venerdì 14 dicembre 2018

Recensione: LO STUPORE DELLA NOTTE di Piergiorgio Pulixi



"Lo stupore della notte" è un noir ricco di suspense incentrato sulla (concreta) possibilità di attentati terroristici in Italia, orditi dalla mente diabolicamente astuta di un uomo misterioso, che si contrappone al commissario Rosa Lopez, impegnata proprio nella battaglia contro le frange più fanatiche e pericolose dell'Islam.



LO STUPORE DELLA NOTTE
di Piergiorgio Pulixi



Ed. Rizzoli
394 pp
18 euro
2018
Conosciamo Rosa Lopez quando, nel 2006, in Calabria, in compagnia dei membri della sua squadra di poliziotti, compie atti di sfregio sulla lapide dello 'ndranghetista Vittorio Macrì, da poco morto per aver partecipato come kamikaze ad un attentato a Londra; quella con il clan dei Macrì è una lotta sanguinosa che dura da anni e che ha causato innumerevoli morti e fiumi di sangue; in particolare, i poliziotti si sono recati di notte al cimitero per "vendicare", in un certo senso, la memoria del loro commissario capo, Rocco Chianese, barbaramente ucciso proprio dai Macrì...

La ritroviamo dodici anni dopo a capo dell'Unità Speciale contro il terrorismo islamico della DIGOS di Milano, impegnata quindi a combattere con profonda dedizione - sua e della sua squadra - i fanatici che si ispirano all'integralismo islamico e in nome di Allah organizzano e attuano la loro assurda "guerra santa contro gli infedeli".

Voci di corridoio vogliono che a capo di una certa frangia di aspiranti kamikaze ci sia lui, il Maestro, personaggio quasi leggendario (ma esiste davvero? C'è chi dice che sia una mera invenzione e chi invece crede sia una persona reale) di cui non si sa nulla, che sa nascondersi molto bene ma, allo stesso tempo, sa come tenersi in contatto con i propri seguaci, che lui plasma e plagia a proprio piacere, affinchè facciano quel che vuole lui.

E Rosa è coinvolta nella frenetica ricerca di coloro - e sono soprattutto ragazzi - che si sono lasciati sedurre dalla più perfida delle menti criminali e che per lui sono disposti a farsi esplodere; se finora l'Italia sembrava essere stata esentata dalla possibilità di attentati, adesso un piano di morte incombe come una minaccia più che concreta.

Rosa è davvero brava, si circonda di collaboratori validi e fidatissimi, ma lei non è solo una "superpoliziotta": è prima di tutto una donna.
Il suo lavoro la costringe a rivestirsi di quella corazza dura che negli anni le ha fatto guadagnare il meritato rispetto; la difficile gavetta che ha alle spalle e il modo di lavorare nell'Antiterrorismo - professionale, scrupoloso, altamente preparato - la rendono agli occhi dei colleghi e dei superiori un osso duro, una "con gli attributi" che non ha nulla da invidiare agli uomini che lavorano con lei, anzi.
Rosa è una donna consapevole di non potersi concedere una vita privata, relazioni sociali ricche e appaganti, tempo libero per coltivare hobbies: la sua vita ruota attorno al proprio lavoro, che va portato avanti con lucidità, sangue freddo, intuito, tenendo lontana la sfera emotiva il più possibile.

Eppure anche lei non può fare a meno di avere una sfera privata e tutta sua, di avere dei segreti, dei tormenti interiori, dei sensi di colpa, dei bisogni da soddisfare, in primis quello di regalarsi un po' di calore, perchè nelle sue giornate e nel suo appartamento asettico e freddo c'è soltanto posto per la solitudine.
E il lettore viene messo davanti a tutta questa parte di iceberg che non si vede, che è sott'acqua, e che ci mostra una Rosa che si ostina a tenere attaccato ad una macchina, da più di due anni, il proprio compagno, Giulio, vittima di un attentato dalle ragioni ancora sconosciute; ci mostra una Rosa che, pur di arrivare ai propri scopi professionali, non esita a collaborare con gente in fin dei conti poco raccomandabile, come gli americani del Lovers Hotel, il luogo che c'è ma non esiste ufficialmente e in cui si verificano torture indicibili e operazioni sporche con lo scopo di scovare e fronteggiare la minaccia jihadista nei confronti dell'Occidente; ci mostra ancora una donna che, dietro la scorza d'acciaio che indossa ogni giorno per "andare a lavoro", conserva un corpo e un'anima bisognosi di attenzioni, di calore umano, di baci e carezze, di momenti condivisi con qualcuno che le doni tempo e premure senza chiederle nulla in cambio, momenti in cui Rosa non è più il commissario di polizia ma una donna e basta; quest'uomo con cui Rosa ha una sorta di relazione non impegnativa è un medico di fama mondiale, Alessandro Reale: bello, affascinante, elegante, amante appassionato e focoso... e soprattutto, discreto.
Rosa sa che Alessandro costituisce solo una piacevolissima parentesi nella propria vita: la loro relazione non ha le basi per proseguire verso qualcosa di più stabile, perchè entrambi svolgono professioni che li coinvolgono in toto, vivono in città diverse, lei poi ha un'esistenza infernale, oberata da impegni e doveri importanti a livello di sicurezza nazionale, che le succhiano energie, sentimenti, tempo per sè, il sogno di una famiglia...; e poi, c'è il pensiero di Giulio in stato vegetativo, verso il quale si sente mancante, vivendo la relazione con Alessandro con qualche senso di colpa.

Ma non c'è tempo e spazio per queste paturnie da femminuccia: Rosa Lopez, grazie alla segretissima collaborazione con le spie americane del Lovers Hotel, scopre che il Maestro è tutto fuorché una leggenda; è un personaggio reale, che va reclutando giovani leve - maschi e femmine - disposti a dare la vita per la fede islamica.
E per ottenere questo scopo infame il Maestro sa come fare, cosa dire e quali sono le sue prede ideali:

"Era questo il potere del Maestro: toccare l'anima delle persone, attrarle a sè con un magnetismo che aveva qualcosa di metafisico e che le rendeva argilla tiepida tra le sue mani."

Ma sapere che il Maestro esiste non significa automaticamente scoprirne l'identità e quindi arrestarlo: lui è sfuggente, furbo, incarna il Male, e non sarà facile capire di chi si tratti.

Rosa, dal canto suo, per fermarlo, verrà ingoiata in una spirale di ricatti, vendette, tradimenti, sarà costretta a confrontarsi con il peggio che c'è nell'animo umano, e a fare i conti anche con se stessa, con le proprie fragilità e debolezze che potrebbero condurla a commettere errori di valutazione, a non vedere quelle drammatiche verità, fondamentali e necessarie per non diventare lei stessa vittima di trappole ed inganni.
Nella spasmodica ricerca del Maestro e dei suoi adepti, Rosa arriverà a sentirsi più sola che mai, ad avere la sensazione di affogare nella propria inadeguatezza e di non potersi fidare di nessuno.
E quando i punti nevralgici del capoluogo lombardo iniziano tragicamente a sporcarsi di sangue innocente, il dubbio che ci sia una talpa nella squadra di Rosa avanza con prepotenza e dilania l'anima della nostra sbirra, che mai si sarebbe aspettata di dover dubitare della lealtà dei suoi fidati e scelti collaboratori.

Non solo, ma nella mente dello stesso lettore verranno instillati alcuni dubbi, perchè non sempre è semplice capire chi è la vittima e chi il carnefice, chi sta dalla parte del bene e chi no, in senso assoluto, perché tutti diventano dei possibili sospettati...

"Lo stupore della notte" è un noir che mi ha stregata; confesso che pensavo potesse risultarmi un po' pesante o meno coinvolgente in quanto la trama è legata al terrorismo, e invece..., sono felice che l'Autore mi abbia altamente smentita e piacevolmente stupita.
Tra queste pagine veniamo immersi in una Milano nera e ambigua, tanto grande quanto contraddittoria e variegata: è la Milano chic, la capitale della moda, la città ricca, industriale..., ma anche quella del crimine, dell'eroina che scorre a fiumi, delle gang di latinos, dei sobborghi squallidi e degradati; è una Milano che accoglie nel suo seno svariate etnie, religioni, ceti sociali, ed è inevitabile che al suo interno possa covare disagi, insoddisfazioni, mancanza di integrazione, disuguaglianze, e quindi anche semi di violenza che non aspettano altro che le condizioni ideali per esplodere e spargere paura e terrore.

Amo il genere noir perchè riesce a fotografare il contesto sociale contemporaneo - proprio come fa abilmente e con competenza Pulixi - con le sue complessità, le sue mille facce, le sue ambiguità, i lati oscuri che sono più di quelli illuminati..., e allo stesso tempo scavare nelle profondità dell'animo umano, come accade con la protagonista, determinata, tosta ma assolutamente non priva di zone d'ombra, punti deboli e insicurezze (il che le toglie il mantello da eroina e wonder woman per svelarne la sua imperfetta umanità, che ci permette di empatizzare maggiormente con lei).

La scrittura di Pulix è veloce e i brevi capitoli - ognuno dei quali è introdotto dall'indicazione spazio-temporale che fa da sfondo alle vicende narrate di volta in volta - sono un po' come le scene di un film adrenalinico, che cambiano man mano e velocemente, contribuendo a dare un ritmo serrato alla narrazione, a darle tensione, che nei momenti più critici diventa molto alta; non mancano quelli più intimi, in cui l'Autore si sofferma sull'interiorità di alcuni personaggi, Rosa soprattutto.

Tutto il libro lo si legge con un livello di attenzione alto, ma da un certo momento in poi personalmente ho proseguito con una fame di voler sapere e scoprire che mi ha portata a divorare  pagine e pagine senza che me ne accorgessi, godendomi i colpi di scena inseriti in particolare verso la fine.
Come ogni noir che si rispetti, non c'è solo il crimine, non c'è solo l'esternazione del marcio presente nell'essere umano, non c'è solo l'analisi della società di oggi con i suoi tanti problemi, non c'è solo il commissario intelligente e acuto che "combatte i cattivi" (e tra l'altro, Pulixi va un po' fuori dagli schemi regalandocene uno femminile, accattivante e delineato davvero bene), ma c'è anche quell'inevitabile malinconia, quella profonda tristezza che sovente attraversa queste "storie nere" e che caratterizza la vita movimentata e solitaria dei tormentati protagonisti.

Che dirvi ancora se non che è un libro che merita davvero di essere letto??

4 commenti:

Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz

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