venerdì 23 novembre 2018

Recensione: IMPERFETTI di Cecy Robson



Evelyn e Mateo appartengono a due mondi decisamente diversi: lei è una bianca cresciuta in una famiglia benestante; lui è un bel giovanotto latino con precedenti penali...
Ma la vita con entrambi è stata davvero poco generosa e i loro cuori nascondono ferite profonde.
Sapranno guarire l'una le sofferenze dell'altro?



IMPERFETTI
di Cecy Robson




Quixote Translations
TRAD. Claire Albion
COVER ARTIST: Rocchia Design
SERIE: Shattered Past #1
GENERE: Sport Romance
FORMATO: E-book (Mobi, Epub, Pdf) e cartaceo
PAGINE: 369
PREZZO: 3,99 € (e-book) 
Evelyn Preston è una bella ragazza di vent'anni ma già la vita le ha insegnato ad essere forte, a rimboccarsi le maniche e a non contare su nessuno, perchè di nessuno ti puoi fidare.
Neanche di chi diceva di amarti e con cui avevi sognato, negli anni dell'adolescenza e oltre, di metter su famiglia.
C'è stato un tempo - che non è poi così lontano ma ad Evie sembra risalire ad un'altra vita, o meglio, alla vita di qualcun altro - in cui il suo futuro era sembrato perfetto: nata e cresciuta in una ricca famiglia, diventata orfana troppo presto, a prendersi cura di lei c'è sempre stato suo padre; a lui poi si è aggiunto Donovan, il ragazzo ideale: bello, sportivo, figlio di papà, sexy, ammirato da tutte.
Finchè un brutto giorno il mondo dorato di Evie non è crollato: il suo ricco padre è stato coinvolto in uno scandalo finanziario e poi... si è tolto la vita.
Donovan la lascia, non potendo e volendo continuare ad essere il fidanzato di una ragazza che lui definisce, con meschinità e disprezzo, "merce difettosa"; la famiglia di lui e, soprattutto, di lei, le voltano le spalle e le uniche persone a offrirle aiuto incondizionato sono l'ex-domestica dei Preston e la nipote, Lourdes.
Rimasta sola, nel tentativo disperato di pagare la retta del college e le bollette, ad Evelyn non resta che arrangiarsi come meglio può, così trova lavoro come cameriera all’Excess, un nightclub super esclusivo di proprietà di in certo Sam, dove un tempo lei stessa aveva fatto parte della clientela di studenti privilegiati delle scuole private.

All'interno dello staff, Evie è nota per essere considerata da tutti un po' snob e riservata fino a sembrare antipatica e scontrosa; nessuno immagina che questo suo atteggiamento distaccato sia soltanto un modo per difendersi da brutte esperienze e cercare di tener lontane persone negative che potrebbero deluderla e farle del male.

A dispetto di tutto però, qualcosa l’attira verso il seducente e imponente buttafuori, Mateo Tres Santos, lottatore clandestino di origine latina.

Mateo è un ex-militare, finito in prigione per aver aggredito un uomo; di lui Evie ha un po' paura, benchè fisicamente non possa che apprezzarne le "doti" e la bellezza.
Ma non è solo il suo corpo statuario e il suo viso stupendo ad affascinarla: un episodio spiacevole, in particolare, le fa capire che il ragazzo ha nei suoi confronti un senso di protezione che la lusinga e la rassicura.
Infatti, è lui a soccorrere Evelyn durante un attacco di panico nel club, e quando Mateo viene ferito per averle fatto da scudo in una rissa, lei ricambia il favore correndo in suo aiuto.

Entrambi si sentono irresistibilmente attratti ma qualcosa li frena; Evelyn ha paura ad affezionarsi ad un altro uomo e la sola idea di dover scendere in intimità con qualcuno, la paralizza, risvegliando in lei sensazioni e immagini nella mente terribili, di sofferenza. Come mai?
Vero è che Donovan, per quanto non le abbia mai fatto fisicamente del male, non è mai stato un fidanzato sensibile, tenero, non ha mai tenuto conto delle esigenze della sua ragazza, neanche nei momenti intimi...
Mateo sembra così forte, sicuro di sè, macho, le donne se lo mangiano con gli occhi...: potrebbe mai piacergli, lei che è sempre così schiva, noiosa, dedita solo allo studio e al lavoro nei week-end nel locale di Sam?

Dal canto suo, Mateo non ha meno insicurezze di Evie ed è convinto di non essere alla sua altezza; del resto, sa di destare pregiudizi per via dell'esperienza in carcere; inoltre, è consapevole di avere delle vicende burrascose in famiglia e mai si sognerebbe di coinvolgere una brava ragazza come la bella cameriera dai riccioli biondi nella propria vita incasinata.

Ma la loro attrazione aumenta e Mateo è sempre più dolce e protettivo vero la sua piccola Evie, le dimostra che desidera proteggerla, si preoccupa della sua incolumità, le parla con una dolcezza che lei non credeva gli appartenesse.
Il giovane si ripromette di scoprire quali incubi infestino il passato di Evelyn, anche se ciò significa affrontare i propri demoni per salvarla.

Evelyn, infatti, deve fare i conti con ricordi nebulosi e angoscianti che le si stanno affacciando nella mente direttamente dal suo inconscio... e ai quali lei non sa dare nome, volto..., perchè la sua mente sta cercando di proteggerla da verità molto difficili da accettare.
E poi c'è un'altra questione da affrontare: il suo ex, Donovan, si rifà vivo, con la faccia di bronzo che lo distingue da sempre.

Evie e Mateo incominciano a frequentarsi e scoprono di star bene insieme.
La dolcezza di lui riuscirà ad abbattere le barriere e le paure di lei? Evie e Mateo si lasceranno travolgere dalla passione e non permettere alle loro insicurezze di impedirgli di vivere una storia d'amore che potrebbe rivelarsi la cosa più bella loro vita?

Evie e Mateo sono due anime fragili, che sembrano forti (Mateo sicuramente lo è, quanto meno fisicamente) ma sanno di avere troppo scheletri nell'armadio e questo li convince di non essere degni di ricevere l'amore di cui hanno terribilmente bisogno.

Soprattutto Mateo sente che non sia giusto lasciar entrare Evie - che ha già i suoi problemi - nella propria esistenza fatta di litigi pesanti, di violenza domestica, di storie di alcol e percosse...
Ma avere avuto una famiglia disastrata alle spalle vuol forse dire che a entrambi sia preclusa la felicità?

"Imperfetti" è un romance contemporaneo ambientato a Philadelphia, tra night club e appartamenti modesti, in cui si svolgono i turbolenti eventi che coinvolgono i due protagonisti.

Evelyn e Mateo sono personaggi complessi e molto ben delineati, ne conosciamo i lati oscuri e i punti di forza, l'autrice ci porta a provare empatia per loro, per quelle ferite che ne hanno segnato il cuore, ma dà loro l'opportunità di non abbattersi, di andare oltre il dolore e le meschinità subite.

Scorrevole, dall'ambientazione accattivante, "Imperfetti" è una storia d'amore passionale (le scene d'amore descritte non sono mai volgari, benchè molto focose) e romantica insieme, arricchita da vissuti personali difficili, contesti famigliari complessi.

Consigliato alle lettrici alla ricerca di tante belle emozioni!!

Voto 4.5/5

giovedì 22 novembre 2018

Recensione: OGNI RICORDO UN FIORE di Luigi Lo Cascio



In viaggio con il protagonista e narratore, Paride Bruno, aspirante scrittore affetto da una strana "sindrome" che gli impedisce di portare a termine alcunché, il lettore viene letteralmente travolto da un fiume di parole che spiazzano, forse a volte confondono, ma sicuramente affascinano perché l'incompiuto e l'imperfetto trovano spazio e senso nella penna elegante e intensa di Luigi Lo Cascio.



OGNI RICORDO UN FIORE
di Luigi Lo Cascio



Ed. Feltrinelli
334 pp
18 euro
"La vita è lo scavo all’aperto di un nostro pensiero. E mentre racconta una storia, seppure a frammenti, accerchia e costringe la morte al di fuori del mondo. Forse che queste pagine d’incipit sparsi sono in fondo il mio vero paesaggio? Lo specchio scomposto in cui la vita disunita si rifrange?"

E' un libro particolare, questo di Lo Cascio, attore e regista di talento, che tra queste pagine ci stupisce e ci incanta con la sua raffinatezza, la ricercatezza nell'uso di frasi, metafore e giochi di parole frutto di grande sensibilità e accuratezza, di una personalità brillante e colta, di un artista originale, geniale.

Solitamente questo genere di considerazioni le scrivo sempre a fine recensione, ma ammetto i miei limiti e vi dirò: non so se riesco a recensire questo libro come vorrei...

Di solito inizio sempre collocando la storia, i personaggi...., quindi passo alla trama e da lì analizzo i fatti salienti, gli intrecci, gli eventuali colpi di scena, cosa mi ha colpito di Tizio o Caio..., tutto sempre avendo in mente un filo conduttore, una logicità e una linearità necessarie per risultare chiara a chi mi legge e lasciar comprendere il mio parere in merito all'opera letta.
Ma evidentemente Lo Cascio e il suo Paride mi hanno "attaccato" l'incompiutezza cronica multifattoriale (ICM) per cui se iniziassi a blaterare qualcosa su di loro pretendendo di mantenermi razionale ed ordinata, non so quanto sarei efficace e forse finirei per bloccarmi e perdermi nei meandri dei miei stessi confusi pensieri.

Però ormai ho incominciato e qualcosa ve la devo dire, no? ^_-

Anzitutto, sappiate che per leggere queste pagine è necessario che stiate tranquilli e concentrati perchè è facile perdere la bussola e smarrirsi nel torrente di parole che vi passeranno sotto gli occhi; dopotutto, se deciderete di imbarcarvi in questa lettura, ricordatevi che sarete su un treno e, si sa, quando si viaggia non è che si possa fare chissà cosa o andar dove si vuole: ci si può solo accontentare di alzarsi ogni tanto dal proprio posto, fare un giro in corridoio (quando si può), provare ad iniziare una conversazione con qualche viaggiatore chiacchierone..., ma soprattutto, si ha tanto, tanto tempo per pensare. O per scrivere. O per leggere, fate voi.

Paride Bruno è colui che ci accompagna in questo viaggio su un Intercity non ad alta velocità, da Palermo a Roma, in cui egli cerca di "fare la pace" con se stesso, o meglio con un suo "difetto" che lo tormenta e lo innervosisce: tutte le volte che dà inizio a qualcosa, non riesce mai a portarla a termine perchè c'è sempre qualcos'altro che lo distrae... Il punto è che lui vuol fare lo scrittore e questa sua bislacca patologia fa sì che si ritrovi nella testa e tra le mani incipit su incipit, ne ha collezionati più di 200, scritti su fogli svolazzanti, tutti conservati gelosamente e riletti in questo percorso con la speranza di mettere ordine tra quello "svolazzo di pagine sparse" (e quindi in se stesso?) e di capire se sia possibile risolvere il problema dell'incompiutezza cronica, riuscendo finalmente a scrivere un romanzo come si deve, dall'inizio alla fine.

Tra un incipit e l'altro ci viene narrata la storia del viaggio, e così  ci sono i momenti in cui assistiamo insieme a Paride al treno che si ferma di stazione in stazione, al saliscendi dei passeggeri, alle chiacchierate, le litigate: buffi sono i bisticci con una coppia siciliana pronta a far baruffa  per un nonnulla; c'è poi la ragazza spaventata e sola che cerca compagnia o il ragazzino prodigio che ama leggere, ha una cultura ed un acume assolutamente fuori dal comune, e i suoi quesiti esistenziali sgomentano anche un tipo cervellotico come Paride, che pure butta giù parole su parole che sanno come essere contorte e complicate da seguire e comprendere.

Essere sul treno "costringe" l'uomo a fermarsi, a godersi ogni attimo in cui, dice Paride

"mi sarei soprattutto intromesso, contestualmente, sfacciatamente, nelle storie e nei destini di altri passeggeri – capita sempre d’imbattersi in qualcuno di davvero interessante nei treni più lenti – e in ogni caso poi, se il viaggio di per sé non fosse andato troppo bene – quanto a sorprese e ad avventure da annotare – allora pazienza, avrei comunque fatto finta e simulato ogni cosa, avrei magari sognato, immaginato, elucubrato,tanto il sud è inesauribile non solo d’incontri, ma ancor di più di spasmi onirici, miraggi, visioni, miracoli fantasticati, chimere, convulsioni..."

Dopotutto, cosa c'è di meglio per uno scrittore che osservare con attenzione i bizzarri soggetti che gli gravitano attorno, rubarne espressioni e gesti, parole, stranezze... e farne magari del materiale per la propria scrittura?

Ma siamo sempre al punto di partenza: di tentativi di iniziare un romanzo - il romanzo? - ne ha fatti a bizzeffe, ma ogni volta che sentiva di aver buttato giù un inizio buono e convincente, ecco che la vena narrativa gli si bloccava al primo punto fermo.

E allora, se il problema è questo, tanto vale rimandare questo benedetto punto, e allungare così la frase iniziale, riempirla di tanta roba, di tutto (o quasi tutto...) quello che vorrebbe poter mettere in un vero romanzo, così che noi lettori di Paride ci troviamo sommersi tanto da inizi composti da frasi brevi, lapidarie, ad effetto, quanto da altri davvero molto lunghi, verbosi, confusi, che inevitabilmente (e volutamente?) ci disorientano, facendoci dimenticare il soggetto e il filo che unisce pensieri, associazioni, dubbi e riflessioni.

Di cosa trattino queste centinaia di incipit lasciati incompiuti non è semplice dirlo; nel senso che essendo appunto delle "battute iniziali", in esse c'è il germe di qualcosa che non conosceremo mai a fondo, però alcuni temi emergono più frequentemente: il rapporto padre/figlio, la famiglia in generale, la nascita, la vita e la morte, l'amore, il dolore, il mare...

Ci sono incipit costituiti, come dicevo, anche da una frase sola, breve, e che hanno una forza struggente, evocativa, che tocca il lettore:

"Le nostre lacrime non sono pronte: è ancora troppo giovane il dolore; ma la certezza che lo scempio arriverà costringe gli occhi, in quest’ultima notte, a stare all’erta sul ciglio del pianto."


Altri mi hanno sorpresa per l'estro e l'ingegnosità:

"Quell’amo dell’ago di cromo, che punge in mezzo al corpo, tra quarantene non osservate nei giorni, lutto a mostri e a storpi, a seconda del mordere e molestare di quelli, va quasi a squarcio, tra un ospedale a destra e un ampio obitorio a sinistra; e in fronte, se il livido raggiunge le derive, l’arca prende l’ancora più estensibile al malocchio in questa biforcazione e impregna d’unto dove l’ago stressa, e l’asta carolingia si trasforma in ago longobardo d’anima privo, chiusa parentesi di un uovo, ragli all’ansia di sciogliersi di stenti e di rimorsi in cuori gonfi, in fiori quadri di ripicche e scambi ai compromessi estrosi del mistero d’ali e scandagli al buio palissandro dei calzoni".


Ma proprio questi tanti "cominciamenti" non sono forse tante piccole e sfaccettate schegge che ci svelano il protagonista stesso, con le sue ossessioni, le sue paure, i suoi desideri?


"A un certo punto sono inciampato sulla vita che nel frattempo mi era a sua volta caduta di senso. In me invece insiste un trambusto, un fracasso, un subbuglio di voglie, come un campo ormai invaso, travolto, soffocato da mille presenze, affollato e purtroppo mai solo. Chi scrive, seppure divaga, disegna in fondo sempre autoritratti. E questo è un alter ego all’incontrario."

Mi fermo..., credo che se continuassi finirei per infilarmi in un ingorgo, in un "impasto di parole" - come dice Paride - dal quale poi non saprei più uscire.
Ma poi..., chi l'ha detto che bisogna uscirne per forza? Chi l'ha detto che per ogni inizio ci dev'essere una fine? Finchè in noi scorre la vita, una vera fine non c'è mai. E chissà, forse neanche dopo.

Il significato del titolo di questo libro diviene chiaro verso la fine, e spero che ci arriviate come ci sono arrivata io, perchè secondo me quest'opera narrativa di Lo Cascio merita.
Se siete alla ricerca di una storia ben definita, con intrecci e sorprese, con personaggi delineati in modo chiaro, con dialoghi vivaci, con ambientazioni particolari ecc..., allora per adesso non leggetelo.
Non farò la splendida omettendovi che ci sono stati un paio di momenti in cui stavo per abbandonare la lettura perchè mi pareva di annegare nel mare di confusione di Paride Bruno, ma la fascinazione, prodotta dal sapiente uso della parola da parte dell'autore, esercitata su di me ha avuto la meglio, e ho proseguito fino alla fine, e ho fatto bene perchè ho potuto apprezzare la validità di questo attore, che stimo moltissimo artisticamente, anche come narratore, e mentre leggevo mi sono immaginata che lui fosse davanti a me e recitasse, con l'intensità e la bravura e la sensibilità che gli appartengono, le proprie parole dando corpo e vibrazioni ai pensieri di Paride.

Consigliato a... chi non ha fretta, a chi è pronto a libri non certo leggeri e semplici, ma che nel loro apparire complicati riflettono qualche frammento di ciascuno, perchè in ognuno di noi ci sono incertezze, azioni incompiute, pensieri lasciati a metà, emozioni inespresse, cassetti mai aperti.., e chissà, anche romanzi iniziati e mai portati a termine.
Quanto di Paride ho ritrovato in me...!



"Quell’uomo d’Appennino considerato matto – forse perché poeta in ogni verso della vita –, una volta si trovò a scoprire il mare, se lo racchiuse tutto dentro il petto e lo fece diventare il suo cuore."

"La vita è sempre più giovane e perciò più forte del dolore perché è il dolore che l’ha messa al mondo".



mercoledì 21 novembre 2018

LeggendOrientale - novità e anteprime (letteratura giapponese-cinese)



Cari amici lettori, se i vostri gusti letterari si orientano in particolare verso la narrativa orientale, ecco qualche titolo in uscita che spero possa fare al caso vostro.
Buona "spulciata"!



UNO SETTE
di Hideo Yokoyama



Ed. Mondadori
380 pp
20 euro
USCITA
20 NOVEMBRE 2018
1985. Kuzumasa Yuki, esperto reporter presso il "Kita Kanto Shinbun", affronta quotidianamente le complesse dinamiche della sua redazione, tra ambizioni e lotte di potere. 
Ma quando la notizia di un disastro aereo senza precedenti raggiunge il giornale, i colleghi rimangono sconvolti da quell'immane tragedia e finalmente fanno gioco di squadra per tentare di realizzare lo scoop della vita. 
Diciassette anni dopo, l'adrenalina e le emozioni provate durante la settimana che cambiò per sempre la sua vita sono ancora vivissime nella memoria di Yuki, che ripensa anche a una promessa fatta in quel giorno fatidico e che ora ha deciso di rispettare. 
Ma ciò che ancora non sa è che mantenere la parola data lo costringerà a fare i conti con il proprio passato e ad affrontare la più grande delle sue paure. 

Hideo Yokoyama torna con un romanzo ai confini del thriller, mostrando il dietro le quinte di una redazione giornalistica: i precari equilibri interni, le rivalità, la rigorosa etica del lavoro giapponese. 
Dopo aver lavorato per anni come giornalista d'inchiesta, Yokoyama sceglie di raccontarci con la sua voce il lato più oscuro del "quarto potere", un mondo dove la moralità viene spesso sacrificata in nome dell'interesse personale, offrendoci al contempo uno spietato ritratto del Giappone, con le sue profonde contraddizioni e le sue rigide strutture sociali.

L'autore.
Hideo Yokoyama è nato nel 1957. Ha lavorato per dodici anni come giornalista d'inchiesta a Tokyo, prima di diventare uno dei più noti scrittori giapponesi. La sua rigorosa etica del lavoro ha fortemente condizionato i comportamenti ossessivi dei personaggi nei suoi romanzi. Nel gennaio del 2003 è stato ricoverato per un attacco cardiaco in seguito a una sessione di lavoro durata settantadue ore.

L'EMPORIO DEI PICCOLI MIRACOLI
di Keigo Higashino




Ed. Sperling&Kupfer
340 pp
18.50 euro
USCITA
20 NOVEMBRE 2018
Dopo aver compiuto una rapina, tre ragazzi si nascondono in un emporio abbandonato. 
Nel cuore della notte, ricevono una lettera. 
E’ una richiesta di aiuto, indirizzata all’anziano proprietario dell’emporio, ormai defunto, che era solito dispensare massime di saggezza ai suoi clienti. 
I tre decidono di fare le sue veci e depositano una risposta scritta fuori dalla porta. 
Di lì a poco arriva la replica, e la corrispondenza continua, fitta, coinvolgendo anche altri mittenti – ognuno con un problema, ognuno bisognoso di conforto e di consigli, tutti accomunati da una bizzarra peculiarità: vivono nel 1980. 
I tre ragazzi, che sono trent’anni anni più avanti nel tempo, capiranno allora di poter sfruttare quel vantaggio per cambiare il passato, scegliendo il migliore destino possibile per quei perfetti sconosciuti.

L'autore.
Keigo Higashino è uno scrittore e saggista giapponese. È noto soprattutto per i suoi romanzi gialli e i libri di stampo thriller-poliziesco.



LA GRANDE TRAVERSATA
di Miura Shion



Ed. Einaudi
336 pp
USCITA
27 NOVEMBRE 2018
Araki Kohei ha lavorato alla redazione dei dizionari per trentasette anni e nutre ancora grande rispetto per il mistero delle parole. Ora, però, è arrivato il momento di ritirarsi e cercare un successore. 
Giovane, trasandato, con la testa sempre tra le nuvole, Mitsuya Majime pare il candidato giusto: un ragazzo la cui timidezza è ampiamente compensata dalla caparbietà e la totale devozione alla lingua giapponese. 
Il lavoro che attende Mitsuya è assai ambizioso: portare a conclusione il miglior dizionario giapponese mai realizzato. Come una grande nave, capace di attraversare l’oceano delle parole. 
Nel corso dell’opera, Mitsuya scoprirà il valore dell’amicizia, l’amore e il proprio indomabile talento.

L'autore.
Miura Shion è uno scrittore giapponese, vincitore di diversi premi letterari; i suoi libri, tradotti in molte lingue, sono stati spesso adattati per il cinema e la tv.




L'ultimo libro che vi presento è di un autore cinese ^_-


LA STORIA DI QIU JU
di Chen Yuanbin


Ed. Atmosphere Libri
140 pp
USCITA
16 GENNAIO 2019

E' la storia di Qiu Ju, una donna alla ricerca della giustizia.
Nel corso degli anni Chen Yuanbin, nato in Cina nel 1955, riceve numerosi riconoscimenti da parte della critica, ma è nel 1992 che il suo nome viene conosciuto anche a livello internazionale, allorché il suo Wanjia susong (La famiglia Wan va in tribunale) vince il premio come miglior romanzo dell’anno. L’opera, infatti, attira l’attenzione del regista Zhang Yimou, che la adatterà per il grande schermo scrivendone la sceneggiatura con l’aiuto dello scrittore Liu Heng e la presenterà alla 49a Mostra del Cinema di Venezia con il titolo La storia di Qiu Ju – protagonista l’allora celeberrima Gong Li – vincendo il Leone d’Oro.

Qiu Ju, moglie di un contadino che ha ricevuto un calcio nei testicoli dal capo villaggio, è decisa a tutti i costi a ottenere giustizia: nonostante sia incinta sopporta ripetuti viaggi anche fino a Pechino e affronta i labirinti della burocrazia per correggere una sentenza (sostanzialmente assolutoria) che non ritiene equa.  La donna prende coscienza della propria forza e trascina in tribunale il potente e arrogante di turno, appellandosi al rispetto dell'individuo che non si piega alla volontà del potere. L'autore non risparmia una feroce critica all'apparato dello Stato che non tiene conto del singolo individuo ma con cui alla fine è costretto ad un serrato confronto.



martedì 20 novembre 2018

Libri consigliati da un'amica



Cari lettori, avete amici o parenti o colleghi che amano consigliarvi libri da loro letti e apprezzati e che accolgono con entusiasmo i vostri consigli?

Io non molti, ma con le poche amiche o parenti lettrici che ho, gli scambi di opinioni e di copie non mancano.

Ecco due romanzi suggeritimi da una carissima amica, attenta lettrice.

Ad essere precisi, il primo mi ero ripromessa di leggerlo da quando andai alla interessante presentazione del romanzo da parte dell'autore, ma finora avevo sempre rimandato. La mia amica l'ha letto e adesso me l'ha prestato.



LO STUPORE DELLA NOTTE
di Piergiorgio Pulixi



Ed. Rizzoli
360 pp
18 €
2018
Se la incontri non la dimentichi, perché il commissario Rosa Lopez è pronta a sacrificare un ostaggio per riportare la situazione in parità.
La ricordano ancora in Calabria, dove si è fatta le ossa nella guerra alle cosche.
Non la dimenticano oggi, a Milano. Lettere minatorie e proiettili nella cassetta della posta sono il premio per una carriera che l'ha condotta ai vertici dell'Antiterrorismo.
Ma dietro la scorza da superpoliziotta, Rosa cova il tormento: il suo compagno è in coma, vittima di un attentato.
E non c'è solo il senso di colpa, ci sono anche le frequentazioni con quelli del Lovers Hotel, il luogo che non esiste, in cui niente è proibito e quando qualcuno deve cantare si attacca la musica della tortura.
La sbirra, però, non può cedere alla donna. Una minaccia gravissima incombe sulla città: la più perfida delle menti criminali ha ordito un piano di morte.
Lo chiamano il Maestro e insegna l'arte della guerra. Per fermarlo, la Lopez scivolerà in una spirale di ricatti, tradimenti e vendette.


LACCI
di Domenico Starnone


Ed. Einaudi
134 pp
12 €
«Se tu te ne sei scordato, egregio signore, te lo ricordo io: sono tua moglie».

Si apre cosí la lettera che Vanda scrive al marito che se n’è andato di casa, lasciandola in preda a una tempesta di rabbia impotente e domande che non trovano risposta.
Si sono sposati giovani all’inizio degli anni Sessanta, per desiderio di indipendenza, ma poi attorno a loro il mondo è cambiato, e ritrovarsi a trent’anni con una famiglia a carico è diventato un segno di arretratezza piú che di autonomia.
Perciò adesso lui se ne sta a Roma, innamorato della grazia lieve di una sconosciuta con cui i giorni sono sempre gioiosi, e lei a Napoli con i fi gli, a misurare l’estensione del silenzio e il crescere dell’estraneità. Che cosa siamo disposti a sacrificare, pur di non sentirci in trappola? E che cosa perdiamo, quando scegliamo di tornare sui nostri passi?
Perché niente è piú radicale dell’abbandono, ma niente è piú tenace di quei lacci invisibili che legano le persone le une alle altre.
E a volte basta un gesto minimo per far riaffiorare quello che abbiamo provato a mettere da parte.


LI CONOSCETE?
LI AVETE LETTI?






lunedì 19 novembre 2018

Frammenti di... IL LIBRAIO DI SELINUNTE




Frammenti tratti da IL LIBRAIO DI SELINUNTE di Roberto Vecchioni.


"Le parole come cose. Le parole sono cose: noi ne abbiamo deturpato il senso nel tempo o illanguidito la forza, le abbiamo lentamente ridotte ad altro da sé. O noi piuttosto siamo passati oltre e le osserviamo immobili come delle stelle inutili piantate nel cielo. Che bisogno abbiamo mai oggi delle stelle, se ci basta un neon per vedere ciò che dobbiamo vedere?"


"Individuai allora due silenzi. Quello totale, inguaribile, della solitudine senza rimedio: e capii che questo silenzio lo riempiamo in modo ridicolo di cose che non hanno parole alle spalle; e l'altro, che le parole non abbandonano mai e te lo concedono per amarle ancora di più. Si parla per sentirsi vivi: è come se la morte, la fine, avessero paura, si tenessero lontane quando un uomo racconta ed emoziona."

Viaggiare leggendo.... Il miniaturista



Chi ha letto il romanzo di Jessie Burton, IL MINIATURISTA, o si è imbattuto nella mia recensione, ha appreso che la storia narrata è ambientata ad Amsterdam.

Ecco alcuni dei luoghi menzionati nel libro; le vicende si svolgono tutte ad Amsterdam, ma nel corso della narrazione è menzionata anche la città natia della giovane protagonista, Petronella Oortman.

Assendelft è una città olandese facente parte della provincia dell'Olanda Settentrionale e situata nella regione della Zaan. Fa parte del comune di Zaanstad e si trova circa 13 km a nord-est di Haarlem. 


TRVL


Chiesa di St. Odulphuskerk in Assendelft. (Foto: Dirk Jongejans)


Per quanto riguarda la casa dei Brandt, essa è situata presso il canale Herengracht, il secondo dei quattro canali di Amsterdam.


 Herengracht 1671-1672, olio su pannello


Piazza Dam, Amsterdam 1653-1698. olio su pannello .




Archivio Fotografico - Notte vista sulla città di Amsterdam canale Herengracht,




Una delle strade più famose e citate dall'Autrice è Kalverstraat, nota ancora oggi perchè funge da richiamo agli amanti dello shopping; anche nel 1686 era uno dei posti che ospitavano mercati e botteghe, ed è infatti lì che si reca Nella, in compagnia di Cornelia, per mettersi in contatto con il miniaturista.



Amsterdam Sights
kalverstraat

Il romanzo si apre al'interno della Chiesa Vecchia (in cui Nella rientrerà anche durante il corso degli avvenimenti).
La Chiesa Vecchia, in olandese "Oude Kerk", è la chiesa più antica e prima parrocchiale di Amsterdam, risalente al 1250; si trova sulla Oudekerksplein, nel cuore del celebre De Wallen, il quartiere a luci rosse, e forse è proprio per questo motivo che l'iscrizione all'ingresso della Camera Nuziale recita così: "Sposatevi in fretta, avrete tempo per pentirvene".


chiesa vecchia
flickr.com


chiesa vecchia - interno
fonte



domenica 18 novembre 2018

Recensione: TUTTI I FIGLI DI DIO DANZANO di Haruki Murakami



Sei personaggi diversi l'uno dall'altro ma che hanno in comune un mal di vivere, un disagio esistenziale frutto di qualcosa che proviene dal di dentro ed è acuito da esperienze di vita.
Sei persone, uomini e donne, alla ricerca di se stessi, di un senso da dare alle proprie esistenze; senso che spesso lo si trova in cose semplici, in incontri straordinariamente comuni che riescono, inaspettatamente, a guarire una ferita, a offrire una via d'uscita al proprio dolore.



TUTTI I FIGLI DI DIO DANZANO
di Haruki Murakami



Ed. Einudi
trad. G. Amitrano
128 pp
10.50 euro
Questo breve libro edito da Einaudi contiene se racconti tra loro non connessi se non per un piccolo ma non irrilevante particolare: in ognuno di essi è menzionato il terribile terremoto che nel 1995 colpì la città di Kobe, causando la morte di migliaia di persone.

In Atterra un Ufo su Kushiro conosciamo Komura, un uomo sposato che, un giorno, di punto in bianco, viene lasciato dalla moglie, che se ne va dicendo addio al marito, accanto al quale non è felice perchè le sembrava di vivere in una bolla d'aria, di annegare in quel nulla che lui le dava.
Komura è un tipo pacato, non dà di matto e quando capisce che davvero la moglie non ha alcuna intenzione di tornare da lui, semplicemente si rassegna e anzi si prende un periodo di ferie dal lavoro. Un collega allora gli chiede un favore: consegnare al posto suo un pacchetto alla sorella, che vive ad Hokkaido.
Perplesso ma apatico e incapace di trovare delle ragioni per non andarvi, Komura accetta.

L'uomo sembra vivere per inerzia, come se si facesse trascinare dalla corrente, senza opporre alcuna resistenza: l'incontro con la sorella del collega, una donna vivace, chiacchierona, un po' impicciona e molto schietta, potrà essere forse l'inizio di un po' di serenità per lui, che da quando è rimasto inesorabilmente solo, ha desiderato andare lontano, ma...

"Per quanto uno possa andare lontano, non può sfuggire da se stesso. E' come un'ombra che ti segue sempre".

In Paesaggio con ferro da stiro, al centro v'è la singolare amicizia della giovane Junko con un uomo più grande, Miyake, un pittore strambo, solitario che ha una grande passione: accendere bellissimi falò in spiaggia. La ragazza è fidanzata ma non sembra nutrire grande stima per l'innamorato, piuttosto ne ha molta per il "pittore che accende fuochi", e questa sua capacità di dar vita ai falò la incanta, e il fuoco diventa per lei un modo per riflettere, per provare quella sensazione di pace che il suo cuore cerca ma invano.
Di solito la giovinezza è associata alla gioia di vivere, all'esuberanza..., invece in Junko avvertiamo una pesantezza morale, una non voglia di vivere da cui prt il quale non possiamo non provare tristezza mista a tenerezza, malinconia.

Nel racconto centrale, che dà il titolo alla raccolta, ci imbattiamo in un personaggio decisamente diverso dai precedenti: Yoshiya è un giovanotto che vive ancora con la propria madre, una donna ancora giovane e piacente che però da anni s'è infilata in una setta non specificata che nel nome di Dio va di casa in casa facendo proseliti e predicando la necessità di trova e seguire la luce del Signore.
Yoshiya è cresciuto con una - tra le tante - domanda fondamentale: di chi sono figlio?
Un giorno si ritrova a seguire uno sconosciuto che, da uno specifico particolare fisico, egli ipotizza possa essere il proprio padre biologico, che non ha mai conosciuto.
Riuscirà a soddisfare questo suo inespresso desiderio di dare un volto alle proprie origini?
O forse, il vagare nella notte per la città, tra posti buii e solitari, è l'esternazione di ben altri pensieri?

In Thailandia una donna, Satsuki, si sta riprendendo da un divorzio che l'ha fatta soffrire non poco e che ha innescato in lei una serie di pensieri negativi che sono come dei macigni che le impediscono di vivere serenamente.
In seguito ad un viaggio in Thailandia, in cui conosce il servizievole, comprensivo e saggio autista Nimit, la donna ha l'opportunità di indagare meglio dentro se stessa, nei propri sentimenti, e di cercare di eliminare dal proprio cuore i pesi che si porta dietro...

In Ranocchio salva Tokyo il signor Katagiri, che lavora in banca, si ritrova in casa propria un ospite inatteso: un enorme ranocchio gigante, ma non ne è spaventato; l'essere è simpatico, allegro e ha qualcosa da chiedere all'uomo: salvare insieme la città di Tokyo; si tratta di una missione davvero importante, razionalmente assurda, come lo è del resto tutto l'incontro e la conversazione tra Katagiri e il dolce Ranocchio..., e il confine tra realtà e fantasia si fa sottile, tanto da confondere il povero impiegato...

Infine c'è Torte al miele, in cui si narra dell'amicizia tra due ragazzi e una ragazza; entrambi i maschietti si innamorano dell'amica, carina, educata, sempre disponibile e altruista, e lei sceglie uno di loro, dando un inevitabile dispiacere all'altro. I loro rapporti, nonostante le differenti scelte di vita, non viene meno col tempo e nel cuore del "non scelto", Junipei, continua ad ardere l'amore per la "sua" Sayoko e a non riuscire a farsi coinvolgere sentimentalmente da nessun'altra donna; l'uomo inolre custodisce il desiderio emergere come scrittori di racconti.
Intanto il marito di Sayoko sembra non apprezzare davvero la sua dolce moglie, col rischio di mandare all'aria il loro matrimonio sotto gli occhi della figlioletta.
Magari è arrivato il momento per Junipei di farsi avanti, di provare a scrivere il suo racconto più bello, di chi ha atteso che finalmente passasse la notte per poter stringere a sè nella luce le persone amate?

Sono sei racconti che si leggono molto velocemente, piacevoli per stile narrativo e per le diverse storie in sè; in ognuno notiamo la presenza di un filo di malinconia, di tristezza, di disagio esistenziale che ciascun protagonista vive per ragioni personali e manifesta in modo altrettanto individuale; ognuno di essi cerca qualcosa di immateriale ma di importante, che ha perduto, la cui assenza non lo fa star bene, rendendolo incompleto, insoddisfatto, infelice, confuso, piatto, grigio, indifferente.
E tutti incontrano qualcuno che, similmente ad un angelo (che sia una persona reale o meno) sceso proprio per loro, li aiuta a trovare la felicità perduta, quel pezzo di sè che s'era smarrito, travolto dai problemi che il vivere quotidiano porta con sè.
Murakami ci ricorda che per rendere in parole il mal di vivere che è dentro di noi e che ci spia, al pari dei mostri appostati nell'oscurità nei nostri incubi di bambini, non servono racconti tragici, non servono personaggi disperati (fatta eccezione per le brevi "immagini" che si riferiscono al terremoto): egli usa una tale delicatezza e leggerezza che le sue parole paiono dei soffi di vento gentile, non per questo privo di forza, ma che anzi hanno il potere di farci fermare e riflettere.
Ammetto di avere da sempre una sorta di... "diffidenza" verso il genere "racconti", avendo io bisogno e voglia di affezionarmi ai personaggi e alle loro vicende ed emozioni e di farlo gradualmente (sarà per questo che di solito ricerco sempre romanzi belli cicciotelli?), ma Murakami è un mago della parola e, come quasi sempre mi è accaduto con la narrativa orientale, sa come affascinarmi, solleticando la mia sensibilità, suggestionandomi con immagini evanescenti, a metà tra il reale e l'irreale, e infondendomi quel velo di malinconia che non è mai fastidiosa carezzevole e delicata. 

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