domenica 29 dicembre 2013

Recensione PORTAMI A CASA di Jonathan Tropper



Ed eccomi a recensire il 118° libro letto in questo anno che sta volgendo al termine...!
Vi confesso che per me è un bellissimo traguardo, non lo avevo sperato proprio!
Lo so, ci sono lettori ben più voraci di me, ma per ora mi sta bene questa personalissima soddisfazione!


PORTAMI A CASA
di Jonathan Tropper

Portami a casa
Ed. Garzanti
Collana elefanti Bestseller
364 pp
9.90 euro
Data uscita: giugno 2012
Sinossi

Alcune famiglie possono diventare tossiche, se ci si sottopone a prolungata esposizione. 
E la famiglia Foxman, in particolare, può raggiungere un livello di tossicità letale.
Ecco cosa sta pensando il trentenne Judd Foxman mentre, di fronte al suo piatto di salmone e patate, cerca di estraniarsi dalle urla dei nipotini. 
Il telefono del cognato non smette mai di squillare, la sorella non fa che scoccargli frecciatine acide, in combutta con il fratello minore, mentre la madre, stretta in un vestito troppo provocante, gli rivolge solo sguardi di commiserazione. 
L'unico desiderio di Judd è scappare lontano e non pensare più a tutti i guai della sua vita. 
Perché Judd è senza casa, senza moglie, che l'ha appena tradito con il suo capo, e ora anche senza più un padre, morto all'improvviso. Per questo è dovuto tornare a casa e non può fuggire. 
Le ultime volontà del padre richiedono che venga celebrata la Shiva, il periodo di lutto prescritto dalla religione ebraica: per sette giorni consecutivi tutta la famiglia dovrà riunirsi sotto lo stesso tetto. 
E sette giorni possono essere un tempo infinito, soprattutto se i componenti della famiglia sono tutti fuori di testa e non riescono a stare per più di ventiquattr'ore insieme senza scannarsi. 
Ne bastano molte meno perché la casa diventi una polveriera pronta per esplodere a causa di vecchi rancori, passioni mai sopite e segreti inconfessabili.

il mio pensiero
Ironico, pungente, senza peli sulla lingua, anche sboccato, se volete: questo è Tropper in Portami a casa, un romanzo che narra la storia di un uomo come tanti e della sua famiglia, un po' meno "come tanti".
Judd Foxman ha da qualche anno superato i trenta e si sta avviando verso i quaranta; nulla nella sua vita va bene: ha perso il lavoro che svolgeva con professionalità, dopo aver perso la amatissima e bellissima moglie, Jen, che lui in persona ha trovato a letto con un altro uomo, che nella fattispecie era il suo capo!
Ha perso gli amici, ha perso la casa... e, non per ultimo, la gioia e la voglia di vivere.
Sconfitto e abbattuto da un matrimonio di dieci anni che è andato a farsi benedire in seguito alla scoperta della tresca adulterina della bella mogliettina - che aspetta pure un bambino! -, Judd non sa davvero come fare per riprendere in mano la propria vita, che si trascina dietro come fosse un sacco pieno di macerie da gettar via al primo cassonetto.
A dare il colpo finale... la morte del padre, Mort Foxman, che prima di morire ha lasciato le proprie ultimissime volontà alla moglie, la colta e sveglia psicologa di famiglia, Hillary: alla sua morte (avvenuta dopo mesi di malattia) la famiglia dovrà osservare la Shiva, vale a dire un periodo di sette giorni in cui i familiari stretti del defunto osservano il lutto in memoria di lui, senza uscire di casa e ricevendo fiumane di visite di condoglianze da parenti ed amici.
La famiglia Foxman è sempre stata una famiglia ebrea non osservante, in cui la fede e la religione non hanno mai trovato un gran posto, se non in termini oserei dire "dissacratori"; lo stupore per la singolare richiesta dell'ormai morto papà, quindi, è lecito per i "novelli orfani": Judd, appunto, la sorella Wendy, il maggiore Paul e il minore Phillip.
Quattro figli che più diversi non potrebbero essere, che non si vedono mai e sono completamente disabituati a passare insieme più di mezzora.
Il dover stare insieme per onorare le volontà paterne sarà quindi per loro una costrizione vera e propria, che li porterà a ritrovare gli antichi dissapori, a sopportare l'uno dell'altro il caratteraccio, i vizi, le prese in giro, la pungente ironia, l'immancabile acidità; ma soprattutto, a sopportare e a gestire un passato di rapporti tra loro che pesa a non finire su un presente fatto più di indifferenza che affettuosità fraterne.

Così Judd e Paul, tra i quali c'è un grandissimo imbarazzo e una grandissima amarezza dovuta ad un episodio di gioventù che ha visto il povero Paul vivere in prima persona una brutta esperienza, che ha cambiato la sua vita e la sua carriera di promessa del baseball; episodio nel quale è coinvolto proprio Judd, cui Paul scarica ogni colpa....

E poi c'è Wendy, con le sue battute sarcastiche e spesso inopportune, che però soffre per una situazione matrimoniale non proprio felice.

E poi c'è Phillip, il "piccolo" di casa, nato una decida d'anni dopo Judd, da sempre super coccolato, viziato ed aiutato quando si cacciava nei guai...; un Phillip da sempre dongiovanni che, proprio nei giorni della Shiva, si presenta con la nuova fidanzata, Tracy, una donna parecchi anni più giovane di lui, bella sì, ma a momenti coetanea di mamma Hill.

Insomma, una famiglia particolare, stramba, in cui il sarcasmo malizioso e pieno di spine regna sovrano, pronto a colpirsi l'un l'altro, eppure....
Forse questi sette giorni riusciranno ad aiutare i quattro fratelli a conoscersi meglio, a sopportarsi e a riscoprire l'uno nell'altro quei lati positivi finora dimenticati?

Certo, ognuno ha i suoi problemi e non si ha molta voglia di condividerli in famiglia, perchè si pensa che nessuno sia in grado di aiutare l'altro, quindi meglio tacere..., però forse le cose potrebbero rivelarsi meno tragiche del previsto..., o no?
In fondo, nelle vene scorre lo stesso sangue, si è cresciuti insieme e sono tanti i momenti belli trascorsi in quella casa di Elmsbrook..

E così, tra visite di amici e parenti - che non si facevano vedere da millenni e che si presentano nella dimora del defunto per osservare la Shiva, dando inconsapevolmente vita a tutta una serie di commenti acidi e sprezzanti da parte dei fratelli Foxman, che non lesinano critiche e battutine a nessuno dei loro ospiti, i quali hanno ognuno il proprio carico di frasi fatte, parole di consolazione convenzionali e senza senso, pappagorge e ciccia molli che penzolano, problemi di meteorismo e allusioni più o meno velate al sesso... - e flashback attraverso i quali Judd ci porta spesso indietro nel tempo, conosceremo meglio i membri di questa pazza famiglia, i loro problemi, i segreti, i motivi di astio, le cose non dette, i perdoni mai chiesti e/o donati, le aspettative disattese, le frustrazioni, le invidie.... e soprattutto conosceremo la vita privata di un Judd ossessionato dall'ingombrante ricordo di una ex-moglie 
Certo, è un ricordo amaro, accompagnato da sentimenti di odio, umiliazione, frustrazione...., ma tanto basta a farlo sentire privo di ogni motivazione per eventuali altre donne.

Ma in sette giorni le cose possono cambiare e ciò che sembrava ormai perduto, può tornare, servito su un piatto d'argento, con una facilità fin troppo sospetta e che coglie di sorpresa uno scoraggiato over 30enne, pronto a piangersi addosso e a pensare troppo al passato...

E' un romanzo che si legge con interesse e curiosità, per diverse ragioni: perchè Tropper ha uno stile dinamico, ci racconta le vicende dal punto di vista di un protagonista che guarda sì il mondo ormai con disincanto e una lucidità un tantino pessimista, ma che non ha ancora dimenticato come cogliere il lato spiritoso delle cose e delle persone; ci sono diverse scene che fanno ridere (raccontate con un'incredibile ironia, e poi sembra di essere lì a godercele), altre forse fanno storcere il naso (personalmente, non apprezzo mai troppo i riferimenti espliciti a scene di sesso, quando sono fine a se stessi, perchè finiscono per essere solo volgari), ma certo non lasciano indifferenti, perchè Tropper riesce a far sentire i suoi personaggilasciandoceli nudi, nelle loro fragilità, difetti,  incoerenze..., e attraverso una generosa presenza di dialoghi, alternata alle riflessioni e ai pensieri del protagonista-voce narrante, ma anche attraverso brevi e veloci descrizioni di situazioni e ambienti.

Una lettura vivace, che riesce a catturare l'interesse del lettore.

Tag libroso invernale



Tag libroso per voi, in questo giorni di festa in cui non ho modo e tempo di gironzolare troppo sul web...!

Visto sul blog di Lady Debora di Happy Red Book!!

1 - Che libro è così caldo e tenero che ti scalda il cuore?

Il confine di un attimo
una lettura molto molto tenera...!


2 - Qual è il tuo libro con la copertina bianca preferito?

resterà sempre nel mio cuore,
uno dei primissimi libri sull'Olocausto
da me letti,
oltre che uno dei libri che
mi hanno avvicinata alla lettur
a

3 - Sei seduto/a su una bellissima e comodissima poltrona, nel tuo pigiama preferito, con la copertina della nonna sulle gambe e sorseggi una cioccolata... Ma che librone/mattone stai leggendo?

ne sento parlare da molto tempo
e bene e per me che sono
mooolto romantica..
credo sarebbe una lettura azzeccata:
roba da crogiolarmi affondata nella poltrona
e se c'è il camino..: ancora meglio!

4 - Sta iniziando a nevicare! E' ora di una battaglia a palle di neve... che personaggio vorresti sfidare?

Quel che resta del giorno
lasciatemi prendere a palle di neve
Mr Stevens, ma non per giocarci...
bensì per tentare di svegliarlo!!

5 - Sfortunatamente il fuoco si sta spegnendo! Di che libro bruceresti gli ultimi capitoli (per piacere personale o pur di rimanere al caldo)?

Pamela
troppe pagine per dire... cosa?
che Pamela voleva tirarsi la calzetta?
Risparmiare inchiostro e carta, no eh?

6 - Che libro ti sta così tanto a cuore che lo regaleresti per Natale a qualcuno che non lo ha ancora letto e vorresti lo leggesse?

domanda difficile... Ce ne sono diversi!!
Ad ogni modo, ne scelgo uno
che mi ha commossa molto
e che quindi consiglierei!

Non è carino questo tag?
Se vi va, fatelo anche voi e fatemi leggere le vostre risposte! ;))

Anteprima Neri Pozza di gennaio



Buongiorno cari lettori!!
Come procedono le vostro feste?
Le mie serene e... ingrassando!!! -_-'

Ma meglio non pensare ai chili, ci sono i nostri amati libri a richiamare la nostra attenzione!
Oggi ho dato un'occhiata a delle anteprime Neri Pozza molto ma molto interessanti!
Ditemi cosa ne pensate!!

IL TESCHIO E L'USIGNOLO
di Michael Irwin


Il teschio e l'usignolo
Ed. Neri Pozza
I Narratori delle Tavole
432 pp
18 euro
GENNAIO 2014
Trama

Chi non ha mai sognato di vivere in una grande città, senza preoccuparsi del denaro e del tempo a propria disposizione, lasciandosi andare soltanto ai piaceri più sfrenati?
Quando in una ventosa giornata del 1760, il ventitreenne Richard Fenwick torna dal suo Grand Tour e mette piede a Fork Hill, nella tenuta inglese di James Gilbert – l’anziano ed enigmatico gentiluomo che gli ha fatto da padrino, provvedendo ai suoi viaggi e ai suoi studi – ha una sola domanda che lo tiene in apprensione: come potrà tornare a godere degli agi e delle comodità cittadine?
La soluzione si presenta da sola, non appena Mr Gilbert gli propone di prendere parte a un «esperimento grandioso»: Richard si trasferirà a Londra a sue spese per provare ogni piacere e curiosità che la sua indole gli suggerirà. 
La sola cosa che dovrà fare in cambio sarà raccontargli tutto via lettera; nei minimi dettagli. In questo modo, pur senza abbandonare le mura della sua stanza, l’anziano tutore proverà l’illusione di essere al suo fianco e si sentirà di nuovo traboccante di vita. 
Cos’altro di meglio può chiedere Richard?
Trasferitosi a Londra, il giovane frequenta salotti alla moda, passa le notti in compagnia di vecchi compagni di scuola e sorseggia il tè con Sarah Kinsey, amore di gioventù convolata a nozze con un commerciante di diamanti. Ma una lettera di Mr Gilbert gli rimprovera che sta sprecando il suo tempo: deve «spingersi oltre» e deve farlo in fretta. 
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.
Perciò, pur con un crescente timore, il ragazzo bazzica ambienti lascivi e pericolosi, lotta con uomini senza scrupoli e viene sedotto da donne misteriose, fino a quando un terribile dubbio si fa strada nella sua mente: e se lui, Richard Fenwick, giovane di belle speranze, non fosse altro che un burattino appeso a un filo che si estende per quasi duecento chilometri, e a muovere i suoi passi londinesi sia stato da sempre l’abitante di Fork Hill?
Richard ha poco tempo per scoprirlo, perché appena intuisce chi è la nuova «vittima» di Gilbert e minaccia di rompere il patto, una serie di tradimenti e di morti gli si stringeranno attorno come un vortice, finendo per mettere in pericolo la sua stessa vita.
Già paragonato a Le relazioni pericolose e a Il ritratto di Dorian Gray, l’opera di Michael Irwin è «un racconto morale e accattivante» (Kirkus Reviews). 
Uno splendido romanzo nero d’atmosfera che, tra feste in maschera, incontri grotteschi e postriboli infernali, parla di manipolazioni, intrighi e seduzioni nell’Inghilterra del diciottesimo secolo.

«Manipolazione e seduzione in un romanzo che ricorda Le relazioni pericolose 
di Pierre Choderlos de Laclos per il modo in cui 
restituisce l’oscurità celata nell’Età dell’Illuminismo».
Library Journal

«Richard Fenwick è un elegante e bel libertino degno erede dei vari James Boswell, 
William Hickey, Tom Jones e Roderick Random».
Jeremy Lewis

«Un ritratto d’atmosfera del mondo all’epoca di George I». 
Sunday Times

L'autore.
Michael Irwin insegna Letteratura inglese all’Università del Kent, a Canterbury,
dove si è specializzato in letteratura del diciottesimo e diciannovesimo secolo. I suoi lavori spaziano da studi su Fielding a saggi su Defoe, Richardson, Sterne, Smollett, Johnson, e Pope. Il teschio e l’usignolo è il suo primo romanzo tradotto in Italia.



NOSTALGIA
di Eshkol Nevo

Nostalgia
Ed. Neri Pozza
Bloom
18 euro
416 pp
GENNAIO 2014
Trama

Noa e Amir sono due studenti ebrei. Lei studia fotografia a Gerusalemme, lui frequenta psicologia a Tel Aviv. Giovani e innamorati, decidono di andare a vivere insieme in un villaggio di nome Castel, situato a metà strada tra le due città, dove dal 1948 si è stabilita una comunità ebraica proveniente dal Kurdistan. 
La coppia stringe amicizia con Moshe e Sima, i padroni di casa, e con il piccolo Yotam, il cui fratello maggiore è morto nella guerra in Libano, ma quando improvvisamente al villaggio arriva Saddiq, un operaio arabo che da bambino era stato costretto ad abbandonare quel villaggio con l’arrivo degli ebrei, le cose cambiano. 
Mentre il Medio Oriente è sconvolto dall’assassinio del Primo Ministro Yitzhak Rabin, tutti gli abitanti di Castel si trovano a fare i conti con i rimpianti legati al passato. Saddiq, che possiede ancora una chiave dell’abitazione e vuole recuperare un piccolo braccialetto che la madre aveva nascosto dietro a un mattone, s’introduce in casa, ma viene colto in fragrante dalla polizia che lo accusa di terrorismo; Moshe e Sima, dopo la morte del figlio maggiore in guerra, si sentono talmente svuotati da credere di non essere in grado di crescere il piccolo Yotam; e persino Amir e Noa, alle prese con la quotidianità, si lasciano contagiare dal clima drammatico di quel luogo.
Solo quando ognuno di loro riuscirà a superare la nostalgia per un passato mai dimenticato, le loro vite torneranno ad avere un senso, e riprenderanno a muoversi, seppur in direzioni diverse.
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.
Con Nostalgia Neri Pozza presenta ai suoi lettori il romanzo d’esordio con cui Eshkol Nevo si è fatto conoscere in tutto il mondo. Una storia profonda e poetica, e dal montaggio narrativo sorprendente, che dimostra come nessuno sia in grado di scandagliare l’animo umano e riflettere sul desiderio, sul passato e la ricerca del proprio posto nel mondo, come lo scrittore israeliano.
L'autore.
Eshkol Nevo è nato a Gerusalemme nel 1971. Dopo un'infanzia trascorsa tra Israele e gli Stati Uniti ha completato gli studi a Tel Aviv e intrapreso una carriera di pubblicitario, abbandonata in seguito per dedicarsi alla letteratura. Oggi insegna scrittura creativa in numerose istituzioni. Oltre a Nostalgia(Mondadori 2007), in classifica per oltre sessanta settimane e vincitore nel 2005 del premio della Book Publishers' Association e nel 2008 a Parigi del FFI-Raymond Wallier Prize, ha pubblicato una raccolta di racconti intitolata Bed & Breakfast e il saggio The Breaking Up Manual.


sabato 28 dicembre 2013

PORTAMI A CASA (Tropper): il cast





Ed eccomi a condividere con voi i volti, come li immagino io, dei protagonisti del pungente e senza peli sulla lingua "Portami a casa" di Tropper, di cui spero presto di favi leggere la mia recensione.

Intanto, eccovi il cast...:

Come sempre iniziamo dal protagonista: Judd Foxman, cui diamo il volto di Chris Vance.

Judd/Chris
Jen, la moglie di Judd, potrebbe somigliare a Monica Potter
Jen / Monica

Fratello maggiore Paul, l'ombroso: Sam Jaeger.

Paul/Sam

Il "fratellino" PhillipWentworth Miller!!!

Phillip/ Wentworth 

La vecchia fiamma di Judd, PennyJamie-Lynn Sigler.

Penny/Jamie

La compagna del dongiovanni, Phillip, TracyDrea de Matteo.

Tracy/Drea

Il capo traditore e amante della bella Jen. WadeMax Casella.

Wade/Max
Non potevano mancare la sorella Foxman, Wendy, e il suo amore di gioventù, lo strambo Horry,  interpretati da Heather Tom (la Katie di Beautiful!) e Andrew Shue.
wendy/heather
horry/andrew


E termino con la matrona di casa, mamma Hillary Foxman, col volto dell'affascinante Jane Fonda:

Hillary/jane

venerdì 27 dicembre 2013

Segnalazioni dall'Est: MOSAICO



MOSAICO
di Randy Taguchi


Copertina anteriore
Ed. Fazi
Trad. G. Coci
379 pp
18 euro
2008
Trama

Una ex soldatessa dell'esercito giapponese, Mimi, ha un lavoro singolare: condurre i pazienti presso gli ospedali psichiatrici che li prenderanno in cura. 
È così che incontra Masaya, un quattordicenne reduce da un'esperienza di premorte, sempre più distante dai genitori che rivorrebbero il bambino modello che era un tempo, con il quale riuscirà a instaurare un legame importante e foriero di una lucidissima visione del mondo. 
Grazie alla sua innata capacità di ascolto, che le fa sentire i corpi parlare e comunicare le proprie emozioni, Mimi riuscirà a interpretare le strane parole di Masaya, che le svelano un mondo fatto di suoni, sibili e boati. 
Mosaico dà voce a una generazione, la nostra, ormai irreversibilmente dipendente da una miriade di apparecchi tecnologici, chiusa com'è nella vibrazione di un'incessante comunicazione reciproca che qui risuona, e si dilata, tra le mura della gigantesca stazione di Shibuya a Tokyo.

Recensione WE ARE FAMILY di Fabio Bartolomei



Un'altra recensione di un libro terminato qualche giorno fa; questa recensione è la stessa inviata per Elle.

Il libro è:

WE ARE FAMILY
di Fabio Bartolomei


We are family
Ed. E/O
275 pp
17.90 euro
2013
Sinossi

Al Santamaria è un bambino prodigio, probabilmente il più grande genio del ventesimo secolo, colui che salverà il genere umano appena avrà risolto un problema più urgente: trovare una casa per la sua famiglia. 
Come tutti i suoi coetanei vive tra realtà e amici immaginari, poteri magici, regni incantati ma soprattutto ha un bellissimo rapporto con il padre Mario Elvis e la madre Agnese che gli fanno sentire di appartenere alla famiglia più bella del mondo. 
La vita dei Santamaria, non sempre facile per la verità, vista con gli occhi di Al è un po' uno specchio dell'Italia degli ultimi quarant'anni, sospesa tra voglia di riscatto e illusioni di grandezza, immobilizzata dall'incapacità di credere veramente in ciò che sogna. 
Al invece, tra mille difficoltà e prove potenzialmente distruttive, non ha cedimenti, costruisce pezzo dopo pezzo il suo mondo con l'aiuto della sorella Vittoria e grazie all'energia e alle risorse della sua età. 
Risorse che sono illimitate perché lui, nemmeno lo sa, resterà bambino per tutta la vita.


il mio pensiero

We are family narra la storia e le vicende divertenti e, per molti versi, tenere, della famiglia Santamaria, una famiglia italiana come tante e, allo stesso tempo, come poche; una famiglia composta da membri davvero particolari, dalla personalità eccentrica, un po’ matti ma uniti da un grande amore l’uno verso l’altro.
Siamo a Roma, negli anni Settanta e a raccontarci la propria storia, in prima persona, è il protagonista, Almerico Santamaria, che tutti chiamano semplicemente Al.
Il tutto parte da quando Al ha poco più di quattro anno e di lui apprendiamo un dato fondamentale, che sarà un po’ il fil rouge di tutto il romanzo: egli è un bambino superdotato, ha capacità eccezionali, ha imparato prestissimo a leggere, riesce e fare conti matematici velocemente e molto meglio degli adulti, si interessa della vita politica ed economica nazionale ed internazionale e riesce a trattare i grandi temi di attualità con scorrevolezza e padronanza, meglio di tanti politici e sapientoni.
Ma Al è e resta sempre e comunque un bambino e, crescendo, i tratti della sua infantilità e del suo restare, in un certo senso, sempre legato al mondo dei bambini, lo accompagneranno anche col passare degli anni, quando sarà adolescente e giovanotto.
Al è un bambino sveglio, intelligente, chiacchierone, un grande ed acuto osservatore del mondo attorno a sé, adulti compresi, che lui guarda con benevolenza e un pizzico di “pietà” per la loro perduta capacità di guardare le cose con gli occhi semplici e schietti dei bambini; si rattrista nell’udire le news catastrofiche che danno radio e tv (che non riesce a fare a meno di ascoltare), si inceppa davanti alla lettera “c” e, soprattutto, a “stonare” con le sue doti di enfant prodige, è Casimiro.

Chi è Casimiro? Il suo amico invisibile, l’amico immaginario che forse tutti (quanto meno tanti) i bambini si creano nella loro mente, una sorta di alter ego al quale ci si rivolge soprattutto nei momenti “no”; ed infatti Casimiro è una specie di “salvagente” per il bravo Al, che sente il bisogno di parlare e sfogarsi con lui quando gli adulti attorno a sé non gli danno retta o non lo ammirano come vorrebbe.

Al vive con il papà Mario, chiamato anche Elvis per la passione per il grande cantante; sua madre Agnese, dolce, paziente, con una bassa autostima; e c’è la sorella maggiore di Al, di pochi anni più grande di lui, Vittoria, la classica sorella che cerca di tenere a bada l’esuberante fratellino, consapevole che avere un genio in famiglia non è un privilegio che tutti hanno.
Al è anche un bambino iperattivo, pensa e fa mille cose tutte insieme, in attesa di scoprire qual è la “propria strada”; di una cosa è certo: se è nato genio, se possiede capacità e doti fuori dal comune, queste risorse non possono essere sprecate, ma utilizzate per il bene del mondo, così comincia a pensare che la propria missione da grande sarà proprio “salvare il mondo”.
Certo, intanto si incomincia dalla propria famiglia, la famiglia Santamaria, cui non manca nulla, nonostante manchi tanto dal punto di vista economico.
Ma papà e mamma cercano di non farlo pesare ai figli e trasformano tutto in gioco, inscenando in particolare il desiderio di acquistare la “casa promessa”, cioè la casa ideale della famiglia Santamaria.
E questa “casa promessa” è un po’ alla base della gran parte delle vicende in cui Al accompagna il lettore che, pagina dopo pagina, tra tanti sorrisi, seguirà le avventure di un ragazzino incredibile, dalle mille risorse, che si ingegnerà in tutti i modi possibili per rendere felice chi lo circonda.
Tante saranno le modifiche sorprendenti che Al, aiutato da una paziente Vittoria, apporterà alla casa promessa, in attesa che gli amati genitori, che a un certo punto andranno in viaggio di nozze a Venezia, ritornino e restino a bocca aperta davanti alla creazione della casa promessa dei Santamaria, da parte del loro figlio genio.

In un susseguirsi di scene raccontate con ironia, in un ritmo dinamico, con un linguaggio scorrevole e attraverso la prospettiva esilarante di un bambino che, pur essendo intelligentissimo, mantiene una visione delle cose legata alla propria età, il lettore può gustarsi con vivo interesse le avventure di Al, della sua famiglia e dei suoi amici, attraversando con lui varie fasi della vita, in cui si faranno sentire specifiche “esigenze”, determinati sentimenti, tutti affrontanti con simpatia, leggerezza, in un’atmosfera spassosa, “all’italiana”, per certi versi un po’ folle, fino ad arrivare ad un finale in grado di sorprendere e commuovere.
Al è un personaggio cui è impossibile non affezionarsi, che fa sorridere ma anche intenerire, perché eternamente a metà strada tra l’essere eccezionale (per quanto concerne, le idee, i progetti, il Quoziente Intellettivo) e l’essere normale (per quanto riguarda le emozioni, i desideri, le paure…):

“Forse è così che si sentono i geni. Capaci di afferrare i più grandi misteri dell’universo e poi fragili di fronte a semplici domande sul proprio futuro”, lascia dire Bartolomei al suo eccezionale protagonista.

Riuscirà Al a salvare il mondo, a lasciare un segno nella Storia, come da piccolo ha sempre desiderato?

We are family è una sorta di favola moderna, con elementi forse “surreali” ma con altri fin troppo reali, a cominciare dall’amore; We are family  è anche, infatti, la storia d’amore di una famiglia come tante, con problemi come ne abbiamo anche noi oggi, ma che non perde mai la voglia di vivere e il desiderio di portare avanti l’impresa più difficile, quella “al di sopra delle capacità umane che richiede ancora oggi il massimo impegno”: salvare il piccolo e primo mondo nel quale ci troviamo, cioè la nostra casa, la nostra famiglia, a maggior ragione quando tutto sembra crollare giù e perdere senso, trovando nella “finzione” e nel gioco la forza per affrontare i momenti difficili.

Un romanzo delizioso, divertente ma anche commovente, la cui lettura non posso che consigliare!


giovedì 26 dicembre 2013

"Maria Antonietta. L'ultima Regina" di Evelyne Lever (recensione)



Finalmente ho portato a termine la biografia della regina di Francia più chic di sempre:

MARIA ANTONIETTA. L'ultima regina
di Evelyne Lever


Maria Antonietta. L'ultima regina
Ed. Rizzoli
Trad. M. Mendolicchio
447 pp
10.20 euro
2006
Sinossi

Andata in sposa al Delfino di Francia, il futuro Luigi XVI, Maria Antonietta viene incoronata nel 1775, ad appena vent'anni, regina dei francesi.
Non amata dai sudditi, criticata dalla nobiltà per l'insofferenza all'etichetta e delusa da una vita coniugale poco appagante, Maria Antonietta ritaglia per sé un mondo su misura, consacrato allo svago e al lusso e scandisce le sue giornate tra balli e serate a teatro, pettegolezzi e intrighi di corte, scandali e amanti. 
Al di fuori di questa realtà sospesa, però, il corso degli eventi non rallenta: allo scoppio della Rivoluzione i membri della famiglia reale sono imprigionati e processati. 
La regina sarà ghigliottinata nell'ottobre del 1793, nove mesi dopo l'esecuzione del marito.







il mio pensiero

Leggere una biografia su Maria Antonietta di Francia  è stato come fare un viaggio nel passato, che mi ha permesso di entrare nell'affascinante mondo di Versailles e, in generale, nel mondo nel quale la vita di questa donna è collocata.
Pensare a Maria Antonietta è pensare alla Rivoluzione Francese e alle sue conseguenze, tanto a quelle "drammatiche"", quanto alle conquiste e agli ideali di libertà, che hanno attraversato quel periodo e il popolo francese.
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E' davvero giovanissima, Antonia, quando sua madre, la solenne e razionale imperatrice d'Austria, Maria Teresa, decide di negoziare con la Francia e di dare in sposa, al Delfino Luigi Augusto, la propria figliola, ai fini di garantirsi una solida e duratura pace con una delle potenze più forti d'Europa.
Ma, si sa, l'ingenua e spaesata austriaca era troppo giovane per essere capace di sobbarcarsi di un peso tanto grande quale quello di regnare sul sempre difficile popolo francese; se a questo si accostano altre "problematiche", è facile capire come diversi possano essere stati i fattori che hanno reso quanto meno difficoltoso regnare, insieme al Re, sulla Francia...: un marito altrettanto giovane ma soprattutto inadeguato al proprio compito, per insicurezza caratteriale fondamentalmente; una cerchia di "amici" di cui la bella Regina si è circondata nel corso del tempo e che hanno contribuito a creare di lei un'immagine di donna frivola, presa esclusivamente da giochi, balli, feste, divertimenti, intromissione nella vita politica come fosse un gioco....; senza considerare tutta una serie di pregiudizi verso l'austrachienne, che in fondo non verrà mai ben vista dai francesi (a prescindere dal ceto sociale) ma anzi sarà sempre additata come un'austriaca su suolo francese, una straniera, chissà forse una "spia", vòlta a favorire la propria patria d'origine, a costo di tradire la Francia (del resto, l'accusa di alto tradimento - fondata o meno che sia - è stata quella che ha decretato la sua morte, nell'ambito dello pseudo-processo cui fu sottoposta).

E Maria Antonietta, con determinate sue scelte, non farà in modo da volgere le sorti a proprio favore, anzi spesso e volentieri farà scelte discutibili (non sempre e non tutte coscientemente), che la metteranno in cattiva luce e faranno emergere il lato più superficiale di lei, che si farà completamente trascinare dagli intrighi di corte, a volte quale "protagonista attiva", altre volte quale vittima; infatti, c'è da dire che molte saranno le calunnie che i giornali satirici nazionali non esiteranno a mettere in giro sulla sua persona inventando di sana pianta dicerie e malignità (ad es., molti amanti le verranno attribuiti, tanto donne quanto uomini...) o mettendo alla berlina comportamenti veri e reali (tipo, il suo far feste di continuo, dedicarsi all'arricchimento del proprio guardaroba spendendo troppo e impoverendo le casse dello stato...., la relazione con Fersen...).

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Insomma, il regno di Luigi XVI e Maria Antonietta - inizialmente scherniti in quanto per alcuni anni senza eredi, avendo lui serie difficoltà ad unirsi fisicamente alla pur deliziosa sposina - sarà attraversato da non poche difficoltà sin da subito, e negli anni le cose non faranno che peggiorare; ciò non significa che il popolo francese non proverà ad amare i due giovani e smarriti regnanti, ma quest'amore durerà poco, in effetti, soprattutto a causa di un modo di vivere della corte reale, dal sovrano ai nobili ad essi vicini: troppo sfarzo, troppo "scialacquo" di soldi da una parte e troppa fame dall'altra!
Una tale sostanziale differenza non poteva non sfociare in qualcosa di ... "grosso", che ponesse fine alla tirannia dei Borboni, che pensavano solo a rimpinguare le proprie pance e le proprie tasche infischiandosene dei bisogni urgenti di un popolo che moriva di fame.

Leggendo le pagine della Lever, piacevoli e scorrevoli come un romanzo, emerge una Maria Antonietta tutt'altro che cattiva e spietata, quanto piuttosto ingenua e spaesata al'inizio, frivola, avventata e sciocchina nel pieno del regno di Luigi XVI, per arrivare ad una Regina adulta, più serena e meno euforica (grazie alla maternità, ma forse anche al grande amore, Axel di Fersen) ma sempre troppo lontana dal pensare al proprio ruolo "dal punto di vista della Francia" e molto presa, al contrario, dal vivere questo ruolo semplicemente come privilegiata, come una donna al di sopra di tutti che aveva il diritto di vivere nell'agiatezza e nelle comodità anche in un momento storico in cui avrebbe dovuto stare accanto al proprio marito per soccorrere il proprio popolo, piuttosto che inasprirlo.

Nonostante sulla bella e fashion Regina francese se ne siano dette tante - dalle critiche più aspre a quelle volte a vederla come martire da riabilitare -, apprendere o rivedere tante informazioni su di lei è sempre interessante, per quell'alone di curiosità e fascino che la sua figura e la sua vita emanano; non solo, ma a renderla interessante sono, ai miei occhi, soprattutto gli ultimi tempi della sua vita, in cui siamo di fronte ad una Maria Antonietta fragile, dai nervi tesi (a motivo dei tumulti e delle rivolte popolari), una mamma cui stanno a cuore i propri figli, che piange per la morte di due di essi, che lesina affettuosità materne alla maggiore (Maria Teresa, nota col nomignolo di "Madame Royale") per riversarne abbondanti sul figlio maschio, l'erede al trono.
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Intenerisce e commuove l'immagine della Regina ormai sola con i suoi carcerieri, lontana dall'austera bellezza e dallo splendore di Versailles, e che soffre la solitudine e le privazioni (e non solo materiali) nella prigione della Concergerie, in attesa di salire sul patibolo; una donna e una mamma che ha dovuto tirar fuori tutta la dignità e la fierezza di cui è sempre stata portatrice per difendersi da alcune accuse davvero infamanti che, se anche non sono servite di certo a salvarla da una sentenza già decisa a priori dal tribunale rivoluzionario,  pure ne hanno riabilitato, in un certo senso, l'immagine di donna dissipatrice e senza freno, per restituirci quella di una moglie e di una madre come lo erano tantissime altre del suo tempo, affezionata alla propria famiglia.

Amo le biografie sulle famiglie reali e questa di Maria Antonietta mi è piaciuta molto perchè dettagliata ma mai pesante...!
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