorina, Emma: come, dove e quando si sono conosciute le due donne?

Le indagini prendono piede, cominciano a verificarsi, senza tregua e uno di seguito all'altro, una serie di avvenimenti complicati che svelano alcuni particolari che sono tutte tessere di un puzzle contorto e avvincente.

Olivia, come Emma, ha un passato terribile dal quale è scappata, e c'è qualcuno che la sta cercando e che sa chi davvero lei sia, cosa facesse e come vivesse prima di cambiare vita e diventare la brava e tranquilla moglie di Mateo Vidal.

Vidal, a sua volta, ha conosciuto delle persone in carcere e forse ha pestato i piedi a chi non avrebbe dovuto...

Non solo, ma ha un ambiguo rapporto (d'amicizia?) con la mamma di Dani, il ragazzo che lui "uccise accidentalmente" e che gli è costato nove anni di gattabuia: perché si sente con lei, nonostante il marito della signora non sia affatto d'accordo?

In polizia c'è qualcuno che mette i bastoni tra le ruote a Lorena perché non vuole che scopra ciò che c'è dietro al mondo cui apparteneva Emma: un ambiente squallido, sporco, malato, fatto di ricatti, prostituzioni e tanti altri crimini.

Ok, mi fermo perché non ha molto senso che vi dica altro: la trama è complicata, intrecciatissima, con moooolti colpi di scena, rivelazioni, è torbida nei contenuti, abbondano violenza, tradimenti, segreti, depistaggi...: insomma è piena! Otto puntate dal ritmo frenetico, esagitato, un susseguirsi di vicende e personaggi loschi legati tra loro che potrebbero intrigarvi e indurvi a guardarla sino alla fine.

La storia di Mateo ci ricorda come la vita di una persona possa cambiare radicalmente e all'improvviso in un batter di ciglia e senza che uno abbia realmente una colpa (quanto meno non intenzionale); mostra come le situazioni drammatiche vissute cambino chi le vive, inesorabilmente; la ingarbugliata e movimentata storia di Olivia ci ricorda che tutti abbiamo il diritto al riscatto di noi stessi, il diritto di lasciarci alle spalle sbagli, traumi, cattivi incontri, di rifarci una vita ma che spesso questo porta con sé delle conseguenze, degli strascichi.

Bella, mi è piaciuta; ripeto, forse è effettivamente molto densa di accadimenti, ma comunque se si resta coinvolti nel vortice di dinamiche e misteri, poi si ha voglia di proseguire.


mercoledì 8 novembre 2023

[[ CIAK! PILLOLE DI CINEMA ]] L'ULTIMA NOTTE DI AMORE |||| UNSANE

 

Come anticipato qualche giorno fa nel post dedicato alle letture di ottobre, nel mese scorso ho avuto modo di vedere un paio di film e un paio di serie che mi son piaciuti.

In questo post mi soffermerò sui due film.


L'ultima notte di Amore
è un noir poliziesco diretto da Andrea Di Stefano, con
Pierfrancesco Favino e Linda Caridi.

Il protagonista è il poliziotto Franco Amore (Pierfrancesco Favino), che è sulla soglia della pensione ma si ritrova a vivere, proprio la sera in cui la moglie gli ha organizzato la festa a sorpresa per il suo pensionamento, la notte più terribile della propria vita.

Franco vive a Milano con la vivace ed esuberante moglie Viviana; per 35 anni ha servito lo Stato con orgoglio e giustizia ed è famoso, tra i colleghi del dipartimento, per non aver mai sparato a un uomo; Franco è una persona perbene, crede nell’onestà e l’ha sempre perseguita mantenendosi integro e pulito.

Ma durante la notte che precede la fine del suo onorato servizio in polizia, si verificheranno dei tragici eventi che lo metteranno alla prova, facendo vacillare tutte le sue convinzioni, la sua serenità.

Il suo amico Dino, nonché suo partner da diversi anni, rimane ucciso in una rapina di diamanti.

Cos'è successo a Dino, anch'egli poliziotto tutto d'un pezzo? Era forse coinvolto in qualcosa di poco limpido?

Per rispondere a questa domanda dobbiamo tornare indietro nel tempo, ma di poco: l'amico e cugino della moglie (Cosimo), un po' di tempo prima dell'imminente pensionamento, gli propone un lavoretto non proprio legale ma apparentemente privo di grosse insidie e di pericoli; Franco dovrebbe lavorare, se accetterà, per dei cinesi che commerciano diamanti e il suo compito sarà solo quello di "scortare" la merce ed evitare che finisca in mani sbagliate (= polizia).
Insomma, niente di troppo difficile.

Seppur indeciso circa la bontà di questi affari e restio a impelagarsi in qualcosa di poco chiaro che intaccherebbe la sua moralità di bravo e onesto poliziotto, Franco - anche su incitamento di Viviana - accetta, e proprio durante la fatidica ultima notte (quella della festa per la pensione), mentre è in macchina insieme a Dino (che ha coinvolto senza che questi, in realtà, c'entrasse nulla inizialmente) e alla coppia di cinesi col bottino di diamanti, viene fermato da una pattuglia di carabinieri... e succede il patatrac.

Nello scontro con i quasi colleghi, restano uccisi questi e pure i cinesi e Dino; l'unico a salvarsi è Franco, che riesce non solo a scappare e a lanciare lontano i diamanti, ma anche a bruciare l'auto in modo che non vi siano tracce della sua presenza.

Disperato, l'uomo chiama Viviana al telefono per chiederle aiuto, prima che egli salga su per la festa; la donna si dimostra pragmatica e lucida e supporta Franco, aiutandolo nell'affrontare con più razionalità e sangue freddo possibili, tutto il caos che si è scatenato.

Carabinieri e polizia vogliono sapere che è successo ai rispettivi colleghi; i cinesi sono preoccupati per i diamanti.

E intanto Franco si strugge per aver coinvolto il povero Dino, che lascia il figlioletto orfano e che ha pagato con la vita la decisione di seguire l'irreprensibile Amore in questo losco affare.

Come fare per uscirne vivo e ancora con la reputazione intonsa?
Fortunatamente per Franco, accanto a lui c'è Viviana, che per amore è disposta a tutto e non ha paura di niente, tranne che di vedere distrutta la vita sua e dell'onesto marito. Ed è intenzionata ad evitare che ciò accada.

Il film mi è piaciuto davvero moltissimo; oltre agli attori bravissimi (Favino è super come sempre), è proprio la storia in sé ad avermi coinvolta dal primo momento fino all'ultimo, la tensione emotiva è sempre a mille perché i tragici e adrenalinici avvenimenti avvengono tutti in questa ultima notte; se Viviana colpisce per essere un personaggio femminile dal carattere particolare, un po' eccentrico, dai principi morali meno saldi del marito, quest'ultimo l'ho apprezzato perché tira fuori un lato di sé che per tutta una vita non era mai emerso.
Franco Amore non si è mai venduto, non ha mai tradito i suoi ideali e la convinzione che una vita onesta e integerrima fossero più importanti dei soldi, eppure basta un attimo di cedimento - una sola volta!! - per mettere a rischio tutto il castello costruito fino a quel momento.
Il finale si presta a più di un'interpretazione, il che rende il film ancora più interessante.
Bello, lo consiglio, è fatto proprio bene.



UNSANE  è un thriller diretto da Steven Soderbergh, con protagonista Claire Foy.

,
Sawyer Valentini è una giovane donna in carriera che lascia Boston per fuggire dalla minaccia oppressiva di David Strine, uno stalker che la perseguita. 

Consapevole di come questa disavventura la stia rendendo sempre più ansiosa e sospettosa, per risolvere il proprio disagio, la ragazza si rivolge ad una terapista, che però la raggira facendole firmare un ricovero di 24 ore. 

Quando capisce che la permanenza in clinica non è di un'ora ma di più, Sawyer va nel panico, non si dà pace perché sa di non essere matta e di non aver bisogno addirittura di un ricovero forzato, così cerca di convincere medici, direttore e personale che lei ha una vita, un lavoro e non ha alcuna intenzione nè tanto meno bisogno di starsene lì, attorniata da squilibrati.
E si sa: più dici che non sei pazzo, più lo urli e ti agiti... e più lo sembri.

Le sue continue rimostranze non sono affatto gradite ed infatti viene anche legata e obbligata a prendere medicine per stare calma e buona.

L'unica persona che pare crederle e ritenerla in effetti sana di mente, è Nate,  che in realtà è un giornalista che si trova lì per smascherare il marcio che c'è dietro alla clinica e che ha a che fare con le truffe sanitarie...

Mentre la povera Sawyer cerca di contattare la madre per chiederle di farla uscire da lì, la situazione peggiora quando nella struttura, tra gli infermieri, compare proprio il suo stalker, che ha cambiato identità.

La ragazza cerca in tutti i modi di convincere gli operatori che quell'uomo si chiama David e che è pericoloso, ma ovviamente nessuno le crede.
È tutto vero o è la mente della povera Sawyer che vacilla?

Il thriller ha la particolarità di essere stato girato in una settimana con l'IPhone; quello del protagonista ricoverato a forza in una struttura psichiatrica non è una novità, come non lo è che lo stesso si ribelli al TSO, che cerchi di convincere chi gli è intorno della propria ottima salute mentale e che si senta minacciato all'interno dell'ospedale. Insomma, niente di nuovissimo, però il film mantiene una bella tensione almeno per la metà del tempo; certo, poi prende una svolta un po' assurda (troppo?), con risvolti poco realistici, che possono lasciare un attimino perplessi, però nel complesso si lascia guardare e l'attrice che interpreta la regina Elisabetta in The Crown è brava; finale in linea con quanto detto prima (niente di nuovo sotto il sole): la protagonista, alla fine, qualche problemino ce l'ha davvero o no?



FATEMI SAPERE SE AVETE VISTO
QUESTI DUE FILM 
O SE VI INCURIOSISCONO.


domenica 2 luglio 2023

[[ GIUGNO 2023 ]] Tra pagine e popcorn

 

Luglio è da poco entrato e io riepilogo qui con voi le mie letture del mese di giugno!


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1. PERFECT DAY di R. Hausmann: se tuo padre fosse accusato di essere un mostro, lo difenderesti senza se e senza ma? (4/5) IDEALE PER CHI CERCA UN THRILLER PSICOLOGICO DA LEGGERE IN SPIAGGIA.
2. LA PIAZZA DI NESSUNO di M. Rosato: una piazza immobile ed eterna, spettatrice del mutare degli eventi che coinvolgono gli esseri umani (3.5/5). PER CHI CERCA UNA LETTURA DIVERSA DAL SOLITO, CON PERSONAGGI STRAVAGANTI.
3. PER AMORE DI BENEDICT di T. Thompson: una giovane e solare ragazza cerca di portare amore e speranza a un uomo sfiduciato (4/5). ADATTO AGLI AMANTI DEL ROMANCE.
4. OMICIDIO FUORI STAGIONE   di A. J. Seaman: su un'isoletta in cui non accade mai nulla cominciano a morire degli adolescenti (3,5/5). GIALLO NORDICO SOFT, SCRITTO DA UN ITALIANO
5. COME AGNELLI IN MEZZO AI LUPI di D. Pitea: un serial killer semina morte in quel di Roma mandando messaggi criptati e indovinelli alla polizia prima di colpire (4,5/5). THRILLER AD ALTA TENSIONE.
6. ZANNUTA  di A. Di Cesare: la vita travagliata di una donna sola ed emarginata ma dallo spirito forte e indipendente (5/5). SE SEI ALLA RICERCA DI UNA STORIA AL FEMMINILE COINVOLGENTE.

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7. PANE COSE E CAPPUCCINO DAL FORNAIO DI ELMWOOD SPRINGS  di F. Flagg: non c'è modo migliore per prendersi cura di sé che tornare a casa, alle proprie radici (4/5). PER CHI HA VOGLIA DI UNA COCCOLA LETTERARIA.


I libri maggiormente apprezzati a giugno sono stati Zannuta, per la protagonista indimenticabile, che ne ha vissute tante e la cui schiena ne ha prese non poche, ma niente è riuscita a spezzarla; il thriller di Pitea per la sua trama complessa e accattivante.






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 FILM

 Per quanto concerne i film che mi sento di segnalarvi, ci sono:

- C'MON C'MON di Mike Mills, con Joaquin Phoenix  e Woody Norman.

 È un film che ha al centro il rapporto tra un uomo e il suo nipotino; i due impareranno a conoscersi e ad instaurare un legame molto bello e sincero, che farà bene a entrambi.

Joaquin è Johnny, un giornalista impegnato a girare documentari e a fare interviste radiofoniche; il suo ultimo progetto lo vede viaggiare per l'America per incontrare diversi bambini e intervistarli riguardo al futuro non proprio idilliaco del nostro pianeta.

Quando riceve la telefonata della sorella, Viv, con cui non intrattiene grosse frequentazioni (in particolare dopo la morte della loro mamma), non ha idea di ciò che sta per chiedergli: dovendo lei occuparsi del marito (che soffre di disturbi mentali), ha necessità di lasciare il figlioletto, Jesse, con una persona di fiducia per qualche giorno.

Quelli che all'inizio dovevano essere pochi giorni, ne diventano decisamente di più, tanto che Johnny -
non potendo restare a casa per troppo tempo perché deve lavorare - sarà costretto a portare con sé il nipote in uno dei suoi viaggi, che li porterà da Los Angeles a New York e poi New Orleans. 

La trama del film è di per sé semplice ed essenziale e si concentra, come dicevo, sul rapporto che zio e nipote - che sono praticamente due estranei l'uno all'altro - instaurano via via che stanno insieme; Jesse è un bambino di 9 anni  particolare, con un'intelligenza superiore alla media e con comportamenti iperattivi; Johnny, che è un uomo solitario, silenzioso e tranquillo, si rende conto sin da subito che non è affatto semplice, per un tipo come lui, interagire in modo soddisfacente con un ragazzino chiacchierone, curioso, pronto a fare sempre mille domande su tutto, schietto e senza peli sulla lingua, restio ad obbedire agli adulti senza fiatare o argomentare.
È faticoso, per l'uomo, rapportarsi a questo nipote semi sconosciuto, cui è complicato star dietro, essendo Jesse un vulcano di parole, domande, immaginazione, e prendersi cura di lui, facendo attenzione a restituirlo alla madre tutto intero, non è proprio un'impresa scontata, anche perché il ragazzino tende a volte a sfuggire alle attenzioni dell'adulto.

I dissidi e le incomprensioni non mancano, anche perché i giorni per stare insieme si allungheranno e questo metterà alla prova emotivamente entrambi, facendo emergere insospettabilmente un mondo interiore - fatto di sentimenti contraddittori, solitudine, paure... - complesso, fino a quel momento tenuto a chiave e che il loro legame, appunto, tirerà fuori.

La pellicola è in bianco e nero e, privata dei colori, assume un carattere maggiormente intimo, dando allo spettatore il modo di concentrarsi sugli stati emotivi dei personaggi, sulle loro evoluzioni psicologiche e comportamentali, su come l'amicizia inaspettata e speciale nata tra zio e nipote abbia donato ad ambedue nuove prospettive, fiducia, voglia di spensieratezza, di parlare per capirsi ed entrare in sintonia, di aiutarsi.
I due protagonisti sono bravissimi, tanto il giovanissimo Woody Norman quanto il mio amato Joaq, sempre eccellente in queste parti intimiste e malinconiche, e ciò che ne viene fuori è un film molto bello, delicato, dolce, che emoziona, fa riflettere e si lascia apprezzare per l'attenzione posta sui sentimenti e la complessità dei legami umani.
Consigliato!!


L'altro film è meno recente ma io l'ho visto soltanto poche settimane fa: AMABILI RESTI, diretto da Peter Jackson e con Saoirse Ronan, Mark Wahlberg, Rachel Weisz, Susan Sarandon, Stanley Tucci, Michael Imperioli.
Come in tanti sicuramente saprete, esso si ispira all'omonimo romanzo di Alice Seibold e racconta la storia di una ragazzina uccisa da un serial killer ma il cui "spirito" non riesce a passare all'aldilà, schiacciato com'è dal dolore per una morte violenta e ingiusta e dal desiderio di giustizia (vendetta?).

Siamo a Norristown, in Pennsylvania, in una cittadina carina e tranquilla, tra villette a schiera e campi di pannocchie; qui vive la 14enne Susie Salmon, un'adolescente solare e socievole, appassionata di fotografia e innamorata del compagno di scuola Ray Singh. 

Purtroppo, il 6 dicembre 1973 Susie viene fermata sulla strada di casa dal vicino, il signor Harvey, che si è sempre dimostrato affabile e cortese; con un diabolico escamotage, l'uomo adesca la ragazzina, invitandola e convincendola ad entrare in un piccolo rifugio sotterraneo da lui stesso costruito, dove nasconde delle cose belle da mostrare ai ragazzi.
E' una trappola: Harvey fa violenza alla piccola Susie e la uccide brutalmente. 

Da quel momento, lo spirito di Susie si trova sospeso fra la terra e il cielo, in una sorta di limbo fatto di ricordi e di fantasie, da dove può vedere quello che ancora succede ai suoi cari e al suo omicida nel mondo mortale.
Susie è sgomenta e soffre per il proprio ingiusto destino: perchè proprio a lei doveva accadere una cosa talmente brutta - essere vittima di un mostro senza cuore -? 
Era una ragazzina qualunque, serena, con dei sogni da adolescente, che desiderava innamorarsi, fare fotografie, divertirsi.., vivere! 
Non si può tornare indietro: lei è morta e tale resterà, però... se solo potesse fare in modo che i suoi famigliari continuino a tener d'occhio quel maledetto vicino di casa, così da denunciarlo!
Ma come potrebbe mai lei influenzare le vite dei viventi essendo solo una sorta di "fantasma"?
Per Susie è atroce vedere come i suoi genitori soffrano indicibilmente per questa tragedia, per la quale tra  l'altro non c'è giustizia, visto che non è stato arrestato nessuno per la scomparsa e la morte della loro figlioletta.
Il corpo di Susie non è ancora stato ritrovato, ma solo oggetti e tracce di sangue a lei appartenenti; nessun indizio che permetta di rintracciare chi le ha fatto del male.
Attraverso gli occhi disperati e addolorati della giovane sfortunata protagonista, assistiamo impotenti all'inevitabile dolore che si consuma nella famiglia Salmon, finendo per spaccarla.
Intanto, comunque, la povera Susie "vive" in una specie di pre-paradiso (al quale accederà quando sarà pronta a lasciare definitivamente la dimensione terrena, alla quale non appartiene più), dai colori sgargianti e meravigliosi (tipici della raffigurazione del paradiso, per capirci, dove è pieno di fiori, cielo azzurro, luce ecc...), ai quali si alternano immagini più cupe quando il pensiero della defunta va alla propria morte e a ciò che essa significhi.

“Questi erano gli amabili resti, cresciuti intorno alla mia assenza. I legami, a volte esili, a volte stretti a caro prezzo, ma spesso meravigliosi. Nati dopo che me n’ero andata…”

Quando sarà pronta Susie a lasciare definitamente questo mondo? Forse quando vedrà i suoi famigliari rassegnarsi e cercare di tornare a vivere? Quando essi si saranno battuti per "risolvere il caso" e trovare l'assassino (la cui identità è ovviamente nota da subito allo spettatore)?
La piccola vittima cova un mix di vendetta e giustizia ed è ciò che ancora la lega ai mortali (oltre all'amore per la propria famiglia e il rimpianto di ciò che le ' stato tolto).
Come spezzare questo filo?

Il film nel complesso mi è piaciuto, nel senso che l'ho guardato con coinvolgimento, visto il drammatico tema affrontato; ho apprezzato anche la vena thriller, soprattutto relativamente ai tentativi di un famigliare di Susie di sgamare il colpevole; è la prospettiva fantasy-paranormal che mi ha forse convinta meno, ma in generale lo promuovo, perché trasmette tanto l'angoscia legata alla violenza e all'assassinio della ragazzina, quanto la sua legittima voglia (ingiustamente spezzata) di vivere, di essere felice e spensierata. Bravissima Saoirse.

venerdì 3 febbraio 2023

GENNAIO 2023 - LIBRI E SERIE TV



Il primo mese dell'anno è passato ed eccomi con il recap di gennaio.

  1. FIORI SOPRA L'INFERNO di I.Tuti: thriller, la prima inchiesta di Teresa Battaglia, burbera
    commissario di polizia, si svolge in un fitto bosco, sotto gli occhi di un gruppetto di bambini innocenti di oggi e di un adulto non amato da bambino (4.5/5);
  2. BUBULINA. UNA STORIA STRAORDINARIA di G. Boschettiracconto per bambini legato alla tradizionali icone religiose russe (3.5/5);
  3. I DONI DELLA VITA di I. Némirovsky: la vita va avanti e continua a elargire i suoi doni nonostante le atrocità della guerra (4/5).
  4. IL NIDO di T. Winton: anche nelle vite più disprezzate si possono annidare i semi della speranza e della redenzione (3.5/5);


AUDIOLIBRI


🚙 TUTTO IL BLU DEL CIELO di M. Da Costa: cosa faremmo se sapessimo di avere poco tempo da vivere? Il protagonista parte per un viaggio, che si rivelerà indimenticabile. Romanzo on the road commovente (5/5);
👩‍❤️‍👨 L'INVENZIONE DI NOI DUE di M. Bussola: romanzo sull'amore e sul rapporto di coppia. Cosa si arriva ad inventarsi per recuperare un matrimonio scricchiolante? (4/5);
LA LINEA VERDE. GIALLO A GERUSALEMME di F. Diodatigiallo/spy story - intrighi, complotti e attentati sullo sfondo di una Palestina martoriata e insanguinata (3.5/5);
♣ Amon il macellaio - Goebbels, il diavolo zoppo - Irma Grese. La iena di Auschwitz (RECENSIONE): in un'ora e mezza circa sono concentrate le esistenze di tre criminali nazisti, devoti all'ideologia hitleriana fino all'ultimo respiro e capaci, in suo nome, di commettere le peggiori nefandezze.
♦ PORRAJMOS - la persecuzione nazifascista di rom e sinti di A. Giuseppini: la persecuzione su base razziale, scientificamente programmata con lo scopo di distruggere l’intero popolo sinti, la sua cultura e la sua lingua, portò alla morte di oltre 500.000 persone.


Tra le letture più belle ci sono FIORI SOPRA L'INFERNO, molto avvincente e con una protagonista che si fa voler bene in quanto, dietro quella scorza dura, c'è un grande dolore, e TUTTO IL BLU DEL CIELO, intenso e toccante."


Sul fronte Reading Challenge, per il mese di gennaio ho scelto di leggere:

ZOMBIE di J. C. Oates: l'inquietante viaggio nella disturbata mente di un serial killer (3/5).


CITAZIONE DEL MESE

"Mi definiscono una persona riservata, ed è abbastanza vero. Lo dicono quasi fosse un limite. Io, al contrario, ho sempre pensato alla riservatezza come a una specie di regalo. Riservare qualcosa ha a che fare col tenerlo in serbo per qualcuno".



FILM / SERIE TV

Ho guardato un film su Raiplay,
-
DOVE CADONO LE OMBRE
, diretto da Valentina Pedicini, con 
Elena Cotta, Federica Rosellini, Josafat Vagni, Lucrezia Guidone, Alberto Cracco.
A catturare il mio interesse sono state le breve righe introduttive, in cui compare la parola eugenetica e la precisazione che le vicende siano ispirate "a una storia vera, a 2000 storie vere".

La protagonista è Anna, infermiera in un istituto per anziani; Hans è il suo fedelissimo assistente e ha un ritardo cognitivo che fa sì che parli e agisca come se fosse un ragazzino.
Anna ci appare da subito come una ragazza triste, cupa, che raramente sorride; compie il proprio lavoro con diligenza, questo sì, ma si percepisce che qualcosa in lei non va..., o meglio, che è qualcosa è "rotto".
Attraverso numerosi e oscuri flashback, capiamo che tra quelle mura Anna e Hans hanno trascorso la loro infanzia in quanto la struttura, in passato, è stata un orfanotrofio; quando fu chiuso per poi diventare una casa di riposo, i due (ormai cresciuti e non adottati) sono rimasti a lavorare lì.

Sempre attraverso i salti temporali nel passato, scopriamo però anche un'altra tristissima verità: quell'orfanotrofio non era una semplice struttura che accoglieva bimbi senza famiglia in attesa che fossero "ricollocati": tra quei corridoi, in quelle stanze... avvenivano torture fisiche e psicologiche, effettuate su quei bambini con l'intento crudele e iniquo di condurre esperimenti di eugenetica.
I piccoli ospiti non erano scelti a caso, ma per l'appartenenza a una "razza" giudicata asociale, pericolosa: gli "zingari bianchi", gli Jenisch, residenti in Svizzera e che dallo stato furono perseguitati.

➤Poiché ho intenzione di parlarne più in dettaglio in un altro post, per adesso vi dico solo che migliaia di bambini, tra gli Anni Venti e Settanta del secolo scorso, furono strappati alle proprie famiglie per essere ricoverati forzatamente in questi pseudo-orfanotrofi, con l'assurda speranza di "raddrizzarli" socialmente.

Ma torniamo al film: Anna e Hans, quindi, portano sulle proprie spalle i drammatici ricordi di un'esperienza atroce, che li ha segnati, nel corpo e nell'anima, rendendo il ragazzo "un idiota" e lei una donna chiusa, angosciata, con la mente ancorata a quel passato e al ricordo di un'amichetta amata e poi perduta (Franziska).
Un giorno viene ricoverata una vecchietta che sbuca dritta dritta da quel maledetto passato: Gertrud, colei che, ai tempi in cui Anna era una ragazzina, ha effettuato le sue torture pseudo-scientifiche sui poveri corpi dei bambini.
Le due si riconoscono immediatamente e Gertrud cerca di essere gentile con Anna, anzi, addirittura pretende di ricordarle quell'infanzia terribile come se niente fosse, come se non avesse portato dolore nella ragazza e negli altri ricoverati.
L’istituto perde dunque i contorni attuali e torna ad essere, per la sconvolta e arrabbiata Anna, ciò che ha rappresentato per tantissimi innocenti: un posto infernale.
Cosa farà adesso che ha tra le sue mani quell'anziana donna, fragile nel corpo ma ancora d'acciaio nello spirito e tagliente nel parlare? Anna si farà travolgere da quel dolore mai sopito che ora rischia di riesplodere in tutta la sua forza carica di odio e risentimenti per coloro che le hanno fatto del male?

Il film, coerentemente col titolo, è cupo, sempre su tonalità fredde, come freddo è il cuore di Anna, che sembra incapace di provare ed esternare tenerezza, compassione; anche nei confronti del povero e incolpevole Hans lei è quasi cattiva, insultandolo e alzando le mani su quel poverino, che continua a seguirla come un cagnolino indifeso e solo.
Dietro quell'atteggiamento sempre impettito e glaciale, Anna nasconde dentro di sé un fuoco di emozioni che Gertrud, con la sua calma serafica e inopportuna (di chi si ostina a non voler fare mea culpa per i propri peccati) le sta riaccendendo, rendendola furiosa e rancorosa.

Ve ne consiglio la visione, è fatto bene, l'attrice protagonista, in particolare, è molto brava nel renderci tutta la sofferenza, per anni soffocata, di Anna; e poi è un modo per conoscere o approfondire uno di quegli "stermini" di cui si sa e si parla poco.



Sul fronte serie tv, ne ho guardata una anch'essa ispirata a fatti realmente accaduti: Unbelievable. 
REGIA: Susannah Grant, Lisa Cholodenko
CAST: Toni Collette (Detective Grace Rasmussen), Merritt Wever (Detective Karen Duvall), Kaitlyn Dever (Marie Adler).

Si basa sulla vera storia di Marie (il nome di battesimo è lo stesso, il cognome no) Adler, 
.
una ragazza che ha denunciato 
alla polizia di essere stata vittima di stupro ma che si è scontrata con la diffidenza e lo scetticismo dei poliziotti che hanno raccolto la sua deposizione.

Marie è un'adolescente "problematica", con una storia di abbandoni e affidi alle spalle; attualmente segue un percorso di reinserimento sociale e quando racconta, con comprensibile difficoltà, che un uomo è entrato in casa sua mentre dormiva, l'ha legata, imbavagliata e abusato di lei, qualcosa nel suo racconto non convince chi indaga e neanche una delle madri affidatarie.
Troppi buchi, troppe contraddizioni, domande senza risposta, ricordi vaghi, annebbiati..: come si fa a trovare uno stupratore senza avere i necessari indizi ed elementi? 

La versione di Marie traballa, ha qualcosa che non va e lei stessa sembra reticente nel fornire dettagli preziosi, che permettano al detective Parker e al suo fido collaboratore di avere un quadro attendibile di ciò che è accaduto.

Marie, non è che te lo sei inventato? Magari per un bisogno di attenzioni, di far parlare di te, di ricevere premure scarsamente avute negli anni a causa del tuo percorso di vita?

Mossi dalla consapevolezza di non possedere una vera e propria pista d'indagine e dall'atteggiamento insicuro e inaffidabile (?) di Marie, Parker e collega la convincono, anzi la costringono (sotto minaccia di accusarla di falsa testimonianza) a ritirare le accuse e a
ritrattare la sua storia.

Intanto, in altri stati e distretti americani, vengono denunciati altri stupri e - tadaaaa - tutti hanno caratteristiche mooolto simili (per non dire gli stessi) al resoconto della povera Marie, che, dopo la doppia terribile esperienza (violenza sessuale e in non essere stata creduta) ha dovuto tirare avanti portandosi dietro tutto il carico di malevolenza che le sue "bugie" le hanno attirato addosso, all'interno del quartiere e da parte delle persone con cui aveva rapporti di amicizia e lavoro. 
Insomma, oltre al danno, la beffa! Da vittima a bugiarda megalomane.

Sui nuovi stupri indagano due poliziotte fortunatamente diverse da Parker: due donne toste, determinate, coscienziose, che amano il proprio lavoro, credono in ciò che fanno, empatizzano con le vittime e, soprattutto, credono alle loro denunce, vedono il dolore nei loro occhi e nella difficoltà a riprendere in mano la propria vita! 
E' vero, il po*co è astuto, intelligente e attentissimo, tanto da lasciare immacolate le scene del reato, come se lui in quelle case non ci sia mai passato, ma questo non induce le detective Karen Duvall e Grace Rasmussen ad essere scettiche e ad etichettare come bugiarde le vittime, quanto semmai ad impegnarsi per rimettere in ordine tutte le tessere del drammatico puzzle e acciuffare il colpevole. Perché c'è e va fermato, visto che per almeno due anni ha agito indisturbato in varie città.
Riusciranno a prenderlo? E a Marie verrà data la possibilità di dimostrare che non ha mai mentito?

La serie Netflix è basata sui reportage di Christian Miller (ProPublica) e Ken Armstrong (The Marshall Project) e sul loro libro "A false report. A true story of rape in America" (QUI), che dimostra come l'indagine della polizia di Lynnwood (relativa al caso di Marie) fosse viziata e condotta davvero male e con troppi pregiudizi ad ostacolare il lavoro di professionisti che tali, purtroppo, non si sono rivelati.
Assolutamente consigliata!!

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