I RICORDI NON FANNO RUMOREdi Carmen Laterza
Libroza 259 pp |
E cosa può esserci di più eccitante per questa bambina di sei anni che sbirciare di nascosto, insieme all'unica amica che ha, i vestiti eleganti, i gioielli e i gesti raffinati delle ricche signore, che frequentano casa Colombo, e sognare un giorno di poter essere come loro?
È così che vive la piccola Bianca nei giorni di settembre del 1939, nel constatare la frenesia che regna in casa Colombo, dove fervono i preparativi per una cena signorile voluta dalla signora Teresa in persona.
Teresa e Bruno Colombo sono una coppia benestante e senza figli: il signor Bruno, che possiede una sartoria in città, è un uomo gentile, buono, dai modi cortesi e raffinati; sua moglie Teresa è una donna volubile, che passa da periodi di euforia e voglia di fare ad altri in cui si chiude in se stessa, preda di pensieri deprimenti, dovuti in particolare a un desiderio di maternità mai realizzato.
Bianca - che sarà pure piccola, non saprà ancora leggere e scrivere, ma è intelligente e sveglia - ascolta i discorsi dei grandi, tanto di Giovanna e Ida, quanto dei padroni, che bisbigliano quando credono che nessuno li ascolti, e capisce che a rendere nervosa e ansiosa la signora Teresa e, in generale, a preoccupare tutti, è un problema che sembra diventare ogni giorno più concreto e vicino: la guerra.
Sì, perché pare stia arrivando questa maledetta guerra! La stessa che le ha rubato il suo papà, morto valorosamente in Africa, e che lei non ha mai conosciuto.
È stata la sua mamma a raccontarglielo; Bianca non ha che lei, e lo stesso vale per Giovanna, che vive per la figlia ed è consapevole delle bugie che le ha raccontato sul padre, pur di non crearle tristezza.
Giovanna, che è ancora molto giovane e bella, sa di aver costruito un piccolo castello di bugie, e una sera, in vena di confidenze, racconta all'amica Ida come davvero sono andate le cose, com'è rimasta incinta di Bianca e chi è davvero il padre di lei; la storia raccontata da Giovanna ci parla di una ragazza ingenua, inesperta, mandata a servizio presso una famiglia tanto ricca quanto fredda e snob, che al primo errore della ragazza l'ha sbattuta fuori di casa; cosa più triste, la famiglia di Giovanna si è rifiutata di accoglierla, di perdonarla, rinnegandola e lasciandola sola e con una bimba da crescere.
Ma Giovanna non si è abbattuta e finora è riuscita a crescere la sua figlioletta con dignità e non facendole mancare nulla.
La tranquillità di giorni semplici ma sereni, però, sta per essere minacciata dall'ombra cupa della guerra, che s'avvicina sempre più, spaventosa e foriera di disastri e miserie.
I signori Colombo sono sempre più in ansia: il loro essere ebrei può causare molti problemi, e le brutte voci che girano a tal proposito lo confermano. Non sarà il caso di fuggire dall'Italia prima che sia troppo tardi?
Intanto, passano alcuni anni e nell'ottobre del 1942, quando Milano è colpita da bombardamenti devastanti, l’elegante palazzo di città non sembra più essere un luogo sicuro per Giovanna, che decide di lasciare i signori Colombo per proteggere se stessa e Bianca.
Lasciare un'esistenza fino a quel momento placida e confortevole, una casa in cui il cibo non è mai mancato, con padroni comunque gentili e con una compagnia - Ida e Maria - affettuosa, è una scelta dolorosa ma necessaria: la paura di morire sotto una pioggia di bombe terrorizza Giovanna, non tanto e non solo per se stessa quanto per la figlia, che lei vuol mettere al sicuro a tutti i costi.
Così, Bianca lascia Milano... per andare dove?
Giovanna sa di rischiare ma deve farlo, prima che la situazione si complichi maggiormente e trovare un rifugio, un riparo, diventi ancora più difficoltoso: non le resta che provare a dirigersi verso le campagne del Pavese, dove vive sua sorella maggiore Augusta con il marito Ruggero e quattro figli maschi.
Certo, le due sorelle non si vedono da quando Giovanna lasciò la casa paterna per andare a lavorare come cameriera; la differenza d'età le ha sempre un po' divise e la loro madre non ha più voluto rivedere la figlia rinnegata... però Augusta è pur sempre sua sorella! Vedendola insieme a Bianca, come potrebbe rifiutare loro un aiuto, un tetto, un tozzo di pane?
Giovanna e Bianca sperano di trovare dei parenti che le accolgano e di poter cominciare una nuova vita.
Mamma e figlia si troveranno davanti ad una famiglia che non le vuole, che non prova alcun trasporto e affetto verso di loro, fatta eccezione per due dei figli di Augusta - Giuseppe, che prende a cuore Bianca, le presta i suoi libri, è premuroso, gentile - e Alberto, che però ben presto lascia casa per entrare a far parte della Resistenza partigiana.
Augusta è sgarbata con la sorella e la nipote, non nasconde la sua seccatura nel doverle accogliere; è vero, non le manda via in virtù della parentela, ma non si può dire che sia felice di aiutarle...!
E Ruggero, poi, è il peggiore: d'animo infido, egoista, è un uomo incapace di dimostrare la benchè minima gentilezza; orgoglioso, abituato a lavorare come un mulo, pensa solo a quello e pretende che chiunque mangi del suo pane debba guadagnarsi vitto e alloggio piegando la schiena nei campi e con gli animali.
Non guarda di buon occhio la presenza di queste due bocche in più da sfamare, ma è pur vero che Giovanna, giovane e in forze, può dare il suo contributo lavorando per lui.
Bianca è troppo piccola per andare nei campi, ma per non lasciare che se ne stia con le mani in mano, Giovanna la manda da una signora, Elvira, che le insegnerà a ricamare.
L'ingresso di questa gentile donna, sola e senza figli, nelle giornate e nella vita di Bianca, costituirà un aspetto positivo, perché Elvira è una persona saggia, buona, che a un certo punto diventerà la figura femminile di riferimento per la bambina, che farà tesoro dei preziosi insegnamenti della sua maestra.
Bianca imparerà personalmente cosa voglia dire sviluppare resilienza, forza nelle avversità, la capacità di non soccombere davanti alle difficoltà e alle privazioni che la vita, la guerra, e i suoi stessi parenti, le pongono davanti, sfidandola a tirar fuori coraggio, determinazione, a ingoiare le lacrime e a guardare avanti, con speranza, nonostante tutto.
La guerra impazza attorno a loro, le cose precipitano dopo il luglio '43 e i partigiani fanno la loro parte per opporsi al nazifascismo; in casa di Ruggero le cose non vanno meglio e Giovanna e Bianca avranno la loro piccola e personale "resistenza" da portare avanti: non sarà affatto facile, per nessuna delle due.
Giovanna dovrà di nuovo prendere decisioni pesanti come macigni sul cuore, ma per amore di una figlia, si fa tutto; Bianca sarà costretta a tagliare le trecce da bambina per andare incontro all'età adulta con nuove consapevolezze, sola con le proprie ferite, le proprie lacrime, conscia che, in un mondo irto di ostacoli, deve imparare a cavarsela da sola, ad essere indipendente, padrona di se stessa, del proprio destino, e come bagaglio un mucchietto di ricordi che, a differenza delle bombe da cui è scappata, fanno meno rumore ma le resteranno indelebili nel cuore.
Ancora una volta, Carmen Laterza scrive una storia "al femminile" con protagoniste che, pur con le loro fragilità, timori, difficoltà, vanno avanti e affrontano ciò che la vita riserva loro.
Giovanna e Bianca vivono in un periodo storico tumultuoso, complesso, e la loro storia personale si intreccia con la grande Storia, dai cui eventi inevitabilmente vengono travolte, loro malgrado.
In queste pagine respiriamo il clima di incertezza, paura, lo smarrimento proprio degli anni della guerra: il pericolo per chi era ebreo, il terrore di morire sotto i frequenti bombardamenti, il cibo che scarseggia.
Giovanna è una donna sola, senza una famiglia o un marito a proteggerla, e deve prendersi cura della figlioletta: è in una condizione di svantaggio, deve stare doppiamente attenta a chi vuole approfittare di lei, e se da un estraneo che t'infastidisce, con un po' di fortuna, puoi cercare di fuggire, quando la violenza e l'umiliazione avvengono all'interno di quelle mura tra le quali avresti il diritto di sentirti al sicuro, beh è un bel problema...
Le traversie cui va incontro Giovanna mi hanno fatto provare per lei pena, dispiacere e molta amarezza, nel pensare a come sia davvero triste per questa donna vedersi indifesa e impossibilitata a reagire al male affinché questo non si ripercuota sull'innocente creatura per la quale è disposta a sacrificarsi.
Dal canto suo, Bianca, con la sua spontaneità, la voglia di imparare, di crescere, mi ha suscitato tenerezza, e giunta all'ultima pagina mi è dispiaciuto lasciarla, sapendo che si dirigeva verso un futuro tutto da scrivere e definire e per questo pieno di incertezze.
C'è un'atmosfera che sa di mestizia e malinconia, tra queste pagine, e del resto uno sfondo come quello bellico non può essere vivace; i personaggi devono tirar fuori unghie e denti per sopravvivere, e c'è chi lo fa conservando la dignità, e chi invece non esita a far del male al prossimo o ad approfittarsene per ottenere ciò che vuole...
L'Uomo è così: le difficoltà tirano fuori dal suo cuore ciò che è e che possiede: il buono, se c'è del buono, e il male se è ciò che vi si annida dentro.
Nonostante si arrivi alla parola fine condividendo la tristezza della giovane protagonista, pure però il lettore è autorizzato a nutrire la speranza che... Bianca ce la farà, perché se è vero che oltre le colline e con la cascina di zia Augusta alle spalle, c'è la precarietà del domani, è altrettanto vero che in lei si cela la forza d'animo giusta e le capacità per alzare la testa e ricamare la trama della propria vita.
Un romanzo che emoziona, di cui ho trovato appassionanti la storia, lo sfondo storico, le protagoniste e il resto dei personaggi (sia femminili che maschili, tutti ben strutturati e molto realistici), l'essere umano, con la sua capacità di fare tanto il bene quanto il male, la scrittura limpida, accurata, ricca di dettagli, sensibile, concreta e capace di immergere in modo vivido il lettore nel contesto.
Ringrazio Carmen Laterza per avermi omaggiata di una copia del suo libro e non mi resta che esortarvi a leggerlo!
Molto interessante questa storia al femminile che rispecchia la dura realtà della guerra vista non da chi la combatte in prima persona ma da chi ne subisce le conseguenze nefaste (donne e bambini), mi viene da pensare che se nel nostro paese la guerra è un ricordo, ce ne sono altri in cui queste storie sono la triste quotidianità. Ciao Angela <3
RispondiEliminacome darti torto, erielle? è vero, ci sono posti dove la guerra, gli assedi, i bombardamenti... sono pane quotidiano :/
EliminaCiao Angela! Sembra davvero una lettura interessante! Non leggo spesso libri sulla guerra, ma il fatto che sia una storia al femminile mi incuriosisce molto! :)
RispondiEliminasì, le donne, con la loro forza, i loro errori, le fragilità... sono sicuramente il motore di questo libro :))
EliminaBel romanzo e recensione coinvolgente! La forza delle donne è sempre capace di grandi cose e riesce a tirar fuori il coraggio, la determinazione declinata al femminile. Leggendo le tue riflessioni mi hai davvero incuriosita e coinvolta. I ricordi non dovrebbero mai cadere nell'oblio ed è bene che si continui a parlare di queste pagine drammatiche della Storia. Un caro saluto :)
RispondiEliminahai colto il cuore di ciò che desideravo trasmettere con la mia recensione!
EliminaUn romanzo davvero molto interessante e come sempre un'ottima recensione
RispondiEliminaGrazie Daniele :)
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