Un romanzo delicato e potente in cui leggiamo d'amore, dolore, distruzione, separazioni, guerre, ostilità tra popoli, in una cornice che, nel mettere al centro la natura con la sua multiforme e splendente bellezza, sembra riconciliare l'uomo con questa vita piena di tribolazioni ma allietata altresì da colori luminosi e profumi d'erbe, dal battere delle ali di uccelli di ogni piumaggio, dai frutti gustosi degli alberi.
L'ISOLA DEGLI ALBERI SCOMPARSIdi Elif Shafak
Ed. Rizzoli trad. D. A. Gewurz, I. Zani 368 pp |
"I piccoli miracoli avvengono.
Come la speranza può scaturire dalle profondità della disperazione o la pace germogliare tra le rovine della guerra."
Ada Kazantzakis è un'adolescente di sedici anni nata e cresciuta a Londra; sua madre Defne è morta e lei vive col suo amato papà Kostas, uomo taciturno e dedito alle piante e, in generale, alla natura.
Del passato dei suoi genitori, Ada non sa praticamente nulla e questo per volere esplicito di Defne, che ha sempre desiderato lasciar fuori l'amata figlia dal tumultuoso e doloroso passato che lei e Kostas condividono.
I due, infatti, vengono entrambi da Cipro ma da due "rive" contrapposte: greco e cristiano lui, turca e musulmana lei.
Il loro amore nasce nella meravigliosa e assolata Nicosia, a Cipro, in quell'isola favolosa di acque turchine e profumo di gardenie, all'ombra rassicurante di un grande albero di fico.
Sono gli anni Settanta, i due adolescenti innamorati si incontrano di nascosto in una taverna ("Al fico allegro") dalle cui travi annerite pendono ghirlande d'aglio e peperoncini e che appartiene a due uomini buoni e gentili (Yusuf e Yiorgos), che diventeranno due cari amici della coppia.
Al centro di quella taverna, testimone dei loro incontri amorosi, svetta fiero e imponente un albero di fico, che assiste non solo allo sbocciare di quel sentimento innocente e puro, ma anche allo scoppio dell'eterno conflitto dell'isola (sempre più sanguinoso), spaccata in due lungo la «linea verde».
Sull’isola i due gruppi etnici - i turchi ciprioti, favorevoli alla divisione di Cipro in due Stati sovrani, e i greci-ciprioti, che rivendicano l’annessione di Cipro alla Grecia - vivono in uno stato di aperta ostilità; in entrambe le fazioni nascono gruppi armati che, attraverso azioni di guerriglia, cercano di esercitare pressioni politiche ciascuna in base ai propri fini.
Inevitabili saranno gli episodi di violenza che causeranno centinaia di vittime da ambo i lati e porteranno al tracciamento della famigerata Linea Verde, volta a separare la comunità turco-cipriota da quella greco-cipriota; il territorio e la stessa capitale Nicosia vengono così divisi.
In un contesto del genere, dove le parole d'ordine sono odio, ostilità, vendette, come può crescere l'amore tra due ragazzi che non dovrebbero neanche immaginare di potersi unire tra loro?
Per le famiglie sarebbe un dolore e un'infamia venire a sapere di questo amore clandestino e proibito.
"L’amore è una spavalda affermazione di speranza, e quando comandano morte e distruzione non si abbraccia la speranza Non si regala il cuore quando ogni cuore deve restare sigillato, e soprattutto non a quelli che non credono nella nostra religione, non parlano la nostra lingua, non sono del nostro sangue. Non ci s’innamora a Cipro nell’estate del 1974. Non qui, non ora. E invece eccoli là, quei due."
Defne e Kostas si amano davvero, ciò che li unisce non è un sentimento temporaneo ed effimero, eppure la guerra e gli scontri che devastano la loro bellissima e adorata terra, riusciranno a separarli, seppur non per sempre, visto che sappiamo dell'esistenza di Ada.
Per oltre vent'anni i due amanti saranno separati e in questo lungo lasso di tempo si annideranno in loro tanti sentimenti e pensieri contrastanti: senso di abbandono, solitudine, risentimenti, sfiducia, amarezza.
Una volta ritrovatisi, crescere Ada lontano da quella triste fetta del loro passato, sarà una necessità per Defne e Kostas, per voltare pagina e provare a vivere lontani con il corpo e con la mente dalle atrocità di cui è portatrice la guerra, ogni guerra.
La storia, come si intuisce, si snoda intervallando due piani temporali e spaziali: il Duemiladieci a Londra, dove Ada è una ragazza che cova dentro di sé sofferenza, disagi, malesseri emotivi cui non sa dare un nome, mentre Kostas è un padre maturo, che si è dedicato anima e corpo alla famiglia ma anche alle sue piante; e gli anni Settanta, in cui assistiamo alla nascita dell'amore tra i due ciprioti in un momento storico-politico complicato e sanguinoso.
Questi due piani narrativi prevedono un narratore esterno, che però diventa interno quando a raccontare è la pianta di fico.
Ad unire i due periodi e le due tracce narrative c'è appunto essa, la pianta di fico che cresceva florida e frondosa nella locanda di Yusuf e Yiorgos: Kostas è riuscito a portar con sé qualcosa di quella pianta e a farla rinascere e ripiantarla a partire da una talea; ora cresce nel giardino dietro la casa di Ada e continua ad essere l'unico, misterioso e concreto legame con una terra dilaniata e sconosciuta, con quelle radici inesplorate che, cercando di districare un tempo lunghissimo fatto di segreti, violente separazioni e ombrosità, lei ha bisogno di trovare e toccare, per poter crescere e risolvere quei conflitti interiori che le tolgono serenità.
Ad aiutarla in questo processo di avvicinamento alle proprie radici, ci pensa una zia particolare ed estrosa: Meryem, sorella maggiore di Defne, di cui Ada non sa nulla, come non sa nulla in generale delle famiglie d'origine del propri genitori.
Il romanzo di Elif Shafak è molto bello, affianca passaggi tristi con altri malinconici, poetici e struggenti; è denso di avvenimenti drammatici ed emotivamente coinvolgenti, ricco di umanità - di cui ci presenta tanto la capacità di fare il bene, di amare, di perdonare, di andare oltre le differenze, quanto quella di operare il male, di odiare, di alimentare divisioni e discriminazioni.
Il contesto ambientale, geografico, storico e politico è molto ben descritto e il lettore viene portato in quest'isola meravigliosa e affascinante, dalla natura variegata e splendida (la natura ha un posto d'onore tra queste pagine, ci sono descrizioni anche tecniche di uccelli e piante) ma dilaniata dalla stupidità dell'uomo.
"Ma su un’isola afflitta da anni di violenza interetnica e atrocità inaudite non furono solo le persone a soffrire: è toccato anche a noi piante, e pure gli animali hanno patito stenti e dolori man mano che sparivano i loro habitat. Solo che di cosa è successo a noi non glien’è mai importato niente a nessuno."
I personaggi principali sono molto ben tratteggiati psicologicamente e non solo, ed è bello come essi ci vengano mostrati nel loro agire, con tutte le fragilità, insicurezze ed esigenze che li caratterizzano.
La storia di Cipro ci ricorda una verità che è purtroppo quotidianamente sotto i nostri occhi:
"...ovunque ci sia guerra e dolorosa spartizione, non ci sono vincitori. Né umani, né d’altro genere."
È un romanzo (anche) di formazione perché la giovane protagonista, Ada, ha modo di evolvere, conoscere e comprendere informazioni importanti della propria famiglia, del paese in cui sarebbe nata se le cose fossero andate diversamente, che inevitabilmente le appartengono e contribuiscono a renderla la persona che è.
In questo libro si affrontano tante tematiche fondamentali per il vivere umano: i legami famigliari, l'amore di coppia, tra genitori e figli, tra sorelle, l'amore proibito da vivere di nascosto, i malesseri dell'anima e della mente, il legame profondo con la natura che ci circonda e la responsabilità, da parte dell'Uomo, di rispettarla e amarla; l'odio interetnico, le discriminazioni, le ostilità che conducono a guerre fratricide tra popoli vicini, che potrebbero vivere e convivere come amici e invece si vedono come nemici; l'importanza delle proprie radici e origini, del passato, a condizione che questi non ci strangolino, impedendoci di guardare al futuro.
Molto bello, ve lo consiglio, la Shafak ha una penna poetica e piena di fascino.
Citazioni
"Dolore, quanto dolore c’era in tutti, e dappertutto. L’unica differenza era tra quelli che riuscivano a nasconderlo e quelli che non ce la facevano più".
"Il luogo dove siamo nati è la forma della nostra vita, anche quando ne siamo lontani, anzi specialmente in quel caso."
"...quando lasciamo casa nostra per lidi sconosciuti, non andiamo semplicemente avanti come prima. Qualcosa dentro di noi muore, in modo che qualcos’altro possa ricominciare da capo."
"Perché il corpo dell’innamorato è una terra senza confini: la si scopre non tutta d’un colpo, bensì un passo ansioso dopo l’altro, perdendo la strada e l’orientamento, percorrendone le valli assolate e i campi ondulati, trovandolo caldo e accogliente e poi imbattendosi, celate in angoli quieti, in caverne invisibili e inattese, trappole in cui si inciampa e ci si taglia."
«Perché il passato è uno specchio oscuro, deformante, che se ci guardi dentro vedi solo il tuo dolore, e che non lascia spazio al dolore di nessun altro.»
"Penso che il mio Paese sei tu. Ti pare una stranezza? Senza di te io non ho una casa; sono un albero abbattuto, dalle radici mozzate; basta un dito a ribaltarmi."
"La verità è un rizoma, uno stelo sotterraneo che germoglia di lato. Per raggiungerla bisogna scavare parecchio e, una volta scoperta, va trattata con rispetto."
"La mente umana è un posto stranissimo, patria ed esilio al tempo stesso. Come faceva a trattenere qualcosa di sfuggente e intangibile come un profumo quando era in grado di demolire pezzi interi del passato, mattone per mattone?"
"...una volta che ce l’hai in testa, che siano i ricordi tuoi, o dei tuoi genitori, o dei tuoi nonni, questo cazzo di dolore ti penetra anche nella carne. Ti resta dentro e ti segna per sempre. Ti incasina i pensieri e cambia il modo in cui vedi te stesso e gli altri."
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Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz